Roma. Per la rassegna “Impara l’arte e mettila da parte” da Zalib a Trastevere lezione dell’egittologa Giulia Pagliari su “L’Egitto a Roma”
Domenica 12 marzo 2023, alle 17.30, da Zalib, in via della Penitenza 35 a Trastevere, riprendono gli appuntamenti de “Impara l’arte e mettila da parte”, una rassegna sulla storia dell’arte classica e contemporanea, in collaborazione con l’associazione culturale EOS. Apre “L’Egitto a Roma”, la conferenza-lezione dell’egittologa Giulia Pagliari sulla presenza della cultura egiziana nella Roma antica. Costo della lezione (compreso di Tessera Arci e Tessera EOS, obbligatorie): under30, 13 euro; over30, 15 euro. Per chi ha già partecipato ai primi incontri, o è già in possesso delle due tessere, il costo sarà solo di 5 euro per gli under30 e 7 euro per gli over30. Per informazioni e per prenotare: https://form.jotform.com/230584687494370. Prenotazione obbligatoria.

L’obelisco lateranense in piazza San Giovanni in Laterano a Roma, realizzato all’epoca di Tutmosi III e Tutmosi IV (XV sec. a.C.) e portato a Roma dall’imperatore Costanzo nel 357 d,C.
L’Egitto a Roma. Nella Roma antica e, in modo particolare, nella Roma imperiale, il fenomeno senza dubbio più significativo dei contatti avvenuti con ambiti culturali e artistici diversi e provenienti da civiltà lontane, non solo geograficamente, è rappresentato dall’assimilazione dei culti egizi che furono progressivamente e in modo variegato assorbiti nel complesso religioso dell’epoca nella capitale dell’Impero. I segni di questo interessantissimo fenomeno sono ancora oggi custoditi nella città e si possono scorgere nelle piazze, nei toponimi, in alcuni musei, nella Piramide di Caio Cestio, in monumenti imponenti e oggi scomparsi come l’Iseo Campense. L’Egitto fu uno dei più importanti territori dell’Impero romano a partire dal 30 a.C., quando fu acquisito da Ottaviano Augusto, dopo la morte di Cleopatra. In seguito alla conquista molti ricchi romani furono influenzati dallo stile egizio ma soprattutto gli imperatori che portarono a Roma molti obelischi in circa quattro secoli di tempo, monumenti che ancora oggi connotano la Città Eterna.
Roma. Aperture straordinarie della piramide di Caio Cestio con visite guidate per tre domeniche, tra febbraio e aprile. Ecco la storia di uno dei monumenti più fotografati della Città eterna

La piramide di Caio Cestio innalzata a Roma lungo la Via Ostiense, nel periodo tra il 18 e il 12 a.C. (foto ssabap-roma)
È tra i monumenti più fotografati della Città eterna e dopo il Colosseo è il più iconico. Una piramide a Roma desta stupore e meraviglia anche millenni dopo la sua costruzione. Eppure non era la sola, ma è l’unica superstite di una serie di costruzioni similari presente a Roma nel I sec. a.C., sulla scia della moda egizia che si diffuse dopo la conquista del paese dei Faraoni avvenuta nel 31 a.C. La soprintendenza speciale di Roma, diretta da Daniela Porro, si impegna per la tutela e la conservazione dell’edificio e per offrire opportunità di visita rivolte ai cittadini. In quest’ottica, si inserisce il piano di aperture straordinarie, curato dalla responsabile dell’Ufficio Valorizzazione Angelina De Laurenzi e dal responsabile del sito, l’archeologo Renato Sebastiani, che si terranno da marzo ad aprile 2023. L’iniziativa è supportata da Anvideas e costituisce un esempio di dialogo positivo tra pubblico e privato. Tre domeniche, tre turni di visita (alle 9.30 – 10-30 – 11.30) per un massimo di venti partecipanti per gruppo, una guida pronta a rispondere a tutti i dubbi e le curiosità sulla Piramide. Le visite guidate gratuite si terranno nelle mattinate di domenica 19 febbraio, domenica 26 marzo e domenica 16 aprile. La prenotazione è obbligatoria compilando l’apposito modulo.

La piramide di Caio Cestio fu inglobata nelle mura Aureliane realizzate tra il 272 e il 279 (foto ssabap-roma)
Tutto è straordinario nella storia del monumento che caratterizza il paesaggio urbano contemporaneo. Infatti, Caio Cestio, uomo politico romano, membro del collegio sacerdotale degli epuloni, dispose nel testamento che la costruzione del proprio sepolcro, in forma di piramide, avvenisse in 330 giorni. La tomba fu innalzata lungo la Via Ostiense, nel periodo tra il 18 e il 12 a.C., cioè tra l’anno di promulgazione della legge contro l’ostentazione del lusso che impedì di porre all’interno della cella alcuni pregiati arazzi, e quello della morte di Agrippa, genero di Augusto, menzionato tra i beneficiari del testamento. La piramide fu successivamente inglobata nella cinta muraria costruita tra il 272 e il 279 su iniziativa dell’imperatore Aureliano e, sfidando il tempo, è giunta intatta fino ai giorni nostri. In anni recenti, l’edificio è stato sottoposto a un importante restauro che ha fatto tornare a splendere il candido marmo. Il progetto è stato finanziato da un mecenate nipponico che ha chiesto e ottenuto che l’intervento fosse concluso entro 330 giorni richiamando la vicenda del testamento di Caio Cestio.
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