Napoli. Al museo Archeologico nazionale ultimi giorni per visitare la mostra “Gli Dei ritornano. I bronzi di San Casciano” con gli straordinari ritrovamenti nel santuario termale etrusco e romano del Bagno Grande. Tra questi la base di donario con iscrizione bilingue: ne parla il direttore scientifico Jacopo Tabolli

napoli_mann_mostra-gli-dei-ritornano-i-bronzi-di-san-casciano_ultimi-giorni_locandinaUltimi giorni per visitare al museo Archeologico nazionale di Napoli la mostra “Gli Dei ritornano. I bronzi di San Casciano”. Un’occasione unica per ammirare gli straordinari ritrovamenti effettuati nel santuario termale etrusco e romano del Bagno Grande di San Casciano dei Bagni, tra cui statue, iscrizioni ed ex voto. Oltre ai bronzi, la mostra offre un panorama dei ritrovamenti nel territorio circostante, come ad esempio la statua di Afrodite ai Bagni (II secolo d.C.) o le sepolture dalla necropoli di Balena di età tardoellenistica (II-I secolo a.C.).

Tra i ritrovamenti eccezionali della campagna 2023 c’è la base di un donario che presenta un’iscrizione bilingue etrusco-latino. Della scoperta e dell’importanza del reperto, per la prima volta in mostra proprio nella mostra al Mann, parla il prof. Jacopo Tabolli, dell’università per Stranieri di Siena, responsabile scientifico dello scavo del santuario termale etrusco-romani al Bagno grande di San Casciano. “Agli inizi del IV sec. d.C., in età costantiniana”, spiega Tabolli, “forse in seguito al crollo di una piccola parte del tempio costruito attorno alla sorgente del Bagno grande di San Casciano la muratura portante venne ricostruita reimpiegando blocchi squadrati in travertino che dovevano essere probabilmente parte di una struttura più antica. Ma il muro che fu rialzato in modo – dobbiamo dirlo – maldestro, non fu solo composto da blocchi.

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La base del donario scoperta nello scavo del santuario termale etrusco-romano nel Bagno grande di San Casciano (foto graziano tavan)

“Lo scavo dell’estate 2023 all’interno del tempio – continua – ha portato alla luce la presenza della base reimpiegata di un donario in travertino. Nell’angolo che sporgeva fuori dall’asse rispetto al muro, studentesse e studenti sotto la guida sapiente di Emanuele Mariotti hanno infatti letto le prime lettere scolpite di un’iscrizione in etrusco. Si leggeva [f]lere e un “h”. il resto delle prime lettere non era visibile e quindi il complesso processo di stacco seguito dal team di scavo e restauro e coordinato da Ada Salvi della soprintendenza ABAP di Siena Grosseto e Arezzo, ha permesso di estrarre la base del donario lasciando inalterato il resto del muro.

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L’iscrizione bilingue etrusco-latino sulla base del donario scoperta nello scavo del santuario termale etrusco-romano nel Bagno grande di San Casciano (foto graziano tavan)

“Ma la sorpresa è che non si trattava esclusivamente di un testo in etrusco, ma l’iscrizione è eccezionalmente composta da due testi che convergono verso il centro. La metà destra dell’iscrizione è in etrusco, da destra a sinistra; mentre la metà sinistra è in latino, da sinistra a destra. Leggiamo [F]LERE HAVENS [FON]S CALDUS che potremmo tradurre come – in etrusco – “la divinità della fonte”, – in latino – “il fonte caldo”. È la divinità stessa a parlare, che dobbiamo immaginare in qualche modo rappresentata sopra la base del donario. La presenza della doppia lingua permette di definire l’iscrizione come una bilingue. E rarissime sono le iscrizioni bilingue che conosciamo. La gran parte peraltro di carattere funerario. Nel caso del donario di San Casciano, in un contesto invece sacro – conclude -, si tratta di una bilingue particolare perché i testi non sono uguali. Chi scrive in etrusco ha bisogno di dire che la fonte – al femminile – è sacra. Chi scriv.e in latino dire come la fonte – al maschile – è calda. La paleografia latina sembrerebbe indirizzare la datazione dell’iscrizione, certamente redatta insieme nei due testi, in età augustea, alla fine del I sec. a.C. confermando ancora una volta l’uso dell’etrusco più tardo rispetto a quello che normalmente consociamo. Comunque, indipendentemente da tutto, al santuario del Bagno grande è evidente come l’esigenza di esprimere l’entità della divinità nelle due lingue sintetizzi l’esistenza di destinatari diversi, in comunità plurilingui, che frequentano il santuario termale tra il I sec. a.C. e il I sec. d.C. con l’esigenza di essere compresa da tutti e tutte”.

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