Archivio tag | Paola Salzani

Verona. Al museo di Storia naturale la prima delle tre giornate di studio “Il progetto Food and Wine in ancient Verona (FaW)” dalla preistoria al Medioevo, tutte in diretta streaming su Zoom. Si inizia con “Alimentazione e bevande nel territorio veronese nella preistoria e protostoria”

verona_progetto-food-and-wine_giornate-di-studio_locandinaA Verona tre giornate di studio, in altrettante sedi della città, dal titolo “Il progetto Food and Wine in ancient Verona (FaW)”, dedicate alla presentazione e alla discussione dei risultati del progetto di eccellenza scientifica In Veronensium mensa. Food and Wine in ancient Verona, sostenuto dalla Fondazione Cariverona, anche nel confronto con altre ricerche in corso nel territorio e altrove (vedi Verona. Produzione e consumo di cibo e vino dall’età del Ferro al Medioevo al centro del progetto di ricerca “In Veronensium mensa. Food and Wine in ancient Verona” dell’università di Verona con la soprintendenza di Verona e il museo di Storia Naturale, il supporto della Fondazione Fioroni e l’accademia di Agricoltura, Scienze e Lettere, e il finanziamento di Fondazione Cariverona | archeologiavocidalpassato). La prima giornata, “Alimentazione e bevande nel territorio veronese nella preistoria e protostoria”, si tiene venerdì 24 febbraio 2023 al museo di Storia Naturale di Verona (l’evento potrà essere seguito in streaming tramite piattaforma Zoom al seguente link: https://bit.ly/3YIRO8Z). La seconda giornata, “Archeologia dell’alimentazione romana”, venerdì 10 marzo 2023, verrà ospitata dal museo Archeologico nazionale di Verona (l’evento potrà essere seguito in streaming tramite piattaforma Zoom al seguente link: https://bit.ly/3RWbjsH) e infine, il 30 marzo 2023, con “Cibo e ambiente nel Medioevo”, i lavori si concluderanno all’Accademia di Agricoltura Scienze e Lettere di Verona a Palazzo Erbisti (l’evento potrà essere seguito in streaming tramite piattaforma Zoom al seguente link: https://bit.ly/3xjz1Wi).

verona_progetto-food-and-wine_logo-locandinaVenerdì 24 febbraio 2023 il museo di Storia Naturale di Verona ospita, in sala conferenze “Sandro Ruffo”, la prima delle tre giornate di studio del progetto “Food and Wine in ancient Verona (FaW)”, organizzato dal Dipartimento di Culture e Civiltà dell’università di Verona, in collaborazione con la sezione di Preistoria del Museo e con la SABAP per le province di Verona, Rovigo e Vicenza. L’appuntamento, dal titolo “Alimentazione e bevande nel territorio veronese nella Preistoria e Protostoria” è a cura di Mara Migliavacca, Nicoletta Martinelli, Paola Salzani e Massimo Saracino. Archeologi preistorici e protostorici, insieme ai paleobotanici e ai paleoantropologi, andranno alla ricerca delle più antiche radici dell’alimentazione: dai cacciatori-raccoglitori del Paleolitico fino alle soglie della romanizzazione, per poi arrivare a conoscere le abitudini alimentari delle popolazioni celtiche che abitavano a Verona. La giornata di studi sarà l’occasione per integrare le ricerche condotte per il progetto FaW con altre indagini in corso da tempo nel territorio veronese e relative anche ai cambiamenti delle tecniche di produzione e preparazione del cibo, nonché il progressivo ingresso di nuove specie domesticate. Il museo di Storia Naturale di Verona presenterà le indagini a cui collabora nell’ambito del progetto FaW e di altri progetti di ricerca. Il Museo ha istituito con l’Università un’apposita convenzione per la collaborazione alle ricerche del progetto, cui partecipano anche il dipartimento di Biotecnologie dell’università, la soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio di Verona Rovigo e Vicenza, l’Accademia di Agricoltura Scienze e Lettere di Verona, il Centro Ambientale Archeologico Pianura di Legnago e l’università di York, con l’obiettivo di ricercare le radici storiche della produzione e del consumo di cibo e vino, per cogliere da un lato le continuità e quindi le tradizioni, dall’altro le innovazioni nelle diete degli abitanti nel corso dei secoli e in particolare nelle fasi pre e protostoriche, della romanizzazione, della fine dell’Impero e dell’affermarsi del Medioevo, che segnarono decisivi passaggi economici, sociali e culturali nella vita del centro urbano e del suo territorio.

verona_museo-storia-naturale_palafitte_ciotole-vasi_foto-univr

Ciotole e vasi da ambienti palafitticoli dal museo di Storia naturale di Verona: contenevano tracce di cibo degli antenati preistorici (foto univr)

PROGRAMMA. Alle 10.30, saluti istituzionali. Alle 11, “Carne, semi e frutti: gli animali e le piante come fonte alimentare nel Paleolitico del territorio veronese” con U. Thun Hohenstein (università di Ferrara), M. Carra (Alma Mater Studiorum, università di Bologna), F. Fontana (università di Ferrara), M. Peresani (università di Ferrara); 11.20, “L’alimentazione vegetale nelle prime fasi del Neolitico: da Lugo di Grezzana all’Italia settentrionale” con A. Pedrotti (università di Trento), M. Rottoli (Laboratorio di Archeobiologia, Como); 11.40, “Non solo carne. Metodi e risultati preliminari nello studio della dieta degli individui della necropoli neolitica di Quinzano” con E. Cristiani (Sapienza università di Roma), M. Saracino (musei civici di Verona, museo di Storia Naturale), D. Borić (Sapienza università di Roma), I. Dori (università di Firenze), N. Martinelli (musei civici di Verona, museo di Storia Naturale), P. Salzani (SABAP Verona, Rovigo e Vicenza), A. Zupancich (CSIC, Institución Milá y Fontanals, Barcelona); 12, “Ambiente, economia e alimentazione nel sito preistorico delle Colombare di Villa (Negrar di Valpolicella, VR). Nuovi dati 2019-2023” con P. Salzani (SABAP Verona, Rovigo e Vicenza), U. Tecchiati (università di Milano); 12.20, discussione. Dopo la pausa pranzo, alle 14.30, “Alimentazione nelle palafitte del lago di Garda e della pianura veronese: le informazioni dalle analisi paleobotaniche” con G. Bosi (università di Modena e Reggio Emilia), L. Castelletti (università dell’Insubria, Como), S. D’Aquino (università di Padova), M. Dal Corso (università di Padova), A.M. Mercuri (università di Modena e Reggio Emilia), S. Motella De Carlo (università Cattolica-Milano), R. Perego (CNR-IGAG, Milano), B. Proserpio (Laboratorio di Archeobiologia, Como), M. Rottoli (Laboratorio di Archeobiologia, Como), A. Aspes (già museo di Storia Naturale di Verona), M. Baioni (museo Archeologico della Valle Sabbia di Gavardo, Brescia), F. Gonzato (SABAP Ravenna, Forlì-Cesena, Rimini), N. Martinelli (musei civici di Verona, museo di Storia Naturale), C. Nicosia (università di Padova), L. Salzani (già SA Veneto), P. Torri (università di Modena e Reggio Emilia); 14.50, “Mangiare e bere a Fondo Paviani nella tarda età del Bronzo. Una prima sintesi integrata dei dati archeozoologici, archeobotanici e chimici” con M. Cupitò (università di Padova), C. Ambrosioni (università di Padova), M.S. Manfrin (università di Padova), S. Mileto (universitat de Barcelona), A. Pecci (universitat de Barcelona), M. Rottoli (Laboratorio di Archeobiologia, Como), U. Tecchiati (università di Milano); 15.10, “Trent’anni di ricerche nell’agricoltura protostorica del Veronese” con R. Nisbet (ricercatore indipendente, Torino). Dopo il coffee break, alle 16, “In cucina nell’età del Ferro: considerazioni a partire dalle analisi gascromatografiche” con M. Migliavacca, S. Bandera, V. Donadel, L. Pogietta (università di Verona); 16.20, “Cosa si mangiava nella Verona preromana? Un approccio isotopico allo studio della necropoli del Seminario Vescovile di Verona” con Z. Laffranchi, M. Milella (università di Berna); 16.40, discussione e conclusioni.

Verona. La Sabap organizza “Archaiologika Erga 2022”, il secondo convegno dedicato alla presentazione delle ricerche svolte nel 2022 sul territorio di competenza della soprintendenza ABAP per le province di Verona Rovigo e Vicenza: in presenza e in streaming sul canale YouTube

verona_sabap_archaiologica-erga_seconda-edizione_locandinaArchaiologika Erga, atto secondo. Venerdì 2 dicembre 2022, alle 9.45, via Corte Dogana 2, sede della soprintendenza, a Verona, giornata di studi Archaiologika Erga dedicata alle ricerche svolte nel 2022 sul territorio di competenza della soprintendenza ABAP per le province di Verona Rovigo e Vicenza promossa dal soprintendente Vincenzo Tiné. Si potrà assistere all’evento anche in live streaming su YouTube alla pagina ufficiale della SABAP Verona. L’indirizzo è il seguente: https://www.youtube.com/@sabapverona

.sant-anna-d-alfaedo_grotta-di-veja_scavo-unive_momento di campionamento_foto di Giulia Santini_unive

Grotta di Veja (Sant’Anna d’Alfaedo, Vr): momento di campionamento (foto di Giulia Santini / unive)

PROGRAMMA. Alle 9.45, introduzione ai lavori di Vincenzo Tiné (SABAP Verona). SESSIONE 1 (chairman Vincenzo Tiné): alle 10, Roberto Zorzin (museo di Storia naturale di Verona) su “Altissimo – Monte Postale e Bolca – Pesciara di Bolca”; 10.15, Elena Ghezzo (università di Venezia) su “Sant’Anna d’Alfaedo – Grotta A di Veja” (vedi Preistoria. Nella Grotta di Veja a Sant’Anna d’Alfaedo, in Lessinia (Vr), millenni di convivenza tra l’uomo, il lupo e l’orso delle caverne: ecco i risultati della nuova campagna di scavo del team di Ca’ Foscari diretto da Elena Ghezzo | archeologiavocidalpassato); 10.30, Marco Peresani, Davide Delpiano, Davide Margaritora, Ursula Thun Hohenstein (università di Ferrara) su “Fumane – Grotta della Ghiacciaia”; 10.45, Marco Peresani, Alessandra Livraghi (università di Ferrara) su “Zovencedo – Grotta de Nadale”; 11, Cristiano Nicosia (università di Padova) e Paola Salzani (SABAP Verona) su “Arcugnano – Fimon” (vedi Fimon Molino Casarotto (Arcugnano, Vi). Presentazione dei risultati delle ricerche archeologiche riprese dopo anni per definire con più precisione la frequentazione del sito preistorico (dalla fine del IV millennio agli inizi del III) e comprendere meglio le cosiddette “aree di abitazione” | archeologiavocidalpassato); 11.15, Umberto Tecchiati, Fiorenza Gulino, Barbara Proserpio (università di Milano), Paola Salzani (SABAP Verona) su “Negrar di Valpolicella – Colombare” (vedi Negrar. Nel sito archeologico di Colombare l’università di Milano ha scoperto la prima uva della Valpolicella: 6300 anni fa questo frutto veniva già consumato. “Ma attenzione: per ora nella terra dell’Amarone non si può parlare di vino del Neolitico. Non ci sono ancora le prove. Dobbiamo continuare le ricerche. Che però costano e richiedono tempo” | archeologiavocidalpassato); 11.30, pausa caffè.

povegliano_muraiola_sito-età-del-bronzo_scavi-unipd_2022_foto-graziano-tavan

Il sito della Muraiola a Povegliano (Vr): alla fine della seconda fase della campagna di scavo 2022 stanno emergendo le strutture abitative del villaggio dell’Età del Bronzo (foto graziano tavan)

SESSIONE 2 (chairman Giovanni Leonardi). Alle 11.45, Cristiano Nicosia (università di Padova) su “Povegliano Veronese – La Muraiola” (vedi https://archeologiavocidalpassato.com/2022/11/30/preistoria-visita-allo-scavo-del-villaggio-delleta-del-bronzo-alla-muraiola-di-povegliano-veronese-il-direttore-prof-cristiano-nicosia-universita-di-padova-fa-un-bilancio-della-campagna/); 12, Paolo Bellintani (CPSSAE), Andrea Cardarelli (università di Roma La Sapienza), Wieke De Neef (università di Ghent), Cristiano Nicosia (università di Padova), Vincenzo Tiné (SABAP Verona) su “Fratta Polesine – Frattesina – Progetto Prima Europa”; 12.15, Michele Cupitò (università di Padova), Paola Salzani (SABAP Verona) su “Villamarzana – Progetto prima Europa”; 12.30, Michele Cupitò, Veronica Gallo, Nadia Noio, David Vincenzutto (università di Padova) su “Legnago – Fondo Paviani”; 12.45, Irene Dori, Paola Salzani (SABAP Verona) su “Arano, Nogarole Rocca, Verona, Quinzano (indagini antropologiche)”; 13, pausa pranzo.

negrar_villa-dei-mosaici_peristilio-ovest_mosaico-dama_foto-graziano-tavan

La dama ingioiellata, uno dei due tondi con figura umana del mosaico pavimentale del peristilio ovest della Villa dei Mosaici di Negrar (foto graziano tavan)

SESSIONE 3 (chairman Mariangela Ruta Serafini). Alle 14, Mara Migliavacca Alberto Balasso, Silvia Bandera, Valentina Donadel (università di Verona) su “Malo – Monte Palazzo e Selva di Progno – Alta Val Fraselle”; 14.15, Luigi Magnini (università di Sassari), Armando De Guio (università di Padova), Cinzia Bettineschi (università di Augsburg) su “Rotzo – Bostel di Rotzo”; 14.30, Giovanna Gambacurta, Fiorenza Bortolami, Cecilia Moscardo (università di Venezia) su “Ariano nel Polesine – San Basilio (abitato preromano – scavi UniVe) (vedi Adria. Al museo Archeologico nazionale per “Padusa incontri” pomeriggio su “Etruschi e Greci in Polesine. Novità archeologiche tra San Cassiano, Adria e San Basilio” con le ricerche portate avanti dalle università di Bologna, Padova e Venezia | archeologiavocidalpassato); Silvia Paltineri (università di Padova) su “Ariano nel Polesine – San Basilio (abitato preromano – scavi UniPd)”; 14.50, Jacopo Bonetto, Caterina Previato, Jacopo Turchetti (università di Padova), Giovanna Falezza (SABAP Verona) su “Ariano nel Polesine – San Basilio (villa-mansio)”; 15.05, Gianni de Zuccato, Irene Dori (SABAP Verona), Patrizia Basso (università di Verona), Alberto Manicardi (SAP) su “Negrar di Valpolicella – villa dei mosaici” (vedi Villa dei Mosaici di Negrar (Vr). Presentati i risultati degli scavi: gli straordinari mosaici del peristilio, l’area termale, le tracce medievali. E la notizia più attesa: nel cuore della Valpolicella si produceva vino già 1700 anni fa. Trovate le tracce della coltivazione della vite e della spremitura dell’uva. Parlano i protagonisti | archeologiavocidalpassato); 15.20, Brunella Bruno (SABAP Verona), Samantha Castelli (Cooperativa Archeologia) su “Scavi Tratta Alta Velocità tra Peschiera e Vicenza”; 15.35, pausa caffè.

verona_montorio_presentazione-finale-mosaico_conchiglia_foto-graziano-tavan

La conchiglia rappresentata sul mosaico romano del V sec. d.C. riaffiorato in via delle Logge a Montorio (Vr) durante la posa delle condotte del gas (foto graziano tavan)

SESSIONE 4 (chairman Marisa Rigoni). Alle 15.50, Giulia Pelucchini (SABAP Verona), Andrea Betto (ArcSat) su “Vicenza – Bacino Diaz”; 16.05, Giulia Pelucchini (SABAP Verona), Massimiliano Fagan (Archetipo) su “Vicenza – Piazza Duomo”; 16.20 Gianni de Zuccato (SABAP Verona), Raffaele Peretto (CPSSAE), Claudia Fiocchi (Archetipo) su “Rovigo – Ex Carcere”; 16.35, Gianni de Zuccato (SABAP Verona), Jacopo Leati (In Terras) su “Melara – Chiesa di Santo Stefano”; 16.50, Brunella Bruno (SABAP Verona), Davide Brombo (Ar.Tech), Massimiliano D’Ambra (ArcheoEd) su “Verona – Ponte Nuovo e via Diaz”; 17.05, Brunella Bruno (SABAP Verona), Davide Brombo (Ar.Tech) su “Verona – Montorio” (vedi Archeologia pubblica. In via delle Logge a Montorio (Vr) visita straordinaria al mosaico parte di una villa dell’epoca di re Teodorico, con presentazione dei lavori di scavo e di restauro prima della sua ricopertura. Le richieste e le curiosità della gente, le risposte di archeologi e restauratori. Ecco le interviste per archeologiavocidalpassato | archeologiavocidalpassato); 17.20, conclusioni, saluti e brindisi.

Fimon Molino Casarotto (Arcugnano, Vi). Presentazione dei risultati delle ricerche archeologiche riprese dopo anni per definire con più precisione la frequentazione del sito preistorico (dalla fine del IV millennio agli inizi del III) e comprendere meglio le cosiddette “aree di abitazione”

Fimon_Molino Casarotto_fase-degli-scavi-2022_foto-sabap-vr

Una fase della campagna di scavo al sito di Fimon Molino Casarotto ad Arcugnano di Vicenza (foto sabap-vr)

La ripresa delle ricerche nel sito di Fimon Molino Casarotto (Arcugnano, VI) è il primo intervento sul campo nel quadro del “Progetto di promozione culturale e scientifica dei siti pre-protostorici delle valli umide dei Colli Berici (Vicenza)”, protocollo d’intesa siglato nel 2021 tra soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio di Verona Rovigo e Vicenza e Dipartimento di Geoscienze dell’università di Padova. Lo scavo stratigrafico in corso consentirà il recupero dei materiali archeologici qui ancora conservati e permetterà di definire con maggiore precisione la cronologia assoluta delle fasi di frequentazione del sito, ma è finalizzato soprattutto ad effettuare analisi scientifiche di ultima generazione per meglio comprendere le attività antropiche che si svolgevano nelle c.d. “aree di abitazione”, oltre al quadro paleo-ambientale circostante. Queste analisi verranno svolte al Dipartimento di Geoscienze dell’università di Padova, in una serie di laboratori di ultima generazione che sono stati creati grazie al progetto GEODAP. E lunedì 19 settembre 2022, alle 11, a Fimon, sul luogo dello scavo Molino Casarotto, presentazione dei risultati delle ricerche.

Fimon_Molino Casarotto_copertura-area-scavo-2022_foto-sabap-vr

La copertura a protezione dell’area di scavo 2022 nel sito di Fimon Molino Casarotto (Arcugnano, Vi) (foto sabap-vr)

L’insediamento di Molino Casarotto venne alla luce durante l’estrazione della torba nel 1942 presso la località “Persegaro” nelle Valli di Fimon (Arcugnano, VI). Grazie all’intervento di Gastone Trevisiol, che seguiva in quanto ispettore onorario della soprintendenza i lavori di estrazione, le prime strutture furono accuratamente rilevate e pubblicate postume nel 1946 (Trevisiol 1944-45). Tra il 1969 ed il 1972 il sito venne scavato da parte del prof. Alberto Broglio dell’università di Ferrara e del prof. Lawrence Barfield dell’università di Birmingham (Barfield, Broglio 1986). Gli scavi furono svolti secondo le più moderne metodologie analitiche disponibili per l’epoca. Vennero messe in luce tre aree di abitazione, con delle piattaforme di pali orizzontali poggianti sul limo lacustre nel quale erano conficcati, con funzione di costipamento e drenaggio, numerosi pali verticali. Ciascuna area di abitazione presentava un focolare e furono recuperati abbondanti materiali ceramici e litici, inquadrabili nello stile geometrico-lineare della facies dei Vasi a Bocca Quadrata.

Fimon_Molino Casarotto_team-scavi-2022_foto-sabap-vr

Alcuni partecipanti allo scavo 2022 sul sito di Fimon Molino Casarotto

La campagna di scavo del 2022, finanziata all’interno del progetto “GEODAP” di cui è Principal investigator il prof. Cristiano Nicosia e diretta insieme al funzionario archeologo della soprintendenza Paola Salzani, mira a valutare le condizioni di conservazione del deposito a cinquant’anni esatti dagli scavi Barfield-Broglio. Nel 2020 infatti, il prof. Nicosia aveva effettuato prospezioni geo-magnetiche ad altissima risoluzione nell’areale degli scavi novecenteschi, stabilendo che una metà del deposito della c.d. II area di abitazione, risparmiato all’epoca degli scavi del 1969-1972, era ancora in situ.

Avio, “La preistoria e la montagna”. La soprintendenza presenta all’auditorium la spada dell’età del Bronzo rinvenuta casualmente nel 2021 sul monte Baldo a circa 1360 metri di altitudine da un escursionista veronese. Il prezioso e raro reperto andrà ad arricchire la collezione permanente dell’Antiquarium al Palazzo del Vicariato

avio_auditorium_la-montagna-e-la-preistoria_la-spada-dal-monte-baldo_locandinaProviene dal monte Baldo e risale a oltre 3300 anni fa: si tratta di una spada dell’età del Bronzo, rinvenuta casualmente nel 2021 in prossimità del crinale del monte Baldo a circa 1360 metri di altitudine da un escursionista veronese. Per questo, la spada era stata consegnato alla soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio di Verona ma poi, grazie alla collaborazione degli archeologi veronesi, una volta appurato che proveniva dal Trentino, in particolare dal territorio del Comune di Avio, è stata recapitata all’Ufficio beni archeologici provinciale. Nel caso di fortuiti ritrovamenti, come accaduto sul Monte Baldo, gli oggetti vanno consegnati alla Provincia, a tutti gli effetti proprietaria del materiale rinvenuto, come previsto dalla legge in materia. “Dei rinvenimenti di spade in Trentino”, spiegano all’Ufficio Beni archeologici della Provincia autonoma di Trento, “non si conoscono quasi mai le esatte condizioni del deposito originario, trattandosi di scoperte casuali. Tuttavia, sembra sempre trattarsi di luoghi di culto legati all’acqua e/o connessi alla frequentazione non occasionale di zone montane come le spade dal fiume Leno, presso Rovereto, dal letto del Sarca, presso Arco, o quella dalla torbiera dell’antico lago Pudro, presso Pergine Valsugana. Un esempio più simile a quello di Avio è quello delle due spade rinvenute presso il passo Vezzena, sugli altipiani di Lavarone e Luserna”. Venerdì 6 maggio 2022, alle 17, all’Auditorium di Palazzo Brasavola di Avio, la soprintendenza per i Beni culturali di Trento ha organizzato l’incontro “La montagna e la preistoria. La spada della tarda età del Bronzo da Avio – Monte Baldo” per presentare l’eccezionale reperto al pubblico. Con un obiettivo: sensibilizzare la popolazione alla valorizzazione del patrimonio culturale e restituire alla cittadinanza un bene archeologico che contribuisce a gettare nuova luce sulla storia antica del territorio. La spada andrà infatti ad arricchire la collezione permanente dell’Antiquarium di Avio, allestito a Palazzo del Vicariato. Dopo i saluti di Ivano Fracchetti sindaco di Avio, Mirko Bisesti assessore all’Istruzione Università e Cultura della Provincia autonoma di Trento, di Paola Salzani per la soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per le province di Verona Rovigo e Vicenza, e di Franco Marzatico soprintendente per i Beni culturali della Provincia autonoma di Trento, la presentazione prevede brevi interventi sull’archeologia locale introdotti e moderati da Paolo Bellintani archeologo della soprintendenza: Franco Nicolis, direttore dell’Ufficio beni archeologici, su “La cazzuola tra le nuvole. Tutela archeologica alle alte quote”; Marco Avanzini, del Muse, su “Il Monte Baldo trentino: le prime tracce dell’uomo”; Mara Migliavacca, dell’università di Verona, su “Armi e pastori: la frequentazione protostorica degli Alti Lessini”; Maurizio Battisti, della Fondazione Museo Civico Rovereto, su “La protostoria del territorio di Ala-Avio e della Vallagarina”; Franco Marzatico su “Nel segno della spada: guerrieri, capi, eroi dell’età del Bronzo”.

avio_antiquarium_Spada-di-bronzo_foto-archivio-Ufficio-beni-archeologici-Provincia-autonoma-trento

La spada dell’età del Bronzo (3300 anni fa) scoperta sul monte Baldo, in quota (foto archivio ufficio beni archeologici provincia autonoma trento)

Datato alla tarda età del Bronzo (1350 – 1000 a.C. ca) e realizzato in lega di rame e stagno, il reperto è sostanzialmente integro, salvo la perdita degli elementi mobili dell’immanicatura (forse in materiale deperibile), di cui però rimangono i ribattini per il fissaggio. La spada risulta piegata giusto all’altezza dell’attacco dell’immanicatura. “Le caratteristiche della spada di Avio”, spiegano all’Ufficio Beni archeologici della Provincia autonoma di Trento, “rimandano alle cosiddette spade a lingua da presa (forma “Naue II”) peculiari dell’Italia del Nord e dell’Europa centro-orientale. La lingua da presa, ossia la parte del manico fusa assieme alla lama, è un’innovazione tecnologica che consente una presa di precisione e un miglior controllo dello strumento sia come arma da punta che da fendente. Rinvenimenti di questo tipo, ossia provenienti da luoghi isolati in prossimità di percorsi, valichi o picchi montani, vengono in genere interpretati come testimonianza non solo della frequentazione delle alte quote (per il pascolo estivo) ma anche di pratiche di culto che richiamano l’uso delle offerte votive nei santuari pagani e poi della tradizione cristiana. Nel caso della spada di Avio – continuano -, in mancanza di precisi dati sulle condizioni di giacitura originaria, il fatto che risulti intenzionalmente piegata all’attacco dell’immanicatura, ossia che sia stata resa inutilizzabile, potrebbe indicarne la destinazione come offerta votiva. Questa ipotesi può essere avanzata anche nel caso di un rinvenimento molto vicino al punto di scoperta della stessa spada e ad essa grossomodo contemporaneo: un coltello in bronzo da Malga Artilone, anch’esso intenzionalmente piegato. L’origine della spada, strumento da combattimento per eccellenza, risale a più di 5000 anni fa, quando fa la sua prima comparsa nel nord della Mesopotamia, ma si diffonde nel mondo mediterraneo e in Europa oltre mille anni più tardi. Nella provincia di Trento sono note circa una decina di spade dell’età del Bronzo (4300-3000 anni fa) le più antiche delle quali risalgono alla sua fase media (3650-3350 anni fa). Le ricerche archeologiche – concludono – hanno appurato che le spade dell’età del Bronzo erano strumenti con funzionalità molto specifica, destinati ad una élite guerriera e dalla forte connotazione simbolica e sacrale”.

Negrar. Nel sito archeologico di Colombare l’università di Milano ha scoperto la prima uva della Valpolicella: 6300 anni fa questo frutto veniva già consumato. “Ma attenzione: per ora nella terra dell’Amarone non si può parlare di vino del Neolitico. Non ci sono ancora le prove. Dobbiamo continuare le ricerche. Che però costano e richiedono tempo”

L’annuncio in locandina era dei più accattivanti per la Valpolicella, terra in provincia di Verona da sempre vocata alla vitivinicoltura: “6300 anni fa la prima uva della Valpolicella. Presentazione degli scavi dell’università di Milano alle Colombare di Negrar di Valpolicella”. E le aspettative sono state rispettate dagli intervenuti all’incontro in Azienda Agricola Villa Spinosa a Negrar di Valpolicella (Vr): Roberto Grison, sindaco di Negrar di Valpolicella; Vincenzo Tinè, soprintendente Archeologia Belle arti e Paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza; Brunella Bruno, responsabile tutela archeologica Verona città e parte comuni della provincia; Paola Salzani, co-direttrice scientifica di progetto; Umberto Tecchiati, direttore scientifico dello scavo e docente di Preistoria ed Ecologia preistorica dell’università di Milano; Cristiano Putzolu del Laboratorio di Preistoria Protostoria ed Ecologia Preistorica del Dipartimento di Beni Culturali e Ambientali dell’università di Milano (PrEcLab).

Ricerche nel sito archeologico di Colombare di Negrar di Valpolicella (foto PrEcLab)

“A quasi 70 anni dalle prime indagini a cura del museo di Storia Naturale di Verona”, spiegano al PrEcLab di Milano, “è stato compiuto un notevole salto in avanti nella conoscenza del sito di Colombare di Negrar e del suo paleoambiente. Grazie alle collaborazioni con le università di Mannhein e di Bologna per le datazioni al radiocarbonio e soprattutto con l’ateneo di Modena e Reggio Emilia per le analisi archeobotaniche, è stato possibile non solo estendere l’arco di vita del villaggio a quasi 3000 anni di frequentazione, ma anche scoprire la più antica attestazione della vite in Valpolicella, i cui frutti erano conosciuti già 6300 anni fa. Le analisi del paleoambiente, perno delle ricerche dell’équipe milanese, collocano insomma il sito archeologico di Colombare di Negrar nel cuore di un comprensorio ricco di potenzialità naturali, confermando la vocazione produttiva di quest’area del Veneto. Un elemento di continuità straordinario tra passato e presente, che potrà essere confermato solo dalle analisi dei nuovi campioni raccolti durante la campagna di scavo 2021, giunta al termine”.

Ricerche nel sito archeologico di Colombare di Negrar di Valpolicella (foto PrEcLab)

Ma attenzione a non fare confusione o non azzardare conclusioni al momento premature. “Parliamo di uva, non di vino”, ribadiscono gli esperti del PrEcLab di Milano. “Siamo consapevoli del fascino suscitato dalla notizia. Eppure, per correttezza nei confronti del territorio, non ci pare giusto fare credere ciò che non è ancora stato dimostrato. 6300 anni fa si produceva il vino in Valpolicella? Al momento, dobbiamo dire che non lo sappiamo. Però sappiamo che si mangiava l’uva. La più antica uva della Valpolicella. È una notizia meravigliosa! Prima o poi, ci piacerebbe dirvi che qui si faceva anche il primo vino del territorio. Ma non è il momento. Questi dati non li abbiamo. Non ancora. Servono più ricerche, più analisi. Più fondi. Forse, più voglia del territorio stesso di riscoprirsi. Noi crediamo fortissimamente in questa ricerca. Crediamo possa fare bene a tutti: istituzioni, imprese locali, abitanti. Ma solo se vi raccontiamo davvero le cose come stanno e ci diamo la possibilità di riscoprire il passato insieme, un passo alla volta. Per questo, per noi, mettere i puntini sulle i è così importante”.

Ricerche nel sito archeologico di Colombare di Negrar di Valpolicella (foto PrEcLab)

Storia e sviluppo delle ricerche a Colombare di Negrar. “Partiamo da una premessa”, spiegano gli esperti del PrEcLab: “Le nostre ricerche stanno dando ottimi frutti. Le analisi di laboratorio hanno rivelato la presenza di pollini di vite negli strati archeologici. Questo ci ha fatto ipotizzare che la pianta della vite, probabilmente ancora selvatica, fosse comunque accudita già nel Neolitico e sfruttata per i suoi frutti. Da quel che sappiamo finora possiamo ipotizzare che alle Colombare, nel Neolitico, si mangiasse l’uva. Non sappiamo altro”.

Ricerche nel sito archeologico di Colombare di Negrar di Valpolicella (foto PrEcLab)

“È impossibile che a Negrar 6300 anni fa ci fosse il vino? No”, assicurano al PrEcLab, giusto per non spegnere i legittimi entusiasmi dimostrati dal territorio. “Ma per poterlo affermare servono altri elementi. Per esempio, avere tracce di vino nei contenitori di ceramica. Ciò non significa che siamo alla ricerca spasmodica di tracce di vino nei contenitori. Dipenderà molto dalla qualità dei reperti trovati e dalla possibilità di raccogliere campioni. Insomma – concludono -, per ora niente vino. Siamo certi solo del consumo dell’uva 6300 anni fa. In quello che oggi è uno dei principali distretti del vino in Italia. Cosa significa? In pratica, che siamo di fronte a una bellissima notizia, ma che per parlare esplicitamente di vino Neolitico a Negrar… dobbiamo continuare le ricerche. Che però costano e richiedono tempo”.

“Archeologia dietro le quinte”: per le giornate europee dell’archeologia la soprintendenza di Verona apre la sede per far scoprire l’attualità degli scavi, gli avanzamenti di alcune importanti ricerche e la diversità della disciplina

“Archeologia dietro le quinte”: la locandina dell’evento promosso dalla soprintendenza di Verona per le giornate europee dell’archeologia

“Archeologia dietro le quinte”: apertura serale straordinaria della propria sede di piazza San Fermo a Verona è quanto propone la soprintendenza Archeologia, Belle arti e Paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza, in occasione delle giornate europee dell’archeologia, durante la quale i funzionari incontrano il pubblico. Ai visitatori sarà presentata l’attività di tutela e di ricerca archeologica: un’occasione per scoprire l’attualità degli scavi, gli avanzamenti di alcune importanti ricerche e la diversità della disciplina con la possibilità di avvicinarsi d alcuni contesti archeologici e antropologici, approfondendo aspetti legati alla tutela e alla conservazione. Nell’occasione sarò offerta al pubblico la visita guidata al complesso monumentale di San Fermo, sede della soprintendenza scaligera.

La necropoli di Pradelle di Nogarole Rocca datata tra il Campaniforme e l’Età del Bronzo (foto Sabap-Vr)

Appuntamento venerdì 14 giugno 2019 con “Archeologia dietro le quinte”. Inizia, alle 17.30, Paola Salzani su “Storie del regno dei morti. Le necropoli di Nogarole Rocca, Arano, Olmo di Nogara, Terranegra”. Il recente scavo a Pradelle di Nogarole Rocca, nella bassa pianura veronese, ha portato alla luce, all’interno e sulle sponde di un antico paleoalveo, importantissime tracce di una necropoli che si configura come l’unica e più importante rinvenuta in Italia settentrionale per la quale si possa ipotizzare una continuità di utilizzo tra età Campaniforme (2500-2200 anni BC) ed età del Bronzo (2200-1150 BC). Lo scavo della necropoli di Nogarole Rocca ha portato alla luce più di 40 sepolture, probabilmente in antico sovrastate da tumoli di terra (circa 25), tipologia ben conosciuta in Europa in necropoli coeve dell’età del Rame e del Bronzo Antico. Il rito sepolcrale non è uniforme, sia per la fase Campaniforme che per l’età del Bronzo si può parlare di biritualismo: alcuni individui venivano infatti cremati, altri invece inumati in posizione anatomica diversa. Alle 18, Irene Dori su “Le ossa raccontano. Il mestiere dell’antropologo”. Non tutti sanno in che cosa consista il lavoro degli antropologi. Viene spontaneo immaginare che chi è impegnato in attività accademiche insegni, svolga ricerche e segua lavori di tesi, ma non è altrettanto facile figurarsi che cosa facciano gli antropologi che lavorano come consulenti nelle istituzioni e nei programmi di sviluppo pianificato.

Il centro di produzione di ceramica (I-III sec. d.C.) scoperto in piazza Arditi a Verona (foto Sabap-Vr)

Alle 18.30, Claudia Cenci su “Storie di terracotta. Verona, piazza Arditi: un quartiere artigianale di età romana”. La piazza Arditi a Verona è posta nelle immediate adiacenze di piazza Bra, corrispondenti in età romana alla zona occidentale dell’immediato suburbio, fortemente urbanizzato sin dall’età augustea. A seguito della realizzazione di un parcheggio pertinenziale, sono venuti in luce dati estremamente interessanti sull’organizzazione topografica e la destinazione artigianale del quartiere al limite ovest del settore residenziale compreso tra la via Postumia e l’anfiteatro. Il quartiere meglio esplorato era destinato prevalentemente alla produzione di ceramica comune figulina da mensa. Sulla base dei materiali che accompagnavano gli scarichi, esso appare attivo tra l’età augustea e la metà del III secolo d.C. Vi sono state rinvenute almeno 9 fornaci, alcune di dimensioni molto ridotte, 14 vasche per la decantazione dell’argilla, due pozzi a perdere, alcune fosse per la collocazione dei torni e il dispositivo in pietra per l’inserimento della base di un tornio.

Il chiostro di San Fermo, parte della sede della soprintendenza di Verona

Alle 19, Giovanna Falezza su “L’incendio di una domus: il larario di via Oberdan a Verona”. Nel corso di lavori di un privato in via Oberdan, è stata portata alla luce una domus romana in cui è stato individuato un larario con almeno 13 statuette in bronzo e una maschera. Alle 19.30, Brunella Bruno e Giulia Campanini su “Archeologia dietro le quinte: aree archeologiche e depositi”. Alla fine i funzionari architetti saranno disponibili ad accompagnare i visitatori fornendo informazioni sul complesso monumentale di San Fermo.