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Pompei. Non sono arrivati i fondi POC della Regione Campania, sospesa la rassegna estiva Pompeii Theatrum Mundi al Teatro Grande di Pompei. Zuchtriegel: “Un danno per il territorio e per il Parco”

pompei_teatro-grande_rassegna-theatrum-mundi_locandinaAll’invito per la conferenza stampa di presentazione della sesta edizione della rassegna estiva Pompeii Theatrum Mundi, progetto del Teatro di Napoli – Teatro nazionale e del parco archeologico di Pompei in collaborazione con la Fondazione Campania dei Festival, c’era già segnalata anche la data: dal 15 giugno al 15 luglio 2023 al Teatro Grande di Pompei. Poi il colpo di scena: il direttore del Teatro Mercadante Roberto Andò e il vicepresidente vicario Stefania Brancaccio hanno comunicato la sospensione della manifestazione dopo aver ricevuto l’informazione della mancata erogazione per il 2023 dei fondi POC da parte della Regione Campania. La decisione è stata condivisa con il Consiglio di Amministrazione convocato d’urgenza il 19 aprile 2023. Nel corso della conferenza il direttore Andò ha sottolineato che la decisione di sospendere la rassegna “Pompeii Theatrum Mundi 2023” è dettata dalla necessità di procedere nei prossimi giorni alla preliminare “messa in sicurezza” del bilancio del Teatro, con l’obiettivo di salvaguardare i livelli qualitativi e quantitativi delle attività richieste dallo status di Teatro Nazionale da parte del ministero della Cultura. “La notizia della sospensione della rassegna Pompeii Theatrum Mundi si profila come un vero e proprio danno per il territorio oltre a mettere in difficoltà il Parco per aver negato la possibilità di accogliere altri eventi nelle date già impegnate dagli spettacoli”, dichiara Gabriel Zuchtriegel, direttore del Parco. “Una rassegna di qualità che da sempre ha dato pregio al sito e alla città di Pompei, e la cui annullata programmazione si trasforma in una mancata opportunità per gli operatori turistici e tutto l’indotto economico del territorio, di vedere favorita la stanzialità del turismo e il pernottamento dei visitatori in città.  Sono, inoltre, profondamente dispiaciuto per il Teatro Mercadante e mi auguro che si possa individuare una soluzione che sia in grado di salvaguardare le loro attività nonché il riconosciuto status di Teatro Nazionale”.

Napoli. Alla presentazione della nuova sezione Campania Romana del museo Archeologico nazionale interverranno il ministro della Cultura Sangiuliano e il presidente della Regione Campania De Luca

napoli_mann_sezione-campania-romana_inaugurazione-con-ministro_invito-locandinaI vertici del ministero e della Regione all’inaugurazione della nuova sezione Campania Romana al museo Archeologico nazionale di Napoli. Lo annuncia la direzione, che ricorda che il pomeriggio del 3 aprile 2023, dalle 17, quando la sezione sarà aperta al pubblico, l’ingresso al Museo sarà gratuito. Dunque, alle 11, lunedì 3 aprile 2023, alla presentazione della nuova sezione Campania Romana, con la riapertura dopo 50 anni delle sale monumentali, interverranno il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, e il presidente della Regione Campania, Vicenzo De Luca. Il ministro Sangiuliano sarà alle 11, in auditorium, alla presentazione nuova sezione Campania Romana, che si potrà seguire in diretta Facebook. Al saluto del direttore Paolo Giulierini seguiranno gli interventi del professor Massimo Osanna, direttore generale Musei; della professoressa Carmela Capaldi, curatrice della sezione; del Presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca. Le conclusioni saranno affidate al ministro Gennaro Sangiuliano. Quindi, alle 12, ci sarà la visita alla sezione Campania Romana con il direttore Giulierini e la professoressa Capaldi per giornalisti, esperti e autorità. Alle 12.30, punto stampa all’interno della nuova sezione Campania Romana.

Pompei. Gennaio-febbraio con afflusso record: +127% sul 2022, +6% sul 2019. Il direttore Zuchtriegel: “Premiato il lavoro di tutta la squadra. Ora puntare alla Grande Pompei, che mette in rete tutte le aree archeologiche (Boscoreale, Oplontis, Stabia). Ma bisogna migliorare i collegamenti con Napoli”

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Visitatori nel foro di Pompei (foto parco archeologico di pompei)

Un inizio da record, quello del 2023, che ha visto aumentare i numeri dei visitatori del parco archeologico di Pompei anche oltre i livelli pre-pandemia. Più 127% rispetto al 2022 (incassi +162%), un aumento del 6% sul 2019 (incassi rispetto al 2019, +19%), complici anche le aperture speciali volute dal ministro Gennaro Sangiuliano come quella del 1° gennaio 2023 e le domeniche gratuite.

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Il grande cratere a calice che fungeva da fontana da giardino della villa di Poppea (villa A) di Oplontis (foto parco archeologico pompei)

In salita anche gli afflussi negli altri siti afferenti al Parco, in particolare a Torre Annunziata, dove la villa di Poppea, valorizzata con un nuovo allestimento di statue e reperti provenienti dal complesso noto anche come “villa A”, ha registrato un aumento del 103,26 % (157% nel solo mese di febbraio) rispetto al 2022; ma anche nei siti di Stabiae si è rilevato un aumento del +50% nei primi mesi dell’anno rispetto al precedente. “Non si tratta di un semplice ritorno al pre-Covid”, spiega il direttore Gabriel Zuchtriegel. “Piuttosto vediamo dinamiche del tutto nuove, con ampi gruppi di pubblico che stentano a tornare, in particolare dall’Estremo Oriente, e altri che sono in crescita, tra cui italiani, europei e nordamericani. È una premiazione del lavoro continuo di conservazione, manutenzione, accessibilità e valorizzazione, svolto da una squadra eccezionale di professionisti e collaboratori. La percentuale di case e quartieri fruibili al pubblico oggi a Pompei è la più alta da decenni e con il Consiglio di Amministrazione abbiamo deciso di investire ulteriormente nei servizi di accoglienza, didattica e fruizione per ampliare ancora l’offerta culturale”.

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Visitatori nel sito archeologico di Pompei (foto parco archeologico di pompei)

Gli sforzi riguardano anche una maggiore coesione tra i vari siti del Parco, nell’ottica di una “Grande Pompei”, un insieme di aree archeologiche e sedi espositive che vanno collegate sempre di più, sia fisicamente sia culturalmente. Da alcuni mesi, è attivo un servizio di navetta, gestita insieme a EAV e Regione Campania tramite Scabec, che connette Pompei e i siti di Boscoreale, Oplontis e Stabia.

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Il servizio navetta “Pompeii ArteBus” da Pompei ai siti archeologici del parco (foto parco archeologico pompei)

“Abbiamo deciso di rendere questo servizio gratuito per tutti i nostri visitatori,” annuncia il direttore. “Ma bisogna ragionare in ottica più ampia. A tal proposito ho scritto una lettera al Presidente della Regione, Vincenzo De Luca, per chiedere un confronto su come possiamo collaborare per migliorare i collegamenti, per esempio con la Circumvesuviana tra Pompei, Napoli e Sorrento, per essere all’altezza del grande interesse che i nostri Beni culturali suscitano in tutto il mondo”.​ Anche il generale Giovanni Di Blasio, direttore generale del Grande Progetto Pompei, nell’esprimere soddisfazione per la positiva ricaduta sull’intero territorio di tali risultati, sottolinea il lavoro svolto dall’Unità Grande Pompei per l’ulteriore sviluppo e la realizzazione degli interventi del Piano Strategico per la riqualificazione dell’area di interesse del sito seriale UNESCO Pompei, Oplontis, Ercolano: “Le ingenti risorse messe recentemente a disposizione dal CIS Vesuvio-Pompei-Napoli, vanno anche nella direzione di migliorare la qualità dei servizi, ad esempio con il finanziamento di un primo lotto della riconversione della ferrovia Torre Annunziata, Castellammare, Gragnano, passo importante per dotarsi di un collegamento leggero e sostenibile e favorire la rigenerazione del water front. L’obiettivo del Piano Strategico, che si ispira alla logica del Grande Progetto Pompei, è far sì che l’intero distretto possa trarre beneficio dai principali attrattori culturali, primo fra tutti il parco archeologico di Pompei, i cui risultati vanno proprio in questa direzione poiché correlati con una maggior permanenza dei visitatori”.

Napoli. Nel giorno del suo 80.mo compleanno, il museo Archeologico nazionale celebra Lucio Dalla con la mostra “Lucio Dalla. Il sogno di essere napoletano” 

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Locandina della mostra “Lucio Dalla. Il sogno di essere napoletano” al museo Archeologico nazionale di Napoli dal 4 marzo al 25 giugno 2023

4 marzo 1943: quel giorno è nato Lucio Dalla che della sua data di nascita e della sua storia ha fatto una delle sue canzoni più famose. Oggi, 4 marzo 2023, in quello che sarebbe stato il suo 80.mo compleanno, arriva a Napoli l’affascinante viaggio nel mondo di Lucio Dalla, iconico e innovativo cantautore, immortale, prerogativa solo dei grandissimi artisti. Non esiste luogo migliore per celebrarlo con la grande mostra-evento ribattezzata per l’occasione “Lucio Dalla. Il sogno di essere napoletano” dedicata al genio umano e musicale, dal 4 marzo al 25 giugno 2023 al museo Archeologico nazionale di Napoli, tra le più antiche e importanti istituzioni culturali al mondo. Un viaggio che parte dall’infanzia e ripercorre un percorso straordinario di vita e memoria collettiva, al ritmo delle note delle sue straordinarie canzoni. La mostra, promossa dal Mann, diretto da Paolo Giulierini, e Fondazione Lucio Dalla con il ministero della Cultura, con la collaborazione e il sostegno di Regione Campania e Fondazione Campania dei Festival, è organizzata e prodotta da C.O.R. Creare Organizzare Realizzare, Special partner Lavoropiù. L’esposizione, a cura di Alessandro Nicosia con la Fondazione Lucio Dalla, fa parte delle iniziative “Il MANN per la città” e vede la partecipazione di Archivio Luce Cinecittà con il patrocinio di RAI e la collaborazione tecnica di SIAE Società Italiana degli Autori e degli Editori, Universal Music Publishing Group, Grand Hotel Vesuvio e BIG|Broker Insurance Group. Catalogo Skira editore.

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Lucio Dalla all’inaugurazione del Caruso roof garden presso il Grand Hotel Vesuvio a Napoli nel 2010 (foto mann)

Non è un’impresa facile raccontare in una esposizione cinquant’anni di storia. Tutto nasce da una lunga ricerca di materiali, molti dei quali esposti per la prima volta, che documentano l’intero cammino umano e artistico di uno dei più amati artisti italiani e internazionali. Lucio Dalla ha segnato in modo assolutamente unico e innovativo la storia della musica italiana. Un cantore di vita e suoni che con graffiante ironia e sguardo poetico ha conquistato il cuore di tutti; non solo musicista ma anche attore, scrittore, regista teatrale, amante dello sport e appassionato di motori, danza, opera lirica, pittura, letteratura, con un numero impressionante di interessi. Così, attraverso documenti, foto, copertine dei dischi, video, oggetti, abiti di scena, locandine dei film cui ha partecipato, manifesti, la ricca collezione di cappelli e berretti, sarà possibile scoprire l’intimità di Lucio e vivere la forza della sua musica.

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Lucio Dalla nella suite One of a Kind Enrico Caruso del Grand Hotel Excelsior Vittoria a Sorrento, con il pianoforte con il quale compose “Caruso” (foto mann)

Oltre dieci le sezioni in cui è suddivisa l’esposizione: La sua musica, Famiglia-Infanzia-Amicizie-Inizi musicali, Dalla si racconta, Il clarinetto, Dalla e Napoli, il cinema, il teatro, la televisione, Dalla e Roversi, Universo Dalla, Il museo Lucio Dalla. La sezione inedita Dalla e Napoli è dedicata al rapporto tra il cantante e il capoluogo campano, città che inevitabilmente lo ha incantato e grande fonte di ispirazione per le sue canzoni. Insieme ai documenti che ci raccontano la sua vita, l’arte e le sue passioni, la mostra offre allo spettatore l’opportunità di un incontro unico e speciale con l’artista. La mostra è arricchita anche da un importante catalogo edito da Skira che contiene storia, immagini e anche un lungo elenco di straordinarie testimonianze che aiutano a comprendere nel profondo il suo eclettico carattere.

La “Via Appia. Regina Viarum” è ufficialmente candidata a essere inserita nella lista del Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco. Firmato il protocollo d’intesa tra il ministero della Cultura, 4 Regioni, 12 tra Province e Città metropolitane, 73 Comuni, 15 Parchi, la Pontificia Commissione di Archeologia Sacra e 25 atenei

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Il sottosegretario al MiC Gianmarco Mazzi firma il protocollo d’intesa per la candidatura Unesco della Via Appia Regina Viarum (foto mic)

Ora c’è la firma. La “Via Appia. Regina Viarum” è ufficialmente candidata a essere inserita nella lista del Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco. È stato firmato martedì 10 gennaio 2023, a Roma, alle Terme di Diocleziano, il Protocollo di intesa per la candidatura del sito “Via Appia. Regina Viarum” all’Unesco con un’intesa tra il ministero della Cultura, 4 Regioni, 12 tra Province e Città metropolitane, 73 Comuni, 15 Parchi, la Pontificia Commissione di Archeologia Sacra e 25 atenei, italiani e stranieri. Il 20 gennaio 2023 la candidatura sarà valutata dal Consiglio direttivo della Commissione nazionale italiana Unesco. A seguire, la richiesta sarà inviata a Parigi.

firenze_TourismA-2022_Appia-candidatura-Unesco_locandinaL’antica strada consolare, circa 900 km di tracciato da Roma a Brindisi inclusa la variante traianea, rappresenta non solo il prototipo del sistema viario romano, ma è anche simbolo millenario delle relazioni tra le civiltà del Mediterraneo e quelle dell’Oriente e dell’Africa. Alla cerimonia, sono intervenuti, tra gli altri, il sottosegretario al MiC, Gianmarco Mazzi; il presidente della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra, mons. Pasquale Iacobone; il presidente della Regione Basilicata, Vito Bardi; il presidente vicario della Regione Lazio, Daniele Leodori; l’assessore al Turismo della Giunta Regionale Campania, Felice Casucci; la delegata alle politiche culturali della Regione Puglia, Grazia Di Bari, e l’assessore alla Cultura di Roma Capitale, Miguel Gotor. Il Protocollo d’intesa è stato presentato dalla dirigente dell’ufficio Unesco del MiC, Mariassunta Peci, dalla coordinatrice scientifica della candidatura, Angela Maria Ferroni. Ad aprire i lavori è stato il direttore del Museo Nazionale Romano, Stéphane Verger, che ha ospitato la cerimonia.

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Un tratto ben conservato della Via Appia Antica, la Regina Viarum (foto mic)

Il Ministero sta investendo nel restauro e nella valorizzazione di evidenze archeologiche e architettoniche situate lungo il percorso della Via Appia. L’obiettivo è coniugare le ragioni della conservazione e valorizzazione di questo importante patrimonio con lo sviluppo sostenibile dei territori coinvolti. Quest’ultimo elemento si rivela fondamentale anche per la crescita sociale ed economica di molte delle zone coinvolte che, spesso, sono aree interne e quindi fuori dai grandi circuiti turistici.

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Il totem che ricorda la Via Appia Regina Viarum candidata Unesco (foto mic)

“La Via Appia è un esempio della grandezza romana, la prima via pubblica e il prototipo, anche dal punto di vista tecnico, di altre strade che hanno poi costruito i romani. Ma è anche molto di più, era un crocevia culturale, parte del sistema culturale e sociale del mondo romano: questa era forse la sua importanza principale e questo sarà l’aspetto sul quale puntiamo”, ha commentato il sottosegretario Mazzi. “Il Ministero ha già investito 19 milioni di euro in restauri, conservazione e per la preparazione del fascicolo. Speriamo di farcela. Quando gli italiani giocano uniti, nessun risultato è impossibile”.

Grandi mostre tra 2022 e 2023. Al museo Archeologico nazionale di Napoli la mostra “Bizantini. Luoghi, simboli e comunità di un impero millenario” curata da Federico Marazzi. L’introduzione del direttore Paolo Giulierini

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La mostra “Bizantini” nel Salone della Meridiana al museo Archeologico nazionale di Napoli (foto sergio siano)

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Locandina della mostra “Bizantini” al museo Archeologico nazionale di Napoli dal 21 dicembre 2022 al 13 febbraio 2023

“Bizantini”: è una delle grandi mostre che il 2022 lascia in eredità al nuovo anno. Al museo Archeologico nazionale di Napoli il 21 dicembre 2022 è stata inaugurata la mostra “Bizantini. Luoghi, simboli e comunità di un impero millenario”, curata da Federico Marazzi (università “Suor Orsola Benincasa” di Napoli), che rimarrà aperta fino al 13 febbraio 2023. Il progetto scientifico dell’esposizione è stato sviluppato da un team di studiosi italiani della civiltà bizantina, team guidato dallo stesso Federico Marazzi e composto da Lucia Arcifa, Ermanno Arslan, Isabella Baldini, Salvatore Cosentino, Edoardo Crisci, Alessandra Guiglia, Marilena Maniaci, Rossana Martorelli, Andrea Paribeni ed Enrico Zanini. La mostra, coordinata da Laura Forte (responsabile Ufficio mostre al Mann) e organizzata da Villaggio Globale International, è realizzata con il sostegno della Regione Campania (POC Campania 2014-2020) e in collaborazione con l’università “Suor Orsola Benincasa” di Napoli. Il progetto di allestimento è di Andrea Mandara e quello grafico di Francesca Pavese.

Il progetto. A introdurci alla mostra “Bizantini” è il direttore del Mann, Paolo Giulierini. “Il progetto della mostra dei Bizantini – spiega ad archeologiavocidalpassato.com –, nasce dopo lunghe interlocuzioni con importanti partner greci, con Venezia, con Ravenna. Alla fine, tramite il coordinamento di Villaggio Globale, abbiamo deciso di realizzare la prima grande tappa a Napoli, a partire dal 21 dicembre 2022 e fino al 13 febbraio 2023, con un’eventuale proroga. La mostra prende in considerazione il volto di Napoli bizantina, di quello che fu il ducato intorno al 1000 d.C. Ma soprattutto dà un quadro di quello che fu l’impero bizantino dal suo sorgere fino alla sua caduta alla metà del Cinquecento. Si parlerà dell’Imperatore e della sua corte, degli edifici di culto, e degli edifici pubblici e privati nella vita quotidiana, delle gioiellerie, dell’esercito, e insomma di quanto fu difficile tenere il punto ancora per mille anni dopo la caduta di Roma, e perché ancora le idee del mondo classico resistessero e di come poi, dopo la caduta avvenuta per via dei Turchi, i germi della classicità passassero attraverso la fuga di alcuni sapienti greci da Costantinopoli a Firenze, alla corte di Lorenzo de’ Medici, e ispirassero l’Umanesimo e poi il Rinascimento”.

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L’allestimento della mostra “Bizantini” nel salone della Meridiana al museo Archeologico nazionale di Napoli (foto mann)

Il celebre scrittore inglese Robert Byron attribuiva la grandezza di Bisanzio alla “triplice fusione” di un corpo romano, una mente greca, un’anima orientale e mistica. Una fusione che l’arte e la cultura interpretarono e seppero diffondere attraverso i secoli, come emerge dalla ricchissima mostra che sviluppa in quindici sezioni le fasi storiche successive all’impero Romano d’Occidente, dedicando un focus a Napoli (città “bizantina” per circa sei secoli, dopo la conquista da parte di Belisario e le sue armate nel 536 d.C.) e approfondendo i legami fra Grecia e Italia meridionale.

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Il direttore del Mann, Paolo Giulierini, nella mostra “Bizantini” (foto mann)

“Esiste una Campania archeologica dopo la caduta di Roma e raccontare in una grande mostra i mille anni di questo impero è per il Mann una nuova tappa del percorso, partito dai Longobardi, verso una più completa identità del nostro stesso museo”, commenta Giulierini. “Napoli bizantina è un tema cruciale e per molti sarà una sorpresa, alla scoperta di un intreccio di destini tra la città e l’impero lungo sei secoli, dopo la sottomissione a Roma, il tratto più lungo della sua storia. E anche quando il dominio bizantino di Napoli evaporò, questo legame con l’Impero non fu mai rinnegato e si trasformò in volano per tenere vivi i contatti con il Mediterraneo, la tensione verso altri mondi. Il Mann è quindi il luogo ideale in Italia per raccontare questa storia”.

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Sant’Anastasia: icona dell’ultima metà del XIV secolo proveniente da Naxos (foto Eforato delle Antichità delle Cicladi)

Diversi i temi affrontati: la struttura del potere e dello Stato; l’insediamento urbano e rurale; gli scambi culturali; la religiosità; le arti e le espressioni della cultura scritta, letteraria e amministrativa. Sono oltre quattrocento le opere esposte, provenienti dalle collezioni del Mann e da prestiti concessi da 57 dei principali musei e istituzioni che custodiscono in Italia e in Grecia materiali bizantini (33 istituti italiani, 22 musei greci isole incluse, Musei Vaticani e Fabbrica di San Pietro). Grazie alla prestigiosa collaborazione con il ministero ellenico della Cultura, molti dei materiali in allestimento sono visibili per la prima volta: diversi manufatti sono stati rinvenuti, infatti, nel corso degli scavi per la realizzazione della metropolitana di Salonicco. Altri reperti, concessi in prestito dalla soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per il Comune di Napoli, sono stati ritrovati negli scavi della linea 1 della metropolitana.

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Frammento di un pavimento a mosaico del V secolo conservato al museo Bizantino e Cristiano di Atene (foto museo bizantino cristiano)

Gli oggetti in mostra si distinguono per la varietà di materia e funzione: sculture, mosaici, affreschi, instrumentum domesticum, sigilli, monete, ceramiche, smalti, suppellettili d’argento, oreficerie ed elementi architettonici danno conto di una complessa realtà, connotata da eccellenze manifatturiere e artistiche. Grazie ai simboli dell’Impero d’Oriente, la creatività del mondo antico “transita”, così, verso il Medioevo, con un linguaggio rinnovato dalla fede cristiana e arricchito da innesti culturali iranici e arabi.

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L’allestimento della mostra “Bizantini” nel salone della Meridiana al museo Archeologico nazionale di Napoli (foto mann)

Premesse storiche e ragioni di una mostra: il mito di Bisanzio. Dopo circa quarant’anni dall’ultima esposizione in Italia, una mostra racconta il mondo affascinante e complesso dell’Impero Bizantino: quell’Impero Romano d’Oriente (Romèi erano chiamati e si autodefinivano i suoi abitanti), sopravvissuto per quasi dieci secoli alla caduta della pars Occidentis, quando il barbaro Odoacre nel 476 riuscì a deporre l’ultimo imperatore d’Occidente, Romolo Augustolo. Fu allora che Costantinopoli, la città sul Bosforo, l’antica Byzantion rifondata nel 330 dall’Imperatore Costantino come “Nuova Roma”, divenne il centro e il cuore politico, istituzionale e culturale dell’Impero Romano. Un Impero che, di fatto, continuò a vivere fino al 1453 (anno della caduta della capitale in mano ai Turchi di Maometto II), assumendo nel tempo connotati diversi: la lingua greca, ad esempio, era usata per gli atti ufficiali e il Cristianesimo era stato assunto come religione di stato, fondante l’identità dell’Impero. Questo “mutamento di pelle” indusse gli eruditi, dal Seicento in poi, a cercare un nuovo nome – Impero Bizantino – per indicare una realtà politica che connetteva Oriente e Occidente, contribuendo così innegabilmente non solo alla formazione dell’Europa medievale, ma anche alla genesi dell’Umanesimo. Una volta superati i pregiudizi primo-settecenteschi, che associavano al bizantinismo le negatività di una burocrazia invalidante e di una società statica, il mito di Bisanzio, impero multietnico, è cresciuto in questi ultimi tempi.

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Anello in oro e gemma in pasta vitrea proveniente da Senise (PZ)) e conservato al museo Archeologico nazionale di Napoli (foto mann)

Uno sguardo al presente. La mostra di Napoli getta uno sguardo su un mondo che è lo specchio di tutto quanto l’Occidente aveva perduto con il crollo dell’Impero Romano e che avrebbe lentamente e faticosamente riconquistato nei secoli successivi all’anno Mille: tecniche artistiche e produttive, modi di intendere l’estetica degli oggetti, scritti e saperi. L’esposizione getta luce anche sulle strutture di un impero universale e autocratico ma capace, allo stesso tempo, di tenere unita una società multietnica e composita, di cui sono stati eredi sia l’impero zarista che l’Islam sultaniale. A partire dalla presa di Costantinopoli anche il sultano ottomano userà il titolo di “imperatore di Roma” e nel suo Impero la cultura romano-bizantina sarà perpetuata di fatto. La storia ci aiuta sempre a capire il presente: le contrapposizioni successive e molte delle tensioni e dei conflitti, che tutt’oggi interessano quell’area definita da Fernand Braudel “Mediterraneo Maggiore”, hanno di fatto trovato linfa nel vuoto determinato dalla caduta di Bisanzio e dalle ceneri dell’Impero.

Napoli. Al museo Archeologico nazionale apre la mostra “Bizantini. Luoghi, simboli e comunità di un impero millenario”: con oltre 400 reperti racconta “il millennio bizantino”, dalla rifondazione dell’antica Byzantion da parte di Costantino nel 330, fino alla presa di Costantinopoli con la quarta crociata nel 1204

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Il Salone della Meridiana al museo Archeologico nazionale di Napoli al buio, pronto a svelare i tesori della mostra “I Bizantini” (foto francesco pio chinelli)

Ci siamo. Il 21 dicembre 2022, quando si accenderanno le luci del Salone della Meridiana al museo Archeologico nazionale di Napoli brilleranno agli occhi dei visitatori i tesori di quel mondo raffinato che aveva il suo punto di riferimento nella capitale Bisanzio: alle 11.30, sarà presentata la mostra “Bizantini. Luoghi, simboli e comunità di un impero millenario”. Dal 22 dicembre 2022, apertura al pubblico.

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Il direttore del Mann, Paolo Giulierini, nella mostra “I Bizantini” (foto valentina cosentino)

L’esposizione, realizzata con il sostegno della Regione Campania nell’ambito del Poc 2014/2020, sviluppa il tema delle fasi storiche successive all’impero romano d’Occidente, con un focus sulla Grecia, su Napoli (città “bizantina” per circa cinque secoli dopo la conquista da parte delle armate guidate da Belisario nel 536 d.C.) e sull’Italia meridionale. Curata da Federico Marazzi (università Suor Orsola Benincasa di Napoli), la mostra racconta “il millennio bizantino” dalla rifondazione dell’antica Byzantion da parte di Costantino nel 330, fino alla presa di Costantinopoli con la quarta crociata nel 1204 (momento cruciale nel processo di dissoluzione dell’Impero), approfondendo diversi temi: la struttura del potere e dello Stato, l’insediamento urbano e rurale, gli scambi culturali, la religiosità e le espressioni della cultura scritta, letteraria e amministrativa. In mostra, oltre quattrocento reperti, appartenenti alle collezioni del Mann o concessi in prestito dai principali musei e siti archeologici che custodiscono, in Italia e in Grecia, materiali bizantini: anche grazie alla sinergia con il ministero ellenico della Cultura, molti manufatti sono visibili per la prima volta e provengono dagli scavi della linea metropolitana a Salonicco. In mostra anche materiali scavati nella linea metropolitana di Napoli.

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Histamenon di Basilio II in oro della Zecca di Costantinopoli (1005-1025 d.C.) conservato al museo Archeologico nazionale di Napoli (foto mann)

Il progetto scientifico dell’esposizione è stato sviluppato da un gruppo di studiosi italiani della civiltà bizantina, gruppo coordinato dallo stesso Federico Marazzi e composto da Lucia Arcifa, Ermanno Arslan, Isabella Baldini, Salvatore Cosentino, Edoardo Crisci, Alessandra Guiglia, Marilena Maniaci, Rossana Martorelli, Andrea Paribeni ed Enrico Zanini. La mostra, coordinata da Laura Forte (responsabile Ufficio mostre al Mann) e organizzata da Villaggio Globale International, è realizzata con la collaborazione dell’università “Suor Orsola Benincasa” di Napoli. Il progetto di allestimento è di Andrea Mandara e quello grafico di Francesca Pavese. L’esposizione, infine, prevede un ricco apparato editoriale, che include il catalogo (in uscita a gennaio 2023), la guida breve, la pubblicazione degli itinerari bizantini della Campania e un volume destinato ai bambini, tutto edito da Electa.

POMPEII ARTEBUS. Riattivato il servizio navetta che collega i siti del parco archeologico di Pompei: da Pompei alle ville romane di Boscoreale, Oplontis, Stabia e al museo Archeologico di Stabia Libero D’orsi – Reggia di Quisisana

pompei_POMPEII ARTEBUS_locandinaÈ ripartita POMPEII ARTEBUS: dal 16 dicembre 2022, la navetta ideata per i visitatori del parco archeologico di Pompei che renderà più agevole il collegamento tra i vari siti gestiti del Parco. Da Pompei alla villa rustica di Boscoreale, Villa Regina, alle ville nobiliari di Oplontis, Villa di Poppea e di Stabia, Villa Arianna e Villa San Marco, fino al Museo archeologico di Stabia “Libero D’Orsi” nella Reggia di Quisisana. L’iniziativa è realizzata dal parco archeologico di Pompei in collaborazione con l’EAV e con la SCABEC, società in house della Regione Campania, e il suo progetto campania>artecard che offre a turisti ed appassionati la possibilità di fruire del patrimonio culturale campano e di viaggiare comodamente a bordo del trasporto pubblico locale. Dopo il positivo riscontro raccolto durante l’intero anno, con circa 2000 visitatori che hanno usufruito della navetta per raggiungere da Pompei gli altri siti del Parco, il servizio è attivo dal 16 dicembre 2022 al 31 gennaio 2023.

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Il servizio navetta “Pompeii ArteBus” da Pompei ai siti archeologici del parco (foto parco archeologico pompei)

Due minibus per 25 persone partiranno da piazza Esedra a Pompei con due diversi percorsi. Il biglietto avrà un costo di 2 euro e sarà acquistabile tramite App Unico Campania. Il primo accompagna i visitatori a Villa Regina a Boscoreale e alla Villa di Poppea nel sito di Oplontis a Torre Annunziata, con 7 corse giornaliere a partire dalle 9.30; per questo itinerario il servizio sarà attivo per tutti i giorni di apertura del parco archeologico di Pompei, fatta eccezione per i martedì e il 25 dicembre. Il secondo bus, invece, sempre con partenza alle 9.30, prevede 5 corse giornaliere con destinazione Villa San Marco e Villa Arianna e la Reggia di Quisisana e sarà attivo dal venerdì alla domenica eccetto il 25 dicembre 2022. I bus sono facilmente riconoscibili per la loro veste grafica che richiama le iniziative Artecard.

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Il servizio “Pompeii ArteBus” è valido anche con l’abbonamento MyPompeii Card o il pass Campania>Artecard (foto parco archeologico pompei)

L’accesso ai siti oltre che agevole è anche più conveniente con la tessera di abbonamento annuale MyPompeii card che al costo di 35 € (8€ per gli under 25), consente un acceso illimitato per tutto l’anno a tutti i siti (Pompei, Villa di Poppea/Oplontis, e Villa Regina/Boscoreale, Ville di Stabia e Museo archeologico di Stabia Libero D’Orsi/Reggia di Quisisana). A bordo i passeggeri del Pompeii Artebus troveranno un codice sconto riservato per l’acquisto di campania>artecard; tra i pass che gli utenti potranno acquistare a un prezzo dedicato, oltre alla Campania 3 Giorni e alla Campania 7 Giorni, figura anche l’abbonamento Gold 365, la card che consente di visitare oltre 50 siti culturali campani in un anno.

Parco archeologico di Pompei. Le ville dell’area vesuviana di Torre Annunziata, Boscoreale e Stabiae interamente accessibili (con l’App) a persone con disabilità uditiva grazie al progetto E.LIS.A. (Enjoy LIS Art)

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Il gruppo di visitatori sordi che ha effettuato la prima visita in LIS alla villa di Poppea a Oplontis presenti Gabriel Zuchtriegel e Lucia Fortini (foto parco archeologico pompei)

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I grandi pannelli elettronici che guidano le visite nelle ville vesuviane per le persone con disabilità uditiva (foto parco archeologico pompei)

Le ville dell’area vesuviana di Torre Annunziata, Boscoreale e Stabiae, tesori archeologici che completano la conoscenza del territorio oltre Pompei, sono ora interamente accessibili a persone con disabilità uditiva. Il 1° dicembre 2022 sono stati inaugurati gli itinerari culturali in Lingua dei segni nei siti esterni del parco archeologico di Pompei con presentazione nella Villa di Poppea di Oplontis (Torre Annunziata). Proprio la grande villa residenziale della metà del I secolo a.C., probabilmente appartenuta a Poppea Sabina, seconda moglie dell’imperatore Nerone, ha accolto un nutrito gruppo di visitatori sordi che ha effettuato la prima visita in LIS presenti il direttore del parco archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel; il presidente dell’ENS Consiglio regionale Campania, Gioacchino Lepore; e l’assessore regionale a Scuola Politiche sociali e Politiche giovanili, Lucia Fortini.

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La brochure per guidare le persone con disabilità uditiva nelle ville vesuviane (foto parco archeologico pompei)

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App per visita guidata nelle ville vesuviane per persone con disabilità uditiva (foto parco archeologico pompei)

Grazie al progetto “Enjoy LIS Art – Percorsi multimediali inclusivi sul patrimonio artistico e culturale della Campania accessibili per le persone sorde” promosso dalla Regione Campania assessorato alla Scuola, alle Politiche sociali e alle Politiche giovanili in collaborazione con ENS – Ente Nazionale per la protezione e assistenza dei sordi – in questi siti sono oggi a disposizione itinerari multimediali accessibili e universali per la rimozione delle barriere alla comprensione e alla comunicazione, che consentono una visita multisensoriale delle ville del suburbio pompeiano, dalle lussuose dimore di otium di Oplontis a Torre Annunziata (Villa di Poppea) e Stabiae (Villa Arianna e Villa San Marco) alla fattoria rustica di Boscoreale (Villa Regina). Il visitatore sarà accompagnato passo dopo passo alla scoperta della storia di ciascuna villa e dei dettagli architettonici e decorativi dei vari ambienti attraverso video racconti in Lingua dei segni, presenti nella sezione E.LIS.A dell’App MyPompeii del Parco archeologico, scaricabile gratuitamente o attraverso i monitor presenti nei principali ambienti delle Ville.

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L’incontro di persone con disabilità uditiva alla Villa di Poppea di Oplontis (foto parco archeologico pompei)

Il progetto E.LIS.A. è stato realizzato con il contributo della Presidenza del Consiglio dei Ministri – Ufficio per le Politiche in favore delle persone con disabilità. L’ENS – ENTE NAZIONALE SORDI ha fortemente voluto l’implementazione del progetto E.LIS.A. per la valorizzazione delle risorse culturali disponibili per fruizione universale, anche da parte delle persone affette da sordità o ipoacusia. La collaborazione con gli Ambiti Territoriali della Campania ha reso più efficace e produttivo l’intervento rivolto alle comunità locali più fragili. L’IFEL Campania si è occupata del project management e del supporto tecnico e amministrativo dell’iniziativa. Il partenariato vede coinvolti oltre al parco archeologico di Pompei, anche il museo Archeologico nazionale di Napoli e il museo e real bosco di Capodimonte, con l’obiettivo di mettere in rete politiche comuni di itinerari culturali inclusivi.

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Danilo Ragona e Luca Paiardi sulla loro carrozzina attraversano una strada di Pompei sui passaggi pedonali sopraelevati (foto parco archeologico di Pompei)

Questo progetto si aggiunge alle molteplici azioni che il parco archeologico di Pompei ha messo in campo negli ultimi anni per assicurare le migliori condizioni di fruizione dei siti archeologici, al fine di promuovere uno sviluppo inclusivo della cultura. Tra questi l’itinerario “Pompei per tutti”, inaugurato nel 2016, che prevede un percorso agevolato con abbattimento delle barriere architettoniche, è stato il primo intervento all’interno del sito di Pompei finalizzato a migliorare i livelli di fruizione della città antica nella sua interezza e complessità. Anche negli altri siti del territorio vesuviano gestiti dal parco archeologico di Pompei sono in corso interventi volti a migliorare l’accessibilità fisica a tali luoghi.

Napoli. Al museo Archeologico nazionale slitta di due settimane la presentazione della mostra “Bizantini. Luoghi, simboli e comunità di un impero millenario” che con oltre quattrocento reperti sviluppa il tema delle fasi storiche successive all’impero romano d’Occidente

napoli_mann_mostra-i-bizantini_invito-presentazioneSlitta di due settimane, dal 7 al 21 dicembre, l’annunciata presentazione al museo Archeologico nazionale di Napoli della mostra “Bizantini. Luoghi, simboli e comunità di un impero millenario” (vedi Napoli. Ecco la speciale offerta del Natale al museo Archeologico nazionale: mostra-evento sui Bizantini, un giardino restituito, il presepe con allestimenti multimediali e un libro, avvio stagione concertistica, gli scacchi del Mann e il nuovo abbonamento OpenMANN | archeologiavocidalpassato). L’esposizione, realizzata con il sostegno della Regione Campania nell’ambito del Poc 2014/2020, sviluppa il tema delle fasi storiche successive all’impero romano d’Occidente, con un focus sulla Grecia, su Napoli (città “bizantina” per circa cinque secoli dopo la conquista da parte delle armate guidate da Belisario nel 536 d.C.) e sull’Italia meridionale. Curata da Federico Marazzi (università Suor Orsola Benincasa di Napoli), la mostra racconta “il millennio bizantino”, approfondendo diversi temi: la struttura del potere e dello Stato, l’insediamento urbano e rurale, gli scambi culturali, la religiosità e le espressioni della cultura scritta, letteraria e amministrativa.

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Histamenon di Basilio II in oro della Zecca di Costantinopoli (1005-1025 d.C.) conservato al museo Archeologico nazionale di Napoli (foto mann)

Il progetto scientifico dell’esposizione è stato sviluppato da un gruppo di studiosi italiani della civiltà bizantina, gruppo coordinato dallo stesso Federico Marazzi e composto da Lucia Arcifa, Ermanno Arslan, Isabella Baldini, Salvatore Cosentino, Edoardo Crisci, Alessandra Guiglia, Marilena Maniaci, Rossana Martorelli, Andrea Paribeni ed Enrico Zanini. La mostra, coordinata da Laura Forte (responsabile Ufficio Mostre al Mann) e organizzata da Villaggio Globale International, è realizzata con l’università “Suor Orsola Benincasa” di Napoli. Il progetto di allestimento è di Andrea Mandara e quello grafico di Francesca Pavese. L’esposizione, infine, prevede un ricco apparato editoriale, che include il catalogo, la guida breve, la pubblicazione sugli itinerari bizantini della Campania e il volume per bambini.

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Tetravangelo greco (Plut.6.23) dell’XI-XII secolo conservato alla Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze (foto mann)

In allestimento, oltre quattrocento reperti, appartenenti alle collezioni del Mann o concessi in prestito dai principali musei e siti archeologici che custodiscono, in Italia e in Grecia, materiali bizantini: anche grazie alla sinergia con il Ministero ellenico della Cultura, molti manufatti sono visibili per la prima volta e provengono dagli scavi della linea metropolitana a Salonicco. In allestimento, anche materiali scavati nella linea metropolitana di Napoli.