Archivio tag | progetto Geodap (GEOarchaeology of DAily Practices: extracting bronze age lifeways from the domestic stratigraphic record)

Esclusivo. Il co-direttore dello scavo del villaggio protostorico di Frattesina (Ro), Paolo Bellintani (Cpssae), traccia un primo bilancio della campagna 2024, nel progetto “Prima Europa”, soffermandosi sulle evidenze archeologiche più interessanti (dai crogioli per la produzione del vetro allo scheletro di neonati di cavallo, dalle fornaci alla capanna), e annunciando quelli che potrebbero essere i più importanti interventi futuri. Se ne parla il 1° febbraio a Rovigo

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Campagna 2024: l’area di scavo del villaggio protostorico di Frattesina a Fratta Polesine (Ro) (foto graziano tavan)

È stato definito “sito di produzione scambio” con collegamenti tra il Nord Europa e il Mediterraneo orientale, un unicum nell’Europa dei tempi di Ulisse: è il villaggio protostorico di Frattesina a Fratta Polesine (Ro), dove scava l’università Sapienza di Roma, diretto da Andrea Cardarelli e co-diretto da Paolo Bellintani, presidente del Cpssae di Rovigo, nell’ambito del progetto “Prima Europa. La protostoria del Medio Polesine”, coordinato dalla soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio di Verona Rovigo e Vicenza, e finanziato dalla fondazione Cariparo. Proprio Paolo Bellintani, per archeologiavocidalpassato.com, traccia un primo bilancio della campagna 2024, si sofferma su alcune evidenze archeologiche particolarmente significative, come la fornace (già individuata nel 2023), una nuova fornace, i frammenti di crogiolo per la produzione del vetro (e questa di Frattesina – sottolinea Bellintani – “è la prima produzione vetraria sistematica d’Europa”), una capanna, e l’eccezionale ritrovamento dello scheletro intero di un neonato di cavallo. E poi annuncia quelli che potrebbero essere i più importanti interventi futuri (a cominciare dall’asportazione della fornace per la sua musealizzazione), se il progetto verrà nuovamente finanziato. Di tutto questo si parlerà sabato 1° febbraio 2025, a Palazzo Roncade a Rovigo, dalle 9, nell’incontro “Archeologia in Polesine. Progetti in corso novità prospettive”.

“Quest’anno (2024, ndr)”, spiega Bellintani, “avevamo in programma un approfondimento di quello che avevamo già visto l’anno scorso: abbiamo visto strutture abitative e strutture produttive del centro di produzione e scambio di Frattesina di Fratta Polesine.

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Campagna 2024: veduta d’insieme della capanna nel villaggio protostorico di Frattesina di Fratta Polesine (Ro) (foto graziano tavan)

“In particolare abbiamo allargato lo scavo verso Est per ricomprendere all’interno dell’area di ricerca una struttura, un’abitazione, una capanna che l’anno scorso vedevamo solo a metà. Quest’anno siamo riusciti a scoprirla completamente. E quindi abbiamo in buona parte terminato le operazioni di ripulitura della superficie pavimentale. Abbiamo individuato delle buche di palo che contornavano la capanna che sono le uniche testimonianze degli alzati che ci rimangono. Abbiamo anche completato lo scavo di una struttura in legno carbonizzato che si trova nella parte Nord, antistante la capanna che probabilmente o è la parete nord crollata o una piattaforma già in piano al momento dell’incendio di questa capanna che è rimasta lì, e si sono conservati i carboni abbastanza bene.

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Campagna 2024: la fornace (la “fornacetta” negli scavi 2023, ndr) e dell’area antistante nel sito protostorico di Frattesina di Fratta Polesine (Ro) (foto graziano tavan)

“Altra cosa importante, emersa l’anno scorso – continua Bellintani -, è la fornace per la produzione del vetro. Volevamo quest’anno tentare di strappare la fornace, di portarla intera in museo a Fratta per la sua musealizzazione. Ma il clima non è stato clemente in maniera sufficiente. Ci ha rallentato un po’ nei lavori. Abbiamo però aperto tutta la parte antistante, siamo arrivati sul piano d’uso in cui si facevano le lavorazioni relative a questa fornace. Qui si vedono ancora in scavo i frammenti di alcuni crogioli per la lavorazione del vetro. Sulla superficie interna di uno di questi crogioli si vede che conserva ancora le tracce del vetro che è rimasto aderente, incollato alla superficie interna. E di questi frammenti ce ne sono parecchi. L’idea – da verificare ancora – è che tutta l’area circostante la fornace fosse un’area di produzione, probabilmente già produzione di vetro primario, vetro grezzo, e poi successivamente di lavorazione che veniva effettuata in crogiolo”.

Prima di entrare nel merito della campagna 2024 a Frattesina di Fratta Polesine (Ro), Paolo Bellintani ragguaglia su enti e istituzioni coinvolte nel progetto “Prima Europa” di cui fa parte lo scavo di Frattesina. “Gli scavi di Fratta Polesine – ricorda Bellintani – rientrano nel progetto “Prima Europa. La protostoria del Medio Polesine”, progetto avviato nel 2022 grazie a un accordo di collaborazione tra la soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per le province di Verona Rovigo e Vicenza che coordina un gruppo di lavoro costituito dall’università la Sapienza di Roma che ha la direzione dello scavo nella persona di Andrea Cardarelli, e la co-direzione di Paolo Bellintani come presidente del Cpssae – Centro polesano di studi storici archeologici ed etnografici di Rovigo. Del progetto in generale fanno parte anche ovviamente l’università di Padova che ha lo scavo diretto da Michele Cupitò a Villamarzana. E abbiamo anche varie collaborazioni in questo progetto a partire in particolare dal museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine che coordina un po’ tutto l’aspetto della comunicazione. Collaboriamo anche con diverse università. Sempre con l’università di Padova: per la parte archeometrica Ivana Angelini ci dà una mano moltissimo per quello che riguarda le ambre, i vetri e in parte anche i metalli. E il progetto Geodap (GEOarchaeology of DAily Practices: extracting bronze age lifeways from the domestic stratigraphic record) diretto dal professor Cristiano Nicosia di Geoscienze, sempre di Padova, per le analisi micro-morfologiche e sedimentologiche. E poi collaborazioni con l’università di Bamberg, in particolare con Wieke De Neef, per il rilievo magnetometrico effettuato su tutta l’area dello scavo di Frattesina, ma anche di Villamarzana, e tra poco riprenderemo anche la magnetometria sul terzo sito di questo progetto che è quello di Campestrin di Grignano Polesine, il sito della lavorazione dell’ambra, contemporaneo alle prima fasi di Frattesina. E ricordo anche, sempre per quanto riguarda lo scavo di Frattesina il Comune di Fratta Polesine che ci sta dando una grandissima mano fin dall’inizio delle campagne di scavo; l’associazione il Manegium che ci offre i suoi spazi nel museo Etnografico per fare attività di laboratorio, lo stoccaggio dei materiali e il primo il primo trattamento dei materiali stessi, materiali che poi finiscono – almeno temporaneamente – come immagazzinamento nel museo dei Grandi Fiumi di Rovigo, altro ente che collabora con noi sia per quanto riguarda lo scavo di Frattesina che per i materiali di Campestrin di Grignano Polesine. Il progetto – conclude Bellintani – è stato finanziato per il 2022-2024 dalla Fondazione Cariparo – cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, che ha anche annunciato la possibilità concreta di poter rifinanziare anche per gli anni successivi la continuazione tanto del progetto “Prima Europa. Protostoria del Medio Polesine” quanto l’altro progetto, sempre finanziato da Cariparo, e che vede le università di Padova e di Venezia sul campo, e riguarda gli scavi di San Basilio di Ariano Polesine”.

“Novità di quest’anno (2024, ndr) – spiega Bellintani – è una struttura piro-tecnologica, una struttura cioè dedicata ad attività a fuoco – che non sappiamo se sia un semplice focolare o un’altra fornace. Lo stiamo aprendo, lo stiamo scavando, e ha delle caratteristiche che un po’ assomigliano alla fornace precedente, ma altre che invece se ne differenziano”.

“La fornace in sè non è una novità – ricorda Bellintani – perché l’avevamo già scavata l’anno scorso (era stata definita fornacetta, ndr) quando avevamo tolto tutti gli elementi della volta crollati all’interno che adesso sono conservati al museo di Rovigo per un sotto-progetto che prevede la ricostruzione virtuale – o fisica se ci riusciamo – di tutta quanta la struttura che verrà speriamo musealizzata nel museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine. La novità è che abbiamo aperto tutta l’area antistante l’imboccatura della fornace, e pian piano abbiamo trovato sulla superficie di uso della fornace tutta una serie di piccoli di elementi di scarti di lavorazione di vetro e, venendo più verso Sud, abbiamo continuato a trovare frammenti di crogioli per la lavorazione del vetro”.

Giulia di Giambernardino (Sapienza università di Roma) illustra i crogioli: lei che è stata un po’ la protagonista dello scavo di quest’area dove ha individuato questi reperti in particolare: “Dopo aver asportato l’us 1009 – ricorda di Giamberdino – che era caratterizzata da questi legnetti mineralizzati, abbiamo notato subito una colorazione bluastra-verdognola che ci ha fatto capire di doverci fermare ed essere un po’ più delicati. Quindi ci siamo resi conto subito di esserci trovati di fronte a quelli che sembravano essere frammenti di crogiolo adatti alla lavorazione del vetro”.

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Campagna 2024: dettaglio di frammento di crogiolo con tracce di vetro dallo scavo di Frattesina di fratta Polesine (Ro) (foto graziano tavan)

Se ne vede uno che conserva ancora la ceramica e la spalmatura di vetro che aderisce alla superficie interna. Vicino c’è una zona che non è ancora stata asportata in cui si può notare anche in questo caso un frammento di crogiolo che mostra sempre tracce della spalmatura di vetro. Interviene Bellintani: “Sul terreno ce ne sono parecchi di frammenti di crogiolo. Molti sono ancora in corso di scavo. L’idea è che un po’ tutta l’area probabilmente fosse in parte dedicata a diversi gradi di lavorazione, dalla produzione del vetro primario alla lavorazione del vetro, la sua colorazione, e poi la produzione di perle che sono il maggior prodotto. Le perle sono il prodotto principale di questa industria che, ricordo, come già detto nel 2023, è la prima produzione vetraria sistematica d’Europa”.

“Quest’anno – come detto, spiega Bellintani – abbiamo aperto un ulteriore settore verso Est per vedere i imiti orientali di una delle strutture che erano già emerse nello scavo del 2023. Si vedono bene le travi in orizzontale che possono essere interpretate o come la parete Nord della capanna crollata e rimasta molto ben conservata anche se combusta, carbonizzata, oppure come una struttura a terra, una piattaforma antistante la capanna. Dietro la piattaforma, quello che si vede più chiaro è il battuto pavimentale che adesso abbiamo scoperto integralmente e che delimita, individua un’area abbastanza vasta di 7-8 metri per 5-6 di una struttura probabilmente di tipo abitativo”.

Tra le evidenze della campagna 2024 c’è lo scheletro di un cavallo scavato da Matteo Cianfoni, archeo-zoologo dell’università La Sapienza di Roma che spiega: “Si tratta di un equide neonato, lo sappiamo perché ha le saldature delle epifisi confuse, la dentatura da latte, e apparentemente non era in un taglio ma sembra comunque sia stato avvolto in un tessuto, un qualche materiale deperibile che lo conteneva.

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Campagna 2024: l’eccezionale ritrovamento dello scheletro integro di un neonato di cavallo nello scavo di Frattesina di Fratta Polesine (Ro) (foto graziano tavan)

“Un ritrovamento abbastanza particolare – continua Cianfoni – perché i cavalli sono pochissimi in abitato, non utilizzati per l’alimentazione ma utilizzati per la cavalcatura, alcuni per il traino, ma sono comunque uno status symbol, e quindi una deposizione di un individuo neonato in abitato è una scoperta abbastanza eccezionale. Il cavallo è rannicchiato sul lato sinistro, si vede la mandibola con i denti. Il cranio purtroppo è un po’ imploso a causa della pressione della terra. Si vedono gli arti inferiori, il bacino, la zampa posteriore, la scapola, radio, omero, l’altra scapola e le vertebre. La testa guarda verso Nord come se fosse appoggiato sul suo lato posteriore. La percentuale di cavalli nelle faune rinvenute in questo tipo di abitati è. Stanno sotto l’1%”. Bellintani: “Questo per dare l’idea dell’eccezionalità del rinvenimento, soprattutto nel fatto che è un individuo intero. Il cavallo – come si diceva prima – era un elemento particolare nella fauna locale e uno status symbol destinato forse eccezionalmente anche all’alimentazione, ma soprattutto per la cavalcatura o per il tiro di carri”.

“Prospettive per quanto riguarda il sito di Frattesina? Se ci sarà il finanziamento con la possibilità di proseguire lo scavo – spiega Bellintani – ovviamente quello che dovremo fare innanzitutto – che ci promettevamo di fare quest’anno e non è stato possibile – sarà l’asportazione della fornace per poterla musealizzare. È un reperto unico cui stiamo dedicando particolare attenzione. Ma non meno importante è la prosecuzione almeno in quest’area di scavo per arrivare all’impianto delle strutture che stiano scavando che vede almeno un metro ancora di stratigrafia da esplorare. Quindi tante altre cose che stanno dando molte soddisfazioni perché grazie alla teleosservazione prima, e poi alla magnetometria, abbiamo individuato un’area di scavo che è sia un quartiere abitativo che anche una zona di produzione artigianale che è la caratteristica principale di questo sito che chiamiamo “sito di produzione scambio” perché legato a una rete di scambi veramente vastissima che va dal Nord Europa al Mediterraneo orientale e che fa di Frattesina un unicum, un sito eccezionale nell’Europa dei tempi di Ulisse”.

Preistoria. Visita allo scavo del villaggio dell’Età del Bronzo alla Muraiola di Povegliano Veronese: il direttore prof. Cristiano Nicosia (università di Padova) fa un bilancio della campagna di scavo 2022 in occasione dell’apertura del cantiere al pubblico

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Il sito della Muraiola a Povegliano (Vr): alla fine della seconda fase della campagna di scavo 2022 stanno emergendo le strutture abitative del villaggio dell’Età del Bronzo (foto graziano tavan)

Hanno scavato per settimane come sotto una serra nel caldo insopportabile di un’estate che sembrava non aver mai fine. Poi è arrivato improvviso l’autunno, l’umidità, il freddo. Ma il cantiere non si è mai fermato. Sono i componenti dell’équipe del professor Cristiano Nicosia, geoarcheologo del dipartimento di Geoscienze dell’università di Padova, che dirige lo scavo di un villaggio dell’età del Bronzo di 3500 anni fa in località La Muraiola a Povegliano Veronese nell’ambito del progetto Geodap (GEOarchaeology of DAily Practices: extracting bronze age lifeways from the domestic stratigraphic record) (vedi Preistoria. Alla Muraiola di Povegliano Veronese, uno dei più rilevanti siti a livello internazionale, con un abitato dell’Età del Bronzo, conclusa la prima campagna di scavo del Progetto Geodap diretto dal prof. Cristiano Nicosia (università di Padova): “Si è tornati a scavare dove si sono fermate le ricerche fatte negli anni ‘80”. | archeologiavocidalpassato). Ora la seconda fase della campagna di scavo 2022 si è conclusa. Ne parla proprio il prof. Nicosia che archeologiavocidalpassato.com ha incontrato alla vigilia dell’ultima settimana di ricerche, in occasione dell’ultima apertura al pubblico del cantiere di scavo per una visita di scavo con i protagonist, mentre le brume tutt’intorno cominciavano ad alzarsi dai campi. Un bell’esempio di archeologia pubblica.

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Campione di reperti fittili e ossei dallo scavo della Muraiola a Povegliano (Vr) presentati dal direttore, prof. Cristiano Nicosia (Unipd), con i dottorandi Giorgio Piazzalunga e Silvia D’Aquino (foto graziano tavan)

Il professor Cristiano Nicosia traccia un primo bilancio della campagna di scavo in località Muraiola di Povegliano Veronese (Vr). Accanto a lui due dottorandi, Giorgio Piazzalunga e Silvia D’Aquino, che insieme ad altre sei-sette persone si sono occupati dello scavo che prosegue la tradizione degli scavi eseguito negli anni Ottanta del Novecento da Luciano Salzani dell’allora soprintendenza Archeologica proprio a fianco del settore di scavo attuale. “Trentacinque anni dopo”, spiega Nicosia, “siamo tornati a scavare con nuove tecniche e con nuove tecnologie a nostra disposizione per vedere cosa possiamo dire in più e in meglio di strutture molto importanti che furono trovate nello scavo di Salzani, strutture abitative che appartengono all’età del Bronzo medio. Il nostro lavoro, fondamentalmente, è quello di cercare resti proprio di strutture domestiche perché facciamo parte di un progetto europeo che è incentrato sullo studio delle strutture domestiche dell’età del Bronzo. Le strutture domestiche che furono scavate già negli anni Ottanta qui a Muraiola sono molto ben conservate, molto importanti e quindi molto rilevanti al fine del nostro progetto”.

“Il villaggio dell’Età del Bronzo della Muraiola è parte di un sistema esteso di insediamento nel territorio veronese”, spiega il prof. Nicosia. “Il sito è stato in parte sbancato per motivi agrari. Del villaggio preistorico si conserva solo una porzione che è quella dove stiamo scavando. Lo scavo è iniziato da otto settimane e stiamo scavando delle fasi “alte” di questo abitato, caratterizzate soprattutto da grossi scarichi di cenere, scarichi di stoviglie e quindi con grosse quantità di ceramica, ossi, ecc. In questo momento, siamo nell’ultima settimana di lavoro, nella parte sud-orientale dello scavo abbiamo iniziato a mettere in luce delle buche di palo, dei piani di calpestio con carboni, cenni di infrastrutture delle quali non consociamo ancora bene l’utilizzo, e dei lacerti di focolare con dei grossi vespai in ceramica. Quindi – continua – stiamo entrando nel vivo di quello che è il focus della nostra ricerca, e cioè lo studio di strutture abitative. E quindi contiamo di finire la prossima settimana temporaneamente la stagione di scavo con già delle buone indicazioni su quello che poi ci aspetta alla ripresa dello scavo l’anno prossimo”.

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Il cantiere di scavo della Muraiola di Povegliano (Vr) sul colmo di una collinetta artificiale (foto graziano tavan)

Oggi, vicino al cantiere di scavo, si nota la presenza di una risorgiva. “Questa zona della pianura veronese”, spiega il prof. Nicosia, “è particolarmente ricca di acqua di risorgiva, una risorsa importante ancora oggi. Si può immaginare quindi come lo fosse 3500 anni fa. Il sito della Muraiola inglobava questa risorgiva o sorgeva lungo di essa. Ovviamente non sappiamo se proprio questa risorgiva fosse attiva 3500 anni fa, però diciamo che per una serie di condizioni geologiche teoricamente le risorgive erano le stesse nell’Età del Bronzo. In questo ambiente ricco di acque è sorto il villaggio. Oggi lo scavo è a un livello più alto rispetto al resto della campagna intorno. C’è circa un metro di dislivello. Questa collinetta non è naturale, ma artificiale, creata dal sito che cresce su se stesso. Come? Spianando le capanne di una certa fase e costruendovi sopra. Scaricando grosse quantità di materiale di ceramica e altro, un po’ alla volta il sito cresce. La collinetta è quindi l’accumularsi delle stratificazioni del sito. Oggigiorno le macerie le portiamo via con le ruspe, ma in antico che tutto questo non esisteva si spianava e si costruiva sopra”.

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Cantiere aperto alla Muraiola: visita guidata sullo scavo con il prof. Cristiano Nicosia (foto graziano tavan)

Archeologia pubblica. Il sito della Muraiola è stato oggetto – si diceva – di visite guidate a “cantiere aperto”. Il prof. Nicosia e i suoi più stretti collaboratori hanno accompagnato gli ospiti – molti i residenti, ma non solo, curiosi di conoscere la storia del paese, e anche molte scolaresche preparate e accompagnate dai loro insegnanti -. Il video che segue, di archeologiavocidalpassato.com, è un frammento di una visita guidata sul cantiere dello scavo alla Muraiola. Buona visione.

Preistoria. Alla Muraiola di Povegliano Veronese, uno dei più rilevanti siti a livello internazionale, con un abitato dell’Età del Bronzo, conclusa la prima campagna di scavo del Progetto Geodap diretto dal prof. Cristiano Nicosia (università di Padova): “Si è tornati a scavare dove si sono fermate le ricerche fatte negli anni ‘80”.

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Il gruppo di lavoro dell’università di Padova sul sito dell’Età del Bronzo alla Muraiola di Povegliano Veronese: al centro il direttore del progetto Geodap, prof. Cristiano Nicosia (foto geodap)

Nei giorni scorsi in località La Muraiola a Povegliano Veronese si è conclusa la prima parte di scavi del progetto Geodap (GEOarchaeology of DAily Practices: extracting bronze age lifeways from the domestic stratigraphic record) diretto dal professor Cristiano Nicosia, geoarcheologo del dipartimento di Geoscienze dell’università di Padova a cui nel dicembre del 2020 è stato assegnato un prestigioso ERC Consolidator Grant. Il progetto Geodap, che mira a studiare in modo nuovo l’Età del bronzo, concentrandosi sulle strutture abitative dell’epoca, si sviluppa su dieci siti archeologici di sei Paesi europei e la prima tappa si è conclusa pochi giorni fa a Povegliano Veronese, in località Muraiola dove si è tornati a scavare a distanza di quasi 40 anni dai primi ritrovamenti, quando fu scoperta una capanna con un focolare. Il magazine “Il Bo Live. Università di Padova” ha visitato gli scavi. Servizio, riprese e montaggio di Barbara Paknazar.

“Siamo tornati qui aprendo un settore di scavo affianco alle strutture che furono ritrovate negli anni ’80. Adesso abbiamo maggiori tecnologie, tecniche analitiche, di rilevamento e rilievo che sono molto più avanzate rispetto al passato”, spiega Nicosia. Dal sito, uno dei più rilevanti a livello internazionale, sono emersi piani di calpestio e focolari relativi a questo abitato dell’età del Bronzo. I reperti, tra cui molta ceramica, raccontano pezzi di vita dell’epoca e nel caso degli oggetti in ambra parlano anche di scambi commerciali con luoghi lontani a nord delle Alpi. Gli ossi ritrovati verranno indagati dal punto di vista faunistico e permetteranno di sapere quali animali venivano macellati e consumati. “E raccogliamo anche campioni di terreno sia per analisi micromorfologiche, quindi analisi in sezione sottile degli strati di terreno che costituiscono questo sito, sia per analisi paleobotaniche, con l’estrazione di semi, carboni, fitoliti e pollini per avere una ricostruzione delle persone che hanno vissuto qui circa 3500 anni fa”, continua il geoarcheologo dell’università di Padova. 

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Marta Dal Corso, ricercatrice del dipartimento di Geoscienze dell’università di Padova, con un’allieva (foto geodap)

A caratterizzare il progetto è infatti un innovativo approccio interdisciplinare che integra la geoarcheologia, la chimica organica e l’archeo-botanica. Particolare attenzione è dedicata ai resti vegetali che sono indagati con diverse metodologie. Le prime indagini sono condotte direttamente sul sito grazie a un macchinario che consente di compiere le operazioni di flottazione con cui vengono recuperati i resti di dimensioni più grandi. “Molto spesso questi resti sono combusti e usiamo l’acqua per farli galleggiare da un campione di terra e li recuperiamo usando un setaccio dalle maglie molto fini”, spiega Marta Dal Corso, ricercatrice del dipartimento di Geoscienze dell’università di Padova. “In questo modo otteniamo sia carbone sia residui di semi e frutti combusti. In seguito confronteremo queste informazioni con quelle si ottengono dallo studio, in laboratorio, di campioni molto più piccoli, come i palinomorfi e i fitoliti”. 

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Alunni in visita guidata al sito dell’Età del Bronzo alla Muraiola di Povegliano Veronese (foto geodap)

Durante le settimane di scavi i cittadini hanno potuto interagire direttamente con i ricercatori grazie a visite guidate e iniziative di coinvolgimento, alcune delle quali pensate nello specifico per le scuole. “Volevamo trasmettere il messaggio che un sito archeologico non è una caccia al tesoro e che ad essere importanti non sono solo gli oggetti belli o di valore. Anzi, molto spesso per noi scienziati è proprio il contrario perché è l’umile terra a restituirci informazioni essenziali. Insomma, setacciamo, laviamo e guardiamo la terra che contiene i materiali più che i materiali contenuti”, osserva il professor Nicosia. 

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Ripresi gli scavi a Frattesina di Fratta Polesine (Ro) a cura della soprintendenza e dell’università La Sapienza di Roma (foto sabap-uniroma)

Le attività del progetto Geodap adesso continuano in altri siti archeologici. “Alcuni siti sono scavati da colleghi e noi ci occupiamo solo della parte analitica, quindi del post-scavo con analisi archeo-botaniche, sedimentarie e micromorfologiche”, spiega il docente. È il caso, ad esempio degli scavi in località di Frattesina, in provincia di Rovigo, che sono ripartiti proprio in questi giorni sotto la guida della Soprintendenza e in collaborazione con l’università La Sapienza di Roma. “In altri siti invece scaviamo direttamente noi e quindi abbiamo un controllo maggiore su tutta l’articolazione stratigrafica del sito stesso”, continua Nicosia. In questa tipologia rientrano i lavori che stiamo conducendo a Codroipo, in provincia di Udine, in armonia con il museo civico di San Vito al Tagliamento.

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L’area delle ricerche sul sito dell’Età del Bronzo alla Muraiola di Povegliano Veronese (foto geodap)

La prima tappa al di fuori dell’Italia sarà in Serbia, più precisamente a Rabe al confine con l’Ungheria. E a ottobre riapriranno anche gli scavi a Povegliano Veronese dove già l’analisi magnetometrica “preparatoria”, condotta a fine 2021, aveva dato i risultati sperati. Si scava dunque a colpo sicuro, come confermato anche dalle attività più recenti.