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Ercolano. Aperta a Villa Campolieto, una delle più affascinanti ville di età borbonica del Miglio d’Oro, la mostra “Dall’uovo alle mele. La civiltà del cibo e i piaceri della tavola a Ercolano”: viaggio alla scoperta dell’arte culinaria romana grazie ai dati forniti dagli studi sugli oltre 300 scheletri di fuggiaschi ritrovati sull’antica spiaggia e ai resti carbonizzati di cibo

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Inaugurazione della mostra “Dall’uovo alle mele. La civiltà del cibo e i piaceri della tavola a Ercolano”: da sinistra, Gennaro Miranda, presidente della Fondazione Ente Ville Vesuviane; Elena Scarlato, consiglire Ville Vesuviane; Francesco Sirano, direttore parco archeologico di Ercolano; Ciro Bonajuto, sindaco di Ercolano (foto paerco)

Un pasto completo nell’antica Roma solitamente iniziava con le uova e terminava con i frutti. Parola del poeta Orazio che afferma Ab ovo usque ad mala (“dall’uovo alle mele”). Ma Ercolano ha restituito una grande quantità e varietà di reperti organici in eccezionali condizioni di conservazione che non solo confermano le fonti letterarie, ma permettono di ricostruire l’invidiabile assortimento di cibi e alimenti presenti nell’antica Herculaneum grazie ai dati sullo stato di salute della popolazione e sul cibo che mangia restituiti dagli studi sugli oltre 300 scheletri di fuggiaschi ritrovati sull’antica spiaggia di Ercolano: erano uomini, donne, bambini che hanno popolato le strade e le case di Ercolano antica la cui vita non è mai veramente terminata, ma è in qualche modo giunta sino all’oggi fissata per sempre in quelle strade e tramandata al futuro attraverso lo scorrere delle generazioni.

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Allestimento della mostra “Dall’uovo alle mele. La civiltà del cibo e i piaceri della tavola a Ercolano” a Villa Campolieto di Ercolano: il banchetto

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Mostra “Dall’uovo alle mele. La civiltà del cibo e i piaceri della tavola a Ercolano” a Villa Campolieto di Ercolano: uova (foto paerco)

Dal 28 marzo 2025 con la mostra “Dall’uovo alle mele. La civiltà del cibo e i piaceri della tavola a Ercolano”, il parco archeologico di Ercolano permette ai visitatori di immergersi in un viaggio nell’epoca romana alla scoperta di quella che possiamo definire una vera e propria civiltà del cibo. Materia prima e frutto di una sorprendente arte culinaria, il cibo di questa città romana si mostra attraverso i resti carbonizzati di pane, cereali, legumi, frutta, uova, formaggio, frutti di mare, ci sembra quasi di sentirne i profumi; oltre a vasellame, pentole, utensili, oggetti di uso quotidiano e di lusso, che restituiscono preziose informazioni sui principali aspetti dell’alimentazione degli antichi Ercolanesi: dalla produzione al consumo e allo smaltimento del cibo. Il cibo è dunque un filo rosso che lega il presente al passato non solo per le elementari necessità biologiche. Mai come ad Ercolano emerge con chiarezza un rapporto con il cibo che guarda non solo alla qualità e varietà dei prodotti, ma anche alla cura della preparazione e al risultato gastronomico. La mostra, organizzata dal parco archeologico di Ercolano in collaborazione con la Fondazione Ente Ville Vesuviane, è ospitata fino al 31 dicembre 2025 nelle sale affrescate di Villa Campolieto, una delle più affascinanti ville di età borbonica del Miglio d’Oro.

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Villa Campolieto, una delle più affascinanti ville di età borbonica del Miglio d’Oro a Ercolano (foto ente ville vesuviane)

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Ambienti affrescati al piano nobile di Villa Campolieto a Ercolano (foto ente ville vesuviane)

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L’inizio della mostra “Dall’uovo alle mele. La civiltà del cibo e i piaceri della tavola a Ercolano” a Villa Campolieto di Ercolano (foto paerco)

Villa Campolieto. Era il 1738 quando Carlo di Borbone e Mariamalia di Sassonia scelsero Portici per costruire una nuova reggia e dare inizio agli scavi della città di Herculaneum. Da quel momento tutti i nobili napoletani seguirono la corte dei Borbone e innalzarono, nella zona costiera ai piedi del Vesuvio, una o più ville per il periodo estivo, creando un complesso architettonico unico al mondo per quantità e bellezza: le 122 Ville Vesuviane, un dialogo tra natura e artificio, rococò e neoclassicismo. Nella zona compresa tra i confini del comune di Ercolano, la concentrazione delle Ville Vesuviane è densa e di particolare prestigio, tanto che il tratto di strada che le vede in successione viene denominato Miglio d’Oro: edifici costruiti da architetti quali Luigi Vanvitelli, Ferdinando Fuga, Ferdinando San Felice, Domenico Antonio Vaccaro, completati da vasti giardini che lambivano la costa e decorazioni pittoriche realizzate da grandi artisti. Con il fine di conservare e salvaguardare questo cospicuo patrimonio, la legge dello Stato n.578 istituiva il 29 luglio 1971 l’Ente per le Ville Vesuviane, oggi Fondazione. Sorta in una posizione fra le più felici e suggestive, a valle della borbonica strada delle Calabrie, non lontano dalla Reggia di Portici e contigua alla Villa Favorita, Villa Campolieto venne edificata per volontà del Principe Luzio De Sangro, Duca di Casacalenda che, nel 1755, affidò il progetto e l’esecuzione dei lavori a Mario Gioffredo. Costretto ad abbandonare l’opera intorno al 1760 fu sostituito da Luigi Vanvitelli che, dal 1763 al 1773 (anno della sua morte), ne diresse i lavori, completati nel 1775 dal figlio Carlo. La Villa Campolieto, acquisita nel 1977 dall’Ente per le Ville Vesuviane, oggi Fondazione, dopo 6 anni di restauro, è stata riportata al suo primitivo splendore e restituita alla pubblica fruizione.

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La locandina della mostra permanente “SplendOri. Il lusso negli ornamenti ad Ercolano”

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Francesco Sirano, direttore del parco archeologico di Ercolano, all’ingresso della mostra “Materia. Il legno che non bruciò a Ercolano” alla Reggia di Portici (foto giorgia bisanti)

Il progetto di questa mostra nasce già nel 2018, quando si intraprese il programma espositivo “Ercolano 1738-2018 Talento Passato e Presente” che includeva un ciclo di tre mostre sui reperti più significativi della città antica, ossia ori, legni e cibi e di conseguenza sugli aspetti di questa antica comunità inerenti il lusso, l’artigianato e le abitudini alimentari (vedi https://archeologiavocidalpassato.com/2019/02/14/ercolano-il-direttore-francesco-sirano-presenta-il-progetto-culturale-per-il-rilancio-del-sito-tre-mostre-lespressione-del-lusso-la-grande-tradizione-artigianale-legata-alla-lavorazione-d/). In questo iniziale progetto vi era anche la volontà di allestire le tre mostre nei luoghi più belli del territorio, l’Antiquarium del parco archeologico di Ercolano è stato la sede della mostra “SplendOri. Il lusso negli ornamenti a Ercolano”, la Reggia di Portici ha accolto l’esposizione “Materia. Il legno che non bruciò a Ercolano” (vedi https://archeologiavocidalpassato.com/2023/12/01/alla-reggia-di-portici-na-ultimo-mese-per-visitare-la-mostra-materia-il-legno-che-non-brucio-ad-ercolano-promossa-dal-parco-archeologico-di-ercolano-lunica-citta-del-mondo-romano/) e quest’ultima è allestita nella vantitelliana Villa Campolieto, una delle più belle dimore settecentesche lungo il Miglio d’Oro. Tra un presente richiamato da immagini ricavate dall’odierna realtà della moderna Ercolano e l’antichità romana, la mostra non perde mai di vista la bellezza della vanvitelliana Villa Campolieto, con spazi aperti e dialoganti con il prezioso contenitore. Attraversando le sale si gode tanto dei reperti esposti, quanto della splendida dimora settecentesca. La raffinatezza e il valore storico del piano nobile di Villa Campolieto hanno richiesto un approccio espositivo rispettoso; da qui nasce l’idea della “stanza nella stanza”, allestimento che crea un dialogo tra il passato e il presente.

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Allestimento della mostra “Dall’uovo alle mele. La civiltà del cibo e i piaceri della tavola a Ercolano” a Villa Campolieto di Ercolano (foto paerco)

“Il cibo, non solo come necessità fisiologica, ma come elemento centrale della vita culturale e sociale, rappresenta un costante legame con il contemporaneo perché molte tradizioni e usi antichi persistono anche nella cultura campana di oggi”, dichiara il direttore del Parco, Francesco Sirano. “I gusti, le ricette e l’etichetta a tavola sono cambiati negli oltre duemila anni che ci separano dal 79 d.C., ma abbiamo in comune la cura per la qualità delle materie prime, al tempo dei Romani spesso importate anche dall’Africa e dall’India, per la preparazione e la presentazione dei piatti e, molto più importante, per l’ospitalità e la condivisione della mensa, specie nelle occasioni più importanti. La mostra – aggiunge il direttore – rappresenta per me il compimento di un percorso: siamo partiti dagli oggetti di lusso nell’Antiquarium del Parco, passati alla celebrazione del legno alla Reggia di Portici e arriviamo con il cibo a Villa Campolieto. In un cerchio di valorizzazione delle peculiarità che rendono Ercolano unica al mondo, con i reperti del Parco ambasciatori di valori in un’area molto più estesa delle ristrette mura del Parco archeologico. Un percorso – conclude il direttore – che ci ha visto in compagnia degli enti locali, delle istituzioni culturali e di tante realtà di volontariato di questi splendidi territori”.

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Il direttore Francesco Sirano alla mostra “Dall’uovo alle mele. La civiltà del cibo e i piaceri della tavola a Ercolano” a Villa Campolieto di Ercolano (foto paerco)

“Siamo orgogliosi di ospitare questa prestigiosa mostra a Villa Campolieto”, dichiara Gennaro Miranda, presidente della Fondazione Ente Ville Vesuviane. “Questo evento è frutto di una straordinaria collaborazione con il Parco Archeologico di Ercolano e costituisce un esempio virtuoso di sinergia tra istituzioni che condividono l’obiettivo comune di promuovere la storia e la bellezza del nostro territorio. La cultura del cibo, che un tempo rappresentava un atto di socialità e benessere, è ancora oggi un potente motore economico e sociale per il nostro territorio. L’enogastronomia locale continua a brillare per la sua autenticità e per i suoi prodotti tipici che, come nel passato, non sono solo una risorsa economica, ma un simbolo di orgoglio identitario per tutta la comunità. La mostra non si limita ad essere un evento espositivo ma è un viaggio straordinario attraverso il tempo che ci permette di esplorare l’arte del cibo nell’antica Ercolano ed il suo valore non solo nutrizionale, ma anche sociale e culturale. I piaceri della tavola, le tradizioni culinarie e la convivialità erano aspetti fondamentali della vita quotidiana degli antichi ercolanesi, e oggi, nel cuore del Miglio d’Oro, possiamo continuare a celebrare e riscoprire quelle stesse tradizioni, che sono ancora una parte essenziale della nostra vita quotidiana ed offerta turistica. Villa Campolieto diventa così un ponte tra passato e presente, un luogo in cui la memoria storica dialoga con il nostro tempo. Ringrazio sinceramente il ministro della Cultura Alessandro Giuli ed il suo predecessore Gennaro Sangiuliano, il parco archeologico di Ercolano e il direttore Francesco Sirano per aver contribuito a rendere possibile questo progetto che, sono certo, lascerà un’impronta indelebile nella memoria culturale di tutti coloro che avranno il privilegio di visitare la mostra”.

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Lo scalone che porta al piano nobile di Villa Campolieto a Ercolano (foto ente ville vesuviane)

“La mostra, magistralmente predisposta presso una delle più belle ville vesuviane”, interviene Matteo Lorito, rettore dell’università di Napoli “Federico II”, “arricchisce l’offerta straordinaria del parco archeologico ercolanense. Il nostro dipartimento di Agraria è da tempo impegnato in una proficua collaborazione con l’Ente, per il quale ha anche accolto nella sua sede, nella reggia di Portici, la singolare mostra sui legni ercolanesi. Collaborazione che oggi si estende ai tempi del cibo e dello studio dei reperti organici o correlati al tema dell’alimentazione. Questi ci forniscono una quantità di informazioni e di suggestioni davvero impressionanti sul nostro passato anche per aspetti enogastronomici oltre che della produzione agraria. Il cibo racconta chi siamo, come viviamo e, in questo caso, come eravamo e il percorso che ci ha portato ai giorni nostri. Congratulazioni al direttore Sirano e al direttore Miranda per questa straordinaria iniziativa”.

Il parco archeologico dei Campi Flegrei presenta in anteprima a Expo Dubai un video emozionale sul Parco sommerso di Baia: “200 secondi di pura goduria”

Colonne e reperti si possono ammirare nel nuovo “Percorso delle Colonne” nel parco sommerso di Baia (foto pasquale vassallo / pa-fleg)

Nullus in orbe sinus Baiis praelucet amoenis…: “Nulla al mondo è più splendente dell’ameno golfo di Baia” scriveva il poeta romano Orazio (Ep. I – 1, 83). Ne sono convinti al parco archeologico dei Campi Flegrei, di cui fa parte proprio il parco sommerso di Baia, che hanno prodotto un video emozionale, definito “200 secondi di pura goduria”, per illustrare la Baia sommersa: l’antica città romana di Baia, sommersa nei secoli dal fenomeno del bradisismo, custodisce resti di domus e ville, terme, mosaici e testimonianze straordinarie. Il video è stato presentato in anteprima a Expo Dubai per far conoscere in tutto il mondo le sue meraviglie. E ora è a disposizione di tutti. Eccolo: (9) Facebook.

Mappa dell’area archeologica del parco sommerso di Baia (foto pa-fleg)

Il parco sommerso di Baia è una realtà archeologica di eccezionale valore che il fenomeno del bradisismo ha confinato sul fondo marino: il mare, la risorsa che ha permesso lo splendore dei Campi Flegrei, si fonde con l’archeologia dove al disotto di un sottile strato dl sabbia si scoprono mosaici e dove la flora e la fauna animano resti di muri e statue. Quello che il mare ha coperto è una larga fascia di costa antica che bisogna immaginare in continuità con le strutture a terra che costituiscono il parco archeologico delle Terme e che si affacciava su una baia ben più ristretta di quella attuale, anticamente Baianus lacus, cui si accedeva da un canale artificiale.

Mosaici della villa a protiro che si visita nel parco sommerso di Baia (foto pasquale vassallo / pa-fleg)

L’insenatura era già in età repubblicana occupata da ville marittime. Tra i principali edifici sommersi visibili vi è il ninfeo di età claudia, posto a -7 m sul fondali marini antistanti Punta Epitaffio, mentre, a Est del ninfeo vi è una villa attribuita alla famiglia dei Pisoni per i bolli impressi su una conduttura idrica di piombo. Altre ville e terme occupavano l’ampio settore attorno al lacus oggi sommerso: tra queste, per i suoi noti pavimenti a mosaico va sicuramente citata la villa c.d. con ingresso a protiro, una delle più visitate da sub e snorkelisti.

Roma. Dal 6 agosto si accede al Parco archeologico del Colosseo solo con il Green Pass (ecco tutte le modalità e le eccezioni). Un qualcosa di simile succedeva duemila anni fa con la tessera hospitalis

Una “tessera hospitalis” proveniente dall’area sacra di Sant’Omobono, nei pressi dell’antica strada che collegava il Foro Romano al Tevere, conservata ai musei Capitolini di Roma (foto sovrintendenza capitolina ai beni culturali)

icona-green-passIbam forte via Sacra, sicut meus est mos e… Santi Numi! Non ho con me la tessera hospitalis! Come farò adesso ad entrare nel Foro Romano?”. Con questa citazione dell’incipit della Satira 9 del Libro I di Orazio, gli archeologi del parco archeologico del Colosseo ricordano che nell’antica Roma la tessera hospitalis era un documento di riconoscimento e garanzia, sul quale si incidevano i nomi dell’ospite e dell’ospitato, indispensabile per l’accesso nell’Urbe. Duemila anni dopo sta per succedere qualcosa di simile. Dal 6 Agosto 2021, seguendo le disposizioni di legge, per entrare al parco archeologico del Colosseo si deve avere con sé una Certificazione Verde (unitamente ad un documento di identità in corso di validità). “Oggi come ieri, una tessera hospitalis sarà il tuo lasciapassare per l’ingresso nel cuore di Roma”. La Certificazione verde COVID-19 non è richiesta ai bambini esclusi per età dalla campagna vaccinale (al di sotto dei 12 anni) e ai soggetti esenti sulla base di idonea certificazione medica. Con riferimento agli ingressi dai Paesi Israele, Canada, Giappone e Stati Uniti si precisa che in relazione alle certificazioni vaccinali emesse dalle Autorità sanitarie dei suddetti Paesi, in accordo a quanto indicato dalla Raccomandazione UE n. 2021/912 del 20 maggio 2021, esse dovranno riportare almeno i seguenti dati: identificativi della persona; relativi al tipo di vaccino e alla/e data/e di somministrazione. Si ricorda che i certificati dovranno essere accettati se in lingua italiana, inglese, francese o spagnola. Nel caso il certificato non fosse stato rilasciato in forma bilingue e non in una delle quattro lingue indicate dall’Ordinanza del ministro della salute del 18 giugno 2021, si ribadisce la necessità che venga accompagnato da una traduzione giurata. Tale documentazione andrà esibita negli accessi al Parco archeologico del Colosseo, contestualmente alla misurazione della temperatura. ATTENZIONE: in mancanza di Green Pass e di un documento valido non sarà possibile accedere al PArCo e il biglietto acquistato non sarà rimborsato.

“Lapilli sotto la cenere”. Con la 21.ma clip del parco archeologico di Ercolano il direttore Francesco Sirano esplora il tema “Ercole a Herculaneum”: in questa seconda parte scopriamo storie, leggende e vita di Ercole raccontate da statue dipinti e sculture ritrovate nel sito

“Contesa fra Ercole e il fiume Acheloo per la mano di Deianira” nella sede del Collegio degli Augustales di Ercolano (foto Paerco)

Con la 21.ma clip della serie “Lapilli sotto la cenere” il direttore del parco archeologico di Ercolano, Francesco Sirano esplora il tema “Ercole a Herculaneum”, cioè il Mito, la leggenda e la città. In questa seconda parte scopriamo le storie, le leggende e la vita dell’Eroe fondatore di Herculaneum raccontate da statue dipinti e sculture ritrovate sotto il vulcano.

Tra le statue e le fontane che decoravano il giardino della Casa dei Cervi, c’è anche una rappresentazione di Ercole. “Questa volta l’eroe che ha dato il nome alla città”, spiega Sirano, “è ubriaco, e si sta liberando: sta facendo la pipì. È un Ercole oramai vecchio. Qui è esposta una copia in gesso dell’originale che probabilmente viene dal mondo ellenistico, e in ogni caso ci mostra molto bene quello che sta succedendo. La statua era stata trasformata in una fontana. Gli abitanti di questa casa volevano probabilmente dire che anche che anche l’eroe che ha dato il nome alla città si trova così bene durante le feste che avvenivano qui da rilassarsi completamente ed essere uno dei protagonisti di questa vita beata che qui avveniva”.

La statua di Marco Nonio Balbo a Ercolano (foto Graziano Tavan)

Un’allusione ad Ercole non poteva mancare neppure nella statua del patrono della città: Marco Nonio Balbo. “Il tipo di statua in corazza che viene scelto – continua Sirano – prevedeva già sugli spallacci un’immagine della testa di Ercole. Ma è ovvio che qui questa rappresentazione acquista un valore simbolico molto forte: il padre di Ercolano, l’eroe fondatore, e il padre della patria di Ercolano, Marco Nonio Balbo”.

La fontana dell’Idra di Lerna esposta per nell’Antiquarium di Ercolano (foto parco archeologico di Ercolano)

All’interno dell’Antiquarium di Ercolano è esposta la statua dell’Idra di Lerna (vedi La statua di Demetra da Ercolano a Los Angeles per la grande mostra sui tesori della Villa dei Papiri. All’Antiquarium al suo posto per la prima volta esposta la fontana dell’Idra di Lerna | archeologiavocidalpassato). “È l’originale della statua-fontana che decorava il centro della piscina cruciforme che si trovava nella palestra della città antica. Si tratta di una statua di bronzo assemblata di diverse parti che rappresenta un unicum nel mondo antico. Non abbiamo altre rappresentazioni in bronzo di queste dimensioni dell’Idra di Lerna. Il mostro serpentiforme – descrive Sirano – si avvolge attorno a un platano, secondo la leggenda antica. E presenta la parte bassa del corpo da cui a un certo punto si dipartono cinque teste, ognuna di queste nella collocazione originaria diventava uno zampillo di fontana. E c’era un motivo perché l’Idra proviene dall’Oceano e quindi ha un rapporto molto stretto con l’acqua. Gli studiosi hanno accostato questa statua a quella con lo stesso soggetto che Agrippa aveva posto nel Lacus Servilius, la fontana di Servilio, che si trovava nel Foro Romano. Questa fontana era legata a un acquedotto dell’età repubblicana ed era stata oggetto, durante le guerre civili, di una terribile esposizione delle teste dei senatori tagliate da Silla. Agrippa mettendo invece questo mostro dalle tante teste che diventa una fontana voleva alludere alla pacificazione. Ma secondo il poeta Orazio l’Idra era anche un modo per alludere alla forza, alla tenacia che aveva il popolo romano, che non poteva essere sconfitto come invece fu sconfitta l’Idra. A Ercolano la rappresentazione di questa fatica poteva sì essere un richiamo alla capitale, alla città di riferimento per tutti i romani, ma probabilmente questo assumeva anche un significato locale. Infatti la fatica di Ercole viene vinta con l’aiuto di Iolaos. L’uccisione dell’Idra celebra quindi la solidarietà reciproca fra i cittadini. E Ercole, dopo aver ucciso l’Idra, intinge le punte delle sue frecce nel sangue di questo mostro provocando poi delle ferite non guaribili. In questa maniera si voleva nel luogo dove venivano allevati i nuovi cittadini di Ercolano, valorizzare la solidarietà e la forza che si poteva assumere dopo aver superato delle fatiche che apparentemente sembrano insormontabili, come questo mostro dalle tante teste”.

Bimillenario di Augusto. Mostre ed eventi a Roma dal’Ara Pacis (L’arte del comando) ai Mercati Traianei (La città di Augusto) e al foro di Augusto rivive la romanità con Piero e Alberto Angela

All'Ara Pacis di Roma la mostra "L'arte del comando. L'eredità di Augusto"

All’Ara Pacis di Roma la mostra “L’arte del comando. L’eredità di Augusto”

La mostra all'Ara Pacis "L'arte del comando. L'eredità di Augusto"

La mostra all’Ara Pacis “L’arte del comando”

A Roma si susseguono mostre ed eventi per celebrare il bimillenario di Augusto. “L’arte del comando. L’eredità di Augusto”, al Museo dell’Ara Pacis fino al 7 settembre, è una tappa fondamentale per approfondire le principali politiche culturali e di propaganda messe in atto da Augusto nel suo principato e replicate nei secoli per il loro carattere esemplare. Le 12 sezioni della mostra, articolate per temi ed epoche storiche differenti, illustrano in che modo imperatori come Carlo Magno, Federico II, Carlo V o Napoleone, per citarne solo alcuni, nel corso della storia abbiano reinterpretato “l’arte del comando” di Augusto a volte con formule molto vicine o identiche. Sono esposti incisioni, dipinti, monete, mosaici, acqueforti, oli, sculture e gemme grazie ai prestiti di prestigiosi istituti culturali, dagli Uffici ai Musei Vaticani, dal museo di Capodimonte alla Galleria Borghese, da Palazzo Barberini al museo etrusco di Villa Giulia, solo per citarne alcuni. “La propaganda augustea si basava sulla discendenza della gens Julia dall’eroe troiano Enea, il figlio di Anchise e della dea Venere già noto dalla tradizione epica greca e romana e protagonista nel Lazio di antichi miti di fondazione”, spiegano i curatori della mostra Claudio Parisi Presicce e Orietta Rossini. “Il principe ebbe però l’abilità di commissionare una serie di opere che sistematizzavano le origini troiane di Roma e al tempo stesso quelle della sua stessa famiglia, in modo tale che la sua ascesa al potere apparisse agli occhi dei contemporanei non solo legittima ma predestinata. A questo scopo commissionò opere come l’Eneide, l’arredo simbolico del suo Foro e l’Ara Pacis, facendo della propaganda un’arte e affidando alle creazioni delle migliori menti del suo tempo la sua stessa immagine. Augusto seppe scegliere i suoi collaboratori e con loro adattò al suo regime il mito dell’età dell’oro, quando il tempo ricomincia il suo ciclo e riporta tra gli uomini semplicità di costumi, prosperità e pace universale”. Queste due leve, usate dal circolo augusteo per gettare le basi dell’immaginario imperiale, furono così efficaci che la discendenza divina dell’imperatore e la pace augustea saranno fonte d’ispirazione nei secoli per gli assolutismi a venire.

I Mercati Traianei di notte: lì apre la mostra "Le chiavi di Roma"

I Mercati Traianei di notte: lì apre la mostra “Le chiavi di Roma”

La mostra "Le chiavi di Roma. La città di Augusto" è promossa dai Musei Virtuali europei

La mostra “Le chiavi di Roma. La città di Augusto” è promossa dai Musei Virtuali europei

L’evento “Keys To Rome”, ai Mercati di Traiano Museo dei Fori Imperiali dal 24 settembre 2014 al 12 aprile 2015 ha come tema centrale della mostra “Le Chiavi di Roma. La città di Augusto”. L’esposizione, ideata e curata dalla soprintendenza Capitolina e dal CNR, è un evento organizzato dalla più grande rete di eccellenza europea sui Musei Virtuali, V-MUST, coordinata dal Consiglio Nazionale delle Ricerche. Quattro città forniranno quattro prospettive diverse sulla cultura romana: il cuore di Roma, con il Museo dei Fori Imperiali; Alessandria d’Egitto, nelle splendide sale della Biblioteca Alessandrina; Amsterdam con l’innovativo Museo Allard Pierson e, infine, Sarajevo all’interno della storica biblioteca, sede del municipio, da poco restaurata. Le quattro città, che simboleggiano i “quattro angoli” del mondo romano, sono alla base dell’idea della mostra europea e saranno un’occasione senza precedenti per guardare all’Impero da punti di osservazione storici, geografici, culturali e umani molto diversi. Al centro dell’esperienza museale, un percorso fatto di filmati, di sistemi di interazione naturale e applicazioni mobili, guiderà il visitatore a ripercorrere la storia romana, grazie a due protagonisti, un vecchio mercante e suo nipote, che dovranno ritrovare gli oggetti appartenuti alla famiglia e svelarne i segreti, usando le chiavi di Roma, nell’unico giorno in cui il dio Giano consentirà di aprire le porte del tempo. Nella Grande Aula del Museo, una mappa della città darà al visitatore la sensazione di “camminare” nella Roma di duemila anni fa. Il Foro di Augusto, il suo Mausoleo, l’Ara Pacis e gli altri monumenti, “emergeranno” dalla mappa e racconteranno la propria storia. Due busti di Augusto e Agrippa – il suo “braccio destro” – si animeranno e parleranno delle strategie e degli avvenimenti storici che hanno permesso l’irresistibile ascesa del princeps e la trasformazione della città. Infine, videopannelli presenti lungo il percorso espositivo illustreranno le novità scientifiche sugli ultimi scavi, testimoniando la continua ricerca e la presenza sul territorio degli archeologi della soprintendenza Capitolina ai Beni Culturali. Nell’ambito delle attività collaterali che arricchiranno ulteriormente l’evento, verrà anche organizzata la “Digital Museum Expo”, esposizione e workshop rivolti a professionisti e operatori del settore, che presenteranno le soluzioni tecnologiche più recenti, create per i musei del futuro. L’Expo sarà visitabile a Roma, sempre all’interno del Museo dei Fori Imperiali, per una settimana, dal 24 al 28 settembre 2014. Verrà poi spostato a turno nelle altre quattro sedi di “Keys to Rome” tra ottobre e dicembre.

La sera il foro di Augusto a Roma rivive con lo spettacolo a effetti speciali di Piero Angela

La sera il foro di Augusto a Roma rivive con lo spettacolo a effetti speciali di Piero Angela

Una suggestiva visione notturna del Foro di Augusto a Roma

Una suggestiva visione notturna del Foro di Augusto a Roma

Ma si potrà anche «camminare» nella Roma Augustea scoprendo luoghi suggestivi e testimonianze architettoniche importanti dell’azione innovatrice di Augusto. “Foro di Augusto. 2000 anni dopo” è un progetto spettacolare ideato e curato da Piero Angela e Paco Lanciano con la storica collaborazione di Gaetano Capasso. Grazie ad appositi sistemi audio con cuffie gli spettatori (durata 40 minuti; max 200 persone; le giornate di pioggia saranno recuperate) possono ascoltare la musica, gli effetti speciali e il racconto di Piero Angela in 6 lingue, italiano, inglese, francese, russo, spagnolo e giapponese, tutte le sere fino al 27 settembre in tre repliche alle 21, alle 22 e alle 23 da via Alessandrina, proprio affacciati sul Foro di Augusto. “Utilizzando le tecnologie più all’avanguardia”, spiega Renzo De Simone, “il progetto illustra in modo puntuale il sito archeologico situato lungo via dei Fori Imperiali e adiacente a via Alessandrina partendo da pietre, frammenti e colonne presenti. Gli spettatori sono accompagnati dalla voce di Piero Angela e da magnifici filmati e ricostruzioni che mostrano i luoghi così come si presentavano all’epoca di Augusto: una rappresentazione emozionante ed allo stesso tempo ricca di informazioni dal grande rigore storico e scientifico”. Le tribune ideate per ospitare il pubblico e l’impianto tecnico necessario (luci, proiettori, computer ecc.) sono stati realizzati, in accordo con la soprintendenza Capitolina, con l’obiettivo di ridurre al minimo l’impatto visivo sull’area archeologica. Disposte su due file parallele, le tribune sono contenute interamente dal marciapiede di via Alessandrina e composte da 7 moduli interrotti dalle scale a doppia rampa per un’altezza totale di circa 2,60 metri più il parapetto alto 1 metro. “Pur spaziando su vari aspetti di quel fenomeno unico che fu la romanità”, continua De Simone, “il racconto è sempre ancorato al sito di Augusto, utilizzando in modo creativo i resti del Foro per cercare di far parlare il più possibile le pietre. Oltre alla ricostruzione fedele dei luoghi, con effetti speciali di ogni tipo, il racconto si sofferma sulla figura di Augusto, la cui gigantesca statua, alta ben 12 metri, dominava l’area accanto al tempio. Con Augusto Roma ha inaugurato un nuovo periodo della sua storia: l’età imperiale è stata, infatti, quella della grande ascesa che, nel giro di un secolo, ha portato Roma a regnare su un impero esteso dall’attuale Inghilterra ai confini con l’attuale Iraq, comprendendo gran parte dell’Europa, del Medio Oriente e tutto il Nord Africa. È questa dunque un’occasione – conclude – anche per raccontare che quella conquista significò l’espansione non solo di un impero, ma anche di una grande civiltà, che ha portato con sé cultura, tecnologia, regole giuridiche, arte. In tutte le zone dell’Impero ancora oggi sono rimaste le tracce di quel passato, con anfiteatri, terme, biblioteche, templi, strade”. Dopo Augusto, del resto, molti altri imperatori lasciarono la loro traccia nei Fori Imperiali costruendo il proprio Foro. “Roma – ricorda Alberto Angela – a quel tempo contava più di un milione di abitanti: nessuna città al mondo aveva mai avuto una popolazione di quelle proporzioni; solo Londra nell’800 ha raggiunto queste dimensioni. Era la grande metropoli dell’antichità: la capitale dell’economia, del diritto, del potere e del divertimento”.

L'imperatore Ottaviano Augusto

L’imperatore Ottaviano Augusto

Infine c’è lo spettacolo d’eccezione ‘Tyrtarion”: per celebrare Augusto andrà in scena nella cornice suggestiva dei Mercati di Traiano il 30 agosto alle 19 con replica il 31 agosto. I poeti di età augustea “cantati” e musicati dagli studenti dell’Accademia Vivarium Novum: Virgilio, Orazio, Ovidio, Catullo torneranno a essere recitati e cantati per celebrare l’Imperatore Augusto nella lingua dell’antica Roma: il latino.