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Crotone. I carabinieri del TPC, dopo lunghe indagini, restituiscono all’Italia (e al Perù e all’Equador) decine di reperti archeologici di 2500 anni fa, frutto di saccheggio. La cerimonia al museo di Pitagora

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Il comandante del Nucleo Carabinieri Tpc di Cosenza, tenente Giacomo Geloso, e il direttore regionale Musei della Calabria, Filippo Demma, davanti ai reperti archeologici restituiti all’Italia (foto drm-calabria)

In antico erano chiamati i “Nostoi”, i ritorni, ovvero il racconto del ritorno in patria di singoli eroi della guerra di Troia. Un qualcosa del genere è avvenuto giovedì 4 maggio 2023, a Crotone. Ma non si tratta del ritorno in patria di eroi del terzo millennio, ma di testimoni dei popoli e della cultura della Magna Grecia di 2500 anni fa. Al museo di Pitagora, centro di riferimento delle attività culturali della città di Crotone, si è svolta infatti la cerimonia di restituzione di reperti archeologici all’Italia (ma anche al Perù e all’Ecuador). Preziose testimonianze recuperate in Italia e nel Regno Unito nel corso delle attività dell’indagine convenzionalmente denominata “Achei”. Ne dà notizia direttamente la Direzione regionale Musei della Calabria. Presenti alla cerimonia di restituzione il direttore regionale Musei della Calabria, Filippo Demma; il comandante del Nucleo Carabinieri Tpc di Cosenza, tenente Giacomo Geloso; l’ambasciatore peruviano Eduardo Martinetti e il ministro dell’Ambasciata dell’Ecuador, Patricio Troya Suarez.

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La grande lekythos attica a figure nere su fondo bianco, attribuibile al Pittore di Edimburgo del 500 a.C., recuperata sul mercato clandestino dai Carabinieri del TPC (foto drm-calabria)

Le indagini condotte dal 2017 al 2018 hanno consentito di accertare sistematici saccheggi che garantivano al mercato clandestino un flusso continuo di beni archeologici di ingente valore ed erano inseriti in articolati e complessi canali di ricettazione in Italia e all’estero. Tra i numerosi reperti uno specchio in bronzo con impugnatura a forma di fanciulla panneggiata (kore) del V sec. a.C., una grande lekythos attica a figure nere su fondo bianco, attribuibile al Pittore di Edimburgo del 500 a.C., 52 esemplari di monete in oro, rame, bronzo argento che vanno dal V al III sec. a.C.

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Alcuni reperti archeologici recuperati dai Carabinieri del TPC di Cosenza tra cui, al centro, uno specchio in bronzo con impugnatura a forma di fanciulla panneggiata (kore) del V sec. a.C. (foto drm-calabria)

“Significativo il lavoro svolto dagli Istituti del ministero della Cultura per contribuire alla conoscenza e allo studio dei reperti rubati e poi restituiti alla comunità e spesso le sale espositive sono occasione per scoprire opere recuperate grazie complesse attività di indagine”, è stato detto alla conferenza di presentazione. “Tappe queste che costruiscono la storia della tutela del patrimonio italiano. Ed è sempre più forte anche nella coscienza collettiva l’importanza della lotta al traffico illecito di reperti archeologici che ha il duplice scopo di recuperare materialmente i beni ed essere un deterrente per lo scavo clandestino, soprattutto per le disastrose conseguenze della distruzione dei depositi stratigrafici superstiti. Il recupero di questi reperti è quindi una riaffermazione della legalità e del diritto di ciascun popolo alla propria eredità culturale. E le diverse istituzioni che lavorano insieme per interporre efficaci barriere contro le aggressioni del crimine organizzato, consentono questi significativi ritorni”.

“Divina Archeologia. La mitologia e la storia nella Commedia di Dante”

25 Marzo 2020 prima edizione del Dantedì, la giornata dedicata a Dante Alighieri. Un’edizione speciale, tutta in rete, con una première ricca di letture di estratti della Divina Commedia da parte di studiosi, professori e linguisti. Tutti uniti, da casa, per celebrare il capolavoro dantesco in nome del Sommo Poeta, fondatore della lingua italiana e simbolo dell’idea stessa di Italia. Idea che, in questi giorni più che mai, abbiamo bisogno di tenere viva.

Il direttore del Mann, Paolo Giulierini, dà una lettura significativa dalla Divina Commedia di Dante da dedicare al popolo dei social, attendendo il momento in cui tutti usciremo “a riveder le stelle”. Dall’arte antica e dalla letteratura medioevale proviene, così, un perenne appello alla speranza: una lezione importante da condividere, soprattutto ai tempi del Coronavirus. Il Dantedì dà anche il là a Giulierini per anticipare contenuti e finalità della grande mostra “Divina Archeologia. La mitologia e la storia nella Commedia di Dante”, in programma al museo Archeologico nazionale di Napoli nell’autunno 2021. Perché parlare di Dante a Napoli? “Dante fu a Napoli due volte come ambasciatore presso Carlo II d’Angiò”, ricorda Giulierini. “E Dante nella Commedia e in altre sue opere come il Convivio ci parla di argomenti che sono rappresentabili attraverso gli straordinari reperti del museo. Dante nell’Inferno parla di tante creature fantastiche, come Cerbero, Medusa, Eracle, Diomede, Ulisse, Teseo, Minosse, il Minotauro, le Arpie, e di molti personaggi storici, a partire da Virgilio, Cesare, Costantino, Traiano. Noi rappresenteremo questo cammino dantesco attraverso una miriade straordinaria di opere nella mostra dell’autunno 2021 che si legherà anche a possibili itinerari danteschi a Napoli: dalla tomba di Virgilio a piazza Dante, dalla facciata del duomo dove sono rappresentati i tre angioini citati da Dante alle preziosissime copie della Commedia conservate nella Biblioteca nazionale di Napoli”.

Hydria a figure nere (VI sec. a .C.), attribuita al pittore di Edimburgo, con Eracle e Cerbero (foto Mann)

“Cerbero, fiera crudele e diversa, / con tre gole caninamente latra / sovra la gente che quivi è sommersa”: l’incontro di Dante con il guardiano degli Inferi è descritto nel canto VI dell’Inferno (vv.12-14), quando Cerbero appare al Sommo Poeta, appena giunto nel III cerchio dei golosi. Secondo alcuni studiosi, la scena si svolge proprio tra il 25 ed il 26 marzo del 1300. Cerbero, con Eracle, è il protagonista della raffigurazione dell’Hydria a figure nere, attribuita al pittore di Edimburgo, databile alla fine VI sec. a.C. L’opera sarà esposta in occasione della mostra “Divina Archeologia. La mitologia e la storia nella Commedia di Dante”, prevista al Mann nell’autunno 2021.

Dantedì 2020: il Mann partecipa sui canali social anticipando i contenuti della grande mostra “Divina Archeologia. La mitologia e la storia nella Commedia di Dante”. Messaggio del direttore ai visitatori virtuali

 

Il retro della celebre Tazza Farnese con raffigurazione di Medusa (foto Mann)

“Divina Archeologia. La mitologia e la storia nella Commedia di Dante”, il cui progetto scientifico è stato già presentato al “Comitato Nazionale per le Celebrazioni dei settecento anni dalla morte di Dante Alighieri nel 2021” è la grande mostra in programma al Mann in autunno del 2021. Il 25 marzo 2020, per il primo Dantedì, il museo Archeologico nazionale di Napoli parteciperà alla campagna di comunicazione del MIBACT: utilizzando, sui propri canali social, gli hasthag ufficiali #IoleggoDante e #Dantedì, il Mann intraprenderà un suggestivo viaggio virtuale, tra letteratura ed arte, anticipando i contenuti della mostra. Attraverso le rappresentazioni di vasi, affreschi, statue e rilievi, sarà possibile seguire figure ed immagini della fantasia dantesca, che recepiva con curiosità e profondità la cultura del mondo antico: Cerbero, Diomede, Ulisse, le Arpie, Medusa, Eracle, Minosse e Teseo saranno soltanto alcuni dei personaggi raccontati nel percorso espositivo, che traccerà un curioso itinerario di visita anche grazie alle terzine della Commedia; la mostra rivolgerà uno sguardo attento anche alla città di Napoli, per individuarne i legami con il poeta fiorentino.

Hydria a figure nere (VI sec. a .C.), attribuita al pittore di Edimburgo, con Eracle e Cerbero (foto Mann)

Il 25 marzio 2020, dunque, i fan e i follower dei social del Mann potranno non soltanto ammirare alcuni splendidi reperti, ma anche ritrovare le simmetrie tra i capolavori antichi ed i versi danteschi: tra le opere che saranno presentate al pubblico virtuale del Museo, vi sarà anche l’Hydria a figure nere, attribuita al pittore di Edimburgo, con Eracle e Cerbero (fine VI sec. a.C.); lo splendido vaso sarà naturalmente inserito nell’esposizione dedicata a Dante nel 2021.

Paolo Giulierini, direttore del museo Archeologico nazionale di Napoli (foto Graziano Tavan)

Sempre mercoledì 25 marzo 2020 alle 12, in concomitanza con l’appuntamento web lanciato dal Mibact in tutta Italia, il direttore del Mann, Paolo Giulierini, sarà presente sulla pagina Facebook del museo Archeologico nazionale di Napoli con un proprio videomessaggio: una lettura significativa da dedicare al popolo dei social, attendendo il momento in cui tutti usciremo “a riveder le stelle”.