I Bronzi di Riace non sono più soli. Dopo dieci anni di lavori, aperto il nuovo museo Archeologico nazionale di Reggio Calabria (MarRC): 4 piani, 200 vetrine con tesori dal paleolitico all’età romana. Viaggio nell’affascinante storia dell’archeologia calabrese

Il taglio del nastro del nuovo museo archeologico nazionale di Reggio Calabria alla presenza del premier Matteo Renzi
I Bronzi di Riace non sono più soli. A due anni e mezzo dal loro ritorno a Palazzo Piacentini (vedi https://archeologiavocidalpassato.wordpress.com/2013/12/21/oggi-riapre-a-reggio-calabria-il-museo-archeologico-della-magna-grecia-la-casa-dei-bronzi-di-riace/), il 30 aprile 2016 è stato finalmente inaugurato il nuovo museo archeologico nazionale di Reggio Calabria, il MarRC (secondo la nuova moda di chiamare con una sigla le nostre eccellenze culturali), già noto come museo archeologico nazionale della Magna Grecia. Il progetto di ristrutturazione del museo nazionale e di restauro della sede reggina, un edificio progettato, fra i primi in Italia, ai soli fini dell’esposizione museale, sulla centrale piazza De Nava, opera di Marcello Piacentini, uno dei massimi architetti del periodo fascista, che lo concepì in chiave moderna dopo aver visitato i principali musei di Europa, era stato avviato dieci anni fa dall’allora ministro ai Beni culturali Francesco Rutelli nel secondo governo Prodi. Non è dunque fuori luogo che la data del 30 aprile 2016 sia da considerarsi storica, come hanno sottolineato con la loro presenza il premier Matteo Renzi e il ministro ai Beni culturali Dario Franceschini. “Un giorno di festa”, ribadisce Nicola Irto, presidente del consiglio regionale della Calabria. “Il più importante museo della nostra regione viene restituito alla piena fruizione del pubblico. Nel lungo periodo in cui è rimasto aperto solo in minima parte, il Marc è riuscito a diventare il primo del Mezzogiorno d’Italia per numero di visitatori, attratti dalla straordinaria bellezza dei Bronzi di Riace e da altre testimonianze di inestimabile valore dell’arte magnogreca”. E aggiunge: “Il fatto di averlo atteso così a lungo, probabilmente, ha fatto comprendere a tutti noi quanto sia prezioso per Reggio Palazzo Piacentini, i cui lavori di ristrutturazione rientravano nell’ambito delle opere programmate per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia. Adesso il museo, sotto la guida del direttore Carmelo Malacrino, può tornare a essere l’elemento qualificante dell’offerta turistica e culturale della Città metropolitana e di tutta la regione”.

Palazzo Piacentini sede del MarRC, realizzato negli anni Trenta de Novecento dall’architetto Piacentini per ospitare le ricche collezioni magnogreche
“Il museo nazionale di Reggio Calabria è il più grande attrattore culturale calabrese, uno dei principali musei italiani, la cui valenza è stata sancita anche dalla recente riforma ministeriale”, gli fa eco il presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio. “La sua riapertura, con il rinnovato allestimento dell’intero percorso espositivo, rende fruibile una raccolta di reperti di inestimabile valore, che costituisce la testimonianza più completa del retaggio della Magna Grecia. Un museo che custodisce i Bronzi di Riace, simbolo della Calabria e dell’arte antica a livello planetario ma che non sono gli unici protagonisti dell’immenso repertorio visitabile. Migliaia di manufatti, provenienti da tutta la regione, a volte di dimensioni monumentali, compongono un patrimonio archeologico unico, che il mondo ci invidia. Per tutti i calabresi è un motivo di vanto. Per questo abbiamo fortemente sostenuto la tanto attesa riapertura dell’intero museo, possibile anche grazie all’allestimento finanziato dalla Regione Calabria, che riporta questa prestigiosa collezione al centro dell’attenzione internazionale. Abbiamo programmato ingenti risorse sulla tutela e la valorizzazione dei beni culturali – continua-, anche per offrire opportunità di lavoro nella salvaguardia dei siti e degli istituti di cultura calabresi. Stiamo completando la definizione delle aree di rilevanza strategica culturale per spendere oculatamente i fondi delle risorse comunitarie della nuova programmazione 2014-2020, appena partita con i primi bandi. Nel Pon Cultura abbiamo puntato, assieme al ministero sul circuito archeologico della Magna Grecia, per valorizzare al meglio siti di grande rilevanza, in un’ottica finalmente di sistema. Le possibilità tracciate anche nei contenuti del Patto della Calabria rappresentano una occasione imperdibile per sostenere il tessuto economico e sociale calabrese, anche in ottica di promozione turistica. Per tutto questo, il 30 di aprile costituisce, certamente, per la Calabria una data molto importante”.
“Nel progetto di restauro del nuovo museo archeologico di Reggio Calabria siamo riusciti fondere insieme l’archeologia, il paesaggio, la tecnologia più avanzata. Una ricchezza di temi e una complessità di programmi che rende davvero unico questo progetto”, interviene Paolo Desideri, architetto e fondatore dello studio ABDR (Arlotti, Beccu, Desideri, Raimondo),che ha curato il restauro del MarRC. “Un concentrato di primati e di sorprese che ha caratterizzato ogni scelta di noi progettisti. Dal nuovo allestimento museale che accompagna la narrazione espositiva, alla nuova lobby che funziona come grande polmone bioclimatico dell’edificio, alla sorprendente tensegrity che supporta la copertura vetrata del cortile interno, alla nuova caffetteria che apre alla spettacolare vista dello stretto, al sofisticato impianto di filtrazione dell’aria della sala bronzi, il museo è oggi in grado di riprendersi la scena che gli compete nel circuito dei grandi musei internazionali, e addirittura di primeggiare grazie ai suoi tesori”.
Il museo di Reggio Calabria si presenta con 4 livelli di esposizione permanente (il piano terra era stato inaugurato dall’ex ministro Bray, con il trasferimento dei Bronzi di Riace dalla sede del Consiglio Regionale della Calabria, al museo nel 2013) e circa 200 vetrine, i cui reperti spaziano dal Paleolitico alla tarda età romana. Il direttore, Carmelo Malacrino, che ha assunto le funzioni dal primo ottobre 2015, ha deciso di arricchire l’offerta anche con un grande mosaico con scena di palestra, del II-III secolo a.C., ritrovato sotto Palazzo Guarna, sul lungomare di Reggio Calabria, e rimasto fino ad oggi nei depositi del museo. I costi dell’ingresso sono di 8 euro per l’intero, 5 euro il ridotto. Ogni mercoledì, invece, in promo, i biglietti costeranno di meno, 6 euro l’intero e 4 euro il ridotto. Rete ferroviaria italiana ha poi dedicato un nuovo look alla stazione Lido di Reggio Calabria, arricchita da una cartellonistica efficace per indirizzare i visitatori a Palazzo Piacentini. “È una nuova immagine del museo Archeologico nazionale di Reggio Calabria”, spiega il direttore Carmelo Malacrino, “quella che offriamo dal 30 aprile. Un museo che si apre all’area dello Stretto, nel cuore del Mediterraneo, storico crocevia di culture e tradizioni. Al MArRC l’archeologia si traduce in curiosità e suggestioni, accompagnando i visitatori nell’affascinante storia dell’antichità calabrese. Con uno sguardo al futuro e ad eventi e mostre di livello internazionale. Un luogo vitale e inclusivo, in cui tutti i calabresi possano ritrovare le loro radici identitarie. L’auspicio è di dare inizio a una nuova avventura da vivere insieme per conoscere, raccontare e trasmettere una grande storia”.
Ci siamo. Non più solo i Bronzi di Riace, il 30 aprile apre il museo Archeologico nazionale della Magna Grecia di Reggio Calabria con tutte le collezioni: dalla preistoria all’età romana, fino ai Bronzi di Porticello
I Bronzi di Riace non saranno più soli. Sono passati quasi due anni e mezzo da quando si sono “riappropiati” di Palazzo Piacentini, troneggiando nella sala appositamente attrezzata per ospitarli nel museo archeologico nazionale della Magna Grecia. Era il 21 dicembre 2013. A più di 40 anni dalla loro scoperta sui fondali del mare prospiciente Riace; a 33 dalla loro prima esposizione a Firenze – dopo il primo lungo delicato restauro a cura dell’Opificio delle Pietre Dure -; a 4 dal loro trasferimento a Palazzo Campanella sede del Consiglio regionale della Calabria dove, come chiusi in un acquario, sotto gli occhi degli occasionali visitatori sono stati distesi e sottoposti a un nuovo ancora più delicato restauro conservativo; a meno di due settimane dal loro ritorno a casa a Palazzo Piacentini, era di nuovo possibile ammirare in posizione eretta le due statue bronzee simbolo dell’arte greca (o magno-greca) del V sec. a.C. in tutto il loro splendore. E di lì a poco avrebbe dovuto seguire l’apertura completa di tutto il museo, con un percorso rinnovato e arricchito delle più recenti scoperte (vedi https://archeologiavocidalpassato.wordpress.com/2013/12/21/oggi-riapre-a-reggio-calabria-il-museo-archeologico-della-magna-grecia-la-casa-dei-bronzi-di-riace/).
Non è stato così. Ma stavolta ci siamo. Ne è sicuro il nuovo direttore Carmelo Malacrino che ha fatto l’annuncio ufficiale. “Il museo Archeologico nazionale di Reggio Calabria riaprirà nella sua veste definitiva, dopo gli interventi di ristrutturazione, il prossimo 30 aprile alla presenza del ministro per i Beni e le attività culturali Dario Franceschini. Vorrei salutare questo evento, così atteso da più parti, come una festa della città di Reggio Calabria. Voglio ringraziare quanti mi hanno preceduto e quanti stanno lavorando con me dal giorno del mio insediamento, lo scorso 1° ottobre e che, ne sono certo, continueranno alacremente in vista dell’apertura e anche nel prossimo futuro. Davanti abbiamo infatti poco più di due mesi di grande lavoro, più di quanto non ne sia stato fatto finora, ma lo affronteremo con grande tenacia perché crediamo nelle potenzialità del museo e della città. Siamo pronti a raccogliere questa sfida, consapevoli che solo così potremo essere protagonisti di un reale cambiamento”.

I Bronzi di Porticello: la testa di Basilea e la testa del Filosofo, al museo Archeologico di Reggio Calabria
Sarà finalmente offerto ai visitatori l’intero percorso dell’esposizione permanente, che affiancherà gli spazi per le mostre temporanee. Tra le tante vetrine, contenenti alcuni dei più importanti reperti della regione, si potrà attraversare l’intera storia dell’antichità calabrese, dalla preistoria sino all’età romana. Una narrazione che si concluderà con la grande sala dei Bronzi di Riace e dei Bronzi di Porticello, dal nome dell’insenatura presso Villa San Giovanni affacciata sullo stretto di Messina dove nel 1970 è stato portato alla luce un relitto, parzialmente saccheggiato l’anno precedente: una nave da 20 metri e con una stazza di circa 30 tonnellate che avrebbe fatto naufragio tra la fine del V e gli inizi del IV sec. a.C., trasportando beni saccheggiati dai cartaginesi a città siceliote: anfore e frammenti di statue in bronzo. E anche due teste in bronzo oggi note come i Bronzi di Porticello, quella del cosiddetto “filosofo” e l’altra “di Basilea”, sulla cui datazione non tutti i pareri sono ancora concordi. Per la testa del “filosofo”, che ripropone la tipologia dell’intellettuale nell’arte greca, è stata proposta una datazione attorno al 460/50-440/30 a.C., che ne farebbe uno dei primissimi esempi di ritratto nell’arte greca; altri studiosi abbassano la cronologia tra la fine IV ed i primi decenni del III sec. a.C., attribuendo la testa ad un relitto diverso, sovrappostosi a quello che ha restituito il carico commerciale di un secolo precedente. L’altra testa, nota come “testa di Basilea” per essere stata acquisita dal museo di quella città ma restituita negli anni ’90 al governo italiano in quanto risultata oggetto di un trafugamento illegale da parte di clandestini all’epoca della scoperta del relitto, è stata datata intorno alla metà del V sec. a.C. per i richiami allo stile di Fidia.
“L’obiettivo”, conclude Malacrino, “ora è quello di aprire le porte del museo alla città, alle sue forze vitali e alle energie positive, che ci sono, per contribuire a realizzare un evento straordinario. Nella consapevolezza che l’apertura di Palazzo Piacentini potrà comportare anche il consolidamento e la crescita del tessuto sociale, economico e produttivo di Reggio Calabria”. Un appello alle istituzioni, Regione, Provincia e Comune, ma anche un invito alle Università e alle scuole a fare rete per una struttura che è restituita alla città dopo gli interventi di ristrutturazione.
Aperta a Taranto una nuova ala del museo archeologico. Tra ambiziosi progetti e molte polemiche
L’obiettivo – molto ambizioso – del ministro per i Beni culturali Massimo Bray è il rilancio del Mezzogiorno attraverso alcune eccellenze che diventino volano per il turismo e l’economia del Sud d’Italia, un triangolo con ai vertici tre grandi musei archeologici nazionali: quello di Palazzo Reale a Napoli (il più noto e già attivo); quello della Magna Grecia con i Bronzi di Riace a Palazzo Piacentini a Reggio Calabria (appena riaperto, e che sarà completamente operativo dalla prossima primavera); e infine c’è il MarTa di Taranto (del quale nei giorni scorsi è stata inaugurata la nuova ala, non senza polemiche). Proprio quest’ultimo tassello della grandiosa visione di Bray sembra essere l’anello più debole del progetto di rilancio di una città prima ancora di un territorio: Taranto sta vivendo con comprensibile preoccupazione il “caso Ilva”, un dramma (disastro?) ambientale che lega a filo doppio la salute dei cittadini e la sopravvivenza del loro posto di lavoro; ma è anche una città dove degrado ed emarginazione sembrano farla da padrone.
Così l’apertura della nuova ala del museo archeologico nazionale di Taranto (MarTa) era stata vissuta come un segnale positivo, una luce nel grigiore dei fumi dell’Ilva. Il lavori di ristrutturazione del museo – non dimentichiamolo – erano iniziati ancora nel 1998, con una parziale riapertura solo nel 2007. Ma proprio l’assenza del ministro alla cerimonia di inaugurazione (cioè proprio del principale attore di questo annunciato e sperato rilancio), la cui presenza era stata più volte annunciata ed era molto attesa, ha fatto precipitare ogni speranza nell’animo dei tarantini, convinti di aver assistito all’ennesimo spot del politico di turno. Nonostante le scuse ufficiali del ministro Bray, che ha assicurato quanto prima una sua visita al museo e alla città, i tarantini hanno creduto di rivivere un film già visto: “Passata la festa, sulla città e il museo tornerà l’oblio”. Era già successo negli anni ’80, dopo l’esposizione degli straordinari Ori di Taranto, a un primo boom era seguito un progressivo calo di interesse e visitatori che, come nel caso dei Bronzi di Riace a Reggio Calabria, sembravano aver perso la strada, attratti da altre mete.
“Non c’è niente da festeggiare se la città vecchia continua a crollare”: è uno degli striscioni esposti a Taranto dal comitato Cittadini liberi e pensanti davanti al Museo nazionale archeologico riaperto con l’inaugurazione di nuove sezioni. Su un altro striscione campeggiava la scritta “Presenti per un nastro da tagliare, assenti per una città da salvare”. Il gruppo di cittadini, che ha atteso invano l’arrivo del ministro Bray hanno chiesto attenzione non solo nei confronti del Museo ma anche del borgo antico dopo i recenti crolli di diversi edifici. “In stato di abbandono – sottolineano in una nota – non è solo la nostra isola, ma anche il borgo umbertino che vede i suoi stabili storici dimenticati e svuotati come il Palazzo degli Uffizi, sede del Liceo Archita, il museo Talassografico, il liceo Ferraris e le aree dismesse recentemente dalla Marina Militare. Luoghi che invece dovrebbero essere considerati nuovi spazi utili per farne centri per l’aggregazione, la promozione dello sviluppo di nuove creatività giovanili”. Quei pochi giovani, aggiungono, che “non sono costretti a scappare da qui e che rappresentano linfa vitale per ogni città ma che a Taranto non hanno prospettiva alcuna se non quella dell’emigrazione, dell’invio del curriculum alle fabbriche che inquinano, del lavoro nero e sottopagato, della carriera in Marina: lo stesso destino dei loro padri o dei loro nonni e che ci hanno portato agli insostenibili risultati attuali”. La cultura, concludono, “può e deve rappresentare per Taranto una alternativa d’eccellenza. Ma le istituzioni, sia a livello locale che nazionale, sembrano spesso ignorare la possibilità di puntare realmente su una nuova Taranto”.
Ma con l’apertura delle nuove sezioni espositive il Museo nazionale archeologico di Taranto è una realtà su cui contare. Ora si possono visitare i padiglioni del primo piano con le sale dedicate alla necropoli ellenistica, alla città romana e alla città tra il tardoantico e l’età bizantina. Quando i lavori saranno completati l’esposizione del MarTa risulterà quasi triplicata. Intanto si possono ammirare numerosi gioielli (corone, orecchini, collane, anelli) in pasta vitrea e pietre colorate, terrecotte figurate policrome prodotte da artigiani locali nel solco della tradizione artigianale greca. Ma sono documentati anche manufatti in osso, avori e vetri colorati di importazione che caratterizzano i corredi delle sepolture ad incinerazione di età imperiale.
E ora si aspetta la visita del ministro. “Sono molto dispiaciuto di non aver partecipato all’inaugurazione dei nuovi spazi del museo archeologico nazionale MarTa di Taranto”, si è scusato il ministro Bray. “Sono stato bloccato da un problema tecnico al volo che avrei dovuto prendere, ma ci tengo ad assicurare la mia presenza a Taranto, che sto già riorganizzando. Vorrei avere il tempo di visitare anche la città vecchia, come molti amici mi hanno chiesto, per vedere con i miei occhi quello che c’è da fare per restituire vita ai beni culturali e per una comunità che si è appellata al mio ministero con così tanta speranza”.
Oggi riapre a Reggio Calabria il museo archeologico della Magna Grecia: la casa dei Bronzi di Riace
L’attesa è finita. Inizia l’emozione. Oggi, sabato 21 dicembre, alle 16.30, riapre a Reggio Calabria la casa dei Bronzi di Riace, Palazzo Piacentini, sede del museo archeologico nazionale della Magna Grecia. A più di 40 anni dalla loro scoperta sui fondali del mare prospiciente Riace; a 33 dalla loro prima esposizione a Firenze – dopo il primo lungo delicato restauro a cura dell’Opificio delle Pietre Dure -; a 4 dal loro trasferimento a Palazzo Campanella sede del Consiglio regionale della Calabria dove, come chiusi in un acquario, sotto gli occhi degli occasionali visitatori sono stati distesi e sottoposti a un nuovo ancora più delicato restauro conservativo; a meno di due settimane dal loro ritorno a casa a Palazzo Piacentini, da oggi sarà possibile ammirare di nuovo in posizione eretta le due statue bronzee simbolo dell’arte greca (o magno-greca) del V sec. a.C. in tutto il loro splendore.
L’accelerata imposta dal ministro per i Beni culturali Massimo Bray all’operazione “ritorno a casa” dei Bronzi di Riace ha avuto successo. E oggi pomeriggio il ministro Bray con la soprintendente Simonetta Bonomi e il governatore della Calabria Giuseppe Scopelliti, sarà in prima fila all’inaugurazione del Museo della Magna Grecia nel palazzo progettato da Marcello Piacentini nella seconda metà degli anni Trenta del secolo scorso e “ripensato” come un grande museo moderno dall’architetto Paolo Desideri, con un costo complessivo di 32 milioni. “I Bronzi di Riace, dopo quattro anni di restauro, tornano al Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria. Si tratta del ritorno all’esposizione di un patrimonio culturale della Calabria ma anche dell’intera umanità”, ha dichiarato visibilmente soddisfatto il ministro Bray.
Dopo la delicata operazione per riportare i due guerrieri nel museo, cui ha assistito il ministro Bray, i tecnici hanno lavorato per rimettere in piedi i due bronzi. È toccato prima alla statua del “vecchio”, denominato con la lettera B, e poi, sabato scorso, a quella del “giovane”, la statua A. “I due bronzi – spiegano i tecnici – sono stati issati su speciali piedistalli a più strati, con una prima parte ancorata al pavimento sulla quale poggiano 4 sfere di marmo sopra le quali è stato fissato il basamento con il guerriero. È stato poi aggiunto un sistema di contrappesi per bilanciare la statua. Si tratta di una struttura sperimentale fortemente italiana anche nella scelta del materiale, che è marmo di Carrara.
“Il visitatore del nuovo Museo di Reggio Calabria”, spiegano l’architetto Paolo Desideri dello studio ABDR che si è avvalso della collaborazione dell’artista calabrese Alfredo Pirri, “avrà la sensazione di entrare in una piazza per assistere ad uno spettacolo teatrale con gli attori principali. Uno spazio consegnato alla città per la fruizione continua, soprattutto se andrà in porto la realizzazione dell’accesso diretto da Piazza De Nava.
Creando una specie di partitura musicale/letteraria, soggetta alle variazioni della luce del giorno a motivo della sua struttura tridimensionale, Pirri ha creato un nuovo proscenio che lascia intravedere le ombre dei tre protagonisti (Bronzi e Testa del Filosofo) collocati nel piano principale del Museo, il mito della Magna Grecia”. Paolo Desideri ha illustrato le scelte operate e i successivi interventi tecnici su quello che a breve diventerà un nuovo punto di riferimento per la città: “Benché la struttura fosse stata realizzata interamente in cemento armato, era necessario adeguarla alle nuove norme antisismiche e dotarla di una moderna impiantistica. Per evitare un forte impatto visivo si è scelto di rafforzare l’edificio con un nucleo centrale posto nell’ex corte esterna come elemento stabilizzatore dell’intera struttura e spina dorsale dei nuovi impianti. Questo nucleo centrale risolve i problemi strutturali e consente di avere un nuovo spazio che servirà da ingresso per portare i visitatori nel rinnovato percorso museale. I reperti saranno parte di un preciso contesto storico e di percorso che dalla preistoria si conclude nella sala dei Bronzi; squarci di quotidianità remota e non semplici oggetti in bella mostra. In cima al Museo è stato creato un ulteriore piano destinato a caffetteria con un piano calpestabile trasparente dell’ex cortile esterno costruito con una struttura geodetica (Tensegrity)”.
L’apertura al pubblico riguarderà inizialmente un piano del monumentale museo nazionale della Magna Grecia. Ma si sta già lavorando al riallestimento totale della struttura, che sarà pronta entro aprile 2014. Ci sarà poi la ristrutturazione della piazza antistante, piazza De Nava, con i lavori già finanziati con fondi europei (10 milioni da spendere entro il 2015). La riapertura del Museo è, a tutti gli effetti, una delle notizie più attese nel mondo culturale e, a Reggio Calabria, è stata accolta con grande commozione. “La Calabria può mettere in mostra la sua vera natura: quella culturale. È l’inizio della rinascita”, ha proclamato il governatore Scopelliti, che già sogna le masse di turisti riversarsi a Reggio Calabria come avvenne nel lontano 1980 a Firenze, alla prima esposizione dei Bronzi, mostra che aprì in un certo senso la strada alle grandi mostre archeologiche di forte richiamo per il grande pubblico. Ma proprio quel pubblico che mostrò di amare i due guerrieri, sembrò negli anni aver perso la strada per venirli ad ammirare nella loro casa a Reggio Calabria. Ora quella casa è diventata più accogliente ed è pronta a ricevere gli appassionati da tutto il mondo.
I Bronzi di Riace sono di nuovo in piedi
I Bronzi di Riace sono di nuovo in piedi. Li avevamo lasciati qualche giorno fa dopo il delicato trasloco dal Palazzo del Consiglio Regionale della Calabria, dove erano stati per quattro anni deposti sui lettini dei restauratori, a Palazzo Piacentini, sede del museo archeologico regionale della Magna Grecia. Il trasferimento, ma è meglio dire il gradito ritorno a casa, dei due bronzi del V sec. a.C. ripescati nel 1972 nel mare prospiciente Riace, era stato seguito passo passo dal soprintendente ai Beni archeologici della Calabria, Simonetta Bonomi, e dal ministro ai Beni culturali, Massimo Bray. Quest’ultimo era stato velocissimo a twittare la bella notizia: “I bronzi sono tornati a casa”, annunciando che entro dieci giorni sarebbero stati rimessi in piedi, e per Natale il museo della Magna Grecia sarebbe stato riaperto. È stato così. Almeno il primo step è stato raggiunto nei tempi previsti. Ora speriamo che anche l’altro – la riapertura, se pur parziale, del Museo – sia presto confermata.
Le operazioni di “raddrizzamento” dei Bronzi di Riace si sono concluse l’altro giorno a Palazzo Piacentini, sede del Museo nazionale della Magna Grecia a Reggio Calabria, sotto gli occhi anche stavolta del ministro Bray che poi ha commentato su Twitter: “Oggi abbiamo finalmente rimesso in piedi due simboli di questo paese! Una speranza c’è”. Se il cronoprogramma verrà rispettato, il museo potrà riaprire prima di Natale con i meravigliosi Guerrieri bronzei. Intanto dall’altra notte la facciata di palazzo Piacentini è illuminata da un’istallazione virtuale che proietta i profili stilizzati dei Bronzi di Riace.
I Bronzi di Riace a casa. Il “nuovo” museo della Magna Grecia per il rilancio della Calabria
Dieci giorni per rimettere in piedi i Bronzi di Riace ed entro Natale il museo archeologico nazionale della Magna Grecia, che dall’altra notte – dopo quattro anni – è tornato ad ospitare i due guerrieri riaffiorati dal mare, riaprirà al pubblico. Per ora solo una parte, ma entro aprile Palazzo Piacentini sarà di nuovo totalmente agibile e tutte le collezioni fruibili. Lo assicura il ministro per i Beni culturali Massimo Bray: “Questo è un primo passo verso la scelta forte di valorizzare la cultura italiana. Era dal 2009 che i Bronzi erano ospitati nel palazzo Campanella, sede del Consiglio regionale della Calabria, e la decisione di riportarli a casa, nel museo, era sollecitata da tempo perché tutti erano consapevoli della necessità di fare presto trattandosi di un vero e proprio patrimonio dell’umanità”. E il segretario generale del Ministero, Antonia Pasqua Recchia, ricorda la grande accelerazione voluta dal ministro anche sul restauro del Museo Nazionale di Reggio Calabria rifondato e consolidato dal punto di vista sismico. “Il restauro è durato più del previsto e costato più delle previsione per scongiurare appunto il rischio sismico. Il costo definitivo e complessivo ammonta ora a circa 32 milioni di euro”.
Ma a Reggio Calabria si teme che proprio i lavori di trasformazione urbana di piazza De Nava, la piazza antistante il Museo, potrebbero diventare un nuovo ostacolo all’apertura di Palazzo Piacentini. “Non occorrono ulteriori risorse”, assicura Recchia. “Sono già programmati nel Poin 10 milioni per i lavori che si devono chiudere entro il 2015”. Ma il vero “gioiello tecnologico” è rappresentato dalla struttura sperimentale “made in Italy”, su cui poggeranno i Bronzi, fatta di marmo su una base appositamente vibrante per evitare che un eventuale scossa sismica possa creare danni alle statue. “Una struttura sperimentale inimmaginabile in un altro Stato”, spiega con orgoglio il segretario generale. “I nostri tecnici, i nostri restauratori hanno dato e danno il meglio di sé e vengono sempre richiesti. Insomma l’Italia non solo dispone di un patrimonio unico, ma anche delle conoscenze tecnologiche per conservarlo al meglio”.
Un’occasione per rilanciare il turismo con un’immagine positiva della Calabria. Ne è convinto il governatore Giuseppe Scopelliti: “La riapertura del museo rappresenta un grande ossigeno per la regione, tanto più importante ora in momenti di crisi. Per questo nei prossimi mesi saranno studiate strategie di rilancio in condivisione con il Ministero. Abbiamo già anche concertato di utilizzare un investimento corposo dei fondi comunitari per diffondere l’immagine dei Bronzi in Italia e in Europa con un investimento diretto da parte della Regione di circa 2 milioni di risorse destinate alla comunicazione diretta alle capitali europee e a tutto il territorio nazionale. Un investimento diretto nel quale coinvolgeremo anche i privati come sponsor”. Ma si cercano anche convenzioni, accordi o partnership perché i Bronzi di Riace siano visitati da quanti più turisti possibile: “Abbiamo stabilito con Alitalia di realizzare un pacchetto agevolato che aumenti il numero di voli per Reggio e diminuisca il costo del biglietto. Questa incentivazione è per la maggior parte a carico della Regione Calabria e in piccola parte anche della stessa Alitalia”.
Ma ora cosa succederà ai Bronzi di Riace? E perché sono tanto preziosi? Le due statue, di dimensioni leggermente superiori al vero (una è alta 205 cm, l’altra 198 cm), databili al V secolo a.C. ci sono pervenute in eccezionale stato di conservazione e quasi certamente si tratta di opere originali dell’arte greca del V secolo a.C. Fin dal momento del ritrovamento, avvenuto nell’agosto 1972, gli studiosi hanno cercato di dare un’identità ai due personaggi e agli autori, e fin dalla prima esposizione, nel 1978, dopo il primo restauro, hanno entusiasmato il pubblico internazionale. Ora sono di nuovo a casa. In anticipo rispetto alle previsioni. Negli spazi espositivi del museo della Magna Grecia, con uno specifico sistema di filtraggio, sarà attivato un percorso di depurazione, attraverso il quale transiteranno i visitatori, per mantenere sempre costante il clima in cui sono conservati i Bronzi. Inoltre, al termine di un periodo di stabilizzazione che permetterà ai Bronzi di mantenere la posizione eretta in totale sicurezza, sarà attiva una protezione antisismica. “Il Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria potrà riaprire al pubblico una volta assicurati tutti gli accorgimenti necessari a preservare l’integrità e il valore delle opere che è destinato a ospitare”: il ministro Bray, come si diceva, ha assicurato che basteranno due settimane.
I Bronzi di Riace sono tornati a casa: dopo 4 anni, di nuovo nel museo della Magna Grecia di Reggio Calabria
“I Bronzi di Riace sono tornati alla loro casa”. Dopo quattro anni. La conferma di un evento tanto atteso quanto annunciato è arrivato di primo mattino con un tweet direttamente dal ministro per i Beni culturali e il Turismo, Massimo Bray, commentando lo spostamento dei Bronzi di Riace (“In tutta sicurezza”, sottolinea Bray che ha seguito passo passo l’intera operazione di trasferimento), avvenuto nella notte, da Palazzo Campanella sede del Consiglio Regionale della Calabria al Museo nazionale archeologico della Magna Grecia di Reggio Calabria, la cui apertura è prossima dopo che la struttura è stata sottoposta a lavori di ammodernamento. Le due statue avevano lasciato il museo reggino il 22 dicembre del 2009 per essere sottoposte a restauro conservativo in una sala appositamente predisposta del Consiglio regionale della Calabria, restauro che si è concluso nei mesi scorsi. Il trasferimento dei Bronzi al Consiglio regionale, si era reso necessario per consentire i lavori di ristrutturazione del Museo nazionale.
Per il trasferimento dei guerrieri di Riace nel Museo nazionale della Magna Grecia di Reggio Calabria sono state utilizzate due gigantesche casse rosse, munite di appoggi ammortizzati, realizzate appositamente con gli appoggi ammortizzanti per ridurre al massimo qualsiasi tipo di vibrazione durante il tragitto in camion fino al Museo. Ogni statua, infatti, una volta entrata nella cassa, è stata ulteriormente bloccata, a distanze regolari, da pannelli verticali che seguivano le linee del corpo, così da impedire qualsiasi sollecitazione verticale e orizzontale. Accanto all’attenzione usata per il breve spostamento dei Bronzi c’è stato anche il grande dispiegamento di forze assicurato dai carabinieri del comando provinciale di Reggio Calabria, che hanno presidiato tutto il perimetro del Consiglio regionale della Calabria. Poi, a passo d’uomo, hanno scortato il tir con a bordo le casse contenenti i due Bronzi, che è giunto al Museo di Reggio Calabria.
Alberto Angela con una troupe della Rai ha registrato uno speciale sul ritorno dei guerrieri a Palazzo Piacentini, seguendo ogni fase delle operazioni di imballaggio, messa in sicurezza e trasporto delle statue fino al loro arrivo al museo.

Il ministro Massimo Bray saluta il soprintendente Simonetta Bonomi durante il trasferimento dei Bronzi di Riace
“Stiamo mantenendo una promessa restituendo a tutti i cittadini, non solo di Reggio e della Calabria ma del mondo, uno dei grandi tesori su cui credo davvero che bisognerà investire intelligenze e risorse per far ripartire il Mezzogiorno d’Italia”, commenta soddisfatto il ministro. “I Bronzi sono un patrimonio realmente inestimabile e bisogna trattarli con cura, come se fossero veramente due nostri amici, sono due grandi testimoni a cui vogliamo bene e che ci sapranno guidare nel compito che abbiamo di fronte, continuare la tutela del nostro patrimonio storico-artistico”. E aggiunge: “Avevo detto che avremmo mantenuto l’impegno di riportarli al Museo nel primo semestre del 2014, ma avevo la speranza che grazie all’aiuto del personale del ministero e di tutte le istituzioni, gli enti locali, il Comune di Reggio Calabria e la Regione Calabria, si sarebbe potuto fare di più. E così è stato”.

La sala dei Bronzi di Riace al museo della Magna Grecia di Reggio Calabria nell’allestimento prima dei restauri
I Bronzi, finalmente tornati al Museo, non saranno comunque esposti immediatamente al pubblico. Si dovrà attendere, infatti, il completamento della speciale sala che li ospiterà. Quando? “Credo che si chiuda un’avventura e che si chiuda abbastanza bene. Il ministro Bray ha dato disposizioni di essere molto rapidi. Ci rivedremo presto ma la data la annuncerà lo stesso ministro”, tranquillizza il soprintendente ai Beni archeologici della Calabria, Simonetta Bonomi, circa la ripresa dell’esposizione dei Bronzi nel Museo di Reggio Calabria. “La deve dire lui – continua – anche perché gli devo riconoscere il merito di aver preso a cuore la cosa e di aver dato un impulso per accelerare i tempi di ritorno delle due preziose statue. Poi c’è da pensare ai lavori di allestimento di tutto il museo. Ci auguriamo che presto si sblocchino e presto si possa
cominciare a lavorare in modo da aprire definitivamente il Museo nazionale di Reggio Calabria prima dell’avvio della prossima stagione turistica”. Oltre ai Bronzi, rientreranno al Museo nazionale altre opere, il Kouros, statua marmorea di epoca magno-greca raffigurante un giovinetto, e due maschere di bronzo, la Testa del filosofo e la Testa di Basilea.
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