Roma. Il museo nazionale Etrusco di Villa Giulia lancia il progetto di restauro della statua della Latona di Veio, a 106 anni dalla scoperta dell’eccezionale gruppo del santuario del Portonaccio a Veio: il cantiere direttamente nella sala 40 del museo, in partnership culturale con Carbonetti e Associati Studio Legale 

roma_villa-giulia_restauro-latona-di-veio_locandinaIl 19 maggio 1916, 106 anni fa, l’eccezionale ritrovamento del gruppo scultoreo che coronava la sommità del tempio di Portonaccio, fra cui l’Apollo, l’Eracle e l’Hermes.  Oggi, 18 maggio 2022, Giornata Internazionale dei Musei, a ridosso quindi di quella data significativa, il museo nazionale Etrusco di Villa Giulia, ha presentato il cantiere di restauro della statua della Latona di Veio, opera identitaria del Museo, eccezionale scultura in terracotta policroma risalente al 510-500 a.C. (scoperta però nel 1939-40), appartenente al gruppo del santuario di Portonaccio. “La scelta di collocare il lancio del cantiere nella Giornata Internazionale dei Musei rafforza il messaggio promosso quest’anno dall’ICOM a livello mondiale: il potere dei musei nella società e il valore delle relazioni con il territorio per la conservazione e la valorizzazione del patrimonio culturale”, afferma il direttore Valentino Nizzo. L’intervento di restauro, quanto mai necessario, è stato reso possibile grazie alla partnership culturale con Carbonetti e Associati Studio Legale che ha deciso di sostenere economicamente l’intervento conservativo di questa opera così delicata che fu restaurata oltre 60 anni fa, alla metà degli anni ’50 del XX secolo. All’epoca, l’opera fu riassemblata in decine di differenti frammenti. Oggi ci appare, quindi estremamente lacunosa e bisognosa di numerose reintegrazioni a completare i panneggi, ma, soprattutto, la zona delle spalle e del collo, al fine di riposizionare correttamente il volto e la nuca. L’intervento sarà effettuato dal restauratore Sante Guido che ha restaurato in passato anche le statue di Apollo e di Eracle, appartenenti al medesimo gruppo scultoreo, e coordinato dal Servizio per la Conservazione del Museo, responsabile Miriam Lamonaca.

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La sala 40 del museo nazionale Etrusco di Villa Giulia che ospita le grandi statue del santuario del Portonaccio a Veio (foto etru)

Il cantiere di restauro sarà realizzato direttamente nella sala 40 del Museo che ospita il gruppo scultoreo di Portonaccio. Una straordinaria opportunità per il pubblico, quella di assistere in diretta a tutte le operazioni di restauro: dalla campagna fotografica digitale “ante operam” a quella diagnostica per identificare la natura degli ossidi metallici e/o dei pigmenti utilizzati e la composizione dell’argilla, dalle indagini radiografiche alle scansioni 3D che saranno effettuate anche sulle altre sculture veienti: Apollo, Ercole e Hermes. E poi partiranno gli interventi diretti sull’opera che prevedono oltre alla pulitura superficiale e alla rimozione del vecchio protettivo, un delicatissimo intervento di risistemazione della zona del collo e del mento per mezzo di rimodellazione localizzata.

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Nella foto di Giulio Quirino Giglioli il momento della scoperta del gruppo scultoreo di Portonaccio, nel 1916 (foto Archivio fotografico di Villa Giulia)

L’avvio del restauro si colloca – come detto – a ridosso di una data molto significativa per il Museo e per la storia dell’archeologia. Il 19 maggio 1916 è la data dell’eccezionale ritrovamento del gruppo scultoreo in terracotta che coronava la sommità del tempio di Portonaccio nella famosa città etrusca di Veio (oggi in buona parte coincidente con il territorio del Comune di Roma in prossimità di Isola Farnese). La scoperta destò grande attenzione di pubblico. L’Italia era in guerra e il recupero dei reperti – ad opera di Giulio Quirino Giglioli – aveva avuto un effetto beneaugurante anche sulle sorti belliche della Nazione. La scoperta rivoluzionò le conoscenze fino ad allora acquisite sull’arte degli Etruschi ed ebbe una straordinaria influenza sulla cultura e l’immaginario contemporanei. Molti artisti, di fatto, trassero ispirazione dalle sculture veienti anche grazie al loro perfetto stato di conservazione e all’eccezionale policromia che dopo duemilacinquecento anni ancora le caratterizzava, quasi fossero state appena realizzate. L’Apollo, in particolare, incantò tutti ed entrò sin da subito nella rosa dei capolavori universali, opera di un maestro anonimo che nello stesso periodo dovette essere chiamato a Roma da Tarquinio il Superbo per la decorazione del tempio della triade capitolina sul Campidoglio, come attestano diverse fonti letterarie.

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Valentino Nizzo, direttore del museo nazionale Etrusco di Villa Giulia (foto etru)

“106 anni fa venivano alla luce le sculture del santuario di Portonaccio a Veio, capolavori senza eguali che hanno rivoluzionato le conoscenze e gli studi sull’arte del mondo etrusco”, dichiara il direttore Valentino Nizzo. “Celebrare l’anniversario di quella scoperta con l’avvio del cantiere di restauro ci sembra quantomai doveroso e siamo felici che Carbonetti e Associati Studio Legale abbia accolto fin da subito il progetto, dimostrando che il sostegno al patrimonio culturale non possa prescindere dalla sensibilità e dall’impegno della comunità in cui il Museo vive e opera”. E il prof. Francesco Carbonetti, fondatore dello Studio legale: “Sentivamo il dovere di dare un contributo al recupero del nostro patrimonio culturale, come già ci è capitato più volte a supporto di ricerche e iniziative in ambito sanitario e scientifico. Lo facciamo perché ci crediamo: essere parte integrante e promotrice di questo momento così cruciale è una diretta conseguenza dello spirito che ha da sempre contraddistinto Carbonetti e Associati e inorgoglisce tutti i nostri colleghi sapere di aver dato fattivo aiuto alla conservazione e valorizzazione di un gioiello del grande tesoro pubblico italiano”.

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Una risposta a “Roma. Il museo nazionale Etrusco di Villa Giulia lancia il progetto di restauro della statua della Latona di Veio, a 106 anni dalla scoperta dell’eccezionale gruppo del santuario del Portonaccio a Veio: il cantiere direttamente nella sala 40 del museo, in partnership culturale con Carbonetti e Associati Studio Legale ”

  1. Italina Bacciga dice :

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