Castellammare (Na). Il museo Archeologico di Stabia “Libero D’Orsi” si amplia con reperti in prestito dal MANN: una coppa in ossidiana dai motivi egittizzanti e un busto di una principessa giulio-claudia insieme ad affreschi esposti per la prima volta. Oggi ultima vista ai depositi prima della pausa estiva

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Il nuovo allestimento del museo Archeologico di Stabia “Libero D’Orsi” nella reggia di Quisisana con i reperti giunti dal Mann (foto parco archeologico pompei)

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Uno degli affreschi, mai esposti prima, provenienti dal Mann ed esposti al museo Archeologico di Stabia “Libero D’Orsi” nella reggia di Quisisana (foto parco archeologico pompei)

Mercoledì 3 luglio 2024 è una data importante per il museo Archeologico di Stabia “Libero D’Orsi” nella reggia di Quisisana a Castellammare di Stabia (Na). Nel giorno in cui è in programma l’ultimo appuntamento della stagione estiva ai depositi archeologici del Museo di Stabia (con due turni alle 15 e alle 16, la visita speciale sarà condotta dai funzionari restauratori del parco archeologico di Pompei sul tema del restauro e dell’arte della conservazione: biglietti acquistabili su prenotazione e nella biglietteria del museo), il museo “Libero D’Orsi” amplia il suo percorso espositivo con nuovi reperti. Una coppa in ossidiana a motivi egittizzanti e un busto-ritratto di una principessa giulio-claudia, attribuito a Claudia Ottavia, figlia di Claudio e prima moglie di Nerone, direttamente dalle collezioni del museo Archeologico nazionale di Napoli (Mann) insieme ad affreschi per la prima volta esposti, vanno ad ampliare l’esposizione del Museo. I reperti sono in prestito, grazie all’Accordo di valorizzazione sottoscritto nel 2023 tra il parco archeologico di Pompei e il Mann finalizzato alla valorizzazione del patrimonio stabiano, e per mezzo del quale è stata già integrata la collezione del Museo dalla sua riapertura, lo scorso marzo. Curatori del nuovo allestimento sono Maria Rispoli, direttrice del Museo, e Teresa Argento, funzionario restauratore della Reggia di Quisisana.

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Maria Rispoli, direttrice del museo Archeologico di Stabia “Libero D’Orsi (foto parco archeologico pompei)

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Uno degli affreschi, mai esposti prima, provenienti dal Mann ed esposti al museo Archeologico di Stabia “Libero D’Orsi” nella reggia di Quisisana (foto parco archeologico pompei)

“Il museo archeologico di Stabia è sempre più protagonista di una rete territoriale di siti e luoghi della cultura di inestimabile valore”, sottolinea il direttore del Parco, Gabriel Zuchtriegel. “Abbiamo già in programma un incontro con il neo eletto sindaco di Castellammare, Luigi Vicinanza, per parlare di progetti futuri. I collegamenti con mezzi pubblici, decoro e segnaletica sono alcune priorità che vorrei affrontare insieme all’amministrazione comunale. Intanto si sta lavorando ai servizi di accoglienza alle ville di Stabia, dove sono in corso importanti lavori di restauro e accessibilità”.

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La Coppa C (phiale), rinvenuta a Villa San Marco da Libero D’Orsi nel 1954, prestata dal Mann ed esposta al museo Archeologico di Stabia (foto parco archeologico pompei)

Tra le opere arrivate di particolare pregio per la loro unicità e bellezza, vi è una delle tre coppe in ossidiana, decorate con pietre preziose e motivi egittizzanti, rinvenute a Villa San Marco da Libero D’Orsi. Il 21 e il 22 maggio del 1954, durante i lavori di scavo dell’ambiente n. 37, si rinvennero numerosissimi frammenti di ossidiana finemente lavorata e una notevole quantità di fili d’oro e minuscole tarsie di malachite, diaspro giallo, lapislazzulo, corallo bianco e rosa, alcune ancora inserite in tralicci di lamine d’oro, che costituivano una ricca decorazione ad intarsio. Intuita l’eccezionalità del rinvenimento, i reperti furono immediatamente trasferiti al laboratorio di restauro del museo Archeologico nazionale di Napoli.

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Le tre coppe provenienti da Stabia quando erano esposte insieme al museo Archeologico nazionale di Napoli (foto mann)

Gli interventi di restauro permisero di ricomporre due skyphoi (coppe) con decorazione egittizzante (Coppa A e Coppa B), uno skyphos più piccolo con elementi vegetali conservato quasi per intero (Coppa C) e parte di una phiale (coppa) con scena nilotica. Sulle coppe A e B sono raffigurate scene di culto di tradizione egizia; la coppa C, che arriva al museo Archeologico di Stabia, è caratterizzata da una variopinta decorazione, intarsiata in oro e pietre preziose di colore rosso, verde, bianco, rosa, giallo e blu, costituita da foglie, fiori e da un uccello posato sullo stelo centrale. Il tipo di rappresentazione si rifà a modelli “egittizzanti”, moda che si affermò a Roma dopo la conquista dell’Egitto a seguito della battaglia di Azio del 31 a.C. La preziosità dei materiali utilizzati, la tecnica, che presume artigiani altamente specializzati, fanno di questi vasi dei capolavori dell’artigianato alessandrino e soprattutto ci inducono a pensare ad una committenza esclusiva.

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Busto-ritratto di una principessa giulio-claudia, attribuito a Claudia Ottavia, figlia di Claudio e prima moglie di Nerone, proveniente dal Mann ed esposto al museo Archeologico di Stabia (foto parco archeologico pompei)

Altro reperto in esposizione è il noto busto-ritratto di una principessa giulio-claudia, attribuito a Claudia Ottavia, figlia di Claudio e prima moglie di Nerone, rinvenuto nel larario del piccolo peristilio della villa di Anteros insieme all’iscrizione di Anteros ed Heracleo, anch’essa esposta nel museo. Si tratta di una dedica ai Lari e alla Famiglia da parte di due personaggi, Anteros ed Heracleo, liberto e servo della famiglia in cui prestavano servizio. L’assenza dell’indicazione nel testo della gens, a cui è rivolta la dedica, lascerebbe presupporre l’alto rango di questa famiglia a tal punto da non esserne indicato il nome, vista la notorietà. Dunque, potrebbe trattarsi di liberti ed esponenti della famiglia imperiale, che custodivano ed esponevano nella propria casa un ritratto della principessa imperiale.

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