L’Isis è sconfitta, ma in Siria i bombardamenti continuano. Distrutto il tempio ittita di Ain Dara di tremila anni fa da un attacco turco nel nord della Siria: l’annuncio a TourismA dall’archeologo Daniele Morandi Bonacossi, direttore della missione Terra di Ninive

Daniele Morandi Bonacossi mostra sul grande schermo di TourismA le immagini della distruzione del tempio ittita di Ain Dara (foto Graziano Tavan)

Distrutto dai bombardamenti turchi il tempio ittita di Ain Dara, nel Nord della Siria. Le immagini delle distruzioni perpetrate dall’Isis in Iraq e Siria erano scorse in una sequela di morte sul grande schermo dell’auditorium del centro congressi di Firenze per TourismA 2018, rinnovando nel numeroso pubblico presente sgomento e rabbia. Ma la relazione di Daniele Morandi Bonacossi, archeologo del Vicino Oriente all’università di Udine e da anni direttore della missione archeologica italiana in Assiria – Progetto Archeologico Regionale Terra di Ninive (Iraq),  non era finita. È vero che l’Isis è stata sconfitta, ma in Siria i massacri e le distruzioni continuano. E sullo schermo compare un ammasso informe di frammenti di pietre scure su un’acropoli chiusa all’orizzonte da una cortina di montagne. “Questo è quanto resta dei rilievi in basalto del tempio ittita di Ain Dara,  dopo il 26 gennaio, quando la Turchia ha bombardato la regione della città di Afrin,controllata dai curdi nel Nord-Ovest della Siria”, annuncia Morandi Bonacossi, ammutolendo il pubblico in sala. “Il ministero siriano per la Cultura e l’Osservatorio siriano per i diritti umani confermano che la distruzione è avvenuta venerdì 26 gennaio durante un raid contro l’area controllata dai curdi a sud della città di Afrin. Le foto e i video mostrate dall’Osservatorio e da Hawar News mostrano che metà del tempio non esiste più, comprese molte delle statue che cingevano il sito”.

Il tempio ittita di Ain Dara ridotto a un ammasso di macerie dopo i bombardamenti dell’aviazione turca (foto di Delil Souleiman)

L’ingresso monumentale del tempio ittita di Ain Dara prima dei bombardamenti

Il tempio ittita era resistito più di tremila anni sull’altura che domina la sottostante città di Ain Dara, tra le montagne a una sessantina di chilometri da Aleppo, a un passo dal confine con la Turchia. Ha ceduto sotto i colpi di un attacco dell’aviazione turca. Ankara smentisce di aver colpito siti religiosi, culturali e storici, come le rovine archeologiche. Ma la soprintendenza locale è in possesso di immagini che confermano che il 40 per cento de tempio è stato danneggiato: “Ora gli scalini scolpiti che portano al tempio sono coperti di detriti e gli imponenti animali alati in basalto nero sono in frantumi. Solo la parte posteriore del tempio si è salvata, incluso un leone di basalto che guarda le colline verdi di Afrin”.

Il monumentale leone in basalto simbolo del sito archeologico di Ain Dara nel nord della Siria

Le impronte giganti della divinità impresse sul pavimento del tempio di Ain Dara

Il tempio ittita di Ain Dara, costruito intorno al 1300 a.C. e frequentato fino al 740 a.C., fu scoperto casualmente – come è successo molte volte in archeologia – nel 1955 quando fu ritrovato un leone monumentale in basalto. Gli scavi sistematici iniziarono però solo un quarto di secolo dopo, tra il 1980 e il 1985, portando alla luce un tempio a pianta rettangolare orientato verso sud-est. Nella prima fase (1300-1000 a.C.) il tempio misurava 20 metri per 30 metri, con portico, anticamera (pronaos) e camera (naos). Nella seconda fase (1000-900 a.C.) furono aggiunte lastre in basalto a foderare il portico e i passaggi tra portico e anticamera e tra questa e la camera. Nella terza fase (900-740 a.C.) fu aggiunto un ambulatorio tutto intorno al tempio, ottenuto estendendo la piattaforma su cui era stato edificato inizialmente il tempio. La facciata e le mura interne erano decorate da altorilievi raffiguranti creature mitiche, e sculture di leoni e sfingi; le grandi impronte dei piedi della dea Ishtar, la dea dell’amore alla quale probabilmente era dedicato il tempio, scolpite nel pavimento. Gli archeologi ritengono che le impronte, tre volte più grandi di un piede umano, possano aver voluto rappresentare il passaggio di una dea: “Sono uniche nell’architettura religiosa della regione”.  Ora quelle impronte nell’ipotesi migliore sono ricoperte dai detriti del tempio bombardato o, peggio, distrutte con le lastre di basalto scolpite.

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  1. Italina Bacciga dice :

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