La conservazione di Villa dei Quintili protagonista con il parco archeologico dell’Appia Antica al Salone internazionale del Restauro di Ferrara. In presenza e on line
Dal 14 al 16 maggio 2025, il parco archeologico dell’Appia Antica è presente al Salone internazionale del Restauro di Ferrara, il grande evento internazionale dedicato all’eccellenza italiana nel restauro artistico e architettonico che celebra l’importante traguardo della 30a edizione. Per tre giorni, Ferrara Expo si trasformerà in una piattaforma dinamica di confronto tra memoria e innovazione, ospitando oltre 100 espositori e altrettanti appuntamenti, tra workshop, convegni e attività formative dedicate ai professionisti del settore. Diagnostica, digitalizzazione, restauro specialistico, impiantistica, sostenibilità: l’area espositiva offrirà una panoramica completa sulle tecnologie e le soluzioni più avanzate per il restauro architettonico, artistico e urbano. Nel ricco programma di incontri, a cui parteciperanno anche tecnici, ricercatori, direttori di Istituti e di Musei, ci saranno seminari, incontri, talk e momenti formativi di alto livello, offrendo nuove prospettive e approfondimenti sulle sfide e le opportunità del settore.

Villa dei Quinitli, una delle più belle ville edificate lungo la via Appia (foto parco appia antica)
Per il parco archeologico dell’Appia Antica il momento clou è giovedì 15 maggio 2025, quando, tra le 16 e le 17, nella Sala Mic – Padiglione 3, c’è l’incontro “Villa dei Quintili: un grande laboratorio per la conservazione e la conoscenza”, nel corso del quale saranno esposte le attività conservative e di ricerca più recenti effettuate presso la Villa dei Quintili in collaborazione con l’Istituto centrale del restauro e la Sapienza università di Roma. Diretta streaming: https://www.youtube.com/@FieraRestauro/streams. Dopo i saluti di Simone Quilici, direttore PAAA; Luigi Oliva, direttore ICR; Daniela Esposito, professoressa Sapienza università di Roma; gli interventi di Eleonora Gioventù, Edoardo Capasso, Sara Belletti, Giuliana Codato, Valentina Fantera “Ricerca, sperimentazione e restauro per la conservazione del patrimonio archeologico di Villa dei Quintili”; Marta De Pari (dottoranda SAPIENZA–UNIBA, Progetto PNRR 4.1) “Conoscere per Conservare. La Villa dei Quintili; un approccio multidisciplinare per l’impianto termale”; Roberta Boscherini, Raffaella Guarino, Sara Iovine (funzionari PAAA) “Conservazione e valorizzazione del patrimonio archeologico di Villa dei Quintili: gli ultimi interventi conservativi sui sectilia pavimentali”.
Torre Annunziata. Alla Villa di Poppea (villa A di Oplontis) tornano in situ statue e reperti conservate a Palazzo Criscuolo: nasce un museo diffuso per raccontare, conservare e valorizzare il patrimonio statuario di Oplontis

Il grande cratere a calice che fungeva da fontana da giardino della villa di Poppea (villa A) di Oplontis (foto parco archeologico pompei)
A Palazzo Criscuolo di Torre Annunziata (Na), sede del “Museo dell’Identità”, una passeggiata nel tempo alla scoperta delle bellezze e dei tesori oplontini, c’era una sala delle Sculture e degli oggetti ornamentali provenienti dalla “Villa di Poppea” e in parte provenienti dai depositi del Parco archeologico di Pompei- Ora quelle opere sono state riposizionate in alcuni ambienti della villa, regalando un imprevisto colpo d’occhio nel delicato contrasto tra il marmo delle statue, le linee eleganti dei bassorilievi e dei busti, e gli affreschi delle stanze che risaltano dei loro vivaci colori.

Gabriel Zuchtriegel, direttore del parco archeologico di Pompei, davanti al gruppo del Satiro con Ermafrodito proveniente dalla Villa di Poppea a Oplontis (foto parco archeologico pompei)
Non si tratta solo della proposta di un nuovo percorso visita, con inediti scorci, ma di un invito al sentire, a lasciarsi sorprendere dall’impressione che la vista di tanta bellezza solleva. Emozioni che prendono corpo alla Villa di Poppea, attraverso la ricollocazione di statue e reperti originari, mai prima esposti nel sito. Un progetto di Museo diffuso permanente che consente di raccontare, conservare e valorizzare l’eccezionale patrimonio statuario di Oplontis. “Riportare questi reperti nel luogo originario di provenienza è stata un’operazione di tutela finalizzata a garantirne un’adeguata conservazione in ambienti monitorati, da un punto di vista della sicurezza e delle condizioni conservative”, dichiara Gabriel Zuchtriegel, direttore del parco archeologico di Pompei. “Ma anche di valorizzazione sia delle opere sia della villa in quanto l’esposizione in loco consente un racconto diretto e suggestivo del contesto reale”.

La statua dell’Efebo inserita nel percorso di visita della Villa di Poppea a Oplontis (foto parco archeologico pompei)

Il Bambino con oca: la statua è ritornata alla Villa di Poppea a Oplontis (foto parco archeologico pompei)
Quindici i reperti ricollocati, che un tempo adornavano la maestosa Villa, tra i quali un grande cratere in marmo pentelico a bassorilievi, ad aprire il percorso e grandi statue. La Nike, l’Artemide e l’Efebo, e poi il busto di Eracle, il bambino con l’oca, e ancora una testa di Afrodite e ritratti di bambini. A questi reperti già posizionati si aggiungeranno i centauri e il gruppo scultoreo del Satiro con Ermafrodito, al termine della mostra “Arte e sensualità nelle case di Pompei” presso la palestra grande di Pompei, dove sono attualmente esposti. Progetto e realizzazione allestimento a cura di: arch. Arianna Spinosa, responsabile unico del procedimento; dott. Giuseppe Scarpati, progettista archeologo; dott.ssa Raffaella Guarino, progettista restauratore; dott.ssa Silvia Bertesago, responsabile Ufficio Mostre; dott.ssa Tiziana Rocco, supporto Ufficio Mostre; arch. Maria Pia Amore, supporto progetto allestimento; arch. Vincenzo De Luce, progetto allestimento. Operatori: Montenovi srl, Caditec srl.

Ritratti di bambini riposizionati nella Villa di Poppea a Oplontis (foto parco archeologico pompei)

La statua della Nike della Villa di Poppea a Oplontis (foto parco archeologico pompei)
L’itinerario ha inizio con il grande cratere a calice che fungeva da fontana da giardino, oggi esposto nel grande salone di rappresentanza colonnato. Raffigurati in bassorilievo i gruppi di guerrieri di Pirro, disposti in coppia. Ognuno batte lo scudo con il braccio sinistro e tiene la spada con il destro. Un terzo uomo danza a destra. I guerrieri danzano in punta di piedi con le gambe incrociate e i corpi allungati. Non di minore impatto è la Nike, la donna alata, con il leggero piede nudo, che emerge dalla veste sollevata, teso verso il suolo nell’atto di atterrare, e collocata in uno degli ambienti che affacciano sulla piscina. E ancora l’Artemide, la dea, rappresentata in piena falcata, con il peso del corpo che poggia sulla gamba sinistra, e la destra sollevata. Particolare anche la scultura del bambino che gioca con l’oca. Gruppi di fontane con ragazzi che tengono in mano un uccello acquatico erano molto popolari nella scultura da giardino. Nella maggior parte dei casi il ragazzo era visto come Eros.

La ricca decorazione parietale della villa di Poppea a Oplontis (foto parco archeologico di Pompei)
La Villa di Poppea (nota anche come Villa A per distinguerla dalla villa B rinvenuta poco lontano) era una delle più importanti ville d’otium della costa del Golfo di Napoli. Per la grandiosità dell’impianto e la ricchezza degli apparati decorativi la villa A, nella quale è stata rinvenuta un’anfora in cui è menzionato il nome di Poppea, è attribuita alla seconda moglie di Nerone. Al pari delle lussuose ville di Stabia, presentava un accesso principale orientato verso la campagna retrostante, sviluppandosi poi in una ricca ed articolata distribuzione di sale di soggiorno e giardini aperti sul golfo e le sue bellezze paesaggistiche.

La villa di Poppea by night a Oplontis (Torre Annunziata) (foto parco archeologico di Pompei)
I colonnati dell’affaccio sud, i giardini e le terrazze, visti dal mare, costituivano parte integrante del panorama con il Vesuvio, la campagna circostante, le colline boscose e ricoperte di vigneti. Attorno alla metà del I secolo d.C. il complesso si ampliò con l’aggiunta dell’enorme piscina, 61×17 metri, lungo la quale si disposero le stanze da pranzo, il soggiorno, gli alloggi per gli ospiti e dei piccoli giardini d’inverno. La villa aveva inglobato anche i resti di un più antico complesso produttivo, posti a sud del quartiere della piscina, di cui è stato possibile indagare solo l’ambiente del torchio. Attorno alla piscina, nella ricca vegetazione, era collocata parte delle sculture che decoravano il lussuoso edificio.

La Villa di Poppea nel sito di Oplontis a Torre Annunziata con i giardini (foto parco archeologico pompei)
Tra le molte ville vesuviane questa è l’unica che offre la possibilità di ricostruire, sulla base degli scavi archeologici, la composizione dei giardini interni, luoghi di riposo e meditazione, che rivestivano una grande importanza nella vita dell’aristocrazia romana. Studi paleobotanici, inoltre, hanno consentito di ricostruire la vegetazione originaria in essi presente: siepi di bosso, oleandri, limoni, platani, olivi, cipressi, edere rampicanti e rose erano disposti a complemento della decorazione scultorea e architettonica. Al momento dell’eruzione l’edificio doveva essere in gran parte disabitato a causa di lavori incorso, forse avviati in occasione di un passaggio di proprietà, che comportarono la rimozione di molti elementi architettonici e decorativi. All’interno delle azioni di miglioramento dei livelli di accessibilità della villa di Poppea, oltre all’inserimento di un nuovo percorso in LIS, nel mese di gennaio si sono conclusi i lavori di messa in sicurezza e sistemazione della rampa di ingresso. Quest’ultimo intervento consentirà anche alle persone con disabilità di accedere alla villa dal lato piscina e riconnettersi al percorso fruito da tutti i visitatori.
Pompei. Restaurato il grande affresco del giardino della Casa dei Ceii: tornano al loro splendore le scene di caccia, i paesaggi egittizzanti con i Pigmei e la fauna del Delta

Affresco del giardino della Casa dei Ceii a Pompei: dettaglio dei Pigmei (foto parco archeologico di Pompei)
Torna a splendere nei suoi intensi colori, il grande affresco del giardino della Casa dei Ceii a Pompei al termine di un importante restauro sugli apparati decorativi, diretto da Stefania Giudice, con Luana Toniolo direttore operativo archeologo, e Raffaella Guarino direttore operativo restauratore, e curato dalla RWS di Padova. Come una pellicola sbiadita dal tempo e restaurata, così riprende vita, in tutto il suo fulgore e vividezza, la grande pittura che orna la parete di fondo del giardino di questa casa, con la scena di caccia con animali selvatici, assieme alle scene di paesaggi egittizzanti popolati di Pigmei e animali del Delta del Nilo raffigurati sulle pareti laterali. L’intervento è stato realizzato con fondi ordinari del parco archeologico di Pompei.

La Casa dei Ceii, scavata tra il 1913 e il 1914, rappresenta uno dei rari esempi di dimora antica di età tardo-sannitica (II sec. a.C.). La proprietà della domus è stata attribuita al magistrato Lucius Ceius Secundus, sulla base di un’iscrizione elettorale dipinta sul prospetto esterno della casa. La facciata della domus, con il suo rivestimento a riquadri in stucco bianco e l’alto portale coronato da capitelli cubici, è esemplificativa dell’aspetto severo che doveva avere una casa di livello medio d’età tardo sannitica (II sec. a.C.). Al centro dell’atrio tetrastilo peculiare è la vasca dell’impluvio, realizzata con frammenti di anfore posti di taglio, secondo una tecnica diffusa in Grecia ma che Pompei trova solo un altro confronto nella Casa della Caccia Antica (vedi Pompei. Dal 1° novembre aprono al pubblico la Casa dei Ceii e i Praedia di Giulia Felice, che si aggiungono alle altre importanti dimore che si possono visitare tutti i giorni | archeologiavocidalpassato).



Nel nuovo allestimento della Casa dei Ceii anche il calco del mobilio (foto parco archeologico di Pompei)
La domus era stata oggetto negli anni passati, nell’ambito del Grande progetto Pompei, di interventi di riqualificazione, regimentazione delle acque meteoriche e manutenzione delle coperture, resisi necessari a causa di una progressiva perdita di funzionalità delle stesse, che negli anni stava esponendo ad un serio rischio degrado gli ambienti sottostanti, caratterizzati da intonaci decorati e pavimenti di grande pregio. Nella casa era stato riproposto parte dell’allestimento originario della dimora, con la ricollocazione del tavolo in marmo e della vera di pozzo nell’atrio, dove è anche visibile il calco di un armadio e il calco della porta di accesso della casa. Mentre nella cucina è visibile una piccola macina domestica.

Apparati decorativi. Si trattava di soggetti spesso ricorrenti nella decorazione dei muri perimetrali dei giardini pompeiani, al fine di ampliare illusionisticamente le dimensioni di tali spazi ed evocare all’interno degli stessi un’atmosfera idilliaca e suggestiva. In questo caso, con ogni probabilità, il tema delle pitture testimoniava anche un legame e un interesse specifico che il proprietario della domus aveva per il mondo egizio e per il culto di Iside, particolarmente diffuso a Pompei negli ultimi anni di vita della città.
“Negli anni a causa della mancanza di una adeguata manutenzione e all’utilizzo di pratiche di restauro non idonee”, spiega Stefania Giudice, “si è assistito a un progressivo degrado dei dipinti e al danneggiamento degli affreschi, soprattutto nelle parti basse dove maggiormente influisce l’umidità. Grazie ad un intervento, molto complesso, si è potuti addivenire ad una pulitura della pellicola pittorica anche mediante l’utilizzo del laser, che ha permesso di ripulire porzioni importanti del dipinto, soprattutto nella parte relativa alla decorazione botanica dell’affresco. Le parti abrase del dipinto sono state recuperate attraverso un ritocco pittorico puntuale. Tutto l’ambiente è stato chiuso per evitare, per il futuro, infiltrazioni di acqua piovana e preservarne adeguatamente l’area”.
“In questo momento sto effettuando il ritocco pittorico sulle parti abrase dell’affresco”, spiega Paola Zoroaster, restauratrice RW, “e lo sto facendo in modo puntuale; dove invece abbiamo fatto una stuccatura di dimensioni maggiori rispetto alle abrasioni, realizzata con una malta naturale composta da calce e parti di pietra, andiamo a fare una ricostruzione cromatica sempre puntinata in modo che la superficie stuccata sia comunque uniforme al resto dell’affresco che, essendo stato precedentemente oggetto di vari interventi e avendo una certa età, è già molto mosso e abraso”.













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