Milano. All’auditorium Da Vinci la consegna a Christian Greco, direttore del museo Egizio di Torino, del XIX Premio Montale Fuori di Casa, sezione “Homo Viator”, per il suo straordinario contributo alla divulgazione culturale e al dialogo tra civiltà
Il XIX Premio Montale Fuori di Casa sezione “Homo Viator”, quest’anno è stato assegnato a Christian Greco, direttore del museo Egizio di Torino, per il suo straordinario contributo alla divulgazione culturale e al dialogo tra civiltà con questa motivazione: “Ha dimostrato nei fatti e non solo con le parole ciò in cui profondamente crede: che la Cultura è universale e che i Musei sono la colonna vertebrale del nostro Paese e appartengono alla collettività”. La cerimonia di conferimento è in programma a Milano, il 18 giugno 2025, alle 18, all’auditorium Leonardo Da Vinci, all’interno della sede di Deloitte, in via Santa Sofia 28. Alle 18, saluto di benvenuto a cura di Guido Borsani, presidente Deloitte; 18.15, intervento di Adriana Beverini, presidente del Premio Montale Fuori di Casa; 18-25, Paola Dubini, management professor all’università Bocconi, dialoga con Cristian Greco sul tema sviluppato in collaborazione nel libro “La cultura è di tutti”; 18.40, Massimo Capuani, responsabile della sezione “Homo Viator”, dialoga con Christian Greco sull’esperienza maturata alla guida del museo Egizio di Torino e sulle più recenti scoperte archeologiche in Egitto; 19, lettura della motivazione e consegna del Premio. Ai partecipanti che avranno confermato la propria presenza entro il termine indicato, sarà donata – fino a esaurimento copie – una delle opere del premiato; 19.15, cocktail di chiusura.
Torino. Al museo Egizio tavola rotonda “Fundraising per l’arte e la cultura: quali sfide per le istituzioni culturali in Italia?” prendendo spunto dal libro recentemente pubblicato “Fundraising per l’Arte e la Cultura”
Un’occasione preziosa per riflettere sul tema del finanziamento privato nel settore culturale, prendendo spunto dal libro recentemente pubblicato “Fundraising per l’Arte e la Cultura” di Francesca Pecoraro (arts manager), Alex Turrini (professore di Arts Management e Cultural Policy, università Bocconi) e Mark Volpe (già direttore generale della Boston Symphony Orchestra) – Egea Edizioni: appuntamento venerdì 18 ottobre 2024, dalle 11 alle 13, con la tavola rotonda “Fundraising per l’arte e la cultura: quali sfide per le istituzioni culturali in Italia?” nella sala conferenze del museo Egizio di Torino. Ingresso gratuito, previa prenotazione tramite Eventbrite al link: https://www.eventbrite.co.uk/…/fundraising-per-larte-e…. Si discuterà di filantropia culturale, delle leve e degli strumenti a disposizione dei professionisti nel mondo della cultura, inclusi quelli digitali. Gli autori del volume ne discuteranno con Samanta Isaia (direttore gestionale museo Egizio) e Christian Greco (direttore museo Egizio). La tavola rotonda rappresenta un’opportunità unica per approfondire come il fundraising possa diventare uno strumento non solo di sostegno economico delle istituzioni culturali, ma anche di sviluppo sociale e culturale, basato su relazioni di reciprocità e sulla creazione condivisa di valore. In collaborazione con l’Arts & Culture Knowledge Center.
Torino. Ammonta a 412,6 milioni l’impatto economico del museo Egizio sul territorio della Città Metropolitana: ecco i risultati dell’analisi della Fondazione Sant’Agata per l’Economia della Cultura
Ammonta a 412,6 milioni l’impatto economico del museo Egizio sul territorio della Città Metropolitana di Torino: lo certifica l’analisi della Fondazione Sant’Agata per l’Economia della Cultura, che nel 2017, anno della prima indagine, aveva rilevato un impatto di 187 milioni. La stima totale della spesa diretta attribuibile al Museo Egizio è di 195.559.107,32 euro, una cifra calcolata sommando le spese dirette del Museo (in beni e servizi e stipendi della struttura) e le spese dirette dei visitatori a cui vanno a sommarsi anche gli importi di impatto indiretto ed indotto. Si tratta quindi di una spesa più che raddoppiata rispetto al 2017, quando si attestava a 81 milioni. Sono alcuni numeri dei risultati dell’indagine raccolta nel report “L’impatto economico e sociale del museo Egizio” presentato il 16 luglio 2024 con gli interventi della presidente Evelina Christillin, del direttore Christian Greco, della direttrice gestionale Samanta Isaia, e di Paola Borrione, Presidente & Head of Research Fondazione Santagata per l’Economia della Cultura e supervisore scientifico dell’analisi. L’indagine è partita da una raccolta dati, che si è svolta in 94 giorni tra luglio e ottobre 2023 e dall’analisi del bilancio 2022 del Museo. Obiettivo dichiarato: realizzare un identikit della composizione e della capacità di spesa dei visitatori, un’analisi della loro percezione del Museo, ma anche valutare la reazione alle strategie impiegate dal Museo in ambiti come comunicazione e allestimento delle sale e la propensione a sostenere l’Egizio attraverso le sue campagne di fundraising.

Al museo Egizio la tavola rotonda sul report “L’impatto economico e sociale del museo Egizio” (foto museo egizio)
In occasione della presentazione dell’analisi d’impatto del museo Egizio c’è stata anche una tavola rotonda con interventi di Samanta Isaia, direttrice gestionale museo Egizio; Paola Dubini, professoressa in Management and Entrepreneurship, università Bocconi; Ludovico Solima, professore ordinario di Management e imprenditorialità nelle imprese culturali, università della Campania “Luigi Vanvitelli”; Alberta Giovannini, direttrice ufficio Risorse umane e servizi, MUSE, Trento; Paola Borrione, presidente & Head of Research Fondazione Santagata per l’Economia della Cultura; ha moderato Marilena Pirrelli, Giornalista del Sole 24Ore.

La sala dedicata a Deir el Medina al museo Egizio di Torino riaperta al pubblico il 29 marzo 2024: la novità per gli oltre 20mila visitatori nel ponte pasquale (foto museo egizio)
L’identikit del visitatore dell’Egizio. Sono in maggioranza donne tra i 35 e i 64 anni i visitatori del museo Egizio (57,6%). I giovani tra i 18 e i 34 anni rappresentano il 15%. Il 47% dei visitatori del museo Egizio ha conseguito una laurea, il 15% ha un titolo post laurea, mentre il 30% è diplomato. La maggioranza dei visitatori del Museo, il 61% per l’esattezza, sono turisti. Tra questi quasi il 20% sono stranieri (il 14% proveniente da un altro Paese europeo e il 5% da un Paese extra Ue). Stando ai dati contenuti nel report della Fondazione Sant’Agata, il museo Egizio è uno dei principali poli di attrazione del turismo torinese, in quanto tappa fissa dei viaggiatori, noto a livello internazionale. Nel 2022 l’Egizio ha accolto il 22% del pubblico totale dei Musei torinesi. Il turista medio che visita l’Egizio è laureato (49%) generalmente arriva in coppia (33%) o in famiglia (34%). Più della metà dei turisti (59%) è a Torino per vacanze, mentre il 19% dei turisti ha dichiarato di essere a Torino appositamente per visitare il Museo Egizio. La spesa diretta di turisti ed escursionisti visitatori del museo Egizio che ricade sul territorio di Torino registra un trend in costante crescita: era di 83.934.790,66 euro nel 2021, di 190.908.947,62 nel 2022 e si attesta a 223.269.024,59 euro nel 2023.

L’allestimento temporaneo “Verso la nuova Galleria dei Re” al museo Egizio di Torino (foto museo egizio)
Il museo Egizio e il contesto nazionale e locale. Secondo la Fondazione Sant’Agata “il museo Egizio si è affermato come un polo di ricerca scientifica a livello internazionale e una delle principali attrazioni turistiche del Paese”. Stando agli ultimi dati diffusi dal Mic, con oltre un milione di visitatori nel 2023, il Museo si attesta al settimo posto nella top ten dei Musei italiani più visitati. Per quanto riguarda il contesto locale statistiche Istat del 2021 censiscono in Italia 4.292 musei, di cui 429 collocati in Piemonte (10% del totale). Il 67% dei musei piemontesi riflette la storia della Regione e può essere ricondotto al collezionismo sabaudo del XVI secolo (Residenze Sabaude, Palazzo Madama). Significativa la presenza di musei privati e aziendali. Il Piemonte detiene la quota più alta di istituzioni private, 231 (53% della quota regionale totale), tra i principali Fondazione Sandretto, Fondazione Merz, Mauto, Museo Lavazza. Rilevante poi il settore del design, su 53 centri di produzione culturale, 33 sono votati al design. Secondo quanto rilevato da report, nel 2022 i visitatori dei musei In Piemonte sono stati 5,7 milioni, di cui 4.521.268 (78%) nel sistema museale metropolitano di Torino, 1.245.355 (22%) negli altri Musei della Regione. “All’interno di questa dinamica – si legge nel report – è importante sottolineare il ruolo significativo del Museo Egizio, il quale ha contribuito con un totale di 907.364 visite nel 2023, il 16% del totale regionale e il 20% della Città di Torino”.
Donazioni e Fundraising. L’analisi condotta dalla Fondazione Sant’Agata si è concentrata infine sulla propensione del pubblico a fare donazioni al museo Egizio. È emerso che i ragazzi tra i 18 ei 24 anni sono la categoria che è più propensa a donare (73%). Questa fascia d’età è però quella che donerebbe meno (5,40%), anche per un’ipotizzabile disponibilità economica più ridotta. La fascia d’età meno propensa a donare è 55-64 anni (hanno espresso no il 42%). Mente i visitatori appartenenti alla categoria over 65 donerebbero in media 14,90 euro. Il museo Egizio è un’istituzione culturale estremamente legata alla città di Torino e ai suoi abitanti, lo dimostra il fatto che il 73% dei torinesi e il 70% dei residenti dell’area della Città Metropolitana sono disponibili a fare donazioni. Gli stranieri invece sono i meno propensi a donare. La donazione è quindi legata più ad un attaccamento ad un valore affettivo all’istituzione, da parte degli abitanti della città e del territorio circostante.
Torino. Al primo Report integrato del museo Egizio assegnato un riconoscimento nell’ambito degli Oscar di Bilancio

Era stato messo on line la scorsa estate, il primo bilancio integrato del museo Egizio di Torino, nato per unire la rendicontazione qualitativa e quantitativa delle proprie attività, e in particolare per analizzare e misurare gli elementi che ne determinano il valore oltre gli indicatori che tradizionalmente costituiscono il bilancio (vedi Torino. Pubblicato il primo bilancio integrato del museo Egizio: visione a 360° delle proprie numerose attività, dalla ricerca all’inclusione sociale | archeologiavocidalpassato). Un impegno che non è passato inosservato.
La consegna della targa al museo Egizio di Torino agli Oscar di Bilancio (foto FERPI)
Al primo Report integrato del museo Egizio è stato infatti assegnato un riconoscimento nell’ambito della 57ma edizione dell’Oscar di Bilancio, appuntamento annuale che premia le aziende più virtuose nelle attività di reporting e cura dei rapporti con gli stakeholder, promosso da Ferpi, insieme a Borsa Italiana e Università Bocconi. Nel corso della cerimonia, A2A e Message, sponsor ufficiali dell’edizione 2021 dell’Oscar di Bilancio, hanno consegnato una targa al museo Egizio con la seguente motivazione: “Il bilancio è frutto di un processo partecipato e di svolta per l’impostazione del piano triennale 2021-24. È molto ben rappresentata la consonanza tra i valori della Fondazione e la declinazione delle attività operative riportate come in un ‘libro di bordo’. È apprezzabile l’analisi del contesto, delle reti e l’approccio alla valutazione dell’impatto”.

Nato appunto dalla volontà di unire la rendicontazione qualitativa e quantitativa delle attività del Museo, il Report integrato 2020 è il frutto di un lavoro di squadra condotto da: Silvia Cendron, Alice Dinegro, Michele Drocco, Elisa Fanetti, Francesca Guercilena. Il report va ben oltre le rilevazioni economiche tradizionali, basate su dati come i ricavi di biglietteria e vuole offrire un’analisi a 360 gradi su rischi, opportunità, attività di ricerca e di inclusione sociale. “Siamo orgogliosi del riconoscimento ricevuto”, dichiara la presidente del museo Egizio, Evelina Christillin, “perché il Report integrato ha l’obiettivo ambizioso di raccontare ciò che è stato il 2020 per il museo Egizio, quali cambiamenti abbia prodotto e come l’istituzione abbia cercato di adattarsi alle sollecitazioni di un contesto che è radicalmente cambiato. La realizzazione di questo documento è stata un’occasione preziosa per riflettere sul modello di gestione, che fino al 2019 ci aveva consentito di raggiungere gli obiettivi prefissati e di crescere in modo costante. È vero che nel 2020 è cambiato tutto, ma forse è più corretto dire che dal 2004 il museo Egizio non ha mai smesso di evolvere e che ora ci attendono nuove sfide: dal digitale al ruolo che i musei devono rivestire nella contemporaneità”.
“Syria. The making the future”: i workshop estivi di progettazione architettonica dello Iuav di Venezia dedicati alla ricostruzione della Siria. Il rettore: “Non solo temi archeologici, abitativi e architettonici, ma anche la ricostruzione di un’identità culturale forte”
Ricostruire la Siria. Non solo Palmira. Ecco Wave 2017 “Syria. The making the future”, workshop estivi di progettazione architettonica dell’università Iuav di Venezia, dedicata alla ricostruzione della Siria. Hanno lavorato in 1341 per tre settimane a immaginare e progettare il futuro della Siria. Sono stati guidati da 26 architetti provenienti da tutto il mondo, di generazioni e formazioni molto diverse tra loro, ognuno dei quali è stato chiamato a studiare e analizzare un’area geografica specifica del territorio siriano. Si sono confrontati con esperti nei campi della conservazione del patrimonio, dell’architettura e del progetto urbano, dell’emergenza umanitaria e della cultura mediorientale, molti dei quali provenienti dalla Siria e attivi in rinomati studi internazionali. Al termine delle tre settimane di progettazione sono stati presentati i risultati dell’intenso lavoro degli studenti Iuav e dei 150 studenti stranieri ospiti dei workshop W.A.Ve. “I temi che la Siria ci pone oggi non sono solo archeologici, abitativi, architettonici, ma riguardano la ricostruzione di un’identità culturale molto forte”, afferma Alberto Ferlenga, rettore dello Iuav. “Questa edizione di W.A.Ve. rinnova un’attitudine storica della nostra Scuola, quella del prendersi cura, ed è anche un segno di come l’architettura si stia trasformando, sviluppando una nuova e sempre più intensa attenzione ai temi del mondo. Quello di oggi non è un punto di arrivo, ma è una tappa di un percorso iniziato in Iuav due anni fa con l’Omaggio di Venezia a Palmyra ed è il preludio a un intervento operativo, di ricostruzione, che sarà possibile al termine del conflitto”. Che la ricostruzione non sia solo un tema architettonico, ma anche e soprattutto identitario e sociale è stato anche il pensiero di Emanuela Carpani, soprintendente Archeologia Belle Arti e Paesaggio per il Comune di Venezia e Laguna, che ricorda i 12 siti Unesco presenti in Siria: “La parola ricostruzione è una sconfitta per tutti. Vorremmo più coerenza tra l’outstanding value dei siti UNESCO e le loro politiche di difesa e controllo. I workshop di Iuav non offriranno una soluzione, ma un metodo e una nuova consapevolezza. Auguro che W.A.Ve., questo bellissimo acronimo, porti un’onda di creatività, di progettualità, di futuro”.
Il mondo della cultura italiana accende dunque un faro sulla ricostruzione in Siria. Lo Iuav di Venezia si presenta come hub di discussione e confronto, avviando, attraverso il programma estivo di architettura W.A.Ve., un processo culturale a supporto della rinascita di questo territorio, una volta terminato il conflitto. Questi sono gli obiettivi di W.A.Ve. 2017, “Syria / The making of the future”, il workshop promosso dall’ateneo veneziano in collaborazione con UN ESCWA, UNESCO e Aga Khan Award for Architecture e sponsorizzato da I-Barbon, che mira a richiamare l’attenzione del mondo globale dell’architettura su un argomento fondamentale ma ancora poco affrontato. “L’intento dell’iniziativa”, spiega Ferlenga, “è di creare un network importante di architetti, esperti locali e globali pronti ad avviare una riflessione sugli strumenti e sui metodi necessari a stabilire una pratica progettuale della ricostruzione di un luogo devastato dalla guerra. Un’opportunità – prosegue il rettore – per riaffermare l’appartenenza della Siria al patrimonio culturale dell’umanità e la responsabilità cosmopolita della sua ricostruzione”.

La presentazione dei progetti realizzati dagli studenti dello Iuav a Wave 2017 “Syria. The making the future”
Veronique Dauge, Head Culture Unit Unesco, sottolinea l’importanza delle iniziative Iuav in favore della Siria, in particolare la Carta della ricostruzione messa a punto dall’Ateneo: “La ricostruzione della Siria implica non solo un intervento nelle città, nei contesti rurali, nei siti archeologici, ma in primo luogo la trasformazione della società”. E Achille Amerio, ultimo ambasciatore italiano in Siria: “Il nostro Paese ha investito in ospedali, agricoltura, energia elettrica, cultura e missioni archeologiche con l’intenzione di creare un indotto che andasse a beneficio delle popolazioni locali. Tutti questi progetti sono stati interrotti. A questo punto bisogna pensare non solo alla ricostruzione, ma anche alla riconciliazione, alla creazione di un nuovo baricentro dell’identità nazionale”. “Pace” è stata la parola chiave dell’intervento di Benno Albrecht, responsabile scientifico del workshop: “Pace come spazio di resistenza umanistica, in cui costruire una nuova cultura architettonica. Iuav si propone come luogo di discussione e di lavoro sulle possibilità che l’architettura ha di lavorare per preservare e ricostruire la pace. Per dirla con le parole di Elio Vittorini all’indomani della seconda guerra mondiale, un luogo dove formare non una cultura che consoli dalle sofferenze, ma una cultura che protegga dalle sofferenze”.
Forte della sua esperienza progettuale, lo Iuav ha messo a punto una Carta di Venezia della ricostruzione in cui sono individuate le azioni necessarie alla rinascita sostenibile dei luoghi distrutti dalla guerra. Negli ultimi anni, in particolare, lo Iuav di Venezia ha promosso numerose iniziative a favore delle città della Siria: lo spettacolo teatrale “Omaggio di Venezia a Palmyra” (vedi https://archeologiavocidalpassato.wordpress.com/2017/07/03/omaggio-di-venezia-a-palmira-lo-iuav-propone-un-canto-per-immagini-parole-suoni-dedicata-alla-sposa-del-deserto-violentata-dallisis-e-al-suo-custode-dir/) ha portato alla riscoperta delle radici comuni delle due realtà; le conferenze “Urbicide Syria” a Venezia e “Urbicide Iraq Palestine Syria Yemen” a Beirut, hanno coinvolto i maggiori esperti nel campo della ricostruzione; la mostra “Sketch for Syria” è nata da una call internazionale di disegni che ha collezionato più di 150 proposte di architetti da tutto il mondo sulla ricostruzione del paese. Tra le iniziative che confermano l’impegno di Iuav nella ricostruzione rientrano a pieno titolo i workshop W.A.Ve.: occasioni internazionali di confronto e progettazione per giovani studenti.
Scopo finale del workshop W.A.Ve. 2017 è la costituzione del SyriaHub Iuav, un think tank che intende fornire una piattaforma apartitica, aperta e collaborativa per la ricerca, la progettazione, la condivisione delle conoscenze e lo sviluppo di capacità relative alla futura ricostruzione della Siria. Con lo Iuav di Venezia in campo anche la Bocconi di Milano (Economia), la Sapienza di Roma (Archeologia) e l’Università di Bologna (Giurisprudenza). “Attraverso lo studio multidisciplinare delle attuali condizioni del territorio siriano e lo sviluppo di soluzioni per l’architettura, l’urbanistica e la gestione dell’ambiente costruito”, conclude Ferlenga, “giovani professionisti internazionali e siriani condivideranno una strategia di restauro urbano sostenibile per la ricostruzione. Il rinnovo della tradizione italiana del restauro urbano può contribuire a preservare il patrimonio culturale e a promuovere la riconciliazione sociale futura nelle città e nei paesi devastati dalla guerra”.





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