Napoli. Scoperto ed esplorato dall’associazione Cocceius un tratto, prima sconosciuto alla scienza, dell’antico acquedotto Augusteo della Campania, una delle maggiori opere civili dell’antichità romana: “Significativo tassello alla conoscenza del popolamento antico dei Campi Flegrei”

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Scoperto un tratto inesplorato dell’Acquedotto Augusteo della Campania (foto associazione cocceivs)

Esplorato un lungo tratto dell’Acquedotto Augusteo della Campania. Il 2 Gennaio 2023 l’associazione Cocceivs, grazie all’autorizzazione all’accesso da parte del Commissario Straordinario per la bonifica di Bagnoli e con la collaborazione operativa della società Invitalia, ha rinvenuto un tratto dell’antico acquedotto Augusteo della Campania prima sconosciuto alla scienza. Esso appartiene alla diramazione che, dalla Crypta Neapolitana, portava acqua potabile alla collina di Posillipo e all’isola di Nisida ed è in ottimo stato di conservazione. Lo sviluppo rilevato al momento è pari a 647 metri e tale valore lo qualifica come il più lungo segmento noto dell’Acquedotto Augusteo, presentando inoltre ben dodici spiragli di accesso. “La nuova scoperta”, ricorda Graziano William Ferrari, presidente di Cocceivs, “è stata possibile grazie alla segnalazione di residenti locali che da ragazzini, oltre 40 anni fa, percorrevano già il condotto e ne facevano il loro terreno di gioco”. La maggior parte del percorso è costituita da uno speco largo fra i 52 cm ed il 70 cm, con un rivestimento di intonaco idraulico alto 64 cm alla base dei piedritti, a sua volta ricoperto da uno spesso deposito di calcare. Per lunghi tratti è possibile procedere eretti, ma in corrispondenza degli spiragli laterali vi sono accumuli recenti di terreno di provenienza esterna, che costringono spesso a strisciare o a procedere carponi.

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Scoperto un tratto inesplorato dell’Acquedotto Augusteo della Campania (foto associazione cocceivs)

“Il percorso – descrive Ferrari – è caratterizzato da numerose svolte e curve, dovute in parte agli errori nelle direzioni di scavo fra due squadre di scavo adiacenti, ed in parte alla necessità di evitare zone in cui la roccia incassante è interessata da bancate di materiale poco coerente di origine eruttiva. Una parte degli spiragli di accesso è ostruita dai materiali alluvionali, mentre altri si aprono sulla parete tufacea e sono occultati dalla vegetazione del versante. Il percorso esterno per raggiungere l’ingresso è piuttosto impegnativo, richiedendo diverse arrampicate su terreno incoerente ed un abbigliamento protettivo nei confronti dei rovi. La progressione all’interno dell’ipogeo varia da agevole a estrema, richiedendo così una notevole esperienza speleologica e la padronanza delle tecniche e delle attrezzature idonee. Tutti i sopralluoghi sono stati svolti nel rispetto delle normative di legge per il lavoro in ambienti confinati, con l’impiego di analizzatore di gas multi-sensore certificato. Tuttavia, si osserva una sensibile circolazione d’aria, grazie alla relativa vicinanza alla superficie ed ai numerosi spiragli di accesso”.

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Scoperto un tratto inesplorato dell’Acquedotto Augusteo della Campania (foto associazione cocceivs)

“La struttura ipogea finora esplorata – continua la vicepresidente Raffaella Lamagna – presenta già notevoli elementi di interesse scientifico, che intendiamo approfondire in stretta collaborazione con i dipartimenti universitari competenti e con la soprintendenza ABAP per il Comune di Napoli. Per la prima volta abbiamo a disposizione un lungo tratto continuo di acquedotto antico in ottimo stato ed in cui sarà possibile ricavare una misura accurata del dislivello esistente fra i livelli di scorrimento di due punti fra loro distanti. Ciò permetterà di calcolare con una certa precisione il flusso idrico di progetto e reale. Dal punto di vista geologico, l’ipogeo permette di esaminare direttamente la struttura interna di un consistente tratto del costone tufaceo che sostiene Posillipo. Ciò permetterà di ricavare importanti informazioni sulle sequenze eruttive che hanno formato il costone. Analogamente, l’analisi dei depositi calcarei permette di ricavare informazioni sull’evoluzione del territorio e del clima nell’antichità, con importanti ricadute sulle tendenze evolutive del clima attuale. L’analisi archeologica del manufatto si prospetta di estremo interesse, per determinarne le modalità di realizzazione, la presenza di strutture di controllo del flusso, di diramazioni, di afflussi e di deflussi”. In conclusione, riprende Ferrari, “riteniamo che vi siano ampie prospettive per la definizione di un piano di ricerche e di valorizzazione di questa importante scoperta, che aggiunge un significativo tassello alla conoscenza del popolamento antico dei Campi Flegrei”.

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Scoperto un tratto inesplorato dell’Acquedotto Augusteo della Campania (foto associazione cocceivs)

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Scoperto un tratto inesplorato dell’Acquedotto Augusteo della Campania (foto associazione cocceivs)

L’Acquedotto Augusteo della Campania è una delle maggiori opere civili dell’antichità romana, realizzata negli ultimi decenni del I secolo a.C. per rifornire di acqua dolce non solo il porto della flotta militare a Miseno mediante la celebre Piscina mirabile, ma soprattutto l’intero agglomerato urbano e portuale di Puteoli e le ricche installazioni termali di Baia. Una lunghezza stimata di 105 km del solo asse principale e di 140-150 km con le diramazioni laterali lo rendevano il più lungo acquedotto romano dell’epoca. Inoltre era l’unico a servire numerosi centri urbani, elencati su un’iscrizione rinvenuta presso le sorgenti a Serino. Come gran parte degli acquedotti romani, il suo corso si svolgeva in gran parte in sotterraneo. “Dopo aver circuito Neapolis”, spiega Ferrari, “esso attraversava il costone di Posillipo a lato della Crypta neapolitana, dove abbiamo potuto esplorarne e documentarne un tratto di 130 metri alcuni anni fa. Successivamente esso circuiva la conca di Fuorigrotta verso Agnano e Bagnoli, e si dirigeva verso Pozzuoli. A La Pietra abbiamo scoperto ed esplorato un tratto di 279 metri, mentre a lato di viale Olivetti abbiamo documentato un tratto di 73 metri. Inoltre, sotto l’Anfiteatro Flavio di Pozzuoli abbiamo esplorato un tratto di acquedotto lungo 163 metri. Infine, all’interno del Parco delle Terme di Baia abbiamo scoperto un altro tratto lungo complessivamente circa 200 metri. Le ricerche svolte nel XVI e nel XIX secolo asserivano l’esistenza di un’importante diramazione che si distaccava dall’asse principale all’uscita della Crypta neapolitana, percorreva il costone di Posillipo sul versante verso Fuorigrotta-Coroglio e presumibilmente raggiungeva Nisida mediante un ponte-canale. Tale diramazione dovrebbe essere lunga circa 5 km, ma di essa era noto solo un tratto lungo circa 250 metri, che si apre a lato di Discesa Coroglio, quindi all’estremità verso mare. Solo nel 2019 è stato esplorato un altro tratto, di circa 250 metri, sempre sotto Discesa Coroglio. Nel 2019 abbiamo realizzato una pubblicazione che illustrava quanto noto fino a quel momento relativamente alla diramazione Fuorigrotta-Coroglio ed alle strutture idrauliche del Pausylipon e di Nisida1. È anche opportuno sottolineare che le sorgenti dell’Acquedotto Augusteo della Campania sono tuttora captate dalla società A.B.C. per l’approvvigionamento idropotabile di Napoli e del circondario”.

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  1. Italina Bacciga dice :

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