Adria (Ro). Al museo Archeologico nazionale presentazione del progetto “Patricom. I patrimoni delle comunità: nuove narrazioni per un turismo culturale sostenibile in Veneto” promosso dal dipartimento dei Beni culturali dell’università di Padova con Scatola Cultura. Ecco il programma
Una nuova risorsa digitale per un turismo culturale sostenibile e di comunità nel territorio rodigino. È la piattaforma Patricom che sarà presentata domenica 16 novembre 2025, alle 16.30, in sala conferenze del museo Archeologico nazionale di Adria, in via Badini 59 ad Adria (Ro), nell’ambito del progetto “Patricom. I patrimoni delle comunità: nuove narrazioni per un turismo culturale sostenibile in Veneto” promosso dal dipartimento dei Beni culturali dell’università di Padova in partenariato con l’impresa culturale Scatola Cultura. Il programma: I LUOGHI DEL CINEMA NEL POLESINE, nuove narrazioni per un turismo sostenibile. Presentazione pubblica dei testi e delle videointerviste sul cinema del Polesine realizzati nell’ambito della ricerca. A cura di Giulia Lavarone, Farah Polato e Martina Nisticò, con la collaborazione del Circolo del Cinema “Carlo Mazzacurati” di Adria. ARCHEOVENETO, il portale per conoscere l’archeologia nel Veneto. Presentazione pubblica del portale web dedicato al patrimonio archeologico regionale, con particolare riferimento alla provincia di Rovigo. A cura di Jacopo Bonetto, Andrea Raffaele Ghiotto e Vittoria Scaroni, con la collaborazione della Regione del Veneto, la direzione regionale Musei nazionali del Veneto e le soprintendenze Archeologia Belle arti e Paesaggio con sede a Padova Verona e Venezia. Interverrà all’incontro Stefania Paiola, in rappresentanza dell’impresa culturale Scatola Cultura. Alle 18 verrà offerto un piccolo rinfresco a tutti i presenti. Sono invitati a partecipare tutti gli interessati.
Mira (Ve). A Villa dei Leoni la conferenza “Il monastero dei Santi Ilario e Benedetto: dall’indagine archeologica alla valorizzazione di un luogo identitario” con Sauro Gelichi, Alessandro A. Rucco, Elisa Corrò (unive), Cecilia Rossi (sabap-ve), Vicenza Ferrara (uniroma)
L’antico monastero di Sant’Ilario e San Benedetto a Dogaletto di Mira (ve) rappresenta un sito di notevole importanza storica e archeologica nella laguna di Venezia. Le recenti campagne di scavo, come quella del 2024, hanno contribuito in modo significativo a ricostruire la storia di questo insediamento monastico, rivelando tracce di vita religiosa risalenti almeno all’Alto Medioevo. La conferenza “Il monastero dei Santi Ilario e Benedetto: dall’indagine archeologica alla valorizzazione di un luogo identitario” in programma venerdì 16 maggio 2025, alle 18, in Villa dei Leoni a Mira (Ve), offre un’occasione per approfondire ulteriormente le recenti scoperte e fare il punto sullo stato attuale delle conoscenze relative a questo affascinante sito. Intervengono Sauro Gelichi (direttore scientifico dello scavo, università Ca’ Foscari Venezia), Alessandro Alessio Rucco (direttore tecnico dello scavo, università Ca’ Foscari Venezia), Elisa Corrò (responsabile del progetto di scavo e valorizzazione, università Ca’ Foscari Venezia), Cecilia Rossi (funzionario archeologo soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per il Comune di Venezia e Laguna), Vincenza Ferrara (già direttrice del laboratorio di Arte e Medical Humanities di Sapienza Università di Roma)
Venezia. Al museo di Storia naturale la mostra “Un ostriarium romano nella laguna di Venezia” a cura di Carlo Beltrame ed Elisa Costa: il racconto e la restituzione di una scoperta unica in Italia, un antico ostriarium, annesso a una villa del I secolo d.C. in località Lio Piccolo, destinato al mantenimento in vita di ostriche e molluschi prima del loro consumo
“Gusci di ostriche di duemila anni fa a un metro e mezzo di profondità nella laguna di Venezia, in una vasca che probabilmente serviva per conservare i prelibati molluschi prima di essere degustati. Siamo nel sito lagunare di Lio Piccolo, nel comune di Cavallino Treporti, scoperto quasi venti anni fa dall’archeologo amatore Ernesto Canal. E l’ipotesi preliminare su cui sta lavorando il team interdisciplinare impegnato nei giorni scorsi nella seconda campagna di scavo archeologico subacqueo è che la struttura detta “Villa romana di Lio Piccolo” era dotata di piscine per l’acquacoltura, in particolare di ostriche. Le indagini sono state dirette da Carlo Beltrame, professore associato di archeologia marittima del dipartimento di Studi umanistici dell’università Ca’ Foscari Venezia, in collaborazione con la soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per il Comune di Venezia e Laguna”: così scrivevamo poco meno di tre anni fa – era l’estate 2022 – (vedi Archeologia subacquea in laguna di Venezia. Il team di Ca’ Foscari ha scoperto a Lio Piccolo, nel sito della villa romana, una vasca per l’acquacoltura dei molluschi con le ostriche di duemila anni fa eccezionalmente conservate | archeologiavocidalpassato): quell’ipotesi iniziale è diventata il progetto di ricerca che si concretizza nella mostra “Un ostriarium romano nella laguna di Venezia” a cura di Carlo Beltrame ed Elisa Costa, dal 16 aprile al 2 novembre 2025. È il racconto e la restituzione, di una scoperta unica in Italia: un vivarium probabilmente annesso a una villa del I secolo d.C. in località Lio Piccolo, Cavallino-Treporti ed un nuovo elemento per leggere la storia della laguna “prima di Venezia” in epoca imperiale romana. È proprio a Lio Piccolo che indagini stratigrafiche subacquee avviate nel 2021 hanno portato alla luce una vasca in mattoni e tavole di legno contenente circa 300 gusci di ostriche: una struttura databile al I secolo d.C. e interpretata come un antico ostriarium: uno spazio destinato al mantenimento in vita di questi molluschi prima del loro consumo. Ad oggi, una scoperta unica in Italia, che trova un solo confronto noto nella laguna di Narbonne, in Francia.

Le ostriche di duemila anni fa ritrovate sul fondo della vasca in mattoni per l’acquacoltura nel sito della villa romana di Lio Piccolo nella laguna di Venezia (foto unive)
Una parte di questi significativi rinvenimenti, reperti, immagini, video delle operazioni di scavo subacqueo e delle attività di ricerca, nonché un modello tridimensionale del sito archeologico lagunare saranno dunque esposti al museo di Storia naturale dal 16 aprile al 2 novembre 2025 (inaugurazione martedì 15 aprile 2025): un allestimento che restituisce i primi risultati di questo progetto di ricerca, fornendo ulteriori informazioni sugli abitanti della Laguna in epoca imperiale romana e che, non ultimo, mette in luce l’importanza di un lavoro di ricerca scientifica interdisciplinare che ha coinvolto archeologi, geologi, biologi, per restituire al pubblico i risultati di questa indagine e invitare alla scoperta e conoscenza della ricchezza della Laguna. Alla presentazione della mostra, martedì 15 aprile 2025, interverranno Luigi Sperti, vicedirettore del dipartimento di Studi umanistici di Ca’ Foscari; Luca Mizzan, responsabile museo di Storia naturale di Venezia; Carlo Beltrame, professore di Archeologia marittima università Ca’ Foscari; Elisa Costa, ricercatrice università Ca’ Foscari. “È con grande piacere che voglio presentare questa piccola esposizione”, spiega Carlo Beltrame, curatore della mostra e docente di Metodologie della ricerca archeologica, “che ha lo scopo di dare conto, al di fuori delle sedi accademiche, dei primi risultati delle attività condotte dal gruppo di ricerca in archeologia marittima, da me diretto, del dipartimento di Studi umanistici dell’università Ca’ Foscari, sul più significativo dei contesti archeologici sommersi di età romana in corso di indagine nella laguna di Venezia, ossia il sito sommerso di Lio Piccolo, nel Comune di Cavallino Treporti”. Il progetto di ricerca dell’università Ca’ Foscari di Venezia – dipartimento di Studi umanistici è reso possibile grazie a finanziamenti dell’ateneo, del Comune di Cavallino Treporti, del progetto CHANGES PNRR e di un progetto PRIN PNRR, in collaborazione con il dipartimento di Geoscienze dell’università di Padova (prof. Paolo Mozzi) e il dipartimento di Scienze della Terra dell’università di Firenze (prof.ssa Adele Bertini). Le ricerche sono condotte in regime di concessione del ministero della Cultura – soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per il Comune di Venezia e Laguna.

Le ostriche di duemila anni fa ritrovate sul fondo della vasca in mattoni per l’acquacoltura nel sito della villa romana di Lio Piccolo nella laguna di Venezia (foto unive)
Una scoperta per la storia della laguna di Venezia. Il sito archeologico di Lio Piccolo, segnalato nel 1988 da Ernesto Canal che, per primo, aveva ipotizzato di vedervi i resti di una villa romana, si trova lungo la riva meridionale di Canale Rigà. Sul fondo della vasca sono stati rinvenuti circa 300 gusci di ostrica comune (Ostrea edulis), specie gradualmente scomparsa dalla Laguna nella seconda metà dell’Ottocento, ed alcuni gusci di altri bivalvi, come i canestrelli. Le paratie, come avveniva nelle peschiere a mare di età romana, permettevano probabilmente l’isolamento tra le diverse specie. Le analisi dendrocronologiche e la datazione al Carbonio 14 delle parti in legno portano a datare la costruzione della struttura nella metà del 1° secolo d.C. A contatto con il vivarium si trovano delle fondazioni in mattoni sorrette da una selva di pali in quercia che dovevano appartenere a un edificio piuttosto importante costruito nello stesso periodo. Centinaia di frammenti di affresco, tessere di mosaico e alcune lastrine di marmi pregiati fanno interpretare l’edificio come una possibile villa di lusso, forse proprio una di quelle ville marittime che Marziale, alla fine del I secolo d.C., colloca nei lidi di Altino. Tra i rinvenimenti più importanti, anche una gemma preziosa che doveva ornare la montatura di un anello di una persona molto agiata frequentatrice dell’ostriarium.

Gemma di agata, incisa con una figura mitologica, scoperta dal team di Ca’ Foscari nel sito della villa romana di Lio Piccolo nella laguna di Venezia (foto unive)
Dalla ricerca alla divulgazione: un patrimonio per tutti. Il Museo, che conserva importantissime collezioni scientifiche dei più grandi scienziati e naturalisti locali, continua ancora oggi a studiare la Laguna, per comprendere il rapporto così unico che lega la città al suo territorio e garantire la continua documentazione fisica dell’ambiente e delle sue trasformazioni. Una missione che può realizzarsi solo collaborando con le altre realtà istituzionali che lavorano e studiano la Laguna nei suoi più diversi ambiti ed aspetti. In quest’ottica nasce la collaborazione con il dipartimento di Studi umanistici dell’università Ca’ Foscari, per valorizzare un progetto di ricerca che ci offre inedite informazioni sulle attività ittiche in Laguna ai tempi della Roma Imperiale.
Venezia. A Palazzo Grimani la conferenza “Archeologia in piazza San Marco: le novità degli scavi del 2024” con l’archeologa Sara Bini della soprintendenza
“Archeologia in piazza San Marco: le novità degli scavi del 2024” è il titolo della conferenza a cura di Sara Bini, promossa dal museo di Palazzo Grimani – musei Archeologici nazionale di Venezia e Laguna in collaborazione con la soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per il Comune di Venezia e laguna. Appuntamento al museo di Palazzo Grimani sabato 12 ottobre alle 16.30. Sara Bini, funzionaria archeologa della soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per il Comune di Venezia e laguna, presenterà un aggiornamento sugli scavi archeologici in piazza San Marco. Verranno illustrati i dati emersi dagli scavi condotti tra 2023 e il 2024 nei mini cantieri che interessano la piazza per il restauro dei 𝑚𝑎𝑠𝑒𝑔𝑛𝑖 e che hanno portato alla luce una serie di nuovi dati sull’evoluzione della Piazza fin dalle sue origini. Sarà inoltre l’occasione per approfondire la scoperta di quella che probabilmente possiamo identificare come la prima chiesa di San Geminiano. Ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria fino ad esaurimento posti. Al termine della conferenza sarà possibile visitare le sale monumentali del museo di Palazzo Grimani e la mostra attualmente in corso “Rick Lowe. The Arch within the Arc” aperta fino al 24 novembre 2024.
Tolfa (Roma). Nel chiostro del Polo Culturale “Dallo scavo al museo. Esempi di intervento sul legno bagnato. Il contributo del laboratorio di restauro del polo culturale di Tolfa”

Venerdì 19 luglio 2024, nel chiostro del Polo Culturale di Tolfa (Roma), alle 18.30, “Dallo scavo al museo. Esempi di intervento sul legno bagnato. Il contributo del laboratorio di restauro del polo culturale di Tolfa”, un’ occasione per conoscere gli ultimi lavori eseguiti nel laboratorio di restauro. Interverranno: Giordano Iacomelli, direttore del museo civico Archeologico di Tolfa; Cecilia Rossi, funzionaria archeologa – soprintendenza ABAP di Venezia e Laguna, su “Tra mare e laguna. L’eccezionale struttura lignea scoperta al Lido di Venezia. Dallo scavo al recupero per la restituzione al pubblico”; Marella Labriola, Manuela Moraldi e Massimiliano Massera, restauratori, su “Intervento di restauro sulle strutture lignee della diga foranea del Lido di Venezia”; Marella Labriola e Manuela Moraldi, restauratrici, su “Borgoricco (Pd). Scavo, diagnostica e restauro della doppia corona circolare in legno imbibito di un pozzo di età romana”.
Venezia. Su CFnews il prof. Diego Calaon traccia un primo bilancio della campagna di scavo 2024 nella villa romana del Sale a Lio Piccolo. Trovati i cubicula: stanze di riposo e di servizio di chi faceva funzionare la struttura. Conferme sulla produzione di sale in età romana
Si è conclusa sabato 29 giugno l’attività 2024 della campagna di scavo archeologico sulla villa romana del Sale nel sito di Lio Piccolo, portata avanti dal progetto “Vivere d’Acqua, archeologie tra Lio Piccolo e Altino”, diretto dal professor Diego Calaon, coordinato dalla professoressa Daniela Cottica dell’università Ca’ Foscari Venezia e realizzato in collaborazione con il Comune di Cavallino-Treporti e la soprintendenza ABAP per il Comune di Venezia e laguna dal 2019. Le novità più importanti riguardano la forma della villa: i ricercatori hanno capito come erano organizzati i suoi spazi ed hanno inoltre scoperto dei cubicula, di poco meno di 3 metri adibiti a stanze di riposo e di servizio di chi faceva funzionare la struttura. A tracciare un primo bilancio della campagna 2024 è lo stesso prof. Calaon, come informa un bel servizio di Federica Ferrarin su “CFNews” del 1° luglio 2024.

Veduta da drone dell’area di scavo della villa romana del Sale di Lio Piccolo (foto unive)
I cubicula della villa romana del Sale a Lio Piccolo. “La stanza è piuttosto piccola, poco meno di 3 metri per lato: quasi un quadrato”, spiega Calaon. “Anche i vani posti a fianco non sono molto ampi. Si intuisce che le aperture – le finestre – per far passare luce ed aria, dovevano essere ridotte al minimo, anche se non si conservano i muri perimetrali in alzato. Si usava un’illuminazione ad olio: frammenti di lucerne sono stati raccolti in buon numero nello scavo. Dovevano esserci pochi mobili: i letti e qualche suppellettile. Il pavimento era costruito con materiali semplici, battuti di argilla e strati ben compatti di calce, sabbia e ghiaia, realizzati esattamente con le tecniche descritte dalle antiche fonti. I vani sono da interpretarsi come dei cubicola, ovvero stanze da letto e di servizio per chi faceva funzionare la struttura, e vi lavorava e risiedeva in maniera permanente. Sono i lavoratori della Villa di età Romana, che possiamo immaginare come servi e schiavi: abitavano queste stanze e costituivano il motore produttivo dell’edificio”.

Campagna di scavo 2024 nella villa romana del Sale a Lio Piccolo diretta da Diego Calaon di Ca’ Foscari (foto unive)
“A pochi metri di distanza ci sono altri ambienti, allineati con queste stanze, ma più ampi e affacciati sull’acqua di un grande canale che conduceva dal mare ad Altino – continua Calaon -. Si tratta di spazi che erano pavimentati in antico in mosaico: migliaia sono le tessere bianche e nere lasciate sul posto da chi ha letteralmente strappato per riutilizzarlo anche lo spesso strato di malta e di calce di preparazione dei suoli musivi. La spoliazione definitiva della Villa è avvenuta nel tardo VI secolo-inizio VII secolo d.C., quando la struttura è stata definitivamente abbandonata e tutti i materiali edilizi sono stati recuperati per riusarli. Sono diventati mattoni nei nuovi centri altomedievali, primo fra tutti Torcello. Ma nel pieno I secolo d.C., quando la Villa è stata costruita, le stanze che si affacciavano sulla laguna dovevano essere decorate in maniera raffinata, rispettando i canoni estetici della Roma imperiale, usando vividi colori negli affreschi, elaborate decorazioni a stucco e marmi colorati. Sono gli spazi di chi controllava il lavoro dei servi, gli spazi di rappresentanza e di villeggiatura, spazi dove vengono accolti gli ospiti. Come avveniva in altre ville simili della bassa costa adriatica – che la ricerca archeologica sta proprio in questi anni portando alla luce – non è del tutto fuori luogo immaginare che le élite amassero abitare questi spazi costieri magari solo per qualche giorno, lasciando la rumorosa città, Altino, dove risiedevano in maniera stabile, per trovare un luogo di otium, proprio in riva al mare”. Chi erano queste persone? “Le ricerche archeologiche si intrecciano con quelle storiche e si sta tentando di costruire modelli interpretativi per comprendere se si tratti di investitori privati, che potrebbero avere acquistato spazi lagunari per produzioni di pesce e sale, o se si tratti di militari e/o servi, che gestirebbero queste proprietà demaniali per conto dell’imperatore. Ciò che è evidente dallo scavo archeologico è che queste persone a Lio Piccolo si permettevano di vivere con un certo lusso: la qualità delle decorazioni è attestata da un numero impressionante di frammenti di affresco, come quelli già raccolti più di vent’anni fa, nella parte della Villa che si conserva in acqua, sotto l’argine lagunare. Pensiamo che gli affreschi siano stati raggruppati in quel luogo, dopo aver smontato muri e soffitti, magari per essere imbarcati e utilizzati anch’essi come calcinacci. La fortuna ha voluto che alcuni di loro siano rimasti in posto”.

Campagna di scavo 2024 nella villa romana del Sale a Lio Piccolo diretta da Diego Calaon di Ca’ Foscari (foto unive)
Reperti in metallo. La laguna, e il suo ambiente e salato, non ha permesso invece la conservazione dei reperti in metallo, che sono incredibilmente assenti: l’unico tipo di metallo che si è conservato sono numerose laminette in piombo, adatte a fare pesi per le reti da pesca. “Le maine in piombo provengono per lo più dal cortile su cui si affacciano i cubicula dei servi”, sottolinea Calaon. “Le stanze da lavoro, infatti, si aprono su un ampio cortile di servizio, di forma trapezoidale, centro dell’attività produttiva della Villa. Il cortile non è un semplice spazio aperto, ma è una struttura altamente complessa. Come nei campi veneziani, il sottosuolo del cortile, che doveva essere coperto da laterizi, è in realtà costituito da una grande vasca, grande tanto quanto il cortile stesso, foderata completamente in argilla purissima, profonda almeno 2 m. La vasca è piena di sabbia purissima che serviva da filtro per l’acqua piovana raccolta dei tetti. L’acqua filtrata veniva poi issata da un’apertura, la canna del pozzo, che immaginiamo sia esattamente sotto l’attuale l’argine. Si tratta di un cortile cisterna (“pozzo” alla veneziana) che permette l’approvvigionamento idrico per un certo numero di persone, che non doveva essere così esiguo, probabilmente addirittura alcune decine”. Lo scavo archeologico ha permesso di vedere come l’intera progettazione ed esecuzione delle strutture abitative sia avvenuta in forma integrata, rispondendo a un unico grande progetto. Gli spazi poi sono stati ridefiniti e ri-funzionalizzati nel corso del tempo. I carotaggi ci dicono come questo spazio sia stato reso abitabile grazie a riporti argillosi fortificati con pali: si poteva utilizzare il canale come approdo e come via di comunicazione verso la città di Altino. La struttura che era rivolta verso all’interno, verso l’attuale laguna, dava le spalle a dune di sabbia, forse alte anche più di 10 metri, che proteggevano la Villa e, poco più di cento metri a oriente, separavano questo spazio produttivo dal mare e dalle onde.

Pali di fondazione e resti di pavimento in mattoni nel sito della villa romana di Lio Piccolo nella laguna di Venezia (foto unive)
Ma cosa si produceva nella Villa marittima di Lio piccolo? “Sicuramente la pesca è una delle attività della struttura”, sottolinea Calaon: “i pesi in piombo e i pesi in terracotta per le reti, la presenza di una vasca (forse un vivarium) dall’area dello scavo subacqueo, ci indicano che il pesce era una risorsa fondamentale. Le strutture però, in quella parte che immaginiamo essere il retro del complesso ci permettono di ipotizzare un’altra tipo di produzione: il sale. Nel retro, infatti, si snoda un lungo e possente edificio realizzato con una unica trincea, che quasi non ha paralleli e confronti nel resto del mondo romano. Le fondazioni sono realizzate attraverso lo scavo di un’enorme trincea aperta nei limi lagunari, larga 1,5 m e profonda altrettanto. Nella trincea si è calata una doppia coppia di travi, dal lato di 35/40 cm, lunghi fino a 6 m: sulle travi sono appoggiati, verticalmente, dei tronchi di quercia centenari (di cui si possono contare ancora gli anelli di accrescimento). I tronchi sono messi in bolla con zeppe e accuratamente allineati, alla distanza di poco più di 1 m l’uno dall’altro. La fondazione è stata subito coperta con argilla, che grazie alle sue proprietà plastiche permette di creare una fondazione profonda e molto resistente da cui escono i tronchi di quercia che sorreggevano un impalcato ligneo adatto a sostenere pesi notevoli. Lo scavo archeologico ci descrive un lungo edificio ligneo, posto alle spalle della villa, che offriva spazio di stoccaggio e un’area di lavoro di grandi dimensioni. La monumentalità dei pali in legno ci lascia pensare che la costruzione sia stata dettata dalla necessità di stivare merci e prodotti di grande peso: probabilmente sacchi di sale. Ad attestare la produzione di sale – continua – sono gli argini che delimitavano le saline al di là del Canale Riga: tali argini, fatti di legni e anfore, siano stati attivi fino a tutto VI secolo. Delimitavano “valli” per il sale e la pesca. Non si è mai smesso, insomma, di abitare e produrre in laguna: sono cambiati solo i siti e le modalità con cui lo sfruttamento di queste risorse deltizio/lagunari (sale e pesce) sono state al centro dell’interessi delle donne e degli uomini che ci hanno preceduto”.

L’ambiente lagunare che circonda l’area della villa romana del Sale di Lio Piccolo (foto unive)
Gli scavi archeologici che si sono appena conclusi rientrano in un più ampio progetto di ricostruzione delle forme di sfruttamento lagunare tra l’età antica e l’età contemporanea. Grazie ad una interdisciplinarità degli studi, usando dati dello scavo e I dati di carotaggi geo-ambientali, si possono ri-scrivere le vicende della costa antica che si trasformava di continuo, reinventando spazi e funzioni tra mare, delta fluviali e canali di marea. Analisi pedologiche, combinate con studio di microfossili ambientali, ci indicano le forme delle coste antiche e ci descrivono il rapporto tra acque dolci e salate. L’analisi dei pollini permette di ricostruire la vegetazione in superficie. In età del bronzo, dove il sito pare sia già frequentato, ci sono dune sabbiose che chiudono acque salmastre e possenti boschi. “In epoca romana si nota, poi, un maggior controllo del paesaggio boschivo che inizia ad essere sfruttato in maniera intensiva anche per l’attività edilizia e produttiva”, racconta Daniela Cottica, “lasciando posto ad uno spazio acqueo, circondato da aree di pastura e coltivazioni, tra cui vite, ulivo, e cereali. L’ambiente rimane salmastro con una vegetazione di tipo anfibio e lagunare”.
Venezia. Allo scavo archeologico della villa romana di Lio Piccolo nuovo aperitivo archeologico con doppio incontro: gli archeobotanici Marchesini e Lambertini con l’archeologa Daniela Cottica sullo sfruttamento delle risorse economiche in laguna, e l’archeologa Cecilia Rossi sulle nuove scoperte agli Alberoni
Nuovo “aperitivo archeologico” allo scavo della villa romana di Lio Piccolo a Cavallino-Treporti (Ve). Appuntamento giovedì 20 giugno 2024, alle 17, con un doppio incontro moderato dall’archeologo Diego Calaon dell’università Ca’ Foscari di Venezia: Marco Marchesini e Fabio Lambertini, archeobotanici del centro “G. Nicoli”, conversano a bordo scavo con l’archeologa Daniela Cottica dell’università Ca’ Foscari di Venezia, su “Ambiente lagunare, ville e sfruttamento delle risorse economiche in epoca romana: il caso Lio Piccolo”; quindi l’archeologa Cecilia Rossi della soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per il Comune di Venezia e laguna conversa su “Nuove scoperte: infrastrutture costiere agli Alberoni”. L’accesso allo scavo è gratuito e avviene attraverso il piazzale dell’agriturismo Le Saline, in via della Sparesera 4 a Lio Piccolo. Ricordiamo che Lio Piccolo è Zona tutelata a rilevanza urbanistica. Non sono ammesse autovetture se non quelle in possesso del pass. È necessaria la prenotazione (vivereacqua@unive.it) che dà diritto al pass. In caso di maltempo l’evento sarà annullato con comunicazione via e-mail e sui social.
Venezia. Allo scavo archeologico della villa romana di Lio Piccolo nuovo aperitivo archeologico “Giornate Europee dell’Archeologia: Tutela nella Laguna Nord” con l’archeologa Sara Bini della soprintendenza
Nuovo appuntamento allo scavo della villa romana di Lio Piccolo a Cavallino-Treporti (Ve). Appuntamento sabato 15 giugno 2024, alle 17, con l’aperitivo archeologico dal titolo “Giornate Europee dell’Archeologia: Tutela nella Laguna Nord”. L’archeologa Sara Bini, funzionaria della soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per il Comune di Venezia e Laguna, dialoga con la prof.ssa Daniela Cottica e con il prof. Diego Calaon dell’università Ca’ Foscari di Venezia in occasione delle giornate europee dell’archeologia 2024. La prenotazione è obbligatoria in quanto da l’accesso alla ZTRU di Lio Piccolo. Per info e prenotazioni: vivereacqua@unive.it.




Quello di giugno 2024 sarà un mese intenso di incontri, visite guidate, aperitivi archeologici, promossi dal dipartimento di Studi umanistici dell’università Ca’ Foscari di Venezia, con il Comune di Cavallino Treporti e la soprintendenza di Venezia e laguna, nello scavo della Villa Marittima di Lio Piccolo, il più grande scavo archeologico stratigrafico di epoca romana condotto all’interno nella laguna di Venezia: il tutto nel segno dell’archeologia pubblica e dell’archeologia di comunità. E di “patrimonio partecipato” si parlerà proprio nell’incontro del 7 giugno 2024 con Monica Calcagno, Diego Calaon, Cinzia Dal Maso. Archeologi, studenti, amministratori, cittadini costruiscono insieme una storia contemporanea fatta di elementi antichi per immaginare un futuro sostenibile per il turismo e la residenzialità in un ambiente delicato e unico. Gli eventi sono gratuiti. È necessaria la prenotazione a: 

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