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Rovigo. Al museo dei Grandi Fiumi al via “Padusa incontri” promossi dal CPSSAE su “Le vie d’Acqua. Archeologia, viaggi e scambi nell’antico Polesine”. Ecco il programma

Quattro conferenze dedicate a “Le vie d’Acqua. Archeologia, viaggi e scambi nell’antico Polesine”: sono il programma di “PADUSA INCONTRI”, ciclo di conferenze per la valorizzazione del patrimonio dei beni archeologici, storici ed etnografici polesani, proposto dal CPSSAE per l’anno 2025. Appuntamento in Sala Flumina del museo dei Grandi Fiumi di Rovigo, alle 16, sabato 4 ottobre, sabato 18 ottbre, sabato 15 novembre e venerdì 21 novembre 2025. Il tema di quest’anno sono dunque i fiumi e le vie d’acqua, visti come vettori e connettori attraverso i quali le comunità entravano in relazione con persone, beni materiali e idee anche di provenienze estremamente lontane. Gli incontri, realizzati in collaborazione con il Comune di Rovigo – Museo dei Grandi Fiumi, l’Accademia dei Concordi di Rovigo, e Aqua. Ambiente Cultura Turismo, saranno introdotti e moderati dai soci del CPSSAE Paolo Bellintani, Sandra Bedetti, Alessandra Marcante e dalla direttrice del museo Archeologico nazionale di Adria, Alberta Facchi.

Primo appuntamento sabato 4 ottobre 2025: “Acque e terre emerse nel Polesine medievale” con Raffaele Peretto, già direttore del museo dei Grandi Fiumi, e Giorgio Osti, sociologo UniPD. Dal passato più prossimo e da Rovigo, dove sembra essersi persa la memoria del rapporto città/fiume che invece caratterizzò l’origine del capoluogo polesano.

Secondo appuntamento sabato 18 ottobre 2025: “Un fiume di soldi. Monete e traffici in età antica lungo il Po” con Andrea Stella (numismatico – UniPD) e da Raffaele Peretto (CPSSAE). Lungo vie d’acqua viaggiarono soldi (e soldati) in età romana. La monetazione è una fonte documentaria che ci parla non solo di scambi commerciali ma anche della mobilità delle persone da un capo all’altro dell’impero.

Terzo appuntamento sabato 15 novembre 2025: “Dal Nilo al Po: le origini del vetro in Europa” con Paolo Bellintani (archeologo – CPSSAE) e Ivana Angelini (archeometrista – UniPD). in occasione del Festival “Sulle vie dell’ambra 2025 – ambra e vetro trasparenze erranti”, sposteranno l’attenzione sulla tematica del vetro: dall’Egitto, una delle regioni originarie di questa piro-tecnologia, all’antico delta del Po, in particolare a Frattesina, dove ebbe avvio la prima manifattura vetraria d’Europa.

A conclusione del ciclo, venerdì 21 novembre 2025: “Insediamenti navigazione e portualità lungo l’arco alto Adriatico prima della romanizzazione” con Silvia Paltineri (archeologa – UniPD) e Giovanna Gambacurta (archeologa – UniVE) parleranno di navigabilità e delta padano al tempo di Adria etrusca.

Adria (Ro). Al museo Archeologico nazionale l’incontro “Adria, San Basilio, Corte Cavanella. La rete per Una storia antica nella terra più giovane d’Italia” e presentazione del numero LVIII della rivista “Padusa”

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Sabato 15 febbraio 2025, alle 10.30, al museo Archeologico nazionale di Adria (Ro) l’incontro “Adria, San Basilio, Corte Cavanella. La rete per Una storia antica nella terra più giovane d’Italia” e presentazione del numero LVIII della rivista “Padusa”. Alle 10.30, saluto delle autorità; 11, Alberta Facchi, direttore del museo Archeologico nazionale di Adria, “Sintesi di 3 anni di attività del progetto di educazione all’archeologia”; 11.20, Giovanna Falezza, soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio di Verona Rovigo e Vicenza, “Nuove modalità di fruizione del patrimonio archeologico con strumenti e ricostruzioni 3D”; 11.40, Paolo Bellintani, CPSSAE, presentazione del numero LVIII della rivista “Padusa”; 12, Giovanna Gambacurta, università Ca’ Foscari, e Silvia Paltineri, università di Padova, “I risultati della ricognizione nell’area dell’insediamento etrusco”.

Rovigo. A Palazzo Roncale, l’incontro “Archeologia in Polesine. Progetti in corso, novità, prospettive”: novità sul progetto di ricerca e valorizzazione di alcune aree archeologiche in provincia di Rovigo sostenuto dalla Fondazione Cariparo. Ecco il programma

rovigo_palazzo-roncale_convegno-archeologia-in-polesine-progetti-in-corso-novità-prospettive_locandinaSabato 1° febbraio 2025, alle 9, a Palazzo Roncale a Rovigo, la Fondazione Cariparo ospita l’incontro “Archeologia in Polesine. Progetti in corso, novità, prospettive” che presenterà risultati e prospettive del progetto di ricerca e valorizzazione di alcune aree archeologiche di grande rilievo situate in provincia di Rovigo. Un progetto ambizioso, sostenuto dalla Fondazione Cariparo, che vede coinvolti la soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio di Verona Rovigo e Vicenza, l’università di Padova, l’università Sapienza di Roma, l’università Ca’ Foscari di Venezia, la direzione regionale Musei nazionali Veneto, il CPSSAE di Rovigo e il Comune di Ariano nel Polesine. Un intervento che ha un forte valore scientifico e può contribuire alla valorizzazione culturale e turistica di tutta l’area polesana. L’ingresso è gratuito, fino ad esaurimento posti, previa registrazione al seguente link: https://fondazionecariparo.it/…/archeologia-in…/

IL PROGRAMMA. INTRODUZIONE. Alle 9, saluti istituzionali e introduzione alla giornata: Giuseppe Toffoli, vice presidente, Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo; Andrea Rosignoli, soprintendente, soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per le province di Verona Rovigo e Vicenza; Daniele Ferrara, direttore, direzione regionale Musei nazionali Veneto. PROGETTI IN CORSO PER L’ARCHEOLOGIA IN POLESINE: 9.30, Paolo Bellintani, Andrea Cardarelli, Wieke De Neef, Paola Salzani, “Progetto Prima Europa – Frattesina e Grignano Polesine”; 9.50, Michele Cupitò, David Vicenzutto, Wieke De Neef, Paola Salzani, “Progetto Prima Europa – Villamarzana”; 10.10, Giovanna Gambacurta, Silvia Paltineri, Giovanna Falezza, “Progetto San Basilio: l’abitato etrusco”; 10.30, Jacopo Bonetto, Caterina Previato, Jacopo Turchetto, Wieke De Neef, Giovanna Falezza, “Progetto San Basilio: il vicus romano”; 10.50, pausa caffè. ARCHEOLOGIA PUBBLICA IN POLESINE: RICERCA E DIVULGAZIONE: 11.20, Raffaele Peretto, “Monitorare il territorio: gruppi archeologici attivi nella ricerca e il ruolo del CPSSAE”; 11.40, Enrico Maragno, “Quarant’anni di ricerche e divulgazione del Gruppo Archeologico di Villadose”; 12.10, Alberta Facchi, Marco Bruni, Maria Letizia Pulcini, “I Musei nazionali e locali: Adria, Fratta Polesine, San Basilio”; 12.30, Chiara Vallini, “Il Museo dei Grandi Fiumi oggi: eredità ed evoluzione”. PRESENTE E FUTURO DELL’ARCHEOLOGIA IN POLESINE: 12.50, Giovanna Falezza, Paola Salzani, “Archeologia in Polesine: dal presente al futuro”. Conclusione lavori.

Esclusivo. Il co-direttore dello scavo del villaggio protostorico di Frattesina (Ro), Paolo Bellintani (Cpssae), traccia un primo bilancio della campagna 2024, nel progetto “Prima Europa”, soffermandosi sulle evidenze archeologiche più interessanti (dai crogioli per la produzione del vetro allo scheletro di neonati di cavallo, dalle fornaci alla capanna), e annunciando quelli che potrebbero essere i più importanti interventi futuri. Se ne parla il 1° febbraio a Rovigo

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Campagna 2024: l’area di scavo del villaggio protostorico di Frattesina a Fratta Polesine (Ro) (foto graziano tavan)

È stato definito “sito di produzione scambio” con collegamenti tra il Nord Europa e il Mediterraneo orientale, un unicum nell’Europa dei tempi di Ulisse: è il villaggio protostorico di Frattesina a Fratta Polesine (Ro), dove scava l’università Sapienza di Roma, diretto da Andrea Cardarelli e co-diretto da Paolo Bellintani, presidente del Cpssae di Rovigo, nell’ambito del progetto “Prima Europa. La protostoria del Medio Polesine”, coordinato dalla soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio di Verona Rovigo e Vicenza, e finanziato dalla fondazione Cariparo. Proprio Paolo Bellintani, per archeologiavocidalpassato.com, traccia un primo bilancio della campagna 2024, si sofferma su alcune evidenze archeologiche particolarmente significative, come la fornace (già individuata nel 2023), una nuova fornace, i frammenti di crogiolo per la produzione del vetro (e questa di Frattesina – sottolinea Bellintani – “è la prima produzione vetraria sistematica d’Europa”), una capanna, e l’eccezionale ritrovamento dello scheletro intero di un neonato di cavallo. E poi annuncia quelli che potrebbero essere i più importanti interventi futuri (a cominciare dall’asportazione della fornace per la sua musealizzazione), se il progetto verrà nuovamente finanziato. Di tutto questo si parlerà sabato 1° febbraio 2025, a Palazzo Roncade a Rovigo, dalle 9, nell’incontro “Archeologia in Polesine. Progetti in corso novità prospettive”.

“Quest’anno (2024, ndr)”, spiega Bellintani, “avevamo in programma un approfondimento di quello che avevamo già visto l’anno scorso: abbiamo visto strutture abitative e strutture produttive del centro di produzione e scambio di Frattesina di Fratta Polesine.

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Campagna 2024: veduta d’insieme della capanna nel villaggio protostorico di Frattesina di Fratta Polesine (Ro) (foto graziano tavan)

“In particolare abbiamo allargato lo scavo verso Est per ricomprendere all’interno dell’area di ricerca una struttura, un’abitazione, una capanna che l’anno scorso vedevamo solo a metà. Quest’anno siamo riusciti a scoprirla completamente. E quindi abbiamo in buona parte terminato le operazioni di ripulitura della superficie pavimentale. Abbiamo individuato delle buche di palo che contornavano la capanna che sono le uniche testimonianze degli alzati che ci rimangono. Abbiamo anche completato lo scavo di una struttura in legno carbonizzato che si trova nella parte Nord, antistante la capanna che probabilmente o è la parete nord crollata o una piattaforma già in piano al momento dell’incendio di questa capanna che è rimasta lì, e si sono conservati i carboni abbastanza bene.

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Campagna 2024: la fornace (la “fornacetta” negli scavi 2023, ndr) e dell’area antistante nel sito protostorico di Frattesina di Fratta Polesine (Ro) (foto graziano tavan)

“Altra cosa importante, emersa l’anno scorso – continua Bellintani -, è la fornace per la produzione del vetro. Volevamo quest’anno tentare di strappare la fornace, di portarla intera in museo a Fratta per la sua musealizzazione. Ma il clima non è stato clemente in maniera sufficiente. Ci ha rallentato un po’ nei lavori. Abbiamo però aperto tutta la parte antistante, siamo arrivati sul piano d’uso in cui si facevano le lavorazioni relative a questa fornace. Qui si vedono ancora in scavo i frammenti di alcuni crogioli per la lavorazione del vetro. Sulla superficie interna di uno di questi crogioli si vede che conserva ancora le tracce del vetro che è rimasto aderente, incollato alla superficie interna. E di questi frammenti ce ne sono parecchi. L’idea – da verificare ancora – è che tutta l’area circostante la fornace fosse un’area di produzione, probabilmente già produzione di vetro primario, vetro grezzo, e poi successivamente di lavorazione che veniva effettuata in crogiolo”.

Prima di entrare nel merito della campagna 2024 a Frattesina di Fratta Polesine (Ro), Paolo Bellintani ragguaglia su enti e istituzioni coinvolte nel progetto “Prima Europa” di cui fa parte lo scavo di Frattesina. “Gli scavi di Fratta Polesine – ricorda Bellintani – rientrano nel progetto “Prima Europa. La protostoria del Medio Polesine”, progetto avviato nel 2022 grazie a un accordo di collaborazione tra la soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per le province di Verona Rovigo e Vicenza che coordina un gruppo di lavoro costituito dall’università la Sapienza di Roma che ha la direzione dello scavo nella persona di Andrea Cardarelli, e la co-direzione di Paolo Bellintani come presidente del Cpssae – Centro polesano di studi storici archeologici ed etnografici di Rovigo. Del progetto in generale fanno parte anche ovviamente l’università di Padova che ha lo scavo diretto da Michele Cupitò a Villamarzana. E abbiamo anche varie collaborazioni in questo progetto a partire in particolare dal museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine che coordina un po’ tutto l’aspetto della comunicazione. Collaboriamo anche con diverse università. Sempre con l’università di Padova: per la parte archeometrica Ivana Angelini ci dà una mano moltissimo per quello che riguarda le ambre, i vetri e in parte anche i metalli. E il progetto Geodap (GEOarchaeology of DAily Practices: extracting bronze age lifeways from the domestic stratigraphic record) diretto dal professor Cristiano Nicosia di Geoscienze, sempre di Padova, per le analisi micro-morfologiche e sedimentologiche. E poi collaborazioni con l’università di Bamberg, in particolare con Wieke De Neef, per il rilievo magnetometrico effettuato su tutta l’area dello scavo di Frattesina, ma anche di Villamarzana, e tra poco riprenderemo anche la magnetometria sul terzo sito di questo progetto che è quello di Campestrin di Grignano Polesine, il sito della lavorazione dell’ambra, contemporaneo alle prima fasi di Frattesina. E ricordo anche, sempre per quanto riguarda lo scavo di Frattesina il Comune di Fratta Polesine che ci sta dando una grandissima mano fin dall’inizio delle campagne di scavo; l’associazione il Manegium che ci offre i suoi spazi nel museo Etnografico per fare attività di laboratorio, lo stoccaggio dei materiali e il primo il primo trattamento dei materiali stessi, materiali che poi finiscono – almeno temporaneamente – come immagazzinamento nel museo dei Grandi Fiumi di Rovigo, altro ente che collabora con noi sia per quanto riguarda lo scavo di Frattesina che per i materiali di Campestrin di Grignano Polesine. Il progetto – conclude Bellintani – è stato finanziato per il 2022-2024 dalla Fondazione Cariparo – cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, che ha anche annunciato la possibilità concreta di poter rifinanziare anche per gli anni successivi la continuazione tanto del progetto “Prima Europa. Protostoria del Medio Polesine” quanto l’altro progetto, sempre finanziato da Cariparo, e che vede le università di Padova e di Venezia sul campo, e riguarda gli scavi di San Basilio di Ariano Polesine”.

“Novità di quest’anno (2024, ndr) – spiega Bellintani – è una struttura piro-tecnologica, una struttura cioè dedicata ad attività a fuoco – che non sappiamo se sia un semplice focolare o un’altra fornace. Lo stiamo aprendo, lo stiamo scavando, e ha delle caratteristiche che un po’ assomigliano alla fornace precedente, ma altre che invece se ne differenziano”.

“La fornace in sè non è una novità – ricorda Bellintani – perché l’avevamo già scavata l’anno scorso (era stata definita fornacetta, ndr) quando avevamo tolto tutti gli elementi della volta crollati all’interno che adesso sono conservati al museo di Rovigo per un sotto-progetto che prevede la ricostruzione virtuale – o fisica se ci riusciamo – di tutta quanta la struttura che verrà speriamo musealizzata nel museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine. La novità è che abbiamo aperto tutta l’area antistante l’imboccatura della fornace, e pian piano abbiamo trovato sulla superficie di uso della fornace tutta una serie di piccoli di elementi di scarti di lavorazione di vetro e, venendo più verso Sud, abbiamo continuato a trovare frammenti di crogioli per la lavorazione del vetro”.

Giulia di Giambernardino (Sapienza università di Roma) illustra i crogioli: lei che è stata un po’ la protagonista dello scavo di quest’area dove ha individuato questi reperti in particolare: “Dopo aver asportato l’us 1009 – ricorda di Giamberdino – che era caratterizzata da questi legnetti mineralizzati, abbiamo notato subito una colorazione bluastra-verdognola che ci ha fatto capire di doverci fermare ed essere un po’ più delicati. Quindi ci siamo resi conto subito di esserci trovati di fronte a quelli che sembravano essere frammenti di crogiolo adatti alla lavorazione del vetro”.

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Campagna 2024: dettaglio di frammento di crogiolo con tracce di vetro dallo scavo di Frattesina di fratta Polesine (Ro) (foto graziano tavan)

Se ne vede uno che conserva ancora la ceramica e la spalmatura di vetro che aderisce alla superficie interna. Vicino c’è una zona che non è ancora stata asportata in cui si può notare anche in questo caso un frammento di crogiolo che mostra sempre tracce della spalmatura di vetro. Interviene Bellintani: “Sul terreno ce ne sono parecchi di frammenti di crogiolo. Molti sono ancora in corso di scavo. L’idea è che un po’ tutta l’area probabilmente fosse in parte dedicata a diversi gradi di lavorazione, dalla produzione del vetro primario alla lavorazione del vetro, la sua colorazione, e poi la produzione di perle che sono il maggior prodotto. Le perle sono il prodotto principale di questa industria che, ricordo, come già detto nel 2023, è la prima produzione vetraria sistematica d’Europa”.

“Quest’anno – come detto, spiega Bellintani – abbiamo aperto un ulteriore settore verso Est per vedere i imiti orientali di una delle strutture che erano già emerse nello scavo del 2023. Si vedono bene le travi in orizzontale che possono essere interpretate o come la parete Nord della capanna crollata e rimasta molto ben conservata anche se combusta, carbonizzata, oppure come una struttura a terra, una piattaforma antistante la capanna. Dietro la piattaforma, quello che si vede più chiaro è il battuto pavimentale che adesso abbiamo scoperto integralmente e che delimita, individua un’area abbastanza vasta di 7-8 metri per 5-6 di una struttura probabilmente di tipo abitativo”.

Tra le evidenze della campagna 2024 c’è lo scheletro di un cavallo scavato da Matteo Cianfoni, archeo-zoologo dell’università La Sapienza di Roma che spiega: “Si tratta di un equide neonato, lo sappiamo perché ha le saldature delle epifisi confuse, la dentatura da latte, e apparentemente non era in un taglio ma sembra comunque sia stato avvolto in un tessuto, un qualche materiale deperibile che lo conteneva.

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Campagna 2024: l’eccezionale ritrovamento dello scheletro integro di un neonato di cavallo nello scavo di Frattesina di Fratta Polesine (Ro) (foto graziano tavan)

“Un ritrovamento abbastanza particolare – continua Cianfoni – perché i cavalli sono pochissimi in abitato, non utilizzati per l’alimentazione ma utilizzati per la cavalcatura, alcuni per il traino, ma sono comunque uno status symbol, e quindi una deposizione di un individuo neonato in abitato è una scoperta abbastanza eccezionale. Il cavallo è rannicchiato sul lato sinistro, si vede la mandibola con i denti. Il cranio purtroppo è un po’ imploso a causa della pressione della terra. Si vedono gli arti inferiori, il bacino, la zampa posteriore, la scapola, radio, omero, l’altra scapola e le vertebre. La testa guarda verso Nord come se fosse appoggiato sul suo lato posteriore. La percentuale di cavalli nelle faune rinvenute in questo tipo di abitati è. Stanno sotto l’1%”. Bellintani: “Questo per dare l’idea dell’eccezionalità del rinvenimento, soprattutto nel fatto che è un individuo intero. Il cavallo – come si diceva prima – era un elemento particolare nella fauna locale e uno status symbol destinato forse eccezionalmente anche all’alimentazione, ma soprattutto per la cavalcatura o per il tiro di carri”.

“Prospettive per quanto riguarda il sito di Frattesina? Se ci sarà il finanziamento con la possibilità di proseguire lo scavo – spiega Bellintani – ovviamente quello che dovremo fare innanzitutto – che ci promettevamo di fare quest’anno e non è stato possibile – sarà l’asportazione della fornace per poterla musealizzare. È un reperto unico cui stiamo dedicando particolare attenzione. Ma non meno importante è la prosecuzione almeno in quest’area di scavo per arrivare all’impianto delle strutture che stiano scavando che vede almeno un metro ancora di stratigrafia da esplorare. Quindi tante altre cose che stanno dando molte soddisfazioni perché grazie alla teleosservazione prima, e poi alla magnetometria, abbiamo individuato un’area di scavo che è sia un quartiere abitativo che anche una zona di produzione artigianale che è la caratteristica principale di questo sito che chiamiamo “sito di produzione scambio” perché legato a una rete di scambi veramente vastissima che va dal Nord Europa al Mediterraneo orientale e che fa di Frattesina un unicum, un sito eccezionale nell’Europa dei tempi di Ulisse”.

Rovigo. Al museo dei Grandi fiumi il soprintendente Franco Marzatico dialoga con Paolo Bellintani su “Roghi votivi e altri culti dell’area alpina nelle età del Bronzo e del Ferro” secondo incontro del ciclo “Archeologia del sacro. Devoti e pellegrini sulle vie del culto”

rovigo_grandi-fiumi_incontri-archeologia-del-sacro_programma_locandinaSabato 9 novembre 2024, alle 16, al museo dei Grandi fiumi di Rovigo, secondo incontro del ciclo “Archeologia del sacro. Devoti e pellegrini sulle vie del culto”, promosso dal Cpssae. Franco Marzatico, soprintendente ai Beni culturali di Trento, dialoga con Paolo Bellintani (archeologo del CPSSAE) su “Roghi votivi e altri culti dell’area alpina nelle età del Bronzo e del Ferro” permettendoci di fare un viaggio sulle vette e nelle acque del mondo alpino per scoprire misteriose pratiche cultuali collegate ai quattro elementi (aria, fuoco, terra e acqua) “radici” di tutte le cose e connettori tra microcosmo umano e macrocosmo naturale.

Rovigo. Al museo dei Grandi fiumi al via il ciclo di incontri “Archeologia del sacro: devoti e pellegrini sulle vie del culto” promosso dal Cpssae: quattro incontri per un viaggio attraverso le testimonianze archeologiche legate ai santuari e ai culti, dagli Etruschi al Medioevo

rovigo_grandi-fiumi_incontri-archeologia-del-sacro_programma_locandinaDai santuari etruschi e venti ai pellegrini romei, dai roghi votivi nell’Età del Bronzo al sacro in età romana: dal 26 ottobre al 14 dicembre 2024, il CPSSAE, con Accademia dei Concordi, museo dei Grandi fiumi e il patrocinio del Comune di Rovigo, organizza “Archeologia del sacro: devoti e pellegrini sulle vie del culto”, quattro incontri alle 16 nella Sala Flumina del museo dei Grandi fiumi di Rovigo che offriranno un viaggio attraverso le testimonianze archeologiche legate ai santuari e ai culti che hanno caratterizzato diverse epoche storiche, dal periodo etrusco fino al medioevo. Lo scopo è quello di creare nella cittadinanza una maggiore consapevolezza del patrimonio archeologico locale, anche alla luce degli importanti progetti di ricerca e valorizzazione in corso nel territorio comunale e provinciale. Gli incontri della durata di circa 2 ore, dalle 16 alle 18, si svolgeranno come una sorta di dialogo/intervista tra un socio C.P.S.S.A.E. in continuità con quanto già realizzato nel 2022 – “Dialoghi dal sottosuolo” – e nel 2023 – “Come nasce una città: Rovigo e dintorni dall’età del Bronzo alla modernità” – in collaborazione con il Museo dei Grandi Fiumi e vari studiosi che saranno chiamati ad illustrare ed esplorare il tema del “sacro” attraverso la materialità dell’archeologia in sintonia con forme di devozione, soprattutto popolare.

PROGRAMMA. Sabato 26 ottobre 2024, alle 16: “Santuari e culti tra Etruschi e Veneti” con Giovanna Gambacurta (università Ca’ Foscari di Venezia) e Alberta Facchi (direttore museo Archeologico nazionale di Adria), modera Maria Cristina Vallicelli (Sabap Venezia-Belluno-Padova); sabato 9 novembre 2024, alle 16: “Roghi votivi e altri culti dell’area alpina nelle età del Bronzo e del Ferro” con Franco Marzatico (soprintendente Beni culturali Trento), modera Paolo Bellintani (Cpssae); sabato 30 novembre 2024, alle 16: “Attestazioni del sacro in età romana” con Simonetta Bonomi (Sabap Friuli-Venezia Giulia), modera Raffaele Peretto (Cpssae); sabato 14 dicembre 2024, alle 16: “Le vie dei pellegrini romei” con Raffaele Peretto (Cpssae), modera Sandra Bedetti (Cpssae).

Fratta Polesine (Ro). Ecco gli Open Day allo scavo di Frattesina: “Progetto prima Europa. La protostoria del Polesine.  Scavi aperti a Frattesina 2024”. Visita guidata all’Archeologico nazionale; approfondimenti su reperti da vecchi e nuovi scavi; visita allo scavo

fratta-polesine_Open-Day-Frattesina_programma_locandinaA tu per tu con gli archeologi. È passato poco più di una settimana (2 settembre 2024) dalla ripresa degli scavi archeologici nel sito di Frattesina di Fratta Polesine ed è già tempo di Open Day 2024 che permettono al grande pubblico di incontrare gli archeologi impegnati nelle ricerche nell’insediamento che, tra la fine dell’età del Bronzo e l’inizio dell’età del Ferro, costituiva un importante centro di produzione e scambio in Europa e in tutto il Mediterraneo. Mercoledì 11 settembre e mercoledì 2 ottobre 2024 sono organizzati infatti due eventi di archeologia pubblica dal titolo “Progetto prima Europa. La protostoria del Polesine.  Scavi aperti a Frattesina 2024” per vedere da vicino le attività di scavo e conoscere le ultime novità e le prospettive future direttamente dai responsabili dello scavo.

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Campagna 2023 a Frattesina: la fornacetta alla fine dello scavo (foto graziano tavan)

La campagna archeologica di quest’anno è dedicata in particolar modo allo scavo della fornacetta individuata nel 2023, probabilmente dedicata alla produzione di vetro, oltre ad indagare alcuni aspetti rimasti ancora da chiarire sul villaggio e sulle sue attività. Gli scavi sono condotti dal dipartimento di Scienze dell’Antichità della Sapienza università di Roma e il CPSSAE Rovigo, nell’ambito del progetto “Prima Europa. La protostoria del Polesine” finanziato dalla Fondazione Cariparo e coordinato dalla soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per le province di Verona Rovigo e Vicenza in sinergia con il museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine e il Comune di Fratta Polesine.

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Open day 2023 sullo scavo di Frattesina di Fratta Polesine (foto drm-veneto)

Il programma delle giornate prevede: ore 15.30-16.30, visita guidata al museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine con la direttrice del museo, Maria Letizia Pulcini, Andrea Cardarelli (Sapienza università di Roma) e Paolo Bellintani (Cpssae Rovigo) responsabili dello scavo di Frattesina. Ore 16.30-17.30, “Alla scoperta dei reperti dai vecchi e nuovi scavi” con Costanza Paniccia e Alessia Bovio, Sapienza università di Roma, e Ivana Angelini, università di Padova. Ore 17.30-18.30, visita allo scavo di Frattesina con Andrea Cardarelli e Paolo Bellintani. All’evento sarà, infine, presente anche un rappresentante della Fondazione Cariparo. Ritrovo alle 15.30, al museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine, barchessa nord di Villa Badoer, via Giovanni Tasso 1. Prenotazione obbligatoria fino ad esaurimento posti (MAX 35 PERSONE). Info e prenotazioni allo 0425668523 o via e-mail drm.ven-museofratta@cultura-gov-it. Biglietto d’ingresso al museo Archeologico nazionale a 2 euro. I partecipanti dovranno provvedere allo spostamento con mezzi propri.

Esclusivo. A pochi giorni dall’avvio della campagna 2024 al sito preromano di San Basilio ad Ariano nel Polesine (Ro) l’archeologa Silvia Paltineri anticipa gli obiettivi delle nuove ricerche e fa il punto sulle scoperte fin qui acquisite nel centro del delta, primo grande approdo dei greci e luogo di incontro con Etruschi padani e Veneti tra VI e V sec. a.C.

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Ad Ariano nel Polesine (Ro) è tutto pronto per avviare la campagna di scavo 2024 del’università di Padova nel sito preromano di San Basilio (foto unipd)

Manca pochissimo alla ripartenza degli scavi di San Basilio 2024. Lunedì 29 aprile riapre lo scavo del sito etrusco diretto da Silvia Paltineri dell’università di Padova. È proprio l’archeologa del dipartimento dei Beni culturali dell’ateneo patavino ad anticipare ad archeologiavocidalpassato.com gli obiettivi della campagna 2024 e a fare il punto sulle indagini fin qui condotte che confermano l’importanza del sito di San Basilio che rappresenta il primo grande approdo a vocazione internazionale frequentato dai navigatori greci, che fra VI e V secolo a.C. trovarono nel Delta del Po e, più in generale, nell’Alto Adriatico, un luogo di incontro ideale con gli Etruschi padani e con i Veneti.

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San Basilio preromana: team della campagna di scavo 2023 (foto unipd)

 

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San Basilio preromana: team della campagna di scavo 2022 (foto unipd)

 

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San Basilio preromana: team della campagna di scavo 2021 (foto unipd)

“La campagna del 2024 dell’università di Padova nel sito di San Basilio”, spiega Paltineri, “riguarda in particolare l’insediamento preromano, un insediamento che inizia la sua vita intorno al 600 a.C. che è una data chiave per tutta l’Italia settentrionale perché è un momento nel quale nell’area del delta del Po le comunità locali si aprono ai commerci con il Mediterraneo. E San Basilio rappresenta il primo grande approdo a vocazione internazionale frequentato dai navigatori greci. Nell’area del Delta erano già stanziati gli Etruschi, principalmente di area padana, i quali, data la posizione geografica del Polesine, erano in strettissimo contatto con i vicini Veneti.

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La posizione del sito di San Basilio ad Ariano nel Polesine con la linea di costa antica (foto unipd)

Più antico di Adria e di Spina. “Il sito di San Basilio – continua -, un po’ come Adria e come Spina soprattutto, siti più noti ma rispetto ai quali San Basilio rimane comunque importante, proprio perché è il più antico, ha una vocazione internazionale fin dall’inizio della sua storia. Intorno al 600 a.C. questo centro, che si trovava in una zona retro-costiera lungo un cordone di dune, quindi protetto dal mare aperto però affacciato sul mare stesso, diventa un crocevia di scambi, ben testimoniato dagli scavi che stiamo conducendo nell’insediamento preromano a partire dal 2019 con campagne di indagine stratigrafica, precedute da una ricognizione che nel 2018 ho condotto insieme alla collega Giovanna Gambacurta dell’università Ca’ Foscari di Venezia. Negli anni questo progetto di indagine si è ulteriormente articolato, grazie a una stretta sinergia con il museo Archeologico nazionale di Adria, guidato da Alberta Facchi, alla Soprintendenza competente nella persona di Giovanna Falezza e grazie al sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, che fin dal 2018 ha creduto in questa progettualità e attualmente ha investito in un ampio progetto culturale che si è allargato alla fase romana del sito di San Basilio, attualmente in corso di scavo da parte dei colleghi del mio dipartimento Jacopo Bonetto e Caterina Previato.

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Villaggio protostorico di Frattesina (Ro): l’area di scavo interessata dalla campagna 2023 (foto graziano tavan)

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Una delle aree di scavo della campagna 2023 del sito protostorico di Villamarzana (Ro) (foto graziano tavan)

Ma non solo. “Il Polesine è al momento al centro di importanti indagini archeologiche riguardanti fasi più antiche. Queste ricerche, grazie al finanziamento di Cariparo, sono attive nei siti di Frattesina di Fratta Polesine e di Villamarzana, dove attualmente sono impegnati il CPSSAE, l’università Sapienza di Roma e sempre l’università di Padova con le ricerche condotte da Michele Cupitò.

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Il posizionamento delle tre aree di scavo effettuati a San Basilio negli anni 1983-1987 (da Salzani, Vitali, 2002)

Prime indagini della soprintendenza negli anni ’80 del Novecento. “Quando abbiamo scelto di aprire saggi di scavo nell’insediamento preromano – ricorda Paltineri – in un certo senso non lavoravamo al buio, perché nell’area c’erano ricerche pregresse degli anni ’80 del secolo scorso condotte dalla soprintendenza Archeologica del Veneto sotto la direzione di Maurizia De Min prima, e di Luciano Salzani e di Daniele Vitali dell’università di Bologna poi.

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San Basilio (Ariano nel Polesine): scavi 1983 e 1987-1989, l’insediamento preromano (VI-V secolo a.C.) frequentato da Etruschi, Greci e Veneti, con le palificate lignee eccezionalmente conservate (foto unipd)

E queste indagini avevano già messo in luce un insediamento che presentava alcune evidenze eccezionali, tavolati e pali lignei ben conservati, e materiali di diversa provenienza e connotati culturalmente in maniera diversa, tra cui ceramica di produzione locale, cioè ceramica etrusca di produzione padana, ceramica greca di importazione – corinzia, ionica e soprattutto attica a figure nere -, e poi anche ceramica veneta decorata a fasce rosse e nere. Dunque queste erano un po’ le basi di partenza di un’indagine che attualmente ci vede impegnati e che anche quest’anno ci vedrà tornare sul campo proprio a partire da lunedì 29 aprile 2024. E per un mese saremo a San Basilio per proseguire le nostre ricerche.

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Lo scavo dell’università di Padova nel sito preromano di San Basilio (Ariano nel Polesine) visto da drone. Le frecce indicano l’andamento dell’antico canale ancora ben visibile (foto unipd)

Affacciato su un antico canale. “Cosa abbiamo fatto finora? Abbiamo aperto due trincee di scavo: una più grande di circa 15 x 15 metri, e una più piccola di 10 x 4 metri. In un punto strategico dell’area dell’insediamento preromano, un punto importante in quanto affacciato su un antico canale di cui rimane ancora una traccia evidente se si osservano le foto aeree, sia quelle degli anni Ottanta sia quelle effettuate grazie ai sorvoli con il drone condotti in collaborazione con il mio collega Jacopo Turchetto.

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San Basilio (Ariano nel Polesine): Battuto pavimentale in cocciopesto, con canalette basali per sostenere l’alzato in graticcio e buche di palo (foto unipd)

Edificio in graticcio con pavimentazione in cocciopesto. “Le evidenze che abbiamo rintracciato sul terreno – spiega l’archeologa – rispettavano l’orientamento del cordone e del canale. Abbiamo infatti rinvenuto resti di pavimentazioni costituite da uno straordinario battuto di cocciopesto che è stato anche analizzato dal collega Michele Secco, e questo battuto presentava canalette di fondazioni per le travi basali che sostenevano l’alzato e buche di palo, quindi un’edilizia deperibile, in graticcio, analogamente a quello che accade per esempio nel vicino sito di Spina. E l’orientamento di queste strutture asseconda la natura del luogo: quindi è ortogonale rispetto al canale e rispetto all’andamento della pendenza della duna.

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Frammento di ceramica greca da cucina ritrovato nel sito preromano di San Basilio nella campagna di scavo dell’università di Padova (foto unipd)

C’era una comunità di greci. “Orientato NW-SE, questo edificio di cui appunto abbiamo rinvenuto le tracce, restituisce materiali di grande interesse, in parte si tratta di produzioni già note, quindi ceramica etrusca di produzione padana, ceramica greca di importazione, ceramica veneta, però abbiamo avuto anche alcune sorprese. Per esempio abbiamo trovato la ceramica greca da cucina, cosa che accade ad esempio nel vicino sito di Spina. Questo rinvenimento testimonia che a San Basilio i Greci non arrivavano solamente come commercianti, come mercanti, ma con buona probabilità vi era nel sito una presenza greca, dal momento che la ceramica da cucina è un indicatore importante di certe abitudini alimentari.

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Applique in bronzo a forma di felino ritrovata nel sito preromano di San Basilio nella campagna di scavo dell’università di Padova (foto unipd)

Applique in bronzo a forma di felino. “E poi tra le altre sorprese – sottolinea Paltineri – vi è il rinvenimento di alcuni bronzetti configurati a forma di felino, a forma di quadrupede, produzioni di pregio che circolavano nel Mediterraneo occidentale in epoca tardo arcaica. Si rinvengono materiali analoghi in tutta l’Etruria ma anche nel Mediterraneo occidentale fino alla penisola iberica. Sono applique che con buona probabilità si trovavano sugli orli di patere bronzee, e che non sono in realtà una novità assoluta in Polesine, perché si conoscono anche esemplari da Adria

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Un vecchio documento che mostra il disegno del colino ritrovato a Pezzoli di Ceregnano (Ro) con un’applique uguale a quella rinvenuta a San Basilio (foto unipd)

e si sa di un vecchissimo rinvenimento, del ‘700 addirittura, da un contesto, di cui i materiali sono perduti, che è quello di Pezzoli di Ceregnano, sito nel quale erano stati rinvenuti materiali di provenienza funeraria tra i quali un infundibulum, cioè un colino, che aveva appunto una di queste applique, identica a quelle che abbiamo trovato noi. Il nostro rinvenimento di bronzetti è da riferire ad attività di rifusione. Quindi quando questi oggetti avevano perso la loro funzione primaria. Però rimane un rinvenimento importante.

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Panoramica delle cderamiche di importazione e di produzione locale rinvenute nello scavo nel sito preromano di San Basilio dall’università di Padova (foto unipd)

Dai buccheri alle ceramiche etrusco-padane decorate alla veneta. “Tra gli altri rinvenimenti significativi – continua – va segnalata ceramica meso-corinzia che data l’attivazione del sito almeno intorno al 590 a.C. e poi abbiamo bucchero attestato in notevole quantità, anche con forme che incominciano a comparire nella seconda metà del VII secolo e che poi hanno una evoluzione tipologica fino ai primi decenni del VI. Il fatto di aver trovato queste forme a San Basilio è importante, perché il range di nascita e morte del tipo ci consente di fissare il sicuro avvio del sito intorno al 600. E questo è un dato nuovo perché, rispetto ai rinvenimenti degli anni ’80 del secolo scorso, noi possiamo rialzare di un ventennio-un venticinquennio l’attivazione di San Basilio preromana, appunto a questa data chiave, al 600. Poi abbiamo rilevato altri aspetti molto interessanti nella tipologia dei materiali: per esempio, abbiamo forme che sono tipicamente etrusco-padane ma che presentano la decorazione veneta a fasce rosso nere. E questo è un fenomeno di ibridazione tipologica molto significativo, e che ha sicuramente a che fare con i gusti e le abitudini della committenza locale”.

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Un’attività dell’università di Padova nella campagna di scavo nel sito preromano di San Basilio (foto unipd)

“Queste indagini – conclude Paltineri – sono possibili – e voglio ricordarlo – grazie all’entusiasmo e all’impegno di tutti gli studenti, gli specializzandi e i dottorandi che ogni anno lavorano con noi nel sito”.

Padova. Nella giornata di studio “Archeologia in Polesine tra protostoria e romanità” presentati i risultati e le anticipazione della stagione 2024 del progetto “Prima Europa. La protostoria nel Polesine” a Frattesina e Villamarzana, e del progetto “San Basilio”. Ecco le voci dei protagonisti

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Professori, funzionari. direttori, dottorandi e specializzandi protagonosti della giornata di studio “Archeologia in Polesine” al Palazzo Bo di Padova (foto graziano tavan)

padova_palazzo-bo_giornata-di-studi-archeologia-in-polesine-tra-protostoria-e-romanità_locandinaCi siamo. Sta per aprirsi la nuova stagione di ricerche archeologiche nel Medio Polesine (Frattesina di Fratta Polesine, Villamarzana: entramni nel progetto “Prima Europa. La protostoria nel Polesine”) e nel Delta del Po (San Basilio di Ariano nel Polesine: progetto “San Basilio”) che impegneranno università (Padova, Venezia, Roma La Sapienza), musei (Fratta Polesine, Adria), soprintendenze (Sabap Verona Rovigo Vicenza), enti locali (Fratta Polesine, Villamarzana, Ariano nel Polesine), sponsor (fondazione Cariparo) in un impegno corale straordinario che sta dando frutti eccezionali tanto che si può dire che il Polesine si stia rivelando un vero laboratorio per conoscere dinamiche culturali, economiche, sociali e potenzialità delle popolazioni protostoriche non solo a livello padano-adriatico ma con implicazioni che coinvolgono territori dal Baltico al Levante. Una importanza sottolineata dalla giornata di studio “Archeologia in Polesine tra protostoria e romanità” promossa dall’università di Padova – dipartimento Beni culturali a Palazzo Bo a Padova (vedi Padova. A Palazzo Bo giornata di studio “Archeologia in Polesine tra protostoria e romanità. Risultati in progress dei progetti Prima Europa e San Basilio”, con la presentazione delle ricerche a Frattesina, Villamarzana e San Basilio | archeologiavocidalpassato). Con alcuni dei protagonisti vediamo come ci offrirà la stagione di ricerca 2024 in Polesine.

Jacopo Bonetto, del dipartimento dei Beni culturali dell’università di Padova, spiega ad archeologiavocidalpassato.com il senso della giornata patavina: “La giornata di oggi, 17 aprile, vuole essere una giornata di sintesi, di punto di arrivo, ma anche di ripartenza di quelle che sono le numerose e differenziate attività che l’università di Padova insieme all’università di Venezia, alla soprintendenza, al ministero, ai Comuni, agli enti territoriali, stanno conducendo nella vasta area del Polesine. È una giornata di studi che raccoglie i frutti dell’impegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo che ha deciso di investire in questo contesto, e investire nelle risorse culturali. È stata messa sul terreno una squadra molto ricca, molto variegata – appunto di universitari, funzionari di soprintendenza, direttori di museo, sindaci, soggetti del parco del Delta del Po -, e tutti assieme abbiamo dato vita a questi tre grandi cantieri di lavoro. Uno presso il sito arcinoto di Frattesina, uno presso il sito meno noto ma comunque di grande potenzialità di Villamarzana, per quanto riguarda la protostoria; e poi il contesto di San Basilio, anche questo noto da tempo, ma anche questo meritevole di approfondimenti. E da due anni e per i prossimi due almeno ci sono squadre di archeologi, formate da docenti, ricercatori, funzionari, ma anche molti studenti, molti dottorandi, che si alternano sul campo alla ricerca. La giornata di oggi presenta appunto i risultati delle campagne 2022-2023 con tutto quello che hanno portato di novità. Quindi grandi novità sulle fasi protostoriche ma anche grandi novità sulla fase di romanizzazione, di età romana, di tardo-antica che il sito di San Basilio sta restituendo. E credo che i risultati già a vedere le prime relazioni o a capire anche solo i titoli degli interventi siano veramente importanti”.

Sulla campagna 2024 a Frattesina dell’università La Sapienza di Roma con il CPSSAE, interviene per archeologiavocdalpassato.com Paolo Bellintani (Cpssae):

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Il professor Andrea Cardarelli (Sapienza università Roma) dirige gli scavi nel sito del villaggio protostorico di Frattesina (Ro) (foto graziano tavan)

“Nella prossima campagna di ricerca Medio Polesine nel progetto Prima Europa per quanto riguarda Frattesina procederemo con una nuova campagna archeologica nel mese di settembre 2024 in particolare dedicata allo scavo della fornace che abbiamo individuato nel 2023, probabilmente dedicata alla produzione di vetro. Mentre tra luglio e ottobre 2024 procederemo al rilievo magnetometrico del sito di Campestrin di Grignano Polesine, nel sito della lavorazione dell’ambra, che ancora ha bisogno di chiarire questi aspetti prima di procedere in una seconda fase del progetto a nuove indagini archeologiche stratigrafiche anche in questo sito”.

Michele Cupitò del dipartimento Beni culturali dell’università di Padova, sintetizza per archeologiavocidalpassato.com le ricerche a Villamarzana 2024:

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Momenti di scavo nell’area con presenza di impianti produttivi nel sito protostorico di Villamarzana (Ro) (foto graziano tavan)

“La campagna di scavo 2024 a Villamarzana inizierà il 9 settembre e ci tratterremo sul sito per un mese, per quattro settimane, nell’ambito delle quali abbiamo intenzione di portare a compimento almeno una parte dello scavo che abbiamo aperto e di ampliare il settore per cercare di comprendere meglio le caratteristiche del tessuto abitativo – la forma delle case, le dimensioni delle case, se sono case, perché potrebbero anche essere strutture diverse. Come al solito il tutto si farà in collaborazione con la soprintendenza e con la direzione regionale Musei, in particolare con il museo di Fratta Polesine, soprintendenza di Verona naturalmente, e parteciperanno studenti, dottorandi, specializzandi, assegnisti: quindi lo “zoccolo duro” dell’università, che è quello che appunto più di tutto ci consente di lavorare. Parallelamente andremo avanti con il laboratorio allestito a Villamarzana per lo studio dei materiali, per gli aspetti archeobotanici e archeozoologici; e naturalmente proseguiremo anche con lo studio parallelo al laboratorio sul campo. L’obiettivo è di chiudere il 2024 – le attività di campo 2024, comprese l’estensione delle prospezioni geofisiche – con una messe di dati sufficiente per poter scrivere una storia – non più lineare, perché sarà complessa – ma un po’ più chiara di questo momento fondamentale della fine, dell’ultimo scorcio del Bronzo Finale nel Medio Polesine e in particolare a Villamarzana”.

Maria Letizia Pulcini, direttore del museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine, affronta per archeologiavocidalpassato.com il concetto di archeologia pubblica, declinato nelle sue diverse accezioni:

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Maria Letizia Pulcini illustra le attività di ufficio stampa del museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine per il progetto “Prima Europa” (foto graziano tavan)

“Nel 2022 la direzione regionale Musei del Veneto, cui afferisce il museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine, ha stipulato con la soprintendenza ABAP per le province di Verona Rovigo e Vicenza un accordo per le attività di valorizzazione e di ricerca che sono la mission del nostro ufficio. E proprio grazie a questa convenzione siamo riusciti ad avere un ruolo attivo all’interno del progetto “Prima Europa. La protostoria del Polesine” con un ruolo di coordinamento proprio per quanto riguarda le attività di valorizzazione e divulgazione e le attività di ricerca, perché comunque all’interno del progetto è prevista anche una fase di studio dei materiali scavati negli anni ’70-’80, in particolar modo, e che sono conservati nel museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine. Quindi noi ci siamo occupati del coordinamento delle varie figure coinvolte negli scavi del 2023 e poi anche dei prossimi scavi del 2024, e anche della progettazione e della realizzazione dell’aspetto comunicativo delle rubriche social, ma abbiamo svolto anche attività di ufficio stampa, ovviamente sempre in collaborazione con tutti gli altri partner coinvolti nel progetto Prima Europa e poi anche nelle attività di divulgazione con l’organizzazione degli open day, le attività per le scuole e anche la conferenza finale che c’è stata a novembre 2023 in cui abbiamo riportato i primi risultati delle indagini di scavo”.

Giovanna Gambacurta, dell’università Ca’ Foscari di Venezia, introduce per archeologiavocidalpassato.com il progetto “San Basilio” 2024 che ha restituito evidenze dagli etruschi ai romani: “Comincia anche quest’anno una campagna di scavi a San Basilio di Ariano nel Polesine.

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“Scavi aperti”: visite guidate allo scavo di San Basilio ad Ariano nel Polesine (foto unive)

È una campagna che comincerà con gli studenti dell’università Ca’ Foscari di Venezia il 27 maggio e si concluderà il 22 giugno 2024. Nell’ambito di questa campagna abbiamo anche delle occasioni di visita “scavi aperti”: una il 1° giugno, una il 22 giugno, quindi in fase inziale e in fase finale degli scavi, e pensiamo di andare ad approfondire alcune tematiche che abbiamo cercato di mettere in luce negli anni precedenti, e cioè la problematica della funzione di alcune aree ancora poco sicure nella loro strutturazione. Forse aree di lavorazione all’aperto, aree con dei focolari, aree con accensione di fuochi, e forse di andare ad aprire dei saggi laddove delle indagini geo-magnetiche ci danno indicazioni di possibili evidenze importanti che non abbiamo ancora cominciato a sondare. Quindi è un’idea ancora un po’ in costruzione che stiamo perfezionando in questi giorni per approfondire quello che è la ricerca su San Basilio e che lo sarà anche almeno nei prossimi anni”.

Caterina Previato, del dipartimento Beni culturali dell’università di Padova, per archeologiavocidalpassato.com si sofferma sullo scavo “romano” a San Basilio 2024:

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Nuovo edificio scoperto a San Basilio (Ariano nel Polesine, Ro) con foto da drone a sensori multispettrali (foto unipd)

“Le ricerche sull’insediamento romano di San Basilio riprenderanno il 13 maggio 2024 per continuare per 5 settimane, quindi fino a circa metà giugno, e nello specifico quest’anno continueremo a indagare la cosiddetta Villa romana, già oggetto di ricerche da due anni, con l’obiettivo di comprenderne meglio la funzione e soprattutto di indagare tutte le sequenze stratigrafiche ancora non toccate dagli scavi del passato. Inoltre si aprirà un nuovo grande saggio di scavo che interesserà un edificio finora del tutto sconosciuto che è stato recentemente individuato grazie a delle prospezioni geofisiche condotte da una collega dell’università di Bamberg Wieke de Neef. E questa sarà probabilmente la scoperta più importanti, l’obiettivo più importante di quest’anno proprio perché è un edificio che finora non si conosceva e che apparentemente dovrebbe essere molto ben conservato”.

Sulla promozione del sistema Delta del Po nel progetto “San Basilio” parla ad archeologiavocidalpassato.com Alberta Facchi, direttore del museo Archeologico nazionale di Adria:

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Il percorso ad anello del Centro turistico culturale San Basilio ad Ariano nel Polesine (foto drm-veneto)

“Il museo Archeologico nazionale di Adria è promotore del progetto fin dalla sua prima fase, nel 2018, quando quattro amiche – Maria Cristina Vallicelli della soprintendenza, io del museo Archeologico nazionale di Adria, Giovanna Gambacurta dell’università di Venezia, e Silvia Paltineri dell’università di Padova – ebbero così l’idea di ricominciare con gli scavi a San Basilio ma anche affiancare agli scavi una parte di disseminazione, di conoscenza dei risultati in realtà ripercorrendo le tappe di quelle che erano stati i vecchi scavi di San Basilio degli anni ’70 che avevano avuto un rapporto con la comunità molto stretto fin dall’inizio. Quindi in tutti questi anni, ormai si tratta di 6 anni – c’è stata la pausa del lock-down – alla ricerca si sono affiancati incontri, conferenze, e visite allo scavo: il primo anno siamo riusciti a offrire a tappeto a tutte le classi del delle scuole di Ariano nel Polesine e a moltissime delle scuole di Adria proprio la visita agli scavi. E queste attività hanno sempre affiancato la ricerca. Il museo di Adria non è che abbia avuto un ruolo di coordinatore perché i lavori sono sempre andati avanti parallelamente. Però diciamo che è un fratello maggiore e si sta cercando di fare adesso – questa forse è la cosa più importante – è la rete che si è venuta a creare tra il museo di Adria e il centro turistico culturale di San Basilio e l’area archeologica musealizzata di San Basilio. E si sta costituendo come una rete organizzata che potrebbe comprendere anche Loreo. Quindi il sistema di siti da visitare di stampo archeologico nel Delta del Po comincia a essere veramente interessante e articolato.  Importante. E questa giornata ha dimostrato quanto l’archeologia del Delta del Po sia importante”.

Chiude i nostri interventi Giovanna Falezza, della soprintendenza ABAP di Verona Rovigo e Vicenza, illustra ad archeologiavocidalpassato.com la nuova musealizzazione dell’area archeologica di San Basilio:

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La nuova illuminazione dell’area archeologica di San Basilio (foto drm-veneto)

“Un tassello importante di San Basilio archeologica è l’area archeologica valorizzata: nasce dopo gli scavi degli inizi Duemila e poi migliorata con la creazione della grande copertura a campata unica del 2014. Ma grazie prima a un corposo finanziamento Interreg Value e poi negli ultimi anni con ulteriore supporto della fondazione Cariparo siamo riusciti a terminare la sua valorizzazione. Quindi è stato ultimato il restauro, sistemati alcuni problemi di dilavamento che si erano verificati negli ultimi anni con una completa sistemazione con i ghiaini e parziale ricostruzione delle evidenze, una nuova pannellistica, e da ultimo l’illuminazione che permette una efficace, anche emotivamente coinvolgente, fruizione anche nelle ore serali dell’area archeologica”.

Fratta Polesine. Al museo Archeologico nazionale, che festeggia i 15 anni, conferenza “Archeologia dell’anima: un viaggio nei ricordi – Storie delle prime ricerche a Frattesina” (prenotazione obbligatoria) e mostra fotografica “Frattesina. Affiorano anche i ricordi”

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La barchessa Nord di Villa Badoer a Fratta Polesine sede del museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine (foto drm-veneto)

fratta-polesine_archeologico_15-anni_locandinaDomenica 7 aprile 2024 speciale al museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine nella barchessa Nord di Villa Badoer a Fratta Polesine (Ro) e non solo perché è la prima del mese a ingresso gratuito. Conferenza sui 15 anni del museo nazionale di Fratta Polesine e mostra fotografica su Frattesina: eventi gratuiti con prenotazione obbligatoria per la partecipazione alla conferenza, scrivendo all’indirizzo e-mail: drm-ven.museofratta@cultura.gov.it o telefonando al numero 0425 668523.

fratta-polesine_archeologico_conferenza-archeologia-dell-anima_locandinaAlle 16.30, il museo ospiterà la conferenza “Archeologia dell’anima: un viaggio nei ricordi – Storie delle prime ricerche a Frattesina”, organizzata in collaborazione con le associazioni CPSSAE – Centro Polesano di Studi Storici Archeologici Etnografici, e Il Manegium, gruppo culturale e di ricerca. L’introduzione sarà curata dalla direttrice Maria Letizia Pulcini, mentre a seguire verrà dato spazio agli interventi: “La scoperta di Frattesina e le prime ricerche del CPSSAE” di Carlo e Raffaele Peretto; “Il Manegium e il primo Antiquarium di Fratta Polesine” di Adriano Azzi; “Il CPSSAE, Anna Maria Bietti Sestieri e il museo nazionale di Fratta Polesine” di Paolo Bellintani. La conferenza, organizzata per celebrare i 15 anni del museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine, vuole ricordare i primi scavi che hanno portato alla scoperta del sito di Frattesina e il primo allestimento del museo civico “Antiquarium” a Fratta Polesine, precursore del museo attuale.

fratta-polesine_archeologico_mostra-frattesina-affiorano-i-ricordi_locandinaAl termine, verrà inaugurata la nuova edizione della mostra fotografica “Frattesina. Affiorano anche i ricordi”, che ripercorre proprio le tappe delle prime campagne di scavo, inizialmente proposta nel 2015 per celebrare i 50 anni del CPSSAE, e che rimarrà attiva tutti i giorni dalle 8.30 alle 19.30 fino al 30 giugno 2024.

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Sono passati ormai più di cinquant’anni dalla scoperta e dai primi scavi dell’abitato protostorico di Frattesina (foto cpssae)

Il villaggio di Frattesina è da considerarsi il primo vero punto d’incontro tra Mediterraneo e continente europeo. Tra la fine dell’Età del bronzo e l’Età del ferro (XII-X sec. a.C.) si sviluppa qui un centro di produzione e di scambio di straordinaria importanza, con connessioni commerciali a largo raggio. Le ricerche hanno permesso di stabilire l’esistenza di molteplici attività artigianali, distribuite in vere e proprie officine e aree di lavorazione al centro dell’abitato che costituiva un grande emporio specializzato. L’individuazione del villaggio risale al 1967 a seguito della segnalazione da parte di Stefano Casari di affioramenti di materiale archeologico nel podere di famiglia poco fuori Fratta Polesine. Fu la scintilla che portò alla luce l’abitato e negli anni successivi le due necropoli di Fondo Zanotto e Narde tramite una felice serie di campagne di scavi condotte dalla recentemente scomparsa Anna Maria Bietti Sestieri, Maurizia De Min e Luciano Salzani.

rovigo_cpssae50_logoIl CPSSAE nasce a Rovigo nel dicembre del 1964 grazie alle figure di Gian Battista Siviero e Gian Franco Bellintani e ben presto fu in grado di attivarsi in concrete indagini sul territorio grazie al “gruppo scavi” coordinato da Rodolfo Peretto e composto prevalentemente dai figli Raffaele e Carlo, oltre che da Renzo Padoan e Renato Siviero. In accordo con la soprintendenza e con la collaborazione di studiosi dell’università di Ferrara e del museo di Storia naturale di Verona, iniziò una serie di raccolte di superficie, di saggi di scavo e studi che portarono alla luce numerose testimonianze oggi conservate principalmente al museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine e al museo dei Grandi Fiumi di Rovigo.

fratta-polesine_il-manegium_logoNegli scavi di Frattesina, inoltre, e più in generale nel mondo archeologico un ruolo fondamentale è stato spesso svolto dalle comunità, da intendersi sia come singoli individui che in forme associate, sia per la memoria storica e la conoscenza, che per l’amore e il rispetto che li lega al proprio territorio. Per questo è impossibile non citare il gruppo de Il Manegium, formatosi su base volontaria sin dal 1982 in seno alla Pro Loco di Fratta Polesine e con un proprio statuto autonomo dal 1986. Oggi, si occupa di convegni, studi e gestisce il museo della Civiltà e del Lavoro in Polesine, ma svolse un ruolo attivo nelle ricerche e negli scavi di Frattesina, istituendo poi il primo nucleo museale con il cosiddetto Antiquarium che, a partire dal 21 febbraio 2009, data dell’inaugurazione ufficiale, sarebbe poi confluito nell’attuale museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine.