Il museo Egizio di Torino conserva una delle più importanti collezioni di papiri ieratici dal villaggio di Deir el-Medina. Giovedì 20 aprile 2023, alle 18, nuovo appuntamento in sala Conferenze del museo Egizio per l’incontro a cura di Andrea Fanciulli, dottorando all’università di Liegi e museo Egizio su “Inni al faraone dal villaggio di Deir el-Medina: la raccolta del Museo Egizio di Torino”. Introduce Susanne Töpfer, curatrice del museo Egizio. l’ingresso è libero fino a esaurimento posti. La conferenza sarà trasmessa anche in streaming sulla pagina Facebook e sul canale YouTube del Museo. Il programma di incontri è realizzato in collaborazione con il dipartimento di Studi storici dell’università di Torino.
Panoramica sul sito archeologico di Deir el-Medina a Tebe Ovest (foto museo egizio)
Alcuni frammenti di papiri ieratici dal villaggio di Deir el-Medina recano inni e preghiere dedicate ai sovrani della XX dinastia (1190-1076 a.C.). Il progetto di dottorato di Andrea Fanciulli si occupa dello studio di questi documenti e, attraverso l’analisi materiale e testuale, intende gettar luce sul modo in cui gli operai del faraone, dediti a lavorare per “assicurargli l’eternità”, creassero e comunicassero l’immagine del sovrano. Nel corso della conferenza, verranno presentati alcuni degli inni più interessanti dalla collezione torinese, cercando di metterne in luce il contenuto nel panorama più ampio della propaganda dell’ideologia reale.
L’egittologo Andrea Fanciulli
Andrea Fanciulli si è laureato in Egittologia al Pontificio Istituto Biblico e l’università “La Sapienza” di Roma. È attualmente iscritto come dottorando all’università di Liegi, sotto la supervisione di Stéphane Polis, con un progetto intitolato “Picturing the king from Deir el-Medina: a Twentieth dynasty perspective”.
La collezione papirologica del Museo Egizio ospita un abbondante numero di documenti provenienti dal villaggio di Deir el-Medina. Nuovo appuntamento con il ciclo di conferenze dei curatori del museo Egizio di Torino realizzato in collaborazione con il Dipartimento di Studi storici dell’università di Torino. Giovedì 2 marzo 2023, alle 18, in sala conferenze del museo Egizio, conferenza di Martina Landrino, dottoranda all’università di Lipsia e museo Egizio, su “Al lavoro per il faraone: storie di vita operaia tra Deir el-Medina e la Valle dei Re”. Introduce Susanne Töpfer, curatrice del museo Egizio. L’evento di terrà nella sala conferenze del museo e l’ingresso è libero fino a esaurimento posti. La conferenza sarà trasmessa anche in streaming sulla pagina Facebook e sul canale YouTube del Museo. Il progetto di dottorato di Martina Landrino – “Working Hard for the Pharaoh. Administrative documents dated to Ramesses IX at the Museo Egizio Torino” – si occupa dello studio di un corpus di circa 30 papiri datati al faraone Ramses IX e provenienti proprio da Deir el-Medina. Questi documenti ci permettono di dare una sbirciatina alla vita lavorativa – e non solo – degli abitanti di Deir el-Medina. La conferenza ha lo scopo di presentare ciò che è emerso dallo studio di questi testi, mostrando come documenti noti agli studiosi da almeno 200 anni possano ancora essere fonte di nuove informazioni.
Martina Landrino (museo egizio)
Martina Landrino si è laureata all’università di Torino nel 2018 in Archeologia e Storia Antica, con un focus in Egittologia. Da settembre 2018 è iscritta come dottoranda all’università di Lipsia dove, sotto la supervisione di Hans-W. Fischer-Elfert e Ben Haring (Leiden), si sta occupando del progetto di dottorato “Working Hard for the Pharaoh. Administrative documents dated to Ramesses IX at the Museo Egizio, Torino”.
Il 27 settembre 2022 è una data importante per l’egittologia. Si celebra infatti il bicentenario della decifrazione dei geroglifici, ad opera di Jean-François Champollion, considerato il padre dell’Egittologia. Ecco perché il Museo Egizio sarà aperto gratuitamente al pubblico dalle 19 alle 22 con prenotazione online obbligatoria a questo link: INGRESSO – Champollion e la decifrazione dei geroglifici – Museo Egizio (museitorino.it) Card e Abbonamento Musei non sono validi. I visitatori potranno ammirare il Papiro dei Re, che ritorna in esposizione in museo in un nuovo allestimento dopo essere stato sottoposto ad un’opera di ricerca e restauro. Al manoscritto composto da centinaia di frammenti, che Champollion fu tra i primi a studiare, quando giunse a Torino nel 1824, sarà dedicata temporaneamente una nuova saletta del Museo. Strumenti multimediali e infografiche ne riveleranno la storia, gli studi e l’opera di restauro, frutto di una collaborazione tra il Museo Egizio, l’università di Copenaghen e l’Ägyptisches Museum und Papyrussammlung der Stattlichen Museen zu Berlin.
Alle 18 in Sala Conferenze i visitatori potranno incontrare coloro che hanno dato nuova vita al Papiro dei Re, uno dei manoscritti più importanti dell’antico Egitto. Si terrà infatti “History Content and Restoration of the so-called Turin King List”, una conferenza dedicata al progetto scientifico e alle fasi del restauro del Papiro dei Re. La conferenza sarà introdotta dal direttore del museo Egizio, Christian Greco, seguiranno gli interventi di Susanne Töpfer, responsabile della Collezione Papiri del museo Egizio; Myriam Krutzsch, restauratrice di papiri, Ägyptisches Museum und Papyrussammlung der Stattlichen Museen zu Berlin che ha restaurato il manoscritto; e Kim Ryholt, egittologo dell’università di Copenhagen, che ha curato il progetto scientifico del restauro. L’evento è gratuito, la conferenza si terrà in inglese con traduzione simultanea in italiano in cuffia per chi lo desidera. Ingresso su prenotazione: https://www.eventbrite.it/e/418600995847. Il posto verrà riservato fino alle 18. La conferenza sarà trasmessa anche in streaming in lingua inglese sulla pagina Facebook e sul canale YouTube del Museo.
Il Papiro dei Re è l’unico vero elenco, oltre al manoscritto di Manetone, che include i nomi di sovrani altrimenti sconosciuti. Fu acquistato dal console B. Drovetti attorno al 1820, e fu visto e descritto per la prima volta da J.F. Champollion nel 1824. Nell’arco di 200 anni, grazie agli sforzi di diversi studiosi, è stato possibile unire la maggior parte dei circa 300 frammenti. L’ultimo restauro risaliva al 1930 ed era stato condotto da H. Ibscher (Berlino) ed E. Caudana (Torino), che avevano riposizionato i frammenti fissandoli con sottili strisce di seta. In occasione del 200° anniversario della decifrazione dei geroglifici, il papiro è stato completamente restaurato nel 2022 da M. Krutzsch (Berlino). Il progetto di restauro ha seguito la nuova ricostruzione elaborata da K. Ryholt (Copenaghen), che negli ultimi anni si è dedicato allo studio del papiro. Ha aggiunto più di venti frammenti che non erano inclusi nelle precedenti edizioni e ne ha riorganizzato molti altri che erano stati collocati in posizioni risultate ora erronee. Grazie alla cooperazione fra Torino – Berlino – Copenaghen è ora possibile presentare al pubblico la cosiddetta “Lista dei Re di Torino” restaurata e riordinata, consentendo così nuovi studi del testo.
Jean François Champollion ritratto da Leon Cogniet nel 1831
Un tour esclusivo. La sera del 27 settembre 2022 i visitatori potranno sperimentare un percorso di visita dedicato alla scrittura egizia dal titolo “Sulle tracce di Champollion”. Tra stele, papiri, statue, sarcofagi e oggetti di uso comune, sotto la guida di un egittologo i visitatori scopriranno il meccanismo alla base della scrittura geroglifica e proveranno a ricercare nelle iscrizioni nomi e formule ricorrenti. Per l’occasione, saranno ricordati i momenti emblematici dell’avventura della decifrazione dei geroglifici a cura di J.F. Champollion e i visitatori avranno la possibilità di ammirare il Papiro dei Re, restaurato. Per prenotare la visita: Visita fissa Sulle tracce di Champollion – Museo Egizio (museitorino.it).
L’ingresso della mostra “Champollion e Torino” al museo Egizio di Torino per il ciclo “Nel laboratorio dello studioso” (foto museo egizio)
La stele dedicata ad Amenhotep I e Ahmose Nefertari della collezione Drovetti esposta nella mostra “Champollion e Torino” (foto museo egizio)
A un mese dal bicentenario della decifrazione dei geroglifici, ad opera di Jean-François Champollion, padre dell’egittologia, il museo Egizio di Torino racconta e approfondisce con la mostra “Champollion e Torino” un inedito aspetto della vita dello studioso francese, che nel 1824 giunse a Torino per collaborare all’ordinamento dei reperti della collezione del Museo Egizio, appena fondato. E davanti alla ricca collezione egittologica esclamò la frase divenuta famosa: “La strada per Menfi e Tebe passa da Torino”. In particolare, Champollion restò estasiato dalla statua di Ramses II, oggi esposta nella Galleria dei Re. Di essa, lo studioso francese disse: “In breve, ne sono innamorato”. La mostra “Champollion e Torino” curata da Beppe Moiso e Tommaso Montonati, curatori del museo Egizio e dell’Archivio Storico fotografico del museo, apre il 26 agosto 2022. L’esposizione fa parte del ciclo “Nel laboratorio dello studioso”, una serie di mostre bimestrali che accompagnano i visitatori dietro le quinte dell’Egizio, alla scoperta dell’attività scientifica, condotta dai curatori ed egittologi del Dipartimento Collezione e Ricerca del museo. La mostra, aperta al pubblico fino al 30 ottobre 2022, è visitabile al primo piano del museo. E il 27 settembre 2022, in occasione del bicentenario della decifrazione dei geroglifici, il museo osserverà un orario di apertura speciale, fino alle 22, con ingresso gratuito a partire dalle 18.30.
L’allestimento della mostra “Champollion e Torino” al museo Egizio di Torino (foto museo egizio)
Jean François Champollion ritratto da Leon Cogniet nel 1831
Champollion, l’uomo che ci ha permesso di comprendere i testi dell’antico Egitto, dai papiri alle iscrizioni, decifrando i geroglifici nel 1822, arriva a Torino il 7 giugno 1824 e da subito si concentra sul riordino e sullo studio dei reperti egizi della collezione di antichità egizie, riunite dal console francese Bernardino Drovetti e giunta a Torino dopo essere stata acquistata da re Carlo Felice di Savoia. Appena giunto in città, Champollion alloggia all’hotel Féder in strada della Zecca 8 (l’attuale via Verdi), si trasferisce poi presso l’amico Ludovico Costa, in via Barra di Ferro (attuale via Bertola). La sua permanenza in città si protrae fino al marzo 1825, mesi durante i quali visita i luoghi di cultura cittadini, studia la collezione del museo e tesse legami con diversi intellettuali torinesi. Anche se non mancheranno le frizioni con Giulio Cordero di San Quintino, conservatore del museo, che si occupa della prima catalogazione della collezione Drovetti, quando ancora è stivata al porto di Livorno.
Appunti autografi di Jean-François Champollion conservati al museo Egizio di Torino ed esposti nella mostra “Champollion e Torino” (foto museo egizio)
All’arrivo di Champollion alcuni dei reperti oggi esposti al museo Egizio erano ancora conservati nelle casse in cui arrivarono a Torino dall’Egitto. Il suo lavoro dapprima si concentra sul riconoscimento dei nomi reali all’interno dei cartigli, riportati sia in geroglifico sia in ieratico. La collezione del museo Egizio per lui fu una folgorazione. In una lettera al fratello scrisse in italiano: “Questo è cosa stupenda” e trascorre le sue giornate torinesi a catalogare, decifrare e a prendere appunti. Pubblicazioni ottocentesche e lettere autografe di Champollion, reperti e statuette sono gli ingredienti principali della mostra che ricostruisce i 9 mesi del padre dell’egittologia nel capoluogo piemontese.
Alcuni frammenti del papiro dei Re o Canone Regio conservato al museo Egizio di Torino (foto museo egizio)
L’ingresso della nuova mostra del ciclo “Nel laboratorio dello studioso” al museo Egizio di Torino dedicata a “Il Libro dei Morti di Baki” (foto museo egizio)
Susanne Töpfer, responsabile della collezione papirologica del museo Egizio di Torino
Per circa due secoli i frammenti del Libro dei Morti di Baki sono rimasti custoditi nei depositi del museo Egizio, ora dopo una lunga e complessa opera di restauro e ricomposizione, iniziata nel 2014, più della metà del papiro è stata riportata a nuova vita. Fino al 5 giugno 2022, il Libro dei Morti di Baki è protagonista del sesto appuntamento (il secondo del 2022) de “Nel laboratorio dello studioso”, il ciclo di mostre che accompagna i visitatori dietro le quinte del museo Egizio di Torino, alla scoperta dell’attività scientifica condotta dai curatori ed egittologi del Dipartimento Collezione e Ricerca del museo. Sotto i riflettori dell’esposizione, dal titolo appunto “Il Libro dei Morti di Baki. Lo Scriba del Signore delle Due Terre”, curata da Sara Demichelis, egittologa della soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio di Torino, e da Susanne Töpfer responsabile della Collezione Papiri del museo Egizio, c’è il papiro funerario di Baki, ma anche l’opera di restauro avvenuta sotto la direzione di Sara Demichelis e Elisa Fiore Marochetti della soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio di Torino, in collaborazione con il museo Egizio, l’Archivio di Stato di Torino e l’Istituto di Archeologia orientale del Cairo.
Frammenti del Libro dei Morti di Baki sotto la lente di ingrandimento nella mostra “Il Libro dei Morti di Baki. Lo Scriba del Signore delle Due Terre” al museo Egizio di Torino (foto museo egizio)
Il restauro ha preso le mosse dall’analisi di migliaia di frammenti, sottoposti poi a pulitura e consolidamento preliminare. I frammenti sono stati poi trasferiti dal museo Egizio al Laboratorio di Restauro dell’Archivio di Stato di Torino, dove si è perfezionato il riconoscimento dei testi e la ricostruzione delle vignette. I restauratori sono quindi intervenuti per consolidare e giuntare i frammenti. Gli insiemi ricostruiti, più della metà del papiro originario, sono stati infine posizionati tra due lastre di vetro. Alcuni dei frammenti del papiro si trovano oggi al Cairo, perché nel 1917 una missione archeologica francese ha lavorato alla tomba di Baki a Deir el-Medina, e lì sono stati rinvenuti altri frammenti del Libro dei Morti.
Panoramica sul sito archeologico di Deir el-Medina a Tebe Ovest (foto museo egizio)
Deir el-Medina, a cui è dedicata una delle sale più importanti del museo Egizio, è l’antico villaggio di fronte all’attuale Luxor, dove abitavano le maestranze specializzate nella costruzione e nella decorazione delle tombe regali nella Valle dei Re e in quella delle Regine. Proprio a Deir el-Medina il proprietario del papiro, Baki, sotto il regno di Seti I, che salì al trono intorno al 1690 a. C. ed era padre di Ramses II, diresse i lavori della tomba regale. Baki ricoprì un ruolo di primo piano nella comunità di Deir el-Medina, come si evince anche dal complesso funerario della sua famiglia. Si tratta di due cappelle realizzate all’interno di piccole piramidi in mattoni crudi, davanti alle quali un pozzo funerario dava accesso a cinque ambienti sotterranei. La tomba era stata già depredata nell’antichità quindi del corredo funerario che accompagnava la sepoltura rimangono pochi oggetti: una statua funeraria a nome di Baki, tre statuine a nome della moglie, e i frammenti del Libro dei Morti, giunto a Torino nel 1824 già in pessime condizioni di conservazioni. Il papiro faceva parte di quella collezione di antichità egizie riunita dal console Bernardino Drovetti in Egitto due secoli fa, acquistata poi da Carlo Felice di Savoia, che ne fece il nucleo fondante della collezione del museo Egizio.
Bernardino Drovetti, al centro, tra le rovine di Tebe nel 1818 (foto museo egizio)
Pannello didattico della mostra “Il Libro dei Morti di Baki. Lo Scriba del Signore delle Due Terre” (foto museo egizio)
Molti papiri della collezione Drovetti arrivarono a Torino in pessimo stato di conservazione. Il papiro con il Libro dei Morti di Baki era frantumato in migliaia di piccoli pezzi, coperti di polvere e terra, schiacciati e ripiegati. I frammenti del papiro, nel corso degli anni, furono riposti in modo disordinato dentro scatole e cartelline e mescolati con altri non pertinenti. Solo una parte del capitolo 148 era stata ricostruita nel corso del 1800, ma se ne era persa la connessione con l’insieme originario. Le porzioni allora ricomposte sono ben riconoscibili perché l’esposizione alla luce e agli agenti inquinanti ne hanno alterato in modo irreparabile i colori. Come è noto, il Libro dei Morti è costituito da una raccolta di formule magiche, incantesimi ma anche preghiere e inni agli dei. Grazie al Libro dei Morti di Baki abbiamo oggi un’idea più chiara di quale fosse la sequenza testuale adottata nei papiri funerari di Deir el-Medina. Il papiro di Baki è, per motivi stilistici, riconducibile all’opera della bottega del pittore Pay, capostipite di una dinastia di artisti, che si occupò delle tombe più celebri del villaggio, tra cui quella regina Nefertari, moglie di Ramesse II.
Sebbene conosciamo più copie per uomini che per donne, il Libro dei Morti non era una composizione funeraria prodotta esclusivamente per l’élite egiziana maschile. Copie del Libro dei Morti scritte o adattate da donne sono note dalla fine del Secondo Periodo Intermedio al Periodo Romano. Giovedì 13 gennaio 2022 nell’incontro on line “Passaporto per l’Aldilà al femminile: le donne e il Libro dei Morti”, nuovo appuntamento con le conferenze del ciclo “Museo e Ricerca. Scavi, Archivi, Reperti”, Susanne Töpfer, curatrice del museo Egizio, ci guida nella scoperta dei Libri dei Morti “al femminile”: introduce Federica Facchetti, curatrice del museo Egizio. Appuntamento alle 18. La conferenza si tiene on line sulla pagina Facebook e sul canale YouTube del museo Egizio di Torino.
Il papiro di epoca tolemaica della collezione Drovetti con il Libro dei Morti conservato al museo Egizio di Torino
Susanne Töpfer, responsabile della collezione papirologica del museo Egizio di Torino
Ci sono circa 2300 manoscritti “Libro dei Morti” con proprietari conosciuti, di questi il 61,4% è per gli uomini, il 22,8% per le donne e il 15,8% per i proprietari di sesso non specificato. Naturalmente, questo è solo un piccolo campione del numero totale di manoscritti del Libro dei Morti che sono stati prodotti nel corso della storia egiziana, la grande maggioranza dei quali è andata perduta, e ci sono un certo numero di esemplari, specialmente in collezioni private, che non si conoscono, e molto altro verrà sicuramente alla luce in futuri scavi. Lo scopo di questo contributo è presentare una panoramica delle note proprietarie del Libro dei Morti, dei loro titoli e rapporti di parentela, e della qualità e del contenuto delle loro copie, dall’inizio alla fine della tradizione.
La galleria con la Tomba di Kha al museo Egizio di Torino (foto museo egizio)
Al via il 14 ottobre 2021 le “Conferenze 2021-2022 del Museo Egizio”, due cicli di incontri con egittologi provenienti da tutto il mondo e con i curatori del Museo. Alla base dell’iniziativa l’idea di mantenere vivo il dialogo con la comunità scientifica internazionale e divulgare le ricerche e gli studi, condotti in ambito accademico e dai curatori del museo Egizio, non solo sui reperti conservati a Torino, ma anche su scavi archeologici e archivi. Dopo i mesi difficili della pandemia, la maggior parte degli incontri saranno in presenza, ma con la possibilità di seguire gli interventi di eminenti studiosi italiani e stranieri anche in live streaming sulla pagina Facebook e sul canale YouTube del Museo. L’ingresso è gratuito.
Locandina del ciclo di conferenze “Museo e ricerca: scavi, archivi, reperti”, undici incontri con protagonisti gli egittologi curatori del museo Egizio di Torino
Il 14 ottobre 2021, alle 18, si apre il ciclo “Museo e ricerca: scavi, archivi, reperti”, undici incontri con protagonisti gli egittologi curatori del museo Egizio. A fare gli onori di casa il direttore del museo, Christian Greco, che poi passerà la parola a Paolo Marini, curatore e coordinatore delle mostre itineranti ideate dall’Egizio. Marini approfondirà il tema “Botteghe regali e botteghe templari nell’Egitto di Età Ramesside”. Seguirà il 4 novembre 2021 “Fondamenti e limiti del potere del faraone”, appuntamento a cura di Federico Poole, che si occupa dell’editoria scientifica dell’istituzione torinese e dirige la Rivista del Museo Egizio.
Progetto “Transforming Egyptian Museum in Cairo”
Il 13 gennaio 2022 sarà la volta della curatrice responsabile della collezione di papiri del museo Egizio, Susanne Töpfer con “Un passaporto per l’aldilà al femminile: le donne e i libri dei morti”. In collegamento da Il Cairo Heba Ab del Gawad illustrerà il 27 gennaio 2022 un progetto congiunto tra il museo Egizio di Torino e quello de Il Cairo. L’incontro dal titolo “Transforming Egyptian Museum in Cairo” sarà in lingua inglese, così come quello tenuto da Johannes Auenmüller su “A Chapel and its visitors: Secondary Stelae and graffiti at Ellesija”, previsto il 17 febbraio. Il 10 marzo 2022 sarà il momento di approfondire “I vasi in terracotta del Museo Egizio: contesti di provenienza, tipologie e studi in corso” con l’egittologa Federica Facchetti.
La locandina della mostra “Archeologia invisibile” al museo Egizio di Torino
“Mariette e Aida: Viaggio negli archivi” è l’appuntamento del 28 aprile 2022 con Enrico Ferraris, curatore della mostra in corso “Archeologia invisibile”. Beppe Moiso, che si occupa di ricerche archivistiche legate alla formazione della collezione torinese, il 12 maggio terrà un incontro dedicato a “Gebelein: un’area archeologica vasta e complessa”. Il 19 maggio sarà la volta di Cédric Gobeil, egittologo specializzato in archeologia della vita quotidiana e cultura materiale del Nuovo Regno di stanza al Museo torinese, con una conferenza in inglese dal titolo “The third Cataract Project in Sudan. Archeological entanglement on the Nile Valley”. “Ernesto Schiaparelli a Tebe. Dai primi viaggi ai primi scavi archeologici” è invece il tema affrontato il 16 giugno dal Paolo Del Vesco, vice direttore della missione italo-olandese (Museo Egizio, Universiteit Leiden, Rijksmuseum van Oudheden) nella necropoli del Nuovo Regno a Saqqara. Chiude il ciclo il 30 giugno 2022 l’egittologo archivista Tommaso Montonati con un incontro dedicato a “Il sito archeologico di Qau El Kebir”.
Locandina del ciclo “Lectures 2021-2022”, organizzato dal museo Egizio di Torino in collaborazione con Acme: nove incontri con accademici internazionali
Nove incontri con accademici internazionali compongono invece il ciclo “Lectures 2021-2022”, organizzato dal Museo in collaborazione con Acme (Amici collaboratori del Museo Egizio di Torino). Si parte il 26 ottobre 2021, alle 18, con un collegamento in live streaming da Montreal con Jean Revez, docente del dipartimento di Storia dell’università del Quebec, dedicato a “The Anastylosis of An Ancient Monument: Evaluating the Modern Reconstruction of the Hypostyle Hall at Karnak”. Seguirà il 23 novembre un intervento del direttore del museo Egizio Christian Greco dal titolo “Egitto fra storia e memoria: Il ruolo dei musei”. Il 25 novembre sarà la volta de “Il suono della rugiada” a cura di Alberto Rizzuti, dell’università di Torino. Il 30 novembre è attesa a Torino, dall’ArScan Laboratory di Nanterre in Francia, Gersande Eschenbrenner-Diemer, protagonista dell’incontro “From the Basement to the archaeological fieldwork: rediscovering Deir El-Medina woodcraft from a comprehensive study”.
Esempi di mummie animali conservate al museo Egizio di Torino (foto Graziano Tavan)
Il 18 gennaio 2022 sarà la volta di Bettina Bader (Austrian Academy of Science) con un intervento su “Objective identities. How Egyptian is Egyptian material culture?”. Il 29 marzo si collegherà da Il Cairo Salima Ikram (American University) per un focus su “The Museo Egizio’s animal mummies”. “Western Thebes in the Early Islamic Period: Archaelogy and coptic texts” è il tema che verrà affrontato da Jennifer Cromwell della Manchester Metropolitan University, attesa a Torino il 5 aprile. In collegamento dalla Cina (United International College di Beijing e Normal University di Zhuhai) ci sarà il 24 maggio Julien Cooper con un intervento dal titolo “Between the Nile and the Sea: The History and Archaelogy of Eastern Sudan From the Neolithic to the Medieval Period”. Chiuderà il ciclo il 31 maggio 2022 Luigi Prada dell’università di Uppsala con “Il Guardiano dei coccodrilli: alla scoperta delle origini antico-egizie di una leggenda plurimillenaria”.
La collezione del museo Egizio di Torino conta circa 700 manoscritti e oltre 17mila frammenti di papiro, che documentano più di 3000 anni di cultura materiale scritta in 7 scritture e 8 lingue. Come ce ne prendiamo cura? Risponderà a questa domanda Susanne Töpfer che coordina un team internazionale di studiosi impegnato a decifrarne i contenuti, analizzarne lo stato conservativo e renderli accessibili a tutti noi, nella nuova conferenza egittologica “La Collezione Papiri di Torino: passato, presente e futuro”. Appuntamento giovedì 10 dicembre 2020, alle 18, Susanne Töpfer, curatrice e responsabile della collezione papirologica del Museo. L’incontro sarà introdotto da Federico Poole, curatore del Museo, sarà in lingua italiana e verrà trasmessa in streaming sulla pagina Facebook e sul canale YouTube del museo Egizio.
Una pagina del sito web del museo Egizio “Turin Papyrus Online Platform” (foto museo Egizio)
Il museo Egizio ospita – si è detto – una delle più significative collezioni di papiri al mondo, che comprende circa 700 manoscritti, interi o riassemblati, e oltre 17mila frammenti di papiro, che documentano più di 3000 anni di cultura materiale scritta in sette scritture e otto lingue. Alcuni papiri sono stati ben conosciuti e studiati fin dal loro arrivo nel 1824 con la collezione di Bernardino Drovetti; ma molti dei papiri custoditi nei depositi sono ancora oggi sconosciuti, e il loro contenuto è in fase di studio, se non ancora tutto da scoprire. La conferenza si propone quindi di presentare le ricerche in corso sui papiri torinesi con la guida di Susanne Töpfer , che illustrerà passato, presente e futuro della collezione papirologica del museo Egizio.
Susanne Töpfer, responsabile della collezione papirologica del museo Egizio di Torino
Susanne Töpfer è la curatrice responsabile della collezione papirologica del museo Egizio dal 2017. Nel suo ruolo di curatore coordina anche la “Turin Papyrus Online Platform” e i progetti di ricerca riguardanti i papiri di Torino; inoltre gestisce la sezione torinese del progetto “Crossing Boundaries”. Laureatasi all’università di Lipsia nel 2007, ha ottenuto il dottorato in Egittologia all’università di Heidelberg nel 2013. Prima di entrare a far parte del museo Egizio, ha lavorato come assistente di ricerca al museo Egizio di Lipsia e al “Book of the Dead Project” dell’università di Bonn. Come ricercatrice e postdoc all’università di Heidelberg è stata editor di numerosi testi sulla magia, il lessico e i rituali dell’antico Egitto e ha prodotto numerose pubblicazioni sugli stessi argomenti.
Alla Turin Papyrus Online Platform (TPOP), progetto realizzato dal museo Egizio di Torino per la digitalizzazione e messa a disposizione della propria collezione papirologica, è stato riconosciuto il prestigioso Premio del Patrimonio/Premio Europa Nostra 2020 nella categoria ricerca. Lunedì 12 ottobre 2020 alle 18 al museo Egizio la cerimonia di presentazione del progetto e consegna del premio: l’evento verrà trasmesso in dirette streaming sul canale Facebook del museo Egizio. Con il progetto è stata digitalizzata e messa a disposizione la collezione dei papiri ieratici del villaggio di Deir-el-Medina. La collezione papirologica torinese è tra le più significative a livello mondiale, con quasi 700 manoscritti interi o ricomposti e oltre 17mila frammenti di papiro. TPOP, avviata nel 2017 e resa disponibile al pubblico a settembre 2019, è una piattaforma per la condivisione della collezione papirologica torinese, realizzata con l’obiettivo di renderla ampiamente accessibile e, in particolare, di consentirne liberamente lo studio alla comunità scientifica, oltre a garantirne una migliore conservazione e valorizzazione (Visita la Collezione Papiri Museo Egizio).
Alla cerimonia di presentazione del progetto, lunedì 12 ottobre 2020, interverranno Evelina Christillin, presidente del museo Egizio; Christian Greco, direttore del museo Egizio; Susanne Töpfer, curatrice Papiri museo Egizio; Hermann Parzinger, presidente esecutivo di Europa Nostra (con un video messaggio); Maria Cristina Vannini, membro della giuria dell’European Heritage Awards / Europa Nostra Awards; Massimo Gaudina, capo della rappresentanza a Milano della Commissione Europea; Luca Jahier, presidente del comitato economico e sociale europeo. Chiude la consegna del premio, con questa motivazione: “L’Europa ha numerose collezioni papirologiche e raccolte di papiri, una ricchezza documentaria che testimonia l’interesse europeo per l’Orientalismo, emerso nel XVIII secolo e presente fino al XIX secolo, che ha permeato la sua cultura materiale. Lo sviluppo di una tale piattaforma online, di libero accesso e ad alta risoluzione, è di grande valore per i musei, soprattutto in considerazione del suo potenziale di essere utilizzato per la creazione di un museo digitale europeo che riunirebbe un patrimonio disperso, una raccolta virtuale omogenea che sarebbe impossibile realizzare a livello materiale. L’applicazione di strumenti dell’era digitale contribuisce allo sviluppo della conoscenza, alla conservazione della cultura materiale e alla sua accessibilità, sia per gli studiosi che per il pubblico generale, promuovendone la diffusione”.
Al museo Egizio di Torino inedito percorso biografico nell’allestimento di cinque nuove sale, fra cui quella dedicata alla fedele ricostruzione di un ambiente museale dell’800. La costante opera di ricerca e di indagine che caratterizza l’attività scientifica dell’equipe del museo Egizio di Torino, negli ultimi anni ha intensamente coinvolto anche l’ambito archivistico, offrendo, fra gli altri, elementi utili a meglio tratteggiare le vicende storiche dell’istituzione culturale torinese, nonché a rileggere pagine dell’egittologia che l’hanno vista al centro della scena fin dall’800. Nasce da qui il bisogno di dare un’altra forma e, soprattutto, maggiore sostanza a queste sale, fornendo una esaustiva e articolata risposta al quesito che inevitabilmente ci si pone varcando la soglia dell’edificio al numero 6 di via Accademia delle Scienze: perché il museo Egizio è a Torino?
Il nuovo allestimento delle sale storiche del museo Egizio di Torino (foto museo egizio)
A meno di cinque anni dall’aprile del 2015, quando fu svelata al pubblico la nuova configurazione del museo Egizio, frutto dell’imponente opera di rifunzionalizzazione che ne aveva trasformato gli spazi e ripensato la disposizione della collezione, le superfici all’interno dell’ex Collegio dei Nobili si arricchiscono ora di un ulteriore e significativo ampliamento del percorso espositivo. “Si tratta di un importante intervento strutturale”, spiegano all’Egizio, “realizzato nel corso dell’autunno, che ha per protagoniste le cosiddette “sale storiche” con cui i visitatori iniziano il percorso al piano ipogeo, laddove l’itinerario alla scoperta dell’antico Egitto è introdotto da un racconto sulle origini del museo stesso. Una narrazione proposta ora in una modalità rinnovata, approfondita e interattiva, grazie al completo riallestimento che ha articolato tale area in cinque inediti ambienti, uno dei quali destinato ad ospitare la fedele ricostruzione di una sala così come si presentava nell’800”.
Bernardino Drovetti, al centro, tra le rovine di Tebe nel 1818 (foto museo egizio)
“Dopo quasi 200 anni di storia il museo Egizio continua a caratterizzarsi come un’istituzione dinamica e in continuo fermento”, interviene Evelina Christillin, presidente del museo Egizio. “Il riallestimento delle sale che introducono la visita con il racconto delle origini di questa collezione, costituisce un’occasione preziosa per riscoprire e approfondire le profonde connessioni tra la storia di questo luogo e quella del territorio che lo ospita, nonché a collocarla all’interno del più generale contesto socio-culturale nazionale e internazionale. Un progetto particolarmente significativo lungo il percorso di avvicinamento al bicentenario del Museo Egizio che celebreremo nel 2024 e per il quale siamo già all’opera per sviluppare un’opportuna concertazione con il Mibact, la Soprintendenza, gli enti del territorio e gli altri soggetti coinvolti”. E il direttore Christian Greco: “L’esigenza di intervenire sull’assetto espositivo a meno di cinque anni dal riallestimento della collezione pone le sue basi nella natura stessa di un museo e dell’Egizio in particolare: questo è un luogo vivo, in continuo divenire, che muta e si evolve in virtù dei risultati della ricerca e del suo essere parte attiva della comunità. Cambiare e adeguare se stessi è quindi una naturale vocazione per un’istituzione come la nostra. Per questo importante progetto la ricerca rappresenta ancora una volta il punto di partenza per la nostra attività espositiva. Grazie al lavoro svolto dai nostri curatori sugli archivi, infatti, il nuovo percorso espositivo sviluppa ed espande la narrazione sulla storia del Museo, con elementi utili a rappresentare il contesto culturale al cui interno si è sviluppata. Tale scelta ha permesso di affiancare alla narrazione principale altre storie, che finora non erano state approfondite all’interno dell’esposizione, che, tra l’altro, contribuiscono a inserire la vicenda torinese nel quadro più complesso della realtà egiziana ed europea”.
Il nuovo allestimento della sala con Iside al museo Egizio di Torino (foto museo egizio)
Descrivere la storia del museo Egizio di Torino significa ripercorrere un cammino che muove i suoi passi iniziali circa 400 anni fa, quando le prime antichità egizie approdano a Torino per volere dei sovrani di Casa Savoia, alla ricerca di ciò che oggi definiremmo uno “storytelling”, radicato nel mito, che ne legittimasse il potere. Un ruolo, quello della monarchia sabauda, che sarà poi determinante nel 1824, con la decisione del re Carlo Felice di acquistare la collezione Drovetti, facendone il nucleo fondante del museo, che nasce così in quello stesso anno.
Il museo Egizio nel 1941-1942 con i reperti imballati (foto museo egizio)
Il nuovo percorso storico è stato modellato attorno agli studi condotti all’interno del museo Egizio dal curatore Beppe Moiso e dall’archivista Tommaso Montonati ed è impreziosito e reso di agevole fruizione da un raffinato progetto di comunicazione visiva, realizzato dagli uffici del Museo in collaborazione di Nationhood per i prodotti multimediale, con il ricorso a immagini d’archivio – antiche litografie, stampe e fotografie d’epoca – nonché a una serie di video e supporti digitali che si incontrano esplorando le cinque sale.
La Mensa Isiaca nella prima sala del museo (foto museo egizio)
Alla prima di esse spetta il compito di illustrare la fase in cui tutto ebbe inizio, a partire dalle ragioni del rapporto tra Torino e l’antico Egitto. Un’introduzione affidata ai depositari di questa vera e propria epopea, ossia quei reperti giunti da antesignani sulle rive del Po: ad accogliere il visitatore nella nuova area è l’imponente statua di Ramses II, dopo la quale si svelano la Mensa Isiaca, pregevole tavola metallica di provenienza romanica, e via via gli altri reperti che testimoniano la genesi della collezione, fra cui la riproduzione della testa con segni cabalistici, visualizzata in 3D su un apposito schermo, conservata ai musei Reali, presso il museo di Antichità di Torino.
La nuova sala dedicata alle spedizioni napoleoniche e a Champollion (foto museo egizio)
Il cammino prosegue poi, dopo aver approfondito il fondamentale contributo delle figure chiave di Vitaliano Donati e Bernardino Drovetti, tratteggiando lo sviluppo della “Egittomania” in epoca Napoleonica, nata sull’onda della spedizione lungo il Nilo delle truppe francesi, che lo stesso Bonaparte aveva voluto fossero affiancate da oltre 150 Savants, studiosi di varie discipline provenienti dalle Università francesi, con una decina di disegnatori. Proprio il lavoro di questi ultimi, confluito negli undici volumi della famosa Description de l’Ègypte, viene qui messo a disposizione del pubblico in formato digitale, per mezzo di un monitor touchscreen che consente di scorrerne le pagine della seconda edizione, stampata tra il 1821 e il 1829.
Sulla parete opposta allo schermo si estende il suggestivo e scenografico riallestimento del libro dei morti di Iuefankh, papiro la cui lunghezza sfiora i 19 metri, esposto corredato da un apparato infografico che ne percorre e descrive minuziosamente l’intero sviluppo, sulla base degli studi compiuti dalla curatrice e filologa del Museo, Susanne Töpfer, consentendo al visitatore di osservare da vicino e comprendere i disegni e le formule che compongono questo straordinario reperto.
Gli scavi nell’area del tempio di Eliopoli della Missione Archeologica Italiana tra il 1903 al 1905 (foto museo egizio)
Nella prosecuzione del percorso espositivo numerosi sono gli elementi che restituiscono il clima del tempo, e il fervore sviluppatosi attorno all’antico Egitto e ai suoi reperti in quegli anni pionieristici per l’egittologia: in tal senso, di particolare interesse appare l’inedita sezione dedicata al contesto europeo ed egiziano, che permette di comprendere in che modo la collezione torinese si inscriva entro un quadro più generale di grande interesse per la nascente disciplina. Ma altrettanto fondamentale per comprendere il museo Egizio di Torino risulta essere la conoscenza di fasi storiche dense di entusiasmo, come accade con il racconto della M.A.I. – Missione Archeologica Italiana in Egitto e della direzione di Ernesto Schiaparelli, oppure il ricordo di momenti cupi quali gli anni del Fascismo e l’impatto sul museo della Seconda Guerra Mondiale.
Le due tele di Lorenzo Delleani del 1871 con il museo Egizio e il museo di Scienze naturali (foto museo egizio)
Entrare in una sala del museo Egizio dell’800. Uno degli aspetti che si è inteso approfondire, nell’ottica di offrire al pubblico un’esperienza immersiva reale, è quello relativo alla storia delle modalità espositive della collezione egittologica torinese, della loro evoluzione nel tempo: per introdurre il visitatore nell’autentica atmosfera ottocentesca e far meglio comprendere l’aspetto del museo di allora, è stata realizzata una sala che riproduce puntualmente l’allestimento di quegli anni, che rende più che mai evidenti il gusto e i canoni museali dell’epoca. In quel periodo le antichità in pietra e le statue erano collocate al piano terreno dell’edificio, come documentato da un acquerello di Marco Nicolosino, mentre il resto stava ai piani superiori, come invece illustrano le due tele di Lorenzo Delleani, rispettivamente del 1871 e 1881, che immortalano due momenti allestitivi distinti con vetrine di tipo diverso.
La ricostruzione di una sala del museo con l’allestimento come era nell’800 (foto museo egizio)
La ricostruzione storica ha pertanto preso a modello proprio la testimonianza pittorica del 1871: al piacevole disordine che caratterizza l’ambiente, ancora inteso quale luogo di studio più che sala museale, con reperti sparsi sul pavimento, si contrappongono severe vetrine a parete ingentilite da una delicata colorazione pastello; in alcuni casi sono esposte le medesime antichità, nel tentativo di trasmettere al visitatore il fascino di vivere la stessa esperienza di chi lo ha preceduto di 150 anni. Gli oggetti sono sistemati all’interno di alcune vetrine ottocentesche e, come allora, sono privi di didascalie, segno di una fruizione ancora riservata a pochi. Il centro della sala ospita una vetrina storica con all’interno il Canone Regio, un preziosissimo papiro che ha contribuito alla ricostruzione della cronologia egiziana antica. A fianco una mummia ancora completamente bendata all’interno del suo sarcofago. Tutto intorno altre teche, appartenenti al primo allestimento, contengono oggetti di culto e di uso quotidiano. Una parete intera è dedicata all’esposizione delle stele funerarie, in pietra e in legno. È infine possibile vedere – grazie al prestito dei musei Reali di Torino – una selezione delle oltre 3000 medaglie e monete di epoca tolemaica e romana che fanno parte della collezione riunita da Bernardino Drovetti.
Graziano Tavan, giornalista professionista, per quasi trent’anni caposervizio de Il Gazzettino di Venezia, per il quale ho curato centinaia di reportage, servizi e approfondimenti per le Pagine della Cultura su archeologia, storia e arte antica, ricerche di università e soprintendenze, mostre. Ho collaborato e/o collaboro con riviste specializzate come Archeologia Viva, Archeo, Pharaos, Veneto Archeologico. Curo l’archeoblog “archeologiavocidalpassato. News, curiosità, ricerche, luoghi, persone e personaggi” (con testi in italiano)
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