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Marano di Valpolicella (Vr). Nella sala civica di Valgatara l’incontro “Tempio di Minerva: aggiornamenti dai recenti scavi e restauri (2022-2023)”, interessante esempio di fanum, santuario extraurbano, del I sec. d.C.

marano_tempio-di-minerva_presentazione-scavi-e-restauri-22-23_locandinaNovità sul Tempio di Minerva sul monte Castelon nel comune di Marano di Valpolicella (Vr). Mercoledì 20 marzo 2024, alle 20, nella sala civica “G. Silvestri” in piazza della Comunità a Valgatara di Marano di Valpolicella l’incontro “Tempio di Minerva: aggiornamenti dai recenti scavi e restauri (2022-2023)”. Interverranno Brunella Bruno, funzionario archeologo della soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per le province di Verona Rovigo Vicenza; Alberto Manicardi, archeologo della società archeologica SAP; e l’architetto Massimo Donisi della Tetrarch architetti. Ingresso libero.

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Visite guidate al Tempio di Minerva al monte Castelòn di Marano di Valpolicella (foto Ctg Valpolicella)

Il tempio del I secolo d.C. era già stato portato alla luce, sul versante sud del Monte Castelon, dal Conte Giovanni Girolamo Orti Manara, studioso di antichità locali, che avanzò l’ipotesi di un’eventuale relazione tra il toponimo Minerbe (ora San Rocco) e la presenza di un luogo sacro dedicato alla dea romana Minerva, grazie anche alle testimonianze di alcuni abitanti del luogo. Fu così che il pittore Giuseppe Razzetti, incaricato dal Conte stesso, fece un disegno della pianta dell’edificio (ora conservato al Museo Civico). Tuttavia, nonostante l’accurata descrizione dei reperti, non fu indicato con precisione il luogo del ritrovamento. Inoltre, a causa di un metodo d’indagine poco accurato, preziose testimonianze sono andate perdute.

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I resti del tempio di Minerva al Castelòn di Marano di Valpolicella dopo le diverse campagne di scavo archeologico (foto Ctg Valpolicella)

Così fu solo nel 2007 che il tempio fu riscoperto a seguito di un’operazione di recupero della memoria che ha coinvolto l’intera popolazione di Marano di Valpolicella e che ha permesso, seguendo la tradizione orale, di individuare il punto esatto dove scavare per far riemergere il sito archeologico. Il Tempio di Minerva costituisce un interessante esempio di fanum, cioè un santuario extraurbano, che racchiude tre importanti stratificazioni di fasi storiche: un tempio di età imperiale, uno di età tardo-repubblicana e un rogo votivo dell’età del ferro. Il complesso è realizzato su una terrazza creata lungo il pendio del monte tramite il taglio della parete rocciosa; le sue dimensioni sono 8m x 7,5m. Lo scavo ha evidenziato tracce di un’area cultuale protostorica e di un tempio di età tardo-repubblicana al di sotto delle strutture inizialmente visibili.