“Le sculture romane del museo archeologico nazionale Concordiese” di Elena Di Filippo Balestrazzi
L’occasione è di quelle ghiotte per incontrare alcuni dei massimi esperti di arte classica, collezionismo antiquario e museografia e al contempo visitare uno dei complessi archeologici più importanti del Veneto, quello di Concordia Sagittaria con il relativo Museo archeologico nazionale Concordiese di Portogruaro. Giovedì 27 febbraio 2014, dalle 10.30, nelle sale museali del municipio di Concordia Sagittaria, Elena Francesca Ghedini, direttore del dipartimento di Archeologia dell’università di Padova, e Irene Favaretto (Università di Padova) presenteranno il volume “Le sculture romane del Museo Nazionale Concordiese” di Elena Di Filippo Balestrazzi. Seguirà, dalle 15, una visita guidata al museo nazionale Concordiese di Portogruaro, alla presenza dell’autrice (ingresso gratuito).
Il museo di Portogruaro è nato per ospitare le consistenti raccolte di reperti archeologici provenienti dalla città di Iulia Concordia. In occasione del recente riordino degli archivi del museo, voluto dalla direzione generale per favorire lo studio e la comprensione dei materiali conservati, l’autrice si è dedicata allo studio delle sculture muovendo dalla storia dell’acquisizione e dell’inventariazione di ogni reperto. Le schede elaborate comprendono descrizione dello stato di conservazione, analisi stilistica e iconografica, confronto con la bibliografia disponibile. L’autrice considera, in relazione alle diverse datazioni, talvolta problematiche, l’individuazione dei personaggi rappresentati, le funzioni probabili, l’esistenza di botteghe locali, i rapporti con le tradizioni ellenistica, nord-adriatica, italica e romana, le possibilità di una precoce “romanizzazione” precoloniale. La collezione storica del museo si compone di più “anime”; un nucleo si costituì a partire dalla fine del ‘700 con la raccolta Muschietti, una famiglia di collezionisti locali.
La raccolta, nella seconda metà dell’800, venne donata, per lascito testamentario, al Comune di Portogruaro che la conservò presso il Municipio. Sullo scorcio del XIX secolo, a seguito dei fortunati scavi nell’area urbana e nel cd. “Sepolcreto dei militi” di Concordia Sagittaria, grazie all’attività di Dario Bertolini e su volere di Giuseppe Fiorelli, all’epoca a capo della Direzione Generale per gli scavi e i monumenti, si procedette con l’individuazione di una struttura consona in cui raccogliere il materiale di nuovo rinvenimento e quello dislocato nelle diverse sedi concordiesi (Municipio) e portogruaresi (Seminario, casa Muschietti). Il Comune acquisì l’area di via Seminario, di proprietà del Seminario vescovile, ed il Ministero finanziò la costruzione del Museo Concordiese, la cui prima pietra venne posta nel 1885 e che fu poi inaugurato il 28 ottobre 1888. Il Museo, riaperto completamente nel 1986 dopo lavori di restauro e di parziale riallestimento, presenta oggi un’esposizione del materiale rinnovata nelle vetrine, mentre nella sala dei reperti lapidei si è mantenuto il vecchio ordinamento che costituisce di per sé una suggestiva testimonianza dell’approccio collezionistico dell’epoca.
Atrio. L’atrio ospita interessanti manufatti lapidei, tra i quali degno di nota è il rilievo con tre littori, vestiti di tunica corta e di mantello, facenti parte di una più ampia scena di sacrificio. E’ datato al I sec. d.C. Un’ara intitolata a Marcus Acutius Noetos presenta sui fianchi bellissimi bassorilievi rappresentanti due uccelli ai lati di un vaso da cui escono tralci di vite animati da uccellini. Da un pezzo segato di quest’ara è stata ricavata nel XIII secolo una scultura raffigurante una Madonna in trono con Bambino, la cui pertinenza all’ara si deve a Dario Bertolini.
Sala 1 (Basilica).La sala ospita la maggior parte dei reperti provenienti da Concordia. I materiali sono esposti lungo le navate di sinistra e di destra, secondo un ordine cronologico progressivo. Nella navata centrale si distinguono frammenti di parti architettoniche di edifici pubblici (come parte dell’architrave riferita al teatro della città con iscrizione del I sec. d.C.); capitelli e rocchi di colonne; reperti della necropoli romana di Concordia che si sviluppava lungo la via Annia fuori dalla cinta muraria (stele architettoniche ad edicola – come quella della famiglia dei Cornelii -, cippi sepolcrali – come quello di F. Galla, detto anche del porcinarius, in cui sono rappresentati una coscia di maiale e gli attrezzi del mestiere -, frammenti di soffitti di camere funerarie – come quella a cassettoni, decorata al centro dalla scena di Ganimede rapito dall’aquila); spicca su tutti la statua femminile acefala in marmo di Luni, forse pertinente ad un ciclo statuario, in prossimità della quale sono esposti pavimenti musivi a motivi geometrici del I sec. d.C. e a motivi figurati (Tre Grazie) del III sec. d.C. Nella navata sinistra sono numerose le iscrizioni, sia pagane sia cristiane, relative a semplici cittadini o a notabili che nel centro cittadino occuparono cariche pubbliche: le iscrizioni sono incise su basi la cui collocazione museale lungo la navata serve per ricordare la loro collocazione originaria lungo le strade e negli spazi pubblici più importanti della città. Nella navata destra, infine, si trova la maggior parte dei reperti (sculture, sarcofagi, stele, iscrizioni databili tra la fine del IV ed il V sec. d.C.) rinvenuti nel “Sepolcreto dei militi” scavato tra il 1873 ed il 1876: è esposta una scelta dei 260 sarcofagi lì originariamente presenti e reinterrati.
A Concordia Sagittaria (Ve) passeggiate al monumento funerario romano di via San Pietro

Visite guidate al cantiere di restauro del monumento funerario romano di via San Pietro di Concordia Sagittaria nel Veneziano
Il cantiere di restauro del monumento funerario di via San Pietro a Concordia Sagittaria nel Portogruarese (Venezia) diventa per un week end un parco archeologico aperto al pubblico. Venerdì 21, sabato 22 e domenica 23 febbraio, sarà infatti possibile, in via del tutto eccezionale, visitare il cantiere di restauro del monumento funerario di epoca romana ubicato in via Mazzini 14 a Gruaro con l’accompagnamento di archeologi e restauratori, prenotando fino al giorno 21 febbraio alle 13 all’indirizzo www.regione.veneto.it/frmprogcom.
Per singolare destino, la colonia romana lungo la via Annia è nota per la scoperta di due grandi e importanti necropoli tardoantiche, quella del cosiddetto Sepolcreto dei militi nel 1873 e quella presso la Basilica Apostolorum sotto la moderna Cattedrale, rinvenuta nella metà degli anni Cinquanta del secolo scorso; mentre del periodo romano fino a pochi anni fa c’erano informazioni da scavi limitati o in seguito al rinvenimento di singoli reperti quasi sempre decontestualizzati riconducibili all’ambito funerario. Per questo motivo, particolarmente importanti sono state le due campagne di scavo condotte nel 2008 e nel 2009, rispettivamente a est e a ovest del centro urbano, che hanno riportato alla luce i resti di notevoli monumenti funerari posti lungo la via Annia. Fin da subito è apparso eccezionalmente ben conservato quello scoperto a ovest della linea delle mura urbiche, a meno di un centinaio di metri dai resti del noto ponte romano oggi visibile entrando nella moderna cittadina da via San Pietro. Intorno al II secolo d.C. l’area fu sistemata per consentire la costruzione di una imponente struttura in blocchi lapidei squadrati, di diverse dimensioni,opportunamente assemblati, disposti su tre livelli. Sparsi sopra ai blocchi e nell’area immediatamente circostante sono state rinvenute parti di diversi sarcofagi in pietra.
“Il manufatto di via San Pietro”, spiegano in soprintendenza, “doveva dunque costituire un grande monumento funerario con asse maggiore orientato in senso est-ovest, affacciato sul lato meridionale della strada da cui distava circa 14 metri: verso questo lato si poneva la fronte del podio delimitata dalla cornice modanata e, con ogni probabilità, la fronte dei sarcofagi. Quindi il monumento era organizzato per sepolture a inumazione, modalità che cominciò a diffondersi nelle necropoli della Cisalpina intorno alla fine del II secolo d.C. in graduale sostituzione dell’incinerazione. Ed è proprio a questa epoca che risale l’uso del sarcofago in pietra decorato, prima come manufatto di importazione orientale, successivamente anche come prodotto locale”. Il sarcofago, chiuso da un pesante coperchio, si accompagna quasi sempre nelle necropoli all’aperto ad un basamento con la funzione di stabilizzarne la massa su un terreno potenzialmente cedevole. Nella stessa Concordia sono numerosi i casi della presenza di queste basi. “Ben diverso è il caso in cui la base supera questa pratica funzione per trasformarsi in un vero e proprio podio che, attraverso l’elevazione del sarcofago, enfatizza la sepoltura rispetto all’area circostante. La diffusione di questa tipologia monumentale, che trova origine nella tradizione d’uso fra i ceti più abbienti in territorio microasiatico, si diffonde dal III secolo anche in Italia. Alcune altre importanti testimonianze della presenza di monumenti di questo tipo possono però essere rintracciate nella stessa Concordia”.
Ecco il calendario di visita: venerdì 21 e sabato 22 febbraio (riservato alle scuole), ore 9.30, 10.30 e 11.30; sabato 22 febbraio, ore 14.30, 15.30 e 16.30; domenica 23 febbraio, ore 14.30, 15.30 e 16.30. L’iniziativa, della Regione Veneto in collaborazione con la soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto e il Comune di Concordia Sagittaria, è inserita nel Progetto strategico per la conoscenza e la fruibilità del patrimonio culturale condiviso – SHARED CULTURE, finanziato nell’ambito del Programma per la Cooperazione Transfrontaliera Italia-Slovenia 2007-2013, dal Fondo europeo di sviluppo regionale e dai fondi nazionali.










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