“Nessuno ha chiesto i Bronzi di Riace”. Il soprintendente: “A settembre riapre il cantiere. Il rinnovato museo della Magna Grecia (con i Bronzi) sarà pronto per l’Expo: i visitatori potranno venire a Reggio Calabria”
“Se non ci saranno intoppi, ai primi di settembre inizieranno i lavori per il completamento del Museo archeologico della Magna Grecia di Reggio Calabria, che dovrebbero concludersi in sei mesi”. Quindi in tempo per l’avvio di Expo Milano 2015: i visitatori dell’Esposizione universale potranno venire a Reggio Calabria. È questo l’annuncio più bello che si sente di fare Simonetta Bonomi, soprintendente ai Beni archeologici della Calabria, in una settimana che ha visto i Bronzi di Riace, che del museo di Reggio e di tutta la Calabria sono il simbolo e il tesoro più famoso, al centro di una querelle nazionale dopo che Vittorio Sgarbi, nominato ambasciatore delle Belle Arti per l’Expo 2015, ha lanciato l’idea di portare i due guerrieri all’esposizione milanese. Ma “il caso Bronzi” non è stato ancor archiviato, e la “soprintendente di ferro” lo sa bene, come sa bene che non si può – nell’attuale sistema Italia – valutare l’importanza di un bene o di una istituzione culturale dalla sua redditività.

I tecnici, dopo i lunghi restauri, hanno riscontrato nei Bronzi microfratture che li rendono estremamente fragili
“Lo spostamento dei Bronzi di Riace li espone a rischi di danneggiamenti e di perdita. È un dato di fatto”, ribadisce decisa. “E comunque nessuno ha fatto richiesta per averli”. Da Simonetta Bonomi dipende il museo archeologico di Reggio Calabria in cui le due statue sono ospitate. “Come soprintendenza lo diciamo da 30 anni che c’è questo rischio, visto che ciclicamente scoppiano le solite polemiche. La prima fu addirittura nel 1982. Evidentemente ci si dimentica che queste statue hanno 2500 anni, 2000 dei quali trascorsi sotto l’acqua. La loro struttura è fragile anche da un punto di vista meccanico e non solo chimico-fisico. Spostarli vuol dire assumersi una grande responsabilità. A Reggio Calabria sono ospitati in una sala con un micro clima controllato per l’umidità e la temperatura, poggiati su basi antisismiche e con un filtraggio dei visitatori. Per spostarli occorrerebbero mezzi speciali e particolari accorgimenti nelle sale in cui dovessero essere ospitati. Ed i rischi ci sarebbero lo stesso. La corrosione ciclica, conosciuta come cancro del bronzo, può essere innestata anche da un piccolo incidente climatico. Ed una volta partita, la corrosione è difficile da fermare perché all’inizio si manifesta all’interno, quindi più difficilmente individuabile”. E comunque – è l’opinione del soprintendente – “l’Expo non è Milano, ma un’iniziativa che punta a valorizzare l’immagine di tutta l’Italia”.
Simonetta Bonomi interviene anche sulla redditività dei Bronzi: “È inaccettabile fare un discorso economico sui Bronzi. Un museo non nasce per fare cassa, ma per fare cultura. Non è una fabbrica di bulloni. Certo, se poi gli incassi ci sono è meglio, ma un museo non nasce per quello. Tra l’altro, i limiti di età per accedere gratis al museo non li stabiliamo noi ma sono decisi dal Ministero. E comunque a luglio è andata molto bene. Abbiamo avuto 16640 visitatori e non c’è stata una flessione di paganti. Tanto che, al netto degli oneri di concessione, restano 42mila euro netti, che significa 1500 euro al giorno con punte di 2000”.
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