Napoli. All’università Federico II presentazione del libro “Quartiere della Cultura. MANN, UNINA e Invitalia per la rigenerazione urbana” che raccoglie le esperienze del partenariato pubblico tra il Mann, la Federico II e Invitalia

Nuovo incontro per raccontare il Quartiere della Cultura: lunedì 24 gennaio 2022, alle 11, nell’aula Guarino dell’università di Napoli “Federico II”, in corso Umberto I 40, presentazione del volume “Quartiere della Cultura. MANN, UNINA e Invitalia per la rigenerazione urbana” (Editoriale Scientifica). La giornata, aperta con i saluti di Matteo Lorito, rettore dell’università Federico II; Sandro Staiano, direttore del dipartimento di Giurisprudenza; e Andrea Mazzucchi, direttore del dipartimento di Studi umanistici, vedrà gli interventi di Antonio Pescape, delegato alla Innovazione e terza missione; Mita Marra, docente di Politiche economiche; Angelo Abignente, docente di Filosofia del diritto e commissione terza missione – Dipartimento di Giurisprudenza. Saranno presenti gli autori Paolo Giulierini, Daniela Savy, Francesco Bifulco e Vittorio Fresa.

L’iniziativa rientra nelle attività messe in campo a seguito dell’accordo di partenariato pubblico tra il Mann, la Federico II e Invitalia, per mettere in rete Arte, Accademia ed Imprenditoria per creare nuovi progetti di sviluppo interessate a valorizzare il territorio partenopeo. Il progetto, presentato a settembre 2020, è raccontato nel volume sul Quartiere della Cultura, pubblicato dall’Editoriale Scientifica (si scarica al seguente link: https://www.editorialescientifica.com/shop/autori/savy-d/quartiere-della-cultura-detail.html): premesse scientifiche, metodologia, casi studio, percorsi di selezione delle imprese culturali e creative sono analizzati nella pagine del rapporto. Circa 1.2 milioni di euro sono stati gli investimenti attivati a seguito di 100 contatti. Dieci le imprese finanziate grazie allo sportello costituito dal museo Archeologico nazionale di Napoli, dall’Ateneo Federiciano e da Invitalia: e non ci si ferma qui, perché in prospettiva saranno create nuove partnership. Una pratica virtuosa che ha, come effetto indiretto, il rilancio dell’economia del territorio, fra tipicità ed eccellenze. “I Musei non possono pensare di aver estrinsecato la propria missione, esclusivamente ampliando le collezioni visitabili”, ha commentato il direttore del Mann, Paolo Giulierini: “a questo fondamentale ruolo si deve accoppiare la capacità di dialogare con il territorio, restituendo qualcosa ai cittadini. E’ un dovere cui non possiamo sottrarci”.

Daniela Savy, docente all’Ateneo federiciano e referente del progetto Obvia- Out of boundaries viral art dissemination, ha ripercorso le attività portate avanti sin dall’inizio della direzione Giulierini: “Il Museo si è aperto alla città: non è solo importante raccontare l’aumento dei visitatori, ma anche focalizzare le energie creative che sono il sostrato di questo percorso. La rete Extramann, le azioni di promozione congiunta con i teatri e con le accademie, il premiato lavoro nell’Aeroporto di Napoli sono solo alcuni tasselli di un viaggio che nasce dall’ascolto della città”. Francesco Bifulco, che insegna alla Federico II e firma con Paolo Giulierini, Daniela Savy e Vittorio Fresa il volume sul quartiere della cultura, ripercorre i tasselli della nursery di ascolto e selezione delle imprese creative: 500 ore di interlocuzione, 12 focus one to one per 600 idee proposte, 12 progetti in progress e 4 iniziative definite. Numeri cui risponde il sostegno finanziario, come ha commentato Vittorio Fresa (Invitalia): “Siamo portati a concentrarci sulle risorse economiche. L’importante è trovare e valorizzare le idee buone, che provengono da giovani e giovanissimi, così come da chi ha maturato esperienze nel settore”.

Un taglio intergenerazionale che anima anche la app Extramann, presentata da Ilaria Vitellio: i 33 siti culturali cittadini, nella rete attivata dal Museo, saranno interconnessi grazie al programma scaricabile da sistemi Android e Apple. Le attrazioni culturali saranno raggiungibili in modo rapido e intuitivo, grazie ad uno schema in cui l’utente diviene centrale. I mappers, infatti, potranno restituire un feedback sulla propria visita, caricando foto, video e condividendo racconti in un’architettura sempre rispettosa della privacy dei partecipanti.
Roma, nuova arena del Colosseo: il progetto di Milan Ingegneria si è aggiudicato il bando di gara. Lo ha annunciato il ministro Franceschini: “Struttura reversibile, leggera, di conservazione e valorizzazione dei sotterranei e dell’arena. Si recupera l’immagine storica dell’anfiteatro flavio, ne parlerà tutto il mondo”. Lavori pronti entro il 2022

Milan Ingegneria si è aggiudicato il bando di gara lanciato da Invitalia per la ricostruzione dell’arena del Colosseo. Lo hanno annunciato oggi, domenica 2 maggio 2021, il ministro della Cultura Dario Franceschini e la direttrice del parco archeologico del Colosseo Alfonsina Russo. La nuova arena dell’Anfiteatro Flavio, così come previsto dal Documento di Indirizzo alla Progettazione (DIP) elaborato dagli architetti, archeologi, restauratori e strutturisti del parco archeologico del Colosseo, sarà leggera, reversibile e sostenibile. Il progetto vincitore, infatti, è stato realizzato sulla base del DIP, redatto ai sensi del Codice dei Contratti per consentire al progettista di avere piena contezza di ciò che viene richiesto dall’amministrazione per il perseguimento degli obiettivi posti a base dell’intervento e delle modalità con cui tali obiettivi devono essere conseguiti. Con la vittoria del bando da parte del gruppo di lavoro composto da Milan Ingegneria e altri partner, si entra così nella fase operativa dell’ambizioso programma di realizzazione.
“Ancora un passo avanti verso la ricostruzione dell’arena, un progetto ambizioso che aiuterà la conservazione e la tutela delle strutture archeologiche recuperando l’immagine originale del Colosseo e restituendogli anche la sua natura di complessa macchina scenica”, così il ministro della Cultura, Dario Franceschini, commenta l’esito della procedura di gara gestita dal parco archeologico del Colosseo insieme a Invitalia per l’affidamento della progettazione e della realizzazione del nuovo piano dell’arena dell’Anfiteatro Flavio. “È un progetto straordinario, di cui ha parlato tutto il mondo. Io credo sia un insieme di tutela e conservazione intelligente tecnologica. L’arena sarà reversibile, si potranno vedere i sotterranei. La si potrà calpestare stando al centro del Colosseo, vedendo il Colosseo come l’hanno visto tutti i viaggiatori fino alla fine dell’Ottocento. Perché alcune foto di Alinari dimostrano che alla fine dell’Ottocento l’arena c’era ed è naturale che ci sia. Vedere il Colosseo dal centro, consentire di usare l’arena per alcuni eventi culturali di altissima qualità internazionale farà parlare ancora di più del Colosseo, farà ammirare il Colosseo in tutto il mondo”.
Presentazione del progetto vincitore del bando di gara per la nuova Arena del Colosseo. Il progetto, con tecniche costruttive innovative, uso di materiali appropriati e metodologie di analisi raffinate, permetterà di garantire sicurezza, funzionalità ed economia realizzativa. Oltre a restituire l’immagine originaria del monumento e del suo funzionamento come complessa macchina scenica, permetterà anche di rafforzare tutela e conservazione, in particolare di proteggere le strutture ipogee. Il piano sarà in legno di Accoya, ottenuto con un particolare processo che ne aumenta resistenza e durabilità: scelta sostenibile che evita l’abbattimento di specie pregiate. Alcune porzioni del piano saranno costruite con pannelli mobili che, grazie a rotazione e traslazione, garantiranno flessibilità e renderanno possibile l’apertura delle strutture ipogee per illuminazione naturale. A livello conservativo poi, 24 unità di ventilazione meccanica distribuite lungo il perimetro controlleranno la temperatura e l’umidità degli ambienti ipogei: in soli 30 minuti sarà garantito il ricambio completo dell’intero volume d’aria. Il piano proteggerà le strutture sottostanti dagli agenti atmosferici, riducendo il carico idrico con un sistema di raccolta e recupero dell’acqua piovana che alimenterà i bagni pubblici del monumento. L’intervento consentirà di ripristinare la lettura integrale del monumento e permetterà al pubblico di comprendere appieno l’uso e la funzione di questa icona del mondo antico, anche attraverso eventi culturali di altissimo livello.
La timeline del bando di gara per l’affidamento della progettazione e della realizzazione del nuovo piano dell’arena dell’Anfiteatro Flavio. Il bando di gara, pubblicato il 22 dicembre 2020 con scadenza 1° febbraio 2021, si è concluso con la selezione, da parte della commissione aggiudicatrice sorteggiata da Invitalia e composta da Salvatore Acampora, Giovanni Carbonara, Stefano Pampanin, Michel Gras e Giuseppe Scarpelli, del progetto di Milan Ingegneria. Il progetto ha preso idealmente il via il 2 novembre 2014, quando il ministro Dario Franceschini rilancia l’idea dell’archeologo Daniele Manacorda di restituire al Colosseo la sua arena. Il 1° settembre 2015 l’arena del Colosseo viene inserita tra i Grandi Progetti Beni Culturali con un finanziamento di 18,5 milioni di euro. Dal 2015 al 2020 si sono svolti numerosi studi e indagini per definire le modalità di realizzazione dell’intervento, che hanno portato al bando di gara appena conclusosi. Ora il progetto esecutivo e la gara per individuare l’impresa costruttrice. La nuova arena potrebbe vedere la luce entro il 2022.
Le interviste ai progettisti della nuova Arena del Colosseo: gruppo di lavoro composto da Milan Ingegneria e altri partner. Intervengono: Massimiliano Milan di Milan ingegneria SPA; l’architetto Fabio Fumagalli; Maria Claudia Clemente e Francesco Isidori di Labics. “Il progetto del nuovo piano dell’arena del Colosseo”, esordisce Massimiliano Milan, Milan Ingegneria Spa, “si basa su scelte strutturali costruttive e tecnologiche, che hanno l’obiettivo di tutelare e di conservare il monumento e gli spazi ipogei”. E l’architetto Fabio Fumagalli: “La struttura, estremamente leggera impostata alla quota del piano flavio, è completamente reversibile. Riprende dal piano originario sia la forma sia le funzioni. L’impalcato è posto alla stessa quota delle travi che lo sostengono. Le travi sono appoggiate direttamente sulle strutture murarie senza ancoraggi meccanici, proiettando così i corridoi ipogei direttamente in superficie cosicché lo spettatore sulla cavea possa riconoscere anche al piano d’uso le sottostanti”. Spiega Maria Claudia Clemente, Labics: “Il nuovo piano di calpestio sarà costituito da pannelli mobili dall’alto contenuto tecnologico. Questi infatti saranno realizzati in fibre di carbonio e rivestiti in legno di Accoya”. “Materiale – precisa Francesco Isidori, Labics – che si ottiene attraverso un processo di attivazione delle fibre del legno per aumentarne resistenza e durabilità. Useremo legni provenienti da colture sostenibili in modo tale da non abbatter essenze precarie”. “La rotazione e la traslazione delle lamelle – riprende Massimiliano Milan – permette l’apertura delle strutture ipogee, garantisce la ventilazione e l’illuminazione naturale. Inoltre permette di vedere il sistema scenico originario”. E Maria Claudia Clemente: “Ventiquattro unità di ventilazione meccanica distribuite lungo il perimetro del monumento controlleranno l’umidità e la temperatura degli ambienti ipogei. In soli 30 minuti sarà possibile dunque garantire il ricambio completo dell’intero volume d’aria”. Francesco Isidori assicura che “il nuovo piano dell’arena proteggerà gli ambienti sottostanti dagli agenti atmosferici. Lo scarico idrico verrà notevolmente ridotto grazie a un sistema di recupero dell’acqua piovana che verrà riutilizzato per i servizi igienici del monumento”. Chiude Fabio Fumagalli: “Il progetto aiuterà la conservazione e la tutela delle strutture archeologiche sottostanti permettendo di recuperare l’immagine originaria del monumento e quella del suo funzionamento come complessa macchina scenica”.
Invitalia e il parco archeologico di Ercolano insieme per fare impresa. Incontro-evento su “La cultura diventa impresa. La tua. Gli incentivi di Invitalia per avviare un’impresa culturale nel territorio vesuviano”

Invitalia e il parco archeologico di Ercolano insieme per fare impresa. In che modo il parco archeologico di Ercolano, appartenente a un sito Unesco con Pompei e Oplontis, può concretamente contribuire al miglioramento della qualità della vita e allo sviluppo sostenibile del territorio in quanto catalizzatore ed espressione di un’eredità culturale straordinaria i cui valori non si limitano a quelli archeologici? Come è possibile innovare e diversificare l’offerta culturale e turistica già esistente integrata in una visione strategica di medio periodo anche grazie alla nascita di nuove imprese? E che ruolo può giocare Invitalia, l’Agenzia nazionale per lo sviluppo, con i suoi incentivi a sostegno della creazione di imprese culturali, innovative, sociali da parte di giovani, donne e aspiranti imprenditori? A questi interrogativi vuole rispondere l’evento “La cultura diventa impresa. La tua. Gli incentivi di Invitalia per avviare un’impresa culturale nel territorio vesuviano”, il terzo della serie, dopo gli appuntamenti seguitissimi di Taranto e Caserta. Organizzato da Invitalia, in partenariato con il parco archeologico di Ercolano, l’evento si svolgerà il 22 aprile 2021 alle 16, concentrandosi in particolare su tre testimonianze/casi studio: le storie di chi, grazie agli incentivi Cultura Crea, Resto al Sud e Smart&Start Italia, è già riuscito a mettersi in proprio, creando startup, imprese sociali e culturali che puntano ad arricchire la filiera culturale e creativa del territorio. Parteciperanno, tra gli altri, Francesco Sirano, direttore del parco archeologico; Ernesto Somma, responsabile Incentivi e Innovazione, Invitalia; e Jane Thompson, manager Herculaneum Conservation Project. I responsabili di Invitalia racconteranno queste e le altre misure agevolative che l’Agenzia nazionale gestisce nell’ambito della creazione e dello sviluppo d’impresa, come Nuove Imprese a Tasso Zero e Italia Economia Sociale. Il parco archeologico, oltre a porre l’accento su una visione strategica di medio periodo integrata nelle pianificazioni esistenti e condivisa con gli attori istituzionali e della società civile, ribadirà l’importanza della formazione al fine di stimolare sperimentazioni innovative per l’orientamento e il successivo inserimento dei giovani nel mondo del lavoro. Attraverso un approccio democratico e aperto, due imprenditrici del territorio presenteranno le proprie attività che, in collaborazione con l’Istituto, hanno contribuito a valorizzare il patrimonio storico-archeologico del sito UNESCO, dimostrando come artigianato e creatività possano trarre ispirazioni e nuove possibilità dall’inestimabile patrimonio culturale del territorio.
Un marchio per il distretto borbonico, sei musei (tra Napoli e Caserta) e una comunità per il lancio dell’itinerario borbonico del Sud Italia. Sottoscritto protocollo d’intesa per la valorizzazione unitaria del patrimonio culturale borbonico del ‘700


Il logo del Palazzo Reale di Napoli

Il logo del Museo e Real Bosco di Capodimonte di Napoli

Il logo del Real sito di Carditello

Il logo della Reggia di Caserta

Il logo del museo Archeologico nazionale di Napoli

Il nodo di Ercole, nuovo logo del parco archeologico di Ercolano
La lista è già ricca, anche se ancora solo parziale. Vi fanno parte il Palazzo Reale di Napoli, il Museo e Real Bosco di Capodimonte, la Reggia di Caserta, la Reggia di Carditello, il Museo Archeologico Nazionale di Napoli e il Parco Archeologico di Ercolano. Cosa hanno in comune questi siti musealizzati oltre al fatto di essere tutti in Campania? Hanno un legame stretto con i Borboni e il Regno delle Due Sicilie. Sono il primo nucleo all’interno di un Progetto ambizioso per il rilancio del “sistema delle regge borboniche” attraverso la costruzione di un racconto e un sistema di offerta unico sulla scorta del Grand Tour del Settecento. Dopo solo pochi mesi di dialogo e confronto, partito la scorsa estate, in piena pandemia da Covid-19 e crisi del sistema turistico-culturale italiano, i direttori dei 6 musei statali della Campania e la Onlus “Siti Reali”, capofila del partenariato del “Royal Social Forum”, hanno sottoscritto un accordo di collaborazione che ha dato vita al Comitato Istituzionale che svilupperà il programma strategico di valorizzazione dell’itinerario borbonico del Sud Italia il cui nucleo di partenza è costituito appunto dalle quattro residenze di Casa Borbone Due Sicilie (Palazzo Reale di Napoli, Museo e Real Bosco di Capodimonte, Reggia di Caserta e di Carditello) e due siti archeologici (Museo Archeologico Nazionale di Napoli e il Parco Archeologico di Ercolano) che in stretta relazione con le regge testimoniano dell’interesse della corte borbonica per la riscoperta delle antichità vesuviane. L’accordo di partenariato si inserisce nell’ambito di Cultura Crea, misura del PON “Cultura e Sviluppo” 2014/2020 del Ministero della Cultura gestita da Invitalia, e contribuirà a mettere in connessione permanente la rete degli attrattori culturali borbonici della Campania con le industrie culturali e creative, le tipicità del territorio e il sistema dell’accoglienza, accessibilità, ospitalità e mobilità, grazie alla prima fase progettuale promossa e avviata dall’Associazione Onlus “Siti Reali”.


Sylvain Bellengher, direttore del museo di Capodimonte
“La sinergia tra istituzioni culturali è sempre auspicabile come metodo di lavoro a beneficio dell’utenza finale”, spiega Sylvain Bellenger, direttore Museo e Real Bosco di Capodimonte. “In questo caso, sono particolarmente felice di partecipare a un progetto che si pone l’obiettivo ambizioso di rafforzare la conoscenza e lo studio dell’identità e della funzione storica dei vari siti reali in epoca borbonica presenti sul territorio della Regione Campania ai fini di una loro divulgazione unitaria. Un progetto scientifico serio, basato su ricerche documentali incrociate e messa a disposizione di banche dati comuni per una valorizzazione unitaria e sistemica dell’itinerario borbonico anche grazie all’utilizzo di moderne infrastrutture digitali”.


Mario Epifani, direttore del Palazzo Reale di Napoli
“Nel momento in cui il Palazzo Reale di Napoli assume lo status di museo autonomo sulla scia della riforma Franceschini”, interviene Mario Epifani, direttore Palazzo Reale di Napoli, “la possibilità di inserirsi in un circuito più ampio – di cui fanno parte le altre due residenze borboniche già riconosciute come istituti dotati di autonomia speciale dal neo ministero della Cultura, le regge di Capodimonte e di Caserta – rappresenta un incentivo al recupero e alla valorizzazione dell’identità di quello che fu il centro del potere a Napoli e nelle Due Sicilie, dall’epoca del Viceregno spagnolo fino alla fine del Regno d’Italia. Il rapporto simbiotico tra i diversi luoghi legati alla dinastia borbonica crea un continuo gioco di rimandi ma anche di differenze, utili a far comprendere al visitatore la funzione di ciascuna sede e le trasformazioni subite in conseguenza dei fatti storici di cui fu teatro. Per tali motivi ho accolto con favore l’avvio di un percorso di collaborazione tra le maggiori istituzioni museali della Campania e la Onlus “Siti Reali” fondato sul comune obiettivo di ricreare un unico circuito di conoscenza, fruizione e valorizzazione legato ai luoghi dell’età borbonica”.


Vittorio Fresa, responsabile Service Unit Cultura Crea, Invitalia
“Il PON Cultura & Sviluppo 2014-2020 formalizza la connessione tra grandi attrattori culturali ed iniziative imprenditoriali della filiera creativa, culturale e turistica”, ricorda Vittorio Fresa, responsabile Service Unit Cultura Crea, Invitalia. “Questo nesso, che appare scontato ma che è grandemente mancato anche nel recente passato, è molto ben emblematizzato dall’iniziativa imprenditoriale Siti Reali. La forza di questa idea è nella connessione tra diversi asset del patrimonio culturale del Mezzogiorno, disegnando i puntini che uniscono un patrimonio culturale di grandissimo valore, potenziale attivatore di meccanismi di sviluppo locale e di processi di rigenerazione territoriale”.


Paolo Giulierini, direttore del museo Archeologico nazionale di Napoli foto Graziano Tavan)
“Il progetto Siti Reali rappresenta un’occasione unica per una rete che faccia emergere prepotentemente, agli occhi del mondo, l’impatto determinante della monarchia borbonica sull’arte, l’archeologia, la cultura e il paesaggio campano”, sostiene Paolo Giulierini, direttore Museo Archeologico Nazionale di Napoli. “E lo fa con gli strumenti nuovi forniti dal digitale e dalla comunicazione, fondati però saldamente sul rigore degli Istituiti scientifici”.

Francesco Ermanno Guida (politecnico di Milano)
“Un marchio non è solo un segno distintivo, ma deve rappresentare una intenzione strategica”, sostiene Francesco Ermanno Guida, associazione italiana design della comunicazione visiva/Politecnico di Milano. “Nel caso del patrimonio culturale, un marchio deve essere in grado di distinguersi nel restituirne storia, valori, qualità per definizione uniche”.


Alessandro Manna, presidente associazione onlus “Siti Reali”
“L’importante risultato di collaborazione pluriennale avviata intorno ai siti borbonici della Campania si ispira alla “Comunità di Patrimonio” della Convenzione di Faro”, ribadisce Alessandro Manna, presidente associazione onlus “Siti Reali”, portavoce/coordinatore comunità di patrimonio “l’Utopia Realizzata”, “e recepisce il modello innovativo di gestione del patrimonio culturale basato sul modello del distretto culturale e il partenariato pubblico-privato attraverso l’ampia partecipazione dei diversi portatori d’interesse del territorio, in primis quelli del terzo settore, così come indicato anche dalla Legge “Valore Cultura” del 2013 di istituzione dell’itinerario borbonico. Far convergere gli interessi diffusi verso un’unica strategia di valorizzazione della cultura borbonica dell’Italia meridionale e dei grandi complessi culturali del periodo è l’obiettivo che anima i soggetti promotori dell’intesa da poco sottoscritta, che auspicano da subito la partecipazione di altri enti e organizzazioni locali e nazionali. Il programma strategico d’investimento, condiviso con i sei grandi istituti culturali della Campania, privilegerà “la cultura come cura” e intende contribuire al rilancio post-pandemia delle attività di fruizione turistico-culturale dei territori interessati partendo dalle risorse culturali e ambientali, asset identitari privilegiati su cui concentrare gli investimenti pubblici e privati. Oltre alla progettazione del marchio, seguiranno ulteriori interventi che completeranno la realizzazione dell’itinerario borbonico dell’Italia meridionale. A supporto delle attività di valorizzazione culturale l’Associazione intende promuovere anche un centro di ricerca e documentazione per approfondire con rigore scientifico la storia e l’identità del periodo storico di riferimento. Abbiamo davanti a noi una sfida importante che dobbiamo saper affrontare tutti insieme cogliendo ulteriori opportunità di valorizzazione dell’itinerario borbonico nell’ambito delle politiche europee e nazionali come il programma Next Generation EU e il Piano Nazionale di Resilienza e Ripresa. L’auspicio è che i grandi complessi borbonici nel loro insieme siano inseriti nel PNRR e diventino un laboratorio di attuazione delle politiche di rilancio post-covid. L’obiettivo comune sarà quello di rafforzare il ruolo del museo e del patrimonio culturale e naturale nel rapporto di relazione con la comunità, attraverso la partecipazione attiva di cittadini, imprese e istituzioni, una migliore infrastrutturazione digitale per la conoscenza e la fruizione pubblica, un nuovo posizionamento internazionale della circuito borbonico e la qualificazione costante dei servizi, il tutto in chiave di sostenibilità ambientale in linea con gli obiettivi di sviluppo promossi dall’Agenda 2030”.


Luigi Nicolais, presidente fondazione Real sito di Carditello
“Il Real Sito di Carditello non è solo un bene di notevole valore artistico e culturale ma è anche uno stile di vita”, interviene Luigi Nicolais, presidente fondazione “Real Sito di Carditello”. “Superando il concetto tradizionale del museo come contenitore d’arte, Carditello esprime un ambiente dinamico, inclusivo, orientato alla ricerca di conoscenza e imperniato sullo sviluppo sociale ed economico del territorio, affermandosi come punto di riferimento della comunità locale e stimolando relazioni sostenibili con gli stakeholder. La missione della Fondazione, dunque, è promuovere un nuovo modello di fruizione per i beni culturali, offrendo una esperienza di visita dedicata al benessere psicofisico dei visitatori e confermando la vocazione di fattoria sperimentale con una nuova linea di prodotti enogastronomici a marchio. Una sfida molto ambiziosa, che intendiamo rilanciare con la rete dei siti borbonici della Campania, condividendo un’unica strategia di valorizzazione. Proprio le reali delizie, un tempo costituivano un vero e proprio sistema territoriale di poli, con funzioni residenziali, venatorie, amministrative, agricole, industriali e di tutela del patrimonio ambientale. Un esperimento già considerato innovativo all’epoca, che trovò a Carditello una delle sue più felici espressioni, segnando la fisionomia di vaste aree del Mezzogiorno, costituendo un laboratorio europeo e una rete di centri di innovazione territoriale di interesse artistico-culturale, socio-urbanistico e produttivo”.


Francesco Sirano direttore del parco archeologico di Ercolano (foto Paerco)
“Ercolano è stato il primo sito dove sotto il rigido controllo del Re di Napoli nel 1738 iniziarono ricerche archeologiche sistematiche”, sottolinea Francesco Sirano, direttore Parco Archeologico di Ercolano. “Nella vicinissima Reggia di Portici fu ospitato l’Herculanense Museum, primo nucleo della futura collezione vesuviana del Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Nel 1839 da Portici si mosse verso Napoli il primo treno d’Italia. Il Parco Archeologico di Ercolano è situato baricentricamente tra questi siti e le splendide ville del Miglio d’Oro fiorite tra XVIII e XIX secolo sulla scia della Reggia di Portici. Si tratta di ottimi motivi storici e culturali per aderire con convinzione a questa iniziativa e per augurare che sia avviato un duraturo percorso di collaborazione pubblico/privato per creare nuove connessioni ed interazioni tra luoghi della cultura, dimore private, imprenditoria ed attività connesse alla filiera dell’accoglienza. Auspico che la valorizzazione di questo particolare momento storico contribuisca alla sensibilizzazione dei cittadini e alla formazione di un mosaico di valori culturali condiviso e aperto verso il futuro”.

Tra i primi interventi previsti nell’ambito delle due azioni del programma di valorizzazione turistico-culturale del nascente distretto borbonico la pubblicazione del bando di concorso nazionale, rivolto a professionisti esperti di visual e brand identity, attraverso il quale saranno selezionate in due fasi da una Commissione di esperti proposte di marchio e identità visiva che identifichino e caratterizzino la cultura borbonica dell’Italia meridionale e il circuito delle eredità culturali del periodo. La finalità del concorso è quella di identificare la migliore proposta progettuale capace di ricreare un’unità di immagine coordinata e collettiva e di connettere in maniera permanente attrattori culturali e naturali, utenti, filiere e risorse del territorio al fine di accrescere la reputazione, la qualità e la fruizione turistico-culturale del “distretto borbonico” su un piano locale e internazionale. L’iniziativa e realizzata in collaborazione con Aiap (l’Associazione italiana design della comunicazione visiva).
Rivivere il Colosseo com’era: pubblicato il bando per la progettazione della nuova arena. Il ministro Franceschini: “Sarà un grande intervento tecnologico che permetterà ai visitatori di vedere non soltanto, come oggi, i sotterranei, ma di contemplare la bellezza del Colosseo dal centro dell’arena”. Stanziati 18,5 milioni di euro

Un’idea per ricontemplare la bellezza del Colosseo come lo era all’epoca flavia. Dopo la prima proposta di ricostruzione dell’arena del Colosseo, arrivata nel 2014 dal ministro per i Beni e le Attività culturali e per il Turismo Dario Franceschini, che rilanciava l’idea dell’archeologo Daniele Manacorda, il 22 dicembre 2020 è stata pubblicata on line la gara di Invitalia per la progettazione della nuova arena. Il finanziamento per l’intervento è di 18,5 milioni di euro: coprirà l’affidamento dei servizi di progettazione definitiva, esecutiva e coordinamento della sicurezza in fase di progettazione dell’intervento di completamento, conservazione e consolidamento delle strutture ipogee e di realizzazione del nuovo piano dell’arena del Colosseo. C’è tempo fino al 1° febbraio 2021 per presentare le proposte progettuali. “La ricostruzione dell’arena del Colosseo è una grande idea, che ha fatto il giro del mondo”, interviene il ministro per i Beni e le Attività culturali e per il Turismo, Dario Franceschini. “Sarà un grande intervento tecnologico che offrirà la possibilità ai visitatori di vedere non soltanto, come oggi, i sotterranei, ma di contemplare la bellezza del Colosseo dal centro dell’arena”. L’intervento consentirà di ripristinare la lettura integrale del monumento e permetterà al pubblico di comprendere appieno l’uso e la funzione di questa icona del mondo antico, anche attraverso eventi culturali di altissimo livello. La nuova arena sarà fruibile grazie a soluzioni tecnologiche e integrate che guideranno il visitatore alla scoperta dei meccanismi che regolavano la complessa macchina organizzativa degli spettacoli e dei giochi che vi si svolgevano. Un intervento fortemente voluto dal Mibact – Parco Archeologico del Colosseo – oggetto della procedura di gara per l’affidamento dei servizi di progettazione, pubblicato appunto il 22 dicembre 2020 da Invitalia, in qualità di Centrale di Committenza, con scadenza entro il 1° febbraio 2021 e l’obiettivo condiviso di avviare i lavori entro il 2021.
L’obiettivo è rendere nuovamente fruibile la superficie del piano dell’arena del Colosseo e individuare una soluzione tecnologica, compatibile e reversibile, per la copertura degli ambienti ipogei. Gli interventi dovranno essere progettati in modo da offrire contemporaneamente la percezione del piano dell’arena su cui avvenivano i giochi e la visione del complesso sistema di strutture e meccanismi sottostanti. La nuova arena dovrà essere pensata come un piano unitario, ad alto contenuto tecnologico, costituito da dispositivi meccanizzati di apertura e chiusura, consentendo ai visitatori di comprendere la sinergia e la stretta relazione con i sotterranei, anche utilizzando sistemi che rimandino ai meccanismi degli ascensori e delle scene mobili antiche. Il sistema mobile dovrà essere realizzato in modo da poter essere attivato in tempi rapidi e più volte nella stessa giornata, per proteggere le strutture archeologiche sia dalle precipitazioni atmosferiche, sia da una eccessiva insolazione, e allo stesso tempo consentire di svelare i segreti della complessa macchina organizzativa degli spettacoli. La progettazione definitiva sarà sviluppata in continuo confronto con la Stazione appaltante a partire dall’idea progettuale vincitrice del bando. Approvato il progetto definitivo e ottenute tutte le necessarie autorizzazioni di legge, ancora più serrati i tempi per lo sviluppo del livello esecutivo.
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