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Roma. Torna “Pasqua nei Musei”, il tradizionale programma festivo per grandi e piccoli con visite, itinerari e laboratori nel Sistema Musei di Roma Capitale. Ecco le mostre aperte anche a Pasquetta

roma_capitale_pasqua-nei-musei_2024_locandinaIn occasione delle festività pasquali i Musei Civici di Roma Capitale sono aperti al pubblico, compreso il lunedì di Pasquetta, offrendo ai visitatori il loro ricco patrimonio artistico e culturale. Da giovedì 28 marzo a lunedì 1° aprile 2024 torna infatti il consueto appuntamento con l’iniziativa “Pasqua nei Musei” promossa da Roma Capitale, assessorato alla Cultura – sovrintendenza Capitolina ai Beni culturali con l’organizzazione di Zetema Progetto Cultura. Oltre a visitare le collezioni permanenti e le mostre in corso, è possibile partecipare a visite, itinerari, laboratori e attività didattiche, per tutte le età e per tutti gli interessi, attraverso le quali conoscere la città e la sua storia, in modo inusuale e divertente. Oltre ai musei civici (dai Capitolini ai Mercati di Traiano, dall’Ara Pacis alla Centrale Montemartini, da Casal de’ Pazzi alla Villa di Massenzio, tanto per ricordarne qualcuno, dal 28 marzo al 1° aprile è possibile visitare anche le aree archeologiche della città: il parco archeologico del Celio, con il nuovo museo della Forma Urbis (ingressi: viale del Parco del Celio 20/22 e Clivo di Scauro 4); l’area sacra di Largo Argentina (via di San Nicola De’ Cesarini di fronte al civico 10), l’area archeologica del Circo Massimo; i Fori imperiali (ingresso dalla Colonna Traiana). Info e prenotazioni al numero tel. 060608 (tutti i giorni, 9-19).

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Locandina della mostra “Fidia” a Villa Caffarelli dei Musei Capitolini dal 24 novembre al 5 maggio 2024

LE MOSTRE. Ai Musei Capitolini (piazza del Campidoglio 1) Pasqua è l’occasione per ammirare “FIDIA”, nelle sale di Villa Caffarelli, la prima esposizione monografica dedicata al più grande scultore greco dell’età classica si compone di un percorso inaspettato e coinvolgente tra istallazioni multimediali, reperti archeologici, originali greci e repliche romane, dipinti, manoscritti, disegni, alcuni esposti per la prima volta.

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Il vetro dorato raffigurante la dea Roma esposto nella “VRBS Roma” ai musei Capitolini (foto musei in comune)

Nella sala degli Arazzi del Palazzo dei Conservatori l’esposizione “VRBS Roma”, il vetro dorato raffigurante la dea Roma, personificazione della città secondo l’iconografia diffusa, con l’elmo e la lancia, rinvenuto nel corso degli scavi per la realizzazione della stazione della Metro C a Porta Metronia.

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Locandina della mostra “I colori dell’antico. Marmi Santarelli ai Musei Capitolini” a Palazzo Clementino dei Musei Capitolini

A Palazzo Clementino è ospitata “I colori dell’antico. Marmi Santarelli ai Musei Capitolini”, un’ampia panoramica sull’uso dei marmi colorati, dalle origini fino al XX secolo, attraverso una raffinata selezione di pezzi provenienti dalla Fondazione Santarelli.

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La riproduzione del Colosso di Costantino domina il giardino di Villa Caffarelli ai Musei Capitolini (foto musei in comune)

Nel giardino di Villa Caffarelli si può ammirare l’imponente ricostruzione in dimensioni reali del Colosso di Costantino, una statua alta circa 13 metri realizzata attraverso tecniche innovative, partendo dai pezzi originali del IV secolo d.C. conservati nei Musei Capitolini.

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Locandina della mostra “Oltre lo spazio, oltre il tempo. Il sogno di Ulisse Aldrovandi” al museo civico di Zoologia dal 22 marzo al 21 luglio 2024

Al museo civico di Zoologia (Via Ulisse Aldrovandi, 18) si può visitare la nuova esposizione “Oltre lo spazio oltre il tempo. Il sogno di Ulisse Aldrovandi”, un progetto nato dalla sinergia scientifica tra la Fondazione Golinelli e SMA-Sistema di Ateneo Alma Mater Studiorum, Università di Bologna. La mostra gravita intorno alla figura di Ulisse Aldrovandi (1522-1605), uno dei più grandi scienziati della natura del suo tempo. Grazie alla sua straordinaria capacità di osservare, catalogare e conservare i reperti che la natura, nel corso del suo farsi, ha lasciato dietro di sé è di fatto il fautore del moderno museo di Storia Naturale, un luogo di memoria e conoscenza, in cui si sedimenta il fondo ancestrale delle nostre origini. L’esposizione presenta un connubio originale e armonico tra reperti e oggetti delle collezioni museali dell’Ateneo bolognese e di quelle dei Musei Civici della Sovrintendenza Capitolina, exhibit tecnico-scientifici immersivi e interattivi prodotti in originale da Fondazione Golinelli, quadri di diverse epoche di Bartolomeo Passarotti, Enrico Prampolini, Virginio Marchi e Mattia Moreni, opere d’arte – dipinti, sculture e installazioni – di Nicola Samorì. Esposti anche oggetti, strumenti, video e immagini provenienti dall’Istituto Nazionale di Astrofisica e dall’Agenzia Spaziale Europea.

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Alla Centrale Montemartini la mostra “Architetture Inabitabili” (foto roma capitale)

Alla Centrale Montemartini (via Ostiense 106) la mostra “Architetture inabitabili”, un nuovo punto di vista sull’architettura, teso a scoprirne una concezione diversa da quella comunemente legata alla funzionalità abitativa. In esposizione testimonianza nei materiali dell’Archivio LUCE e altri archivi e fotografie storiche, alle quali si aggiungono opere firmate da fotografi e artisti contemporanei come Gianni Berengo Gardin, Guido Guidi, Marzia Migliora, Mark Power, Sekiya Masaaki, Steve McCurry – oltre ad alcune immagini di Francesco Jodice e di Silvia Camporesi appositamente commissionate per la mostra – e pagine che i più apprezzati scrittori italiani hanno composto per l’occasione.

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I due ritratti di Augusto, scoperti rispettivamente a Roma e Isernia, protagonisti della mostra “Imago Augusti” ai Mercati di Traiano a Roma (foto roma capitale)

Ai Mercati di Traiano – Museo dei Fori Imperiali (via IV Novembre 94), prosegue la mostra “Imago Augusti” (fino al 7 aprile 2024). L’esposizione di due nuovi ritratti di Augusto da Roma e Isernia darà il via a un intenso dialogo dell’imperatore con il sé stesso giovane. Due teste-ritratto marmoree di Augusto, rinvenute in occasione degli scavi archeologici condotti presso la via Alessandrina a Roma, nell’area del Foro di Traiano, e lungo la via Occidentale a Isernia, permettono un confronto animato tra due momenti della vita dell’imperatore.

Roma. Alle spalle del Colosseo aperto il nuovo parco archeologico del Celio, con un giardino archeologico in uno scenario mozzafiato, e il museo della Forma urbis con i frammenti, finalmente leggibili, della celebre Forma Urbis Romae, la gigantesca pianta marmorea della Roma antica incisa tra il 203 e il 211 d.C. sotto l’imperatore Settimio Severo

roma_parco-archeologixo-del-celio_e_museo-forma-urbis_inaugrazione_locandinaAlle spalle del Colosseo, il Celio è uno dei sette colli dove, dal 12 gennaio 2024, è aperto un nuovo parco archeologico, il parco archeologico del Celio, un balcone sul cuore antico monumentale con la possibilità di ammirare una grandiosa pianta dell’antica Roma incisa su marmo (18 metri x 13 circa), commissionata da Settimio Severo all’inizio del III secolo: è la celebre Forma Urbis Romae, i cui frammenti superstiti, a conclusione di una serie di interventi condotti sotto la direzione scientifica della Sovrintendenza Capitolina, tornano a essere visibili in un nuovo allestimento che ne esalta la magnificenza e ne consente al contempo una chiara leggibilità, mentre nel contiguo giardino archeologico del Parco, in uno scenario mozzafiato, è esposta una collezione di materiali epigrafici e architettonici provenienti dagli scavi urbani della Roma post-unitaria, offrendo così una nuova straordinaria opportunità per approfondire la conoscenza dell’antichità classica. Il parco archeologico del Celio e il nuovo museo della Forma Urbis sito al suo interno sono stati inaugurati il 12 gennaio 2024 dal sindaco di Roma Capitale, Roberto Gualtieri, dall’assessore capitolino alla Cultura, Miguel Gotor, e dal sovrintendente capitolino ai Beni culturali, Claudio Parisi Presicce. Parco e Museo – la cui apertura si deve a una serie di interventi condotti sotto la direzione scientifica della sovrintendenza Capitolina ai Beni culturali di Roma Capitale – sono parte di un vasto progetto di valorizzazione dell’intera area del Celio, inquadrata in seno al più ampio programma di riqualificazione del Centro Archeologico Monumentale (CArMe) voluto da Roma Capitale.

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Il giardino del parco archeologico del Celio con vista sul Colosseo (foto roma capitale)

IL COLLE. Il parco archeologico del Celio occupa il settore settentrionale del colle, un’area verde orientata verso il Colosseo e all’interno della quale sussistono importanti evidenze archeologiche, come le fondazioni perimetrali del tempio del Divo Claudio. Grazie al recupero degli edifici presenti nell’area, la Casina del Salvi e l’ex Palestra della Gil, e alla sistemazione del contiguo giardino archeologico, in cui sono stati organizzati per nuclei tematici una grande quantità di materiali epigrafici e architettonici di grandi dimensioni delle collezioni dell’ex Antiquarium Comunale, provenienti dagli scavi di Roma di fine Ottocento, i visitatori hanno una nuova straordinaria opportunità per approfondire la conoscenza della Roma antica. Aprire al pubblico il giardino è il primo passo di un programma che, grazie agli interventi giubilari, porterà all’allestimento completo dei reperti e all’apertura al pubblico della Casina del Salvi, che tornerà ad avere la sua funzione originaria di coffee-house e al contempo ospiterà anche una delle nuove Aule Studio di Roma.

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L’ex palestra della Gil sede del museo della Forma Urbis nel parco archeologico del Celio (foto roma capitale)

IL PUBBLICO. Il parco archeologico del Celio si può visitare tutti i giorni a ingresso gratuito. Il museo della Forma Urbis resta invece chiuso il lunedì e prevede un biglietto d’ingresso (intero non residente, 9 euro; ridotto non residente, 6.50 euro; intero residente, 6.50 euro; ridotto residente, 5.50 euro), salvo per i possessori della MIC Card che possono accedere gratuitamente anche allo spazio museale. I servizi museali sono a cura di Zètema Progetto Cultura. Questo progetto si inserisce in una più ampia trasformazione del colle del Celio e dell’intero Centro Archeologico Monumentale, a cominciare da alcuni interventi di grande significato: a breve saranno avviati i lavori di consolidamento e recupero dell’ex Antiquarium Comunale, che porranno fine a un abbandono quasi secolare dell’edificio. Inoltre, l’area verde del Celio sarà riqualificata nella vegetazione, nei percorsi, negli affacci verso il Palatino e nelle connessioni con l’area del Colosseo, mediante un progetto a cura del Dipartimento Tutela Ambientale. Infine, la Nuova Passeggiata Archeologica, lungo via di San Gregorio, connetterà il Parco del Celio con il Centro Archeologico Monumentale.

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Il Casina del Salvi nel parco archeologico del Celio (foto roma capitale)

LA STORIA. Il Parco del Celio è il frutto di una serie di interventi e di passaggi di proprietà succedutisi nel tempo: dalla cinquecentesca Vigna Cornovaglia alla nuova morfologia provocata dalle colmate di terra provenienti dagli scavi napoleonici dell’area del Colosseo e del Foro. Sul terrapieno artificiale così formato si sviluppò un’ampia zona alberata e a verde presso il Colosseo, sistemata a giardino e nota come Orto Botanico. Esso nasce come “passeggiata pubblica” nell’ambito di un progetto affidato da papa Gregorio XVI all’architetto Gaspare Salvi (1835). Il Salvi progettò, in relazione alla “passeggiata pubblica”, un edificio a ridosso delle strutture del Tempio del Divo Claudio, che doveva servire da punto di ristoro. La posizione della Casina del Salvi, ispirata funzionalmente alla “coffee-house” del Pincio progettata dal Valadier, impose l’orientamento dei viali all’interno dell’area. Nella terrazza della Casina del Salvi, oggetto di recenti indagini archeologiche, sono documentate le testimonianze del passaggio dell’acquedotto claudio-neroniano e altre opere idrauliche. Sia la Casina del Salvi che il Parco circostante sono pervenuti nel patrimonio comunale con Motu Proprio di Pio IX nel 1847. L’altro edificio, Ex Palestra della Gioventù Italiana del Littorio, si colloca nella parte più meridionale dell’area; ultimata nel 1929, la Palestra andava a sostituire tre capannoni in muratura allineati, dotati di servizi, realizzati nel 1901, anno nel quale l’edificio entrò nel patrimonio comunale. L’ampia area verde che connette i due edifici è oggi attraversata da viali che testimoniano la storica “passeggiata pubblica”. Oggi il Parco si presenta diviso in due grandi aree da viale del Parco del Celio, dove transita la linea tranviaria realizzata nel secondo dopoguerra. Nell’area settentrionale del Parco si trova appunto l’edificio dell’Ex Antiquarium Comunale, che fu costituito come Magazzino Archeologico Comunale nel 1884 e poi divenne sede museale come Antiquarium dal 1929 fino al 1939, quando diventa inagibile a causa dei gravi problemi strutturali causati dai lavori sulla linea della metropolitana.

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La grande sala del museo della Forma Urbis nel parco archeologico del Celio (foto roma capitale)

IL MUSEO. All’interno del Parco, nell’edificio dell’ex Palestra della Gil, è allestito il nuovo museo della Forma Urbis, che custodisce i frammenti rimasti della celebre Forma Urbis Romae, la gigantesca pianta marmorea della Roma antica incisa tra il 203 e il 211 d.C. sotto l’imperatore Settimio Severo. Si tratta di una delle più rare e importanti testimonianze della città antica che i visitatori torneranno ad ammirare dopo quasi un secolo. L’ultima esposizione complessiva degli originali è stata infatti realizzata tra il 1903 e il 1924 nel giardino del Palazzo dei Conservatori; poi, fino al 1939 alcuni nuclei significativi sono stati visibili nell’Antiquarium del Celio.

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Dettaglio dei templi di Largo Argentina nella Forma Urbis nel museo della Forma Urbis del parco archeologico del Celio (foto roma capitale)

La Forma Urbis era esposta originariamente sulla parete di un’aula nel Foro della Pace che fu in seguito inglobata dal complesso dei SS. Cosma e Damiano nell’area del Foro Romano. Era incisa su 150 lastre di marmo applicate alla parete con perni di ferro e occupava uno spazio di circa 18 metri per 13. Dopo la scoperta nel 1562, molti frammenti della grande mappa marmorea andarono perduti, mentre alcuni sono stati fortunosamente ritrovati nel corso del tempo. Oggi resta circa un decimo del totale della pianta originale. Dal 1742 è parte delle collezioni dei Musei Capitolini.

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Dettaglio del Colosseo nella Forma Urbis nel museo della Forma Urbis del parco archeologico del Celio (foto roma capitale)

Il nuovo allestimento del museo della Forma Urbis consente una piena fruizione della pianta marmorea da parte dei visitatori, favorendo la leggibilità di un documento che, per ingombro e condizioni frammentarie, si presta poco a una comprensione immediata. Sul pavimento della sala principale del museo sono collocati i frammenti della Forma Urbis, sovrapposti, come base planimetrica, alla Pianta Grande di Giovanni Battista Nolli del 1748. Gli spazi interni dell’edificio museale ospitano anche una consistente scelta del materiale architettonico e decorativo dell’ex Antiquarium Comunale.

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Colonna con iscrizione di cava nel giardino del parco archeologico del Celio con vista sul Colosseo (foto roma capitale)

IL GIARDINO. Attualmente nel giardino è collocata una moltitudine di reperti archeologici, architettonici ed epigrafici, in una suggestiva giustapposizione di elementi. Essi sono il risultato dei grandi scavi di fine Ottocento per la realizzazione di Roma Capitale e precedentemente conservati nell’Ex Antiquarium Comunale. Una grande quantità di reperti fu recuperata durante gli sterri per la creazione dei nuovi quartieri della Capitale, specialmente sull’Esquilino, sul Quirinale, sul Viminale. Oltre ai nuovi quartieri di edilizia residenziale si crearono nuove infrastrutture, si aprirono nuove vie centrali, si edificarono nuove imponenti sedi governative, ministeri, caserme, banche e lo stesso Parlamento. Mai prima di allora il tessuto della città antica era venuto in luce in modo così esteso restituendo una moltitudine di reperti.

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Sepolcro di Servio Sulpicio Galba proveniente dagli scavi del Testaccio, nel giardino del parco archeologico del Celio (foto roma capitale)

Questi, oggi organizzati in nuclei tematici, conducono il visitatore ad approfondire aspetti chiave per comprendere la Roma antica nel quotidiano. Sono approfonditi aspetti della vita sociale attraverso le scelte dei diversi ceti sociali di rappresentare il proprio status nella sfera funeraria: da piccoli cippi sepolcrali alle tombe monumentali di ricchi senatori, come quella di Servio Sulpicio Galba. Nel settore dedicato al sacro emerge il senso del divino nelle modeste are dedicate alle divinità del pantheon romano e nei più grandi templi pubblici, come il tempio dei Castori nel Foro Romano. Si possono cogliere le differenze, dimensionali e qualitative, nella contrapposizione fra edifici pubblici e privati attraverso una selezione di grandi frammenti provenienti da diversi edifici pubblici della città, basi di statue onorarie collocate in contesti sia pubblici che privati. Sono esposte diverse testimonianze della presenza amministrativa di Roma sul territorio: dai cippi di delimitazione dell’alveo del Tevere agli ampliamenti del pomerio della città antica, fino ai cippi con le indicazioni delle aree di pertinenza degli acquedotti. Le testimonianze più numerose e imponenti riguardano il gusto architettonico antico e raccontano il modo di costruire e decorare gli edifici e dall’altro le tecniche impiegate per la lavorazione dei marmi. Un nucleo di manufatti introduce infine al tema del reimpiego e della rilavorazione, un fenomeno grandemente pervasivo che non si arresta con l’antichità ma che attraversa tutta la storia architettonica della città.