“Dalle Alpi alle Piramidi. Piccole storie di piemontesi illustri”: nell’ultima clip del museo Egizio protagonista Torino e Bernardino Drovetti (1776-1852), l’avventuroso diplomatico che raccolse la ricca collezione di antichità egizie, ammirata all’apertura del museo Egizio nel 1824
Ultima tappa, Torino. Il viaggio proposto dal museo Egizio tocca Torino con l’ultima delle otto clip del progetto “Dalle Alpi alle Piramidi. Piccole storie di piemontesi illustri” in collaborazione con il Centro Studi Piemontesi e il patrocinio della Regione Piemonte. “Vi porteremo in giro per il Piemonte per raccontarvi storie di uomini audaci e appassionati di antico Egitto”, spiegano al museo. “Toccheremo tutte le province piemontesi, incontreremo le storie di personaggi vissuti tanto tempo fa: numismatici, viaggiatori, archeologi, architetti e collezionisti che, “parlando” in piemontese (sottotitolata in italiano), racconteranno perché c’è un museo Egizio proprio a Torino!”. L’ottava puntata è dedicata a Torino e Bernardino Drovetti (1776-1852), l’avventuroso diplomatico che raccolse una ricca collezione di antichità egizie, e all’apertura del museo Egizio nel 1824. La tappa è raccontata in piemontese da Albina Malerba, direttrice del Centro studi piemontesi.

A Torino, nel 1824, viene inaugurato il museo Egizio. La domanda sorge spontanea: come arriva in Piemonte tanta ricchezza? Perché la capitale sabauda diventa custode di una collezione di antichità egizie che ancora oggi è considerata tra le più importanti al mondo? La storia è lunga, potremmo intrattenere nipoti e pronipoti, perché inizia nel ‘600 e attraversa il ‘700 con i primi viaggiatori che anche dal Piemonte partono alla scoperta dell’Egitto, terra dei faraoni e di mistero di cui si fantasticano le meraviglie. Ma il culmine del racconto è nell’800, con l’arrivo di oltre 8mila oggetti: statue monumentali, bronzi, papiri, stele, sarcofagi, mummie, vasi, amuleti e monete, un immenso tesoro acquistato da un re, Carlo Felice, appassionato di arte e di cultura, ma più di tutto impegnato a risollevare il prestigio del casato e della capitale sabauda. Ma chi aveva raccolto una collezione così vasta in Egitto? Il merito è di un altro piemontese, Bernardino Drovetti, nato a Barbania (To). Sedotto dalle idee illuministe che arrivano d’Oltralpe, nel 1796 entra nelle fila dell’esercito francese al seguito di Napoleone Bonaparte. È intraprendente e fa carriera fino a sbarcare in Egitto come console generale di Francia. Consapevole del crescente interesse europeo per le antichità egizie, Drovetti ne raccoglie in gran quantità e qualità, dedicandosi a ricerche e scavi, convinto che saranno molto apprezzate in Europa. La vicenda dell’acquisto della collezione è tutt’altro che semplice. Drovetti considera l’interesse della Francia, dell’Inghilterra, del Regno di Baviera e della Russia ma in cuor suo desidera che queste ricchezze che ha faticosamente raccolto trovino dimora in Piemonte, la sua terra natale. Nel 1823, dopo lunghe trattative, Drovetti riesce nel suo intento. Il re Carlo Felice di Savoia firma il contratto e l’intera collezione viene ceduta per la cifra di 400mila lire piemontesi. Il viaggio dall’Egitto è un’avventura da romanzo d’appendice (feuilleton). Nell’inverno del 1823 gli oggetti raggiungono Genova via mare, poi varcano le Alpi per arrivare finalmente a Torino su carri trainati da decine di cavalli e di buoi. L’antico Egitto giunse così nella capitale sabauda e i faraoni trovarono casa nel palazzo barocco che ospitava già la Reale Accademia delle Scienze, ancora oggi sede del museo Egizio. Nei primi giorni di novembre del 1824, il museo Egizio apre le porte al pubblico, dapprima solo agli studiosi e otto anni più tardi a tutti i cittadini siano essi nobili, borghesi o semplici curiosi, visitatori di ogni età che ora come allora scelgono Torino sedotti dal fascino irresistibile dell’antico Egitto.
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