Archivio tag | Toscana

Preistoria. Alle origini dell’alimentazione: in mostra a Firenze la prima farina dell’uomo del Paleolitico. 30mila anni fa l’Homo Sapiens cacciatore-raccoglitore seguiva una dieta mediterranea, cioè 20mila anni prima della nascita dell’agricoltura nel Vicino Oriente

A Firenze la mostra “30.000 anni fa la prima farina. Alle origini dell'alimentazione”

A Firenze la mostra “30.000 anni fa la prima farina. Alle origini dell’alimentazione”

Lo scavo in località Bilancino nel Mugello in Toscana

Lo scavo in località Bilancino nel Mugello in Toscana

Una macina e un macinello in pietra stanno rivoluzionando le conoscenze sull’alimentazione dei primi Homo sapiens. Vi ricordate? Ne avevamo già parlato in occasione delle giornate preparatorie a Expo 2015 (vedi https://archeologiavocidalpassato.wordpress.com/?s=glutine). In quell’occasione, a Firenze, si era annunciata la scoperta in Toscana da parte di un gruppo di ricerca archeologica guidato da Biancamaria Aranguren della soprintendenza Archeologia della Toscana, in collaborazione con Anna Revedin, dell’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria, della farina più antica del mondo, un fatto che potrebbe rivoluzionare le attuali conoscenze sull’alimentazione e la conoscenza agricolo/tecnologica degli uomini del Paleolitico. Ciò rivelerebbe infatti che l’uomo preistorico era più vegetariano di quanto fino ad ora fosse noto e che già 30.000 anni fa si nutriva di farine ricavate macinando varie piante selvatiche; potremmo dire che già “seguiva” una dieta (quasi) mediterranea! E ora quelle scoperte e quelle conclusioni sono documentate nella mostra “30.000 anni fa la prima farina. Alle origini dell’alimentazione” allestita fino al 3 gennaio allo Spazio Mostre dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze (via Bufalini 6) a cura di Anna Revedin dell’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria, Biancamaria Aranguren della soprintendenza Archeologia della Toscana e di Fabio Santaniello dell’Università di Trento. Si tratta della rappresentazione, con un forte taglio divulgativo e anche scenografico, dei primi risultati del progetto di ricerca dell’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria “Le risorse vegetali nel Paleolitico” condotto da Revedin in collaborazione con la soprintendenza Archeologia della Toscana e con il Dipartimento di Biologia dell’Università di Firenze e reso possibile dal contributo dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze.

La mappa dei rinvenimenti di pestelli preistorici: due in Italia, a Bilancino e Grotta Paglicci

La mappa dei rinvenimenti di pestelli preistorici: due in Italia, a Bilancino e Grotta Paglicci

Archeologia sperimentale: la produzione di farina con la macina paleolitica del Bilancino

Archeologia sperimentale: la produzione di farina con la macina paleolitica del Bilancino

Tutto è nato dalla scoperta di una macina, usata per produrre la più antica farina della storia, e di un macinello-pestello avvenuta nel 1992, tra le migliaia di manufatti rinvenuti in uno scavo in località Bilancino, nel Mugello, oggi sommerso da un invaso artificiale che fornisce l’acqua a Firenze. Il colpo di genio è stato quello di non lavare questi antichissimi strumenti e di analizzare le pietre e i resti del focolare preistorico al microscopio elettronico e al carbonio 14, è così che è venuto fuori che sulle pietre c’erano tracce di amido risalenti a 30mila anni fa. Le analisi condotte su questi oggetti, e sui sedimenti che ancora erano presenti, hanno infatti rivelato che i nostri progenitori del Paleolitico superiore erano già in grado di trasformare, elaborare e consumare prodotti derivati dalla raccolta dei vegetali selvatici, creando in qualche modo le premesse tecniche per un processo che diventerà parte integrante della “invenzione” dell’agricoltura, circa 10mila anni fa. “Grazie alle analisi condotte fra il 2005 e il 2007 dal Dipartimento di biologia vegetale dell’università di Firenze”, ricordano le ricercatrici, “si è scoperto che gli amidi sugli utensili appartengono a varie piante ma soprattutto alla Typha (Tifa), detta anche stiancia o mazza sorda, pianta palustre molto comune da cui si ricavavano gallette o farinate ad alto valore nutritive. Fino a pochi anni fa dalle foglie della Tifa si ricavavano fibre per l’intreccio di corde, stuoie e “sporte”, mentre i rizomi erano utilizzati a scopo alimentare in molti paesi extra-europei”. Il gruppo archeologico ha anche raccolto i rizomi di tifa, li ha seccati, macinati e, su di un focolare ricostruito come quello scoperto negli scavi di Bilancino, con questa farina, ha cucinato della “gallette” che sono risultate di gusto gradevole. “Le implicazioni di questa scoperta sono sotto molti aspetti rivoluzionarie”, sottolineano Aranguren e Revedin. “Per la prima volta l’uomo aveva a disposizione un prodotto elaborato facilmente conservabile e trasportabile, ad alto contenuto energetico perché ricco di carboidrati complessi, che permetteva maggiore autonomia soprattutto in momenti critici dal punto di vista climatico e ambientale. La scoperta dimostra inoltre che l’abilità tecnica necessaria per la produzione di farina e quindi per preparare un cibo, gallette o una farinata, era già acquisita in Toscana molto prima della nascita dell’agricoltura nel Neolitico, legata ai cereali, che si sviluppò in Medioriente”.

L'ingresso di Grotta Paglicci a Rignano Garganico

L’ingresso di Grotta Paglicci a Rignano Garganico

Il pestello dell'uomo paleolitico trovato a Grotta Paglicci

Il pestello dell’uomo paleolitico trovato a Grotta Paglicci

Un’altra importante scoperta, presentata nella mostra fiorentina, e appena pubblicata sulla prestigiosa rivista scientifica “Proceedings of the National Academy of Sciences” (Usa) e legata a questo progetto, aggiunge importanti elementi sulla dieta dei nostri antenati. A Grotta Paglicci, in Puglia, dove Annamaria Ronchitelli dell’Università di Siena conduce le ricerche, su un pestello di 33mila anni fa (quindi più antico della macina del Bilancino) sono state trovate tracce di amidi di varie piante selvatiche. Per la prima volta è testimoniato l’utilizzo di un cereale – l’avena – che sarà coltivato solo migliaia di anni dopo e ancora molto utilizzato in Nord Europa, ad esempio il porridge, e che sta suscitando grande interesse da parte dei nutrizionisti per le sue molteplici proprietà alimentari, compresa l’assenza di glutine e il basso indice glicemico. “La maggior parte dei granuli di amido è stata attribuita a poaceae, cioè graminacee, e molti di essi ad avena, molto probabilmente avena barbata, una pianta che cresce spontanea in Italia”, spiega Annamaria Ronchitelli, direttrice degli scavi a Grotta Paglicci. “Si tratta al momento della prima testimonianza dell’uso di questo cereale. Sono stati rinvenuti anche pochi amidi riconducibili a farina di ghiande di quercia. Dagli studi è stato possibile comprendere che gli antichi cacciatori-raccoglitori di Grotta Paglicci, che sono vissuti in un periodo climatico più freddo dell’attuale, avevano sviluppato tecnologie complesse di lavorazione della pianta prima della macinazione. Per la prima volta, infatti, è stata trovata prova di un pretrattamento termico delle cariossidi – come ancora oggi viene fatto, per migliorarne le proprietà alimentari e organolettiche -, non si sa se attraverso bollitura, tostatura o arrostimento, al fine di rendere più agevole la macinazione, facilitando l’allontanamento del rivestimento esterno dei grani e garantendo una maggiore conservabilità della farina e, nel caso dell’avena, sviluppando il particolare aroma che non è presente nel prodotto fresco”.

Annamaria Ronchitelli dell'università di Siena all'interno della Grotta Paglicci

Annamaria Ronchitelli dell’università di Siena all’interno della Grotta Paglicci

Cambia così lo scenario delle conoscenze sull’economia e la vita di 30mila anni fa e molte sono le implicazioni di questa scoperta. Dalla possibilità di conservare e trasportare un alimento altamente energetico, alla elaborazione di «ricette», necessarie per rendere digeribili i carboidrati attraverso vari tipi di cottura, fino a ricostruire una complessa gestione delle risorse del territorio. Queste scoperte mettono anche in evidenza l’importanza della raccolta, attività tradizionalmente svolta dalle donne, e quindi degli alimenti vegetali nella dieta umana fin dal Paleolitico. Si ridimensiona così il ruolo finora attribuito alla caccia dovuto al fatto che gli animali costituivano il soggetto principale dell’arte rupestre paleolitica e che le loro ossa si conservano molto meglio dei resti vegetali. “Questo studio, nell’anno dell’EXPO – conclude la professoressa Ronchitelli – espande le nostre informazioni sulle piante alimentari utilizzate per la produzione di farina in Europa durante il Paleolitico e sulle origini di una tradizione alimentare, cioè l’utilizzo dell’Avena e delle ghiande, che persiste fino ad oggi nel bacino del Mediterraneo”.

Nonsoloarcheologia: tornano in Toscana le Notti dell’Archeologia, oltre 200 eventi promossi da musei, parchi e siti alla scoperta del patrimonio culturale regionale con rappresentazioni teatrali, concerti, laboratori per bambini, aperitivi, cene e degustazioni di prodotti locali

Oltre 200 eventi per la 15.ma edizione de Le Notti dell'Archeologia, fino al 2 agosto in Toscana

Oltre 200 eventi per la 15.ma edizione de Le Notti dell’Archeologia, fino al 2 agosto in Toscana

Santa Maria al Monte ospita il parco archeologico

Santa Maria al Monte ospita il parco archeologico

Per una sera sarà possibile visitare il Parco Archeologico di Santa Maria a Monte in provincia di Pisa, e rimanere ad osservare le stelle dalla terrazza panoramica del Parco sotto la guida di un esperto astrofisico, orientarsi tra le tante luci del cielo, legando quindi il passato con il presente, l’uomo antico con l’uomo dei nostri giorni. Oppure approfittare della passeggiata ideata dal museo Archeologico di Cortona in provincia di Arezzo, che propone di andare a conoscere i tratti delle antiche mura etrusche che delimitavano l’originario insediamento, creando l’occasione per addentrarsi nell’intricato dedalo delle piccole strade che caratterizzano la città. O salire al Castello di Murlo in provincia di Siena, dove sarà possibile visitare l’Antiquarium di Poggio Civitate e partecipare al festival “Bluetrusco” che coinvolge il borgo per più giorni trasformandolo in laboratorio di arte e cultura con un ricco programma di spettacoli teatrali e musicali, come di altri appuntamenti compresi quelli dedicati alle degustazioni di prodotti alimentari locali. Con oltre 200 eventi in tutta la Toscana fino al 2 agosto tornano le Notti dell’Archeologia, giunte alla quindicesima edizione, tradizionale appuntamento toscano con quanto la storia e la cultura ci hanno lasciato, atteso da un pubblico fedele e sempre alla costante ricerca di occasioni di apprendimento legate al patrimonio archeologico, che rappresenta il fondamento dell’identità regionale. Anche quest’anno partecipano all’iniziativa sia i musei che le raccolte che espongono una collezione archeologica, i parchi e le aree archeologiche, sia quei musei che, pur non archeologici, intendono valorizzare e promuovere il patrimonio antico del proprio territorio, organizzando attività e mostre destinate a diffondere l’interesse per il più lontano passato.

Le mura etrusche di Cortona: previste passeggiate alla loro scoperta

Le mura etrusche di Cortona: previste passeggiate alla loro scoperta

2015 anno dell'Archeologia in ToscanaOltre 80 musei e parchi archeologici del territorio della regione si attivano per creare eventi, aperture serali e notturne, occasioni di rappresentazioni teatrali, concerti, laboratori per bambini, aperitivi, cene e degustazioni di prodotti a filiera corta, che offrono ai musei, centri espositivi e parchi archeologici l’opportunità di farsi apprezzare in tutte le loro potenzialità compreso anche l’aspetto del “Buon vivere” nel passato e nel presente, proponendo la tematica centrale dell’Expo di Milano 2015. Le Notti dell’Archeologia rappresentano un’occasione per entrare in contatto con il ricco patrimonio archeologico regionale ed una opportunità per i musei ed i parchi archeologici di farsi conoscere. In particolare quest’anno la Regione ha programmato anche l’Anno dell’Archeologia in Toscana, iniziativa destinata a promuovere per l’intero arco del 2015 il patrimonio archeologico della regione per fare della Toscana la meta di specialisti, appassionati e turisti italiani e stranieri interessati ai molteplici aspetti del mondo antico.

Il museo del Distretto Minerario di Rio nell'Elba organizza laboratori per i ragazzi

Il museo del Distretto Minerario di Rio nell’Elba organizza laboratori per i ragazzi

Le oltre 200 le occasioni comprese nel programma delle Notti dell’Archeologia 2015 sono rivolte a un pubblico di tutte le età e con orari di svolgimento molto diversificati in grado di rispondere ad ogni esigenza, comprese anche occasioni dedicate al pubblico dei diversamente abili. Molti sono i laboratori dedicati ai ragazzi. Solo per citarne alcuni, si possono indicare il laboratorio organizzato dal museo del Distretto Minerario di Rio nell’Elba, che fa sperimentare le tecniche di scrittura degli Etruschi, mentre il museo del Lavoro e delle Tradizioni della Versilia Storica di Seravezza, in provincia di Lucca, organizza, come Indiana Jones, una caccia al tesoro alla scoperta delle antiche miniere dell’Alta Versilia. Ma ci sono anche occasioni più tradizionali e non meno suggestive, come quella del museo civico di Palazzo Pretorio di Certaldo, dove è possibile, in orario notturno, effettuare visite guidate alla sezione archeologica del museo, o come quella della Biblioteca Ragionieri di Sesto Fiorentino, dove si parlerà degli studi effettuati sulle tombe etrusche della Montagnola e della Mula entrambe sul territorio del Comune.

Le ancora misteriose statue-stele della Lunigiana ritrovano la loro casa: riaperto il museo di Pontremoli, nuovo allestimento con più stele esposte

Le statue-stele in arenaria sono il simbolo della Lunigiana, realizzate dal IV millennio al Vi secolo a.C.

Le statue-stele in arenaria sono il simbolo della Lunigiana, realizzate dal IV millennio al VI secolo a.C.

Il castello di Piagnaro sede del museo delle stele a Pontremoli

Il castello di Piagnaro sede del museo delle stele a Pontremoli

Le statue-stele della Lunigiana ritrovano la loro casa. Sabato 27 giugno, dopo i lavori di riallestimento partiti nel 2009 al Castello del Piagnaro di Pontremoli (Ms), ha riaperto al pubblico il museo delle Statue Stele Lunigianesi. Attualmente divisa tra Liguria e Toscana, la Lunigiana, che trae il suo nome da Luni, colonia romana fondata nel 177 a.C. e importante porto prima militare poi commerciale, si accentra attorno al bacino del Magra, delimitata dal mare, dalle Alpi Apuane, dalla dorsale appenninica e dalle montagne che formano la testata della valle del fiume Vara. In questo ambiente sono state finora rinvenute (quasi sempre casualmente, per lavori campestri o stradali) 80 statue stele: nel fondovalle, in zone collinari, ma anche in zone montuose fino a 700 metri di altitudine. Ma le zone che hanno restituito il maggior numero di monumenti sono le terrazze alluvionali del fiume Magra e dei suoi affluenti, tra i 150 e i 350 metri. In assenza di fonti scritte le statue stele possono essere datate soltanto sulla base di contesti archeologici e stratigrafici. Quasi tutte le statue stele della Lunigiana sono state rinvenute casualmente (lavori campestri o stradali) e il ritrovamento è avvenuto in epoche diverse, a partire dal secolo XIX. Talvolta manca addirittura la documentazione sulle circostanze del rinvenimento e sul luogo esatto in cui esso è avvenuto. Tutto questo fa sì che per la datazione delle statue stele si debba ricorrere ad altri metodi come lo studio degli oggetti (ad esempio i pugnali) raffigurati sui monumenti. Sulla base di diversi studi e datazioni si è individuato per le statue stele un arco cronologico che va dall’inizio dell’Eneolitico (fine IV millennio a.C.), fino alla piena età del Ferro (VII-VI sec.a.C.), con uno sviluppo del fenomeno soprattutto nella fase centrale dell’Età del Rame (2800 – 2300 a.C.).

Il nuovo allestimento del museo di Pontremoli espone una quarantina di stele, la metà di quelle finora conosciute

Il nuovo allestimento del museo di Pontremoli espone una quarantina di stele, la metà di quelle finora conosciute

Con il nuovo allestimento il museo delle Statue Stele Lunigianesi diventa un punto di riferimento indiscusso dell’arte megalitica europea, fiore all’occhiello nell’offerta museale dedicata alla scultura preistorica. All’interno del Museo – firmato dal team di Canali Associati – è possibile ammirare la più importante collezione di Statue Stele Lunigianesi, con quaranta esemplari esposti: cioè la metà di quelli finora conosciuti. Le Statue Stele sono monumenti in pietra arenaria di età preistorica che raffigurano personaggi maschili e femminili, stilizzati, spesso caratterizzati da monili o armamenti. “Rispetto al precedente allestimento”, spiegano gli organizzatori, “il museo, dedicato al fondatore Augusto Cesare Ambrosi che negli anni ’70 per primo decise di riservare a questi reperti uno spazio espositivo, presenta un numero maggiore di stele, grazie alla disponibilità di un’area finora inaccessibile al piano terreno: un’ampia manica medievale rimasta intatta nei secoli che costituisce una delle ambientazioni più suggestive del castello del Piagnaro, costruito attorno all’anno mille con funzioni di difesa e controllo stradale, sulla collina che domina il borgo di Pontremoli. Così il percorso espositivo è raddoppiato e senza barriere architettoniche. L’apertura del rinnovato museo – concludono – diventa infine l’occasione per dare una nuova spinta all’attività scientifica e capire finalmente la funzione delle Statue Stele, simbolo indiscusso della Lunigiana”.

Le mani d’argento del principe etrusco scoperte nella tomba di Vulci sono tornate a brillare nella mostra a Villa Giulia di Roma

La mostra “Principi immortali. Fasti dell'aristocrazia etrusca a Vulci” al museo Etrusco di Villa Giulia a Roma

La mostra “Principi immortali. Fasti dell’aristocrazia etrusca a Vulci” al museo nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma

È passato solo un anno dalla scoperta della monumentale tomba etrusca “delle mani d’argento” alla necropoli dell’Osteria di Vulci, alle porte di Montalto di Castro, e il suo prezioso corredo, databile intorno al 640-620 a.C., è già fruibile al grande pubblico nella mostra “Principi immortali. Fasti dell’aristocrazia etrusca a Vulci”, aperta fino al 29 giugno al museo nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma. La mostra, curata da Simona Carosi e Patrizia Petitti, presenta per la prima volta l’eccezionale ritrovamento venuto alla luce in occasione di uno scavo condotto nell’ambito di un intervento di valorizzazione avviato grazie a un finanziamento europeo concesso dalla Regione Lazio, nella necropoli dell’Osteria a Vulci.

La necropoli etrusca dell'Osteria a Vulci, utilizzata dal IX sec. a.C. all'epoca romana

La necropoli etrusca dell’Osteria a Vulci, utilizzata dal IX sec. a.C. all’epoca romana

La necropoli etrusca dell’Osteria è a un tiro di schioppo dal Castello della Badia di Vulci dove sono raccolte importanti testimonianze della città etrusca di Vulci: dal IX secolo a.C. all’età romana la necropoli è stata utilizzata per sepolture di famiglie aristocratiche, e dal ‘700 è stata oggetto di interventi di scavo non sempre condotti con quelli che oggi sono considerati criteri scientifici irrinunciabili, ma la stessa necropoli – proprio per la sua ricchezza – ha subito nei secoli anche violazioni e saccheggi. Qui, nella primavera del 2013, è stata scoperta la “tomba delle mani d’argento” che fa parte di un gruppo di sepolture aristocratiche come la “tomba della sfinge”, nota per aver restituito esempi di scultura funeraria e la “tomba dei soffitti intagliati”.

Le mani in lamina d'argento con foglia d'ora sulle unghie di tre dita: appartenevano a uno sphyrelaton

Le mani in lamina d’argento con foglia d’ora sulle unghie di tre dita: appartenevano a uno sphyrelaton

Un morso di cavallo trovato nella tomba "delle mani d'argento" a Vulci

Un morso di cavallo trovato nella tomba “delle mani d’argento” a Vulci

Una preziosa fibula scoperta nella tomba "delle mani d'argento" a Vulci

Una preziosa fibula scoperta nella tomba “delle mani d’argento” a Vulci

Anche la “tomba delle mani d’argento” non è sfuggita in antico alle avide mani dei tombaroli. Ma la sua eccezionalità rimane. È una tomba monumentale, appartenuta a personaggi di rango principesco, articolata in un lungo corridoio di accesso (il cosiddetto “dromos”) che immetteva in un atrio a cielo aperto sul quale si aprivano tre camere funerarie che contenevano i resti di almeno tre individui. Lo scavo ha restituito ceramiche locali e d’importazione, buccheri e set da vino, frammenti di lamine di bronzo, elementi in ferro appartenuti a un piccolo carro, un paio di morsi di cavallo in bronzo decorati a giorno con teorie di cavalli e uccelli, e le rare e fragilissime “mani d’argento”, che hanno dato il nome alla tomba, realizzate con una lamina in una lega di argento e rame lavorata a sbalzo, con una leggera foglia d’oro applicata sulle unghie di tre dita.  Le due mani dovevano appartenere a una statua (uno sphyrelaton, statua funeraria in più materiali) di due metri, un simulacro quindi del defunto, fatto di legno, stoffa, mani d’argento, collo in osso, ricoperto da una veste decorata con placchette in oro e da un mantello di lana finissima illuminato da minuscoli bottoncini dorati. Un’immagine di forte valore simbolico, una specie di rappresentazione del defunto tesa a “sostituire la fisicità dissolta e a mimare la vita passata reale e quella futura nell’Aldilà”, precisa la soprintendente dell’Etruria meridionale Alfonsina Russo Tagliente. Queste statue infatti accompagnavano nel rituale funerario gli esponenti di alto rango della società vulcente con l’intento di compensarne simbolicamente la perdita della corporeità e farli assurgere, sublimandone la morte, ad una dimensione ormai eroica ed immortale. Vulci e il suo territorio hanno restituito nel tempo altri esempi di statue: quelli di Marsiliana d’Albegna, assieme a quelli della “tomba del carro di bronzo”di Vulci in esposizione permanente al museo Etrusco di Villa Giulia, provengono da contesti ricostruibili e si datano tra gli inizi ed il secondo quarto del VII secolo a.C.

Lo scarabeo-sigillo con il cartiglio in faience con il cartiglio del faraone Bocchoris (XXIV dinastia)

Lo scarabeo-sigillo con il cartiglio in faience con il cartiglio del faraone Bocchoris (XXIV dinastia)

Nell’esposizione sono presenti altri elementi legati alla statua, in particolare numerosi oggetti di ornamento posti a decorare  le vesti funebri cerimoniali. Indicano l’altissimo rango dei defunti anche alcuni finimenti di cavallo e resti di un carro. Le scoperte più importanti sono avvenute nell’ambiente principale della “tomba delle mani d’argento”. Qui sono stati trovati oggetti preziosi, ornamenti in oro e argento, fibule, anelli, ganci, collane in oro, pasta vitrea, faïence. E quasi duemila bottoncini in bronzo rivestiti in oro che dovevano ornare il mantello della defunta. Su una fibula è stato rinvenuto il frammento di un tessuto di lana, una vera novità. La presenza di ambra del Baltico fa pensare a rapporti con il lontano Nord, mentre dall’Egitto viene sicuramente il piccolo scarabeo-sigillo egizio, simbolo della rinascita del dio Sole,  in faïence, rinvenuto in una zona vicina riservata al rituale funerario, che riporta il cartiglio regale col prenome del faraone Bocchoris, sovrano della XXIV dinastia, che regnò per soli sei anni alla fine dell’VIII sec. a.C.

Le due mani d'argento trovate nella tomba di Vulci in mostra a Villa Giulia a Roma

Le due mani d’argento trovate nella tomba di Vulci in mostra a Villa Giulia a Roma

Sergio Caci, sindaco di Montalto di Castro; Francesco Barracciu, sottosegretario; Alfonsina Russo Tagliente, soprintendente

Sergio Caci, sindaco di Montalto di Castro; Francesca Barracciu, sottosegretario; Alfonsina Russo Tagliente, soprintendente dell’Etruria Meridionale

La mostra, allestita al piano nobile di Villa Giulia, nelle sale dei Sette Colli e delle Quattro Stagioni, raccoglie 80 reperti, tutti analizzati e restaurati, e ricostruisce la struttura originaria della tomba, con il corridoio di accesso (dromos) e le tre camere funerarie piene di monili, ceramiche e resti di un carro. “Sono state ricostruite le camere sepolcrali con gli oggetti rinvenuti nel terreno così come si trovavano”, spiegano le curatrici. Gli oggetti preziosi sono esposti nelle bacheche. Accanto pannelli bilingue raccontano la storia del sito e del ritrovamento. Una grande mappa illustra le vie dei commerci nel Mediterraneo. In una sala didattica è possibile sperimentare anche la tessitura a telaio. “A questa mostra”, commenta il sottosegretario del Ministero dei Beni Culturali e del Turismo, Francesca Barracciu, “va un doppio plauso, perché presenta una scoperta a tempo di record in un paese in cui spesso i depositi dei musei sono stracolmi di materiali che attendono solo di essere mostrati, e per la felice collaborazione tra ministero, enti locali e soprintendenze. È poi ora di smetterla – aggiunge – con queste ‘guerre di religione’ contro i privati e, anzi, si deve promuovere il mecenatismo in percorsi virtuosi che nulla hanno a che fare con la mercificazione della cultura. Su questo asset dobbiamo puntare per scalare nuovamente la classifica dei paesi più visitati al mondo”. Intanto gli studi attorno alla “tomba delle mani d’argento” continuano per stabilire un inquadramento scientifico completo. Gli archeobotanici – ad esempio – hanno scoperto quali erano nel rituale funebre i tipi di legno e le offerte utilizzati per la cremazione (che convive nella tomba anche col rito dell’inumazione). Cipresso, quercia, leccio e poi uva, fave, orzo, frumento, canapa, ma anche fiori appariscenti come narcisi, astri, margherite, papaveri.

Il Castello della Badia di Vulci a Montalto di Castro, che ospita il museo etrusco

Il Castello della Badia di Vulci a Montalto di Castro, che ospita il museo etrusco

La mostra consente al pubblico di compiere un viaggio nel tempo tra i misteri dei principi etruschi; un viaggio affascinante che potrà proseguire visitando il parco archeologico-naturalistico di Vulci e i luoghi incontaminati dell’antica città etrusca, dove il connubio tra natura e cultura è ancora in grado di comunicare emozioni indimenticabili. La mostra è proprio un invito a visitare il parco archeologico naturalistico di Vulci e il museo della Badia dove la mostra sarà esposta in autunno. In occasione del semestre di presidenza italiano, per promuovere l’affascinante civiltà etrusca è prevista poi una trasferta a Bruxelles, importante palcoscenico internazionale.

 

 

Fiesole e i Longobardi: una mostra a Fiesole per il centenario del museo Archeologico con reperti inediti e molti eventi collaterali. Ricostruite le tombe del guerriero e della bambina

I calici in vetro soffiato esposti al museo Archeologico di Fiesole nella mostra "Fiesole e i longobardi"

I calici in vetro soffiato esposti al museo Archeologico di Fiesole nella mostra “Fiesole e i longobardi”

Il museo Archeologico di Fiesole compie cento anni

Il museo Archeologico di Fiesole compie cento anni

Una mostra sui Longobardi festeggia il centenario del museo civico Archeologico di Fiesole, con l’esposizione del nucleo dei reperti longobardi rinvenuti a Fiesole e nelle campagne di scavo condotte dalla soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana nell’area Garibaldi. Ecco fibule, aghi crinali, raffinati manufatti in vetro, gioielli, ma soprattutto armi: spade, cupidi di lance, coltelli e punte di freccia. E poi ornamenti di cinture, vasellame e utensili vari. Questi i reperti, in buona parte mai esposti al pubblico, della mostra “Fiesole e i Longobardi”, fino al 31 ottobre 2014 nelle sale del museo Archeologico di Fiesole. La mostra è organizzata dall’Unione di Comuni Fiesole-Vaglia e dalla soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana che, in occasione dei cento anni del museo civico Archeologico, che cadono quest’anno, grazie anche al sostegno del Rotary Club Fiesole, hanno realizzato un nuovo allestimento della sezione altomedievale del museo. È stato così possibile riportare a Fiesole, ed esporre riunito per la prima volta in un’unica sede, tutto il patrimonio dei reperti longobardi rinvenuti sul territorio.

L'Area Garibaldi a Fiesole dove è stato scoperto un sito longobardo

L’Area Garibaldi a Fiesole dove è stato scoperto un sito longobardo

Il prezioso umbone di scudo esposto a Fiesole

Il prezioso umbone di scudo esposto a Fiesole

L’itinerario della mostra, curato dal conservatore dei Musei di Fiesole, Marco De Marco, e da Giuseppina Carlotta Cianferoni, funzionario della soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana, presenta una sessantina di reperti databili fra gli ultimi decenni del VI e tutto il VII secolo, che sono stati rinvenuti in contesti di sepolture, le cui prime scoperte risalgono alla fine dell’Ottocento. Fra questi ci sono le crocette, esempio di tecnica orafa, i raffinati calici in vetro soffiato e l’umbone di scudo riccamente decorato. La ricchezza dei corredi recuperati ha fatto pensare che quest’area fosse destinata alle sepolture del gruppo dominante. Le indagini condotte sul campo dagli archeologi, e coordinate nei vari anni dalle funzionarie della soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana Anna Rastrelli, Giuliana Guidoni, Giuseppina Carlotta Cianferoni, sono state affiancate dalle ricerche dell’antropologa Elsa Pacciani che, con la sua equipe, ha effettuato uno studio approfondito sui resti ossei.

Una tomba longobarda scoperta a Fiesole e ricostruita nella mostra al museo Archeologico

Una tomba longobarda scoperta a Fiesole e ricostruita nella mostra al museo Archeologico

L'allestimento delle tombe longobarde ricostruite in mostra a Fiesole

L’allestimento delle tombe longobarde ricostruite in mostra

Di particolare suggestione sono poi le ricostruzioni delle tombe. Quattro quelle esposte e relative a un guerriero, una donna d’alto lignaggio, un maestro d’ascia e una bambina, a rappresentare le sepolture più significative fra quelle individuate nell’Area Garibaldi, lo spazio che si estende alle spalle del Palazzo Municipale. Qui è emersa, dopo un lungo e paziente lavoro iniziato 20 anni fa, una estesa necropoli – al momento sono più di 40 le sepolture rinvenute ma lo scavo è tuttora in corso – che, sommate a quelle già note di fine Ottocento, portano a un centinaio le tombe venute alla luce in vari luoghi del centro cittadino e che fanno salire di diritto Fiesole alla ribalta dell’archeologia longobarda.

Una fase dello scavo archeologico nell'Area Garibaldi a Fiesole

Una fase dello scavo archeologico nell’Area Garibaldi a Fiesole

La locandina della mostra "Fiesole e i longobardi"

La locandina della mostra “Fiesole e i longobardi”

La mostra “Fiesole e i Longobardi” è stata fortemente voluta dall’amministrazione comunale, in particolare dall’assessore alla Cultura Paolo Becattini, che ha così inteso valorizzare i cento anni del museo civico Archeologico che si sono aperti con la presentazione del volume “Fiesole Museo Civico Archeologico. Un secolo di Bellezza” (Edizione Polistampa). Fra le iniziative di prossima attuazione vi è l’inaugurazione dei nuovi pannelli tattili per ipovedenti, dono del Rotary Club Fiesole e destinati all’Area Archeologica e alle sale del Museo. Si tratta di tavole didattico-divulgative, con planimetrie a rilievo e testi in braille, che consentiranno una comprensione immediata delle strutture e del loro rapporto con il contesto grazie ad un percorso studiato per le persone con disabilità visive.

Laboratori didattici nelle "Domeniche al museo"

Laboratori didattici nelle “Domeniche al museo”

Eventi collaterali. Per tutto il periodo della mostra sono previste iniziative per nuovi spunti di riflessione. Spazio anche all’archeologia sperimentale con i laboratori didattici di oreficeria e di tessitura, realizzati nell’ambito delle “Domeniche ai Musei”. L’archeologia fiesolana e i ritrovamenti delle ultime campagne di scavo saranno inoltre al centro di una serie di incontri di studio, organizzati nei prossimi mesi. Vediamo il programma delle principali iniziative.

Manifesto delle "Domeniche al museo" a Fiesole

Manifesto delle “Domeniche al museo” a Fiesole

UN GIORNO NELL’ATELIER DI UN TESSITORE 4 e 18 Maggio e 1. Giugno – museo civico Archeologico di Fiesole (via Portigiani, 1) Laboratorio speciale per grandi e piccoli(per i bambini dai 6 anni, richiesta la presenza di un genitore), che attraverso la pratica sperimentazione della tessitura, ha lo scopo di approfondire la conoscenza della cultura dei longobardi. L’attività porta, infatti, a conoscere un po’ meglio quel popolo che le fonti romane definivano “i più feroci per ferocia”, e che pure non erano solo guerrieri. I laboratori – gratuiti – si tengono a partire dalle 15.30. Per ogni attività è previsto un numero di partecipanti minimo di 10 e massimo di 20 persone. Per partecipare è necessaria la prenotazione. Per informazioni e/o prenotazioni Musei di Fiesole: tel. 055.5961293, fax 055.5961280, e-mail infomusei@comune.fiesole.fi.it, www.museidifiesole.it.

Una crocetta d'oro longobarda che veniva fissata sul velo

Una crocetta d’oro longobarda che veniva fissata sul velo

NELLA BOTTEGA DI UN ORAFO LONGOBARDO – Tutte le domeniche fino all’8 Giugno – museo civico Archeologico di Fiesole (via Portigiani, 1) Laboratorio per bambini(età compresa 6/10 anni) sulle crocette d’oro, un piccolo oggetto che si ritrova frequentemente nelle tombe longobarde. Al momento della sepoltura, erano fissate sul velo che copriva il volto della defunta. Le semplici tecniche della loro realizzazione saranno riprodotte in questo laboratorio che consentirà anche di avvicinarsi al ricco repertorio figurativo di questo popolo.I laboratori – gratuiti – si tengono a partire dalle 15.30. Per ogni attività è previsto un numero di partecipanti minimo di 10 e massimo di 20 bambini. Per partecipare è necessaria la prenotazione. Per informazioni e/o prenotazioni Musei di Fiesole: tel. 055.5961293, fax 055.5961280, e-mail infomusei@comune.fiesole.fi.it, www.museidifiesole.it.

Il teatro antico nell'itinerario archeologico di Fiesole

Il teatro antico nell’itinerario archeologico di Fiesole

SULLE TRACCE DI ETRUSCHI, ROMANI E LONGOBARDI – Tutte le domeniche fino all’8 Giugno – Itinerante, centro storico di Fiesole Un itinerario tra i resti di Fiesole antica: dal tempio di Minerva attraverso il Foro e il Teatro romano fino a giungere alle tombe longobarde. L’iniziativa – gratuita – si tiene a partire dalle 15.30. Per partecipare è necessaria la prenotazione. Per informazioni e/o prenotazioni Musei di Fiesole: tel. 055.5961293, fax 055.5961280, e-mail infomusei@comune.fiesole.fi.it, www.museidifiesole.it.

“CON-TATTO CON GLI ANTICHI” UN MUSEO TUTTO DA TOCCARE CON IL PERCORSO TATTILE PER NON VEDENTI E IPOVEDENTI17 Maggio – Area e museo civico Archeologico di Fiesole (via Portigiani, 1) Tavole visuo-tattili per non vedenti e ipovedenti accompagneranno il percorso espositivo dell’Area e del museo civico Archeologico di Fiesole (via Portigiani, 1) così da permettere un’accessibilità sensoriale a parte del patrimonio culturale del territorio. I pannelli didattico-divulgativi, con planimetrie a rilievo e testi in braille, consentiranno, infatti, una comprensione immediata delle strutture e del loro rapporto con il contesto. Il percorso verrà presentato ufficialmente sabato 17 maggio durante l’iniziativa “Con-tatto con gli antichi” (una delle attività proposte nell’ambito di “Amico Museo”), una visita guidata speciale all’Area e al museo Archeologico per non vedenti e ipovedenti (ore 11 – 13). Le tavole sono state interamente finanziate dal Rotary Club Fiesole che, dal 1990 (suo anno di nascita) ad oggi, si è attivamente impegnato per la difesa e la salvaguardia del patrimonio artistico fiesolano. Per informazioniMusei di Fiesole: tel. 055.5961293, fax 055.5961280, e-mail infomusei@comune.fiesole.fi.it, www.museidifiesole.it

Reperti longobardi in mostra a Fiesole

Reperti longobardi in mostra a Fiesole

“SOTTO IL REGNO DEI LONGOBARDI” PER LA NOTTE DELL’ARCHEOLOGIA – 19 Luglio – Area archeologica di Fiesole (via Portigiani, 1) Una serata dedicata al longobardi in occasione della “Notte dell’Archeologia”. Il programma dell’iniziativa prevede una performance a cura di Archeologia Narrante proprio sui longobardi e a seguire tutti a tavola secondo un menù che propone ricette di epoca longobarda. Cena a pagamento, prenotazione obbligatoria Musei di Fiesole: tel. 055.5961293, fax 055.5961280, e-mail infomusei@comune.fiesole.fi.it, www.museidifiesole.it.

I LONGOBARDI E L’ARCHEOLOGIA FIESOLANA – settembre/ottobre – Sedi del Comune Nei mesi di settembre e ottobre sono previsti una serie di incontriche metteranno al centro non solo il tema dei longobardi, ma più in generale dell’archeologia a Fiesole e dei ritrovamenti nelle ultime campagne di scavo.