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Gea 2021-Ica: “Archeologia e inclusione”. Contributo 1: la missione congiunta irano-italiana dell’università di Bologna e dell’ISMEO a Tol-e Ajori nel Fars (Iran)

istituto-centrale-per-l-archeologia_logoPer l’edizione 2021 delle Giornate Europee per l’Archeologia, l’ICA – Istituto centrale per l’Archeologia propone il tema guida dal titolo “Archeologia e inclusione. Missioni archeologiche italiane all’estero e comunità locali dei paesi ospitanti: interazioni coinvolgimento formazione”. Primo contributo: “La missione congiunta irano-italiana dell’università di Bologna e dell’ISMEO nel Fars”.

Nell’ambito dell’edizione 2021 delle Giornate europee dell’Archeologia, l’ICA condivide volentieri il video della Missione archeologica congiunta iraniano-italiana nel Fars. Nel 2020 la missione, supportata dall’università di Bologna e dall’ISMEO, dall’università di Shiraz, dal Research Institute for Cultural Heritage and Tourism-RICHT e dall’Iranian Centre for Archaeological Research-ICAR, grazie alla sua natura di missione congiunta e alla disponibilità del MAECI e dell’Ambasciata d’Italia a Tehran, ha potuto realizzare i suoi progetti nonostante l’impossibilità dei membri italiani di recarsi in Iran a causa della pandemia. Gli scavi della porta monumentale proto-achemenide di Tol-e Ajori, 3.5 km a SW di Persepoli (Fars centrale), conclusi con la campagna 2018, sono stati ripresi per realizzare i lavori previsti in relazione alla decisione del ministero della Cultura iraniano di esporre ai visitatori questo eccezionale monumento – una copia persiana della Porta di Ishtar di Babilonia ricostruita nei musei di Berlino: decisione che rappresenta un segno di apprezzamento per la collaborazione in Iran della missione dell’università di Bologna e dell’ISMEO, data la collocazione di Tol-e Ajori nell’area del sito Unesco di Persepoli. Poiché la Porta di Tol-e Ajori è costruita con mattoni cotti intorno a un nucleo di mattoni crudi che aveva costretto gli archeologi a riempire nuovamente le trincee scavate nelle campagne effettuate dal 2011, prerequisito per la musealizzazione del monumento era il completamento della costruzione del tetto permanente decisa dalle autorità iraniane. Poiché la costruzione della copertura è ripresa nell’estate del 2020, i co-direttori della missione congiunta hanno deciso di recuperare il ritardo sulla tabella di marcia effettuando i lavori di scavo propedeutici a quelli di conservazione, anch’essi necessari per realizzare la musealizzazione del sito. Grazie alla disponibilità di internet nel sito di Tol-e Ajori, il co-direttore italiano e i suoi collaboratori italiani hanno seguito i lavori, durati dal 15 ottobre 2020 al 19 marzo 2021, via Whatsapp, potendo dialogare con i colleghi iraniani sul campo. Contemporaneamente, una riunione quotidiana tra i membri delle due squadre, iraniana e italiana, ha permesso l’illustrazione dettagliata del lavoro svolto durante la giornata e la pianificazione del lavoro per il giorno successivo: un’esperienza unica e pionieristica di “scavo telematico” che è stata l’unica soluzione possibile per permettere alla missione Italiana di mantenere fede al proprio impegno, e che ha prodotto risultati di ottima attendibilità scientifica, anche e soprattutto per la serietà e competenza dei colleghi iraniani impegnati sul campo. La formula della “missione congiunta” ha dimostrato qui tutta la sua validità, perché l’inclusività e il coinvolgimento di archeologi iraniani e italiani in un progetto scientifico veramente condiviso durato dieci anni hanno permesso la crescita parallela dei componenti della missione indipendentemente dalla loro nazionalità, grazie alla quale la prosecuzione dell’attività nel 2020-21 ha potuto mantenere immutato l’approccio metodologico dello scavo. Alla profonda interazione tra archeologi iraniani e italiani fa riscontro nei confronti della comunità locale un approccio mirante a superare le diffidenze dei proprietari dei terreni ricompresi nell’area attorno alla Terrazza di Persepoli sottoposta a vincolo archeologico. Nei confronti delle comunità locali la missione congiunta ha dall’inizio adottato una politica di inclusione, prospettando i grandi vantaggi di uno sviluppo economico legato al turismo sostenibile.

(1 -continua)

Chi ha costruito la porta monumentale di Tol-e Ajori e il palazzo di Firuzi5 prima di Persepoli (Iran)? Gli indizi portano a Ciro. Ma è presto per dirlo. Il giallo continua…

La porta di Ishtar a Babilonia (oggi al Pergamon museum di Berlino) presa a modello a Tol-e Ajori (Iran)

La porta di Ishtar a Babilonia (oggi al Pergamon museum di Berlino) presa a modello a Tol-e Ajori (Iran)

Alireza Askari Chaverdi dell’università di Shiraz, co-direttore della missione irano-italiana, mostra i rilievi del monumento di Tol-e Ajori

Alireza Askari Chaverdi, co-direttore della missione irano-italiana, mostra i rilievi del monumento di Tol-e Ajori

La porta monumentale di Tol-e Ajori, copia della Porta di Ishtar di Babilonia, è anteriore la costruzione della terrazza di Persepoli. Sembrano infatti più che indizi i dati raccolti dalla missione congiunta irano-italiana nella piana di Persepoli diretta da Alireza Askari Chaverdi dell’università di Shiraz e da Pierfrancesco Callieri dell’università di Bologna, nel quadro dell’accordo tra il dipartimento dei Beni culturali (DBC) dell’università di Bologna e l’istituto di Ricerca dei Beni culturali dell’Iran (RICHHTO) col contributo economico dell’Università di Bologna, del MIUR e del MAE. Askari Chaverdi e Callieri sul fatto che si tratti di un edificio proto-achemenide non avrebbero dubbi (vedi post su archeologiavocidalpassato https://archeologiavocidalpassato.wordpress.com/2015/02/02/a-cosa-dava-accesso-la-porta-di-tol-e-ajori-vicino-persepoli-iran-forse-al-complesso-di-firuzi5-anteriore-a-persepoli-il-giallo-archeologico-continua/). Ma questo non li tranquillizza, anzi. Proprio la mancanza di elementi che possano portare a una datazione assoluta attendibile solleva problematiche che al momento non sembrano facilmente superabili. Perché la grossa eredità che lascia l’ultima campagna di scavo che si è conclusa nel novembre scorso è una domanda ben precisa: quando e chi ha realizzato a Tol-e Ajori quella straordinaria, monumentale porta?

I corsi di mattoni invetriati trovati in situ nella porta monumentale di Tol-e Ajori vicino Persepoli (Iran)

I corsi di mattoni invetriati trovati in situ nella porta monumentale di Tol-e Ajori vicino Persepoli (Iran)

Il prof. Pierfrancesco Callieri, alla fine della campagna 2013 aveva ipotizzato che il monumento di Tol-e Ajori fosse un centro cerimoniale prima di Persepoli

Il prof. Pierfrancesco Callieri, co-direttore della missione archeologica a Tol-e Ajori (Iran)

Il complesso scoperto a Tol-e Ajori – come si diceva – è molto diverso da Persepoli. A cominciare dalla presenza del drago-serpente (mushkhusshu), animale totalmente estraneo a Persepoli (per i mazdei il serpente è una creatura malvagia). Addirittura la distruzione del monumento potrebbe essere stata la conseguenza dell’ideologia zoroastriana. Questi sono tutti elementi che portano a datare il monumento prima di Persepoli. Ma quanto prima di Persepoli? “Di quanto anteriore? È difficile dirlo”, ammette Callieri. “Se imita la Porta di Ishtar (costruita intorno al 580 a.C.) la porta di Tol-e Ajori è postuma anche alla conquista di Babilonia da parte di Ciro nel 539. Quindi al momento è arduo stabilire se risale al regno di Ciro, di Cambise, o dei primi anni di Dario. L’iconografia e la tecnica di costruzione a mattoni insieme al raffronto con la porta di Ishtar ci porta a una ambientazione più mesopotamica che persiana”, spiega l’archeologo dell’ateneo bolognese. “Quindi è più probabile una attribuzione al regno di Ciro. Ma al momento non ci sono elementi decisivi”. A detta degli archeologi è più plausibile che sia dell’epoca di Ciro che ha conquistato Babilonia (come ricorda il “cilindro di Ciro”:  il re persiano si definisce devoto al dio Marduk del quale ripristina il culto. Ciro quindi è stato nelle condizioni di poter essere influenzato dall’arte babilonese e ispirato a riprodurre in Persia una copia della Porta di Ishtar). Cambise è noto per la conquista dell’Egitto. Dario poi inizia a costruire quasi subito Persepoli (518-515) e il Palazzo di Susa. Si dovrebbe ipotizzare che poco prima avesse posto mano anche al Palazzo di Firuzi5 e alla porta di Tol-e Ajori. Ma ci sarebbe stato troppo poco tempo per un’opera così monumentale.

Uno dei mattoni invetriati e decorati recuperati nello scavo della porta di Tol-e Ajori (Iran)

Uno dei mattoni invetriati e decorati recuperati nello scavo della porta di Tol-e Ajori (Iran)

Monumento dell’epoca di Ciro? Per ora è solo un’ipotesi, ovviamente. Sarà l’obiettivo proprio della prossima campagna di scavo, nell’autunno del 2015 quello di acquisire elementi per giungere con una maggiore sicurezza alla datazione del monumento e alla sua attribuzione, anche se le possibilità sono molto limitate. “Un aiuto potrebbe arrivare tra qualche mese”, anticipa Callieri, “quando dovremmo avere a disposizione i risultati archeometrici sui materiali. Le datazioni al C14 non ci possono aiutare molto a capire la data di costruzione (l’oscillazione +/- alcuni decenni è in questo caso per noi troppo ampia: ci stanno dentro tutti e tre i re achemenidi). Ma il C14 ci può invece aiutare a capire la data di distruzione: gli eventi distruttivi registrati nello scavo sono più di uno e potrebbero già essere iniziati in antico. Il C14 viene fatto in Italia sulle ossa. L’università di Urbino e di Isfahan studiano i mattoni cotti con la termoluminescenza”. Ma quello della datazione non è l’unico problema rimasto aperto. “Nella campagna  2015 dovremo cercare di chiarire soprattutto l’esistenza di un muro di recinzione. Finora nelle ricognizioni effettuate non c’è traccia di questo muro. Il lato della porta è di 40 metri: quindi apriremo una trincea intorno ai 20 metri. Non ci resta che attendere la prossima campagna di scavo. Il giallo di Tol-e Ajori continua.

(5 – fine. Precedenti post il 14, 19, 25 gennaio e 2 febbraio)

A Tol-e Ajori, vicino a Persepoli (Iran), trovata una porta monumentale copia della Porta di Ishtar a Babilonia: la presenza del drago-serpente ne fa il più antico esempio di architettura achemenide

Lo scavo di Tol-e Ajori, in Iran, vicino a Persepoli, ha portato alla scoperta di mattoni invetriati dipinti e a rilievo

Lo scavo di Tol-e Ajori, in Iran, vicino a Persepoli, ha portato alla scoperta di mattoni invetriati dipinti e a rilievo con motivi mesopotamici

Una porta monumentale del primo periodo achemenide: ora non ci sono più dubbi. È il risultato più significativo (vedi post https://archeologiavocidalpassato.wordpress.com/2015/01/19/svelato-il-giallo-delledificio-di-tol-e-ajori-vicino-persepoli-iran-callieri-cosi-abbiamo-capito-che-era-una-porta-monumentale/)  della quarta campagna di scavo, conclusasi il 5 novembre 2014, della missione congiunta irano-italiana nella piana di Persepoli diretta da Alireza Askari Chaverdi dell’università di Shiraz e da Pierfrancesco Callieri dell’università di Bologna, nel quadro dell’accordo tra il dipartimento dei Beni culturali (DBC) dell’università di Bologna e l’istituto di Ricerca dei Beni culturali dell’Iran (RICHHTO) col contributo economico dell’Università di Bologna, del MIUR e del MAE. Ma come doveva presentarsi questo singolare edificio scoperto a Tol-e Ajori? A venirci in aiuto sono sempre i due responsabili dello scavo, Alireza Askari Chaverdi e Pierfrancesco Callieri.

I segni-codici trovati sui mattoni invetriati di Tol-e Ajori per consentire un loro corretto e rapido assemblaggio

I segni-codici trovati sui mattoni invetriati di Tol-e Ajori per un loro corretto e rapido assemblaggio

I mattoni invetriati e dipinti sul tavolo della missione irano-italiana di Tol-e Ajori (Iran)

I mattoni invetriati e dipinti sul tavolo della missione irano-italiana di Tol-e Ajori (Iran)

“Nel corso dello scavo”, ricordano i due archeologi responsabili, “sono stati trovati molti frammenti di mattoni invetriati che presentano rilievi di grande interesse artistico”. Già nelle campagne di scavo precedenti erano stati trovati i mattoni con i segni-codici per il loro assemblaggio. Infatti, proprio per il fatto che i singoli mattoni dovevano andare a realizzare un soggetto ben preciso (il leone, il toro, il drago-serpente), ognuno di essi era quindi diverso dall’altro e, soprattutto, doveva occupare una posizione ben precisa. Di qui la necessità di indicare, su un lato non visibile del mattone, con segni convenzionali di facile interpretazione la posizione esatta del mattone invetriato e a rilievo. Nel 2013 era stato trovato anche il frammento di una iscrizione babilonese coperta con l’invetriatura, quindi originale e coeva al monumento. “Un segno suggerirebbe la parola [RE]”, spiega Callieri, “ma al momento, purtroppo, non abbiamo trovato traccia del nome del sovrano che per noi sarebbe un elemento di datazione certo importantissimo”. È questo, infatti, uno dei problemi rimasti insoluti (come spiegheremo in un prossimo post) e che sarà oggetto di ricerca nelle prossime campagne di scavo. “La scoperta più importante”, sottolinea Askari Chaverdi, “sono i disegni sui mattoni a rilievo che rappresentano animali mitologici: una trentina di pezzi con tracce di animali con le ali che sono un misto tra gli animali mitologici del periodo elamita-achemenide con quelli di riscontrati a Susa e in Mesopotamia”. C’è infatti una certa somiglianza tra i mattoni invetriati e con rilievi di Tol-e Ajori e i mattoni usati a Susa, la città-capitale sorta nell’antica provincia dell’Elam, non sull’altopiano iranico dunque come Pasargade e Persepoli, ma nella piana mesopotamica. Però questi mattoni sono diversi per la tecnica di lavorazione adottata: a Susa i mattoni sono a base di silicio, a Tol-e Ajori di argilla; elementi che potrebbero suggerire una diversa datazione per la loro realizzazione.

La fascia di mattoni invetriati ancora in situ a Tol-e Ajori con le rosette dipinte

La fascia di mattoni invetriati ancora in situ a Tol-e Ajori con le rosette dipinte

Il "mushkhusshu", il drago-serpente raffigurato sulla porta di Ishtar a Babilonia

Il “mushkhusshu”, il drago-serpente raffigurato sulla porta di Ishtar a Babilonia

“In questa campagna si è continuato lo studio dei frammenti di mattoni invetriati dipinti con motivi a rosette, e a rilievo con la rappresentazione del toro, del drago-serpente (mushkhusshu) e del leone. E abbiamo potuto stabilire che a una prima fascia di mattoni invetriati monocromatici seguiva fascia di rosette dipinte che costituiva una specie di marcapiano. Sopra, probabilmente, si articolavano i pannelli a rilievo con il toro e il drago-serpente (mushkhusshu). Particolarmente interessante è il frammento di mascella di leone, la cui tipologia di realizzazione è ricorda la strada processionale della porta di Ishtar a Babilonia”. A livello di iconografia la campagna 2014 ha quindi confermato quello che già si era capito nel 2013: sono stati riscontrati gli stessi soggetti che si ritrovano sulla porta di Ishtar a Babilonia. Perciò ha preso sempre più forma e consistenza la cosiddetta “ipotesi babilonese”. E la missione ha cercato di dimostrarlo.

Il rilievo del drago-serpente (mushkhusshu) sulla porta di Ishtar a Babilonia con sovrapposti i frammenti dello stesso soggetto trovati a Tol-e Ajori (Iran)

Il rilievo del drago-serpente (mushkhusshu) sulla porta di Ishtar a Babilonia con sovrapposti i frammenti dello stesso soggetto trovati a Tol-e Ajori (Iran)

Alireza Askari Chaverdi mostra un frammento di mattone invetriato con figure trovato a Tol-e Ajori (Iran)

Alireza Askari Chaverdi mostra un frammento di mattone invetriato con figure trovato a Tol-e Ajori (Iran)

Ipotesi babilonese. La prova? “Abbiamo fatto un rilievo grafico dei pannelli figurati della porta di Ishtar a Babilonia e su questo abbiamo cercato riscontri con i rilievi ipotizzati a Tol-e Ajori posizionandovi sopra i frammenti da noi recuperati. Ebbene, la risposta è stata sorprendentemente eccezionale: i frammenti di Tol-e Ajori si posizionano e si sovrappongono perfettamente su quelli della porta di Ishtar. C’è una precisa corrispondenza non solo del motivo iconografico ma anche del modo della articolazione della composizione”. È in questi pannelli babilonesi che troviamo non solo il leone e il toro (animali che vengono ripresi e inseriti anche nella iconografia ufficiale achemenide) ma anche il drago-serpente (mushkhusshu), simbolo del dio Marduk, che a Babilonia aveva un ruolo protettivo positivo. Ebbene, il drago-serpente (mushkhusshu) è presente solo a Tol-e Ajori, e non negli altri monumenti achemenidi del re Dario e dei suoi successori. “Su questo dettaglio”, precisa Callieri, “possiamo anche dare una spiegazione che ha motivazioni storiche: la cultura zoroastriana, che permea la visione della vita nel mondo achemenide, non poteva accogliere il drago-serpente (mushkhusshu) che è ritenuto un simbolo del Male. Quindi a Tol-e Ajori la decorazione ripete quella della porta di Ishtar: quindi non ci troviamo di fronte a un edificio che imita i motivi del più noto edificio babilonese, ma si tratta proprio di una copia della Porta di Ishtar realizzata utilizzando le stesse matrici o matrici prodotte sullo stesso monumento. Quella di Tol-e Ajori – conclude Callieri – è  il primo esempio nel periodo achemenide di una architettura con manufatti provenienti dalla Mesopotamia”.

(3 – continua nei prossimi giorni. Precedenti post il 14 e 19 gennaio)

Tempio di Ciro vicino a Persepoli: il giallo archeologico potrebbe essere a una svolta con la quarta campagna di scavo a Tol-e Ajori. Rinnovata per altri cinque anni all’università di Bologna la concessione di ricerche archeologiche in Iran: un successo per l’Alma Mater

L'edificio di epoca proto-achemenide portato alla luce nello scavo di Tol-e Ajori, vicino a Persepoli in Iran

L’edificio di epoca proto-achemenide portato alla luce nello scavo di Tol-e Ajori, vicino a Persepoli in Iran

Il giallo archeologico del “tempio di Ciro vicino Persepoli” potrebbe essere a una svolta. Con i risultati della quarta campagna di scavo a Tol-e Ajori. Vi ricordate? Archeologiavocidalpassato ne ha parlato diffusamente quasi un anno fa (https://archeologiavocidalpassato.wordpress.com/2013/12/25/tempio-di-ciro-vicino-a-persepoli-un-giallo-archeologico-insoluto-unico-esempio-finora-di-architettura-proto-achemenide-con-pantheon-mesopotamico/) quando il professore dell’università di Bologna, Pierfrancesco Callieri, tornando dall’Iran, dove dirige col collega iraniano dell’università di Shiraz, professor Alireza Askari Chaverdi, la missione archeologica nella piana di Persepoli, aveva annunciato gli importanti quanto intriganti ritrovamenti a Tol-e Ajori: alla fine della campagna di scavo 2013 il prof. Callieri il monumentale edificio achemenide, quasi una copia della porta di Ishtar a Babilonia, individuato nel 2011 a Tol-e Ajori, nella piana di Persepoli nella regione di Fars in Iran meridionale, lo aveva definito un edificio monumentale destinato a funzione cerimoniale o rituale molto probabilmente dell’epoca dii Ciro, quindi – al momento- unico esempio di architettura proto-achemenide con pantheon mesopotamico.

Il prof. Pierfrancesco Callieri in azione a Tol-e Ajiori vcino a Persepoli, in Iran

Il prof. Pierfrancesco Callieri in azione a Tol-e Ajiori vcino a Persepoli, in Iran

2014: quarta campagna di scavo. È evidente, quindi, che sono alte le aspettative dalla quarta campagna di scavo a Tol-e Ajori della missione congiunta irano-italiana iniziata il 25 settembre e che si protrarrà fino al 5 novembre. E le indiscrezioni che rimbalzano dall’Iran giustificherebbero queste aspettative. Pierfrancesco Callieri avrebbe annunciato “bei risultati”. Quindi ancora un paio di settimane e sapremo se sarà stata dipanata l’intricata vicenda del “giallo archeologico del tempio vicino a Persepoli”. Archeologiavocidalpassato ne darà conto tempestivamente. Di certo intanto si sa che la missione è partita sotto i migliori auspici: continueranno per altri cinque anni (2014—2018) gli scavi archeologici dell’Università di Bologna in Iran. È stato infatti rinnovato l’accordo quinquennale di collaborazione che lega il Dipartimento di Beni culturali dell’Alma Mater con il Centro Iraniano di Ricerche Archeologiche. Il nuovo documento è stato siglato a Teheran da Seyyed Mohammad Beheshti, direttore dell’Istituto iraniano, e dal prof. Pierfrancesco Callieri, dell’università di Bologna, in rappresentanza del direttore del Dipartimento di Beni culturali Angelo Pompilio. L’Alma Mater si conferma quindi uno dei partner privilegiati dell’Iran nell’ambito della collaborazione culturale e accresce il peso della presenza italiana nel Paese mediorientale. La collaborazione si concretizza nella partecipazione congiunta a indagini archeologiche sul campo in Iran, dove – come detto – è attiva dal 2008 una missione archeologica congiunta irano-italiana diretta dai professori Alireza Askari Chaverdi (Università di Shiraz) e Pierfrancesco Callieri (Università di Bologna), e comprenderà attività multidisciplinari di laboratorio in Iran e in Italia. Oggetto di questa attività congiunta è l’area archeologica di Persepoli, il principale centro dell’impero persiano achemenide (VI-IV sec. a.C.), riconosciuto dall’Unesco tra i siti patrimonio dell’umanità. I risultati delle ricerche saranno oggetto di pubblicazioni e presentazioni congiunte in occasione di congressi internazionali che si terranno in Iran, in Italia e in altri paesi. Il prof. Callieri seguirà inoltre in Iran la formazione dottorale e post-dottorale di giovani ricercatori iraniani e presenterà all’Istituto di Ricerca iraniano le possibilità di formazione offerte dall’Università di Bologna e dagli altri atenei italiani.

La porta di Ishtar a Babilonia (oggi al Pergamon museum di Berlino)

La porta di Ishtar a Babilonia (oggi al Pergamon museum di Berlino)

Il "mushkhusshu", il drago-serpente raffigurato sulla porta di Ishtar a Babilonia

Il “mushkhusshu”, il drago-serpente raffigurato sulla porta di Ishtar a Babilonia

La firma del nuovo accordo ha permesso lo svolgimento della quarta campagna di scavi nel sito di Tol-e Ajori, dove è stato individuato e parzialmente portato alla luce un edificio monumentale che risale con ogni probabilità a un’epoca anteriore alla fondazione della Terrazza di Persepoli e che presenta una decorazione di mattoni invetriati a rilievo che si ispira sin nei minimi dettagli a quella della Porta di Ishtar della Babilonia di epoca neo-babilonese. Quelli che stanno emergendo – ricorda Callieri – sono i resti di un edificio assolutamente unico nella regione. Una possente costruzione a pianta rettangolare, di circa quaranta metri per trenta, alta in origine almeno una ventina di metri, che svettava su tutta l’area circostante. Con ogni probabilità si trattava di un monumento con funzione simbolico-cerimoniale”. Si tratta di un monumento dall’impronta fortemente babilonese – spiega ancora il professore dell’università di Bologna – costruito integralmente in mattoni crudi e mattoni cotti e con rivestimento esterno in mattoni invetriati e in parte decorati a rilievo. Questi ultimi compongono pannelli raffiguranti animali fantastici, principalmente il toro e il drago-serpente (mushkhusshu), che ripetono con incredibile precisione analoghi pannelli presenti sulla famosa Porta di Ishtar di Babilonia, costruita circa mezzo secolo prima della conquista persiana”. Molto probabilmente si tratta quindi di un edificio utilizzato per rituali in ambito dinastico”, sintetizza Callieri. “Lo conferma anche un frammento di iscrizione babilonese che abbiamo rinvenuto, sul quale si legge parte della parola ‘re’”. La successiva costruzione della Terrazza di Persepoli e l’espandersi nell’area di un quartiere residenziale aristocratico sembrerebbe indicare che la torre non sia sopravvissuta a lungo. E anche i dati che emergono dallo scavo puntano verso l’ipotesi di una fine “violenta” per l’edificio. “Abbiamo evidenziato estese spoliazioni dei mattoni, forse relativamente recenti, ma anche elementi che indicano precedenti azioni di distruzione dell’edificio”. Un epilogo repentino, quindi, che storicamente potrebbe essere ricondotto all’azione politica di Serse, sostenitore della tradizione zoroastriana e attivo nella distruzione dei luoghi di culto di quelli che lui chiama “demoni”.

Ciro il Grande

Ciro il Grande

Obiettivi della campagna 2014. Prima di partire per l’Iran Pierfrancesco Callieri era stato chiaro. “Inizieremo a scavare l’ambiente centrale. Vista la funzione cerimoniale dell’edificio è possibile che ci siano testimonianze di installazioni di culto e che si rinvengano altri frammenti dell’iscrizione babilonese auspicabilmente con il nome del re, che potrebbe confermare l’attribuzione a Ciro il Grande”. Ora non ci resta che attendere i risultati delle ricerche nella piana di Persepoli.

 

Tempio di Ciro vicino a Persepoli: un giallo archeologico insoluto. Unico esempio finora di architettura proto-achemenide con pantheon mesopotamico

L'edificio di epoca achemenide portato alla luce nello scavo di Tol-e Ajori, vicino a Persepoli in Iran

L’edificio di epoca achemenide portato alla luce a Tol-e Ajori, vicino a Persepoli in Iran

Cos’era dunque questo monumentale edificio achemenide quasi una copia della porta di Ishtar a Babilonia, individuato nel 2011 a Tol-e Ajori, nella piana di Persepoli  nella regione di Fars in Iran meridionale, dalla missione archeologica congiunta irano-italiana diretta da Alireza Askari Chaverdi dell’università di Shiraz e da Pierfrancesco Callieri dell’università di Bologna, nel quadro dell’accordo tra il dipartimento  di Beni culturali dell’università di Bologna, il Centro iraniano per la ricerca archeologica (Icar) e la fondazione di ricerca Parsa-Pasargadae col contributo economico dell’Università di Bologna, del Miur (Progetto PRIN 2009) e del Mae? Alireza Askari Chaverdi sembra non avere dubbi: si tratta di un tempio. Ma il giallo archeologico non pare destinato ad essere risolto in tempi brevissimi vista la maggiore prudenza espressa da Callieri che qui conclude la nostra lunga intervista. “Io parlerei di funzione cerimoniale o rituale”, spiega. “Anche se non abbiamo ancora la pianta completa, è chiaro comunque che ci troviamo di fronte a una struttura con un massiccio e spesso muro perimetrale e un ridotto spazio interno (cortile?): non può quindi essere un edificio residenziale. Meglio quindi un edificio utilizzato per rituali in ambito dinastico, come confermerebbe anche un frammento di mattone invetriato con un’iscrizione babilonese incompleta che ci riporta alla parola RE”.

La porta di Ishtar a Babilonia (oggi al Pergamon museum di Berlino)

La porta di Ishtar a Babilonia (oggi al Pergamon museum di Berlino)

Ciro, pochi anni dopo aver realizzato la capitale Pasargade (545-542 a.C.) conquistò Babilonia nel 539 a.C. quando la porta di Ishtar era stata costruita da circa mezzo secolo. “Quindi il monumento da noi scoperto”, continua Callieri, “fu realizzato dopo la conquista di Babilonia e il confronto iconografico puntuale con quello della Porta di Ishtar a Babilonia suggerisce una datazione all’epoca proto-achemenide. Il monumento rappresenta perciò la prima testimonianza monumentale nell’area del Fars centrale dove successivamente Dario I costruirà la terrazza monumentale di Persepoli”. Il monumento propaganda la cultura di Ciro profondamente legata al mondo elamita e babilonese. Ciro introduce nel Fars oltre al toro il “mushkhusshu” che a Babilonia è direttamente legato al dio Marduk, il dio della regalità. E lo fa “importando” nella piana di Persepoli la Porta di Ishtar, creando una tipica architettura rituale achemenide dove divinità e regalità sono collegate.

Il "mushkhusshu", il drago-serpente raffigurato sulla porta di Ishtar a Babilonia

Il “mushkhusshu”, il drago-serpente raffigurato sulla porta di Ishtar a Babilonia

“La presenza del toro e soprattutto del “mushkhusshu”, che nella successiva arte achemenide di Persepoli non è più presente”, fa il punto Callieri, “corrisponde a quel complesso pantheon persiano di origine mesopotamica ed elamita attestato sulle tavolette elamite delle Fortificazioni di Persepoli, che sotto la dinastia di Dario e Serse viene gradualmente ridimensionato in relazione al rapporto preferenziale del re con la divinità iranica Ahura Mazda (zoroastrismo)”. A indirizzare gli archeologi verso una realizzazione proto-achemenide c’è anche un altro elemento: il monumento non ha rapporto di orientamento con Persepoli, orientamento che invece rispetta con il sistema di canali circostante.

Il prof. Pierfrancesco Callieri in azione a Tol-e Ajiori vcino a Persepoli, in Iran

Il prof. Pierfrancesco Callieri in azione a Tol-e Ajiori vcino a Persepoli, in Iran

Per la missione irano-italiana la scoperta di questo monumento è importante perché restituisce finalmente nell’area di Persepoli un’architettura precedente Dario. Ma allora a questo punto viene da chiedersi cosa ci fosse prima della terrazza di Dario in quella regione dominata da questo monumento alto 20 metri, che brillava al sole, ed era ben visibile a distanza. È uno dei problemi aperti, non l’unico. “Oltre a capire quale fosse la funzione dell’edificio di Tol-e Ajori e quando fu costruito”, continua il professore, “le prossime campagne di scavo dovranno risolvere anche il problema della sua distruzione”. Già lo scavo attuale ha rivelato danneggiamenti da spoliazioni recenti e distruzioni antiche: ma quando? “Per ora non siamo in grado di dirlo. Serse dice di avere distrutto il tempio dei demoni. Che intendesse l’edificio di Tol-e Ajori? Se la distruzione risalisse all’epoca achemenide, sarebbe la prova archeologica del cambiamento religioso avvenuto nell’impero persiano. Ma la demolizione dell’edificio potrebbe rientrare nelle distruzioni operate da Alessandro Magno. O addirittura ancora più tardi”.

Il prof. Piefrancesco Callieri mostra la planimetria dello scavo

Il prof. Piefrancesco Callieri mostra la planimetria dello scavo a Tol-e Ajori

Il futuro. “Prima della campagna del 2014”, anticipa Callieri, “dobbiamo acquisire le foto aeree realizzate negli anni ‘40 del secolo scorso. Stiamo già provvedendo perché siamo sicuri che potrebbero darci informazioni preziose”. Negli anni ’70, come abbiamo più volte ricordato, fu realizzata la grande diga sul fiume Kner per poter irrigare la pianura. All’epoca fu adottato il sistema di irrigazione a caduta che comportò il livellamento dei terreni con la distruzione di migliaia di dati archeologici. “Altro impegno per il 2014 o per le campagne successive”, conclude Callieri, “sarà lo scavo dell’ambito centrale (cortile?), cioè quello spazio ridotto che si apre tra le spesse mura. Per ora ne abbiamo solo ricostruito la pianta che ci ha permesso di avere un’idea del monumento. Lì in mezzo, almeno lo speriamo, potrebbero esserci delle ceramiche con le quali essere in grado di datare con precisione il monumento”.  Per ora il giallo archeologico resta insoluto. Non ci resta che attendere le prossime campagne.

(5 – fine. Precedenti post il 2, 7, 15, 19 dicembre)

Tempio di Ciro vicino a Persepoli, un giallo dell’archeologia. Sembra un “duplicato” della porta di Ishtar a Babilonia

L'edificio di epoca achemenide portato alla luce nello scavo di Tol-e Ajori, vicino a Persepoli in Iran

L’edificio di epoca achemenide portato alla luce nello scavo di Tol-e Ajori, vicino a Persepoli in Iran

Non era una fornace e né una apadana achemenide, e neppure una torre. Si ingarbugliano le ipotesi nel giallo archeologico dell’edificio achemenide individuato nel 2011 a Tol-e Ajori, nella piana di Persepoli  nella regione di Fars in Iran meridionale, dalla missione archeologica congiunta irano-italiana diretta da Alireza Askari Chaverdi dell’università di Shiraz e da Pierfrancesco Callieri dell’università di Bologna, nel quadro dell’accordo tra il dipartimento  di Beni culturali dell’università di Bologna, il Centro iraniano per la ricerca archeologica (Icar) e la fondazione di ricerca Parsa-Pasargadae col contributo economico dell’Università di Bologna, del Miur (Progetto PRIN 2009) e del Mae. Ma allora cos’era questo singolare edificio dai muri perimetrali spessi 10 metri, a delimitare un piccolo ambiente centrale di modeste dimensioni, e in grado di sostenere un alzato impressionante di 20-30 metri che doveva dominare la piana? “Doveva essere sicuramente un edificio importante”, ci viene in soccorso il prof. Callieri che continua così, con la nostra intervista, a ripercorrere idealmente il diario di scavo a Tol-e Ajori. “Era a soli 3 chilometri e mezzo da Persepoli, ma diversamente da quest’ultima l’edificio di Tol-e Ajori non era stato costruito in pietra bensì in mattoni, cotti e crudi, secondo una tradizione elamita ben nota, e con il rivestimento esterno invetriato splendente al sole il quale, insieme all’altezza, lo rendeva visibile da lunghe distanze”.

Il frammento da Tol-e Ajori di un mattone invetriato con rilievo figurato

Il frammento da Tol-e Ajori di un mattone invetriato con rilievo figurato ben riconoscibile

Nuove sorprese. E qui è il momento di parlare di un’altra sorpresa venuta proprio dall’ultima campagna di scavo, quella del 2013, che sembra foriera di sviluppi sicuramente importanti e intriganti nel prosieguo delle ricerche dei prossimi anni. “Mentre i mattoni invetriati trovati nei corsi ancora in situ”, spiega Callieri, “e corrispondenti alla fascia più bassa dell’edificio, pur presentando colori diversi sono sempre a tinta unita –monocromi, dicono i tecnici-, i frammenti di mattoni invetriati collassati nel crollo delle strutture sono decorati a rilievo”. Purtroppo questo edificio fu distrutto più volte, già in antico ma anche in epoche più recenti. “Lungo il muro, nei detriti di crollo, è stata trovata una serie copiosa di frammenti di mattoni invetriati con rilievi provenienti da un apparato decorativo, rilievi che si possono comparare con quelli rinvenuti nel Palazzo di Dario a Susa”.

La porta di Ishtar a Babilonia (oggi al Pergamon museum di Berlino)

La porta di Ishtar a Babilonia (oggi al Pergamon museum di Berlino)

Un rilievo babilonese: il “mushkhusshu”. È interessante notare che, diversamente dalla fascia bassa del muro a decorazione uniforme, qui i rilievi decorati sono ben riconoscibili con raffigurazioni di animali fantastici: oltre al toro troviamo – ed è l’aspetto più interessante e intrigante-, il “mushkhusshu”, cioè il drago-serpente babilonese: un quadrupede con zampe posteriori di grifone munite di artigli, e le zampe anteriori di leone; il corpo, invece, è un ibrido con squame e la testa di serpente. Una bella raffigurazione di questo drago-serpente si trova sulla porta di Ishtar di Babilonia (ora tra le principali opere esposte al Pergamon Museum di Berlino). “Ma non si tratterebbe di una semplice somiglianza di soggetto”, interviene Callieri. “Qui si nota anche una stretta relazione con i pannelli decorativi della porta di Ishtar realizzati, come a Tol-e Ajori, in mattoni: la composizione delle immagini è identica. Addirittura sembra siano state usate le stesse matrici: stesse misure, stesse parti. Possiamo dire che a Toll-e Ajori siamo di fronte a una specie di duplicato della porta di Ishtar di Babilonia”.

Il "mushkhusshu", il drago-serpente raffigurato sulla porta di Ishtar a Babilonia

Il “mushkhusshu”, il drago-serpente raffigurato sulla porta di Ishtar a Babilonia

Edificio protoachemenide. La prima considerazione conseguente, secondo il co-direttore della missione irano-italiana, è lo spostamento della datazione del monumento a un periodo più antico rispetto alla costruzione di Persepoli, quindi a un periodo proto-achemenide. “Perciò ipotizziamo che l’edificio monumentale di Tol-e Ajori si possa far risalire all’epoca di Ciro o, al massimo, di Cambise. A supportare questa tesi ci sono alcuni dati specifici emersi dallo scavo cui abbiamo già accennato ma che è bene qui ricordare. Innanzitutto le diverse tecniche costruttive rispetto alla terrazza di Persepoli e poi, soprattutto, la presenza del “mushkhusshu” il drago-serpente babilonese che scompare nell’arte achemenide ufficiale -possiamo dire “classica” -, quella cioè che si manifesta da Dario in poi”. Nella nuova visione iranica del mondo il drago-serpente non ha infatti più motivo di essere, non va più bene perché per lo zoroastrismo –su cui poggia tutta l’organizzazione e la filosofia dell’impero persiano- quell’animale mostruoso non può essere che un demone.

L'uomo-pesce, rilievo sull'accesso al Palazzo S di Pasargade

L’uomo-pesce, rilievo sull’accesso al Palazzo S di Pasargade nel Fars (Iran)

“Per Ciro è diverso”, continua Callieri, “ancora intriso di cultura elamita e fortemente attratto da Babilonia. Non a caso nel suo palazzo a Pasargade, la città – sempre nella piana del Fars/Pars (la regione dell’altopiano iranico meridionale che ha dato poi il nome, Persia, a tutto il Paese) – che lui scelse come capitale, e città dove si è fatto seppellire, a Pasargade dunque sono presenti queste credenze babilonesi”. Ancora oggi, a Pasargade nel cosiddetto Palazzo S (che i turisti viene indicato come Palazzo delle Udienze di Ciro) possiamo vedere sulle lastre decorate a rilievo interne degli accessi alla sala principale del palazzo la raffigurazione dell’uomo-toro e dell’uomo-pesce. Solo il toro androcefalo alato, tipico dell’iconografia assiro-babilonese, rimarrà nell’arte classica achemenide: pensiamo alla monumentale Porta di Tutte le Nazioni o Porta di Serse che, alla sommità della scalinata monumentale all’ingresso della terrazza di Persepoli, oggi accoglie i turisti e 2500 anni fa le delegazioni dell’immenso impero persiano che venivano ad omaggiare il Re dei Re.

A questo punto Callieri ci invita a fare un’altra deduzione che conferma indirettamente la “retrodatazione” dell’edificio al periodo proto-achemenide di Ciro. “Se Dario era impegnato nella costruzione di Persepoli sopra la terrazza monumentale, un progetto impressionante, può sembrare perlomeno strano che a soli 3 chilometri e mezzo di distanza si sia impegnato nella realizzazione di un altro monumento altrettanto impegnativo”.

(4 continua. Nuovo post nei prossimi giorni. Precedenti post il 2, 7, 15 dicembre)

La scoperta del tempio di Ciro vicino a Persepoli: un giallo dell’archeologia

Il prof. Pierfrancesco Callieri in azione a Tol-e Ajiori vcino a Persepoli, in Iran

Il prof. Pierfrancesco Callieri in azione a Tol-e Ajiori vcino a Persepoli, in Iran

Che si tratti proprio di un monumento achemenide (tempio?), innalzato da Ciro il Grande ispirandosi alla porta di Ishtar di Babilonia prima che Dario realizzasse la grande terrazza di Persepoli, monumentale palazzo-capitale, quello portato alla luce a un tiro di schioppo proprio da Persepoli? È molto probabile. Ma sono ancora molti i dubbi da chiarire su quell’imponente edificio achemenide scoperto nel 2011 a Tol-e Ajori, nel Fars, regione nel meridione dell’Iran, e che da allora costringe gli archeologi a modificare le ipotesi avanzate fino a quel momento, stupiti ogni volta da nuove rivelazioni dello scavo.

Rilievi achemenidi a Persepoli in Iran

Rilievi achemenidi a Persepoli in Iran

“Non ci resta che attendere le nuove, prossime campagne di scavo”. Ne è convinto Pierfrancesco Callieri, ordinario all’università di Bologna, co-direttore con Alireza Askari Chaverdi dell’università di Shiraz della missione archeologica a Persepoli, appena tornato in Italia dall’ultima campagna di scavo. Dopo il primo eclatante annuncio fatto dal collega co-direttore iraniano (vedi post del 3 novembre) Callieri svela in questa nostra intervista tutti i dettagli di una scoperta entusiasmante. Il diario di scavo della missionr diventa così un vero e proprio racconto giallo dell’archeologia con suspence, colpi di scena e finale ancora tutto da scrivere.

Qui cercheremo di raccontare la storia e lo sviluppo di questa avventurosa scoperta archeologica seguendo in qualche modo proprio il diario di scavo attraverso le parole di Callieri, che della ricerca restituiscono non solo i dati oggettivi ma anche emozioni, delusioni, certezze, dubbi.

(1 – continua. Nuovo post nei prossimi giorni)   

 

Vicino a Persepoli emerge un tempio achemenide con influssi babilonesi

Rilievi achemenidi a Persepoli in Iran

Rilievi achemenidi a Persepoli in Iran

Scoperto da una missione irano-italiana vicino a Persepoli un tempio costruito all’inizio del regno achemenide, sotto Ciro il Grande, con chiari influssi babilonesi. Che fosse achemenide il “grande edificio” che stava emergendo da uno degli innumerevoli sondaggi alla ricerca del nucleo abitato collegato, attivati nel comprensorio di Persepoli, l’imponente città-palazzo capitale degli Achemenidi nel cuore della regione di Fars (da cui il toponimo Persia) nel sud dell’Iran, lo aveva già intuito due anni fa Pierfrancesco Callieri dell’Università di Bologna, condirettore della missione irano-italiana impegnata a Persepoli, e ne aveva parlato a Rovereto alla Rassegna internazionale del Cinema archeologico.

Ciro il Grande

Ciro il Grande

Ora la conferma viene dal condirettore iraniano Alireza Asgari Chaverdi che fa il punto sull’andamento dello scavo, come riporta il quotidiano iraniano Teheran Times. “Si presume siano i resti un tempio dell’inizio dell’era achemenide”, spiega Chaverdi, “le rovine di un «enorme edificio» costruito sotto il regno di Ciro il Grande e venuto alla luce negli scavi condotti da una missione irano-italiana nei pressi di Persepoli”.

Ma in questi due anni il prosieguo dello scavo ha anche rivelato altri aspetti molto intriganti. Nella costruzione dell’edificio sono stati usati “migliaia di mattoni invetriati”, precisa il direttore della squadra di archeologi iraniani. La costruzione copre un’area di almeno 33×33 metri. Ma la vera curiosità, puntualizza Chaverdi, è che “i mattoni recano bassorilievi raffiguranti animali mitici della Persia e della Mesopotamia, la maggior parte dei quali sono simili a quelli usati sulla Porta di Ishtar (l’ottava della città interna) di Babilonia”.

La porta di Ishtar a Babilonia (oggi al Pergamon museum di Berlino)

La porta di Ishtar a Babilonia (oggi al Pergamon di Berlino)

“Un’iscrizione cuneiforme accadico-babilonese”, disegni e tecniche usate per decorare i mattoni, il “diffuso utilizzo del catrame nella costruzione dell’edificio”, i colori e i “motivi” decorativi “dimostrano che la struttura fu costruita durante il regno di Ciro il Grande”, afferma l’archeologo iraniano nel servizio del Teheran Times. A ulteriore riprova di questa ipotesi è il ritrovamento, con “vari disegni di loto”, di un “Mushussu, un dragone-serpente che simboleggia Marduk (una delle principali divinità babilonesi)”. Nel 539 a.C., dopo la conquista di Babilonia, ricorda l’archeologo iraniano, Ciro portò nel Fars gruppi di sacerdoti e artigiani babilonesi cui “consentì loro di costruire una struttura nella regione dove era collocata la fonte ideologica degli Achemenidi”: Persepoli. “La scoperta”, conclude Chaverdi, “solleva ora nuove questioni sul panorama religioso nella società achemenide: ossia se la comunità di prelati babilonesi fosse tollerata o meno durante il regno di Dario I, salito al trono nel 521 innescando molti cambiamenti religiosi.