Venezia. Al Teatrino di Palazzo Grassi con Giulierini, Bethenod e De Michelis dialogo tra archeologia e arte contemporanea prendendo spunto dalla mostra “Treasures from the Wreck of the Unbelievable” di Hirst con le opere “recuperate” da un leggendario naufragio di duemila anni fa

L’impressionante opera di Damien Hirst “Demon with bowl” esposta nel cortile di Palazzo Grassi a Venezia

Il Teatrino di Palazzo Grassi a Venezia

“Treasures from the Wreck of the Unbelievable: tra archeologia e arte contemporanea”: incontro con Paolo Giulierini, direttore del MANN museo Archeologico nazionale di Napoli; Martin Bethenod, direttore di Palazzo Grassi e Punta della Dogana; e Marco De Michelis, docente di Storia dell’Architettura all’università IUAV di Venezia. Il Teatrino di Palazzo Grassi propone un nuovo incontro aperto al pubblico. L’appuntamento martedì 24 ottobre 2017, alle 18.30: Bethenod, Giulierini e De Michelis, ciascuno con il proprio punto di vista, dialogheranno sui rapporti tra Archeologia e arte contemporanea, a partire dagli spunti offerti dalla mostra “Treasures from the Wreck of the Unbelievable” (Tesori dal relitto dell’Incredibile) di Damien Hirst, a cura di Elena Geuna in corso a Palazzo Grassi e Punta della Dogana, sino al 3 dicembre 2017. La conversazione intende approfondire il tema delle convergenze tra archeologia e arte contemporanea, dai progetti museografici ed espositivi fino all’ispirazione che ne traggono molti artisti contemporanei nella loro produzione. La mostra è la prima grande personale dedicata a Damien Hirst in Italia, dopo la retrospettiva al museo Archeologico nazionale di Napoli del 2004 (“The Agony and the Ecstasy”).

L’opera “L’hydra e la dea Kali” di Hirst e, sulle pareti, le immagini del recupero dell’opera dal fondo del mare

La leggenda vuole che duemila anni fa, tra il I sec. a.C. e il I sec. d.C., un liberto di nome Aulus Calidius Amotan, conosciuto come Cif Amotan II, un ex schiavo di Antiochia, dopo essersi affrancato, accumulò un’immensa fortuna e creò una collezione di oggetti provenienti da ogni parte del mondo. Poi li caricò su una grossa nave, l’Apistos (l’Incredibile), con destinazione il tempio del dio del Sole che aveva fatto costruire appositamente in Oriente. Purtroppo l’Apistos naufragò e il prezioso carico andò perduto. Ma il ritrovamento, nel 2008, di un relitto al largo della costa orientale dell’Africa sembrò avallare l’antica leggenda. Il mito di Cif Amotan II ha affascinato l’artista inglese Damien Hirst che dalla fine degli anni ’80 realizza una vasta serie di installazioni, sculture, dipinti e disegni con il fine di esplorare le complesse relazioni tra arte, bellezza, religione, scienza, vita e morte. La mostra “Treasures from the Wreck of the Unbelievable” (Tesori dal relitto dell’Incredibile) “raccoglie insieme tutte le opere recuperate in quello straordinario ritrovamento”, parola della curatrice Elena Geuna, sostenendo il gioco dell’artista: un progetto preparato con pazienza, nel corso di dieci anni di lavoro. Vediamo opere coperte da incrostazioni, coralli, conchiglie, licheni, alghe, effetto del tempo trascorso sul fondo dell’oceano Indiano, mentre sulle pareti scorrono le immagini retro del recupero con i sub dei tesori incagliati sul fondo marino.

Il direttore del Mann, Paolo Giulierini

“Ogni arte, anche quella antica, fu contemporanea al suo tempo”, interviene il direttore Giulierini. “Spesso l’introduzione di una nuova corrente figurativa fu un elemento di rottura col passato, talora ne trasse spunto rielaborandolo o semplicemente lo imitò. Il banco di prova per l’artista, anche oggi, è comunque il mondo di opere che lo circonda, realizzato dalle generazioni precedenti. Per questo non solo è opportuno, ma direi doveroso per un museo archeologico riflettere di continuo su questo tema. Esiste un fil rouge talora visibile, talora invisibile, che ci collega ineluttabilmente ai nostri avi. Sta a noi e all’artista evidenziarlo”.

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Una risposta a “Venezia. Al Teatrino di Palazzo Grassi con Giulierini, Bethenod e De Michelis dialogo tra archeologia e arte contemporanea prendendo spunto dalla mostra “Treasures from the Wreck of the Unbelievable” di Hirst con le opere “recuperate” da un leggendario naufragio di duemila anni fa”

  1. Italina Bacciga dice :

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