Chi è sepolto nel tumulo monumentale di Anfipoli in Grecia settentrionale? Alessandro Magno? La madre Olimpia? La moglie Roxane? Gli indizi portano alla famiglia reale macedone, ma solo lo studio di uno scheletro trovato in fondo alla tomba svelerà il mistero

Il grande tumulo di Kasta vicino ad Anfipoli nella Grecia settentrionale

Il grande tumulo di Kasta vicino ad Anfipoli nella Grecia settentrionale

Il leone di Anfipoli: forse il segnacolo del tumulo macedone

Il leone di Anfipoli: forse il segnacolo del tumulo macedone

Chi è sepolto nella monumentale tomba di Kasta? Forse Alessandro Magno? Da quando, nel 2012 vicino ad Anfipoli, nella regione di Salonicco in Grecia settentrionale, è stato portato alla luce un imponente monumento funebre dieci volte più grande della famosa tomba di Vergina attribuita a Filippo II, il re macedone padre di Alessandro, si è gridato alla scoperta del secolo: dalla sepoltura di Olimpia, la madre di Alessandro Magno, a Roxane, la moglie del grande macedone, allo stesso Alessandro Magno. L’indizio che farebbe pensare ad Alessandro il Grande è la presenza di una statua di leone alta cinque metri: il famoso leone di Anfipolis. La scultura, che si erge imponente ai margini della strada, è nota da tempo, ma solo oggi – alla luce delle nuove scoperte – si pensa che potrebbe essere stata collocata sulla sommità del tumulo: un segnacolo monumentale, chiaro simbolo dell’imperatore, a indicare la presenza della tomba reale. Ma in realtà quella tomba monumentale, la cui ricchezza la fa attribuire a un membro della famiglia reale macedone, è ancora un grande mistero che però potrebbe essere vicino a una soluzione: il ritrovamento in agosto dei resti ossei di una sepoltura nel punto più profondo della tomba potrebbe rivelare finalmente a chi appartiene quello straordinario monumento. A dare il grande annuncio potrebbe essere lo stesso Greek Culture Minister Costas Tasoulas will hold a press conference at the Amphipolis Museum on Saturday, November 22, at 1 pm ministro della Cultura greco Costas Tasoulas che terrà una conferenza stampa al museo di Anfipoli sabato 22 novembre alle 13; o una settimana dopo il direttore dello scavo, l’archeologa Archaeologist Katerina Peristeri will present the results of the excavation on Saturday, November 29, at 11 amKaterina Peristeri che presenterà i risultati sabato 29 novembre alle 11.

La collinetta artificiale che celava il tumulo macedone individuata da Lazaridis

La collinetta artificiale a Kasta che celava il tumulo macedone individuata dall’archeologo Lazaridis

Il primo ad avere ipotizzato la presenza di una grande tomba a tumulo in corrispondenza della collina di Kasta (a pochi chilometri dalle rovine di Anfipoli, nel nord est della Grecia) fu l’archeologo greco Dimitris Lazaridis (1917-1985). Fu proprio lui, nel 1964, a compiere i primi saggi nella collina di Kasta, dichiarando che lì sotto c’era quasi sicuramente una tomba monumentale di eccezionale importanza, costruita secondo lo stile macedone, cioè circondata da un muro e sormontata da un tumulo di terra. Sulla base dei suoi studi, Lazaridis calcolò anche l’ampiezza del muro di cinta: 485 metri, una cifra solo di pochissimo diversa da quella che è oggi certa (497). Nonostante le sue geniali intuizioni, però, per mancanza di fondi gli scavi a Kasta cominciarono solo nel 2012. La squadra di archeologi guidata da Katerina Peristeri, allieva di Lazaridis, ha lavorato da allora ininterrottamente, fino a quando, questa estate, lo scavo è giunto nella sua fase finale.

Il monumentale ingresso del tumulo macedone scavato a Kasta di Anfipoli

Il monumentale ingresso del tumulo macedone scavato a Kasta di Anfipoli

Tra gli entusiasmi della comunità scientifica e degli appassionati di tutto il mondo è così saltata fuori una meraviglia dietro l’altra. Oltre al muro di cinta, alto tre metri e costruito in blocchi di marmo di Taso perfettamente conservati, è stato l’ingresso monumentale a lasciare stupefatti. Vi si giunge percorrendo un corridoio di quasi cinque metri e scendendo tredici scalini, che conducono al portale. Ai suoi fianchi, due pilastri di marmo in stile ionico sorreggono un architrave su cui poggiano due sfingi (anch’esse marmoree) di straordinaria fattura, incorniciate da un arco in pietra. Superato il primo portale, ci si immette in un ulteriore corridoio, pavimentato a mosaico. E alla fine di questa anticamera, gli scavi hanno svelato un altro portale, l’ultimo prima dell’ingresso nella camera funeraria vera e propria, in cui si trovavano i resti del defunto e il corredo. Anche il secondo portale è stata una sorpresa, per le due splendide cariatidi che lo sorreggono. Secondo gli esperti, non si tratta infatti di semplici imitazioni di quelle dell’Eretteo di Atene, ma di capolavori d’arte del IV secolo.

Una sezione del tumulo che mostra l'organizzazione degli spazi nella tomba monumentale

Una sezione del tumulo che mostra l’organizzazione degli spazi nella tomba monumentale

Visione assonometrica delle tre stanze della tomba macedone

Visione assonometrica delle tre stanze della tomba macedone

Quella di Anfipoli è ritenuta la più grande tomba antica scoperta in Grecia: risale a 2300 anni fa, e – proprio per la sua monumentalità – è naturale  che abbia stimolato l’ipotesi che proprio lì sia stato sepolto il grande conquistatore o un membro della sua famiglia, anche per il fatto che se è certo che Alessandro morì in Babilonia – nell’attuale Iraq – il suo luogo di sepoltura è ancora avvolto nel mistero. E perciò la tomba di Kasta rappresenta per gli studiosi un enigma da risolvere: chi è stato sepolto sotto il grande tumulo che sembra un unico grande mausoleo, di ciclopiche proporzioni, quasi 500 metri di circonferenza, 87 di diametro, costruito in marmo di Thassos, circa dieci volte più grande della tomba di Filippo II a Vergina? La tomba di Anfipoli si trova vicino all’antico porto dell’Egeo che Alessandro Magno utilizzò per la sua flotta e probabilmente è stata costruita nel periodo di interregno immediatamente successivo alla sua morte nel 323 a.C.

Il grande mosaico pavimentale trovato in una stanza interna della tomba di Anfipoli

Il grande mosaico pavimentale trovato in una stanza interna della tomba di Anfipoli

Gli archeologi, prima dei resti ossei, un indizio importante l’avevano trovato: l’immagine di una giovane divinità dai capelli rossi. La donna, dai capelli rosso fuoco e una veste bianca, raffigurata su un pavimento a mosaico, è stata identificata come Persefone, figlia di Zeus e dea del raccolto. A detta del ministero della Cultura e dello Sport greco, la raffigurazione è molto simile a un dipinto (nella cosiddetta tomba di Persefone) del cimitero reale di Vergina, dove fu sepolto Filippo II, il padre di Alessandro.  Ed è simile ad una seconda rappresentazione del ratto di Persefone trovata sullo schienale di un trono di marmo della regina Euridice, madre di Filippo II. Questa scoperta, ha osservato Lena Mendoni, segretario generale del ministero, conferma le speculazioni fatte finora, collegando la tomba di Anfipoli alla stirpe regale di Alessandro Magno: “Il simbolismo politico è molto forte”. E l’archeologa Katerina Peristeri: “Senza dubbio il defunto era una persona estremamente importante”.

La donna dai capelli rosso fuoco: dettaglio del pavimento musivo col ratto di Persefone

La donna dai capelli rosso fuoco: dettaglio del pavimento musivo col ratto di Persefone

Peristeri e i suoi colleghi hanno scoperto il mosaico, che si estende per circa 14 metri quadrati, ripulendo il pavimento di una delle camere interne della tomba. L’opera musiva raffigura il mito greco del rapimento di Persefone: Ade la vide mentre lavorava in un campo e decise di farne la sua regina; la catturò e la portò negli Inferi, dove la prese in moglie. Il mosaico raffigura Ade come un auriga barbuto che sta portando via la dea, i cui ricci si agitano nel vento mentre si volta indietro, guardando con nostalgia la propria casa. A correre davanti al carro è il dio messaggero Ermes, che indossa mantello scarlatto, cappello e sandali alati e li conduce negli Inferi. Peristeri non si sbilancia sull’identità del proprietario della tomba sulla base di questa prova. Più esplicito Ian Worthington, dell’università del Missouri, in Columbia: “L’occupante della tomba potrebbe essere di sesso femminile, perché il mosaico mostra una donna che viene portata verso l’oltretomba. Se così fosse, il tumulo potrebbe contenere i resti di Roxane, la principessa bactriana che fu la prima moglie di Alessandro Magno, o di Olimpia, sua madre”. Entrambe le donne sono state condannate a morte da Cassandro, uno dei generali di Alessandro, quando salì sul trono dell’antica Macedonia. Secondo quanto riportato dalle fonti antiche Cassandro avrebbe ucciso la moglie e il giovane figlio del condottiero nel 310 a.C., e per questo motivo Roxane potrebbe trovarsi nella tomba di Kasta. Altre evidenze fanno però propendere per l’ipotesi che la tomba sia stata destinata a Olimpia. Alessandro voleva fare di sua madre una dea, proprio come la divinità femminile che si trova nel carro di Ade. Inoltre, Olimpia ha continuato ad avere influenza politica anche dopo la morte di Alessandro. Anche se è stata assassinata da Cassandro e dai suoi alleati, secondo Philip Freeman, professore al Luther College nello Iowa, “Olimpia potrebbe essere stata onorata da una tomba di tale imponenza”. Perplessità, dubbi e riserve su tutte queste ipotesi sono state invece avanzate da Nicola Bonacasa docente di Archeologia all’università dii Palermo: “Non si tratta della tomba di Alessandro Magno perché egli è stato sepolto ad Alessandria ed è lì che il mondo intero cerca la sua tomba”. E anche l’ipotesi che si tratti della sepoltura di Roxane è stata presto abbandonata. Del resto Cassandro – che la uccise insieme con suo figlio Alessandro IV per salire sul trono macedone – difficilmente, secondo gli esperti, avrebbe costruito per lei un monumento così grandioso. Per quanto riguarda poi Alessandro IV, di cui si è anche parlato come probabile ospite della tomba, egli venne sepolto a Vergina.

Le due sfingi, preziose sculture del IV secolo a.C., sono a guardia della tomba di Anfipoli

Le due sfingi, preziose sculture del IV secolo a.C., sono a guardia della tomba di Anfipoli

Un particolare di una scultura trovata all'interno della tomba: sono esempi di arte greca del IV sec. a.C. particolarmente preziosi

Un particolare di una scultura trovata all’interno della tomba: preziosa arte greca del IV sec. a.C.

E allora sarà quasi certamente uno scheletro a risolvere i tanti enigmi che ancora aleggiano sull’imponente monumento funebre, da quando lo scorso agosto gli archeologi hanno annunciato la scoperta di un vasta tomba sorvegliata da due sfingi e circondata da un muro di marmo 497 metri. I resti umani, come reso noto dal ministero greco della Cultura, sono stati rinvenuti nella terza sala sotterranea da poco scoperta: erano sparpagliati a terra in un ambiente a otto metri di profondità sotto la stanza più interna del monumento. Non è stato ancora accertato il sesso del defunto, cosa che potrebbe portare alla soluzione del principale mistero nella tomba monumentale, ovvero l’identità della persona che vi fu sepolta. A questo penseranno appositi esami antropologici e del carbonio 14 oltre alle analisi del Dna che saranno eseguiti in laboratori specializzati in Grecia e dai quali si attendono risposte importanti.

La stanza sepolcrale trovata alla fine del percorso ipogeo nel tumulo macedone di Anfipolis

La stanza sepolcrale trovata alla fine del percorso ipogeo nel tumulo macedone di Anfipolis

Frammenti del corredo recuperati insieme con i resti ossei del "padrone" della tomba

Frammenti del corredo recuperati insieme con i resti ossei del “padrone” della tomba

Gli archeologi ritengono che la tomba probabilmente apparteneva a un macedone di primo piano. “Una persona morta che è diventato un eroe, il che significa un mortale che fu adorato dalla società in quel momento”, spiegano. “Il defunto era una persona di primo piano, poiché solo questo potrebbe spiegare la costruzione di questo complesso sepolcrale unico”. Il sito è stato saccheggiato in antico. La salma era stata deposta in una bara di legno, che si è disintegrata nel corso del tempo. Per questo i resti scheletrici sono stati trovati sia all’interno che all’esterno della tomba interrati nella camera più interna del sito. Come sparsi in tutta la sepoltura c’erano frammenti di oggetti in ferro e bronzo, e decorazioni in osso e vetro.

La disposizione degli spazi nella terza stanza dove son stati rinvenuti i resti ossei ora allo studio

La disposizione degli spazi nella terza stanza dove son stati rinvenuti i resti ossei ora allo studio

Una ricostruzione 3D della tomba: in fondo la stanza con la sepoltura

Una ricostruzione 3D della tomba: in fondo la stanza con la sepoltura ancora misteriosa

Secondo i responsabili del laboratorio di archeometria a disposizione dei ricercatori, oltre ad accertare il sesso del defunto, sarà possibile determinare con un’approssimazione di 20 anni il periodo in cui è vissuto il personaggio di rango sepolto nella tomba di Kasta, ricavare informazioni circa il luogo dove è vissuto, conoscere la sua alimentazione e se soffriva di qualche malattia. Dagli esami si potranno anche accertare anche le cause della morte. Sarà però più complesso, se non impossibile, determinare grazie al Dna eventuali collegamenti con la famiglia reale di Alessandro Magno. Secondo il quotidiano Etnos, infatti, esisterebbe una banca di dati genetici delle salme ritrovate nelle tombe reali di Vergina, vicino a Salonicco, dove negli anni ’70 venne scoperta la sepoltura di Filippo II, il padre di Alessandro. Da parte sua, invece, il giornale Ta Nea taglia corto scrivendo che il Dna di Filippo II non esiste. Ora non ci resta che attendere l’esito degli esami di laboratorio.

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  1. Italina Bacciga dice :

    Molto interessante Italina Bacciga

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