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Presentata al Mic la testa in marmo greco di una fanciulla (Kore), attribuibile ad un atelier attico di inizi V sec. a.C., scoperta nel sito della città etrusca di Vulci (Montalto di Castro. Vt), raro esempio di statuaria greca rinvenuta in Etruria. Gli interventi di Giuli, Russo, La Rocca, Oliva

Veduta frontale della testa di Kore (atelier attico di inizi V sec. a.C.) scoperta a Vulci e presentata al Mic (foto mic)

La scultura raffigura una giovane donna, con elegante ed elaborata acconciatura, attribuibile ad un atelier attico di inizi V sec. a.C.: raro esempio di statuaria greca rinvenuta in Etruria, che offre nuovi significativi spunti di riflessione sugli intensi scambi culturali tra Grecia e Italia preromana. Parliamo dell’eccezionale testa in marmo greco di una fanciulla (Kore), rinvenuta nel 2024, nel sito della città etrusca di Vulci (Montalto di Castro. Vt), nell’area di un nuovo tempio monumentale individuato nel 2021, La testa di Kore, attualmente in fase di restauro e analisi all’Istituto Centrale per il Restauro (ICR) di Roma, è oggetto di approfondite indagini scientifiche sui colori originari, i materiali e le tecniche di lavorazione impiegate.

Mariachiara Franceschini dell’università di Friburgo e Paul P. Pasieka dell’università di Magonza (progetto Vulci Cutyscape) con la Kore di Vulci al Mic (foto vulci cityscape)

Questo nuovo e straordinario rinvenimento archeologico a Vulci è stato presentato il 5 dicembre 2025 a Roma, nella Sala della Crociera del ministero della Cultura. La scoperta è avvenuta nel corso degli scavi in concessione ministeriale legati al progetto “Vulci Cityscape”, promosso dalle università di Friburgo e Magonza. Alla presentazione sono intervenuti, tra gli altri, il ministro della Cultura Alessandro Giuli; il capo dipartimento per la Tutela del Patrimonio culturale Luigi La Rocca e il capo dipartimento per la Valorizzazione culturale Alfonsina Russo. Tra i relatori: Margherita Eichberg, soprintendente ABAP per la provincia di Viterbo e per l’Etruria meridionale; Simona Carosi, funzionario archeologo e responsabile del territorio di Vulci; Carlo Casi, direttore scientifico del Parco, Fondazione Vulci; Mariachiara Franceschini dell’università di Friburgo e Paul P. Pasieka dell’università di Magonza; Luigi Oliva, Direttore dell’Istituto Centrale per il Restauro e Federica Giacomini, funzionaria restauratrice e coordinatrice del gruppo di lavoro ICR.

L’area di scavo a Vulci del progetto Vulci Cityscape (foto vulci cityscape)

“Il ritrovamento della testa di Kore di marmo tardo-arcaica a Vulci è un evento di straordinario rilievo sia per il valore artistico sia per le implicazioni che reca con sé”, ha detto il ministro Alessandro Giuli. “Non è stato rinvenuto semplicemente un dono votivo di prestigio, ma una testimonianza concreta dei legami spirituali e dunque politico-civili che univano l’Etruria e il mondo greco. Si tratta di una scoperta archeologica che può modificare la nostra percezione del mondo come accadrebbe con una nuova legge scientifica. Rimodella la nostra rappresentazione della realtà dal punto di vista conoscitivo, simbolico e anche politico”. Non a caso, ha proseguito il ministro, “questo avviene a Vulci, una città aperta ai contatti attraverso il suo porto, recentemente acquisito dal ministero della Cultura, e attraverso l’entroterra dove già dal periodo orientalizzante, dalla fine dell’VIII secolo a.C., tutti gli oggetti, ma soprattutto i rituali, ora ricostruibili grazie a nuovi strumenti diagnostici per l’archeologia, ci confermano un dinamismo, una permeabilità culturale che ancora oggi devono rappresentare e rappresentano i nostri modelli. Già in altre occasioni, ho sottolineato quanto, come governo e come ministero, ci sentiamo parte di una unità mediterranea in grado di gettare ponti e di costruire un dialogo autentico, fondato su una coappartenenza di identità e radici”.

Veduta di profilo della testa di Kore (atelier attico di inizi V sec. a.C.) scoperta a Vulci e presentata al Mic (foto mic)

“Oggi abbiamo presentato un nuovo importante rinvenimento archeologico all’interno del parco archeologico naturalistico di Vulci, un’area straordinaria dove la bellezza del paesaggio e la profondità della storia si intrecciano in un dialogo continuo, capace ancora oggi di restituirci la voce di una civiltà importantissima nel Mediterraneo, quale quella etrusca”, è intervenuta Alfonsina Russo, “e attraverso questo oggetto, questa testa di Kore, sarà possibile promuovere non solo Vulci ma anche il territorio a livello nazionale e internazionale.  Un nuovo modo di valorizzare che va in un’unica direzione, che è quella di continuare a fondarsi su una strategia integrata che unisca ricerca archeologica, tutela del paesaggio, innovazione dei linguaggi espositivi, reti internazionali e partecipazione delle comunità locali”. Per Luigi La Rocca: “Siamo in presenza di uno dei rarissimi esemplari di scultura greca in Italia, non solo in Etruria, ma anche in Magna Grecia e in Sicilia. Questo tipo di oggetti sono molto rari, e apre il campo a una serie di considerazioni e di riflessioni storico-archeologiche importanti, in particolare l’intensità e la tipologia dei rapporti fra la Grecia e l’Etruria in età tardo arcaica, ma anche quello sulla presenza di artisti greci in Etruria, come ci ricordano anche le fonti, in relazione anche soprattutto alle sculture e alle decorazioni templari”.

L’elaborata acconciatura della testa di Kore (atelier attico di inizi V sec. a.C.) scoperta a Vulci e presentata al Mic (foto mic)

“L’Istituto Centrale per il Restauro”, ha spiegato Luigi Oliva, “ha accolto con entusiasmo la richiesta della Sabap Viterbo Etruria Meridionale, nel momento in cui, dopo il ritrovamento l’estate del 2024, si è cercato di fare un primo intervento sulla Kore rinvenuta e una campagna di indagini finalizzata poi alla stesura di un progetto di restauro vero e proprio. Questa attività si colloca nell’ambito di una collaborazione che abbiamo da diversi anni con la Sabap. Una collaborazione che vede da un lato le attività di conservazione e di indagine portate al massimo livello e dall’altra un rapporto con gli enti che poi gestiscono la tutela nell’ambito del territorio”.

 

Vulci. Da giugno a novembre l’area archeologica è interessata da campagne di scavo e ricerca di sei università, italiane e straniere. Ecco il ricco programma

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Veduta da drone di un’area di scavo nel parco archeologico e naturalistico di Vulci (foto sabap etru-mer)

Un’estate a Vulci all’insegna della ricerca archeologica, su concessione del ministero della Cultura: impegnate sei università, italiane e straniere. Si è cominciato già dal mese di giugno 2022 col progetto “Understanding Urban Identities”, a cura del dipartimento di Studi storici dell’università di Göteborg (Svezia), diretto da Kristian Göransson e Serena Sabatini. ‘Conoscere le identità urbane’, è il significato del progetto che, infatti, già dal 2018 (in collaborazione con la British School at Rome, il parco archeologico naturalistico di Vulci e la soprintendenza) ha voluto indagare la conformazione della città. I saggi eseguiti nell’area urbana di Vulci e immediatamente all’esterno della cinta muraria, in zona Porta Ovest, avevano fatto ipotizzare che la zona urbana potesse essere occupata da strutture di tipo non monumentale, forse domestiche e/o produttive.

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Prospezioni geo-fisiche nell’area archeologica del parco di Vulci (foto sabap etru-mer)

Tra giugno e luglio 2022 riprende anche il progetto Vulci 3000, della Duke University (USA), condotto da Maurizio Forte. Sulla spinta delle ricerche iniziate nel 2014, nelle quali si è fatto uso di telerilevamento da drone e del georadar, i veri e propri gli scavi si sono concentrati dal 2016 nell’area Sud rispetto al Grande Tempio e alla Domus del Criptoportico, nell’area del Foro, nel settore in cui era presente un’ampia struttura pubblica.

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Fossa con urna cineraria dalla necropoli settentrionale di Vulci a Poggio delle Urne (foto uni d’annunzio)

A luglio 2022 entreranno nel vivo gli scavi nella necropoli settentrionale di Vulci, nell’area di Poggio delle Urne, a cura dell’università “Gabriele D’Annunzio” di Chieti-Pescara, diretti da Vincenzo D’Ercole e Francesco Gennaro. Le campagne lo scorso anno hanno interessato un’area di 100 mq fra Casaletto Mengarelli a Est e il Casale dell’Osteria a Ovest e hanno portato alla luce ben 25 sepolture ad incinerazione, del tipo a pozzetto circolare e a fossa con risega. Purtroppo molte già danneggiate dai ‘tombaroli’ e dalle attività agricole.

vulci_cityscape-2022_locandina-scaviAd agosto 2022 torna Vulci Cityscape, a cura dell’università di Friburgo e Magonza e con la direzione di Mariachiara Franceschini e Paul Pasieka, per proseguire il percorso avviato. Con le prospezioni del 2020 che hanno condotto a una mappatura geomagnetica concernente una grande area sacra, delle strutture residenziali e produttive, il sistema di fortificazioni interno e la rete stradale. E con gli scavi del nuovo tempio del 2021, che hanno portato alla luce le strutture del podio di epoca arcaica, tracce di un precedente utilizzo del pianoro e persino fasi romane di occupazione e uso dell’area.

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Scavo delle sepolture a cremazione villanoviane nella necropoli di Ponte Rotto a Vulci (foto unina)

Settembre e ottobre 2022 vedranno l’università di Napoli “Federico II” impegnata nel progetto “All’origine di Vulci”. Marco Pacciarelli sarà a capo delle indagini nella necropoli orientale, in località Ponte Rotto; a cui un enorme contributo già è stato dato con le campagne del 2020 e 2021. Sono state analizzate ben 58 sepolture scavate nella roccia di travertino locale di epoche diverse e più di 40 presentano resti della cremazione del defunto deposti in un’urna fittile, spesso ornata con motivi geometrici incisi.

Infine, fra ottobre e novembre 2022, si chiuderà con “Sustainable Vulci” dell’University College London (Londra), sotto la direzione di Corinna Riva, che già aveva voluto approfondire Vulci nel contesto mediterraneo, al centro delle rotte commerciali e degli scambi culturali. Anche facendo ricorso all’archeometria sulla ceramica e alla geo-archeologia.

vulci_work-in-progress_convegno_locandinaLo scorso dicembre un convegno dal titolo “Vulci. Work in progress”, del quale presto saranno pubblicati gli atti, ha per la prima volta riunito coloro che effettuano le ricerche sul campo nella importante metropoli etrusca e ha dato voce alle novità della ricerca archeologica, comprese quelle che provengono dalle aree della necropoli settentrionale in località Poggio Mengarelli e Osteria, indagate direttamente dalla Soprintendenza e da Fondazione Vulci.