Archivio tag | Vincenzo Cuomo

Portici (Na). All’università “Federico II” la giornata di studi “Il Real Sito di Portici. Ricerche, restauri e prospettive”, importante momento di confronto scientifico sulla valorizzazione di uno dei più significativi siti reali borbonici del territorio campano

Venerdì 20 giugno 2025, alle 9.30, a Portici, nella Sala Cinese dell’università di Napoli “Federico II” in via Università 100, ospita la giornata di studi “Il Real Sito di Portici. Ricerche restauri e prospettive”, un importante momento di confronto scientifico dedicato alla valorizzazione di uno dei più significativi siti reali borbonici del territorio campano. L’iniziativa, che vede la partecipazione di istituzioni di primo piano nel panorama culturale nazionale, si propone di fare il punto sullo stato delle ricerche, sui cantieri di restauro in corso e sulle prospettive future per la conservazione e valorizzazione del Real Sito di Portici, prezioso esempio dell’architettura reale settecentesca e sede del primo museo ercolanense. Alla giornata porteranno i saluti istituzionali Matteo Lorito, rettore dell’università “Federico II”; Gaetano Manfredi, sindaco della Città Metropolitana di Napoli; Danilo Ercolini, direttore dipartimento di Agraria; Luigi La Rocca, capo dipartimento per la Tutela del patrimonio culturale; Mariano Nuzzo, soprintendente per l’area metropolitana di Napoli; Stefano Mazzoleni, direttore museo delle Scienze agrarie; Paola Costa, dirigente città metropolitana di Napoli; Vincenzo Cuomo, sindaco di Portici; Gennaro Miranda, presidente fondazione Ente Ville Vesuviane; Lorenzo Capobianco, presidente OAPPC  Napoli. L’evento è aperto al pubblico e alla comunità scientifica. La Giornata di Studi rappresenta un’occasione preziosa per fare il punto sui risultati raggiunti e delineare le strategie future per la conservazione di questo straordinario patrimonio, coinvolgendo tutti gli attori istituzionali e scientifici impegnati nella sua tutela.

Veduta dall’alto della Reggia di Portici (foto paerco)

La giornata si articola in quattro sessioni tematiche che spaziano dalla storia dei siti reali borbonici alle più moderne tecniche di restauro. Si parlerà dell’eredità di Luigi Vanvitelli e della sua influenza sull’architettura della Federico II, del rapporto tra la Reggia e l’antico museo ercolanense, fino ai cantieri di restauro attualmente in corso. Particolare attenzione sarà dedicata al ruolo del Real Sito come villa vesuviana del “miglio d’oro” e alle strategie innovative per il restauro e la valorizzazione del patrimonio borbonico. Gli interventi spazieranno dalle riflessioni sul restauro del Fortino di Ferdinando IV alle analisi del Gabinetto dorato della Regina, testimonianza dell’apogeo del tardobarocco.

SESSIONE 1 – I siti Reali: chair Serena Borea. Renata Picone, presidente Sira – università di Napoli “Federico II”, “Siti reali borbonici. Nuove strategie per il restauro e la valorizzazione”; Alessandro Castagnaro, università di Napoli “Federico II”, “Luigi Vanvitelli dalla Reggia di Portici alle sedi della Federico II”; Fabio Mangone, università di Napoli “Federico II”, “Fuga a Portici”; Massimo Visone, università di Napoli “Federico II”, “La fortuna iconografica del Palazzo Reale di Portici”.

SESSIONE 2 – Il Real Sito di Portici, villa vesuviana del miglio d’oro: chair Mariano Nuzzo. Serena Borea, soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Napoli, “Conservare per continuare a conoscere. L’impegno della Soprintendenza per il restauro, la tutela e la valorizzazione del Real Sito”; Marco De Napoli, soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Napoli, “Conoscere per tutelare. La vestizione del vincolo culturale per strategie di tutela e valorizzazione del Real Sito di Portici”; Valentina Russo, università di Napoli “Federico II”, “In oppugnandis propugnandisque opidis tirocinio: riflessioni per il restauro del Fortino di Ferdinando IV nella Reggia di Portici”; Andrea Pane – Damiana Treccozzi, università di Napoli “Federico II”- Scuola Superiore Meridionale / museo Archeologico nazionale di Napoli, “La Reggia di Portici tra apogeo del tardobarocco e istanze di rinnovamento stilistico: il caso del Gabinetto dorato della Regina tra conoscenza e conservazione”; light lunch. Inaugurazione mostra fotografica di Giovanni Genova. Presentazione di Francesca Stopper.

SESSIONE 3 – La Reggia e il museo ercolanense: chair Stefano Mazzoleni. Francesco Sirano, direttore parco archeologico di Ercolano, “Ercolano 1738 dallo scavo alla musealizzazione”; Elena Manzo, università della Campania “Luigi Vanvitelli”, “Genesi di una residenza reale tra Storia, Architettura e Archeologia”; Luca di Franco, soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Napoli, “Prima e dopo l’Herculanense Museum. La Reggia di Portici e l’antico”; Domenico Camardo, Mario Notomista, Packard Humanities Istitute / Istitute Packard per i Beni Culturali, “La villa romana delle scuderie del Palazzo Reale di Portici e le ville del territorio ercolanese”.

SESSIONE 4 – I cantieri in corso e prospettive future: chair Luigi Veronese. Brunella Como, soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Napoli, “Il restauro dei saloni dell’ala nord est della Reggia di Portici, già appartenenti alla Villa del Conte di Palena”; Palma Maria Recchia, soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Napoli, “Tracce ritrovate: interventi di restauro nell’ultimo quinquennio”; Valeria Fusco, soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Napoli, “Il restauro dello scalone della Reggia. Interventi di conservazione e innesti contemporanei per un nuovo ingresso all’area museale”; Giuseppe Napolitano, Gerardo Puca, Clea Martone, Città Metropolitana di Napoli, “Interventi di restauro alla Reggia curati dalla Città Metropolitana di Napoli. Dalla Galleria del piano nobile alle scuderie”.

Magna Grecia. Già migliaia di visitatori a soli tre mesi dalla riapertura del parco archeologico di Sibari danneggiato nel gennaio 2013 dall’esondazione del fiume Crati. Spesi 18 milioni per pulire, riqualificare e valorizzare l’intera area. I reperti al museo Archeologico nazionale della Sibaritide

Il parco archeologico di Sibari riaperto dopo 1500 giorni di lavori per i danni causati dall’esondazione del fiume Crati

Gli sforzi sono stati premiati. A tre mesi dalla riapertura, sono oltre 3mila i visitatori del museo Archeologico nazionale della Sibaritide e dell’area archeologica del Parco del Cavallo. Un successo di attenzione e interesse dopo più di 1500 giorni di chiusura, dall’ormai lontano 18 gennaio 2013, a causa dell’esondazione del fiume Crati. L’area è stata rimessa a nuovo e ha potuto riguadagnare l’antico splendore con in più nuovi tesori riemersi durante l’esecuzione di lavori per 18 milioni di euro. “Tanti visitatori anche al momento si tratta di numeri in gran parte legati al turismo scolastico calabrese e delle regioni limitrofe e non al turismo culturale proveniente da fuori regione o dall’estero”, spiega la direttrice Adele Bonofiglio. “Ma già i ponti di aprile e maggio hanno segnato un ulteriore forte incremento di visitatori, con presenze di croceristi e di numerose associazioni”.

Sommerso da acqua stagnante e fango: così appariva il parco archeologico di Sibari dopo l’esondazione del Crati nel gennaio 2013

Chiara Braga sul sito archeologico di Sibari

Mosaico del Parco archeologico di Sibari, ripulito dal fango dell’esondazione del 2013

Era – come detto – il gennaio 2013 quando il sito di Sibari, nel Cosentino, fu danneggiato dell’esondazione del fiume Crati. Le campagne di scavi che si sono succedute nel corso degli anni hanno portato alla luce reperti riferibili alle tre città sorte in quei luoghi. Sybaris, antica polis magno greca, realizzata nel 720 a.C. e distrutta nel 510 a.C. dai crotoniani; Thurii, fondata nel 443 a.C. dai sibariti che, dopo la distruzione di Sybaris, non si erano dispersi, e infine, nel 194 a.C., sullo stesso sito dove erano state edificate Sybaris e Thurii, la città romana di Copia. Nei mesi successivi l’esondazione del Crati erano stati compiuti notevoli sforzi per fare defluire l’acqua che si era accumulata. Ma un anno dopo la Procura della Repubblica di Castrovillari emise 40 avvisi di proroga delle indagini. I reati ipotizzati a carico degli indagati sono stati omissione di atti d’ufficio, danneggiamento colposo, invasione di terreni, danneggiamento di beni culturali e realizzazione di opere in assenza di autorizzazione. Intanto nel febbraio 2014, visitando l’area archeologica ancora coperta dal fango, Chiara Braga, responsabile Ambiente del Pd, rinnovò l’impegno in un accorato appello: “I beni culturali e archeologici rappresentano una delle maggiori ricchezze del nostro Paese e perciò devono essere tutelati e salvaguardati. Lavoreremo insieme a chi oggi ha la responsabilità dei ministeri competenti per dare delle risposte immediate a quest’area che ha bisogno di recuperare una delle sue bellezze più importanti che è un pezzo della propria storia, ma anche del proprio futuro perché investendo sulla cultura e su questa ricchezza archeologica e storica si può creare davvero un’occasione di sviluppo e di attrazione turistica per questo territorio”. Ma Braga sottolineava anche che “non è necessario solo rimettere in funzione e rendere agibile di nuovo quest’area archeologica, ma anche evitare che nuovi eventi meteorologici o intense piogge facciano finire sott’acqua un’altra volta queste realtà. Perciò la prevenzione, la manutenzione, la pulizia degli argini dei fiumi, la sicurezza del nostro territorio rappresentano un impegno prioritario che come partito sosteremo e che crediamo debba stare nel Patto di Governo 2014”. Ma in quel mese cadde il governo Letta e nacque il governo Renzi con Franceschini al dicastero dei Beni culturali.  Così in aprile i parlamentari del Pd Andrea Marcucci, Rosa Maria Di Giorgi e Vincenzo Cuomo, rispettivamente presidente e componenti della commissione Cultura a Palazzo Madama, spronano nuovamente il Governo perché “mantenga gli impegni presi sul parco archeologico di Sibari”: “Nei mesi scorsi la commissione Istruzione pubblica, Beni culturali del Senato ha approvato una risoluzione che impegna il governo a garantire che il Parco archeologico di Sibari possa tornare al più presto alle condizioni precedenti all’alluvione del gennaio 2013 che ha colpito l’intera area causando ingenti danni e disagi. A seguito dell’esondazione del fiume Crati sono stati stanziati 5 milioni di euro (4 milioni di euro dal Commissario straordinario per il rischio idrogeologico e 1 milione di euro dalla Provincia di Cosenza) per la sistemazione idraulica, che, tuttavia, interesserà solo un tratto molto limitato del corso del fiume. Inoltre, il Mibact ha stanziato 300mila euro per superare l’emergenza, aspirando lo strato superficiale di fango e ristabilendo la fruibilità del sito. Secondo il soprintendente regionale sono tuttavia necessari ulteriori interventi e stanziamenti per circa 5 milioni di euro (aggiuntivi rispetto ai 2 milioni stanziati per gli interventi post alluvione) per di rimuovere il fango essiccato che ha coperto l’intero sito, ripristinando almeno lo stato precedente all’alluvione”.

Fango tra le vestigia del parco archeologico di Sibari

Mario Caligiuri, assessore regionale

Nel novembre 2014 una nuova alluvione, ma per fortuna, come poté constatare in un immediato sopralluogo agli scavi del parco archeologico di Sibari e al museo della Sibaritide l’assessore regionale alla Cultura della Calabria, Mario Caligiuri, il maltempo non ha causato particolari disagi. Intanto si torna a parlare di finanziamenti: “Cosi fondi disponibili si è avviata una ulteriore rimozione del fango nelle parti ancora interessate, che si prevede possa essere conclusa entro l’autunno del 2015”, spiegò Caligiuri. “Inoltre, stanno per partire altri interventi, tra i quali la ristrutturazione dei locali dell’accoglienza e la messa in sicurezza dell’argine del fiume, quest’ultimo da parte della provincia di Cosenza. Anche per il museo nazionale di Sibari i lavori sono iniziati, sia per quanto riguarda un consistente ampliamento che l’installazione dei pannelli solari con il rifacimento del tetto. Sono anche stati consegnati i lavori per i nuovi depositi dei reperto archeologici. L’importo complessivo delle opere finanziate è di 18 milioni di euro, tutte appaltate. Di queste già consegnate oltre 7 milioni di euro e da consegnare circa 10 milioni di euro lordi. Inoltre a queste cifre va aggiunto anche l’intervento sull’efficientamento energetico di 1 milione e seicentomila euro, i cui lavori, come detto, sono già in corso”.

Veduta d’insieme del parco archeologico di Sibari

Autorità all’inaugurazione del parco archeologico di Sibari

E si arriva al febbraio 2017: a 4 anni dall’alluvione che sommerse l’area, il Parco archeologico di Sibari torna fruibile dopo una serie di lavori – costati 18 milioni  – per pulire, riqualificare e valorizzare l’intera area – con reperti di età romana e magnogreca – e il museo Archeologico nazionale della Sibaritide. “Sono molto orgogliosa della restituzione di questo importantissimo sito”, il commento del sottosegretario al Mibact, Dorina Bianchi. “È un sito unico di cui usufruiranno turisti non solo calabresi ma provenienti dall’Italia e dal mondo. La cultura, insieme al turismo, può creare un solido sviluppo non solo culturale ma soprattutto economico. Ed è questo quello su cui il Mibac sta puntando”. E il presidente della Regione Mario Oliverio: “Qui c’è un patrimonio culturale che merita di essere valorizzato perché la nostra terra, attraverso realtà che hanno una proiezione internazionale, può diventare più attrattiva”. Conosciamo allora un po’ meglio il parco archeologico di Sibari, in provincia di Cosenza, il sito di una delle più ricche e importanti città greche della Magna Grecia, i cui reperti sono conservati nel museo Archeologico nazionale della Sibaritide. Nella zona del “Parco del Cavallo” restano alcuni tra i resti più significativi, risalenti all’età romana. Si tratta di un quartiere organizzato in due grandi plateiai e un teatro. Nelle zone “Prolungamento Strada” e “Casa Bianca” si trovano altre sezioni. “Casa Bianca” in particolare ha una zona edificata del IV secolo a.C., con una torre circolare. Stombi infine mostra una zona urbana a insediamento misto, solo in parte riedificata dopo il 510 a.C., con alcune fondazioni di età arcaica, tra le quali un edificio, pozzi e fornaci.