Sperlonga. Celebrazioni per i 60 anni del museo Archeologico nazionale (1963-2023): all’auditorium “Cultura e turismo sulle tracce di Ulisse”, dopo due giornate di studio dedicate alle ricerche nella villa di Tiberio e nella Riviera di Ulisse
La presentazione del libro “Sulle rotte di Ulisse. Da Troia a Itaca tra mito e realtà” di Angelo Pellegrino con la partecipazione di Maddalena Reni, direttrice del museo del Mare da Odisseo a Omero di Itaca, domenica 19 febbraio 2023 all’auditorium comunale (ex chiesa di S. Maria Assunta) di Sperlonga, sarà uno dei momenti clou della terza giornata di celebrazioni per i 60 anni del museo Archeologico nazionale di Sperlonga (1963-2023). Il 17 e 18 febbraio 2023 a Sperlonga, all’Auditorium, si sono tenute infatti delle giornate di studi dal tema “60 anni del Museo Archeologico Nazionale di Sperlonga 1963-2023. La ricerca archeologica nella Riviera d’Ulisse”, a cura della Direzione regionale Musei Lazio, diretta da Stefano Petrocchi, e della soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per la Province di Frosinone e Latina, diretta da Francesco Di Mario. L’iniziativa, patrocinata dalla Provincia di Latina e dal Comune di Sperlonga, nasce grazie alla cooperativa sociale “Cooperiamo Insieme. Cooperativa Sociale – La Riviera di Ulisse”: risultata vincitrice d’ un bando della Regione Lazio, con determinazione dirigenziale n. 1491/22 del 16.12.2022.

I resti della Villa di Tiberio a Sperlonga (Lt): sullo sfondo la cittadina di Sperlonga e, simile a un’isola, il promontorio del Circeo (foto PArCo)
Le giornate di studi si sono articolate in due momenti, di cui il primo, venerdì 17 febbraio 2023, interamente dedicata al museo Archeologico nazionale e area archeologica di Sperlonga e alle recenti ricerche fatte nella Villa dell’imperatore Tiberio: occasione legata anche a una serie di iniziative che si svolgeranno per tutto il 2023, per celebrare i 60 anni del Museo, inaugurato il 26 novembre 1963. La seconda giornata, sabato 18 febbraio 2023, è stata dedicata invece alla presentazione dei risultati delle ultime ricerche archeologiche nella Riviera di Ulisse, svolte a cura sia direttamente dalla SABAP per le province di Frosinone e Latina che in collaborazione con diverse Università ed Istituti di ricerca.
La giornata di domenica 19 febbraio 2023, a cura della cooperativa sociale “Cooperiamo Insieme. Cooperativa Sociale – La Riviera di Ulisse”, sarà invece destinata a “Cultura e turismo sulle tracce di Ulisse” con un ricco programma che terminerà con un concerto dei Giovani Filarmonici Pontini. Il programma. Alle 10, Riccardo Pece, presidente de La Riviera di Ulisse, su “Cultura e turismo nella Riviera di Ulisse”; 10.15, Enzo Patierno, Sapienza università Roma, su “La Riviera d’Ulisse: percorsi incantati tra mito e leggenda”; 10.30, Angelo Pellegrino-Maddalena Reni, presentazione del libro “Sulle rotte di Ulisse: da Troia a Itaca tra mito e realtà” (Valtrend editore).

Copertina del libro “Sulle rotte di Ulisse. Da Troia a Itaca tra mito e realtà” di Angelo Pellegrino
Pellegrino conduce in un viaggio storico, geografico e artistico nel Mediterraneo per ripercorrere insieme le tappe del viaggio di Ulisse e individuare – tra storia, economia e geografia – città e regioni la cui ubicazione sia stata testimoniata da evidenze archeologiche e rinvenimenti epigrafici. Un viaggio sulle rotte di Ulisse e del suo rapporto con l’Occidente per comprendere un mito che ha travalicato la piccola isola dilatando il racconto verso orizzonti lontani per diffondere il suo germe nel mondo. Integra e completa il racconto una ricca analisi di Flavia Ferrante sulla figura di Ulisse, sulla sua percezione nell’arte, seguendone le alterne vicende nel corso dei secoli. Alle 11.15, consegna targhe a ricordo per i 60 anni del museo Archeologico nazionale di Sperlonga per il contributo dato allo sviluppo economico, culturale e sociale della Riviera d’Ulisse; 11.30, concerto dei Giovani Filarmonici Pontini.

L’area archeologica di Sperlonga (Lt) con la villa di Tiberio (foto riccardo pesci)
Museo Archeologico nazionale e area archeologica di Sperlonga. Nel 1957, i costruttori della strada litoranea fra Terracina e Gaeta furono protagonisti d’ una scoperta eccezionale. A poche centinaia di metri dalla cittadina di Sperlonga, lungo l’antica via Flacca Valeria, s’imbatterono in una serie di resti archeologici, identificati poi con la villa di Tiberio (imperatore dal 14 al 37 d.C.). La villa di Sperlonga (il cui primo nucleo risale, in realtà, all’età tardorepubblicana), presenta una serie di terrazze rivolte sul mare altamente scenografica, ed era impreziosita da una notevole collezione di oggetti d’arte. I loro temi richiamano sovente la leggenda di Ulisse, personaggio caro a Tiberio. Il mito di Ulisse, del resto, già rappresentato su alcuni vasi greci agli inizi del VII secolo a.C., pochi secoli dopo la guerra di Troia, era divenuto molto popolare in età ellenistica e romana.

Il gruppo di Ulisse e Polifemo al centro del museo Archeologico nazionale di Sperlonga (foto drm-lazio)
Per ospitare le opere rinvenute fu realizzato il museo Archeologico nazionale di Sperlonga, inaugurato il 26 novembre del 1963, a soli sei anni dalla scoperta dei resti della villa e dei gruppi scultorei: tra i quali spiccano alcuni direttamente ricollegati alla figura di Ulisse, come ad esempio una testa dell’eroe divenuta negli anni emblema non solo del Museo ma di tutta la Riviera di Ulisse. La realizzazione del Gruppo di Scilla e del Gruppo del Polifemo accecato, tra i più spettacolari dell’antichità, è da riferire agli scultori Athanodoros, Hagesandros e Polydoros di Rodi, gli stessi maestri che realizzarono il mitico Gruppo del Laocoonte, esposto dal 1506, nei Musei Vaticani.

Suggestivi scorci dalla grotta di Tiberio (foto drm-lazio)
A Sperlonga, il visitatore, muovendosi a piedi verso Sud, attraverso un declivio immerso nella macchia mediterranea, scende fino ai resti della villa imperiale: da dove si arriva rapidamente alle peschiere e alla grotta, al cui interno erano esposti un tempo i gruppi e le statue di maggior pregio. Da quella posizione, volgendosi a Ovest, si possono abbracciare con lo sguardo il monte Circeo e le isole di Palmarola e Ponza – ritagliate sullo sfondo del panorama – e, idealmente, il mare Mediterraneo nella sua interezza.
Preistoria. Eccezionale scoperta nella Grotta Guattari al Circeo (Lt) a 80 anni dai primi ritrovamenti neanderthaliani: trovati da Sabap e università Roma Tor Vergata i reperti fossili di altri nove uomini di Neanderthal, e i resti di iene, elefante, rinoceronte, orso delle caverne e dell’uro, il grande bovino estinto. Il Circeo si conferma fondamentale per la conoscenza dell’uomo di Neanderthal a livello europeo e mondiale

I reperti fossili di altri nove uomini di Neanderthal, oltre alle iene anche i resti di elefante, rinoceronte, orso delle caverne e dell’uro, il grande bovino estinto. A oltre ottant’anni dalla scoperta della Grotta Guattari a San Felice Circeo (Lt), nuovi rinvenimenti fondamentali per lo studio dell’uomo di Neanderthal e del suo comportamento. Nel corso di ricerche sistematiche della soprintendenza Archeologia, Belle arti e Paesaggio per le province di Frosinone e Latina in collaborazione con l’università di Roma Tor Vergata, iniziate nell’ottobre del 2019, sono emersi significativi reperti fossili attribuibili a 9 individui di uomo di Neanderthal: 8 databili tra i 50mila e i 68mila anni fa e uno, il più antico, databile tra i 100mila e i 90mila anni fa. Questi, insieme agli altri due trovati in passato nel sito, portano a 11 il numero complessivo di individui presenti nella Grotta Guattari che si conferma così uno dei luoghi più significativi al Mondo per la storia dell’uomo di Neanderthal. “Una scoperta straordinaria di cui parlerà tutto il mondo”, ha dichiarato il ministro della Cultura, Dario Franceschini, “perché arricchisce le ricerche sull’uomo di Neanderthal. È il frutto del lavoro della nostra Soprintendenza insieme alle Università e agli enti di ricerca, davvero una cosa eccezionale”.


Frammento osseo di iena scoperto nella Grotta Guattari (Lt) insieme a ossa di neanderthaliani (foto Mic)
La caratteristica di questo luogo è quella di permettere un vero e proprio viaggio nel tempo: le condizioni di oggi sono sostanzialmente le stesse di 50 mila anni fa e la presenza di fossili rende la grotta un’eccezionale banca dati. I recenti scavi hanno restituito migliaia di reperti ossei animali che arricchiscono la ricostruzione del quadro faunistico, ambientale e climatico. Sono stati determinati oltre ad abbondanti resti di iena, diversi gruppi di mammiferi di grande taglia tra cui: l’uro, il grande bovino estinto, che risulta una delle specie prevalenti insieme al cervo nobile; ma anche i resti di rinoceronte, di elefante, del cervo gigante (Megaloceros), dell’orso delle caverne, e di cavalli selvatici. La presenza di queste specie si accorda bene con l’età di circa 50 mila anni fa, quando la iena trascinava le prede nella tana usando la grotta come riparo e deposito di cibo. Molte delle ossa rinvenute mostrano infatti chiari segni di rosicchiamento.
Le indagini sono ancora in corso e vedono coinvolti numerosi studiosi di diversi e importanti enti di ricerca nazionali: INGV, CNR/IGAG, università di Pisa, università di Roma La Sapienza. Si lavora per ricostruire il quadro paleoecologico della pianura Pontina tra i 125.000 e i circa 50.000 anni fa, quando i nostri “cugini” estinti frequentavano il territorio laziale. Le ricerche, per la prima volta, hanno inoltre riguardato parti della Grotta mai studiate, tra cui anche quella che l’antropologo Alberto Carlo Blanc ha chiamato “Laghetto” per la presenza di acqua nei mesi invernali. Proprio in quell’area sono stati rinvenuti diversi resti umani, tra cui una calotta cranica, un frammento di occipitale, frammenti di cranio (tra i quali si segnalano due emifrontali), frammenti di mandibola, due denti, tre femori parziali e altri frammenti in corso di identificazione. Analisi biologiche e ricerche genetiche permetteranno di ricostruire la vegetazione, il clima e l’ambiente in cui vivevano i nostri antenati. Analisi isotopiche permetteranno di ricostruire la dieta delle specie animali esaminate e l’alimentazione antica dell’uomo di Neanderthal.

Gli scavi e le indagini sono stati estesi anche all’esterno della grotta dove sono state individuate stratigrafie e paleosuperfici di frequentazione databili tra i 60mila e i 125mila anni fa che testimoniano i momenti di vita dell’uomo di Neanderthal, i luoghi dove stazionavano e dove, accendendo il fuoco e si cibavano delle proprie prede. Il ritrovamento di carbone e ossa animali combuste autorizza infatti a ipotizzare la presenza di un focolare strutturato. Le ricerche che il ministero della Cultura sta tuttora conducendo nell’area affrontano in modo sistemico tutti gli aspetti della vita dei neanderthaliani e del territorio laziale e confermano, ancora una volta, l’importanza del Circeo per la conoscenza dell’uomo di Neanderthal al livello europeo e mondiale.
“Con questa campagna di scavo”, ha detto Mauro Rubini, direttore del servizio di antropologia della Sabap per le province di Frosinone e Latina, “abbiamo trovato numerosi individui, una scoperta che permetterà di gettare una luce importante sulla storia del popolamento dell’Italia. L’uomo di Neanderthal è una tappa fondamentale dell’evoluzione umana, rappresenta il vertice di una specie ed è la prima società umana di cui possiamo parlare”.
“Sono tutti individui adulti”, ha rilevato Francesco Di Mario, funzionario archeologo della Sabap per le province di Frosinone e Latina e direttore dei lavori di scavo e fruizione della grotta Guattari, “tranne uno forse in età giovanile. È una rappresentazione soddisfacente di una popolazione che doveva essere abbastanza numerosa in zona. Stiamo portando avanti gli studi e le analisi, non solo genetiche, con tecniche molto più avanzate rispetto ai tempi di Blanc, capaci di rivelare molte informazioni”.
“Lo studio geologico e sedimentologico di questo deposito”, ha evidenziato Mario Rolfo, docente di archeologia preistorica dell’università di Roma Tor Vergata, “ci farà capire i cambiamenti climatici intervenuti tra 120mila e 60mila anni fa, attraverso lo studio delle specie animali e dei pollini, permettendoci di ricostruire la storia del Circeo e della pianura pontina”.
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