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Feltre (Bl). Riapre per tutta l’estate l’area archeologica sotto piazza Duomo, al termine di un triennio di lavori col rifacimento dell’impianto di illuminazione e il rinnovamento degli allestimenti

L’area archeologica statale di Feltre (Bl), che occupa un ampio spazio sottostante la piazza del Duomo, alla fine di lavori di manutenzione straordinaria che si sono svolti nell’arco di un triennio, apre al pubblico con continuità, dal 19 luglio al 31 agosto 2025, tranne il mercoledì, dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 19. L’ingresso è gratuito con un servizio di visite accompagnate in piccoli gruppi. La riapertura ufficiale venerdì 18 luglio 2025, con un evento pubblico e visite all’area, in cui sono intervenuti Vincenzo Tiné, soprintendente Archeologia Belle arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Venezia e le province di Belluno Padova e Treviso; Viviana Fusaro, sindaco di Feltre; mons. Renato Marangoni, vescovo di Belluno-Feltre; e Silvia Cestaro, consigliere regionale del Veneto. È toccato invece a Chiara D’Incà, funzionario archeologo della soprintendenza, e all’architetto Alberto Pasetti Bombardella, progettista, a illustrare il progetto di restauro.

Veduta generale dell’area archeologica sotto piazza Duomo a Feltre (Bl) (foto sabap-ve-met-bl-pd-tv)

Rilievo planimetrico dell’area archeologica sotto piazza Duomo a Feltre (Bl) (foto ve-met-bl-pd-tv)

Gli interventi, avviati a partire da settembre 2022, hanno previsto in particolare il rifacimento dell’impianto di illuminazione e un rinnovamento degli allestimenti legati alla musealizzazione del sito, nell’ottica di offrire al pubblico un’esperienza di visita più completa. Le opere di valorizzazione e riqualificazione, interamente finanziate con fondi del Ministero della Cultura ed eseguite dalla Soprintendenza per l’area metropolitana di Venezia e le province di Belluno, Padova e Treviso, hanno avuto l’obiettivo di dotare gli spazi espositivi di impianti tecnicamente avanzati sul profilo illuminotecnico, e di consentire, nel contempo, un miglioramento della fruizione pubblica delle significative testimonianze archeologiche conservate nel sito. Come noto, l’area archeologica racchiude in uno spazio ampio quasi quanto la soprastante Piazza del Duomo i resti delle fasi più antiche della città, in particolare edifici di epoca romana (inseriti in un quartiere a destinazione residenziale e commerciale che si sviluppava sulle pendici meridionali del colle) e di epoca medievale (tra cui un battistero a pianta circolare). Il risultato degli interventi recentemente conclusi consente di restituire un contesto pienamente fruibile ai cittadini di Feltre e alle migliaia di visitatori che ogni anno frequentano l’area, grazie anche alla sinergia con l’associazione locale che garantisce il servizio di apertura e di accompagnamento alla visita.

Aquileia. Al museo Archeologico nazionale l’incontro con Mariangela Galatea Vaglio apre le “Suggestioni archeologiche” 2025, dedicate quest’anno alla divulgazione archeologica: “Pagine di archeologia. Comunicare il passato tra narrativa, scoperte d’archivio e di cantiere” 

L’edizione 2025 delle “Suggestioni archeologiche”, organizzate dal museo Archeologico nazionale di Aquileia e dall’Associazione nazionale per Aquileia è dedicata quest’anno alla divulgazione archeologica: “Pagine di archeologia. Comunicare il passato tra narrativa, scoperte d’archivio e di cantiere”. Cinque appuntamenti nei giovedì e mercoledì di luglio 2025 per far conoscere a curiosi, appassionati e fedelissimi cinque pubblicazioni che trattano di archeologia con voci e modi differenti, ma sempre attuali e straordinariamente efficaci. Tra le novità la modalità di svolgimento degli incontri: quest’anno abbiamo pensato a un dialogo a più voci, meno ingessato, più informale e coinvolgente, come si confà a un rilassato pomeriggio estivo. Il ciclo di conferenze prende avvio giovedì 3 luglio 2025, nella tradizionale cornice del museo Archeologico nazionale di Aquileia, con la presentazione del libro di Mariangela Galatea Vaglio, “Il fondatore. Romolo e il mito delle origini di Roma” edito da Giunti Editore e fresco di stampa. Un’altra novità di quest’anno è l’ingresso in scena di una seconda “piazza” per i nostri incontri: giovedì 24 luglio le “Suggestioni” si spostano infatti a Casa Bertoli, sede dell’Associazione Nazionale per Aquileia. Restano invariate le modalità di partecipazione. Le conferenze sono gratuite, è raccomandata la prenotazione a museoaquileiaeventi@cultura.gov.it / 0431 91016. Esclusivamente per la data del 24 luglio 2025, invece, la mail a cui scrivere è: assaquileia@libero.it. Al termine di ogni appuntamento è previsto un brindisi conviviale a cura delle cantine del territorio.

PROGRAMMA. Giovedì 3 luglio, ore 17.15 – MAN AQUILEIA, via Roma 1: “Il fondatore. Romolo e il mito delle origini di Roma” (Giunti Editore, 2025). Dialoga con l’autrice Mariangela Galatea Vaglio l’archeologa e divulgatrice Francesca Benvegnù; giovedì 10 luglio, ore 17.15 – MAN AQUILEIA, via Roma 1: “L’Arena e gli altri. Teatri e anfiteatri romani tra ricerca, tutela e valorizzazione” (Scripta edizioni, 2024). Dialogano con il curatore Vincenzo Tiné gli archeologi Andrea Ghiotto e Cristiano Tiussi; giovedì 17 luglio, ore 17.15 – MAN AQUILEIA, via Roma 1: “Aquileia. L’area delle mura e del mercato tardoantichi. Lo scavo negli archivi” (Quasar, 2023). Dialoga con le curatrici Patrizia Basso e Diana Dobreva la professoressa Francesca Ghedini; giovedì 24 luglio, ore 17.15 – CASA BERTOLI, via Patriarca Popone 6: “Il carteggio tra Giusto Fontanini e Gian Domenico Bertoli (1718-1736)” (Forum Editrice, 2024). Dialogano con i curatori Roberto Feruglio e Alberto Vidon i ricercatori Paolo Pastres e Luca Villa; mercoledì 30 luglio, ore 17.15 – MAN AQUILEIA, via Roma 1: “Anche le statue parlano” (Readaction Editrice, 2025). Dialoga con l’autore Edoardo De Angelis, la presidentessa di A.C. CulturArti Roswitha Del Fabbro e l’attore Alessandro Maione, l’archeologa Annalisa de Franzoni.

Venezia. A Palazzo Ducale, sede Sabap, presentazione del libro “Le aree archeologiche del Veneto. Un quadro in evoluzione verso il piano paesaggistico regionale”: focus sulle aree archeologiche con potenziale interesse di tutela paesaggistica e di pubblica fruizione. Ecco il programma

Giovedì 10 aprile 2025, alle 15, nella sede della soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per il Comune di Venezia e laguna a Palazzo Ducale, in piazza San Marco a Venezia, presentazione del libro “Le aree archeologiche del Veneto. Un quadro in evoluzione verso il piano paesaggistico regionale”. Il volume, edito dall’Istituto Poligrafico dello Stato per conto della Regione Veneto e del ministero della Cultura, presenta le aree archeologiche del Veneto con potenziale interesse di tutela paesaggistica e di pubblica fruizione. Si tratta dei siti archeologici più importanti del territorio regionale, candidati ad essere confermati o individuati dal redigendo Piano Paesaggistico Regionale come vere e proprie zone archeologiche (ai sensi dell’art. 142, 1, m) del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio e ad essere oggetto di particolare attenzione negli strumenti urbanistici dei Comuni ospitanti. L’esperienza veneta sul tema archeologico-paesaggistico sarà messa a confronto con quella delle regioni del Nord Italia che hanno già approvato o stanno elaborando i piani paesaggistici. Evento gratuito con prenotazione obbligatoria sul sito di Eventbrite raggiungibile al seguente link: http://bit.ly/3YaH3yv fino ad esaurimento posti.

Dopo i saluti di Luigi La Rocca, Capo Dipartimento Tutela del ministero della Cultura; Salvina Sist, direttore Pianificazione Territoriale della Regione del Veneto; Marta Mazza, segretario regionale per il Veneto del ministero della Cultura; Fabrizio Magani, soprintendente ABAP per il Comune di Venezia e Laguna; Andrea Rosignoli, soprintendente ABAP per province di Verona Rovigo e Vicenza; intervengono: Vincenzo Tiné, Brunella Bruno, Chiara D’Incà, Sara Bini (soprintendenze ABAP del Veneto), “Le zone archeologiche del Veneto”; Andrea Pessina, Valentina Minosi, Paola Ventura, Roberto Micheli (segretariato regionale MiC e soprintendenza ABAP Friuli V.G.), “Le zone archeologiche del Friuli Venezia Giulia”; Corrado Azzolini, Francesca Restano, Stefania Ratto (segretario regionale MiC Piemonte e soprintendenza ABAP di Torino), “Le zone archeologiche del Piemonte”; Federico Barello, Stefano Costa, Marta Conventi (soprintendenza ABAP di Savona e Imperia), “Le zone archeologiche della Liguria”; Ilaria Di Cocco (segretariato regionale MiC Emilia Romagna), “Le zone archeologiche dell’Emilia Romagna”. Conclusioni: Ugo Soragni, consulente esperto della Regione del Veneto per il PPR (già direttore regionale del MiC per il Veneto).

Verona. Presentato in anteprima a Vinitaly 2024 il progetto del nuovo Atlante delle aree archeologiche del Veneto, vera e propria carta archeologica dell’intero territorio regionale, elaborata dalle tre Soprintendenze venete con la Regione Veneto, aggiornato alle ultimissime scoperte, in vista del redigendo nuovo Piano Paesaggistico Regionale e la normalizzazione degli oltre 1150 vincoli (prima regione in Italia)

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Il soprintendente Vincenzo Tinè alla presentazione dell’Atlante delle Aree archeologiche del Veneto nello stand della Regione Veneto a Vinitaly 2024 di Verona (foto sap)

A distanza di quasi 40 anni dall’Atlante delle zone archeologiche del Veneto (Regione del Veneto, Venezia 1987), è stato presentato in anteprima a Verona, martedì 16 aprile 2024, nello stand della Regione del Veneto al “Vinitaly 2024”, il progetto del nuovo Atlante delle aree archeologiche del Veneto, di cui Sap – società archeologica srl ha curato l’impaginazione e l’elaborazione grafica. Si tratta di una vera e propria carta archeologica dell’intero territorio regionale, elaborata dalle tre Soprintendenze venete Archeologia Belle arti e Paesaggio del ministero della Cultura in collaborazione con la Direzione Pianificazione Territoriale della Regione del Veneto. Aggiornato alle ultimissime scoperte, questo data-base contiene i dati descrittivi, di perimetrazione cartografica e bibliografici di oltre 180 aree archeologiche con valenza paesaggistica. Alla presentazione sono intervenuti il presidente della Regione del Veneto Luca Zaia, l’assessore al Territorio cultura sicurezza della Regione del Veneto Cristiano Corazzari, il direttore Pianificazione territoriale della Regione del Veneto Salvina Sist e il direttore Beni attività culturali e sport della Regione del Veneto Fausta Bressani. Ha presentato il progetto il soprintendente Archeologia Belle arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Venezia e le province di Belluno Padova e Treviso, Vincenzo Tiné, anche a nome dei colleghi Marta Mazza, segretario regionale del ministero della Cultura per il Veneto e Fabrizio Magani, soprintendente Archeologia Belle arti e Paesaggio per il Comune di Venezia e Laguna e per le province di Verona Rovigo e Vicenza.

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Una visita guidata all’interno della Grotta di Fumane (Vr) in Valpolicella (foto comune di fumane)

Il ricco e articolato paesaggio archeologico del Veneto è stato oggetto di un importante progetto di analisi catalografica e cartografica, condotto nel quadro della redazione congiunta del Piano Paesaggistico Regionale tra Regione del Veneto e ministero della Cultura. Dal Paleolitico – quando nella grotta veronese di Fumane è attestata la più antica pittura europea – fino alla diffusione delle società di agricoltori neolitici e di quelle gerarchicamente strutturate delle età del Bronzo e del Ferro – quando compare la civiltà dei Veneti antichi, tra le più celebri dell’Italia preromana – fino alla piena Romanizzazione, alla tarda Antichità e al Medioevo, il Veneto è sempre stato uno dei luoghi di eccellenza per lo studio delle interazioni produttive tra uomo e ambiente. Un paesaggio pluristratificato, che culmina con la civiltà rinascimentale delle ville venete ma che trova nel più remoto passato le sue radici e il suo senso profondo: storico, socio-economico ed identitario. Nel quadro dei lavori per il Piano Paesaggistico Regionale, oltre che alla revisione e normalizzazione degli oltre 1150 vincoli paesaggistici ai sensi dell’art. 136 del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio – il record italiano, seguito a grandissima distanza dai 400 vincoli paesaggistici della Toscana! – la Regione del Veneto e il ministero della Cultura hanno proceduto anche alla raccolta sistematica dei dati pregressi, finalizzata individuazione delle cosiddette “zone archeologiche” ai sensi dell’art. 142, c. 1, lett. m) del medesimo codice.

veneto_ptrc_2020_piano-territoriale_logoProdromico all’individuazione delle vecchie e nuove zone paesaggisticamente tutelate da parte del redigendo Piano Paesaggistico Regionale, l’Atlante delle aree archeologiche del Veneto sarà a breve pubblicato in edizione digitale e cartacea nella serie degli apparati conoscitivi del Piano Paesaggistico Regionale. Il nuovo volume e il relativo data-base, consultabile on-line sul sito della Regione e delle Soprintendenze, rappresenteranno un formidabile strumento di conoscenza e tutela dei siti archeologici della regione, a disposizione di tutti i cittadini e gli enti per orientare consapevolmente le scelte urbanistiche, produttive e culturali del territorio veneto.

Bassano. Per la restituzione alla città del Ponte, cinque mesi di eventi culturali. Si inizia con la grande mostra “Palladio, Bassano e il Ponte. Invenzione storia mito”, che racconta il mito del ponte, ma contemporaneamente di un ponte concreto e reale da 500 anni, il ponte di Bassano, disegnato da Palladio, distrutto e ricostruito più volte

Il Ponte di Bassano tornato al suo splendore dopo i recenti restauri (foto esseci)

È il Ponte degli Alpini. Ma anche il Ponte Vecchio. In una parola: il Ponte di Bassano, simbolo della cittadina della pedemontana veneta, in realtà opera ingegneristica del genio di Andrea Palladio, progettato nel 1569, e dallo stesso archistar definito “una strada sopra dell’acqua… bella per la forma, e forte”. Cinquecento anni di storia, contrassegnati anche da momenti dolorosi, non solo per la furia delle acque del Brenta che l’hanno più volte danneggiato, ma per la mano dell’uomo, come nel 1813 quando il viceré Eugenio di Beauharnais lo fece incendiare per fermare l’avanzata austriaca, o nel 1945 quando prima le bombe alleate poi le mine dei partigiani lo fecero saltare in aria per salvare la città. Ma fu sempre ricostruito, rimanendo fedeli al modello palladiano. Anche nell’ultimo restauro, durato sette lunghi anni, e finito nel maggio 2021, che ha comportato anche la deviazione del fiume Brenta e l’uso di tecnologie sofisticate per salvarlo dal collasso e restituirlo alla Storia. Ora è tempo per Bassano di tributargli il giusto riconoscimento con un programma di eventi a partire da sabato 29 maggio 2021.

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Locandina della mostra “Palladio, Bassano e il Ponte. Invenzione storia mito” ai Musei civici di Bassano dal 29 maggio al 10 ottobre 2021

A cominciare da una grande mostra “Palladio Bassano e il Ponte. Invenzione storia mito”, dal 29 maggio al 10 ottobre 2021 ai musei civici di Bassano del Grappa, a cura di Guido Beltramini, Barbara Guidi, Fabrizio Magani e Vincenzo Tiné. L’esposizione è stata promossa dall’amministrazione comunale di Bassano del Grappa proprio per celebrare la conclusione del lungo restauro del Ponte Vecchio conosciuto anche come il Ponte degli Alpini. La mostra è frutto di una sinergia fra il museo civico di Bassano, la soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le provincie di Verona, Rovigo e Vicenza e il Centro Studi Internazionali di Architettura Andrea Palladio-Palladio Museum di Vicenza. “Attendiamo con gioia l’apertura di questa importante mostra”, dichiara il sindaco Elena Pavan, “una mostra che, oltre a farci ripercorrere l’affascinate storia di questo singolare monumento divenuto simbolo di Bassano, rappresenta il primo di una ricca serie di appuntamenti volti a festeggiare la sua restituzione alla città”.

Il Ponte di Bassano in una pagina de “I Quattro libri dell’Architettura” di Andrea Palladio (Venezia, 1570), appartenuta ad Antonio Canova e conservata nella Biblioteca Civica di Bassano (foto comune di bassano)
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“Capriccio con edifici palladiani” di Antonio Canaletto (1750 ca.), olio su tela conservato al Complesso monumentale della Pilotta di Parma (foto pilotta parma)

“A differenza della maggior parte degli architetti cinquecenteschi”, ricorda Guido Beltramini, direttore del CISA e co-curatore della mostra, “Palladio è un architetto di ponti: ponti di pietra, di legno e di carta. Questi ultimi sono senza dubbio quelli che avranno un impatto più marcato sulla cultura figurativa dei secoli successivi: pubblicati sulle pagine dei Quattro Libri, il trattato edito a Venezia nel 1570, diventeranno i protagonisti dei sogni degli artisti del Settecento. Algarotti chiederà a Canaletto di fargli vedere il ponte di Rialto come lo aveva pensato Palladio, ma anche Bellotto, Carlevarijs e Piranesi faranno dei ponti uno dei soggetti privilegiati delle loro vedute. La mostra racconta il mito del ponte, ma contemporaneamente parla di un ponte concreto e reale da 500 anni, il ponte di Bassano, disegnato da Palladio, distrutto e ricostruito più volte in un’epopea che dal Settecento del Ferracina giunge al presente del Ponte degli Alpini. Il racconto della mostra si snoda a partire da disegni originali di Palladio, libri cinquecenteschi, mappe antiche, dipinti del Settecento, fotografie di fine Ottocento, modelli di studio contemporanei”.

“Il Ponte di Bassano” di Roberto Roberti (1807), olio su tela conservato al museo civico di Bassano del Grappa (foto comune di bassano)

La mostra è accompagnata da un volume scientifico, in grado di fornire gli strumenti di lettura della storia del ponte di Bassano e dei suoi secoli di storia. Il volume è articolato in tre sezioni. La prima, di taglio storico, contestualizza la fase di costruzione cinquecentesca del ponte all’interno dell’economia, politica e società bassanese dell’epoca, senza trascurare anche la “preistoria” del ponte, con i diversi attraversamenti dal medioevo in avanti. La seconda sezione, di tema palladiano, rende conto delle novità nelle ricerche su Palladio e i ponti in pietra e in legno, con particolare attenzione al ponte nella città di Bassano e a quello a Cismon del Grappa. Una terza sezione riguarda la “vita materiale” e le trasformazioni del ponte in un arco cronologico che va dalla sua costruzione sino al recente restauro, nonché alla forza del suo mito nelle arti figurative.

“Interno del Ponte Vecchio di Bassano” di Sebastiano Lovison (1826), incisione a bulino conservata al museo civico di Bassano (foto comune di bassano)

Bassano ha predisposto da maggio a ottobre 2021 un ricco programma di appuntamenti per festeggiare la restituzione del Ponte alla città (vedi Il Ponte degli Alpini | Il Ponte Vecchio | Il Ponte di Palladio | Il Ponte di Bassano / Fotonotizie / Comunicazione / Home – Comune di Bassano del Grappa). Gli eventi in programma, che compongono un unico calendario, sono stati idealmente suddivisi in due gruppi: gli appuntamenti strettamente legati alla restituzione del Ponte, e quindi organizzati per questo specifico momento, e il “Fuori Ponte”. Questo secondo, riunisce diverse manifestazioni organizzate ciclicamente da associazioni ed enti cittadini, in collaborazione con l’Amministrazione comunale, che per l’occasione avranno una specifica declinazione a tema. Per il 29 maggio 2021, giorno di inaugurazione della grande mostra ai musei civici, due gli eventi in programma. Alle 19, sul Ponte degli Alpini, “Un ponte in musica”, omaggio a Ennio Morricone. Concerto sul Ponte degli Alpini con il flautista Andrea Griminelli, l’Orchestra Ritmico Sinfonica Italiana e il Coro lirico Opera House diretti dal Maestro Diego Basso. Produzione Due Punti Eventi. Invece alle 15, per “Fuori Ponte”, a Villa Ca’ Erizzo Luca, cerimonia di consegna del Premio letterario nazionale Voci Verdi, a cura dell’Associazione Culturale Va’ Pensiero.