In mostra a Vicenza la riscoperta del teatro Berga, il teatro romano di Vicetia, dai disegni e scavi ottocenteschi del Miglioranza alle immagini di oggi
Il primo a riesumarlo dall’oblio del tempo fu Andrea Palladio. Il teatro romano di Berga a Vicenza era ormai abbandonato da quasi tredici secoli, ma nel borgo a sud-est di quella che fu la Vicetia romana si potevano ancora scorgere tracce dell’antico edificio. Così l’archistar ne tracciò la pianta che fu alla base della conoscenza dell’antico teatro, seguito nel secolo successivo dai rilievi di altri architetti, Ortensio Zago e Ottavio Bertotti Scamozzi. Ma fu solo all’inizio dell’Ottocento con l’architetto vicentino Giovanni Miglioranza che abbiamo la prima indagine metodica sul teatro, cui dedicò della sua vita. Ed è proprio a questo insigne studioso e al monumento scomparso che Vicenza dedica la grande mostra dell’estate “Miglioranza e il Teatro Berga. Disegni dall’800, immagini di oggi”, aperta nello spazio Underground di Palazzo Chiericati fino al 27 settembre a cura di Chiara Signori ed Elena Cimenti con 25 disegni del Miglioranza provenienti dl Gabinetto Stampe e disegni di Palazzo Chiericati e due dalla biblioteca Bertoliana. I disegni illustrano piante, spaccati e prospetti realizzati dall’architetto nell’arco di trent’anni, prima basandosi sullo studio dei pochissimi resti visibili nell’Ottocento e successivamente grazie agli scavi diretti dallo stesso Miglioranza. Buona parte dei fogli esposti sono dedicati infatti ai reperti archeologici rinvenuti proprio durante questi lavori: statue, capitelli, cornicioni delineati dall’architetto, che rivelano le sue doti nel disegno e nel chiaroscuro.

La ricostruzione 3D del Teatro dell’architetto Fabrizio Burtet Fabris basata sui disegni del Miglioranza
Non manca il confronto tra l’ipotesi ricostruttiva del Miglioranza e l’articolazione planimetrica del teatro elaborata alla luce dei risultati degli interventi di scavo, rilievo e restauro delle strutture antiche diretti dalla soprintendenza Archeologia negli ultimi decenni. Questo confronto sarà possibile grazie a un video, realizzato dall’architetto Fabrizio Burtet Fabris, che proporrà inoltre la ricostruzione 3D del Teatro basata sui disegni del Miglioranza. “Questa mostra è una sorta di workshop seminariale, di dimensioni ridotte, che ha la capacità di far comprendere il senso del lavoro di approfondimento e di studio che spesso sfugge al grande pubblico ma che produce interessanti risultati in termini di conoscenza del nostro passato”, spiega il vicesindaco e assessore alla crescita Jacopo Bulgarini d’Elci. “La mostra offre quindi l’opportunità di scoprire aspetti ignoti ed estremamente interessanti di un pezzo di città su cui si ergeva l’antico Teatro Berga, oggi scomparso, ma di cui resta ancora qualche traccia, tra Porton del Luzzo e Palazzo Gualdi, oltre che i reperti conservati al museo Naturalistico e archeologico e i disegni di Miglioranza”.

Una veduta di Borgo Berga oggi a Vicenza: evidente l’andamento del teatro antico nelle case che vi sono state costruite sopra
Il Teatro Berga era il teatro romano di Vicenza, la romana Vicetia, e sorgeva nell’omonimo quartiere del centro storico di Borgo Berga, in corrispondenza degli attuali edifici compresi tra contra’ Santi Apostoli, piazzetta San Giuseppe, contra’ Porton del Luzzo, piazzetta Gualdi, stradella Pozzetto e contra’ Lioy, con la cavea rivolta verso sud e la scena verso nord. In particolare il percorso di contra’ Porton del Luzzo segue l’andamento circolare del perimetro esterno della cavea del teatro. Il teatro, edificato verso la fine del I secolo a.C., si trovava nell’area a sudest del centro cittadino edificata oltre il fiume Retrone e che era collegata con il centro tramite un ponte che sorgeva in corrispondenza dell’attuale ponte San Paolo. Inoltre, nei pressi della cavea confluivano due importanti vie di comunicazione: la strada proveniente da Lonigo e quella proveniente da Costozza. In età Claudia la scena fu arricchita di ulteriori statue di membri della classe imperiale. Il complesso del Teatro Berga, realizzato principalmente con la pietra estratta nelle cave di Costozza, era costituito da una parte meridionale, che includeva il teatro vero e proprio, e una vasta area porticata posta a nord (porticus post scaenam) di circa 70-80 metri. Il diametro esterno della cavea era pari a circa 82 metri. Si stima che il teatro potesse contenere oltre 5000 spettatori. La scena era ornata da statue in marmo, alcune delle quali sono state rinvenute nel corso di scavi e sono conservate nel museo archeologico-naturalistico di Santa Corona di Vicenza, che per l’occasione sarà accessibile gratuitamente ai visitatori della mostra. Il teatro fu utilizzato per le rappresentazioni almeno fino al III secolo d.C.: infatti, esso è citato in un’iscrizione proveniente da Leptis Magna che ricorda gli onori tributati presso il teatro di Vicetia al pantomimo Marco Settimio Aurelio Agrippa (ottenne decurionalia ornamenta, cioè onori da decurione). La prima citazione storica dell’edificio è costituita da un diploma dell’imperatore Ottone III risalente al 1001, con il quale l’imperatore cede la proprietà dell’edificio al vescovo di Vicenza. Dopo esser stato utilizzato come carcere nella seconda metà del XIII secolo, il teatro andò in rovina e su di esso furono poi edificati, verso la prima metà del XVIIII secolo, edifici ad uso abitativo, tuttora esistenti. Mentre è evidente la sua forma, conservata dall’andamento delle strade, si conserva poco della sua struttura. I muri di sostruzione della cavea sono stati in parte inglobati nelle costruzioni successive. Il teatro fu rilevato per la prima volta già da Andrea Palladio, che poté così redigere una pianta dettagliata. Anche altri celebri architetti ebbero modo in seguito di redigere tavole con disegni del teatro.
“Miglioranza cominciò ad esaminare i resti dell’antico teatro vicentino e le fonti sui teatri antichi, dedicandosi in modo particolare a Vitruvio”, spiegano le due curatrici. “Tra il 1824 e il 1831, grazie ai frequenti studi sui resti visibili principalmente nei sotterranei delle case costruite sopra il teatro. Miglioranza realizzò 17 disegni dove mostrava un’immagine del teatro Berga che oggi sappiamo essere poco aderente alla realtà archeologica. In questo primo gruppo di disegni Miglioranza resta vicino alle ipotesi dedotte da Ortensio Zago e, soprattutto ai precetti di Vitruvio”. Nello stesso periodo realizzò la Veduta del Teatro Berga dallo spaccato delle gradinate, una visione scenografica ad acquerello, dove l’autore dimostra le sue doti nel disegno e nel chiaroscuro. Divenuto architetto, nel 1832 Miglioranza presentò i suoi disegni al Vicerè del Lombardo Veneto. Ottenne un sussidio e il parere positivo agli scavi nella zona del teatro. Ebbero così inizio le quattro campagne di lavori, dirette con passione da Miglioranza, sotto il controllo di una commissione nominata dal Comune. Alla fine dei primi due anni di scavo (1838-1839) aveva riportato alla luce i settori orientali della scena e dell’orchestra, oltre ad aver realizzato una galleria che consentiva di vedere i resti ritrovati. “Miglioranza era convinto che il Berga fosse un teatro costruito secondo le proporzioni dettate da Vitruvio”, continuano Signorini e Cimenti, “anche se l’area riportata alla luce non risultava stesa a sufficienza per poterlo affermare”. Durante la terza campagna di scavo (1842-1848), senza grandi risultati, realizzò i 27 disegni sui materiali decorativi ritrovati fino ad allora: statue, capitelli, fregi. “Dopo l’ultima campagna di scavo (1853-1854)”, concludono le curatrici, “disegnò i 5 fogli più importanti risultato degli studi di tutta una vita e anteprima del grande progetto della Illustrazione del Teatro Berga che però non riuscì ma a compiere”.
Il percorso espositivo si conclude con alcune fotografie realizzate da Marco Zorzanello del Centro di Cultura Fotografica, che collegano il passato e il presente del Teatro Berga con uno sguardo contemporaneo reso possibile grazie alla collaborazione delle persone che oggi abitano i palazzi costruiti sui resti del Berga. “Le immagini fotografiche esposte”, interviene Zorzanello, “mostrano realmente e metaforicamente il teatro di oggi. Pur mantenendo intatta la sua forma urbana, nel corso dei secoli questo luogo della città ha subito in modo spontaneo e non programmato, un cambiamento radicale, passando dall’essere un teatro sino a divenire un isolato densamente abitato. In tal modo questo singolare “condominio” è diventato un incredibile palcoscenico dove gli abitanti si muovono come attori dello spettacolo della Storia”.
Svelati per la prima volta il vomitorium e l’ambulacro circolare con l’inaugurazione del foyer del teatro romano sotto Palazzo Vecchio a Firenze

Sotto Palazzo Vecchio a Firenze è stato inaugurato il foyer del teatro romano con ricostruzioni in video della Florentia romana
Bastano tre metri, quelli che si possono fare da piazza della Signoria al sottosuolo di Firenze, per fare un salto di 1800 anni, in un affascinante viaggio all’indietro nel tempo. Ieri, a Firenze, in chiusura del 3° Forum Mondiale dell’Unesco sulla Cultura e l’Industria culturale, è stato inaugurato in anteprima mondiale il foyer del Teatro Romano sotto Palazzo Vecchio, alla presenza del direttore generale UNESCO, Irina Bokova, del sindaco di Firenze, Dario Nardella e del soprintendente per i Beni Archeologici della Toscana, Andrea Pessina. Quello che è stato svelato, e che sarà visitabile dal pubblico nei prossimi giorni con visite guidate su prenotazione, è l’ultima delle quattro porte che si affacciano sul cortile della Dogana dell’edificio simbolo della fiorentinità. La visita si è aperta passando attraverso la nuova scala che collega questa piazza urbana coperta con l’area archeologica.

La planimetria con i muri radiali del teatro romano scavato dalla Cooperativa Archeologia di Firenze
Nel 2010 si era concluso lo scavo archeologico nei sotterranei di Palazzo Vecchio, che ha riportato alla luce i resti di alcune parti del teatro romano di Florentia. Lo scavo è stato condotto dalla Cooperativa Archeologia sotto la direzione scientifica della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana. Fra i resti dell’antico teatro romano, databili fra I e II sec. d.C., sono riemersi alcuni tratti delle burelle, cioè i corridoi radiali in muratura sui quali era impostata la cavea a semicerchio; particolarmente suggestivo è il vomitorium, il corridoio centrale grazie al quale si accedeva all’interno del teatro. È stato rinvenuto anche il margine interno della piattaforma dell’orchestra, che nel teatro romano non ospitava il coro come in quello greco, ma era riservata alle autorità. I ritrovamenti non si arrestano all’età imperiale, ma attestano anche le successive stratificazioni. Sui resti romani si sovrappongono, infatti, strutture di epoca medievale (XII-XIV sec.) come pozzi, fondamenta di abitazioni e altri edifici. Tra questi è stato individuato un fronte stradale con portali medievali e relativo selciato, inglobato nel Cinquecento dall’ampliamento di Palazzo della Signoria verso via dei Gondi e via de’ Leoni. Le numerose stratificazioni testimoniano l’uso pressoché ininterrotto di questa porzione della città che, con alterne vicende, ha rivestito una funzione di alta rappresentanza istituzionale dall’epoca della fondazione romana fino alla costruzione di Palazzo Vecchio.

La planimetria del teatro romano di Florentia al di sotto di Palazzo Vecchio e piazza della Signoria
Posto nel quadrilatero fiorentino e tra i patrimoni mondiali Unesco, Palazzo Vecchio racchiude infatti circa duemila anni di storia, offrendo una rilettura sociale e politica della città, dal teatro romano al periodo medievale, rinascimentale fino alla contemporaneità. Nell’area in cui sorge il Palazzo e nell’antistante piazza della Signoria, si concentrano testimonianze che vanno dal periodo di fondazione della città romana di Florentia, impiantata tra il 30 e il 15 a.C., fino agli interventi attuali. Il teatro, in grado di contenere circa 5mila spettatori, si trovava sotto gli attuali palazzo Vecchio e palazzo Gondi, con la cavea rivolta verso piazza della Signoria e la scena lungo piazza San Firenze e via dei Leoni. Era questo il nucleo dei servizi pubblici della città romana, con i bagni, le terme e il teatro. Scendendo i gradini, si può apprezzare la muratura romana del “Vomitorium”, il percorso principale di accesso alla scena del teatro, che era utilizzato a fine spettacolo per il deflusso del pubblico; le volte più recenti che sostengono il pilastro su cui poggia l’udienza del Salone del Cinquecento, sono quasi un monito che ricordano che il simbolo del potere cittadino posa e si regge sullo spazio pubblico romano. Le passerelle portano poi all’interno del Vomitorium: da qui si può ammirare la prima traccia dell’ambulacro circolare del teatro, il corridorio circolare che serviva da ingresso dal suolo pubblico, che si snoda sotto il cortile della Dogana. In un futuro prossimo, si immagina qui il vero ingresso al Museo di Palazzo, magari con un’architettura simbolica completamente in vetro. Percorrendo la passerella, si può osservare inoltre sia il pavimento romano, sia l’ammattonato successivo, riconducibile già al tardo medioevo, quando le ”burella” medievali furono recuperate come prigioni cittadine.
Si passa poi attraverso l’arcone in muratura poggiato dall’architetto Simone del Pollaiolo, detto Il Cronaca, sui muri del teatro per realizzare la parete est del Salone dei Cinquecento (quella di Leonardo e di Vasari): le diverse qualità della tessitura muraria permettono il confronto tra gli esperti costruttori della colonia romana e quelli della repubblica fiorentina. Dal varco, camminando sopra i gradini in cotto ed il lastrico rinvenuti nello scavo, si entra così in via di Bellanda, strada medievale della fase delle case torri (XII-XIII secolo) e, attraverso questa, nel medioevo fiorentino. La passerella conduce poi i visitatori nella prima vera sala in cui è anticipata l’idea dell’allestimento definitivo: in basso si può apprezzare la stratificazione archeologica che narra l’evoluzione, nel tempo, della città, dalle burella del teatro romano alle vie del Medioevo fino ad oggi. Infine, sullo sfondo della passeggiata, prima di uscire, la visita prevede una sosta per ammirare quattro statue romane, provvisoriamente rimosse dalla parete nord del Salone dei Cinquecento per i restauri, restituite al proprio tempo.
Cooperativa Archeologia, che sta realizzando gli scavi del Teatro Romano e l’allestimento del foyer del teatro, per conto del Comune di Firenze e con la direzione scientifica della soprintendenza ai Beni archeologici della Toscana, ha corredato la visita di alcuni apparati video, che saranno proiettati sulle mura del teatro e illustreranno la storia del Palazzo e del teatro. I video, progettati e realizzati appositamente per quest’area archeologica dal gruppo creativo Cameranebbia di Milano, vengono proiettati sia sulle mura del Vomitorium che nel punto in cui è stata ritrovata via di Bellanda. Il primo, sulla parte romana, fa rivivere il corteo degli spettatori della Florentia del secondo secolo d.c. che si apprestavano ad entrare in teatro, giocando su sagome e ombre rielaborate; il secondo, sulla parte medievale, rappresenta un’elaborazione computerizzata e animata di un affresco di Giotto, una suggestione di un’architettura dell’epoca, giocata sulle geometrie e sui giochi di luci e ombre. Entrambi sono accompagnati da una sonorizzazione che ne ha aumentato la suggestione.
Commenti recenti