Mostre che continuano nel 2024. A Trento e San Michele all’Adige “Sciamani. Comunicare con l’invisibile”: per la prima volta oltre cento reperti e manufatti della Fondazione Sergio Poggianella provenienti da Cina, Siberia e Mongolia, che raccontano e indagano il fenomeno sciamanico in tutta la sua complessità
Mostre con continuano nel 2024. “Sciamani. Comunicare con l’invisibile”: aperta al Muse, museo delle Scienze di Trento, sabato 16 dicembre 2023, la mostra, che chiuderà il 30 giugno 2024, per la prima volta presenta al pubblico una preziosa selezione di oltre cento reperti e manufatti della Fondazione Sergio Poggianella provenienti da Cina, Siberia e Mongolia, che raccontano e indagano il fenomeno sciamanico in tutta la sua complessità. Un viaggio immersivo tra antropologia, etnografia, psicologia, archeologia e arte alla scoperta di luoghi, riti, linguaggi e oggetti delle culture mongole e siberiane che ancora oggi praticano lo sciamanismo. Negli spazi di Palazzo delle Albere a Trento e del museo Etnografico trentino San Michele, un grande progetto espositivo esplora uno tra i temi più affascinanti della storia umana da punti di vista diversi e complementari: lo sciamanismo. La mostra – un viaggio in tre tappe tra antropologia, psicologia, archeologia e arte contemporanea, tra maschere inquietanti, installazioni immersive, artigianato e opere d’arte – propone un approccio multidisciplinare per riflettere sul rapporto con tutto ciò che è non-umano.
La mostra, sotto la direzione scientifica di Stefano Beggiora del dipartimento di Studi sull’Asia e sull’Africa mediterranea dell’università Ca’ Foscari, docente di Etnografia dello Sciamanesimo e uno dei rari esperti italiani di sciamanesimo, unisce per la prima volta tre importanti musei della Provincia autonoma di Trento: Muse – museo delle Scienze di Trento, Mart – museo di Arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, e Mets – museo Etnografico trentino San Michele. Con il biglietto d’ingresso intero di MUSE, Mart o Mets puoi acquistare un biglietto d’ingresso ridotto per la mostra Sciamani. Comunicare con l’invisibile. Insieme alla collega Lia Zola, dell’università di Torino, Beggiora ha lavorato sulla selezione degli oggetti e sul concept espositivo della sezione antropologica della mostra, coordinando un board di esperti di diversi atenei, dando così forma e significato a un viaggio immersivo tra antropologia, etnografia, psicologia, archeologia e arte, alla scoperta di luoghi, riti, linguaggi e oggetti delle culture mongole e siberiane che ancora oggi praticano lo sciamanismo.

Allestimento della mostra “Sciamani. Comunicare con l’invisibile” al Palazzo delle Albere a Trento (foto muse-mart)
Allestimento. “La parte più consistente della mostra si trova a palazzo delle Albere, a Trento, collocato presso il Muse e gestito in parte dal Muse e in parte dal Mart”, spiega Beggiora. “La mostra ha quindi due sezioni principali, una principalmente antropologica, alla quale ho lavorato con i colleghi, e una dedicata ad allestimenti di vari artisti moderni e contemporanei che hanno realizzato opere di ispirazione sciamanica, con l’idea di approcciare l’arte contemporanea (soprattutto a tema ambientale, ecologico) con lo sciamanismo tradizionale. Esiste poi un terzo polo, il museo etnografico del trentino, Mets, a San Michele all’Adige e che ospita una sorta di spin off della mostra, una terza sezione che si chiama “Sciamani. Téchne, spirito, idea” in cui si espongono gli oggetti sciamanici della collezione di Poggianella in connessione con altre opere di artisti contemporanei e oggetti della tradizione popolare, creando quindi una sorta di contrasto suggestivo”.

Allestimento della mostra “Sciamani. Comunicare con l’invisibile” al Palazzo delle Albere a Trento (foto muse-mart)
La mostra si compone di 8 sezioni, ciascuna delle quali tocca e approfondisce una particolare tematica tra antropologia e archeologia, sociologia, scienza, psicologia e scienze cognitive, arte: 1) Introduzione: sciamanismo o sciamano? Una riflessione sul termine e sull’evoluzione del significato nel tempo; 2) Sciamani e sacralità: cosa può essere definito “Sacro”? Che ruolo avevano gli oggetti sciamanici? Come si diventa sciamano? È un ruolo solamente maschile?; 3) Sciamani e società: come opera lo sciamano nella comunità? Il suo è un ruolo privilegiato o nasconde dei “lati oscuri”?; 4) Sciamani e natura: gli oggetti sciamanici evocano il mondo naturale e animale. Un’analisi sul DNA permette di ricostruire dei “paesaggi sciamanici” fatti di suoni e luoghi speciali; 5) Sciamani e archeologia: possiamo parlare di sciamanismo preistorico? Una riflessione sulla spiritualità delle/i nostre/i antenate/i; 6) Sciamanesimo contemporaneo: come ogni fenomeno umano anche lo sciamanesimo evolve e si modifica con il passare del tempo. Lo sciamanismo è tutt’ora una pratica viva e dinamica in grado di attingere al sapere tradizionale per agire nella contemporaneità; 7) Sciamani e stati alterati di coscienza: cosa sono gli stati alterati di coscienza? Sono qualcosa di eccezionale o fanno parte della nostra quotidianità? Vivi un’esperienza sensoriale e percepisci le sensazioni dello stato alterato di coscienza; 8) Sciamani e arte contemporanea: arte e reperti sciamanici in dialogo: artisti, fotografi e film makers estendono il tema sciamanico alle problematiche dell’attualità. La mostra prosegue al METS-Museo etnografico trentino San Michele con una sezione dal titolo “Téchne, spirito, idea” che mette in dialogo tre componenti: l’ingegno manuale della cultura popolare, la dimensione spirituale e la creatività artistica.

Maschera dalla Mongolia settentrionale esposta nella mostra “Sciamani. Comunicare l’invisibile” a Trento (foto muse-mart)
Progetto. “Questa mostra – continua Beggiora – ci riporta alle origini dello sciamanesimo, nel continente eurasiatico, in particolare nella Siberia del XVII secolo. Gli sciamani, per le popolazioni nomadi della steppa, erano uomini-medicina, guaritori, forse degli psicoanalisti ante litteram in quanto in grado di catalizzare ed allontanare le ansie e le paure della comunità. La collezione che presentiamo a Trento è straordinaria, unica in Italia. Comprende oggetti di culto, come il tamburo a cornice, amuleti, stoffe e straordinari corredi sciamanici completi. Il percorso di visita si snoda tra storia – presenti alcuni reperti archeologici datati al Paleolitico superiore – arte, ambiente e culti contemporanei legati allo sciamanesimo. Oltre ai manufatti abbiamo realizzato materiali multimediali, come video didattici e di animazione, ma anche un’installazione immersiva dove attraverso il suono del tamburo e una passeggiata virtuale in una foresta è possibile provare una sorta di mini-esperienza di coscienza alterata. Inoltre per la prima volta, grazie al MUSE, sono stati effettuati test del DNA sulle parti animali degli oggetti, una tipologia di ricerca scientifica pionieristica in questo ambito, che ci ha dato conferma sui materiali di origine animale, come pelli di lupo, capra, cervo, furetto e anche una zampa di ghiottone, impiegati per la costruzione dei costumi, dei tamburi e dei vari oggetti personali. Questi ci confermano uno stretto contatto con la fauna tipica dell’area mongolo-siberiana, ma anche i forti simboli totemici dello sciamanismo provenienti dal mondo animale”.
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