Reggio Calabria. Prorogata fino a maggio la mostra “Salvati dall’oblio. Tesori d’archeologia recuperati dai Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale”. Visite guidate con giovani “ciceroni”


Il direttore Carmelo Malacrino con i carabinieri del Nucleo per la Tutela del Patrimonio Culturale di Cosenza all’inaugurazione della mostra “Salvati dall’oblio” (foto MArRC)
È stata la grande mostra del 2021 al museo Archeologico nazionale di Reggio Calabria, prevista in chiusura il 9 gennaio 2022. Ma non è finita. Ora ci sono ancora quattro mesi per visitarla. È stata prorogata fino al 15 maggio 2022 la mostra “Salvati dall’oblio. Tesori d’archeologia recuperati dai Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale”, curata dal direttore Carmelo Malacrino, dal Capitano Bartolo Taglietti, già Comandante del Nucleo Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale di Cosenza, e dall’archeologo Maurizio Cannatà (vedi Reggio Calabria. Al museo Archeologico nazionale la mostra “Salvati dall’oblio. Tesori d’archeologia recuperati dai Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale”: in vetrina oltre 150 reperti trafugati o destinati al mercato clandestino | archeologiavocidalpassato). “Promuovere il valore identitario del patrimonio culturale e l’importanza della sua tutela presso le giovani generazioni”, ha dichiarato il direttore Carmelo Malacrino, “è uno degli obiettivi della missione istituzionale del MArRC. Questa esposizione lancia un messaggio significativo su tutto il territorio e si è rivelata finora un grande successo. Oltre 75mila visitatori, a partire dallo scorso 18 giugno, al loro ingresso al Museo hanno trovato ad accoglierli, nel suggestivo spazio di Piazza Paolo Orsi, oltre 150 preziosi reperti restituiti alla collettività dallo straordinario lavoro dei Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale. Per questo motivo, in accordo con il Comando generale e con il Nucleo T.P.C. di Cosenza, si è deciso di prorogare l’esposizione ancora per qualche mese”. La funzione sociale del Patrimonio Culturale, la sua appartenenza a tutta la collettività e l’importanza di garantirne l’accessibilità a tutte le categorie di pubblico, dunque, saranno ancora protagonisti al MArRC, proprio in contemporanea con le celebrazioni per il 50° anniversario dalla scoperta dei Bronzi di Riace, simboli identitari della Calabria nel Mondo. L’obiettivo è stato possibile grazie alla preziosa sinergie intessute dal MArRC, in primo luogo con il Nucleo Carabinieri TPC di Cosenza oggi al comando del Ten. Giacomo Geloso, oltre che con la Direzione Regionale Musei Calabria guidata da Filippo Demma e con il Dipartimento Culture Educazione e Società dell’Unical, diretto da Roberto Guarasci. Incontri formativi coordinati dai Servizi Educativi Museali hanno formato giovani ‘Ciceroni’ che al termine di un importante percorso formativo umano e professionale metteranno a disposizione dei loro coetanei le loro conoscenze, attraverso visite e percorsi guidati alla mostra. Le attività saranno prenotabili all’indirizzo mail man-rc.mostre@beniculturali.it a partire dal mese di febbraio e si svolgeranno nel rispetto dei protocolli anticontagio.

“La ripresa dell’emergenza sanitaria ha purtroppo frenato nuovamente l’affluenza di pubblico, soprattutto dei gruppi scolastici, tra i principali destinatari del messaggio culturale dell’esposizione”, ha commentato Cannatà, responsabile dei servizi educativi del Museo. “Per tale ragione abbiamo lavorato per consentire la fruizione della mostra fino alla prossima primavera, per permettere ai bambini e ai ragazzi delle comunità scolastiche del territorio di non perdere questa straordinaria opportunità”. Valore aggiunto della nuova programmazione dell’esposizione sarà uno specifico protocollo d’intesa, stipulato tra il MArRC, l’Ufficio Servizi Sociali dei Minorenni del Tribunale dei Minori di Reggio Calabria, l’Istituto professionale alberghiero di Villa San Giovanni e l’Associazione culturale Biesse, con l’obiettivo di rafforzare nei ragazzi le radici classiche dell’identità calabrese e con esse i suoi valori positivi da contrapporre a quelli della cultura massificante e dell’illegalità. “Uno strumento fondamentale per il riscatto di tanti giovani”, ha dichiarato Bruna Siviglia, presidente dell’associazione culturale Biesse. “Una sinergia importantissima per divulgare i valori di legalità e di giustizia attraverso l’arte e la bellezza. La bellezza salverà il mondo”.
“Cartagine oltre il mito”: presentazione del volume di Giovanni Distefano con conversazione on line promossa dall’istituto italiano di cultura di Tunisi tra l’autore e l’archeologo Massimo Cutraro col prof. Attilio Mastino fondatore della Scuola archeologica italiana a Cartagine. Sarà un viaggio alla scoperta e riscoperta di Cartagine


La locandina dell’evento promosso dall’Istituto italiano di Cultura di Tunisi su “Cartagine oltre il mito”
Tredici episodi e un’appendice per raccontare la città più antica d’Occidente, partendo dal mito sino ad arrivare oltre il mito stesso, facendo rivivere la quotidianità della città di Cartagine. Sono quelli descritti nel libro “Cartagine oltre il mito – prima e dopo il 146 a.C.” (OLTRE EDIZIONI) di Giovanni Distefano, che ci trasporta in un viaggio alla scoperta e riscoperta di Cartagine durante una conversazione con Massimo Cultraro, il quale ha magistralmente scritto l’introduzione del volume, introdotta dal prof. Attilio Mastino. L’appuntamento promosso dall’Istituto italiano di cultura di Tunisi e curato da Diletta D’Ascia è per martedì 18 maggio alle 11 (12:00, ora italiana) in diretta Facebook Live, https://www.facebook.com/IICTunis/. Giovanni Distefano, archeologo, è professore di Archeologia del Mediterraneo tardoantico all’università della Calabria e all’università di Roma Tor Vergata. Massimo Cultraro, archeologo, è dirigente di ricerca al Consiglio nazionale delle Ricerche (Catania-ISPC), e professore di Archeologia Egea all’università di Palermo. Attilio Mastino, professore di Storia Romana a Sassari, già pro rettore, rettore, è fondatore e presidente della Scuola Archeologica Italiana a Cartagine. Grazie al dialogo tra questi due straordinari archeologi e alle parole del prof. Mastino, saremo trasportati all’interno della vita della città che fu regina del Mediterraneo e capitale dell’Africa romana.


Logo della Scuola archeologica italiana a Cartagine
Il professor Distefano, che ha effettuato scavi e ricerche archeologiche a Cartagine, è riuscito, in questo libro, a partire dal mito evocato in letteratura e al cinema sino a portarci a conoscere la vita quotidiana di Cartagine, la cultura urbanistica, religiosa, edilizia di questa città e del suo impero sulla terraferma e sul mare. Attraverso lo specchio del mito e la fiaba della fondazione della “nuova città”, apre lo sguardo dei lettori a una nuova visione, trasportandoci, ad esempio, nelle case dei cartaginesi del IV secolo con le botteghe, i mulini, le case delle élite con fontane meravigliose e stibadia, dove si intrattenevano gli ospiti. Quella che ci viene presentata è la Cartagine in cui si veneravano le dee greche-mediterranee, in cui vi erano statue votive di tipo fertilistico, ma anche la città dei traffici commerciali, la Roma africana e l’espressione delle nuove élites africane. Ne emerge un’immagine affascinante, di una città potente, forte, maestosa come Didone, regina di Cartagine, un’immagine che ondeggia tra mito e storia, così come questo testo.


L’archeologo Giovanni Distefano
I tredici saggi che compongono il volume propongono la conoscenza aggiornata della città che fu signora del Mediterraneo e capitale dell’Africa romana, oltre i luoghi comuni del mito. Sono presentati episodi della vita urbana e religiosa della città rivale di Roma, prima e dopo il 146 a.C., anno della distruzione. Della potente città fenicio-punica, poi Colonia romana, sarà possibile conoscere un santuario dell’VIII sec. a.C. frequentato da fenici e greci, un luogo di culto dedicato ad una dea greca, e poi l’altare monumentale sulla Byrsa, offerto alla famiglia di Augusto, con intensi messaggi ideologici, religiosi e politici. Inoltre, alcuni saggi sono dedicati alle grandi cisterne della città e all’ approvvigionamento idrico della Colonia al tempo dell’imperatore Adriano, che con la sua visita a Cartagine interruppe un lungo periodo di siccità. L’ edilizia privata con le case e le botteghe dei cartaginesi nel “quartiere delle ville romane” e le grandi domus urbane dell’aristocrazia, dove scenari architettonici ricreano ambienti naturali, sono altri argomenti centrali del volume. Della città, prima e dopo l’arrivo dei Vandali nel 439, sono presentati l’opera ciclopica di un muro difensivo dei quartieri urbani e una bardatura di età bizantina di un cavallo. La cultura materiale, la vita quotidiana e la vita religiosa di Cartagine sono protagonisti oltre il mito.
Alla Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico c’è la Magna Grecia con tre incontri del Polo museale della Calabria su archeologia e paesaggio, sistemi multisensoriali al museo di Locri e al parco Archeoderi, e sulla nuova guida “Kroton e Scolacium”

La XXII edizione della Borsa Mediterranea del Turismo archeologico si tiene a Paestum dal 14 al 17 novembre 2019
Tre occasioni per conoscere il patrimonio archeologico della Magna Grecia: li propone il Polo museale della Calabria, guidato da Antonella Cucciniello, alla XXII Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico: Giovedì 14 e venerdì 15, sono, infatti, previste nella prestigiosa rassegna iniziative che vedranno relatori, fra gli altri, Rossella Agostino, Gregorio Aversa e Laura Delfino, direttori di importanti Sedi afferenti al Polo museale della Calabria.
Giovedì 14 novembre 2019, dalle 17.10 alle 18.40, “Lungo le coste della Calabria. Templi, fari e torri costiere tra archeologia e paesaggio”. Intervengono Rossella Agostino, direttore del museo e parco archeologico nazionale dell’antica Kaulon; Gregorio Aversa, direttore del museo e parco archeologico nazionale di Capo Colonna; Ivan Comi, autore fotobook e docufilm. L’incontro si propone di illustrare la singolare presenza di fari, realizzati nella seconda metà dell’Ottocento sui promontori di Punta Stilo e di Capo Colonna, entrambi oggi parte di parchi archeologici: quello di Capo Colonna e quello dell’antica Kaulon. Realtà di estremo interesse nel panorama archeologico della Magna Grecia, il primo custodisce i ruderi del santuario della dea greca Hera Lacinia, uno fra i principali del Sud Italia, mentre al secondo appartengono le vestigia di una insigne città appartenente al novero delle poleis di origine achea. Il tema è trattato all’interno di un’opera curata da un fotografo professionista che, su concessione della Marina Militare, racconta tutti i fari presenti in Calabria attraverso un book fotografico ed un docufilm.
Venerdì 15 novembre 2019, dalle 17 alle 17.20, “Abbattimento barriere sensoriali. Un percorso archeologico tra area magno-greca e area grecanica”. Intervengono Rossella Agostino, direttore dei musei e parco archeologico nazionale di Locri e dell’antica Kaulon; Laura Delfino, direttore del museo e parco archeologico nazionale Archeoderi di Bova marina; Rosanna Pesce, responsabile DigiArt. L’incontro presenterà i progetti dei musei archeologici di Locri “Museo del Territorio” e del parco archeologico “Archeoderi” di Bova Marina, che si sono dotati di supporti multimediali quali Videoguida Lis e pianta Braille per rendere accessibile il percorso espositivo di entrambi ai non vedenti e ai sordi. Tali progetti hanno visto la collaborazione della società Digi Art di Reggio Calabria con la quale si è elaborato un percorso illustrativo anche di taglio didattico/ludico per i visitatori in età scolare.

La guida “Kroton e Scolacium. Musei e parchi archeologici: da giacimento culturale a patrimonio da valorizzare”
Venerdì 15 novembre 2019, dalle 17.30 alle 18.30, “Kroton e Scolacium. Musei e parchi archeologici: da giacimento culturale a patrimonio da valorizzare”. Intervengono Maurizio Paoletti, professore di Archeologia classica all’università della Calabria; Gregorio Aversa, direttore del museo Archeologico nazionale di Crotone e museo e parco archeologico nazionale di Capo Colonna. L’ultimo incontro vedrà la presentazione della guida “Kroton e Scolacium”. L’agile volume sintetizza le problematiche storiche e fornisce brevi approfondimenti per la visita del museo Archeologico nazionale di Crotone e dei musei e parchi archeologici di Capo Colonna e Scolacium, che costituiscono tre realtà storicamente interrelate tra loro: dall’antica polis di Kroton, famosa per i suoi atleti e medici oltre che per la presenza della scuola pitagorica, alla città romana erede della colonia crotoniate di Skylletion, da sempre centro nodale di collegamento tra le sponde del mar Jonio e del mar Tirreno.
L’arte di farsi belle, la tessitura, riti femminili cultuali e mitici: il museo Archeologico Lametino di Lamezia Terme propone in tre martedì un viaggio nel mondo femminile greco antico con il Progetto Vide presentando l’Hydria di Cerzeto, simbolo del Lametino

L’Hydria di Cerzeto conservata al museo Archeologico Lametino di Lamezia Terme: una scena di toeletta (foto museo Lametino)
Viaggio nel mondo femminile greco antico in tre martedì attraverso le raffigurazioni del pezzo simbolo del museo Archeologico Lametino, l’Hydria di Cerzeto, rinvenuta casualmente nella contrada “Cerzeto” ο “Celsito” (Cz) alla fine degli anni Cinquanta del secolo scorso, parte del corredo di una tomba in tegoloni di terracotta, di fabbrica campana, decorata sulla spalla e sul ventre con scene di gineceo e databile al primo quarto del IV sec. a.C. Qualità e dimensioni fanno pensare appartenere alla sepoltura di un personaggio di rango. Una ricca decorazione sulle spalle e sul lato principale rappresenta una scena di toilette con Eroti, personaggi femminili e maschili tra il luccichio di gioielli e il contorno di girali floreali e trofei di palmette. Proprio l’Hydria di Cerzeto, che oggi spicca nella seconda sezione del museo Lametino, quella dedicata all’età classica, sarà la protagonista di un Viaggio dell’Emozione, cioè di quel Progetto Vide, ideato dal Polo museale della Calabria, guidato da Antonella Cucciniello, e realizzato col sostegno della Regione Calabria, per promuovere e mettere in rete i 16 istituti culturali afferenti al Polo con una mostra virtuale realizzata a Cosenza a Palazzo Arnone, dove una camera immersiva, sviluppata con moderne tecnologie di animazione grafica computerizzata, permette ai visitatori di intraprendere un viaggio alla scoperta del ricco patrimonio culturale calabrese e delle innumerevoli storie che può raccontare.
Il Progetto Vide – Viaggio dell’Emozione stavolta fa tappa al museo Archeologico Lametino con un ricco programma di eventi previsti per le giornate del 15, 22 e 29 ottobre 2019 dal titolo “L’Hydrìa di Cerzeto. Viaggio nel mondo femminile tra realtà e mito”. Per l’occasione il museo Lametino ha scelto di esporre virtualmente l’Hydrìa di Cerzeto, pezzo iconico della collezione. Le scene a carattere erotico-nuziale, riprodotte con una grande esuberanza decorativa sul vaso, alludono alla sfera matrimoniale e alla preparazione per il primo incontro d’amore. Esse rappresentano un’occasione per intraprendere un viaggio nel viaggio, alla scoperta dell’affascinante mondo femminile greco, di cui, in una serie di incontri organizzati al Museo, si intende esplorare i più diversi ambiti: da quelli legati alla vita reale (si pensi alla cosmetichè techne, l’arte di farsi belle attraverso un’attenta scelta di abiti, acconciature, gioielli e l’uso di unguenti dal sensuale profumo, alle attività domestiche di filatura e tessitura (appannaggio esclusivo delle donne) a quelli rituali (cerimonie e culti legati ai passaggi di status femminili) e mitici (intriganti figure divine del pantheon terineo legate alla sfera afrodisia e ctonia).

La locandina degli eventi del Progetto Vide al museo Archeologico Lametino: “L’Hydrìa di Cerzeto. Viaggio nel mondo femminile tra realtà e mito”
Ecco il programma delle iniziative curate da Rosanna Calabrese, funzionario archeologo del Polo museale della Calabria. Martedì 15 ottobre 2019. Dalle 17 alle 21, apertura straordinaria pomeridiana del museo Archeologico Lametino (ingresso gratuito); alle 17.30, presentazione del Progetto VIDE – Viaggio dell’Emozione con “L’Hydrìa di Cerzeto. Viaggio nel mondo femminile tra realtà e mito”. Intervengono: Antonella Cucciniello, direttore Polo museale della Calabria; Rosanna Calabrese, funzionario archeologo Polo museale della Calabria; Giovanna De Sensi Sestito, ordinario di Storia Greca dell’università della Calabria; alle 19.30, Hydrìa di Cerzeto in scena e visita animata alla sezione Classica del Museo. Martedì 22 ottobre 2019. Dalle 17 alle 21, apertura straordinaria pomeridiana del museo Archeologico Lametino (ingresso gratuito); alle 18, I Ciclo di incontri intorno all’Hydrìa. Introduce Rosanna Calabrese; intervengono: Giovanni Vasta, Archeologo: “Il mondo femminile e la cosmetichè techne: il maquillage”; Francesca Morabito, storica dell’arte: “Il mondo femminile e la cosmetichè techne: l’arte di acconciarsi”; Felicia Villella, diagnosta dei Beni culturali: “Il mondo femminile e la cosmetichè techne: l’arte di abbigliarsi”; Samuele Maria Anastasio, archeologo: “Il mondo femminile e le attività dell’oikos: la tessitura e la filatura”. Martedì 29 ottobre 2019. Dalle 17 alle 21, apertura straordinaria pomeridiana del museo Archeologico Lametino (ingresso gratuito); alle 18, II Ciclo di incontri intorno all’Hydrìa. Introduce Rosanna Calabrese. Intervengono: Angela Astorino, conservatore Beni archeologici e artistici: “Il mondo femminile e la cosmetichè techne: la scelta dei gioielli”. Daniela Emanuele, storica dell’arte: “Il mondo femminile e il pantheon terineo”; Angela Bosco, archeologo: “Il mondo femminile e i rituali di passaggio alla vita di adulta: il matrimonio”.
“Enotri e Brettii in Magna Grecia. Modi e forme di interazione culturale”: presenze e relazioni fra culture e popoli diversi del Mediterraneo nella Calabria nel I millennio a.C. Il volume presentato al museo Archeologico di Capo Colonna (Crotone) nell’ambito di Discover Museums
L’obiettivo del progetto di ricerca e di valorizzazione del patrimonio storico-archeologico regionale promosso dall’università della Calabria era quello di far emergere con adeguata evidenza il quadro variegato di presenze e di relazioni fra culture e popoli diversi del Mediterraneo fiorite all’interno della Calabria nel primo millennio a.C. L’esito di questo progetto è stato raccolto nel volume “Enotri e Brettii in Magna Grecia. Modi e forme di interazione culturale”, a cura di Giovanna De Sensi Sestito e Stefania Mancuso (Rubbettino Editore 2017) che, per iniziativa del Polo museale della Calabria, è stato presentato il 2 settembre 2018 al museo Archeologico nazionale di Capo Colonna (Crotone) in occasione dell’evento Discover Museums promosso da UniCal, un percorso che invita alla scoperta del patrimonio culturale regionale e si realizza proprio nell’anno che l’Europa dedica alle sue risorse culturali. Discover Museums è stato pensato proprio perché questo è l’Anno Europeo del Patrimonio Culturale e la Calabria possiede così tante risorse culturali da poter rispondere straordinariamente all’appello dell’Europa. All’insegna della scoperta e della valorizzazione dei tesori museali della Calabria, Discover Museums ha fatto da prologo alla tanto attesa Notte dei Ricercatori 2018 – “SuperScienceMe – REseArCH in your REACH”, quest’anno annoverata tra i progetti ufficialmente riconosciuti dall’Unione Europea. Il grande evento scientifico che quest’anno coinvolge tutti gli atenei calabresi, la Regione Calabria, il CNR è per venerdì 28 settembre 2018, cioè l’ultimo venerdì del mese. E quest’anno oltre all’università della Calabria, che è l’ideatrice del format calabrese dell’evento scientifico, la Notte dei Ricercatori si svolgerà anche negli atenei di Catanzaro e Reggio Calabria, in collaborazione con molti istituti del CNR e in sinergia con il Dipartimento Programmazione Nazionale e Comunitaria della Regione Calabria e FinCalabra.
Il libro “Enotri e Brettii in Magna Grecia”. La denominazione, geografica e culturale insieme, di Magna Grecia utilizzata in senso lato per designare la regione, esprime in forma emblematica il profondo grado di permeabilità dimostrato dalle culture italiche, di epoca protostorica e storica, nel recepire apporti culturali esterni, e greci in particolare, pur senza perdere la loro specifica identità. I saggi raccolti nel volume ne offrono ampia documentazione. La ricchezza del patrimonio storico e archeologico calabrese, dalla protostoria all’età ellenistica non si esaurisce infatti nello splendore della cultura delle città magno-greche fiorite lungo le coste ionica e tirrenica, ma include la serie di insediamenti degli Enotri che con esse avevano in varie forme interagito fino all’epoca classica e di quelli dei Brettii strutturatisi dalla metà del IV secolo a.C. in poi, disseminati nelle aree collinari a controllo dei punti di accesso dalla costa e della viabilità interna.
Maggiore attenzione al patrimonio archeologico subacqueo, nuovo spazio espositivo al museo Archeologico nazionale di Capo Colonna, visione dei relitti sui fondali in realtà virtuale: accordo a Cosenza nell’ambito del Progetto Bluemed
L’obiettivo è supportare lo sviluppo di un turismo sostenibile e responsabile nelle aree costiere ed insulari del Mediterraneo, puntando alla valorizzazione del patrimonio culturale subacqueo. Di questo si parlerà venerdì 21 settembre 2018, alle 11.30, a Cosenza, Palazzo Arnone, salone “Giorgio Leone”, alla presentazione dell’accordo di collaborazione fra il Polo Museale della Calabria, guidato da Angela Acordon, e l’Università della Calabria, retta da Gino Mirocle Crisci. L’accordo prevede la realizzazione di uno spazio espositivo innovativo nel museo Archeologico nazionale di Capo Colonna (Crotone) e si inserisce nel quadro del Progetto BLUEMED finanziato dalla Comunità Europea nell’ambito del programma di cooperazione transnazionale INTERREG MED Programme 2014-2020, il cui titolo esteso è “Plan/test/coordinate UnderwaterMuseums, Diving Parks and Knowledge Awareness Centres in order to supportsustainable and responsibletourismdevelopment and promote Blue growth in coastalareas and islands of the Mediterranean”. Il Progetto BLUEMED, realizzato dall’università della Calabria, ha fra i siti pilota anche l’Area Marina Protetta “Capo Rizzuto” per la quale si punta alla valorizzazione dei suoi numerosi relitti. A tal fine, tra gli obiettivi del progetto, è prevista la realizzazione di un “Knowledge Awareness Center” (KAC) che si configura come uno spazio nel quale, attraverso l’utilizzo di tecnologie multimediali, si offrono ai visitatori informazioni e contenuti relativi ai beni culturali e naturalistici presenti sui fondali del mar Mediterraneo. L’incontro offrirà un interessante momento di confronto e interlocuzione tra le parti interessate che avranno l’opportunità di presentare l’idea di progetto per la realizzazione del KAC al museo Archeologico nazionale di Capo Colonna (Crotone) discutendo sulle ricadute culturali ed economiche che esso potrà offrire sul territorio calabrese. Al termine dell’iniziativa sarà possibile verificare in anteprima un sistema di realtà virtuale, che verrà installato al museo di Capo Colonna e che consente di effettuare un’immersione virtuale su due relitti di epoca romana presenti nei fondali.
I falsi in archeologia: a Cosenza incontro “L’Arte non vera non può essere Arte” e al museo dei Brettii e degli Enotri la mostra “Bello ma Falso: tutta un’altra storia!”. I carabinieri nel 2016 hanno sequestrato più di 3mila reperti, tra loro anche falsi

Il Nucleo tutela patrimonio culturale dei carabinieri di Cosenza nel 2016 ha sequestrato più di 3mila reperti: tra essi in aumento il fenomeno dei falsi
Il patrimonio archeologico della Calabria è un pozzo senza fine. Non meraviglia, purtroppo, che in una tale situazione di ricchezza non perda colpi il mercato antiquario clandestino e il trafugamento illegale dei reperti. Solo nel 2016, è il dato ufficiale del Nucleo tutela patrimonio culturale dei carabinieri di Cosenza, sono stati sequestrati 3200 pezzi archeologici e storici, per un valore stimato che supera i 2 milioni di euro. E insieme a questo patrimonio trafugato, come hanno confermato il comandante provinciale dei carabinieri di Cosenza, il colonnello Fabio Ottaviani, e il comandante del Nucleo, il capitano Carmine Gesualdo, cresce e prospera anche il mercato dei falsi: un fenomeno che in passato ha truffato fior di esperti tanto che, si può dire, non ci sia grande museo che nelle sue vaste collezioni non abbia scovato qualche pezzo tarocco. Così oggi il fenomeno è oggetto di incontri e di mostre.

Ciclo di conferenze “L’arte non vera non può essere vera arte” per conoscere il fenomeno del falso archeologico
Quindici conferenze in tutta Italia, sul tema “L’Arte non vera non può essere Arte”: è il piano del ministero dello Sviluppo economico, del MiBact e dell’istituto nazionale Anticontraffazione per divulgare quanto più possibile la conoscenza del fenomeno del “falso”. Mercoledì 8 novembre 2017 l’appuntamento è a Cosenza, a Palazzo Arnone, dove alle 10, è in programma “L’arte non vera non può essere arte”, conferenza sulla contraffazione dei beni culturali, alla quale parteciperanno: Angela Acordon, direttore del Polo Museale della Calabria; Gino Mirocle Crisci, rettore dell’università della Calabria e Maria Cerzoso, direttore del museo dei Brettii e degli Enotri di Cosenza, che porteranno i saluti di rito. Seguiranno interventi di Anna Maria Guiducci, soprintendente Archeologia Belle arti e Paesaggio per le Province di Reggio Calabria e Vibo Valentia su “Falsi storici, falsi d’autore”; Mario Pagano, soprintendente Archeologia Belle arti e Paesaggio per le Province di Catanzaro, Cosenza e Crotone su “I falsi in archeologia”; Mario Spagnuolo, procuratore capo della Repubblica di Cosenza su “Aspetti giuridici del reato di contraffazione”; Armando Taliano Grasso, dell’università della Calabria, e Salvatore Medaglia, laboratorio di Topografia antica e Antichità calabresi su “Imitatio antiquorum. Considerazioni sulla falsificazione dei manufatti archeologici”; Mauro Francesco La Russa, dell’università della Calabria, su “Indagini di laboratorio e tecniche scientifiche per la ricerca dei falsi”; Domenico Miriello, dell’università della Calabria, su “Vero o falso: l’approccio per l’autenticazione di bronzi e manufatti lapidei naturali”; e Carmine Gesualdo, comandante del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Cosenza, su “Il Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale nella repressione della contraffazione di opere d’arte: presentazione di alcune indagini sul falso, che modererà i lavori”.
Il direttore del museo dei Brettii e degli Enotri, Marilena Cerzoso, con l’occasione, presenterà il contributo del museo civico all’iniziativa: una mostra, di reperti archeologici falsi e di opere d’arte, anch’esse false, sequestrate dai Carabinieri del Nucleo. La mostra, “Bello ma Falso: tutta un’altra storia!”, sarà inaugurata il 17 novembre 2017, alle 17. La mostra è curata da Marilena Cerzoso, in collaborazione con il Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Cosenza e il laboratorio di Topografia Antica e Antichità Calabresi del dipartimento di Studi umanistici dell’università della Calabria, di cui è responsabile il professor Armando Taliano Grasso, insieme al laboratorio di Diagnostica e Conservazione dei Beni culturali del dipartimento di Biologia, Ecologia e Scienze della Terra, che hanno rispettivamente realizzato gli esami autoptici e le analisi diagnostiche sui reperti archeologici. “Nel rispetto della mission educativa del museo”, spiega Cerzoso, “la mostra, oltre che uno scopo conoscitivo, persegue finalità didattiche. Si vuole infatti sottolineare l’importanza dello sviluppo della ricerca scientifica nel campo dei beni culturali come strumento per la diffusione della legalità, trasformando in messaggi educativi ciò che scaturisce da fatti criminosi”.

Il manifesto della mostra “Vero o falso. Il valore dell’originale, lo stile dell’imitazione”, curata da Carmelo Malacrino e Patrizia Marra
Il tema dei falsi archeologici in Calabria aveva animato anche l’estate 2017 con la mostra promossa dal museo Archeologico nazionale di Reggio Calabria “Vero o falso. Il valore dell’originale, lo stile dell’imitazione”, curata da Carmelo Malacrino e Patrizia Marra: una piccola mostra che ha proposto un dialogo vivace e stuzzicante con il visitatore, cui sono stati presentati oggetti antichi e manufatti realizzati in epoca moderna che fanno parte delle collezioni del MArRC conservate nei depositi. L’idea è stata quella di ripercorrere a grandi linee i principali orientamenti nei confronti della produzione di copie e della realizzazione di “falsi” dall’antichità ad oggi. E al contempo è stato illustrato il progresso dei metodi di indagine fisico-chimica che permettono oggi di acquisire un altissimo livello di dettaglio sulla conoscenza dei reperti che l’archeologo si trova a maneggiare. “L’obiettivo è far riflettere il visitatore”, spiega il direttore del MArRC, Malacrino, “sull’importanza del reperto d’arte, il cui valore intrinseco, in associazione alla sua originalità, va di pari passo con il ruolo di testimone di una condivisa memoria storica che è nell’interesse di ciascuno di noi tutelare e preservare. L’imitazione nell’arte è un fenomeno comune che nasce sia dal bisogno di emulare il modello, in senso positivo, per crescere in bravura e in perfezione, sia per soddisfare l’economia e generare prodotti da vendere sul mercato”.
Commenti recenti