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Esclusivo. Il co-direttore dello scavo del villaggio protostorico di Frattesina (Ro), Paolo Bellintani (Cpssae), traccia un primo bilancio della campagna 2024, nel progetto “Prima Europa”, soffermandosi sulle evidenze archeologiche più interessanti (dai crogioli per la produzione del vetro allo scheletro di neonati di cavallo, dalle fornaci alla capanna), e annunciando quelli che potrebbero essere i più importanti interventi futuri. Se ne parla il 1° febbraio a Rovigo

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Campagna 2024: l’area di scavo del villaggio protostorico di Frattesina a Fratta Polesine (Ro) (foto graziano tavan)

È stato definito “sito di produzione scambio” con collegamenti tra il Nord Europa e il Mediterraneo orientale, un unicum nell’Europa dei tempi di Ulisse: è il villaggio protostorico di Frattesina a Fratta Polesine (Ro), dove scava l’università Sapienza di Roma, diretto da Andrea Cardarelli e co-diretto da Paolo Bellintani, presidente del Cpssae di Rovigo, nell’ambito del progetto “Prima Europa. La protostoria del Medio Polesine”, coordinato dalla soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio di Verona Rovigo e Vicenza, e finanziato dalla fondazione Cariparo. Proprio Paolo Bellintani, per archeologiavocidalpassato.com, traccia un primo bilancio della campagna 2024, si sofferma su alcune evidenze archeologiche particolarmente significative, come la fornace (già individuata nel 2023), una nuova fornace, i frammenti di crogiolo per la produzione del vetro (e questa di Frattesina – sottolinea Bellintani – “è la prima produzione vetraria sistematica d’Europa”), una capanna, e l’eccezionale ritrovamento dello scheletro intero di un neonato di cavallo. E poi annuncia quelli che potrebbero essere i più importanti interventi futuri (a cominciare dall’asportazione della fornace per la sua musealizzazione), se il progetto verrà nuovamente finanziato. Di tutto questo si parlerà sabato 1° febbraio 2025, a Palazzo Roncade a Rovigo, dalle 9, nell’incontro “Archeologia in Polesine. Progetti in corso novità prospettive”.

“Quest’anno (2024, ndr)”, spiega Bellintani, “avevamo in programma un approfondimento di quello che avevamo già visto l’anno scorso: abbiamo visto strutture abitative e strutture produttive del centro di produzione e scambio di Frattesina di Fratta Polesine.

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Campagna 2024: veduta d’insieme della capanna nel villaggio protostorico di Frattesina di Fratta Polesine (Ro) (foto graziano tavan)

“In particolare abbiamo allargato lo scavo verso Est per ricomprendere all’interno dell’area di ricerca una struttura, un’abitazione, una capanna che l’anno scorso vedevamo solo a metà. Quest’anno siamo riusciti a scoprirla completamente. E quindi abbiamo in buona parte terminato le operazioni di ripulitura della superficie pavimentale. Abbiamo individuato delle buche di palo che contornavano la capanna che sono le uniche testimonianze degli alzati che ci rimangono. Abbiamo anche completato lo scavo di una struttura in legno carbonizzato che si trova nella parte Nord, antistante la capanna che probabilmente o è la parete nord crollata o una piattaforma già in piano al momento dell’incendio di questa capanna che è rimasta lì, e si sono conservati i carboni abbastanza bene.

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Campagna 2024: la fornace (la “fornacetta” negli scavi 2023, ndr) e dell’area antistante nel sito protostorico di Frattesina di Fratta Polesine (Ro) (foto graziano tavan)

“Altra cosa importante, emersa l’anno scorso – continua Bellintani -, è la fornace per la produzione del vetro. Volevamo quest’anno tentare di strappare la fornace, di portarla intera in museo a Fratta per la sua musealizzazione. Ma il clima non è stato clemente in maniera sufficiente. Ci ha rallentato un po’ nei lavori. Abbiamo però aperto tutta la parte antistante, siamo arrivati sul piano d’uso in cui si facevano le lavorazioni relative a questa fornace. Qui si vedono ancora in scavo i frammenti di alcuni crogioli per la lavorazione del vetro. Sulla superficie interna di uno di questi crogioli si vede che conserva ancora le tracce del vetro che è rimasto aderente, incollato alla superficie interna. E di questi frammenti ce ne sono parecchi. L’idea – da verificare ancora – è che tutta l’area circostante la fornace fosse un’area di produzione, probabilmente già produzione di vetro primario, vetro grezzo, e poi successivamente di lavorazione che veniva effettuata in crogiolo”.

Prima di entrare nel merito della campagna 2024 a Frattesina di Fratta Polesine (Ro), Paolo Bellintani ragguaglia su enti e istituzioni coinvolte nel progetto “Prima Europa” di cui fa parte lo scavo di Frattesina. “Gli scavi di Fratta Polesine – ricorda Bellintani – rientrano nel progetto “Prima Europa. La protostoria del Medio Polesine”, progetto avviato nel 2022 grazie a un accordo di collaborazione tra la soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per le province di Verona Rovigo e Vicenza che coordina un gruppo di lavoro costituito dall’università la Sapienza di Roma che ha la direzione dello scavo nella persona di Andrea Cardarelli, e la co-direzione di Paolo Bellintani come presidente del Cpssae – Centro polesano di studi storici archeologici ed etnografici di Rovigo. Del progetto in generale fanno parte anche ovviamente l’università di Padova che ha lo scavo diretto da Michele Cupitò a Villamarzana. E abbiamo anche varie collaborazioni in questo progetto a partire in particolare dal museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine che coordina un po’ tutto l’aspetto della comunicazione. Collaboriamo anche con diverse università. Sempre con l’università di Padova: per la parte archeometrica Ivana Angelini ci dà una mano moltissimo per quello che riguarda le ambre, i vetri e in parte anche i metalli. E il progetto Geodap (GEOarchaeology of DAily Practices: extracting bronze age lifeways from the domestic stratigraphic record) diretto dal professor Cristiano Nicosia di Geoscienze, sempre di Padova, per le analisi micro-morfologiche e sedimentologiche. E poi collaborazioni con l’università di Bamberg, in particolare con Wieke De Neef, per il rilievo magnetometrico effettuato su tutta l’area dello scavo di Frattesina, ma anche di Villamarzana, e tra poco riprenderemo anche la magnetometria sul terzo sito di questo progetto che è quello di Campestrin di Grignano Polesine, il sito della lavorazione dell’ambra, contemporaneo alle prima fasi di Frattesina. E ricordo anche, sempre per quanto riguarda lo scavo di Frattesina il Comune di Fratta Polesine che ci sta dando una grandissima mano fin dall’inizio delle campagne di scavo; l’associazione il Manegium che ci offre i suoi spazi nel museo Etnografico per fare attività di laboratorio, lo stoccaggio dei materiali e il primo il primo trattamento dei materiali stessi, materiali che poi finiscono – almeno temporaneamente – come immagazzinamento nel museo dei Grandi Fiumi di Rovigo, altro ente che collabora con noi sia per quanto riguarda lo scavo di Frattesina che per i materiali di Campestrin di Grignano Polesine. Il progetto – conclude Bellintani – è stato finanziato per il 2022-2024 dalla Fondazione Cariparo – cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, che ha anche annunciato la possibilità concreta di poter rifinanziare anche per gli anni successivi la continuazione tanto del progetto “Prima Europa. Protostoria del Medio Polesine” quanto l’altro progetto, sempre finanziato da Cariparo, e che vede le università di Padova e di Venezia sul campo, e riguarda gli scavi di San Basilio di Ariano Polesine”.

“Novità di quest’anno (2024, ndr) – spiega Bellintani – è una struttura piro-tecnologica, una struttura cioè dedicata ad attività a fuoco – che non sappiamo se sia un semplice focolare o un’altra fornace. Lo stiamo aprendo, lo stiamo scavando, e ha delle caratteristiche che un po’ assomigliano alla fornace precedente, ma altre che invece se ne differenziano”.

“La fornace in sè non è una novità – ricorda Bellintani – perché l’avevamo già scavata l’anno scorso (era stata definita fornacetta, ndr) quando avevamo tolto tutti gli elementi della volta crollati all’interno che adesso sono conservati al museo di Rovigo per un sotto-progetto che prevede la ricostruzione virtuale – o fisica se ci riusciamo – di tutta quanta la struttura che verrà speriamo musealizzata nel museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine. La novità è che abbiamo aperto tutta l’area antistante l’imboccatura della fornace, e pian piano abbiamo trovato sulla superficie di uso della fornace tutta una serie di piccoli di elementi di scarti di lavorazione di vetro e, venendo più verso Sud, abbiamo continuato a trovare frammenti di crogioli per la lavorazione del vetro”.

Giulia di Giambernardino (Sapienza università di Roma) illustra i crogioli: lei che è stata un po’ la protagonista dello scavo di quest’area dove ha individuato questi reperti in particolare: “Dopo aver asportato l’us 1009 – ricorda di Giamberdino – che era caratterizzata da questi legnetti mineralizzati, abbiamo notato subito una colorazione bluastra-verdognola che ci ha fatto capire di doverci fermare ed essere un po’ più delicati. Quindi ci siamo resi conto subito di esserci trovati di fronte a quelli che sembravano essere frammenti di crogiolo adatti alla lavorazione del vetro”.

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Campagna 2024: dettaglio di frammento di crogiolo con tracce di vetro dallo scavo di Frattesina di fratta Polesine (Ro) (foto graziano tavan)

Se ne vede uno che conserva ancora la ceramica e la spalmatura di vetro che aderisce alla superficie interna. Vicino c’è una zona che non è ancora stata asportata in cui si può notare anche in questo caso un frammento di crogiolo che mostra sempre tracce della spalmatura di vetro. Interviene Bellintani: “Sul terreno ce ne sono parecchi di frammenti di crogiolo. Molti sono ancora in corso di scavo. L’idea è che un po’ tutta l’area probabilmente fosse in parte dedicata a diversi gradi di lavorazione, dalla produzione del vetro primario alla lavorazione del vetro, la sua colorazione, e poi la produzione di perle che sono il maggior prodotto. Le perle sono il prodotto principale di questa industria che, ricordo, come già detto nel 2023, è la prima produzione vetraria sistematica d’Europa”.

“Quest’anno – come detto, spiega Bellintani – abbiamo aperto un ulteriore settore verso Est per vedere i imiti orientali di una delle strutture che erano già emerse nello scavo del 2023. Si vedono bene le travi in orizzontale che possono essere interpretate o come la parete Nord della capanna crollata e rimasta molto ben conservata anche se combusta, carbonizzata, oppure come una struttura a terra, una piattaforma antistante la capanna. Dietro la piattaforma, quello che si vede più chiaro è il battuto pavimentale che adesso abbiamo scoperto integralmente e che delimita, individua un’area abbastanza vasta di 7-8 metri per 5-6 di una struttura probabilmente di tipo abitativo”.

Tra le evidenze della campagna 2024 c’è lo scheletro di un cavallo scavato da Matteo Cianfoni, archeo-zoologo dell’università La Sapienza di Roma che spiega: “Si tratta di un equide neonato, lo sappiamo perché ha le saldature delle epifisi confuse, la dentatura da latte, e apparentemente non era in un taglio ma sembra comunque sia stato avvolto in un tessuto, un qualche materiale deperibile che lo conteneva.

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Campagna 2024: l’eccezionale ritrovamento dello scheletro integro di un neonato di cavallo nello scavo di Frattesina di Fratta Polesine (Ro) (foto graziano tavan)

“Un ritrovamento abbastanza particolare – continua Cianfoni – perché i cavalli sono pochissimi in abitato, non utilizzati per l’alimentazione ma utilizzati per la cavalcatura, alcuni per il traino, ma sono comunque uno status symbol, e quindi una deposizione di un individuo neonato in abitato è una scoperta abbastanza eccezionale. Il cavallo è rannicchiato sul lato sinistro, si vede la mandibola con i denti. Il cranio purtroppo è un po’ imploso a causa della pressione della terra. Si vedono gli arti inferiori, il bacino, la zampa posteriore, la scapola, radio, omero, l’altra scapola e le vertebre. La testa guarda verso Nord come se fosse appoggiato sul suo lato posteriore. La percentuale di cavalli nelle faune rinvenute in questo tipo di abitati è. Stanno sotto l’1%”. Bellintani: “Questo per dare l’idea dell’eccezionalità del rinvenimento, soprattutto nel fatto che è un individuo intero. Il cavallo – come si diceva prima – era un elemento particolare nella fauna locale e uno status symbol destinato forse eccezionalmente anche all’alimentazione, ma soprattutto per la cavalcatura o per il tiro di carri”.

“Prospettive per quanto riguarda il sito di Frattesina? Se ci sarà il finanziamento con la possibilità di proseguire lo scavo – spiega Bellintani – ovviamente quello che dovremo fare innanzitutto – che ci promettevamo di fare quest’anno e non è stato possibile – sarà l’asportazione della fornace per poterla musealizzare. È un reperto unico cui stiamo dedicando particolare attenzione. Ma non meno importante è la prosecuzione almeno in quest’area di scavo per arrivare all’impianto delle strutture che stiano scavando che vede almeno un metro ancora di stratigrafia da esplorare. Quindi tante altre cose che stanno dando molte soddisfazioni perché grazie alla teleosservazione prima, e poi alla magnetometria, abbiamo individuato un’area di scavo che è sia un quartiere abitativo che anche una zona di produzione artigianale che è la caratteristica principale di questo sito che chiamiamo “sito di produzione scambio” perché legato a una rete di scambi veramente vastissima che va dal Nord Europa al Mediterraneo orientale e che fa di Frattesina un unicum, un sito eccezionale nell’Europa dei tempi di Ulisse”.

Campagna 2024 nel sito protostorico di Villamarzana (Ro) nell’ambito del progetto Prima Europa: anticipazioni e obiettivi. Ne parlano ad “archeologiavocidalpassato.com” il direttore dello scavo, prof. Michele Cupitò; il direttore del museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine, Maria Letizia Pulcini; e il sindaco d Villamarzana, Daniele Menon

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Villamarzana: campagna 2024. Gli archeologi sono tornati sul sito protostorico (foto drm-veneto)

Gli archeologi dell’università di Padova sono tornati a Villamarzana per la seconda campagna di scavo e ricerche nel sito protostorico, “aperta” ufficialmente nella serata di presentazione “3000 anni fa a Villamarzana. Risultati degli scavi 2023 e prospettive 2024” il 3 settembre 2024 al teatro parrocchiale di Villamarzana, organizzata nell’ambito del Progetto “Prima Europa. Protostoria del Polesine” sostenuto dalla fondazione Cariparo (vedi Al via l’edizione 2024 del progetto “Prima Europa. La Protostoria del Polesine”: già aperto lo scavo di Frattesina, e a Villamarzana (lo scavo dal 9) conferenza sui risultati 2023 e le prospettive 2024. Già programmati gli Open Day con visita al museo Archeologico di Fratta Polesine e poi sul cantiere di scavo | archeologiavocidalpassato). E gli obiettivi della campagna 2024 sono ambiziosi, come spiega il prof. Michele Cupitò dell’università di Padova, direttore dello scavo di Villamarzana, ad archeologiavocidalpassato.com. C’è innanzitutto la necessità di raccogliere nuovi dati per capire meglio le trasformazioni che hanno caratterizzato il X sec. a.C. anche il Medio Polesine con la nascita del sito di Villamarzana nel Sistema Medio Polesine. E poi capire meglio l’organizzazione – urbanistica e quindi socio-economica – del sito, se sia composto da due nuclei distinti ma collegati o se sia stato un unico grande agglomerato. A seguire lo sviluppo delle ricerche, con la comunicazione e la divulgazione, ci penserà anche quest’anno il museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine (Ro) come conferma ad archeologiavocidalpassato.com la direttrice Maria Letizia Pulcini. Per il Comune di Villamarzana è l’occasione per conoscere meglio la propria storia e le proprie origini e avere l’opportunità di “vivere” in diretta l’archeologia sul campo: ne è convinto il sindaco Daniele Menon che lo conferma ad archeologiaviocidalpassato.com.

“Oggi è il 3 settembre 2024 e possiamo considerare che questa giornata – spiega Michele Cupitò – sia l’avvio della seconda campagna di scavo nel sito di Villamarzana nell’ambito del progetto “Prima Europa”, progetto coordinato dalla soprintendenza per le province di Verona Rovigo e Vicenza e finanziato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo. Siamo al secondo anno, appunto: quindi è una prosecuzione di quanto abbiamo avviato già nell’inverno 2022. Gli obiettivi di questa campagna sono innanzitutto approfondire gli aspetti che abbiamo già sondato nello scorso anno. In particolare – con la giornata di oggi (3 settembre, ndr) – abbiamo già ampliato il settore di scavo. Riteniamo di poter identificare un edificio la cui funzione ancora non è chiara. Potrebbe essere un’abitazione, potrebbe essere una struttura di carattere produttivo, ma databile sempre al X sec. a.C., momento nel quale sappiamo il Medio Polesine ha un momento di trasformazione fondamentale con appunto la nascita del grande sito di Villamarzana e la nascita di quello che ora possiamo effettivamente chiamare Sistema Medio Polesine.

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Tavola sull’assetto del popolamento tra Adige e Po tra Bronzo finale 3 e primo Ferro (foto dbc-pd)

“Un secolo, il X, particolarmente problematico – sottolinea Cupitò -, nel senso che è meno noto rispetto ai secoli precedenti. In questo territorio, ma più in generale in Europa, in Italia e nel bacino del Mediterraneo, rappresenta un momento di grandissima trasformazione. Grandissima trasformazione dalla Grecia all’Europa, ma anche per l’area polesana, proprio perché rappresentava uno snodo fondamentale nei traffici che collegavano l’area alpina e l’area europea con l’Adriatico e il resto dell’Italia, si configura come un momento chiave.

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Gli straordinari frammenti di ceramica di tipo protogeometrico dell’Italia sud-orientale, in particolare della Puglia, rinvenuti nel sito protostorico di Villamarzana: prima e dopo il restauro (foto dbc-pd)

“Lo scavo di Villamarzana quindi intende inserire dei tasselli maggiori – assicura Cupitò – per comprendere questo momento particolarmente complicato, particolarmente complesso, ma particolarmente importante dal punto di vista delle trasformazioni di carattere economico, socio-politico, commerciale. Già l’anno scorso con il rinvenimento di alcuni straordinari frammenti di ceramica di tipo protogeometrico, probabilmente prodotta o comunque legata alle produzioni dell’Italia sud-orientale, in particolare della Puglia, avevamo compreso come in questo momento problematico – come detto – il Medio Polesine era ancora un sistema estremamente attivo, estremamente fiorente. E quindi il nostro obiettivo di quest’anno è approfondire e inserire dei dati per comprendere questo aspetto. Anche perché questo aspetto prelude – e quindi i dati che riusciremo a considerare, a recuperare, saranno fondamentali in questo senso – all’inizio del IX secolo a.C. quando il sistema, fiorente per almeno tre secoli, implode. E come tutti i collassi di sistema dobbiamo ed è interessante comprenderne le ragioni.

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Prospezioni geofisiche a Villamarzana: in rosso le ricerche 2022, in giallo quele 2023. Rimane un tassello da studiare per il 2024 (foto dbc-pd)

“Sul piano operativo – continua Cupitò – procederemo come l’anno scorso, quindi con un impianto estremamente interdisciplinare, dalla geo-archeologia all’archeobotanica all’archeozoologia già direttamente sullo scavo. Ed estenderemo l’area di indagine dello scavo per comprendere in maniera più dettagliata la struttura, l’organizzazione del sito, quindi la planimetria, l’urbanistica di questo grande insediamento, ma proseguiremo anche con le prospezioni magnetometriche condotte dalla collega Wieke de Neef dell’università di Bamberg soprattutto analizzando il segmento che unisce i due settori che abbiamo indagato per comprendere – aspetto estremamente importante – se questo sito – come apparirebbe dalle evidenze di superficie – è un insediamento costituito da nuclei separati ma ovviamente parte di un unico sistema oppure se è un unico grande insediamento.

villamarzana_sito-protostorico_obiettivi-2024_foto-dbc-pd“Importanti saranno anche le collaborazioni che abbiamo già avviato l’anno scorso, in particolare per quel che riguarda gli aspetti geo-morfologici, sedimentologici, con il prof. Cristiano Nicosia del dipartimento di Geoscienze di Padova perché in questo momento chiave, e soprattutto per la comprensione delle ragioni dell’implosione del sistema, è estremamente utile – conclude Cupitò – per capire se e quanto le trasformazioni di carattere ambientale, di carattere paleoidrografico (ricordiamoci che nell’Età del Ferro il Po di Adria cambia completamente corso e quindi scardina completamente i sistemi che si erano avviati nelle fasi precedenti) hanno avuto un peso oppure se – e sicuramente è anche così – hanno avuto un ruolo importante determinante anche quelle trasformazioni radicali sotto il profilo politico e socio-economico di cui vi ho parlato in precedenza”.

fratta-polesine_archeologico_settembre-al-museo-2024_locandinafratta-polesine_archeologico_laboratorio-archeologia-in-barattolo_locandina“Ricominciamo. Siamo tutti molto emozionati per questa ripresa. E il museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine – spiega Maria Letizia Pulcini – si occuperà delle attività di comunicazione e di valorizzazione sia per gli scavi di Frattesina che per gli scavi di Villamarzana, ovviamente in collaborazione con la soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per le province di Verona Rovigo e Vicenza, con le università – la Sapienza di Roma e l’università di Padova – e il CPSSAE di Rovigo. Stiamo già iniziando a muoverci sia sui nostri canali social sia con i comunicati stampa. Sia la stampa scritta che i giornali online stanno già rispondendo positivamente e stasera, appunto, 3 settembre c’è il primo degli eventi organizzato dal Comune di Villamarzana ma a cui noi partecipiamo proprio in virtù di questa rete di collaborazione di cui andiamo molto fieri. E poi a seguire ci saranno gli Open Day, ci sarà un’attività con i bambini prevista per sabato 7 settembre proprio per spiegare ai bambini con questo laboratorio ludico-didattico a cura di Scatola Cultura per spiegare ai bambini cos’è uno scavo archeologico. Ci sarà quindi una simulazione di scavo archeologico e costruiranno la loro stratigrafia in barattolo. Quindi quest’anno abbiamo pensato agli adulti ma anche ai visitatori più giovani proprio per avvicinarli all’archeologia e in particolar modo all’archeologia del Polesine. Seguiteci tutti. Così sarete aggiornati sulle novità di entrambi gli scavi di Frattesina e Villamarzana”.

“Sono il sindaco di Villamarzana. Per noi come comunità – sottolinea Daniele Menon – è molto importante questa serie di scavi archeologici che durano da anni ma in particolare lo scavo che c’è stato l’anno scorso e quello che faremo quest’anno perché permettono di scoprire quello che era la storia del nostro paese e le nostre origini. È un’opportunità che Villamarzana ha anche nel riscoprire quella che è l’attività dell’archeologo, perché ci saranno degli Open Day che permetteranno a tutti i cittadini a chi vuol vedere di seguire quello che è lo scavo in prima persona e quindi io penso che sia una cosa molto positiva e che ne valga la pena anche seguirla e anche partecipare alle varie attività che ci saranno nel corso di questo mese”.

Esclusivo. Con la prof.ssa Caterina Previato primo bilancio della campagna 2024 nel sito romano di San Basilio ad Ariano nel Polesine (Ro): tra le scoperte, nella villa romana un impianto termale e un accesso a una via d’acqua, e poi un edificio di grandi dimensioni che apre nuovi scenari per le future ricerche. Tra i reperti una piccola lucerna in bronzo

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Ariano nel Polesine: campagna di scavo 2024 dell’università di Padova nel sito romano di San Basilio (foto unipd)

La villa romana di San Basilio prende forma, si arricchisce per la presenza di un impianto termale e di un accesso a una via d’acqua, e poi ci sono i primi dati del nuovo edificio, di grandi dimensioni e di prestigio, e sicuramente vissuto vista la qualità dei materiali utilizzati e la presenza di pavimenti musivi che aprono ipotesi da verificare nei prossimi anni: sono i risultati più eclatanti da un primo bilancio provvisorio della campagna di scavo 2024, condotto dalla prof. Caterina Previato col prof. Jacopo Bonetto, del dipartimento dei Beni culturali dell’università di Padova, in convenzione con la Soprintendenza ABAP di Verona, Rovigo e Vicenza (dott.ssa Giovanna Falezza), nell’ambito del progetto “San Basilio” finanziato dalla fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo. Tra impegno, curiosità e prospettive future, ecco il resoconto di Caterina Previato in esclusiva per archeologiavocidalpassato.com.

CAMPAGNA 2024. “La campagna di scavo dell’università di Padova – dipartimento dei Beni culturali a San Basilio ha interessato anche l’insediamento di età romana il cui scavo è seguito da me – Caterina Previato – e dal prof. Jacopo Bonetto in convenzione con la soprintendenza ABAP di Verona Rovigo e Vicenza, in particolare con Giovanna Falezza. Il progetto, finanziato dalla fondazione Cariparo, è iniziato tre anni fa e ha interessato innanzitutto l’area della cosiddetta villa romana, un edificio che è stato individuato casualmente negli anni ’70 del secolo scorso, indagato per alcuni anni dal professor Umberto Dalle Mulle e poi ricoperto. L’obiettivo iniziale era quello di riscoprire questo edificio, innanzitutto individuandolo sul terreno e poi indagandolo con i metodi moderni. Lo scavo è stato avviato due anni fa in corrispondenza di nuovi settori di questo edificio che abbiamo continuato a indagare anche nella campagna di scavo di quest’anno, durata cinque settimane, con un gruppo di studenti piuttosto nutrito: circa 16 persone sono state presenti ogni settimana sul cantiere.

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Il praefurnium, forno per il riscaldamento degli ambienti termali della villa romana, individuato nella campagna 2024 dell’università di Padova a San Basilio (foto unipd)

“Per quanto riguarda la villa romana, quest’anno ci siano dedicati ad approfondirne le diverse fasi cronologiche. Già l’anno scorso, infatti, avevamo individuato degli ambienti con pavimenti risalenti al V sec. d.C. Quest’anno abbiamo approfondito lo scavo, e abbiamo recuperato nuovi materiali relativi alle fasi precedenti di piena età imperiale. Un dato particolarmente interessante è stato quello relativo a un ambiente indagato nel cosiddetto “saggio 2” che è probabilmente collegabile a un settore termale di questo grande edificio, dove abbiamo individuato un praefurnium, quindi un forno per il riscaldamento degli ambienti termali, in ottimo stato di conservazione. Anche questo è stato scavato, rilevato, indagato, e ci permetterà anche di capire quando è stato in funzione ed è stato utilizzato.

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La pavimentazione in laterizi della riva del canale situato a Nord della villa romana, individuata nella campagna 2024 dell’università di Padova a San Basilio (foto unipd)

“Sempre in prossimità della villa, altri dati interessanti sono emersi nel settore più a Nord, dove abbiamo individuato quella che sembra essere una sorta di rampa di discesa, forse verso un canale o comunque una via d’acqua che doveva costeggiare la villa nel settore settentrionale, come sembra provare la presenza di alcuni pali di legno infissi nel terreno, metodo tipico nelle sistemazioni spondali.

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Il nuovo edificio individuato a Ovest della villa romana, individuato nella campagna 2024 dell’università di Padova a San Basilio (foto unipd)

“La campagna di scavo 2024 però ha interessato anche un altro edificio, finora sconosciuto, che è stato intercettato quasi casualmente nello scorso autunno grazie alle prospezioni geofisiche condotte dalla nostra collega Wieke de Neef dell’università di Bamberg e anche ad alcune immagini da drone di tipo multispettrale che sono state realizzate dal collega Jacopo Turchetto sempre dell’università di Padova. Grazie appunto a queste indagini non invasive era stata riconosciuta la presenza di un grande edificio – finora del tutto sconosciuto – la cui planimetria era già ben identificabile da queste prime indagini. Abbiamo così deciso di indagarne la metà occidentale proprio per verificare quanto era visibile prima dello scavo. E la scoperta è stata importante perché l’edificio è effettivamente perfettamente conservato nelle sue strutture murarie che sono decisamente molto poderose, hanno fondazioni realizzate in blocchi di trachite che proviene dai colli Euganei: sono spesse oltre 90 centimetri a dimostrazione dell’imponenza dell’edificio e probabilmente del suo sviluppo in elevato. Abbiamo individuato anche un vano scala che ci fa ipotizzare la presenza addirittura di un secondo piano. La funzione di questo edificio resta al momento ignota, ma doveva avere sicuramente almeno alcuni vani a destinazione residenziale: ce lo dicono le tracce emerse dal terreno, in particolare moltissime tessere di mosaico e anche alcuni lacerti di mosaico emersi in alcuni vani. Era sicuramente un edificio anche molto ricco, perché lo stesso approvvigionamento della pietra da un luogo così distante ci testimonia che chi ha voluto questa costruzione aveva una certa disponibilità economica. L’anno prossimo continueremo senz’altro a indagare questo edificio ma anche la villa perché entrambi stanno riservando grandissime sorprese”.

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La lucerna in bronzo dallo scavo della villa romana, individuata nella campagna 2024 dell’università di Padova a San Basilio (foto unipd)

CURIOSITÀ: LUCERNA IN BRONZO. “Anche lo scavo di quest’anno ci ha riservato grandi sorprese in termini di reperti. San Basilio è un sito che restituisce moltissimo. Non solo la consueta ceramica, ma anche materiali più pregiati, in particolare moltissimi reperti in metallo; numerosissime sono le monete – come già noto dagli scavi degli anni ’70 del Novecento – e anche quest’anno ne abbiamo ritrovate quasi cento, quindi numeri sempre molto consistenti. Però forse il reperto più bello ritrovato quest’anno è una piccola lucerna in bronzo perfettamente conservata che è stata ritrovata all’interno di una buca di uno degli ambienti della villa che stiamo indagando, forse nascosta appositamente in un momento difficile per chi abitava all’interno dell’edificio”.

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Ariano nel Polesine: campagna di scavo 2024 dell’università di Padova nel sito romano di San Basilio (foto unipd)

IL FUTURO: DEFINIRE LA PLANIMETRIA DEL NUOVO EDIFICIO. “Per l’anno prossimo sicuramente continueremo lo scavo sia all’interno degli ambienti della villa che abbiamo identificato alla ricerca delle fasi cronologiche più antiche, nel tentativo di ricostruire la funzione dei diversi settori di questo edificio che viene chiamato villa ma non era la consueta villa rustica diffusa in età romana. Allo stesso tempo però sicuramente continueremo anche le indagini nel nuovo edificio individuato poco più ad Ovest indagando nella metà orientale così da definirne nel complesso tutta la planimetria e anche per comprenderne meglio la funzione, la tipologia, per cercare di capire a che cosa servisse questo edificio e come fosse utilizzato, e anche cominciando a scavare alcuni degli ambienti presenti al suo interno per ricercarne appunto alcuni elementi in grado di fissarne la cronologia di costruzione e di vita. Nel frattempo nei mesi autunnali-invernali ci dedicheremo poi al consueto studio di tutti i materiali che abbiamo recuperato nella campagna di scavo di quest’anno, dalla ceramica alle monete ai metalli, nel tentativo proprio di ricostruire un altro frammento della storia di San Basilio in età romana”.