A ottobre (venerdì e sabato) e a novembre (Notte dei Musei) passeggiate notturne a Pompei, reggia di Quisisana a Stabia, villa di Poppea A Oplontis e villa Regina a Boscoreale

Una suggestiva immagine del tempio di Giove by night nel foro di Pompei (foto parco archeologico di Pompei)
Tornano i percorsi illuminati nei siti archeologici vesuviani, nell’ambito dei progetti di valorizzazione 2020, promossi dal ministero per i Beni, le Attività culturali e il Turismo. Otto serate, dal 2 ottobre fino al 24 ottobre 2020, tutti i venerdì e i sabato (2/3 -9/10-16/17-23/24 ottobre) dalle 20 alle 23 (ultimo ingresso alle 22) nei siti di Pompei, alla Reggia di Quisisana a Castellammare di Stabia – Museo archeologico di Stabiae “Libero D’Orsi”, alla Villa di Poppea a Oplontis e a Villa Regina a Boscoreale. A Pompei, Oplontis e Villa Regina è prevista un’ulteriore apertura serale il 31 ottobre 2020, a recupero della serata prevista nell’ambito delle Giornate Europee del Patrimonio del 26 settembre scorso e rinviata a causa del maltempo. L’apertura, dalle 20 alle 23, con ultimo ingresso alle 22 è al costo simbolico di 1 euro. Acquisto on-line su www.ticketone.it (+ 1,50 euro di prevendita) o presso la biglietteria di Porta Marina Superiore. Alle aperture serali di ottobre, si aggiunge la Notte dei Musei il 14 novembre 2020, negli stessi siti e con gli stessi orari e tariffe di ingresso.
A Pompei le passeggiate notturne interesseranno uno dei luoghi più monumentali del sito, l’area del Foro, cuore della vita politica, religiosa ed economica della città antica, attraverso un percorso di suoni e luci a cura di Enel Sole, che ha inizio da porta Marina. L’itinerario si conclude con una video proiezione alla Basilica, l’antico palazzo di Giustizia e con l’ uscita dal Tempio di Venere su piazza Esedra. Ingresso di porta Marina superiore con uscita a piazza Esedra. Il biglietto di ingresso per Pompei, di 6 euro, 2 euro il ridotto (gratuità come da normativa) è acquistabile online su www.ticketone.it (+ 1,50 euro di prevendita) oppure alla biglietteria di porta Marina. Gli ingressi sono scaglionati ogni mezz’ora secondo i seguenti turni: 20; 20.30; 21; 21.30; 22. A Pompei sarà consentito ingresso per massimo 300 persone per turno. Accesso disabili garantito a Pompei con ascensore dell’Antiquarium.

Una sala del nuovo museo Archeologico di Stabiae “Libero d’Orsi” (foto parco archeologico di Pompei)
Stabia partecipa alle aperture serale con la possibilità di accedere al museo Archeologico di Stabiae “Libero D’Orsi”, nuovo spazio museale di recente inaugurato negli storici ambienti della Reggia di Quisisana e dedicato all’esposizione di numerosi e prestigiosi reperti del territorio stabiano, alcuni mai esposti prima in Italia, tra affreschi, pavimenti in opus sectile, stucchi, sculture, terrecotte, vasellame da mensa, oggetti in bronzo e in ferro. Il percorso espositivo del museo, il cui progetto scientifico è curato dal Parco Archeologico di Pompei, si propone di offrire un quadro complessivo di Stabiae e dell’Ager Stabianus dall’età arcaica sino all’eruzione del 79 d.C. Il biglietto di ingresso di 3 euro, 2 euro il ridotto (gratuità come da normativa) è acquistabile esclusivamente online su www.ticketone.it (+ 1,50 euro di prevendita). Gli ingressi sono scaglionati ogni mezz’ora con i seguenti turni: 20; 20.30; 21; 21.30; 22. Le sale del museo sono accessibili a persone con difficoltà motoria.
A Oplontis sarà possibile accedere alla villa di Poppea illuminata, tra i più splendidi esempi di villa dell’aristocrazia romana, attribuita a Poppaea Sabina, moglie dell’imperatore Nerone. Il biglietto di ingresso di 3 euro, 2 euro il ridotto (gratuità come da normativa) è acquistabile online su www.ticketone.it (+ 1,50 euro di prevendita) oppure presso la biglietteria del sito. Gli ingressi sono scaglionati ogni mezz’ora con i seguenti turni: 20; 20.30; 21; 21.30; 22. Alla Villa di Poppea sarà consentito ingresso per massimo 40 persone per turno. Sono previste iniziative a cura dell’Archeoclub di Torre Annunziata. Accesso disabili con accompagnatore.
A Boscoreale, infine, sarà possibile accedere alla villa Regina, unica villa rustica interamente visitabile tra le numerose fattorie specializzate nella produzione agricola presenti sul territorio pompeiano. È composta da vari ambienti disposti sui tre lati di un cortile scoperto che ospita la cella vinaria con diciotto dolia (orci per la conservazione del vino). L’attività principale era infatti la produzione del vino. Il biglietto di ingresso di 3 euro, 2 euro il ridotto (gratuità come da normativa) è acquistabile online su www.ticketone.it (+ 1,50 euro di prevendita) oppure presso la biglietteria di Oplontis. Gli ingressi sono scaglionati ogni mezz’ora con i seguenti turni: 20; 20.30; 21; 21.30; 22. A Villa Regina sarà consentito ingresso per massimo 15 persone per turno. Sono previste iniziative a cura della Pro Loco Villa Regina. Accesso disabili con accompagnatore.
Castellammare di Stabia (Na). Il ministro Franceschini inaugura nell’ex reggia borbonica Quisisana il nuovo museo Archeologico di Stabiae “Libero D’Orsi”

L’invito alla cerimonia di inaugurazione del nuovo museo Archeologico di Stabiae “Libro Orsi” a Castellammare di Stabia (Na)
Nell’estate 2018 sembrava solo un bel progetto da libro dei sogni: aprire nella reggia borbonica di Quisisana a Castellammare di Stabia un museo dedicato a Stabiae. Il direttore generale del parco archeologico di Pompei, Massimo Osanna, l’aveva annunciato in occasione dell’inaugurazione della mostra “Alla ricerca di Stabia” all’antiquarium di Pompei: un percorso di conoscenza della storia dell’antica Stabiae attraverso le testimonianze lasciateci dai ritrovamenti nella necropoli di Madonna delle Grazie, con le sue numerose sepolture, e nel santuario extraurbano in località Privati connesso, come rivelano i reperti votivi rinvenuti, al mondo femminile, alla protezione della fertilità e delle nascite (vedi https://archeologiavocidalpassato.com/2018/08/05/alla-ricerca-di-stabia-allantiquarium-di-pompei-una-mostra-sulla-necropoli-di-s-maria-delle-grazie-e-del-santuario-dei-privati-anticipa-il-progetto-multidisciplinare-per-l/). Quel progetto si è realizzato. Giovedì 24 settembre 2020, alle 11, alla reggia di Quisisana, a Castellammare di Stabia, si inaugura il nuovo museo Archeologico di Stabiae “Libero D’Orsi”. Alla cerimonia interverranno Dario Franceschini, ministro ai Beni culturali, Massimo Osanna, direttore generale dei Musei, direttore generale ad interim del parco archeologico di Pompei, e Gaetano Cimmino, sindaco di Castellammare di Stabia.

La reggia borbonica di Quisisana a Castellammare di Stabia ospiterà il nuovo museo Archeologico di Stabia

Firma della convenzione tra Gaetano Cimmino (sindaco) e Massimo Osanna (dg Pompei) per allestire il museo Archeologico di Stabia nella Reggia di Quisisana (foto parco archeologico Pompei)
Per arrivare a questo risultato è stato necessario un passaggio intermedio: la concessione d’uso della reggia i cui recenti restauri e la riqualificazione degli spazi hanno permesso di recuperarne il corpo di fabbrica, che si colloca sulle pendici del Monte Faito, restituendo una testimonianza storica destinata a ricevere una fruizione di alto livello culturale e istituzionale. Massimo Osanna, allora direttore generale del parco archeologico di Pompei, e Gaetano Cimmino, sindaco di Castellammare di Stabia, hanno firmato mercoledì 15 ottobre 2019 nella sala convegni del Palazzo Reale di Quisisana la convenzione per l’istituzione del museo Archeologico nelle stanze dell’ex residenza borbonica, una location di prestigio per ospitare i reperti dal territorio stabiano, tra cui gli affreschi romani e gli oggetti provenienti dalle ville di Stabiae in parte già ospitati nell’Antiquarium stabiano, chiuso dal 1997 (vedi https://archeologiavocidalpassato.com/2019/10/15/la-reggia-di-quisisana-ospitera-il-museo-archeologico-di-castellammare-di-stabia-firmato-laccordo-di-valorizzazione-tra-il-parco-archeologico-di-pompei-e-il-comune-di-castellammare-sara-un/).
La Reggia di Quisisana ospiterà il museo Archeologico di Castellammare di Stabia: firmato l’Accordo di Valorizzazione tra il Parco Archeologico di Pompei e il Comune di Castellammare. Sarà un polo museale che integra il circuito archeologico delle ville romane stabiane

La reggia borbonica di Quisisana a Castellammare di Stabia ospiterà il nuovo museo Archeologico di Stabia

Firma della convenzione tra Gaetano Cimmino (sindaco) e Massimo Osanna (dg Pompei) per allestire il museo Archeologico di Stabia nella Reggia di Quisisana (foto parco archeologico Pompei)
Il museo Archeologico di Castellammare di Stabia non è più solo un bel progetto da libro dei sogni. Nel luglio 2018, in occasione dell’inaugurazione della mostra “Alla ricerca di Stabia” all’antiquarium di Pompei, il direttore generale di Pompei, Massimo Osanna, l’aveva anticipato: “È imminente la concessione d’uso della Reggia borbonica di Quisisana a Castellammare di Stabia alla soprintendenza per allestirvi un museo dedicato a Stabiae e un centro di ricerca sull’area che è considerata di grande interesse” (vedi https://archeologiavocidalpassato.com/2018/08/05/alla-ricerca-di-stabia-allantiquarium-di-pompei-una-mostra-sulla-necropoli-di-s-maria-delle-grazie-e-del-santuario-dei-privati-anticipa-il-progetto-multidisciplinare-per-l/). Sono passati quasi quindici mesi e quel progetto è realtà: il Palazzo Reale di Quisisana ospiterà il museo Archeologico di Castellammare di Stabia. Massimo Osanna, direttore generale del parco archeologico di Pompei, e Gaetano Cimmino, sindaco di Castellammare di Stabia, hanno firmato mercoledì 15 ottobre 2019 nella sala convegni del Palazzo Reale di Quisisana la convenzione per l’istituzione del museo Archeologico nelle stanze dell’ex residenza borbonica, una location di prestigio per ospitare i reperti dal territorio stabiano, tra cui gli affreschi romani e gli oggetti provenienti dalle ville di Stabiae in parte già ospitati nell’Antiquarium stabiano, chiuso dal 1997. I recenti restauri e la riqualificazione degli spazi hanno permesso di recuperare il corpo di fabbrica del Palazzo Reale di Quisisana, che si colloca sulle pendici del Monte Faito, restituendo una testimonianza storica destinata a ricevere una fruizione di alto livello culturale e istituzionale. È evidente che la realizzazione di un polo museale di eccellenza a Castellammare di Stabia integra l’offerta culturale e il circuito archeologico dell’antica Stabiae, in rete con Villa San Marco e Villa Arianna, due importanti esempi di ville romane aristocratiche sul pianoro di Varano.

Il direttore generale Massimo Osanna illustra i reperti stabiani in mostra all’antiquarium di Pompei (foto Graziano Tavan)
La convenzione definisce le modalità operative con le quali le parti intendono gestire, ciascuno per propria competenza, l’uso degli spazi destinati alla fruizione dei visitatori e degli utenti. Il sito è di proprietà del Comune di Castellammare di Stabia che ne gestisce la fruizione; le funzioni di tutela sono di competenza del parco archeologico di Pompei. “L’approvazione dello schema di convenzione tra il parco archeologico di Pompei e il Comune di Castellammare di Stabia per la realizzazione del museo Archeologico nel Palazzo Reale di Quisisana è stato il primo provvedimento della nostra giunta”, ricorda soddisfatto il sindaco Gaetano Cimmino, “testimonianza evidente della rilevanza che questo progetto assume per la nostra Amministrazione e per l’intera Città di Castellammare di Stabia. Abbiamo chiesto di intitolare il museo al professor Libero D’Orsi, che alla guida del comitato per gli scavi avviò nel 1950 le attività di riesplorazione delle ville romane. E in sinergia con il parco archeologico di Pompei continueremo a dare impulso al percorso per la valorizzazione degli scavi di Stabia, simbolo della nostra storia e della nostra cultura”. E il dg Osanna: “Questa firma rappresenta un traguardo importante per Stabia e il suo ricco patrimonio culturale. Dopo le travagliate vicende, che hanno accompagnato il processo di completamento di questa convenzione, finalmente possiamo attivarci per dare un’appropriata collocazione ai numerosissimi reperti stabiani. Lavoreremo per allestire, quanto prima, un’ampia collezione permanente oltre a prevedere mostre temporanee, al fine di dare un nuovo impulso alla conoscenza di questo patrimonio straordinario e al turismo. In tal senso, la collaborazione con il Comune di Castellammare è di fondamentale importanza per un’azione ad ampio raggio di valorizzazione del territorio. L’intervento di tutela e salvaguardia delle strutture archeologiche, che è naturalmente una nostra priorità, non è da solo sufficiente per il rilancio turistico dell’area. È mia volontà lavorare assieme, anche per migliorare l’accessibilità e raggiungibilità delle Ville di Stabia”.

Dalla Reggia di Quisisana a Castellammare di Stabia l’occhio spazia fino al Vesuvio (foto parco archeologico Pompei)

Antefissa in terracotta con la testa di Ercole dal luogo di culto in località Privati a Stabia (foto Graziano Tavan)
La Reggia di Quisisana, a Castellammare di Stabia, fu costruita nel XIII secolo dai sovrani angioini come luogo di villeggiatura e di cura, ma fu solo con gli interventi condotti da Carlo III di Borbone tra il 1765 e il 1790 che il palazzo assunse l’aspetto attuale. Il complesso, che rispecchiava l’idea del “palazzo di caccia e villeggiatura”, ha una struttura a elle così da godere da un lato di una splendida vista sul golfo e dall’altro di essere meglio collegato a Castellammare. Nel periodo seguente anche il parco venne riammodernato e ingrandito sui modelli del giardino all’inglese con grandi viali, scale, fontane e giochi d’acqua che sfruttavano scenograficamente sia la ricca vegetazione delle pendici del Faito che le sorgenti d’acqua. La fama del Palazzo era tale da attrarre moltissimi viaggiatori e personalità straniere a soggiornare nell’area e il suo splendore ci è testimoniato dagli acquerelli e dalle incisioni di Hackert e Dahl nonché dalle vedute della Scuola di Posilippo. Dopo alcuni decenni di abbandono, il palazzo è stato oggetto all’inizio del 2000 di un grande intervento di restauro terminato nel 2009 e che ha restituito l’antico splendore. Oggi il complesso è al centro di un grande progetto di valorizzazione sotto la direzione del parco archeologico di Pompei che mira a renderlo sede di un museo dedicato alle ricche ville romane di Castellammare di Stabia e dove saranno esposti i magnifici affreschi e i reperti attualmente conservati all’Antiquarium. Il palazzo ospiterà anche un grande deposito visitabile per far entrare il pubblico nel “cuore” del museo stesso e al contempo per ospitare i nuovi reperti delle ricerche scientifiche che sono state riavviate nel territorio.
Con Pasqua 2019 riapre a Castellammare (Na) la bellissima Villa Arianna, dai preziosi affreschi, danneggiata dall’ondata di maltempo dell’ottobre 2018. Migliorati anche l’arredo esterno e la segnaletica

Il grande ambiente di Villa Arianna a Castellammare di Stabia con al centro l’affresco con il mito di Arianna (foto parco archeologico di Pompei)
Nell’uovo di Pasqua 2019 Castellammare (Na) trova la riapertura di Villa Arianna, la famosa villa dell’antica Stabiae così denominata per la grande pittura a soggetto mitologico rinvenuta sulla parete di fondo del triclinio, durante gli scavi condotti dall’ingegnere svizzero Karl Weber tra il 1757 e il 1762, cioè all’inizio degli scavi borbonici, quando si procedeva attraverso esplorazioni sotterranee che prevedevano solo il recupero degli oggetti e non anche l’indagine dell’intero contesto architettonico: pertanto, le suppellettili e gli affreschi meglio conservati venivano prelevati e inviati al museo Borbonico presso il Palazzo Reale di Portici, poi confluiti in quello che oggi è il museo Archeologico nazionale di Napoli.

Un affresco parietale della villa Arianna a Castellammare di Stabia (foto parco archeologico di Pompei)

A villa Arianna: da sinistra, Francesco Muscolino (direttore scavi), Alfonsina Russo (direttore ad interim Pompei), Gaetano Cimmino (sindaco Castellammare); Mauro Cipolletta (direttore Gpp) (foto Parco archeologico Pompei)
La Villa era chiusa da ottobre 2018 per i danni causati da una straordinaria ondata di maltempo. In questi mesi sono stati effettuati lavori di ripristino e puntellatura della copertura moderna dell’atrio in modo da riconsentire la riapertura al pubblico. Le coperture della Villa e dell’adiacente “Secondo Complesso” saranno, a breve, oggetto di un più radicale rifacimento, già definito a livello progettuale. La forzata chiusura al pubblico è stata l’occasione per condurre interventi di miglioramento del decoro complessivo della Villa e di accoglienza per i visitatori, che sono stati presentati alla presenza della direttrice ad interim Alfonsina Russo, del direttore generale del Grande Progetto Pompei, Mauro Cipolletta, del direttore degli scavi di Stabia Francesco Muscolino e del sindaco di Castallammare, Gaetano Cimmino. “La riapertura della villa è solo l’inizio di una progressiva riqualificazione”, dichiara Alfonsina Russo, “e una dimostrazione della rinnovata attenzione del parco archeologico di Pompei verso lo straordinario patrimonio archeologico dell’antica Stabiae”.

Nuove staccionate di contenimento fronti non scavati di villa Arianna di Stabia (foto parco archeologico Pompei)
Nell’ottica di una sempre maggiore integrazione con il contesto territoriale, sono stati riposizionati i nuovi cartelli segnaletici nelle immediate adiacenze esterne della villa, prima tappa di un necessario potenziamento della cartellonistica stradale per raggiungere facilmente sia Villa Arianna sia Villa San Marco. Sono state, inoltre, interamente rifatte per una lunghezza complessiva di circa cinquecento metri, le staccionate che delimitano i percorsi di visita e recingono gli spazi a monte della villa, sostituendo le vecchie recinzioni ormai ammalorate o mancanti in alcuni punti, allo scopo di rendere sempre più quest’ampia area verde, a Ovest della villa, circondata da ulivi e allestita con panchine, un confortevole luogo di sosta per i visitatori del sito e non solo. Contestualmente, con la realizzazione di nuove viminate (staccionate di contenimento) e altri piccoli interventi, si sono stabilizzati alcuni tratti dei fronti non scavati.

La reggia borbonica di Quisisana a Castellammare di Stabia ospiterà il nuovo museo nazionale di Stabia
“La proposta inserita all’interno del Piano Strategico per lo sviluppo delle aree comprese nel piano di gestione del sito UNESCO “Aree archeologiche di Pompei, Ercolano e Torre Annunziata”, aggiunge il generale Mauro Cipoletta, “prevede la valorizzazione delle aree archeologiche di Stabia, Villa San Marco e Villa Arianna, attraverso il miglioramento delle vie di accesso e di collegamento ad altre evidenze culturali, nonché la riqualificazione delle aree di sosta, dotandole anche di adeguate strutture di accoglienza turistica (ingresso con info-point, piccola area espositiva, bar etc).” E il sindaco Gaetano Cimmino: “La riapertura di Villa Arianna è un avvenimento atteso sin da quando l’ondata di maltempo dello scorso ottobre aveva arrecato danni importanti alla struttura, che è stata ora rimessa a nuovo con interventi finalizzati alla messa in sicurezza della splendida villa romana e al miglioramento dell’accoglienza. Si tratta dell’ennesimo segnale della sinergia intrapresa tra il Parco Archeologico di Pompei e l’amministrazione comunale di Castellammare di Stabia per la valorizzazione del vasto patrimonio storico e culturale del territorio, che costituisce una risorsa preziosa per Castellammare. Una cooperazione che proseguirà con la realizzazione del museo Archeologico di Stabia all’interno di Palazzo Reale a Quisisana, nell’ottica del potenziamento del marketing territoriale che insieme siamo pronti a promuovere per dare impulso al turismo culturale in città”.
Nuovo sito web per il parco archeologico di Pompei: mappa interattiva e informazioni in sette lingue
Dal 10 dicembre sarà online il nuovo sito web del Parco Archeologico di Pompei con una nuova veste grafica, ma soprattutto con una maggiore navigabilità e accessibilità per gli utenti e un più ricco contenuto testuale, di immagini e video. Il sito del Parco, che manterrà l’indirizzo http://www.pompeiisites.org e avrà le due versioni in italiano e inglese, prevede anche una landing page con le informazioni di base in ulteriori 7 lingue (tedesco, francese, spagnolo, russo, portoghese, giapponese e cinese) e porta in evidenza le informazioni su Pompei, ma anche sui siti periferici della Reggia di Quisisana, del Polverificio Borbonico, di Villa Sora e Longola che, oltre ai siti di Stabiae, Oplontis e l’Antiquarium di Boscoreale, rientrano nella competenza del Parco Archeologico di Pompei.
Una novità è la mappa interattiva dell’area archeologica di Pompei, facilmente navigabile sia da mobile che da desktop, con aggiornamenti in tempo reale sulle aperture e gli orari delle domus, con foto e descrizione degli edifici e con la possibilità di potersene servire come guida mobile per orientarsi facilmente all’interno degli scavi. Il sito, nell’ottica dell’attenzione che il Parco archeologico sta riservando all’ accessibilità degli utenti di ogni categoria al patrimonio culturale di Pompei, è in linea da un punto di vista normativo con gli standard tecnici previsti dal Decreto Ministeriale 8 luglio 2005 e successive modifiche (Allegato A ).
“Alla ricerca di Stabia”: all’Antiquarium di Pompei una mostra sulla necropoli di Madonna delle Grazie e del santuario dei Privati anticipa il progetto multidisciplinare per lo studio, la riscoperta e la valorizzazione dell’antica Stabiae. Con l’antiquarium stabiano chiuso da anni, il nuovo museo di Stabia sarà nella reggia borbonica di Quisisana

Il manifesto che annuncia la mostra “Alla scoperta di Stabia” all’antiquarium di Pompei (foto Graziano Tavan)

Il team di archeologi della soprintendenza di Pompei tra i direttori generali Osanna (a sinistra) e Cipolletta (a destra) (foto Graziano Tavan)
Focus sull’antica Stabiae. Era ora, sarebbe quasi il caso di dire. E lo ha fatto ben capire e trasparire dalle sue parole Massimo Osanna, direttore generale del parco archeologico di Pompei, nel presentare la mostra “Alla ricerca di Stabia”, aperta all’Antiquarium di Pompei fino al 31 gennaio 2019: un percorso di conoscenza della storia dell’antica Stabiae attraverso le testimonianze lasciateci dai ritrovamenti nella necropoli di Madonna delle Grazie, con le sue numerose sepolture, e nel santuario extraurbano in località Privati connesso, come rivelano i reperti votivi rinvenuti, al mondo femminile, alla protezione della fertilità e delle nascite. “Di solito”, esordisce Osanna, “le mostre archeologiche rappresentano il punto di arrivo di un progetto di ricerca archeologica. Stavolta, invece, vogliamo portare l’attenzione sulle necropoli di Stabiae, che raccontano la storia di una comunità aperta ai contatti con il Mediterraneo. La diversità dei materiali raccolti racconta un mondo fatto di mobilità, di migrazioni, di contatto tra culture, una cultura fatta di recezioni, di stimoli che vengono da aree culturali diverse. Questa mostra porta luce su un luogo troppo a lungo dimenticato che è l’antiquarium Stabiano, che è stato un luogo glorioso negli anni Sessanta per i materiali straordinari che conteneva, poi chiuso per problemi di agibilità dell’edificio. Così l’Antiquarium Stabiano è diventato il contenitore inadeguato di materiale non più fruibile da parte del pubblico”.

La reggia borbonica di Quisisana a Castellammare di Stabia ospiterà il nuovo museo nazionale di Stabia
Un progetto scientifico e di valorizzazione ambizioso per l’antica Stabiae. “Di Stabiae si sa pochissimo”, ammette Osanna. “È per questo che abbiamo messo insieme un programma di ricerca a tappeto su tutto il territorio di Stabia e capire la nascita e lo sviluppo di questo insediamento e arrivare a una conoscenza da aprire alla comunità del territorio e ai visitatori. A seguire il progetto è stato chiamato un gruppo cui fanno parte l’università di Salerno, l’università di Napoli Federico II, l’università di Bologna e la Columbia University”. E ancor prima del “taglio del nastro”, è stato proprio il soprintendente, affiancato dal direttore generale del Grande Progetto Pompei, Mauro Cipolletta, a dare la prima importante notizia: “È imminente la concessione d’uso della Reggia borbonica di Quisisana a Castellammare di Stabia alla soprintendenza per allestirvi un museo dedicato a Stabiae e un centro di ricerca sull’area che è considerata di grande interesse”. L’antico ager stabianus è infatti finora noto per la diffusione, tra la conquista sillana dell’89 a.C. e l’eruzione del Vesuvio del 79 d.C., di ville residenziali e produttive, come sottolineava già all’epoca Plinio il Vecchio: insediamenti richiamati dai terreni favorevoli alla coltura della vite e dell’olivo, e un retroterra montuoso adatto all’allevamento del bestiame per la produzione di lana, latte e derivati. Le residenze di lusso furono edificate sul pianoro di Varano, in posizione panoramica sul mare: ville di grandi dimensioni, spesso su più livelli. Pensiamo alla villa Arianna e al cosiddetto Secondo Complesso, oggi visitabili; la villa del Pastore, attualmente interrata; e la villa San Marco, aperta al pubblico. Sui terrazzamenti collinari dei monti Lattari stavano invece le ville rustiche: le ricerche della soprintendenza archeologica di Pompei negli ultimi anni ne ha individuato una cinquantina.

Il direttore generale Massimo Osanna illustra i reperti in mostra all’antiquarium di Pompei (foto Graziano Tavan)
Quindi a Pompei una mostra per fare il punto sulle ricerche a Stabia con un focus su due contesti di grande importanza per la ricostruzione delle dinamiche insediative del territorio stabiano e per le sue vicende storiche in epoca preromana. La necropoli di Madonna delle Grazie, con circa 300 tombe distribuite su un’area di circa 15mila mq, datate tra la seconda metà del VII sec. a.C. e la fine del III sec. a.C., testimonia della più antica occupazione stabile del territorio e rappresenta dunque una fonte preziosa di informazione sugli abitanti degli antichi centri che circondavano Pompei. Il luogo di culto in località Privati documenta invece un aspetto inedito della storia di Stabiae e cioè la presenza di un santuario extra-urbano nella seconda metà del IV sec. a.C.
La necropoli di Madonna delle Grazie si trova in una zona pianeggiante lungo la moderna statale Stabia-Nocera, in un’area che oggi costituisce la periferia orientale di Castellammare di Stabia. Le indagini condotte tra il 1959 e il 1989 hanno restituito circa 300 sepolture che indicano un utilizzo ininterrotto della necropoli tra la seconda metà del VII sec. a.C. e la fine del III sec. a.C. Tombe a fossa, a cassa litica o coperte con tegole sono le principali tipologie di sepolture attestate Nei corredi troviamo oggetti legati al banchetto, tra cui vasi utilizzati per il consumo di bevande come il vino (coppe, brocche, anforette) e strumenti impiegati nella preparazione dei cibi (coltelli e alari per la cottura delle carni); fibule, anellini, bracciali e collane sono invece elementi distintivi dell’abbigliamento e dell’ornamento.

Corredi funerari in mostra a Pompei dalla necropoli di Madonna delle Grazie a Stabia (foto Graziano Tavan)
“Gli oggetti in mostra delineano l’identità del defunto e attestano l’adozione di forme di consumo del vino legate al mondo greco ed etrusco”, spiegano gli archeologi. “I reperti testimoniano, inoltre, la presenza in Campania di nuove genti come gli Etruschi che, tra la fine del VII e gli inizi del VI sec. a.C., innescano profonde trasformazioni negli assetti territoriali e nelle dinamiche insediative. In questo periodo, sollecitati anche dall’arrivo di genti straniere, le popolazioni locali delle aree più interne della piana del Sarno e dei Monti Lattari si spinsero infatti fino al golfo di Napoli e si aprirono a nuovi contatti. La necropoli di Madonna delle Grazie ci racconta questa complessa fase di trasformazione”. E continuano: “Una comunità aperta ai contatti con genti straniere tra il VII e il V sec. a.C. consolida la propria presenza nel territorio stabiano e seppellisce i propri morti proprio nella necropoli di Santa Maria delle Grazie. Nelle tombe troviamo i segni di queste molteplici relazioni: diverse tipologie di ceramiche, tra cui vasi di impasto legati alla tradizione locale, forme in bucchero caratteristiche del mondo etrusco e importazioni greche”. Tra la metà del V e la metà del IV sec. a.C. l’arrivo di popolazioni sannitiche in Magna Grecia porta profonde trasformazioni sociali e negli insediamenti. “Segni di cambiamento si osservano anche a Stabia: nella necropoli di Madonna delle Grazie aumenta il numero delle tombe e cambia la tipologia delle ceramiche nei corredi, costituiti ora soprattutto da vasi privi di decorazione, ceramiche a vernice nera e più raramente vasi a figure rosse”.

Antefissa in terracotta con la testa di Ercole dal luogo di culto in località Privati a Stabia (foto Graziano Tavan)
Di grande interesse, quanto poco conosciuto, il luogo di culto in località Privati. Il deposito votivo, su una terrazza dei Monti Lattari digradante panoramicamente verso il golfo di Stabiae, segnava anticamente il confine meridionale del territorio stabiano, in una strategica posizione di controllo del percorso che collegava la valle del Sarno e l’area sorrentino-amalfitana. Il santuario, a partire dal IV sec. a.C., era probabilmente legato alla sfera femminile e alla protezione della fertilità e delle nascite, come indicano le terrecotte con immagini femminili, di bambini: tante offerte votive ed ex voto, anche con ossa animali.

Deposito di ex voto e materiale votivo da una fossa al centro della terrazza del luogo di culto in località Privati di Stabia (foto Graziano Tavan)
Al centro della terrazza gli archeologi hanno individuato una grande fossa con materiale votivo, spesso frammentato intenzionalmente prima di essere depositato, frammisto a terreno bruciato e a offerte di ossa animali. “Gli ex voto”, spiegano, “vennero gettati probabilmente per far posto a nuove offerte in occasione di un rifacimento del santuario tra II e I sec. a.C.”. Tra i votivo predomina la ceramica, con forme legate all’uso rituale dell’acqua e all’offerta di liquidi. “Alcuni tipi di statuine, come la figura di Atena con berretto frigio e le antefisse con Atena ed Eracle inseriscono il santuario di Privati in una rete di luoghi di culto che costellavano la penisola sorrentina dal Tempio Dorico di Pompei all’Athenaion di Punta della Campanella.
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