#iorestoacasa. “Le Passeggiate del Direttore”: con il decimo appuntamento il direttore del museo Egizio, Christian Greco, ci fa scoprire alcune formule magico-funerarie che si trovavano sui sarcofagi
Nel decimo appuntamento con le “Passeggiate del Direttore” Christian Greco ci fa scoprire alcune formule magico-funerarie che si trovavano sui sarcofagi. A partire dal Nuovo Regno assistiamo all’introduzione di una nuova tipologia di sarcofagi: i sarcofagi a cassa, molto semplici nella loro forma, ma con una novità: sono coperti da un testo. Comincia infatti l’introduzione dei cosiddetti Testi dei Sarcofagi. “La letteratura funeraria dell’Antico Egitto”, spiega il direttore del museo Egizio di Torino, “si può classificare in questo modo: nell’Antico Regno abbiamo i cosiddetti Testi delle Piramidi, che cominciano a svilupparsi a partire dalla piramide di Unas, sovrano della V dinastia, che sulle pareti della sua tomba fa scrivere questi testi, riservati al sovrano e alla stretta cerchia della famiglia reale. I Testi delle Piramidi contenevano una serie di formule che dovevano garantire la sopravvivenza del sovrano nell’Aldilà. Nel Medio Regno, semplificando, si assiste a una democratizzazione del culto funerario. I Testi delle Piramidi, che prima erano riservati solo al faraone, ora possono essere scritti anche sui sarcofagi di persone che certo appartengono all’élite ma non è detto siano connesse alla cerchia regale. E così abbiamo i Testi dei Sarcofagi”. Oltre ai Testi dei Sarcofagi che hanno una serie di formule che riguardano la trasfigurazione del defunto e il raggiungimento dei Campi Elisi e la vita nell’Aldilà, continua Greco, “vi sono anche delle formule magico-funerarie che noi chiamiamo “Offerta magica” o “Offerta di voce”: solo il fatto di scrivere quello di cui il defunto ha bisogno farà in modo di garantire che lui avrà nell’Aldilà tutto ciò di cui necessita. A volte le formule magiche sono anche più estese: non si parla solo di offerte, ma anche di tutte quelle cose buone e giuste di cui vive un dio. E lo stesso tipo di formula si trova anche nelle stele”.
“Lo scriba scrittore”: al museo Egizio di Torino il prof. Bernard Mathieu illustra come nasce e si sviluppa la letteratura nell’Antico Egitto
La letteratura nell’Antico Egitto sarò al centro della conferenza “Le scribe écrivain : l’émergence de la littérature dans l’Ancienne Égypte / Lo scriba scrittore: l’avvento della letteratura nell’antico Egitto” tenuta dal professor Bernard Mathieu martedì 7 maggio 2019, alle 18, al museo Egizio di Torino. L’abbondante produzione scritta dell’antico Egitto rivela a volte, dal Vecchio Regno (2700-2200), un’elaborazione formale che consente di cogliere, qui o là, un’autentica opera di scrittore. Questo è il caso, già, di certi passaggi dei Testi delle Piramidi, ma anche, naturalmente, delle grandi opere classiche del Medio Regno, prima dell’espansione letteraria del periodo Ramesside. “I testi sapienziali”, ricorda Edda Bresciani su L’Antico Egitto (DeAgostini), “avevano un fine educativo ed erano perciò letti e studiati nelle scuole; i testi biografici delle tombe private eternavano le imprese di chi li aveva fatti scrivere; i testi regali avevano una chiara funzione di propaganda; i testi religiosi e funerari servivano al culto divino e funerario”.
Dopo aver studiato letteratura classica e egittologia all’università Paul-Valéry (Montpellier 3), all’università Paris 4 – Sorbonne e all’École Pratique des Hautes Études, Bernard Mathieu ha ottenuto l’aggregazione a Lettere Classiche (1983), poi un dottorato in Egittologia dal titolo The Love Poetry of Ancient Egypt (Università Paris 3, 1989). Attualmente è professore di Egittologia all’università Paul Valéry e membro dell’UMR 5140 CNRS (“Archeologia delle società mediterranee”). Ha realizzato diverse missioni archeologiche in Egitto, Karnak, Saqqara, nel Deserto Orientale e Tebe Ovest. I suoi interessi di ricerca includono la lingua e la letteratura egiziane e i Testi piramidali. Nell’incontro di Torino, prendendo in esame alcuni tesori letterari dell’Egitto faraonico, spiegherà come, fin dai primi tempi, non è solo lo scriba che possiamo vedere al lavoro, ma lo scrittore autentico, degno di essere trasmesso ai posteri. La conferenza sarà introdotta da Christian Greco, direttore del museo Egizio, si terrà in lingua francese, e si potrà seguire anche in live streaming sulla pagina Facebook del museo Egizio. Ingresso libero in sala Conferenze fino a esaurimento posti.
Antico Egitto. Eccezionale scoperta a sud della piramide di Unas a Saqqara: in fondo a un pozzo profondo 30 metri trovato un antico laboratorio di mummificazione, ancora con i contenitori e i prodotti usati per l’imbalsamazione. E poi 35 mummie, cinque sarcofagi e una maschera funeraria in argento dorato. Il ministro: “È solo l’inizio. Sveleremo i segreti delle mummie”

La maschera funeraria in argento dorato in una teca alla presentazione delle scoperte della missione egiziano-tedesca a Saqqara
L’emozione del ministro egiziano delle Antichità, Khaled al Anani, è palpabile quando si presenta al mondo per annunciare la nuova grande scoperta portata alla luce dalla missione archeologica egiziano-tedesca dello Sca (Supremo Consiglio delle Antichità) e dell’università di Tübingen nella necropoli di Saqqara (a circa 30 chilometri a sud del Cairo): rinvenuto a 30 metri di profondità un antico laboratorio di mummificazione che risale alla XXVI e XXVII dinastia (tra il VI e il V secolo a.C.), dove sono stati trovati cinque sarcofagi, 35 mummie, una bara di legno e diversi vasi per gli oli usati nella mummificazione. La missione è iniziata nel marzo 2016, e solo a metà maggio 2018 è riuscita a rilevare i pozzi: ma il lavoro di scavo della missione continua. “È solo l’inizio”, conferma Khaled al-Anani, durante l’annuncio della scoperta: “questa scoperta porterà nuovi importati risultati, ma bisognerà lavorare ancora a lungo nel sito: bisognerà dissotterrare almeno 55 mummie e alcuni scavi devono ancora essere svolti”. La scoperta è stata fatta a sud della piramide Unas a Saqqara, dove è stata trovata una mummia ornata di una maschera sepolcrale d’oro e pietre dure, oltre a 3 mummie e un certo numero di vasi canopi costruiti con calcite e altri reperti. La piramide di Unas è l’ultima delle piramidi edificate nella V dinastia. Nonostante le sue piccole dimensioni, è considerata una delle più importanti piramidi egizie in quanto è la prima struttura in cui sono stati iscritti i Testi delle Piramidi, formule di carattere funerario e religioso che avrebbero permesso la resurrezione del defunto tra le stelle imperiture.
“Questa scoperta è importante perché fornirà nuove informazioni sui segreti dell’imbalsamazione degli antichi egizi”, spiega il ministro. “Qui siamo di fronte a un laboratorio integrato per l’imbalsamazione, dove sono stati trovati alcuni vasi di ceramica che contengono ancora i resti di oli e prodotti usati nel processo di imbalsamazione con i nomi di questi prodotti scritti sopra i contenitori: un fatto eccezionale. E poi non dimentichiamo che, insieme a un notevole numero di statuette di ushabti e a cinque sarcofagi, è stata rinvenuta una maschera funeraria in argento dorato, un pezzo unico”. È dal 1900 che a sud della piramide di Unas non si effettuavano scavi, ricorda Mustafa Waziri, segretario generale del Supremo Consiglio delle Antichità: “Il primo pozzo scoperto era profondo 30 metri e in uno dei cinque sarcofagi scoperti è stata trovata una mummia decorata con perline”.
Come si vede nel video qui sopra, la missione ha iniziato la registrazione e la documentazione archeologica e fotografica, nonché la registrazione tridimensionale del laser delle iscrizioni delle camere funerarie nella regione. “C’è un gruppo di chimici e archeologi della missione egiziano-tedesca”, interviene il capo della missione, Ramadan Badri, “al lavoro sui resti di sostanze chimiche e oli che sono stati scoperti: una grande opportunità per sapere i segreti della mummificazione”.
Maschere funerarie. Le camere funerarie, scavate nella roccia, sono state trovate in fondo a un pozzo profondo 30 metri. Lì si sono presentati agli occhi degli egittologi mummie, bare di legno e sarcofagi. In una di queste bare, con incredibile sorpresa dei ricercatori della missione, è spuntata una maschera d’argento che copre il viso, molto probabilmente, di un uomo appartenente alla casta sacerdotale della XXVI dinastia. “Pochissime maschere di metalli preziosi sono state conservate fino ai giorni nostri, perché le tombe della maggior parte degli antichi dignitari egiziani sono state saccheggiate nel passato”, afferma il ministro. E il capo della missione Ramadan Badri: “Questa maschera, di un sacerdote dell’epoca Sawi, ha un’importanza rara perché è di argento dorato, e si sa che l’argento nell’Antico Egitto era uno dei metalli rari, importato da Paesi come la Grecia, e perciò più prezioso dell’oro è stato importato da alcuni paesi come la Grecia”. La missione ha anche trovato una maschera di una mummia coperta con pietre semi-preziose, e una serie di vasi canopi in calcite “alabastro egiziano” e una serie di statuette in faience e oli per l’imbalsamazione con scritte in lingua egizia antica.
Laboratorio di mummificazione. Sempre dentro il sito archeologico è stato rinvenuto un vero e proprio laboratorio per la mummificazione contenente tutto il necessario per l’imbalsamazione. Gli antichi abitanti delle rive del Nilo ritenevano che la preservazione della salma consentisse allo spirito del defunto di riappropriarsene in tempi successivi. Reperti come vasi di ceramica contenenti viscere, misurini e oli usati per la preparazione dei corpi sono ora sotto il vaglio degli scienziati. “Siamo di fronte a una miniera d’oro di informazioni sulla composizione chimica di questi oli”, conclude il capo della missione tedesco-egiziana.
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