Roma. Al museo del Foro Romano un nuovo video descrive la storia del tempio di Venere e Roma, aperto al pubblico dopo importanti restauri tra il 2020 e il 2021. Fu il più grande edificio sacro costruito dai romani
Dal 15 marzo 2023 un nuovo video descrive la storia del Tempio di Venere e Roma sugli schermi del museo del Foro Romano per iniziativa del parco archeologico del Colosseo. Il video è a cura di Martina Almonte con Ines Arletti, regia Flaviano Pizzardi. Le riprese drone sono di Invidio srl. La consulenza archeologica di Alessandro Mortera. Le traduzioni di Anna Gallone. La voce narrante è Alex Elton. Musica “Bow of perception (intro)”, “Fantas”, “Arrows of Time” di Caterina Barbieri (courtesy of light years and Warp Publishing).

La collina della Velia col Tempio di Venere e Roma, e, dietro, la chiesa di Santa Maria Nova col campanile medioevale (foto PArCo)
Il tempio di Venere e Roma. Su un alto basamento che affaccia sulla Valle del Colosseo si erge il tempio che Adriano progettò e dedicò alla dea Roma Aeterna e alla dea Venus Felix. Il più grande edificio sacro costruito dai romani, e uno dei più grandi dell’antichità, è tornato interamente accessibile al pubblico dopo importanti interventi di restauro conservativo realizzati tra settembre 2020 e luglio 2021 dal parco archeologico del Colosseo grazie a una sponsorizzazione tecnica della Maison Fendi. Oltre 200 colonne in granito e marmo scandivano in questo luogo gli sfarzosi spazi dei portici e delle due aule di culto contrapposte in cui dimoravano le gigantesche statue delle dee Roma Eterna e Venere Felice. Un monumento iconico che celebra ancora oggi la nascita e il destino dell’Urbe, profondamente radicati nel mito (vedi Esce in libreria il libro “Il Tempio di Venere e Roma” edito da Electa per celebrare, con il parco archeologico del Colosseo e FENDI, la restituzione di uno dei monumenti più iconici dell’Impero Romano, dopo il completamento degli interventi di restauro | archeologiavocidalpassato).
Roma. Per le Giornate europee del Patrimonio il parco archeologico del Colosseo propone un ricco un programma di visite guidate, aperture straordinarie e iniziative digitali
Tornano sabato 24 e domenica 25 settembre 2022, in Italia, Giornate Europee del Patrimonio 2022, la più estesa e partecipata manifestazione culturale d’Europa promossa dal Consiglio d’Europa e dalla Commissione Europea. Il parco archeologico del Colosseo aderisce con un programma di visite guidate, aperture straordinarie e iniziative digitali seguendo il tema “Patrimonio culturale sostenibile: un’eredità per il futuro”. Sabato sera 24 settembre è prevista una apertura straordinaria del museo del Foro Romano nel complesso di Santa Maria Nova con ingresso al costo simbolico di 1 euro (escluse le gratuità previste per legge). I biglietti potranno essere ritirati presso la biglietteria situata in piazza del Colosseo, nelle vicinanze del Tempio di Venere e Roma, dalle 19.45 alle 22. Per partecipare a tutte le attività è necessario acquistare il biglietto di accesso al PArCo 24h – Colosseo, Foro Romano, Palatino o gli altri biglietti che permettono l’ingresso al PArCo, inclusa la Membership Card, se non diversamente specificato. L’orario da selezionare per acquistare il biglietto riguarda solo l’ingresso al Colosseo e non è vincolante per accedere all’area del Foro Romano e del Palatino e partecipare alle aperture straordinarie e alle attività speciali delle Giornate Europee del Patrimonio 2022.

La grande Fontana delle Pelte nella Domus Augustana sul Palatino rifunzionalizzata con un progetto green (foto PArCo)
SABATO 24 SETTEMBRE. Mattina (9.15 – 12.45): apertura del peristilio inferiore della Domus Augustana con visita alla Fontana delle Pelte a cura dell’architetto Gabriella Strano. Appuntamento alle 9.15 all’arco di Tito; apertura della Curia Iulia. Pomeriggio (14.15 – 17.45): apertura del peristilio inferiore della Domus Augustana con visita alla Fontana delle Pelte a cura dell’archeologa Astrid D’Eredità. Appuntamento alle 14.15 all’arco di Tito; apertura della Curia Iulia. Sera (20-22:30, ultimo ingresso 22): apertura del Museo del Foro Romano e del Tempio di Venere e Roma. Ingresso e uscita dal varco presso l’arco di Tito con biglietto a 1 Euro acquistabile presso la biglietteria in piazza del Colosseo.

Veduta verso Sud dello stadio Palatino. La pianta dello Stadio è molto simile a quella del Circo di Caligola che si trovava nella villa di Agrippina in Vaticano (foto PArCo)
DOMENICA 25 SETTEMBRE. Mattina (9.15 – 12.45): apertura dello Stadio Palatino fino al peristilio inferiore della Domus Augustana; apertura della Curia Iulia con visite a cura delle archeologhe Francesca Boldrighini e Antonella Rotondi. 10.30 – 13.30: laboratorio per ragazzi e ragazze con disabilità cognitiva a cura del Servizio Didattica in collaborazione con Cooperativa Phoenix. Pomeriggio (14.15 – 17.45): apertura dello Stadio Palatino fino al peristilio inferiore della Domus Augustana; apertura della Curia Iulia con visite a cura dell’archeologa Antonella Rotondi. 16 – 18: laboratorio “Una Reggia da sogno” a cura del Servizio Didattica. I bambini e le bambine (dai 6 ai 12 anni), insieme alle loro famiglie, sono invitati sul Palatino per allestire la propria ‘reggia da sogno’: attraverso un percorso tra i luoghi più belli del PArCo, scopriranno le meraviglie del Palazzo dell’Imperatore e avranno modo di fare le proprie scelte da arredatori, per creare una reggia ideale. I “progetti” più belli potranno essere ammirati nella bacheca del sito web del Parco archeologico del Colosseo; per tutti i giovani partecipanti, invece, in omaggio un bel gadget del PArCo. L’appuntamento è alle 16 al varco presso l’arco di Tito. Ingresso gratuito per i bimbi partecipanti all’attività e per i loro accompagnatori. In caso di maltempo tutti i prenotati riceveranno per tempo le comunicazioni su modifiche o annullamento della attività. Posti esauriti.
Roma. Al Tempio di Venere e Roma quattro serate musicali con “Venere in musica” dal forte timbro cosmopolita, ispirato alla realtà multietnica che caratterizzava già in antico questo luogo, cuore dell’Urbe
Quattro serate musicali a ingresso gratuito animeranno il Tempio di Venere e Roma, dal 20 al 23 giugno 2022. Sullo sfondo il Colosseo, sul palco un programma artistico dal forte timbro cosmopolita, ispirato alla realtà multietnica che caratterizzava già in antico questo luogo, cuore dell’Urbe. Nelle quattro serate si alterneranno, con la direzione artistica di Simone Prattico, batterista di fama internazionale, artisti e musicisti provenienti da diversi paesi del mondo: oltre all’Italia, Cuba, Congo, Francia e Stati Uniti. Il programma: 20 giugno, “Musica popolare salentina” (Italia), Canzoniere Grecanico Salentino; 21 giugno, “FESTA EUROPEA DELLA MUSICA”, Jazz – World (Cuba, Francia), Ana Carla Maza, Émile Parisien / Vincent Peirani; 22 giugno, “Folk Mediterraneo” (Italia), Alfio Antico e Stefano Saletti & Banda Ikona; 23 giugno, “Rock – Blues” (USA) / “Afro-Funk from Kinshasa” (Congo), Cobi e Jupiter & Okwess. Prenotazione obbligatoria fino ad esaurimento posti. Ingresso dalla piazza del Colosseo a partire dalle 20. Lo spettacolo avrà inizio alle 21 e terminerà alle 23. Nel PArCo è fortemente consigliato indossare la mascherina. PRENOTA QUI: 20 giugno 21 giugno 22 giugno 23 giugno.

La cella del Tempio di Venere e Roma nel Foro romano (foto stefano castellani)
Con la direzione artistica di Simone Prattico, batterista di fama internazionale, parte la rassegna “Venere in Musica” con 4 serate musicali ambientate nella cella di Venere, uno dei siti più iconici e suggestivi del Parco archeologico del Colosseo. La proposta, interamente ideata e curata dal Parco archeologico del Colosseo, si pone in continuità con le iniziative intraprese negli anni passati offrendo al pubblico sempre nuove emozioni. Il Parco si propone ancora una volta come produttore di contenuti culturali con un programma dal forte timbro cosmopolita, ispirato alla realtà multietnica che caratterizzava già in antico questo luogo, cuore dell’Urbe. “Tornare a suonare dal vivo in un luogo così fortemente simbolico e ispiratore di bellezza, come la cella del tempio di Venere affacciata sul Colosseo, è l’obiettivo che il Parco archeologico del Colosseo si è posto da subito, nel momento del ritorno alla normalità dopo la terribile crisi pandemica”, dichiara Alfonsina Russo, direttore del parco archeologico del Colosseo. “In questi luoghi così carichi di storia, oggi meta di milioni di visitatori da tutto il mondo, la musica unisce attraverso le emozioni popoli e culture differenti, ponendosi come ulteriore elemento di valorizzazione del cuore dell’Urbe”, conclude Alfonsina Russo. “Di giorno si apprezza l’imponenza del tempio, ma è al calar del sole che lo scenario in cui ci si ritrova improvvisamente immersi assume i contorni della vera magia”, commenta Simone Prattico. “Una suggestione senza tempo che, come Direzione Artistica, abbiamo voluto valorizzare con un programma fuori dagli schemi di tendenza, con colori e sonorità che spaziano dai Caraibi al Mediterraneo, passando per il cuore dell’Africa. Un’occasione unica sia per chi vive di musica sia per chi la musica ama scoprirla nelle sere d’estate, e finalmente di nuovo dal vivo”, conclude Simone Prattico.

Il Canzoniere Grecanico Salentino, il più longevo gruppo di musica popolare salentina
Lunedì 20 giugno 2022: musica popolare salentina (Italia). Protagonista il Canzoniere Grecanico Salentino. Fondato in Puglia nel 1975 dalla scrittrice Rina Durante, il Canzoniere Grecanico Salentino è il primo e quindi ormai più longevo gruppo di musica popolare salentina. Vestendo di sonorità moderne gli antichi costumi, il gruppo riverbera la secolare tradizione della celebre pizzica tarantata rituale, ritenuta capace di curare il morso della tarantola con il suo magico potere espresso in forma di musica e danza, fino al raggiungimento di uno stato di trance. Un viaggio dal passato al presente della cultura salentina ritmato dal tipico battito del tamburello che nel tempo ha portato il CGS a collaborare con artisti di fama internazionale; nel 2018, il gruppo ha ottenuto il prestigioso riconoscimento del Songlines Music Award, assegnato per la prima volta a una band italiana, designando il CGS come miglior gruppo di world music al mondo.

La violoncellista cubana Ana Carla Maza
Martedì 21 giugno 2022: Jazz – world (Cuba, Francia), con Ana Carla Maza, Émile Parisien / Vincent Peirani. ANA CARLA MAZA Violoncellista cubana, suona e canta da quando aveva dieci anni e da allora non ha mai smesso di evolversi musicalmente, sviluppando ben presto una prestigiosa carriera internazionale. Ana Carla Maza crea un universo musicale che fonde jazz e musica classica con i colori dell’America Latina. Dopo il successo del suo album solista La Flor, ha firmato le composizioni del suo nuovo lavoro discografico Bahia, un omaggio al quartiere dell’Avana dove ha vissuto durante la sua prima infanzia. Un luogo in cui sonorità cubane e brasiliane hanno un posto d’onore e dove i vari ritmi (come Tang, Huayno e Country) si fondono, portando l’ascoltatore in una dimensione emotiva di grande serenità. ÉMILE PARISIEN / VINCENT PEIRANI Nel panorama musicale attuale è raro trovare musicisti con un tale affiatamento e una tale sintonia. Considerato una delle formazioni più straordinarie del jazz europeo, l’ensemble francese composto da Vincent Peirani (fisarmonica) ed Émile Parisien (sassofono soprano) ha tenuto più di mille concerti negli ultimi dieci anni, di cui più di seicento proprio come duo. La profonda affinità artistica tra i due genera interazioni musicali di estrema raffinatezza, i cui effetti sono ulteriormente valorizzati dall’approccio innovativo che ciascuno ha con il proprio strumento. A tutti gli effetti, in Parisien & Peirani c’è qualcosa di molto vicino alla magia, grazie a una formula, a una pozione ipnotica i cui ingredienti provengono dai molteplici universi musicali attraversati: jazz tradizionale e contemporaneo, musica d’avanguardia, classica, folk, rock e musica elettronica. Una continua ricerca di nuove sonorità per gli artisti, una continua scoperta per il pubblico.

Alfio Antico, l’artista siciliano di Lentini
Mercoledì 22 giugno 2022: Folk Mediterraneo (Italia) con Alfio Antico e Stefano Saletti & Banda Ikona. ALFIO ANTICO Alfio Antico, siciliano di Lentini, si può considerare una leggenda vivente. La sua storia artistica è intrinsecamente legata alla storia personale e in lui non esiste alcuna soluzione di continuità tra il vissuto e l’essere artista. Liriche, voce e mano sul tamburo plasmano uno strumento musicale unico, tanto potente quanto espressivo. Lontana dai virtuosismi fini a se stessi, l’esibizione di Alfio Antico è la rappresentazione fedele di sé e di un mondo ancestrale, fuori dal tempo, mai passato né superato, al centro del quale è il racconto, scritto con ’alfabeto dei battiti di tamburo in una lingua universale. Alfio possiede più di 200 tamburi, tutti rigorosamente costruiti e intarsiati da lui a mano, ciascuno dei quali ha scandito un momento della sua vita. Gli stessi momenti, suoni, sensazioni ci vengono restituiti ogni qualvolta uno di questi tamburi “sale” sul palco: le voci del vento, degli animali, delle campane, i racconti degli anziani e di una terra popolata da millenni, la Sicilia, di cui riecheggiano nelle note di Alfio i profondi legami con l’antica Grecia. STEFANO SALETTI & BANDA IKONA Quello di Stefano Saletti & Banda Ikona è un Mediterraneo ostinato, combattente, resistente, che non si arrende. Riassume in sé il carattere dei popoli mediterranei, forti, antichi, testardi. Ostinato come la ripetizione in musica che passa presto da stordimento a trance, in una sorta di rituale a cui si finisce per abbandonarsi. Il nuovo disco “Mediterraneo ostinato”, uscito nel 2021, suona come il manifesto di un nuovo possibile “Mediterranean Power”, nel nome di un passato fatto di arte, cultura, porti aperti, incontri e scambi: una grande rete dove si intrecciano nuovi percorsi, storie condivise e una comune anima mediterranea. Perché nel Mediterraneo tutto si tiene: le piazze assolate a mezzogiorno e il buio che accompagna le rotte dei migranti, la gioia e la disperazione, il bene e il male. Il risultato è un affascinante folk world-mediterraneo, meticciato, una miscela ricca di ritmi e melodie, suggestioni e colori che attinge, oltre ai brani originali, alla tradizione sefardita, araba, balcanica e del Sud Italia. È cantato in Sabir, l’antica lingua del Mediterraneo che Saletti ha riportato in vita dall’oblio della storia per ridare voce ai racconti del Nostro Mare.

Il gruppo africano Jupiter & Okwess
Giovedì 23 giugno 2022: Rock – Blues (USA) con Cobi e Jupiter & Okwess. COBI Cantautore e musicista americano riconosciuto a livello internazionale, Cobi si contraddistingue per le influenze gospel e rhythm & blues e per la sua estensione vocale, qualità che, unitamente a una scrittura molto attenta all’attualità, ha portato il singolo Don’t you cry for me in cima alla classifica globale di Spotify. Ancora poco noto al pubblico italiano, Cobi si è esibito con la sua chitarra su palchi importanti e in teatri prestigiosi, come il festival Lollapalooza, la Sydney Opera House, la Royal Albert Hall, l’Hollywood Bowl e il Tonight Show di Jimmy Fallon. Forte di oltre 100 milioni di ascolti online, il cantante del Minnesota è tornato ora con il suo atteso nuovo album Songs From The Ashes. JUPITER & OKWESS Fin dal primo ascolto grande è l’impatto emotivo con l’energia sprigionata da Jupiter & Okwess, frutto della sapiente alchimia tra l’eredità sonora del Congo e le molteplici influenze musicali assorbite dal gruppo nel corso delle ormai numerose tournée. Na Kozonga, il loro terzo album, è infatti la somma artistica delle esperienze maturate dagli inventori di Bofenia Rock in giro per il mondo, dagli Stati Uniti alla Nuova Zelanda, passando per l’Inghilterra e il Brasile e conquistando ovunque larghi consensi grazie a performance live a dir poco coinvolgenti. Aperti a qualsiasi possibile contaminazione, vero tratto stilistico del gruppo, Jupiter & Okwess non temono le collaborazioni o i viaggi più folli. Non sorprende allora che l’ultimo tour mondiale li abbia visti condividere il palco con il pioniere dell’hip-hop brasiliano Marcelo D2, con la cantante e attivista cilena Ana Tijoux o con la famosa sezione fiati della Preservation Hall Jazz Band di New Orleans. Registrato a Los Angeles da Mario Caldato (Beastie Boys), anche questo ultimo lavoro riesce a concentrare tutta l’energia e la creatività di una band sì itinerante ma allo stesso tempo fortemente legata alla propria cultura e ispirata dalla sua città di origine, Kinshasa.
“Oman cultural days in Rome”: evento del Sultanato dell’Oman con il parco archeologico del Colosseo. Mostra di dipinti e foto al museo del Foro Romano e musiche omanite al Tempio di Venere e Roma

Paesaggio omanita in mostra al museo del Foro romano (foto di Abdulaziz Said Ali Al Alawi)
I rapporti tra la Repubblica Italiana e il Sultanato dell’Oman sono da sempre molto intensi e antichi nelle loro radici: dalla metà degli anni Settanta si sono sviluppate tra i due paesi storiche e importanti relazioni bilaterali di cooperazione e collaborazione in vari settori culturali: musica, arte e archeologia. Per permettere ad un ampio pubblico di conoscere ed apprezzare la antica e importante cultura omanita, il ministero della Cultura, Sport e Gioventù ha voluto organizzare un evento culturale dall’8 al 10 giugno 2022, ospitato al parco archeologico del Colosseo: si tratta di una mostra dedicata a pittori e fotografi omaniti. 20 dipinti e 40 fotografie saranno esposti negli spazi del museo del Foro Romano e nell’annesso chiostro, mentre la musica omanita, suonata dal vivo da esperti musicisti, riecheggerà nel Tempio di Venere e Roma, riaperto a dicembre 2021 dopo un lungo e meticoloso restauro. Il Parco archeologico del Colosseo, una delle più importanti istituzioni culturali italiane, fa così da ponte tra il suo pubblico e la cultura del Sultanato dell’Oman. La mostra sarà visitabile gratuitamente dal giorno 8 al giorno 10 giugno durante i normali orari di apertura del PArCo (9-19.15), per i visitatori in possesso di regolare biglietto di accesso. I visitatori saranno immersi nelle atmosfere omanite grazie alla presenza dei musicisti che si esibiranno ogni pomeriggio nella cella della dea Roma.
Esce in libreria il libro “Il Tempio di Venere e Roma” edito da Electa per celebrare, con il parco archeologico del Colosseo e FENDI, la restituzione di uno dei monumenti più iconici dell’Impero Romano, dopo il completamento degli interventi di restauro

Era il più grande edificio della Roma antica: il Tempio di Venere e Roma deve la sua straordinarietà, oltre alle eccezionali dimensioni, all’originalità del disegno architettonico, che combinava le proporzioni e la spazialità ellenistica con l’urbanistica e la tecnica costruttiva romana, realizzando una forma del tutto innovativa. Cassiodoro, nella Chronica, nel 135 d.C., scrive che sotto i consoli Pompeianus e Atilianus “fu costruito il Tempio di Venere e Roma, che adesso è detto dell’Urbe”. Martedì 11 gennaio 2022 esce in libreria per Electa il libro “Il Tempio di Venere e Roma” (192 pagine, bilingue, 50 euro) curato dal direttore del parco archeologico del Colosseo Alfonsina Russo, con Martina Almonte e Ines Arletti.

Sfogliando il libro “Il Tempio di Venere e Roma” edito da Electa: una pagina interna (foto PArCo)
Il volume è aperto da un ampio reportage fotografico realizzato da Stefano Castellani che ci dà l’impressione di trovarsi proprio tra le alte mura del tempio. Oltre ai saggi scientifici che ne documentano la storia, sono presentate immagini d’archivio e foto scattate durante e dopo le diverse fasi dei lavori di restauro. “Un libro prezioso, bello esteticamente e ricco di informazioni dal punto di vista scientifico. Lo abbiamo realizzato – spiegano al PArCo – in omaggio alla storia millenaria del più grande tempio di Roma antica e per raccontare le fasi del restauro che, in 15 mesi, lo ha reso di nuovo interamente accessibile al pubblico”. Il volume infatti celebra, con il parco archeologico del Colosseo e Fendi, la restituzione alla collettività di uno dei monumenti più iconici dell’Impero Romano, dopo il completamento degli interventi di restauro e di valorizzazione del Tempio di Venere e Roma, frutto di una sponsorizzazione tecnica della Maison. Il volume, nella copertina in tela grezza con la grafica laminata bronzo, vuole richiamare i colori fondamentali del monumento, il cui splendore si rivela sfogliando il ricco reportage fotografico realizzato da Stefano Castellani, che accosta immagini d’archivio a foto scattate durante e dopo le diverse fasi dei lavori di restauro, ma anche dell’eccezionale sfilata Fendi Couture ospitata nella cella di Venere a luglio 2019.

Oltre 200 colonne in granito grigio e proconnesio avvolgevano un unico volume rettangolare, ripartito tra le due aule di culto contrapposte: quella dedicata alla dea Venere Felice, dea della natura generatrice, madre di Enea, progenitrice di Augusto e quindi della famiglia imperiale, rivolta verso il Colosseo; quella dedicata alla dea Roma Eterna, personificazione sacra della città e del suo dominio sui territori dell’Impero, rivolta verso il Campidoglio. L’architettura era messa in risalto dalla ricchezza delle decorazioni architettoniche, il cui splendore era aumentato dall’uso della foglia d’oro negli stucchi, dalle colonne in porfido e dalla sinfonia dei marmi policromi nelle superfici pavimentali: il rosso violaceo del porfido e del brecciato pavonazzetto, contrastava con il verde cangiante del cipollino e il giallo antico. Le pareti, rivestite da lastre di marmo, accoglievano nelle nicchie statue di marmo, mentre le gigantesche statue di culto sedute delle divinità campeggiavano nelle absidi.
Attenzione. Tivoli (Rm): rinviato a febbraio 2022 per problemi organizzativi il convegno “Nerone e Adriano. Le arti al potere”, che intende esplorare le affinità tra i due imperatori, la loro capacità di saper interrogare le possibilità offerte dall’arte, dall’architettura, dal teatro e dalla letteratura per l’elaborazione di nuovi linguaggi visivi

Nerone e Adriano: due imperatori accomunati dalla passione per le arti; entrambi riformatori sia in ambito artistico e, in particolare, architettonico, sia in quello amministrativo. Due personaggi, molto discusso il primo, assai meno il secondo, dei quali la critica più recente traccia ritratti innovativi e pionieristici almeno da un punto di vista squisitamente culturale. La passione per le arti costituisce un argomento esplorato, ma raramente con riferimento a entrambi: eppure, solo a valutare le realizzazioni più note, la Domus Aurea e Villa Adriana a Tivoli, si percepiscono fondamentali indizi di continuità. L’istituto autonomo Villa Adriana e Villa d’Este – Villae, in collaborazione con il dipartimento di Storia, Disegno e Restauro dell’Architettura, Facoltà di Architettura – Sapienza Università di Roma, organizza un convegno sul tema “Nerone e Adriano. Le arti al potere” a Villa d’Este e Villa Adriana a Tivoli in programma il 24 e 25 febbraio 2022, a cura di Andrea Bruciati e Alessandro Viscogliosi. Comitato scientifico: Andrea Bruciati, Alessandro Viscogliosi, Benedetta Adembri, Giuseppina Enrica Cinque, Alessandro Galimberti, Eugenio La Rocca, Giorgio Ortolani, Mariagrazia Picozzi. Comitato organizzativo: Viviana Carbonara, Lucilla D’Alessandro, Sergio Del Ferro, Antonella Mastronardi. Originariamente previsto per il 23 e 24 settembre 2021, è stato rinviato a seguito della chiusura di istituti e luoghi di ricerca e delle limitazioni di accesso alle biblioteche imposte dalle norme emanate in emergenza sanitaria, che hanno comportato inevitabili ripercussioni sulle attività di studio.

Busto di Nerone conservato ai musei Capitolini di Roma

Il busto di Adriano, conservato ai musei Capitolini di Roma
Il convegno intende esplorare le affinità tra i due imperatori e in particolare la loro capacità di saper interrogare le possibilità offerte dall’arte, dall’architettura, dal teatro e dalla letteratura per l’elaborazione di nuovi linguaggi visivi, consolidando quell’intreccio tra cultura e politica che diverrà distintivo nell’immaginario del potere fino ai giorni nostri. Il ruolo chiave avuto dalle donne nell’ascesa al potere, la passione per gli spettacoli e la creazione di complessi residenziali smisurati quanto audaci, quali la Domus Aurea e Villa Adriana, sono solo alcuni degli aspetti che legano le due figure storiche. I progetti urbanistici e architettonici di Nerone e Adriano, per quanto a volte divergenti, come nel caso della scelta del luogo di residenza, sono comunque emblematici della volontà dei due imperatori di trasmettere precise scelte politiche, filosofiche e ideologiche. Le Villae intendono anche porre l’attenzione sulle ricerche riguardanti la politica dei due imperatori sul territorio. Il convegno è aperto a ricercatori e studiosi, italiani e stranieri, che potranno partecipare con contributi legati ai temi della storia, dell’arte, dell’archeologia, dell’architettura, del teatro e della cinematografia, ma anche con studi di carattere antropologico e psicologico, per un’indagine multidisciplinare ampliata e diversificata delle personalità dei due imperatori e dei loro lasciti materiali e immateriali.

“Il grande interesse di Adriano per l’architettura e il desiderio di sperimentare forme e soluzioni strutturali nuove”, spiegano i promotori, “trovò piena applicazione nel complesso residenziale di Villa Adriana grazie al forte sviluppo delle tecniche costruttive impresso dalle precedenti esperienze di età imperiale, come quella della Domus Aurea. In analogia con la residenza neroniana, in cui gli edifici si alternavano a sontuosi giardini con vasche, piscine, ninfei e fontane, anche a Villa Adriana, sebbene in un contesto territoriale e paesaggistico lontano dalla dimensione urbana, gli spazi costruiti si intercalavano al verde, nelle sue molteplici declinazioni, e a giochi d’acqua; i diversi settori rispondevano a precise logiche di destinazioni d’uso, fondendo elementi pubblici e ufficiali a elementi di carattere privato e intimo. Guardando agli apparati decorativi, la Domus Aurea rappresentò un salto enorme rispetto al passato, con una quantità e qualità di pitture e rivestimenti in marmo impensabile nelle epoche precedenti. Seguendo l’esempio neroniano anche a Villa Adriana stucchi, pitture e marmi, accanto ad altri materiali rari e esotici, come gemme e metalli preziosi, erano dosati in base al rango degli ambienti perseguendo effetti di ricercata eleganza e stupore, così come gli elementi degli apparati scultorei in cui trovavano posto statue originali dell’arte greca accanto a opere commissionate appositamente per decorare i nuovi spazi e veicolare il messaggio del potere e della magnificenza imperiale. La Domus Aurea e Villa Adriana sono esempi emblematici della volontà dei due imperatori di trasmettere precise scelte politiche, filosofiche e ideologiche”.

“A Roma”, spiegano gli archeologi delle Villae, “gli interventi costruttivi di Adriano si intrecciarono materialmente con le preesistenze neroniane, come nella residenza imperiale del Palatino o nel tempio di Venere e Roma sulla Velia, dove il vestibolo della Domus Aurea fu funzionale alla costruzione dell’edificio cultuale, comportando lo straordinario spostamento del colosso di Nerone nella piazza dell’Anfiteatro Flavio. Una propensione per la spettacolarizzazione nell’uso degli spazi urbani che trovò un terreno ideale in Campo Marzio, scenario delle feste acquatiche dell’imperatore giulio-claudio e al contempo fonte di ispirazione per le ambientazioni egittizzanti di Villa Adriana, nonché luogo deputato alla creazione di grandiosi progetti edilizi, come le Terme di Nerone e il Pantheon. Le tracce storiche e materiali che legano le vicende dei due imperatori si spingono ben oltre l’Urbe, come nel caso della villa imperiale di Anzio: lo scenografico complesso costruito sul litorale laziale, per quanto indissolubilmente legato alla memoria di Nerone, conserva cospicue tracce materiali a cui si affiancano le testimonianze letterarie che rimandano ai soggiorni anziati di Adriano. Così come è noto l’interesse dei due imperatori per l’area dei Campi Flegrei, dettato non solo dalla salubrità della zona e dalla bellezza del contesto paesaggistico, ma anche dall’importanza strategica dei centri di Cuma, Baia, Pozzuoli e Miseno per gli interessi economici e militari dell’impero. Le suggestioni dell’ellenismo”, concludono i promotori, “traspaiono per entrambi gli imperatori in tutte le manifestazioni del potere imperiale, sia pubbliche che private, nonché nei progetti architettonici nutriti di evocazioni e citazioni della raffinata cultura delle province orientali”.
Roma, Percorsi fuori dal PArCo. Nel quarto appuntamento, il viaggio parte ancora una volta dal Palatino per arrivare al parco archeologico dell’Appia Antica alla scoperta delle proprietà dei monaci benedettini: da Santa Maria Nova al Foro (nota come basilica di S. Francesca Romana) alla tenuta lungo la via Appia

Quarto appuntamento col progetto “Percorsi fuori dal PArCo – Distanti ma uniti dalla storia” che vuole portare i cittadini romani e tutti i visitatori a scoprire i legami profondi e ricchi di interesse, ma non sempre valorizzati, tra i monumenti del Parco e quelli del territorio circostante, raccontando, con testi e immagini, il nesso antico che unisce la storia di un monumento o di un reperto del parco archeologico del Colosseo con un suo “gemello”, situato nel Lazio. Dopo aver raggiunto il Comune di Cori (tempio dei Dioscuri), il parco archeologico di Ostia Antica (tempio della Magna Mater), Prima Porta (villa di Livia Drusilla), il viaggio virtuale – ma ricco di spunti per organizzare visite reali – promosso dal parco archeologico del Colosseo riparte ancora dal Palatino, precisamente dal monastero di Santa Maria Nova al Foro romano, conosciuto anche come Basilica di Santa Francesca Romana, per giungere alla tenuta di Santa Maria Nova lungo la via Appia.

Siamo a ridosso della Via Sacra, sul Palatino e più precisamente nel monastero di Santa Maria Nova costruito a partire dall’847 nel luogo dell’antico oratorio dei Santi Pietro e Paolo. “L’appellativo fu preso dalla chiesa – già esistente – di Santa Maria nel Foro che, da questo momento, diventerà Santa Maria Antiqua perché distrutta a causa di un terremoto”, spiegano gli archeologi del PArCo.

Basilica di Santa Francesca Romana, particolare della facciata vista dalla via Sacra (foto PArCo)
“Oggi il complesso, stratificato e ricco di storie, è conosciuto anche come Basilica di Santa Francesca Romana, poiché dal 1440 ospita la tomba della santa che proprio in questa chiesa si era offerta come oblata. Santa Francesca, da sempre ben voluta dai romani, assunse presto l’appellativo di Romana ed è particolarmente importante in questo periodo storico che stiamo attraversando perché considerata protettrice delle pestilenze. Non a caso, il restauro condotto sul soffitto ligneo seicentesco disegnato da C. Lambardi (vedi 9 marzo 2021: a un anno dall’inizio del lockdown e nel giorno di Santa Francesca Romana, protettrice dalle pestilenze, riaperta al culto la basilica di Santa Francesca Romana al Foro romano, dopo un delicato intervento di restauro al soffitto ligneo seicentesco promosso dal parco archeologico del Colosseo e dal Fondo Edifici per il Culto. Presentato il volume “Il restauro della Speranza” | archeologiavocidalpassato) si è concluso il 9 marzo 2021, giorno in cui si festeggia la Santa, come segno di buon auspicio”.

“La chiesa oggi presenta l’aspetto conferitole dai lavori seicenteschi”, continuano gli esperti del PArCo: “l’intervento di maggior pregio è la struttura sepolcrale che accoglie le spoglie della Santa, affidata a Gian Lorenzo Bernini tra il 1638 e 1649. Il pavimento invece risale al 1952 ma, in alcuni punti, conserva frammenti cosmateschi. Il complesso sorge sulle scale del tempio di Venere e Roma, tempio romano fatto costruire per volontà di Adriano a partire dal 121 d.C. e completato nel 140 d.C., sotto Antonino Pio”.

Ma cosa lega un monastero costruito sul Palatino ed un casale della campagna romana, sulla via Appia? I proprietari: i monaci olivetani benedettini di Santa Maria Nova. “Già officianti della chiesa collocata sul Palatino, che gestiscono ancora oggi, possedevano infatti, già dal XIV secolo, un vasto terreno sulla Via Appia”, ricordano gli archeologi del PArCo, “che da questo momento prenderà il nome di Santa Maria Nova. Il terreno, che era adibito a seminativo e pascolo, si trovava nell’area dell’antica Villa romana appartenuta ai fratelli Sesto Quintilio Condiano e Sesto Quintilio Valerio Massimo, membri di una famiglia senatoria e consoli nel 151 d.C. Nel 182-183 d.C. l’imperatore Commodo li aveva accusati di aver ordito una congiura contro di lui, facendoli uccidere ed impadronendosi della loro residenza”.

“Il nucleo del Casale, fulcro della tenuta, venne costruito tra la fine del medioevo e l’età moderna, riutilizzando i resti di un edificio romano del II secolo d.C., forse una cisterna a due piani, su cui era stata realizzata, in età tardoantica, una torre difensiva. Tra il XV secolo e il XVI secolo l’edificio prende le forme attuali: a questa fase risale l’elegante abside aggettante al primo piano, forse una garitta difensiva, oppure una piccola cappella edificata dai monaci della Congregazione Benedettina di Santa Maria del Monte Oliveto”.

“I monaci olivetani – continuano – manterranno la proprietà fino al 1873 quando fu messa all’asta e poi aggiudicata a Isidoro Marfori. Su due gradini della scala di accesso al primo piano, realizzati con elementi di recupero, si vede ancora il loro stemma. Nel 1876 fu realizzato un piccolo casaletto a uso stalla, su resti di strutture romane. In seguito la tenuta appartenne ai conti Marcello e al produttore cinematografico Evan Ewan Kimble, fu trasformata in dimora di lusso e usata come set cinematografico. Acquisita nel 2006 dallo Stato Italiano è stata oggetto di interventi di restauro e recupero funzionale che hanno consentito di aprirla al pubblico dal giugno del 2018”.

“L’area di Santa Maria Nova”, informano gli archeologi del PArCo, “fa parte del percorso di visita della Villa dei Quintili all’interno del parco archeologico dell’Appia Antica con accesso da via Appia Antica 251 oppure da via Appia Nuova. Il Casale attualmente ospita la mostra fotografica, documentaria e multimediale “L’Appia ritrovata. In cammino da Roma a Brindisi” di Paolo Rumiz e compagni. Aperto dal martedì alla domenica dalle 9 alle 19 con ultimo ingresso un’ora prima della chiusura”.
Roma. Restauro del tempio di Venere e Roma al Foro Romano: al mercoledì diretta dal cantiere con archeologi e restauratori del parco archeologico del Colosseo

Due cantieri affacciati sulla piazza dell’Anfiteatro più grande al mondo si guardano: racchiudono altri due primati dell’antichità, l’arco trionfale di Costantino e il tempio più grande dell’antica Roma, quello di Adriano dedicato a Venere e Roma, ampiamente restaurato da Massenzio, rivale di Costantino. Da qualche mese il tempio è oggetto di un intervento di restauro, esito della sponsorizzazione tecnica di Fendi. A partire da mercoledì 17 marzo 2021, alle 11.30, in diretta sulle pagine social del PArCo, ne parleranno i diretti protagonisti, approfondendo gli aspetti della partnership con la maison romana di moda, la storia del tempio progettato dall’imperatore filelleno, il restauro delle volte cassettonate, e la sua valorizzazione che ne permetterà, con l’abbattimento delle barriere architettoniche, di essere ricompreso all’interno di un percorso di visita che ne restituirà la lettura integrale. In attesa il parco archeologico del Colosseo propone un viaggio virtuale nella “nuvola di punti” che restituisce tridimensionalmente tutto il complesso, con le due celle contrapposte di Venere e Roma.
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