Esclusivo. Il co-direttore dello scavo del villaggio protostorico di Frattesina (Ro), Paolo Bellintani (Cpssae), traccia un primo bilancio della campagna 2024, nel progetto “Prima Europa”, soffermandosi sulle evidenze archeologiche più interessanti (dai crogioli per la produzione del vetro allo scheletro di neonati di cavallo, dalle fornaci alla capanna), e annunciando quelli che potrebbero essere i più importanti interventi futuri. Se ne parla il 1° febbraio a Rovigo

Campagna 2024: l’area di scavo del villaggio protostorico di Frattesina a Fratta Polesine (Ro) (foto graziano tavan)
È stato definito “sito di produzione scambio” con collegamenti tra il Nord Europa e il Mediterraneo orientale, un unicum nell’Europa dei tempi di Ulisse: è il villaggio protostorico di Frattesina a Fratta Polesine (Ro), dove scava l’università Sapienza di Roma, diretto da Andrea Cardarelli e co-diretto da Paolo Bellintani, presidente del Cpssae di Rovigo, nell’ambito del progetto “Prima Europa. La protostoria del Medio Polesine”, coordinato dalla soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio di Verona Rovigo e Vicenza, e finanziato dalla fondazione Cariparo. Proprio Paolo Bellintani, per archeologiavocidalpassato.com, traccia un primo bilancio della campagna 2024, si sofferma su alcune evidenze archeologiche particolarmente significative, come la fornace (già individuata nel 2023), una nuova fornace, i frammenti di crogiolo per la produzione del vetro (e questa di Frattesina – sottolinea Bellintani – “è la prima produzione vetraria sistematica d’Europa”), una capanna, e l’eccezionale ritrovamento dello scheletro intero di un neonato di cavallo. E poi annuncia quelli che potrebbero essere i più importanti interventi futuri (a cominciare dall’asportazione della fornace per la sua musealizzazione), se il progetto verrà nuovamente finanziato. Di tutto questo si parlerà sabato 1° febbraio 2025, a Palazzo Roncade a Rovigo, dalle 9, nell’incontro “Archeologia in Polesine. Progetti in corso novità prospettive”.
“Quest’anno (2024, ndr)”, spiega Bellintani, “avevamo in programma un approfondimento di quello che avevamo già visto l’anno scorso: abbiamo visto strutture abitative e strutture produttive del centro di produzione e scambio di Frattesina di Fratta Polesine.

Campagna 2024: veduta d’insieme della capanna nel villaggio protostorico di Frattesina di Fratta Polesine (Ro) (foto graziano tavan)
“In particolare abbiamo allargato lo scavo verso Est per ricomprendere all’interno dell’area di ricerca una struttura, un’abitazione, una capanna che l’anno scorso vedevamo solo a metà. Quest’anno siamo riusciti a scoprirla completamente. E quindi abbiamo in buona parte terminato le operazioni di ripulitura della superficie pavimentale. Abbiamo individuato delle buche di palo che contornavano la capanna che sono le uniche testimonianze degli alzati che ci rimangono. Abbiamo anche completato lo scavo di una struttura in legno carbonizzato che si trova nella parte Nord, antistante la capanna che probabilmente o è la parete nord crollata o una piattaforma già in piano al momento dell’incendio di questa capanna che è rimasta lì, e si sono conservati i carboni abbastanza bene.

Campagna 2024: la fornace (la “fornacetta” negli scavi 2023, ndr) e dell’area antistante nel sito protostorico di Frattesina di Fratta Polesine (Ro) (foto graziano tavan)
“Altra cosa importante, emersa l’anno scorso – continua Bellintani -, è la fornace per la produzione del vetro. Volevamo quest’anno tentare di strappare la fornace, di portarla intera in museo a Fratta per la sua musealizzazione. Ma il clima non è stato clemente in maniera sufficiente. Ci ha rallentato un po’ nei lavori. Abbiamo però aperto tutta la parte antistante, siamo arrivati sul piano d’uso in cui si facevano le lavorazioni relative a questa fornace. Qui si vedono ancora in scavo i frammenti di alcuni crogioli per la lavorazione del vetro. Sulla superficie interna di uno di questi crogioli si vede che conserva ancora le tracce del vetro che è rimasto aderente, incollato alla superficie interna. E di questi frammenti ce ne sono parecchi. L’idea – da verificare ancora – è che tutta l’area circostante la fornace fosse un’area di produzione, probabilmente già produzione di vetro primario, vetro grezzo, e poi successivamente di lavorazione che veniva effettuata in crogiolo”.
Prima di entrare nel merito della campagna 2024 a Frattesina di Fratta Polesine (Ro), Paolo Bellintani ragguaglia su enti e istituzioni coinvolte nel progetto “Prima Europa” di cui fa parte lo scavo di Frattesina. “Gli scavi di Fratta Polesine – ricorda Bellintani – rientrano nel progetto “Prima Europa. La protostoria del Medio Polesine”, progetto avviato nel 2022 grazie a un accordo di collaborazione tra la soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per le province di Verona Rovigo e Vicenza che coordina un gruppo di lavoro costituito dall’università la Sapienza di Roma che ha la direzione dello scavo nella persona di Andrea Cardarelli, e la co-direzione di Paolo Bellintani come presidente del Cpssae – Centro polesano di studi storici archeologici ed etnografici di Rovigo. Del progetto in generale fanno parte anche ovviamente l’università di Padova che ha lo scavo diretto da Michele Cupitò a Villamarzana. E abbiamo anche varie collaborazioni in questo progetto a partire in particolare dal museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine che coordina un po’ tutto l’aspetto della comunicazione. Collaboriamo anche con diverse università. Sempre con l’università di Padova: per la parte archeometrica Ivana Angelini ci dà una mano moltissimo per quello che riguarda le ambre, i vetri e in parte anche i metalli. E il progetto Geodap (GEOarchaeology of DAily Practices: extracting bronze age lifeways from the domestic stratigraphic record) diretto dal professor Cristiano Nicosia di Geoscienze, sempre di Padova, per le analisi micro-morfologiche e sedimentologiche. E poi collaborazioni con l’università di Bamberg, in particolare con Wieke De Neef, per il rilievo magnetometrico effettuato su tutta l’area dello scavo di Frattesina, ma anche di Villamarzana, e tra poco riprenderemo anche la magnetometria sul terzo sito di questo progetto che è quello di Campestrin di Grignano Polesine, il sito della lavorazione dell’ambra, contemporaneo alle prima fasi di Frattesina. E ricordo anche, sempre per quanto riguarda lo scavo di Frattesina il Comune di Fratta Polesine che ci sta dando una grandissima mano fin dall’inizio delle campagne di scavo; l’associazione il Manegium che ci offre i suoi spazi nel museo Etnografico per fare attività di laboratorio, lo stoccaggio dei materiali e il primo il primo trattamento dei materiali stessi, materiali che poi finiscono – almeno temporaneamente – come immagazzinamento nel museo dei Grandi Fiumi di Rovigo, altro ente che collabora con noi sia per quanto riguarda lo scavo di Frattesina che per i materiali di Campestrin di Grignano Polesine. Il progetto – conclude Bellintani – è stato finanziato per il 2022-2024 dalla Fondazione Cariparo – cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, che ha anche annunciato la possibilità concreta di poter rifinanziare anche per gli anni successivi la continuazione tanto del progetto “Prima Europa. Protostoria del Medio Polesine” quanto l’altro progetto, sempre finanziato da Cariparo, e che vede le università di Padova e di Venezia sul campo, e riguarda gli scavi di San Basilio di Ariano Polesine”.
“Novità di quest’anno (2024, ndr) – spiega Bellintani – è una struttura piro-tecnologica, una struttura cioè dedicata ad attività a fuoco – che non sappiamo se sia un semplice focolare o un’altra fornace. Lo stiamo aprendo, lo stiamo scavando, e ha delle caratteristiche che un po’ assomigliano alla fornace precedente, ma altre che invece se ne differenziano”.
“La fornace in sè non è una novità – ricorda Bellintani – perché l’avevamo già scavata l’anno scorso (era stata definita fornacetta, ndr) quando avevamo tolto tutti gli elementi della volta crollati all’interno che adesso sono conservati al museo di Rovigo per un sotto-progetto che prevede la ricostruzione virtuale – o fisica se ci riusciamo – di tutta quanta la struttura che verrà speriamo musealizzata nel museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine. La novità è che abbiamo aperto tutta l’area antistante l’imboccatura della fornace, e pian piano abbiamo trovato sulla superficie di uso della fornace tutta una serie di piccoli di elementi di scarti di lavorazione di vetro e, venendo più verso Sud, abbiamo continuato a trovare frammenti di crogioli per la lavorazione del vetro”.
Giulia di Giambernardino (Sapienza università di Roma) illustra i crogioli: lei che è stata un po’ la protagonista dello scavo di quest’area dove ha individuato questi reperti in particolare: “Dopo aver asportato l’us 1009 – ricorda di Giamberdino – che era caratterizzata da questi legnetti mineralizzati, abbiamo notato subito una colorazione bluastra-verdognola che ci ha fatto capire di doverci fermare ed essere un po’ più delicati. Quindi ci siamo resi conto subito di esserci trovati di fronte a quelli che sembravano essere frammenti di crogiolo adatti alla lavorazione del vetro”.

Campagna 2024: dettaglio di frammento di crogiolo con tracce di vetro dallo scavo di Frattesina di fratta Polesine (Ro) (foto graziano tavan)
Se ne vede uno che conserva ancora la ceramica e la spalmatura di vetro che aderisce alla superficie interna. Vicino c’è una zona che non è ancora stata asportata in cui si può notare anche in questo caso un frammento di crogiolo che mostra sempre tracce della spalmatura di vetro. Interviene Bellintani: “Sul terreno ce ne sono parecchi di frammenti di crogiolo. Molti sono ancora in corso di scavo. L’idea è che un po’ tutta l’area probabilmente fosse in parte dedicata a diversi gradi di lavorazione, dalla produzione del vetro primario alla lavorazione del vetro, la sua colorazione, e poi la produzione di perle che sono il maggior prodotto. Le perle sono il prodotto principale di questa industria che, ricordo, come già detto nel 2023, è la prima produzione vetraria sistematica d’Europa”.
“Quest’anno – come detto, spiega Bellintani – abbiamo aperto un ulteriore settore verso Est per vedere i imiti orientali di una delle strutture che erano già emerse nello scavo del 2023. Si vedono bene le travi in orizzontale che possono essere interpretate o come la parete Nord della capanna crollata e rimasta molto ben conservata anche se combusta, carbonizzata, oppure come una struttura a terra, una piattaforma antistante la capanna. Dietro la piattaforma, quello che si vede più chiaro è il battuto pavimentale che adesso abbiamo scoperto integralmente e che delimita, individua un’area abbastanza vasta di 7-8 metri per 5-6 di una struttura probabilmente di tipo abitativo”.
Tra le evidenze della campagna 2024 c’è lo scheletro di un cavallo scavato da Matteo Cianfoni, archeo-zoologo dell’università La Sapienza di Roma che spiega: “Si tratta di un equide neonato, lo sappiamo perché ha le saldature delle epifisi confuse, la dentatura da latte, e apparentemente non era in un taglio ma sembra comunque sia stato avvolto in un tessuto, un qualche materiale deperibile che lo conteneva.

Campagna 2024: l’eccezionale ritrovamento dello scheletro integro di un neonato di cavallo nello scavo di Frattesina di Fratta Polesine (Ro) (foto graziano tavan)
“Un ritrovamento abbastanza particolare – continua Cianfoni – perché i cavalli sono pochissimi in abitato, non utilizzati per l’alimentazione ma utilizzati per la cavalcatura, alcuni per il traino, ma sono comunque uno status symbol, e quindi una deposizione di un individuo neonato in abitato è una scoperta abbastanza eccezionale. Il cavallo è rannicchiato sul lato sinistro, si vede la mandibola con i denti. Il cranio purtroppo è un po’ imploso a causa della pressione della terra. Si vedono gli arti inferiori, il bacino, la zampa posteriore, la scapola, radio, omero, l’altra scapola e le vertebre. La testa guarda verso Nord come se fosse appoggiato sul suo lato posteriore. La percentuale di cavalli nelle faune rinvenute in questo tipo di abitati è. Stanno sotto l’1%”. Bellintani: “Questo per dare l’idea dell’eccezionalità del rinvenimento, soprattutto nel fatto che è un individuo intero. Il cavallo – come si diceva prima – era un elemento particolare nella fauna locale e uno status symbol destinato forse eccezionalmente anche all’alimentazione, ma soprattutto per la cavalcatura o per il tiro di carri”.
“Prospettive per quanto riguarda il sito di Frattesina? Se ci sarà il finanziamento con la possibilità di proseguire lo scavo – spiega Bellintani – ovviamente quello che dovremo fare innanzitutto – che ci promettevamo di fare quest’anno e non è stato possibile – sarà l’asportazione della fornace per poterla musealizzare. È un reperto unico cui stiamo dedicando particolare attenzione. Ma non meno importante è la prosecuzione almeno in quest’area di scavo per arrivare all’impianto delle strutture che stiano scavando che vede almeno un metro ancora di stratigrafia da esplorare. Quindi tante altre cose che stanno dando molte soddisfazioni perché grazie alla teleosservazione prima, e poi alla magnetometria, abbiamo individuato un’area di scavo che è sia un quartiere abitativo che anche una zona di produzione artigianale che è la caratteristica principale di questo sito che chiamiamo “sito di produzione scambio” perché legato a una rete di scambi veramente vastissima che va dal Nord Europa al Mediterraneo orientale e che fa di Frattesina un unicum, un sito eccezionale nell’Europa dei tempi di Ulisse”.
Esclusivo. Il direttore dello scavo del sito protostorico di Villamarzana (Ro), prof. Michele Cupitò (unipd), traccia un primo bilancio della campagna 2024, nel progetto “Prima Europa”, soffermandosi sulle evidenze archeologiche più interessanti, e guardando a quelli che potrebbero essere gli esiti di una futura, quanto auspicabile, campagna di scavo. Se ne parla il 1° febbraio a Rovigo

Sito protostorico di Villamarzana (Ro): campagna di scavo 2024. Veduta generale (foto graziano tavan)
Lo scavo 2024 del sito protostorico di Villamarzana (Ro), diretto dal prof. Michele Cupitò dell’università di Padova, e il coordinamento della soprintendenza Abap di Verona Rovigo e Vicenza, giunto al secondo e ultimo anno del progetto “Prima Europa” finanziato dalla Fondazione Cariparo, sarà uno dei temi affrontati sabato 1° febbraio 2025, a partire dalle 9, a Palazzo Roncale di Rovigo nell’incontro “Archeologia in Polesine. Progetti in corso, novità, prospettive”. La seconda campagna di scavo a Villamarzana ha delineato meglio la natura del sito protostorico, che doveva essere un insediamento di tipo produttivo (forse del bronzo): un piccolo quartiere artigianale forse legato a delle abitazioni di un certo livello sociale, tutte ancora da scavare, con evidenti rapporti con l’Italia sud-orientale, la Puglia in particolare, a conferma che in questa fase del Bronzo finale quest’area del Polesine era tutt’altro che in crisi. A tracciare un primo bilancio della campagna di scavo 2024, soffermandosi sulle evidenze archeologiche più interessanti, e guardando a quelli che potrebbero essere gli esiti di una futura, quanto auspicabile, campagna di scavo, è lo stesso prof. Cupitò in esclusiva per archeologiavocidalpassato.com.
“Oggi (30 settembre 2024, ndr) – spiega il prof. Michel Cupitò – si apre l’ultima settimana di scavo nel sito di Villamarzana, del secondo e ultimo anno del progetto Prima Europa, che è finanziato dalla fondazione Cariparo. L’università di Padova quest’anno (2024, ndr) – come era nelle prospettive – ha ampliato l’area di scavo sulla base di quelle che erano state le evidenze identificate lo scorso anno. L’obiettivo era in particolare quello di cercare di comprendere e mettere in luce una struttura che si era ipotizzato essere di tipo abitativo identificata lo scorso anno. Proprio per questa ragione la superficie dello scavo è stata triplicata rispetto all’anno scorso.

Sito protostorico di Villamarzana (Ro): fase di scavo nella campagna 2024 (foto drm-ven)
“I depositi archeologici – continua Cupitò – sono stati in parte troncati dalle arature. Però la situazione si è rivelata migliore rispetto a quello che immaginavamo. Il lembo di struttura che avevamo identificato nel 2023 si è rivelata essere una struttura di grandi dimensioni, un edificio plurifase cioè con più fasi strutturate, con realizzazione di cordoli per delimitare l’area – probabilmente degli alzati che alloggiavano in buche di palo – e molte strutture pirotecnologiche nelle quali veniva usato il fuoco. In particolare una grande struttura che potrebbe – il condizionale è d’obbligo perché le analisi di laboratorio devono ancora venire – essere utilizzata per la lavorazione del bronzo.

Sito protostorico di Villamarzana (Ro): stratigrafia evidenziata nella campagna 2024 (foto graziano tavan)
“Quindi – conclude Cupitò – il bilancio è assolutamente positivo. Nel senso che abbiamo tutti i dati per ricostruire una piccola parte di questo settore dell’insediamento. Si conferma la regolarità dell’impianto e quello che è forse è il fatto più interessante in generale è che non ci troviamo a scavare un’area abitativa in senso proprio, cioè domestica come invece avevamo ipotizzato nel 2023, ma più probabilmente un’area di tipo produttivo forse del bronzo, come dicevo, ma possibilmente legata anche ad altre attività che andremo a indagare. Quindi un piccolo quartiere artigianale che forse era legato a delle strutture domestiche, quindi a delle abitazioni di un certo livello, perché abbiamo identificato anche quest’anno frammenti di ceramica protogeometrica che provengono o comunque dichiarano importanti contatti tra questo settore e l’Italia meridionale attraverso l’Adriatico. Quindi due strutture abitative che grazie alle prospezioni magnetometriche possiamo ipotizzare siano nella zona settentrionale che non abbiamo ancora identificato”.
“Questo è quello che tecnicamente si dice un vespaio”, spiega il prof. Michele Cupitò -, una struttura quadrangolare di circa 2,5 metri per 1,5 metri di lato, realizzata in questo modo: una sorta di sottofondo di blocchetti di argilla e impasti cotti bruciati, e poi al di sopra una stesura di frammenti ceramici, realizzata appositamente in modo molto regolare.

Sito protostorico di Villamarzana (Ro): il cd vespaio nella campagna 2024 (foto graziano tavan)
Questa struttura per ora non mostra particolari confronti, quindi per ora è un unicum, la cui funzione dobbiamo ancora capire, ma sicuramente era una struttura legata alle attività artigianali. Una struttura complessa perché, come si può vedere, era chiusa, delimitata da buche di palo. Ci sono anche tracce di un’assicella di legno combusta. Quindi una struttura delimitata da buche di palo che o era coperta o comunque contenuta in questo apprestamento che sul lato Nord-Ovest presentava delle buche di palo che proseguivano oltre e quasi sembrano delimitare quest’area rispetto a quella fossa che ormai è stata scavata, che possiamo ipotizzare sia una clay-pit, cioè un pozzetto per il recupero di materiale argilloso per stesure, per alzati… quello che è interessante è che aveva uno scarico di materiali sulla sponda, tra questi materiali è stata trovata un’importante forma di fusione di un oggetto che è molto documentato nel Polesine, cioè le palette con innesto a cannone. Il dato è particolarmente importante perché da un lato ci conferma che quest’area che stiamo scavando si colloca cronologicamente all’interno del Bronzo finale, in una fase avanzata del X secolo. Nello stesso tempo questa presenza ci conferma che questa tipologia di strumenti che sono molto documentati nei ripostigli di Frattesina, per esempio, dove però sono più antichi, delle prime fasi del pieno Bronzo finale, continua a essere prodotta in questo territorio, in quest’area fino appunto alla fine del X secolo. E questo conferma anche l’importanza che in questa fase, che in qualche modo si era ritenuta essere una fase di crisi – ma in realtà credo che non lo sia affatto – il polo polesano è ancora un’area importante per la lavorazione, l’approvvigionamento e la circolazione del metallo.

Sito protostorico di Villamarzana (Ro): rilievo planimetrico nella campagna 2024 (foto drm-ven)
“Un’altra evidenza straordinaria – che avevamo già identificato nel 2023 ma che quest’anno ha visto un incremento consistente sul piano quantitativo – sono i frammenti di ceramica protogeometrica, cioè ceramica che non ha relazioni con gli aspetti culturali indigeni ma che rimanda chiaramente a produzioni dell’Italia sud-orientale, in particolare la Puglia. Si tratta della cosiddetta ceramica figulina, cioè molto depurata, forse fatta al tornio – questo aspetto è ancora da indagare –, e con una decorazione dipinta. Quindi qualcosa di estremamente raffinato e un bene di lusso naturalmente. E questo – conclude Cupitò – è importante perché denota chiaramente dei rapporti tra il Polesine e, attraverso le rotte adriatiche, l’Italia sud-orientale, in un momento nel quale le relazioni con il mondo egeo orientale si sono interrotte, ma chiaramente l’Adriatico rimaneva un mare molto molto frequentato. Non più frequentato da egei e levantini, ma frequentato dalle popolazioni rivierasche delle coste centro-meridionali dell’Italia e forse anche della opposta sponda”.
“Questo secondo anno di attività di scavo a Villamarzana – spiega il prof. Michele Cupitò – ha aperto una nuovissima prospettiva per la comprensione di questo territorio anche perché per la prima volta si è aperta una finestra su queste fasi avanzate del Bronzo finale che fino a oggi sono state quelle meno indagate, meno conosciute perché per ragioni varie, non da ultimo per il fatto che, per quanto noto nell’importante sito di Frattesina, i livelli archeologici riferiti a queste fasi avanzate sono poco conservati a causa naturalmente delle attività agricole. Quindi lo scavo di Villamarzana condotto dall’università di Padova col coordinamento della soprintendenza ha aggiunto un tassello davvero importante per la storia del Medio Polesine e per la protostoria dell’Italia settentrionale e dell’Italia in senso generale; e ovviamente perché abbiamo parlato di rapporti adriatici, di relazioni con l’area alpina.

Sito protostorico di Villamarzana (Ro): allievi dell’università di Padova impegnati nella campagna 2024 (foto graziano tavan)
“Col 2024 – ricorda Cupitò – si conclude questo segmento del progetto. Però non dovrebbe fermarsi un po’ per la complessità della stratigrafia, un po’ perché è importante sottolineare che questo è uno scavo di ricerca, naturalmente, ma anche uno scavo che mira a preparare giovani studenti al fine di farli diventare giovani studiosi. Quindi è uno scavo che vuole creare anche le figure che in un futuro porteranno avanti le indagini. Infatti lo scavo qui a Villamarzana è portato avanti con studenti dell’università di Padova di tuti i gradi, dal primo anno della triennale fino al dottorato di ricerca. Ovviamente anche con dei collaboratori che hanno già oltrepassato questo limite e sono ormai dei professionisti. Non potremo quindi esaurire tutte le domande. Porteremo a casa la quantità maggiore di dati, e sicuramente ci faremo – anche alla luce delle analisi di laboratorio – un quadro molto più chiaro ma ovviamente quello che c’è ancora da capire è molto, soprattutto sarebbe necessario tornare su questo scavo per concludere veramente l’analisi stratigrafica in tutti i settori. E poi, proprio perché ci troviamo in una situazione di area artigianale, di area produttiva, sarebbe necessario espandere lo scavo probabilmente verso Nord per comprendere come funzionava quest’area produttiva non solo dal punto di vista tecnico – cioè che cosa ci si faceva – ma chi ci lavorava, da chi veniva gestita. Abbiamo l’idea che a Nord possano esserci le tracce, forse anche più conservate, perché andando verso Nord la stratigrafia sembra meno toccata dagli interventi agricoli, di due edifici di grandi dimensioni che potrebbero essere due case di livello elevato in termini sociali che forse gestivano queste produzioni. Quindi la ricostruzione proprio di un quadro più organico.

Sito protostorico di Villamarzana (Ro): sopralluogo Sabap nella campagna 2024. Da sinistra, le archeologhe Brunella Bruno e Paola Salzani e il soprintendente Andrea Rosignoli con il prof. Michele Cupitò (foto drm-ven)
“L’auspicio, la mia speranza – conclude Cupitò – è quindi che la Fondazione Cariparo possa prendere in considerazione la possibilità in un futuro di rifinanziare o comunque contribuire ancora economicamente allo scavo proprio per queste finalità di ricerca, di comprensione migliore di questo segmento molto importante della storia del Polesine che è forse quello ancora meno noto”.
Fratta Polesine (Ro). Ecco gli Open Day allo scavo di Frattesina: “Progetto prima Europa. La protostoria del Polesine. Scavi aperti a Frattesina 2024”. Visita guidata all’Archeologico nazionale; approfondimenti su reperti da vecchi e nuovi scavi; visita allo scavo
A tu per tu con gli archeologi. È passato poco più di una settimana (2 settembre 2024) dalla ripresa degli scavi archeologici nel sito di Frattesina di Fratta Polesine ed è già tempo di Open Day 2024 che permettono al grande pubblico di incontrare gli archeologi impegnati nelle ricerche nell’insediamento che, tra la fine dell’età del Bronzo e l’inizio dell’età del Ferro, costituiva un importante centro di produzione e scambio in Europa e in tutto il Mediterraneo. Mercoledì 11 settembre e mercoledì 2 ottobre 2024 sono organizzati infatti due eventi di archeologia pubblica dal titolo “Progetto prima Europa. La protostoria del Polesine. Scavi aperti a Frattesina 2024” per vedere da vicino le attività di scavo e conoscere le ultime novità e le prospettive future direttamente dai responsabili dello scavo.

Campagna 2023 a Frattesina: la fornacetta alla fine dello scavo (foto graziano tavan)
La campagna archeologica di quest’anno è dedicata in particolar modo allo scavo della fornacetta individuata nel 2023, probabilmente dedicata alla produzione di vetro, oltre ad indagare alcuni aspetti rimasti ancora da chiarire sul villaggio e sulle sue attività. Gli scavi sono condotti dal dipartimento di Scienze dell’Antichità della Sapienza università di Roma e il CPSSAE Rovigo, nell’ambito del progetto “Prima Europa. La protostoria del Polesine” finanziato dalla Fondazione Cariparo e coordinato dalla soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per le province di Verona Rovigo e Vicenza in sinergia con il museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine e il Comune di Fratta Polesine.

Open day 2023 sullo scavo di Frattesina di Fratta Polesine (foto drm-veneto)
Il programma delle giornate prevede: ore 15.30-16.30, visita guidata al museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine con la direttrice del museo, Maria Letizia Pulcini, Andrea Cardarelli (Sapienza università di Roma) e Paolo Bellintani (Cpssae Rovigo) responsabili dello scavo di Frattesina. Ore 16.30-17.30, “Alla scoperta dei reperti dai vecchi e nuovi scavi” con Costanza Paniccia e Alessia Bovio, Sapienza università di Roma, e Ivana Angelini, università di Padova. Ore 17.30-18.30, visita allo scavo di Frattesina con Andrea Cardarelli e Paolo Bellintani. All’evento sarà, infine, presente anche un rappresentante della Fondazione Cariparo. Ritrovo alle 15.30, al museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine, barchessa nord di Villa Badoer, via Giovanni Tasso 1. Prenotazione obbligatoria fino ad esaurimento posti (MAX 35 PERSONE). Info e prenotazioni allo 0425668523 o via e-mail drm.ven-museofratta@cultura-gov-it. Biglietto d’ingresso al museo Archeologico nazionale a 2 euro. I partecipanti dovranno provvedere allo spostamento con mezzi propri.
Campagna 2024 nel sito protostorico di Villamarzana (Ro) nell’ambito del progetto Prima Europa: anticipazioni e obiettivi. Ne parlano ad “archeologiavocidalpassato.com” il direttore dello scavo, prof. Michele Cupitò; il direttore del museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine, Maria Letizia Pulcini; e il sindaco d Villamarzana, Daniele Menon

Villamarzana: campagna 2024. Gli archeologi sono tornati sul sito protostorico (foto drm-veneto)
Gli archeologi dell’università di Padova sono tornati a Villamarzana per la seconda campagna di scavo e ricerche nel sito protostorico, “aperta” ufficialmente nella serata di presentazione “3000 anni fa a Villamarzana. Risultati degli scavi 2023 e prospettive 2024” il 3 settembre 2024 al teatro parrocchiale di Villamarzana, organizzata nell’ambito del Progetto “Prima Europa. Protostoria del Polesine” sostenuto dalla fondazione Cariparo (vedi Al via l’edizione 2024 del progetto “Prima Europa. La Protostoria del Polesine”: già aperto lo scavo di Frattesina, e a Villamarzana (lo scavo dal 9) conferenza sui risultati 2023 e le prospettive 2024. Già programmati gli Open Day con visita al museo Archeologico di Fratta Polesine e poi sul cantiere di scavo | archeologiavocidalpassato). E gli obiettivi della campagna 2024 sono ambiziosi, come spiega il prof. Michele Cupitò dell’università di Padova, direttore dello scavo di Villamarzana, ad archeologiavocidalpassato.com. C’è innanzitutto la necessità di raccogliere nuovi dati per capire meglio le trasformazioni che hanno caratterizzato il X sec. a.C. anche il Medio Polesine con la nascita del sito di Villamarzana nel Sistema Medio Polesine. E poi capire meglio l’organizzazione – urbanistica e quindi socio-economica – del sito, se sia composto da due nuclei distinti ma collegati o se sia stato un unico grande agglomerato. A seguire lo sviluppo delle ricerche, con la comunicazione e la divulgazione, ci penserà anche quest’anno il museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine (Ro) come conferma ad archeologiavocidalpassato.com la direttrice Maria Letizia Pulcini. Per il Comune di Villamarzana è l’occasione per conoscere meglio la propria storia e le proprie origini e avere l’opportunità di “vivere” in diretta l’archeologia sul campo: ne è convinto il sindaco Daniele Menon che lo conferma ad archeologiaviocidalpassato.com.
“Oggi è il 3 settembre 2024 e possiamo considerare che questa giornata – spiega Michele Cupitò – sia l’avvio della seconda campagna di scavo nel sito di Villamarzana nell’ambito del progetto “Prima Europa”, progetto coordinato dalla soprintendenza per le province di Verona Rovigo e Vicenza e finanziato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo. Siamo al secondo anno, appunto: quindi è una prosecuzione di quanto abbiamo avviato già nell’inverno 2022. Gli obiettivi di questa campagna sono innanzitutto approfondire gli aspetti che abbiamo già sondato nello scorso anno. In particolare – con la giornata di oggi (3 settembre, ndr) – abbiamo già ampliato il settore di scavo. Riteniamo di poter identificare un edificio la cui funzione ancora non è chiara. Potrebbe essere un’abitazione, potrebbe essere una struttura di carattere produttivo, ma databile sempre al X sec. a.C., momento nel quale sappiamo il Medio Polesine ha un momento di trasformazione fondamentale con appunto la nascita del grande sito di Villamarzana e la nascita di quello che ora possiamo effettivamente chiamare Sistema Medio Polesine.

Tavola sull’assetto del popolamento tra Adige e Po tra Bronzo finale 3 e primo Ferro (foto dbc-pd)
“Un secolo, il X, particolarmente problematico – sottolinea Cupitò -, nel senso che è meno noto rispetto ai secoli precedenti. In questo territorio, ma più in generale in Europa, in Italia e nel bacino del Mediterraneo, rappresenta un momento di grandissima trasformazione. Grandissima trasformazione dalla Grecia all’Europa, ma anche per l’area polesana, proprio perché rappresentava uno snodo fondamentale nei traffici che collegavano l’area alpina e l’area europea con l’Adriatico e il resto dell’Italia, si configura come un momento chiave.

Gli straordinari frammenti di ceramica di tipo protogeometrico dell’Italia sud-orientale, in particolare della Puglia, rinvenuti nel sito protostorico di Villamarzana: prima e dopo il restauro (foto dbc-pd)
“Lo scavo di Villamarzana quindi intende inserire dei tasselli maggiori – assicura Cupitò – per comprendere questo momento particolarmente complicato, particolarmente complesso, ma particolarmente importante dal punto di vista delle trasformazioni di carattere economico, socio-politico, commerciale. Già l’anno scorso con il rinvenimento di alcuni straordinari frammenti di ceramica di tipo protogeometrico, probabilmente prodotta o comunque legata alle produzioni dell’Italia sud-orientale, in particolare della Puglia, avevamo compreso come in questo momento problematico – come detto – il Medio Polesine era ancora un sistema estremamente attivo, estremamente fiorente. E quindi il nostro obiettivo di quest’anno è approfondire e inserire dei dati per comprendere questo aspetto. Anche perché questo aspetto prelude – e quindi i dati che riusciremo a considerare, a recuperare, saranno fondamentali in questo senso – all’inizio del IX secolo a.C. quando il sistema, fiorente per almeno tre secoli, implode. E come tutti i collassi di sistema dobbiamo ed è interessante comprenderne le ragioni.

Prospezioni geofisiche a Villamarzana: in rosso le ricerche 2022, in giallo quele 2023. Rimane un tassello da studiare per il 2024 (foto dbc-pd)
“Sul piano operativo – continua Cupitò – procederemo come l’anno scorso, quindi con un impianto estremamente interdisciplinare, dalla geo-archeologia all’archeobotanica all’archeozoologia già direttamente sullo scavo. Ed estenderemo l’area di indagine dello scavo per comprendere in maniera più dettagliata la struttura, l’organizzazione del sito, quindi la planimetria, l’urbanistica di questo grande insediamento, ma proseguiremo anche con le prospezioni magnetometriche condotte dalla collega Wieke de Neef dell’università di Bamberg soprattutto analizzando il segmento che unisce i due settori che abbiamo indagato per comprendere – aspetto estremamente importante – se questo sito – come apparirebbe dalle evidenze di superficie – è un insediamento costituito da nuclei separati ma ovviamente parte di un unico sistema oppure se è un unico grande insediamento.
“Importanti saranno anche le collaborazioni che abbiamo già avviato l’anno scorso, in particolare per quel che riguarda gli aspetti geo-morfologici, sedimentologici, con il prof. Cristiano Nicosia del dipartimento di Geoscienze di Padova perché in questo momento chiave, e soprattutto per la comprensione delle ragioni dell’implosione del sistema, è estremamente utile – conclude Cupitò – per capire se e quanto le trasformazioni di carattere ambientale, di carattere paleoidrografico (ricordiamoci che nell’Età del Ferro il Po di Adria cambia completamente corso e quindi scardina completamente i sistemi che si erano avviati nelle fasi precedenti) hanno avuto un peso oppure se – e sicuramente è anche così – hanno avuto un ruolo importante determinante anche quelle trasformazioni radicali sotto il profilo politico e socio-economico di cui vi ho parlato in precedenza”.

“Ricominciamo. Siamo tutti molto emozionati per questa ripresa. E il museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine – spiega Maria Letizia Pulcini – si occuperà delle attività di comunicazione e di valorizzazione sia per gli scavi di Frattesina che per gli scavi di Villamarzana, ovviamente in collaborazione con la soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per le province di Verona Rovigo e Vicenza, con le università – la Sapienza di Roma e l’università di Padova – e il CPSSAE di Rovigo. Stiamo già iniziando a muoverci sia sui nostri canali social sia con i comunicati stampa. Sia la stampa scritta che i giornali online stanno già rispondendo positivamente e stasera, appunto, 3 settembre c’è il primo degli eventi organizzato dal Comune di Villamarzana ma a cui noi partecipiamo proprio in virtù di questa rete di collaborazione di cui andiamo molto fieri. E poi a seguire ci saranno gli Open Day, ci sarà un’attività con i bambini prevista per sabato 7 settembre proprio per spiegare ai bambini con questo laboratorio ludico-didattico a cura di Scatola Cultura per spiegare ai bambini cos’è uno scavo archeologico. Ci sarà quindi una simulazione di scavo archeologico e costruiranno la loro stratigrafia in barattolo. Quindi quest’anno abbiamo pensato agli adulti ma anche ai visitatori più giovani proprio per avvicinarli all’archeologia e in particolar modo all’archeologia del Polesine. Seguiteci tutti. Così sarete aggiornati sulle novità di entrambi gli scavi di Frattesina e Villamarzana”.
“Sono il sindaco di Villamarzana. Per noi come comunità – sottolinea Daniele Menon – è molto importante questa serie di scavi archeologici che durano da anni ma in particolare lo scavo che c’è stato l’anno scorso e quello che faremo quest’anno perché permettono di scoprire quello che era la storia del nostro paese e le nostre origini. È un’opportunità che Villamarzana ha anche nel riscoprire quella che è l’attività dell’archeologo, perché ci saranno degli Open Day che permetteranno a tutti i cittadini a chi vuol vedere di seguire quello che è lo scavo in prima persona e quindi io penso che sia una cosa molto positiva e che ne valga la pena anche seguirla e anche partecipare alle varie attività che ci saranno nel corso di questo mese”.
Al via l’edizione 2024 del progetto “Prima Europa. La Protostoria del Polesine”: già aperto lo scavo di Frattesina, e a Villamarzana (lo scavo dal 9) conferenza sui risultati 2023 e le prospettive 2024. Già programmati gli Open Day con visita al museo Archeologico di Fratta Polesine e poi sul cantiere di scavo


Sito ptotostorico di Frattesina: inizio dello scavo delal campagna 2024 (foto drm-veneto)
Tra settembre e ottobre 2024 il Polesine protostorico torna protagonista col progetto “Prima Europa. La Protostoria del Polesine”, finanziato dalla Fondazione Cariparo e coordinato dalla soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio di Verona Rovigo e Vicenza, con lo scavo di Frettesina – già iniziato – curato dagli studiosi del dipartimento di Scienze dell’Antichità di Sapienza università di Roma e del Cpssae di Rovigo, e con lo scavo di Villamarzana con gli studiosi del dipartimento dei Beni culturali dell’università di Padova, che inizierà il 9 settembre 2024, e che martedì 3 settembre 2024 sarà presentato, alle 21, nel teatro parrocchiale di Villamarzana, nella conferenza “3000 anni fa a Villamarzana. Risultati degli scavi 2023 e prospettive 2024”.
Ancora una volta parte attiva nel progetto “Prima Europa” sarà il museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine (Ro) con un settembre ricco di appuntamenti. Per vedere da vicino le attività di scavo e conoscere le ultime novità, tornano, dopo il grande successo dello scorso anno, gli Open Day nei due siti, per un totale di quattro appuntamenti, in cui sarà possibile visitare insieme agli archeologi responsabili prima il Museo archeologico nazionale di Fratta Polesine e poi gli scavi: mercoledì 11 settembre e mercoledì 2 ottobre 2024, alle 15:30, scavi aperti a Frattesina e visita al museo, con aggiornamenti e prospettive future; mercoledì 18 e mercoledì 25 settembre 2024, alle 14, scavi e laboratorio materiali aperti a Villamarzana e visita al museo. Quest’anno, inoltre, è prevista anche un’attività pensata per i più piccoli: un laboratorio didattico per bambini/e dedicato proprio allo scavo archeologico, a cura di Scatola Cultura coop sociale, che si occupa di attività culturali e didattica: sabato 7 settembre 2024, alle 16.30, laboratorio didattico per bambini/e “Archeologia in barattolo”; venerdì 20 settembre 2024, alle 15, formazione per insegnanti a cura di Scatola Cultura.
Conferenza “3000 anni fa a Villamarzana. Risultati degli scavi 2023 e prospettive 2024”. Appuntamento il 3 settembre 2024, alle 21, al teatro parrocchiale di Villamarzana, organizzata nell’ambito del Progetto “Prima Europa. Protostoria del Polesine”. Intervengono Daniele Menon, sindaco di Villamarzana (Ro); Paola Salzani, soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio di Verona Rovigo e Vicenza; Maria Letizia Pulcini, direttore del museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine; Michele Cupitò e David Vicenzutto del dipartimento dei Beni culturali dell’università di Padova.
Padova. Nella giornata di studio “Archeologia in Polesine tra protostoria e romanità” presentati i risultati e le anticipazione della stagione 2024 del progetto “Prima Europa. La protostoria nel Polesine” a Frattesina e Villamarzana, e del progetto “San Basilio”. Ecco le voci dei protagonisti

Professori, funzionari. direttori, dottorandi e specializzandi protagonosti della giornata di studio “Archeologia in Polesine” al Palazzo Bo di Padova (foto graziano tavan)
Ci siamo. Sta per aprirsi la nuova stagione di ricerche archeologiche nel Medio Polesine (Frattesina di Fratta Polesine, Villamarzana: entramni nel progetto “Prima Europa. La protostoria nel Polesine”) e nel Delta del Po (San Basilio di Ariano nel Polesine: progetto “San Basilio”) che impegneranno università (Padova, Venezia, Roma La Sapienza), musei (Fratta Polesine, Adria), soprintendenze (Sabap Verona Rovigo Vicenza), enti locali (Fratta Polesine, Villamarzana, Ariano nel Polesine), sponsor (fondazione Cariparo) in un impegno corale straordinario che sta dando frutti eccezionali tanto che si può dire che il Polesine si stia rivelando un vero laboratorio per conoscere dinamiche culturali, economiche, sociali e potenzialità delle popolazioni protostoriche non solo a livello padano-adriatico ma con implicazioni che coinvolgono territori dal Baltico al Levante. Una importanza sottolineata dalla giornata di studio “Archeologia in Polesine tra protostoria e romanità” promossa dall’università di Padova – dipartimento Beni culturali a Palazzo Bo a Padova (vedi Padova. A Palazzo Bo giornata di studio “Archeologia in Polesine tra protostoria e romanità. Risultati in progress dei progetti Prima Europa e San Basilio”, con la presentazione delle ricerche a Frattesina, Villamarzana e San Basilio | archeologiavocidalpassato). Con alcuni dei protagonisti vediamo come ci offrirà la stagione di ricerca 2024 in Polesine.
Jacopo Bonetto, del dipartimento dei Beni culturali dell’università di Padova, spiega ad archeologiavocidalpassato.com il senso della giornata patavina: “La giornata di oggi, 17 aprile, vuole essere una giornata di sintesi, di punto di arrivo, ma anche di ripartenza di quelle che sono le numerose e differenziate attività che l’università di Padova insieme all’università di Venezia, alla soprintendenza, al ministero, ai Comuni, agli enti territoriali, stanno conducendo nella vasta area del Polesine. È una giornata di studi che raccoglie i frutti dell’impegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo che ha deciso di investire in questo contesto, e investire nelle risorse culturali. È stata messa sul terreno una squadra molto ricca, molto variegata – appunto di universitari, funzionari di soprintendenza, direttori di museo, sindaci, soggetti del parco del Delta del Po -, e tutti assieme abbiamo dato vita a questi tre grandi cantieri di lavoro. Uno presso il sito arcinoto di Frattesina, uno presso il sito meno noto ma comunque di grande potenzialità di Villamarzana, per quanto riguarda la protostoria; e poi il contesto di San Basilio, anche questo noto da tempo, ma anche questo meritevole di approfondimenti. E da due anni e per i prossimi due almeno ci sono squadre di archeologi, formate da docenti, ricercatori, funzionari, ma anche molti studenti, molti dottorandi, che si alternano sul campo alla ricerca. La giornata di oggi presenta appunto i risultati delle campagne 2022-2023 con tutto quello che hanno portato di novità. Quindi grandi novità sulle fasi protostoriche ma anche grandi novità sulla fase di romanizzazione, di età romana, di tardo-antica che il sito di San Basilio sta restituendo. E credo che i risultati già a vedere le prime relazioni o a capire anche solo i titoli degli interventi siano veramente importanti”.
Sulla campagna 2024 a Frattesina dell’università La Sapienza di Roma con il CPSSAE, interviene per archeologiavocdalpassato.com Paolo Bellintani (Cpssae):

Il professor Andrea Cardarelli (Sapienza università Roma) dirige gli scavi nel sito del villaggio protostorico di Frattesina (Ro) (foto graziano tavan)
“Nella prossima campagna di ricerca Medio Polesine nel progetto Prima Europa per quanto riguarda Frattesina procederemo con una nuova campagna archeologica nel mese di settembre 2024 in particolare dedicata allo scavo della fornace che abbiamo individuato nel 2023, probabilmente dedicata alla produzione di vetro. Mentre tra luglio e ottobre 2024 procederemo al rilievo magnetometrico del sito di Campestrin di Grignano Polesine, nel sito della lavorazione dell’ambra, che ancora ha bisogno di chiarire questi aspetti prima di procedere in una seconda fase del progetto a nuove indagini archeologiche stratigrafiche anche in questo sito”.
Michele Cupitò del dipartimento Beni culturali dell’università di Padova, sintetizza per archeologiavocidalpassato.com le ricerche a Villamarzana 2024:

Momenti di scavo nell’area con presenza di impianti produttivi nel sito protostorico di Villamarzana (Ro) (foto graziano tavan)
“La campagna di scavo 2024 a Villamarzana inizierà il 9 settembre e ci tratterremo sul sito per un mese, per quattro settimane, nell’ambito delle quali abbiamo intenzione di portare a compimento almeno una parte dello scavo che abbiamo aperto e di ampliare il settore per cercare di comprendere meglio le caratteristiche del tessuto abitativo – la forma delle case, le dimensioni delle case, se sono case, perché potrebbero anche essere strutture diverse. Come al solito il tutto si farà in collaborazione con la soprintendenza e con la direzione regionale Musei, in particolare con il museo di Fratta Polesine, soprintendenza di Verona naturalmente, e parteciperanno studenti, dottorandi, specializzandi, assegnisti: quindi lo “zoccolo duro” dell’università, che è quello che appunto più di tutto ci consente di lavorare. Parallelamente andremo avanti con il laboratorio allestito a Villamarzana per lo studio dei materiali, per gli aspetti archeobotanici e archeozoologici; e naturalmente proseguiremo anche con lo studio parallelo al laboratorio sul campo. L’obiettivo è di chiudere il 2024 – le attività di campo 2024, comprese l’estensione delle prospezioni geofisiche – con una messe di dati sufficiente per poter scrivere una storia – non più lineare, perché sarà complessa – ma un po’ più chiara di questo momento fondamentale della fine, dell’ultimo scorcio del Bronzo Finale nel Medio Polesine e in particolare a Villamarzana”.
Maria Letizia Pulcini, direttore del museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine, affronta per archeologiavocidalpassato.com il concetto di archeologia pubblica, declinato nelle sue diverse accezioni:

Maria Letizia Pulcini illustra le attività di ufficio stampa del museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine per il progetto “Prima Europa” (foto graziano tavan)
“Nel 2022 la direzione regionale Musei del Veneto, cui afferisce il museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine, ha stipulato con la soprintendenza ABAP per le province di Verona Rovigo e Vicenza un accordo per le attività di valorizzazione e di ricerca che sono la mission del nostro ufficio. E proprio grazie a questa convenzione siamo riusciti ad avere un ruolo attivo all’interno del progetto “Prima Europa. La protostoria del Polesine” con un ruolo di coordinamento proprio per quanto riguarda le attività di valorizzazione e divulgazione e le attività di ricerca, perché comunque all’interno del progetto è prevista anche una fase di studio dei materiali scavati negli anni ’70-’80, in particolar modo, e che sono conservati nel museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine. Quindi noi ci siamo occupati del coordinamento delle varie figure coinvolte negli scavi del 2023 e poi anche dei prossimi scavi del 2024, e anche della progettazione e della realizzazione dell’aspetto comunicativo delle rubriche social, ma abbiamo svolto anche attività di ufficio stampa, ovviamente sempre in collaborazione con tutti gli altri partner coinvolti nel progetto Prima Europa e poi anche nelle attività di divulgazione con l’organizzazione degli open day, le attività per le scuole e anche la conferenza finale che c’è stata a novembre 2023 in cui abbiamo riportato i primi risultati delle indagini di scavo”.
Giovanna Gambacurta, dell’università Ca’ Foscari di Venezia, introduce per archeologiavocidalpassato.com il progetto “San Basilio” 2024 che ha restituito evidenze dagli etruschi ai romani: “Comincia anche quest’anno una campagna di scavi a San Basilio di Ariano nel Polesine.

“Scavi aperti”: visite guidate allo scavo di San Basilio ad Ariano nel Polesine (foto unive)
È una campagna che comincerà con gli studenti dell’università Ca’ Foscari di Venezia il 27 maggio e si concluderà il 22 giugno 2024. Nell’ambito di questa campagna abbiamo anche delle occasioni di visita “scavi aperti”: una il 1° giugno, una il 22 giugno, quindi in fase inziale e in fase finale degli scavi, e pensiamo di andare ad approfondire alcune tematiche che abbiamo cercato di mettere in luce negli anni precedenti, e cioè la problematica della funzione di alcune aree ancora poco sicure nella loro strutturazione. Forse aree di lavorazione all’aperto, aree con dei focolari, aree con accensione di fuochi, e forse di andare ad aprire dei saggi laddove delle indagini geo-magnetiche ci danno indicazioni di possibili evidenze importanti che non abbiamo ancora cominciato a sondare. Quindi è un’idea ancora un po’ in costruzione che stiamo perfezionando in questi giorni per approfondire quello che è la ricerca su San Basilio e che lo sarà anche almeno nei prossimi anni”.
Caterina Previato, del dipartimento Beni culturali dell’università di Padova, per archeologiavocidalpassato.com si sofferma sullo scavo “romano” a San Basilio 2024:

Nuovo edificio scoperto a San Basilio (Ariano nel Polesine, Ro) con foto da drone a sensori multispettrali (foto unipd)
“Le ricerche sull’insediamento romano di San Basilio riprenderanno il 13 maggio 2024 per continuare per 5 settimane, quindi fino a circa metà giugno, e nello specifico quest’anno continueremo a indagare la cosiddetta Villa romana, già oggetto di ricerche da due anni, con l’obiettivo di comprenderne meglio la funzione e soprattutto di indagare tutte le sequenze stratigrafiche ancora non toccate dagli scavi del passato. Inoltre si aprirà un nuovo grande saggio di scavo che interesserà un edificio finora del tutto sconosciuto che è stato recentemente individuato grazie a delle prospezioni geofisiche condotte da una collega dell’università di Bamberg Wieke de Neef. E questa sarà probabilmente la scoperta più importanti, l’obiettivo più importante di quest’anno proprio perché è un edificio che finora non si conosceva e che apparentemente dovrebbe essere molto ben conservato”.
Sulla promozione del sistema Delta del Po nel progetto “San Basilio” parla ad archeologiavocidalpassato.com Alberta Facchi, direttore del museo Archeologico nazionale di Adria:

Il percorso ad anello del Centro turistico culturale San Basilio ad Ariano nel Polesine (foto drm-veneto)
“Il museo Archeologico nazionale di Adria è promotore del progetto fin dalla sua prima fase, nel 2018, quando quattro amiche – Maria Cristina Vallicelli della soprintendenza, io del museo Archeologico nazionale di Adria, Giovanna Gambacurta dell’università di Venezia, e Silvia Paltineri dell’università di Padova – ebbero così l’idea di ricominciare con gli scavi a San Basilio ma anche affiancare agli scavi una parte di disseminazione, di conoscenza dei risultati in realtà ripercorrendo le tappe di quelle che erano stati i vecchi scavi di San Basilio degli anni ’70 che avevano avuto un rapporto con la comunità molto stretto fin dall’inizio. Quindi in tutti questi anni, ormai si tratta di 6 anni – c’è stata la pausa del lock-down – alla ricerca si sono affiancati incontri, conferenze, e visite allo scavo: il primo anno siamo riusciti a offrire a tappeto a tutte le classi del delle scuole di Ariano nel Polesine e a moltissime delle scuole di Adria proprio la visita agli scavi. E queste attività hanno sempre affiancato la ricerca. Il museo di Adria non è che abbia avuto un ruolo di coordinatore perché i lavori sono sempre andati avanti parallelamente. Però diciamo che è un fratello maggiore e si sta cercando di fare adesso – questa forse è la cosa più importante – è la rete che si è venuta a creare tra il museo di Adria e il centro turistico culturale di San Basilio e l’area archeologica musealizzata di San Basilio. E si sta costituendo come una rete organizzata che potrebbe comprendere anche Loreo. Quindi il sistema di siti da visitare di stampo archeologico nel Delta del Po comincia a essere veramente interessante e articolato. Importante. E questa giornata ha dimostrato quanto l’archeologia del Delta del Po sia importante”.
Chiude i nostri interventi Giovanna Falezza, della soprintendenza ABAP di Verona Rovigo e Vicenza, illustra ad archeologiavocidalpassato.com la nuova musealizzazione dell’area archeologica di San Basilio:

La nuova illuminazione dell’area archeologica di San Basilio (foto drm-veneto)
“Un tassello importante di San Basilio archeologica è l’area archeologica valorizzata: nasce dopo gli scavi degli inizi Duemila e poi migliorata con la creazione della grande copertura a campata unica del 2014. Ma grazie prima a un corposo finanziamento Interreg Value e poi negli ultimi anni con ulteriore supporto della fondazione Cariparo siamo riusciti a terminare la sua valorizzazione. Quindi è stato ultimato il restauro, sistemati alcuni problemi di dilavamento che si erano verificati negli ultimi anni con una completa sistemazione con i ghiaini e parziale ricostruzione delle evidenze, una nuova pannellistica, e da ultimo l’illuminazione che permette una efficace, anche emotivamente coinvolgente, fruizione anche nelle ore serali dell’area archeologica”.
Esclusivo. Il prof. Andrea Cardarelli (Sapienza università) e l’archeologo Paolo Bellintani (CPSSAE) fanno un bilancio della campagna di scavo 2023 nel villaggio protostorico di Frattesina di Fratta Polesine (Ro): le scoperte, l’ambiente, la posizione strategica, la storia degli scavi, le necropoli, le prospettive del progetto “Prima Europa. La protostoria nel Polesine”

Villaggio protostorico di Frattesina: veduta da drone dell’area di scavo nella campagna 2023 (foto uniroma/cpssae)
Oggi lo definiremmo un grande centro abitato a vocazione artigianale per la produzione di manufatti in metallo e oggetti in vetro anche con materiale da riciclo, un importante snodo commerciale, tra emporio e centro intermodale: parliamo del popoloso villaggio protostorico di Frattesina di Fratta Polesine, nel medio Polesine, fiorente tremila anni fa lungo l’asse del Po di Adria e a un passo dal corso dell’Adige, nodo strategico sulla via dell’ambra dal Nord Europa e i prodotti preziosi ed esotici dall’Egeo e il Vicino Oriente.

Villaggio protostorico di Frattesina (Ro): l’area di scavo interessata dalla campagna 2023 (foto graziano tavan)
“Tra il II e il I millennio a.C.”, scrive Paolo Bellintani, archeologo del CPSSAE, che segue gli scavi di Frattesina, “il Polesine fu per la prima volta punto d’incontro tra Mediterraneo e continente europeo alla testa del Mare Adriatico, prima di Adria e Spina, di Ravenna e Aquileia e poi di Venezia. Le tracce di questo passato fatto di uomini, idee e merci in viaggio lungo la “via dell’ambra” che dal Baltico giungeva fino all’Egeo e alle coste levantine sono ora “palinsesti archeologici” fatti di terra, cocci, strumenti e ornamenti in bronzo, vetro, ambra, avorio ecc. sepolti sotto spessi depositi alluvionali. Le ricerche archeologiche hanno permesso di esplorare una parte di questo grande patrimonio culturale e di renderlo pubblico grazie soprattutto a due musei Archeologici nazionali (quelli di Adria e Fratta Polesine) e uno dei più grandi musei civici regionali: il museo dei Grandi Fiumi di Rovigo”.


Il professor Andrea Cardarelli (Sapienza università Roma) dirige gli scavi nel sito del villaggio protostorico di Frattesina (Ro) (foto graziano tavan)
Sabato 18 novembre 2023, al museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine, alle 16.15, con la conferenza “Prima Europa. La protostoria del Polesine. Risultati del secondo anno di indagini”, i protagonisti delle ricerche archeologiche presentano alle comunità locali i risultati raggiunti nel corso delle campagne di scavo condotte nell’estate 2023 a Frattesina e a Villamarzana. Evento gratuito con prenotazione obbligatoria (vedi Fratta Polesine (Ro). Al museo Archeologico nazionale la conferenza “Prima Europa. La protostoria del Polesine. Risultati del secondo anno di indagini” promosso da soprintendenza, università di Padova e Roma, e CPSSAE nell’ambito del progetto “Prima Europa” finanziato dalla Fondazione Cariparo. Parleranno tutti i protagonisti delle ricerche. Per i bambini un laboratorio speciale | archeologiavocidalpassato).

L’archeologo Paolo Bellintani del CPSSAE segue gli scavi nel sito del villaggio protostorico di Frattesina (Ro) (foto graziano tavan)
Archeologiavocidalpassato.com ha seguito gli ultimi giorni della campagna 2023 a Frattesina raccogliendo un primo bilancio da Andrea Cardarelli dell’università Sapienza di Roma e Paolo Bellintani del CPSSAE, gli archeologi che hanno condotto le ricerche nell’ambito del progetto finanziato dalla Fondazione Cariparo “Prima Europa. La protostoria del Polesine”, col coinvolgimento della soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio di Verona Rovigo e Vicenza, il dipartimento dei Beni culturali dell’università di Padova, il dipartimento di Scienze dell’Antichità dell’università La Sapienza di Roma e il CPSSAE in sinergia con il museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine (Ro) e l’amministrazione comunale di Fratta Polesine.

La posizione strategica del villaggio protostorico di Frattesina lungo il Po di Adria 3mila anni fa (foto uniroma/cpssae)
Innanzitutto vediamo perché 3mila anni fa Frattesina è nata proprio lì, lungo il Po di Adria. “Il successo di Frattesina e probabilmente anche il motivo della sua nascita”, spiega Cardarelli, “è legato alla posizione strategica che questo abitato aveva. Si colloca lungo il Po, non distante da quello che doveva essere il delta dell’epoca e quindi facilmente raggiungibile dal mare, e in prossimità anche di un’altra via d’acqua, quella dell’Adige, il cui corso antico si avvicinava moltissimo al Po di Adria. E quindi questo consentiva di sfruttare le rotte che dalle Alpi portavano il rame e dall’area transalpina, l’Europa centrale e poi l’Europa settentrionale, l’ambra. Questo per quanto riguarda i contatti con il Nord. Per quanto riguarda i contatti con il Sud, ovviamente l’Adriatico è una specie di grande canale che finisce con quello che viene chiamato il Caput Adriae. E Frattesina era in una posizione strategica quasi alla fine di questo percorso dell’Adriatico, ma in grado di intercettare in maniera ottimale le rotte appunto che provenivano dalle Alpi e le rotte transalpine. Quindi era proprio un luogo di collegamento. Ce lo confermano i materiali che abbiamo trovato. Qui sono stati trovati avorio di elefante, uova di struzzo, e chiaramente qua non c’erano né elefanti né struzzi in quell’epoca, e quindi dovevano venire dal Mediterraneo orientale, o dall’Egeo forse, o mediante vari passaggi, ma comunque sicuramente materiale esotico. E poi c’era l’ambra e il metallo: e anche questi non sono locali. Quindi sono tutte quante evidenze che ci confermano questo ruolo strategico di emporio di controllo delle rotte commerciali dell’epoca”.
Ma quando è stato scoperto il villaggio protostorico di Frattesina? Spiega ancora Cardarelli: “Frattesina fu scoperta a seguito di lavori agricoli di livellamento del suolo già alla fine degli anni Sessanta del Novecento. Nel corso degli anni Settanta furono fatte ricerche di superficie e poi furono fatti i primi scavi che continuarono nella seconda metà degli anni Ottanta. Poi ci fu una lunga stasi tra gli anni Novanta e il 2014 quando furono riprese le indagini, in particolare soprattutto foto aeree, remote sensing, carotaggi, finestre stratigrafiche, ma non veri e propri scavi. Nel 2020 abbiamo iniziato questo progetto per la conoscenza, per l’approfondimento delle conoscenze di Frattesina anche attraverso gli scavi. Abbiamo prima fatto delle indagini geofisiche che ci hanno indirizzato in maniera molto eclatante, molto evidente rispetto alle strutture sepolte, e quindi siamo andati con una certa sicurezza a indagare le strutture che erano visibili in queste analisi di superficie”.
È il momento di entrare più nel dettaglio per capire come è andata la campagna 2023. Ce ne parla Paolo Bellintani: “La campagna di quest’anno a Frattesina ha potuto mettere in luce una specie di piccolo quartiere, un quartierino – chiamiamolo così – di questo grande villaggio dell’Età del Bronzo del medio Polesine. In particolare nell’area che stiamo esplorando sono emerse due grandi strutture abitative. Una l’abbiamo scoperta quasi integralmente nell’area orientale dello scavo. Di un’altra, praticamente a fianco di questa, abbiamo portato alla luce solo una metà perché l’altra metà è al di sotto della sezione di scavo orientale che speriamo di poter indagare l’anno prossimo. Quindi si tratta di due grandi abitazioni che sono state realizzate al di sopra della colmatura di uno dei grandi canali che attraversavano l’abitato e che sono vissuti per circa metà del periodo di occupazione dell’abitato di Frattesina (XII-X secolo a.C.). Due abitazioni cresciute, edificate al di sopra del grande canale centrale che noi abbiamo in parte indagato nella campagna del 2022. E altre strutture le abbiamo trovate un pochino più a Nord, sulla sponda settentrionale di questo grande canale centrale. Le abbiamo in parte scavate: sono piattaforme, probabilmente per lavorazioni artigianali. Purtroppo non sono emersi elementi utili per capire nell’immediato a cosa servivano queste piattaforme. Speriamo di capirlo meglio attraverso altri tipi di indagine di laboratorio. Comunque non erano strutture pavimentali come quelle che abbiamo qui nelle due grandi abitazioni prima descritte. Lì probabilmente sono piattaforme per lavorazioni artigianali. Altre due importanti situazioni sono emerse nel corso dello scavo di quest’anno: una fornacetta e un piccolo ripostiglio di bronzi”.
Bellintani ha accennato alla scoperta di una fornacetta nella campagna 2023. Ecco la sua descrizione. “Si diceva della fornacetta”, riprende Bellintani. “È una struttura ben evidente nella sua camicia costitutiva creata da una specie di muricciolo in terra pressata che poi appunto si è colorata grazie all’esposizione del fuoco, diventando una sorta di terracotta.

Campagna 2023 a Frattesina: la fornacetta alla fine dello scavo (foto graziano tavan)
Ora, che siamo alla fine della campagna di scavo, si vede svuotata perché in origine l’abbiano trovata colmata dei residui, dei frammenti di quello che doveva essere la volta di copertura della fornace stessa. Quest’anno ci siamo limitati allo scavo semplicemente degli elementi interni, degli elementi della volta, della colmatura della fornace. L’anno prossimo dovremo invece scavare tutto attorno per capire il piano di posa dove è stata costruita e i piani su cui questa fornace conviveva. Per vedere se ci sono residui ulteriori delle attività di lavorazione della fornace. Parlo di residui di lavorazione perché non sappiamo esattamente a cosa servisse questa struttura. Non abbiamo trovato elementi particolarmente importanti all’interno che dirimessero immediatamente la questione del suo utilizzo. Poteva essere dedicata – come diciamo noi – ad attività pirotecnologiche, cioè attività dove il fuoco diventa l’elemento di trasformazione di particolari materie prime. E sto parlando della metallurgia, che è una delle attività principali di Frattesina. Ma sto parlando, forse con più probabilità, della lavorazione del vetro, perché un’altra grande attività di Frattesina è appunto la lavorazione del vetro e, forse, pensiamo la stessa produzione di vetro da materie prime. Con Ivana Angelini dell’università di Padova stiamo proprio indagando in particolare tutti questi elementi trovati all’interno per capire alcuni dei quali sono vetrificati, quindi vedere magari se si tratta effettivamente di lavorazione del vetro, per vedere se riusciamo a capire meglio le attività di queste pirotecnologie tipiche di Frattesina. In particolare vediamo che la struttura della fornace è in prossimità delle abitazioni, come se le attività di artigianato specializzato non si svolgessero in quartieri specifici dell’abitato, ma piuttosto all’interno dell’abitato stesso, in vicinanza o addirittura negli stessi spazi dove abitavano gli artigiani fonditori del metallo, gli artigiani del vetro, ecc.”.
L’altra scoperta frutto della campagna 2023 è un ripostiglio di bronzi. Ce ne parla ancor Bellintani. “All’inizio della campagna di scavo 2023”, ricorda, “è emerso un piccolo insieme di oggetti di bronzo che gli archeologi chiamano ripostiglio.

Campagna 2023 a Frattesina: ripostiglio “da fonditore”. Insieme di pezzi di lingotto e frammenti di vari oggetti usurati (armi, ornamenti, strumenti ecc.) probabilmente destinati al riciclaggio (foto uniroma/cpssae)
Si tratta di un insieme di materiali come lingotti o pani, che sono gli elementi che escono dalle zone di prima lavorazione del metallo per essere destinati ai villaggi dove venivano rifusi per essere colati in matrici e assumere le forme di oggetti, strumenti di lavoro, armi, ornamenti, ecc. Insieme a frammenti di lingotti, in particolare alcuni con una forma specifica e particolare tipica di quest’epoca, che abbiamo chiamato pani a piccone proprio per la forma a piccone. In genere li ritroviamo in frammenti stretti e lunghi, con un foro centrale e con le estremità appuntite. E poi panelle tondeggianti, o piano-convesse per la precisione, ma anche un insieme di materiali usurati, frammenti di armi, strumenti, in pessime condizioni come se fossero destinati al riciclaggio. Parliamo di metallo, parliamo di bronzo, una lega di rame e stagno che all’epoca si usava per molte pratiche anche della vita quotidiana. E nella tarda età del Bronzo questo materiale è già abbastanza diffuso. Non è più preziosissimo come nelle origini della metallurgia, però ancora sufficientemente prezioso da non essere sprecato neanche in singole gocce, potremmo dire. E quindi recuperato e tenuto probabilmente dagli stessi artigiani metallurghi come scorta di materiale appunto per la produzione di nuovi oggetti”.
Com’era questo territorio 3mila anni fa? “Intanto c’era un grande fiume, il Po di Adria”, spiega Cardarelli, “che lo costeggiava, e quindi questo era un aspetto importante che fa la differenza dall’attuale visione che noi abbiamo di quest’area. L’abitato era percorso da canali ed era occupato fittamente da case e da strutture produttive. Ora proprio quest’anno alcune di queste case le abbiamo cominciate a intravedere. Sappiamo come erano fatte, e cominciamo ad avere dei dati importanti relativi appunto alla ricostruzione di questo paesaggio antico.

L’estensione del villaggio protostorico di Frattesina sorto lungo il Po di Adria tremila anni fa (foto uniroma/cpssae)
E quindi dobbiamo immaginare un abitato grande almeno 25 ettari, quindi molto esteso, con decine – probabilmente anche centinaia – di case e di strutture produttive. Demograficamente quindi è abbastanza consistente. Possiamo immaginare molte centinaia, ma forse anche migliaia di abitanti. Quindi un abitato di grande consistenza per l’epoca. E tutto attorno il paesaggio era fiumi, canali, ma anche aree agricole. Sappiamo, dall’analisi delle faune, che c’era l’allevamento dei caprovini, dei suini e dei bovini. C’era anche caccia e pesca. La pesca in particolare orientata anche a pesci di grandi dimensioni, come gli storioni e i lucci che erano abbondanti in quell’epoca nel Po. Poi abbiamo anche fauna selvatica, come cinghiali cervi caprioli. Quindi era integrato l’aspetto dell’allevamento, che era prevalente, da queste altre attività di caccia. Poi sappiamo che coltivavano cereali, leguminose, farro. Questa è un’altra indagine che attualmente stiamo affrontando per comprendere meglio il tipo di colture, già in parte note, e quindi sappiamo che erano già piuttosto evoluti dal punto di vista agricolo e delle tecniche di produzione alimentare”.
Molte informazioni sugli abitanti di Frattesina 3mila anni fa vengono dalle sue necropoli, come spiega Cardarelli. “Frattesina è uno dei pochi insediamenti di cui conosciamo contemporaneamente l’abitato e le necropoli”, sottolinea Cardarelli. “Sappiamo che c’era una grande necropoli a Nord di Frattesina, la necropoli delle Narde che è stata indagata e di cui si conoscono svariate centinaia di tombe. E poi anche a Sud un’altra necropoli, quella di fondo Zanotto. Attualmente abbiamo delle informazioni.

Allestimento del corredo della tomba 227 dalla necropoli delle Narde al museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine (foto drm-veneto)
Sono necropoli a incinerazione prevalentemente. Quasi esclusivamente a incinerazione. Quindi le ossa cremate dei defunti venivano deposte all’interno di urne accompagnate spesso da oggetti di corredo. E quello che si vede dalle analisi di questi oggetti di corredo è una diversificazione a livello di organizzazione sociale. Quindi vediamo una piramide alla cui estremità sommitale abbiamo poche tombe molto ricche, sia femminili che maschili, e alla base invece tante tombe molto più povere, e in mezzo anche delle situazioni intermedie. Quindi c’è già una diversificazione socio-economica che comincia a intravedersi in maniera significativa. Dal punto di vista della popolazione sappiamo che in particolare a Narde 1 c’è un’aspettativa di vita per l’epoca abbastanza alta. Quindi le condizioni di vita, di sopravvivenza, non erano male: per l’epoca erano piuttosto significative. E in più abbiamo fatto anche delle analisi isotopiche che ci confermano che la maggioranza dei defunti che sono stati cremati e deposti all’interno delle urne erano locali. Cioè erano nati qui e hanno vissuto tutta quanta la loro vita qui, intorno a questo territorio. E ciò nonostante Frattesina fosse un luogo molto aperto, perché sappiamo dei traffici la collegavano sia verso l’Egeo e il Mediterraneo orientale, sia verso le Alpi e l’Europa. Però almeno dal campione che noi abbiamo analizzato, un campione ridotto però non del tutto insignificante, l’evidenza è che si tratta di persone che abitavano qui o perlomeno in questa zona. Ovviamente gli isotopi dello stronzio, con i quali possiamo indagare, ci danno un’evidenza della popolazione in vita, non sappiamo se i loro antenati magari fossero venuti da un’altra parte. Per fare questa analisi bisognerebbe fare l’analisi del DNA, ma purtroppo questo tipo di analisi nelle cremazioni non si può fare perché viene distrutto”.
La campagna 2023 è archiviata. Ci sono prospettive per il 2024? Il prof. Cardarelli è fiducioso. “Come dicevo, Frattesina è uno degli insediamenti più rilevanti della tarda età del Bronzo non solo italiana ma europea. E gli scavi di quest’anno lo hanno ulteriormente dimostrato. Già si sapeva, ma insomma quest’anno sono emerse situazioni che ci confermano in maniera eclatante questo aspetto straordinario: produttivo, artigianale di Frattesina. Le prospettive sono estremamente positive dal punto di vista di quello che si può ancora scoprire. Perché Frattesina è stata indagata, ma è stata indagata per una percentuale molto limitata. Quello che noi abbiamo scoperto quest’anno sono cose importanti. Perché abbiamo capito un po’ come erano fatte le case; abbiamo capito aspetti dell’attività artigianale. Ma tante altre cose sono ancora da scoprire. Si sa molto di più oggi di come era organizzato l’insediamento di Frattesina, ma a livello di dettaglio tutto quanto ciò va ulteriormente indagato. Quindi le prospettive sono estremamente positive. È chiaro che questo significa continuare ad avere un appoggio importante da parte delle istituzioni, da parte delle fondazioni, da parte delle università: tutti quanti i soggetti che sono stati coinvolti in maniera prioritaria in questo progetto, il progetto “Prima Europa” coordinato dalla soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio di Verona Rovigo e Vicenza”.
Villamarzana (Ro). Al teatro parrocchiale la conferenza “Nuove ricerche archeologiche nell’insediamento protostorico di Villamarzana. Acquisizioni recenti e prospettive”
Mercoledì 26 luglio 2023, all’interno del progetto “Prima Europa: La Protostoria del Polesine” con la collaborazione della soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per le province di Verona Rovigo e Vicenza, il dipartimento dei Beni culturali dell’università di Padova, “Sapienza” università di Roma e il Centro polesano di Studi storici archeologici etnografici, al teatro parrocchiale di Villamarzana (Ro), alle 21, è in programma la conferenza “Nuove ricerche archeologiche nell’insediamento protostorico di Villamarzana. Acquisizioni recenti e prospettive”. Intervengono Daniele Menon, sindaco di Villamarzana; Paola Salzani e Paola Bianchi, soprintendenza ABAP per le province di Verona Rovigo e Vicenza; Michele Cupitò e David Vicenzutto, dipartimento dei Beni culturali, università di Padova.
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