Pompei. Davanti al portone d’ingresso della Villa dei Misteri, rinvenuto a giugno, scoperta una panchina d’attesa (usata dai clientes che volevano essere ricevuti dal padrone di casa) nell’area ancora inesplorata della villa, per la presenza di una casa abusiva abbattuta un anno fa

La panchina d’attesa e la via Superior scoperte nell’area inesplorata della Villa dei Misteri a Pompei (foto parco archeologico pompei)
Davanti alla Villa dei Misteri, uno dei più noti monumenti non solo di Pompei ma del mondo antico intero, è stata portata alla luce una panchina d’attesa, posizionata sulla via Superior, la pubblica via di fronte al portone d’ingresso della villa. Ad aspettare qui, però, probabilmente non erano visitatori desiderosi di ammirare i celeberrimi affreschi a tema dionisiaco-misterico che hanno reso famoso il complesso sin dalle prime esplorazioni nel 1909/10 (come succede quotidianamente al parco archeologico di Pompei), ma clienti che duemila anni fa venivano a chiedere un favore al padrone di casa, oltre a braccianti e mendicanti che viaggiavano lungo la strada costiera che connetteva Pompei con la moderna Boscoreale. I padroni romani erano soliti ricevere durante la mattinata, nell’ambito della cosiddetta salutatio, i clientes, persone di un livello sociale più basso che si erano in qualche modo legati a un personaggio eminente della società locale. In cambio di favori, aiuto in questioni giudiziarie e piccoli o grandi prestiti, gli assicuravano sostegno politico nelle tornate elettorali dell’amministrazione cittadina.

Il direttore Gabriel Zuchtriegel e il procuratore Nunzio Fragliasso in sopralluogo sui nuovi scavi alla Villa dei Misteri a Pompei (foto parco archeologico pompei)
NUOVI SCAVI A VILLA DEI MISTERI. È questo un nuovo importante risultato degli scavi ripresi nella parte nord, finora inesplorata, della villa, a poco più di un anno dall’accordo con la Procura di Torre Annunziata che ha permesso l’abbattimento di due edifici abusivi: un ristorante e una casa privata (vedi Pompei. Villa dei Misteri: grazie all’accordo con la Procura di Torre Annunziata, abbattuti due edifici abusivi (un ristorante e una casa privata), scoperti cunicoli di clandestini e il criptoportico di un edificio sconosciuto, e avviate le ricerche nella parte non scavata della villa antica | archeologiavocidalpassato).
Nell’area attualmente indagata, che Amedeo Maiuri negli anni Trenta del Novecento non riuscì a scavare proprio per la presenza della casa abusiva, a giugno 2025, hanno cominciato a emergere l’antico ingresso della villa, la via Superior ovvero il tratto di strada prospiciente l’ingresso, e il piano superiore del quartiere servile della villa. Dal lato opposto, è stato messo in luce il muro di contenimento del terrapieno a Est della strada e una cisterna a pianta rettangolare con volta a botte a lato della via Superior (vedi l’articolo di approfondimento pubblicato sull’ E-journal del Parco archeologico di Pompei https://pompeiisites.org/e-journal-degli-scavi-di-pompei/). “Stiamo portando avanti questo lavoro”, aveva spiegato nel giugno scorso il direttore del Parco, Gabriel Zuchtriegel, “con il duplice obiettivo di documentare gli scavi clandestini aiutando in questo modo la Procura nel suo lavoro investigativo e di completare finalmente l’opera del direttore Maiuri e portare alla luce la restante parte della villa. Si tratta dell’ingresso principale della villa e di una parte significativa del quartiere servile. I dati che abbiamo raccolti finora sono molto promettenti, nonostante il saccheggio da parte dei clandestini: emergono resti intatti del piano superiore, il che fa ben sperare per le strutture sottostanti. Il nostro progetto, però, è solo un primo passo, ora stiamo cercando i fondi per portarlo a termine”.

La panchina d’attesa emerge dai nuovi scavi alla Villa dei Misteri di Pompei (foto parco archeologico pompei)
LA PANCHINA D’ATTESA. “Durante le lunghe ore di attesa spesso non sapevi se il padrone ti avrebbe ricevuto quel giorno”, spiega il direttore di Pompei, Gabriel Zuchtriegel, “forse la sera prima aveva fatto le ore piccole e preferiva dormire, oppure aveva altro da fare. Allora qualcuno che aspettava qui, con un oggetto appuntito o con un pezzo di carbone scriveva sul muro per passare il tempo: si riesce a leggere una data, però senza anno, e un possibile nome. È, per così dire, l’altra faccia dei meravigliosi ambienti affrescati con vista sul golfo, chissà se le persone in attesa davanti al portone avrebbero mai visto una cosa del genere in vita loro. Vedere oggi la villa visitata quotidianamente da migliaia di persone da tutto il mondo è bellissimo: ciò che una volta era un privilegio sociale, oggi è alla portata di tutti, per lo più ogni prima domenica del mese a titolo totalmente gratuito”. Troviamo le stesse panchine anche davanti ad alcune domus di Pompei: come in uno studio medico con la sala d’attesa piena, anche le panchine affollate davanti alle domus pompeiane erano un motivo di vanto: più clienti aspettavano davanti al portone, più importante doveva essere il padrone di casa.

Foto aerea 18/2/2024: evidenziata la planimetria della Villa dei Misteri con le evidenze archeologiche riscontrate nell’area adiacente dove c’era la casa abusiva (foto parco archeologico pompei)

2022: veduta zenitale dell’area pertinente la villa dei Misteri a Pompei. In alto, a destra, una casa privata; in basso, il ristorante “Bacco e Arianna” (foto parco archeologico pompei)
Il rinvenimento è frutto delle recenti indagini archeologiche condotte lungo il fronte nord-occidentale della Villa dei Misteri, nell’ambito del progetto di scavo e messa in sicurezza dell’area, riavviato a seguito dell’abbattimento, grazie ad un accordo con la Procura, dell’edificio abusivo sovrastante. “La ripresa degli scavi archeologici nella Villa dei Misteri”, dichiara il procuratore della Repubblica di Torre Annunziata, Nunzio Fragliasso, “è stata possibile grazie alla collaborazione sinergica tra il Parco Archeologico di Pompei e la Procura della Repubblica di Torre Annunziata, in attuazione dei protocolli stipulati tra le due Istituzioni sia in materia di contrasto al traffico illegale di reperti archeologici sia in materia di finanziamento delle demolizioni delle opere abusive realizzate nell’area soggetta a vincoli archeologici di competenza del Parco Archeologico di Pompei. In virtù di questa collaborazione, si è proceduto, oltre che alla demolizione della casa oggetto di lavori abusivi sovrastante la Villa dei Misteri, altresì, alla demolizione, finanziata con fondi del Parco Archeologico, di una struttura del tutto abusiva, destinata ad attività di ristorazione, ubicata nell’area antistante la Villa dei Misteri, in tal modo consentendo la migliore fruizione del sito da parte dei visitatori”.

Il monumentale ingresso originario della Villa dei Misteri scoperto nei nuovi scavi, situato lungo la Via Superior (foto parco archeologico pompei)
LE SCOPERTE. I recenti scavi sono arrivati a mettere in luce il monumentale ingresso originario della villa, situato lungo la cosiddetta Via Superior, alcuni ambienti decorati in terzo stile pompeiano, con pitture raffinate a fondo nero e giallo e motivi ornamentali di grande qualità, oltre a individuare la parte ancora sepolta del quartiere servile. Il grande portone d’accesso alla villa, era sormontato da un arco (solo in parte conservato), affiancato da paracarri in muratura e da un tratto della via Superior, lastricata in pietra lavica. Di fronte all’ingresso è stata rilevata la presenza di una panca in cocciopesto. Al di sopra del muro è stata inoltre individuata una cisterna rettangolare voltata, in relazione con un sistema idrico di raccolta e regimentazione delle acque. Lo scavo ha inoltre documentato in modo esemplare la sequenza stratigrafica dell’eruzione del 79 d.C., con livelli di pomici da caduta e flussi piroclastici in posto, che sigillavano gli ambienti della villa. Sotto il livello delle pomici è emersa anche una porzione di paleosuolo sistemato “a conchette”, tecnica agricola che testimonia la gestione del paesaggio agrario in epoca romana.
IL FUTURO. Il prosieguo delle ricerche consentirà di completare l’indagine degli ambienti ancora in parte sepolti della villa, in particolare del quartiere servile, aprendo nuove prospettive di studio e valorizzazione di uno dei complessi residenziali più celebri e affascinanti dell’antica Pompei (per approfondimenti vedi l’articolo pubblicato sull’e-journal degli scavi di Pompei https://pompeiisites.org/e-journal-degli-scavi-di-pompei/). Intanto, il Parco sta cercando i fondi per finanziare il prosieguo dello scavo, coinvolgendo partner privati e sponsor, anche attraverso l’attivazione dell’ufficio Fundraising (vedi l’avviso di sponsorizzazione: https://pompeiisites.org/trasparenza/avviso-esplorativo-per-manifestazione-dinteresse-rivolto-ad-operatori-economici-interessati-a-stipulare-un-contratto-di-sponsorizzazione-per-il-finanziamento-nellambito-del-progetto-pompei-partne/).
Napoli. A Palazzo Reale presentazione del Protocollo d’Intesa per la tutela e valorizzazione delle Ville Vesuviane siglato tra la Procura di Napoli, la Procura di Torre Annunziata, il dipartimento per la Tutela del Patrimonio culturale e la Fondazione Ente Ville Vesuviane
Martedì 17 giugno 2025, alle 10, nella Sala Conferenza di Palazzo Reale di Napoli, presentazione del Protocollo d’Intesa per la tutela e valorizzazione delle Ville Vesuviane. L’accordo, siglato tra la Procura della Repubblica di Napoli, la Procura della Repubblica di Torre Annunziata, il dipartimento per la Tutela del Patrimonio culturale del ministero della Cultura e la Fondazione Ente Ville Vesuviane, rappresenta un importante passo avanti nella protezione e nella promozione di un patrimonio storico-artistico di eccezionale valore. Interverranno Aldo Policastro, procuratore generale della Repubblica presso la Corte di Appello di Napoli; Nicola Gratteri, procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Napoli; Nunzio Fragliasso, procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Torre Annunziata; Luigi La Rocca, capo dipartimento per la tutela del patrimonio culturale – ministero della Cultura; Gennaro Miranda, presidente della Fondazione Ente Ville Vesuviane. Saranno inoltre presenti Pierpaolo Filippelli, procuratore aggiunto di Napoli; Mariano Nuzzo, soprintendente ABAP per l’area metropolitana di Napoli; Rosalia D’Apice, delegata del DG alla soprintendenza ABAP per il Comune di Napoli. Il Protocollo d’Intesa nasce dalla volontà congiunta delle istituzioni coinvolte di rafforzare gli strumenti di tutela e di valorizzazione delle Ville Vesuviane, capolavori dell’architettura settecentesca situati lungo il “Miglio d’Oro”. L’accordo mira a garantire un’azione coordinata per contrastare il degrado e l’abbandono, promuovendo al contempo iniziative culturali e di sensibilizzazione. Nel corso dell’incontro verranno illustrati gli obiettivi e le azioni concrete previste dall’accordo, tra cui la mappatura delle ville, il monitoraggio delle condizioni di rischio, la promozione di attività di restauro e conservazione e la valorizzazione attraverso eventi e percorsi culturali.
Pompei. Negli ambienti servili della villa suburbana di Civita Giuliana scoperti gli attrezzi di un carpentiere che amplia le conoscenze sulla vita degli ultimi. L’attuale finanziamento dello scavo volge al termine, ma gli scavi in collaborazione con la Procura continueranno grazie a fondi della legge di Bilancio
Al primo sguardo si vedono ceste, una lunga corda, pezzi di legno e una sega con lama: sono attrezzi di un carpentiere ritrovati, come sono stati lasciati duemila anni fa, in un ambiente servile della villa di Civita Giuliana, appena fuori le mura di Pompei, sigillati dall’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. Ma il legno e gli altri materiali, con cui quegli oggetti erano stati realizzati, non ci sono più “in originale”. Rimangono però in calco. Pompei continua a stupirci. Non si è infatti ancora fatto in tempo a metabolizzare il ritrovamento del sacrarium blu (vedi Pompei. Nell’insula 10 della Regio IX scoperto un sacrarium, una piccola stanza con pareti blu impreziosite dalle figure delle quattro stagioni e dalle allegorie dell’agricoltura e della pastorizia. Il ministro Sangiuliano in visita ai nuovi cantieri di scavo | archeologiavocidalpassato) che Pompei ci restituisce un’altra emozione.

La stanza con gli attrezzi da carpentiere scoperti in un ambiente servile della villa suburbana di Civita Giuliana a Pompei (foto parco archeologico pompei)
Quest’ultima scoperta viene dal quartiere servile della villa di Civita Giuliana, indagata scientificamente sin dal 2017 quando fu strappata agli scavatori clandestini grazie a un accordo tra il Parco Archeologico di Pompei e la Procura della Repubblica di Torre Annunziata: un ambiente, conservato in maniera eccezionale come gli altri due scoperti nello stesso settore con i letti degli schiavi, dove è stato possibile realizzare i calchi di mobili e altri oggetti di materiali deperibili: legno, tessuti, corde (vedi Pompei. Nella lussuosa villa suburbana di Civita Giuliana scoperto l’arredo di una seconda stanza assegnata agli schiavi che permette di ricostruire la vita quotidiana degli ultimi. Zuchtriegel: “In autunno, alla riapertura dell’antiquarium di Boscoreale, racconteremo in diretta il prosieguo dello scavo” | archeologiavocidalpassato).

Dettaglio dell’ambiente A, stanza abitata da schiavi, della villa suburbana di Civita Giuliana: si vedono le anfore negli angoli, i due armadi e, davanti, la panca (foto mic)
La tecnica dei calchi, sperimentata in maniera sistematica sin dal 1863 con la realizzazione dei primi calchi delle vittime dell’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C., è unica al mondo in quanto frutto della dinamica specifica dell’evento catastrofico: persone o oggetti travolti e coperti dalla “corrente piroclastica”, una nube ardente di cenere e gas tossici, sono rimasti lì per secoli. Ma mentre la cenere si è solidificata, formando uno strato molto solido noto come “cinerite”, il materiale organico quali corpi umani, animali o oggetti lignei, si sono decomposti, lasciando un vuoto nel terreno. Questi vuoti possono essere riempiti di gesso durante lo scavo, per riottenere, dall’impronta in “negativo”, la forma originale. Una tecnica che ha portato a risultati straordinari nella villa di Civita Giuliana, dai calchi di due vittime e di un cavallo a quelli dei letti modesti del quartiere servile.
Ora, un’ulteriore stanza amplia lo spaccato di vita degli ultimi, poco documentata nelle fonti letterarie. L’ambiente contiene un letto, ma anche attrezzi di lavoro e quello che sembra un telaio, forse di un altro letto, smontato: si riconoscono, inoltre, ceste, una lunga corda, pezzi di legno e una sega con lama, che sembra non tanto diversa dalle seghe tradizionali usate fino a poco tempo fa. Individuato persino un pezzo della corda, sempre come impronta nel sottosuolo, che la teneva sotto tensione.

Il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano con il direttore del Parco Gabriel Zuchtriegel in visita agli scavi di Pompei (foto parco archeologico pompei)
L’attuale finanziamento dello scavo volge verso il suo termine, ma il Parco insieme alla Procura hanno annunciato di voler proseguire le indagini, attingendo al finanziamento di una campagna di scavi previsto nella Legge di Bilancio dal ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, che ieri si è recato a Pompei per un sopralluogo. Anche perché i punti da chiarire a Civita Giuliana sono ancora tanti, non solo a livello scientifico, ma anche in termini giuridici. “Le continue scoperte sugli usi e costumi della vita quotidiana degli antichi romani rese possibili dalle indagini scientifiche nella villa di Civita Giuliana nei pressi del Parco archeologico di Pompei”, ha dichiarato il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, “ci rafforzano nella convinzione di proseguire a finanziare le attività di scavo. I nuovi ambienti recentemente rinvenuti e resi noti oggi danno preziosa testimonianza del passato di una grande civiltà e rendono onore alla professionalità della ricerca archeologica che a Pompei è tornata più attiva che mai. Ringrazio la Procura di Torre Annunziata per la collaborazione prestata, che ha permesso di preservare la Villa di Civita Giuliana dall’attività criminale dei trafficanti d’arte e di intraprendere un percorso di ricerca capace di questi importanti risultati”.

Gabriel Zuchtriegel e Massimo Osanna nella Casa del Giardino, Regio V, a Pompei (foto parco archeologico di pompei)
“La scommessa degli ultimi anni di puntare nuovamente sulle campagne di scavo archeologico si sta rivelando vincente”, interviene il direttore generale Musei del MiC, Massimo Osanna. “La collaborazione ormai pluriennale con la Procura della Repubblica di Torre Annunziata continua a produrre i suoi frutti, non solo nella lotta per la legalità, ma anche in termini di arricchimento delle conoscenze: basti pensare al rinvenimento straordinario del carro della sposa, in questa stessa area, nel 2019. Cruciali in questo senso la costante attenzione del Ministero in ottica di finanziamenti dedicati, la consolidata cooperazione istituzionale e il circolo virtuoso che collega scavi, studi e ricerca a tutela e valorizzazione del sito”. E il direttore del parco archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel: “Si tratta di un esempio virtuoso di sinergia tra il ministero della Cultura, il Parco e la Procura della Repubblica di Torre Annunziata, un’operazione di grande valore scientifico ma anche culturale. Vogliamo sviluppare questo luogo eccezionale facendolo diventare un luogo accessibile per tutti, un nodo nella rete della Grande Pompei, tra la città antica, le ville e i poli museali di Boscoreale, Oplonti e Stabia. Lo stanziamento nel Bilancio dello Stato per nuovi scavi a Pompei e in altri parchi nazionali voluto dal Ministro Sangiuliano ci aiuterà a continuare questa affascinante impresa archeologica”.

Gabriel Zuchtriegel, direttore del parco archeologico di Pompei, e Nunzio Fragliasso, procuratore FF di Torre Annunziata, nel 2021 al rinnovo del protocollo di intesa per il contrasto al saccheggio e al traffico di reperti archeologici (foto parco archeologico di pompei)
Per il Procuratore della Repubblica di Torre Annunziata, Nunzio Fragliasso: “Si tratta dell’ennesimo, eccezionale ritrovamento nel sito archeologico di Civita Giuliana, frutto della collaborazione sinergica tra la Procura della Repubblica di Torre Annunziata e il Parco Archeologico di Pompei, in attuazione del protocollo sottoscritto dai due Enti, che, coniugando le ricerche archeologiche con le attività investigative, si è rivelato un formidabile strumento per il contrasto alle attività clandestine di scavo e la restituzione alla collettività di reperti e testimonianze di eccezionale valore storico e culturale. È fondamentale che gli scavi archeologici a Civita Giuliana continuino, in quanto, sulla scorta di recenti acquisizioni info-investigative, vi è fondato motivo di ritenere che, proseguendo nelle ricerche, possano essere rinvenuti ulteriori, importanti, reperti già intenzionati dai tombaroli ma non depredati da questi ultimi”.
Castellammare di Stabia (Na). Dopo un anno di stop per il nuovo allestimento, riapre il museo Archeologico di Stabia “Libero D’Orsi”. Inaugurazione con il ministro Sangiuliano. Uno spazio anche per il Doriforo di Stabia, trafugato dai clandestini ed esposto a Minneapolis (USA). Il procuratore Fragliasso fa il punto sull’iter giudiziario per far tornare il capolavoro in Italia

Il nuovo allestimento del museo Archeologico di Stabia “Libero D’Orsi” nella reggia di Quisisana a Castellammare di Stabia (foto parco archeologico pompei)
6 marzo 2023 – 6 marzo 2024: è passato esattamente un anno dalla chiusura del museo Archeologico di Stabia “Libero D’Orsi” nella Reggia Quisisana di Castellammare di Stabia (Na) (vedi Castellammare (Na). Il museo Archeologico di Stabia “Libero D’Orsi” chiude per cambiare volto: ampliamento e valorizzazione dei depositi e degli spazi espositivi aperti sul paesaggio e le ville romane. Spazio speciale per il Doriforo trafugato, oggi ancora a Minneapolis | archeologiavocidalpassato). Il nuovo allestimento è stato completato e il 6 marzo 2024 il museo sarà riaperto al pubblico.

Il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano con il direttore del Parco Gabriel Zuchtriegel in una visita al sito archeologico (foto parco archeologico pompei)
Lunedì 4 marzo 2024, alle 15, alla presenza del ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, l’inaugurazione ufficiale del rinnovato allestimento del museo Archeologico di Stabia “Libero d’Orsi” con un percorso ampliato, depositi visitabili e scuola di formazione e digitalizzazione. Interverranno: il direttore generale dei Musei, Massimo Osanna; il prefetto capo della commissione straordinaria di Castellammare di Stabia, Raffaele Cannizzaro; il direttore generale del parco archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel; la direttrice del museo Archeologico di Stabia “Libero D’Orsi”, Maria Rispoli; il prof. Carlo Rescigno dell’università della Campania “Luigi Vanvitelli”. Concluderà il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano. Nell’occasione il comandante del Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Napoli, cap. Massimiliano Croce presenterà il recupero di circa 125 reperti archeologici di produzione campana, condotto in sinergia con il parco archeologico di Pompei – Area Tutela. I reperti saranno tutelati e valorizzati nel contesto del rinnovato museo Archeologico di Stabia “Libero D’Orsi”.

Il nuovo allestimento del museo Archeologico di Stabia “Libero D’Orsi” nella reggia di Quisisana a Castellammare di Stabia (foto parco archeologico pompei)
Chiudere per diventare più grandi. È stato questo il “motto” al museo Archeologico di Stabia “Libero D’Orsi” nella Reggia di Quisisana a Castellammare di Stabia proponendo un concept innovativo che interessa i depositi, al fine di renderli sempre più non solo luoghi di conservazione ma anche di fruizione e ricerca, mentre il percorso di visita museale viene arricchito di ulteriori reperti, approfondimenti e strumenti multimediali (nel video del parco archeologico di Pompei l’allestimento dello splendido soffitto con testa di Medusa, restaurato e proveniente da Villa San Marco). Previsto nel nuovo allestimento anche uno spazio per il Doriforo di Stabia, la statua di eccezionale qualità oggi al Minneapolis Institute of Art (USA).

Un momento del briefing sul Doriforo di Stabia con il procuratore Nunzio Fragliasso (foto parco archeologico pompei)
Sul caso del Doriforo di Stabia è intervenuto qualche giorno fa, in un incontro stampa col direttore del parco archeologico di Pompei Gabriel Zuchtriegel, il Procuratore della Repubblica di Torre Annunziata, Nunzio Fragliasso, che ha ripercorso e fatto il punto sull’iter giudiziario intrapreso per riportare il Doriforo di Stabia in Italia. Innanzitutto le tappe percorse dalla Procura di Torre Annunziata. “Il 18 gennaio 2022 su richiesta della Procura di Torre Annunziata – spiega – il Gip del Tribunale di Torre Annunziata ordina la confisca della statua del Doriforo avendo ritenuto provata la provenienza della statua del Doriforo, copia romana del capolavoro di Policleto. Un’altra è esposta al Mann, ma non a detta di chi vi parla – non sono un addetto ai lavori – ma degli esperti, è una copia ancora più bella. E secondo gli accertamenti della Procura e condivisi dal Giudice questa statua proviene da Stabia, appartiene all’Italia, ed è esposta al museo di Minneapolis dove è stata esportata clandestinamente. Il 21 febbraio 2022 – continua -, la Procura di Torre Annunziata ha inoltrato alle competenti autorità degli Stati Uniti – città di Washington – una rogatoria internazionale per riportare la statua del Doriforo in Italia dando istituzione della notifica di confisca in attuazione dei trattati internazionali stipulati tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo degli Stati Uniti: il 9 novembre 1982, un altro il 3 maggio 2006, e un altro il 25 giugno 2013. Il 16 maggio 2022 su richiesta degli Stati Uniti la Procura di Torre Annunziata ha trasmesso alle competenti autorità statunitensi un nuovo esemplare del documento di confisca recante la certificazione dell’esecutività del provvedimento. Quindi il 18 ottobre e 14 dicembre 2022 sono stati trasmessi agli Stati Uniti integralmente i documenti sui quali si fonda l’adozione del provvedimento di confisca. E questi atti sono stati notificati al museo di Minneapolis. Il 3 marzo 2023 la difesa italiana del museo di Minneapolis ha ritirato presso la Procura di Torre Annunziata la copia integrale del procedimento penale nell’ambito del quale è stato emesso il provvedimento di confisca. A oggi, pur potendolo fare, il museo di Minneapolis non ha proposto alcun gravame – tecnicamente si chiama incidente di esecuzione – al provvedimento di confisca. Ciò non di meno la statua sta ancora esposta al museo. L’ultima notizia – ricorda – è del 15 dicembre 2023 la Procura di Torre Annunziata ha avanzato una formale richiesta di verifica alle autorità di Washington chiedendo che si dia corso alla rogatoria internazionale. Non abbiamo ricevuto risposta”. Ora si confida su un supporto anche dai contatti diplomatici e le buone relazioni tra l’Italia e gli Stati Uniti. Intanto lo Stato italiano ha bloccato ogni prestito dall’Italia al museo di Minneapolis finché non si risolve questo contenzioso.

Nunzio Fragliasso, procuratore della Repubblica di Torre Annunziata (foto graziano tavan)
L’azione giudiziaria iniziata due anni fa dalla Procura di Torre Annunziata ha ripreso, valorizzandola, una inchiesta dell’inizio degli anni ’80 del Novecento della Procura di Napoli per riportare la statua del Doriforo che all’epoca era esposta al museo di Monaco di Baviera. “E la statua era esposta – lo sappiamo da fonte certa – come Doriforo di Stabia”. “Da nostre indagini – riprende Fragliasso – sappiamo che la statua è stata esportata all’estero clandestinamente, passando dalla Svizzera scomposta in quattro pezzi, da Eli Borowsky, un trafficante internazionale – nel frattempo deceduto – di reperti archeologici e opere d’arte: quando un servizio della Rai mostrò le foto del Doriforo scomposto in quattro parti facendo montare la polemica, lo stesso Borowsky ammise che quelle foto, e quindi la statua, erano nelle sue disponibilità. La statua all’epoca – continua – fu anche sequestrata dalle autorità di Monaco di Baviera. Il sequestro durò circa un paio di anni, e poi fu dissequestrata dal procuratore generale di Monaco di Baviera, ma il museo di Monaco di Baviera a quel punto non la volle comprare. Da quel momento si perdono le tracce della statua che poi ricompare al museo di Minneapolis. E noi abbiamo la prova del fatto che quando i rappresentanti del museo di Minneapolis hanno acquistato la statua sapevano della sua provenienza clandestina. Noi abbiamo un carteggio, che ci è stato consegnato dagli Stati Uniti – sottolinea Fragliasso -, tra un rappresentante del museo di Minneapolis e quello di un altro museo nel quale si legge (siamo nel 1976 quindi ben prima dell’acquisto della statua, che è stato dopo il 1984) che la statua è stata ripulita solo dalla terra. E in un altro tra due rappresentanti dello stesso museo di Minneapolis si legge che la statua, secondo gli esperti di arte romana, proveniva dalla terra e non dal mare. Ciò smentisce quanto sempre sostenuto dal Borowsky, cioè che la statua era stata rinvenuta in mare. Se è così, cioè proveniente dalla terra, continuano i due, meglio non dirlo ad alta voce oppure il vecchio furto di Castellammare potrebbe venir fuori di nuovo. La prova del nove ce l’abbiamo con una verifica effettuata sulla statua dalle autorità tedesche: una perizia datata 11 settembre 1984 conclude che il genotipo della superficie del marmo della statua viene pregiudicato da due grosse macchie calcaree riconducibili al giacimento della statua per molto tempo sotto terra”.

Il Minneapolis Institute of Art (USA) (foto wikipidia)
“Questo dettaglio è importante – fa notare il procuratore – perché se la statua proveniva da sotto terra significa che questa proveniva da scavi clandestini e per la legislazione dell’epoca (legge 1089/39), ma che è stata una costante di tutte le leggi che si sono succedute, tutti i reperti archeologici provenienti dal territorio italiano appartengono allo Stato italiano. Perciò l’esportazione all’estero di beni archeologici rinvenuti nello Stato italiano è reato, e questo reato comporta obbligatoriamente la confisca anche in assenza di condanna. Viene fatta salva, come ha scritto la Corte costituzionale, la buona fede del terzo acquirente. E noi abbiamo dimostrato che i rappresentanti del museo di Minneapolis non fossero affatto in buona fede al punto tale – conclude – che molto prima di comprare la statua loro sapevano della provenienza della statua da sotto terra, e quindi da uno scavo clandestino, e consigliavano di non far emergere questa circostanza”.
Giornata speciale per Pompei: alla Palestra Grande apre la mostra “L’altra Pompei. Vite comuni all’ombra del Vesuvio”, con 300 reperti che raccontano la storia degli “ultimi”. E all’Auditorium la conferenza “Civita Giuliana: dall’indagine della Procura alla mostra L’Altra Pompei”, con il direttore Zuchtriegel e il procuratore Fragliasso, ultimo incontro dell’anno dell’associazione internazionale “Amici di Pompei”

Una suggestiva immagine della sezione Spiritualità e Morte della mostra “L’altra Pompei” nella Palestra Grande degli scavi (foto parco archeologico pompei)
Giornata speciale per Pompei quella di domani 15 dicembre 2023. Viene presentata ufficialmente e, dalle 14.30, sarà aperta al pubblico la mostra “L’altra Pompei. Vite comuni all’ombra del Vesuvio” alla Palestra Grande degli scavi, dove sarà visitabile per un anno, fino al 15 dicembre 2024. E alle 17, all’Auditorium, sempre degli scavi, appuntamento con l’ultima conferenza dell’anno promossa dall’associazione internazionale “Amici di Pompei”, dal tema strettamente connesso alla mostra: “Civita Giuliana: dall’indagine della Procura alla mostra l’Altra Pompei” con Gabriel Zuchtriegel, direttore generale del parco archeologico di Pompei, e Nunzio Fragliasso, procuratore della Repubblica di Torre Annunziata. Cui seguiranno gli auguri di fine anno da parte del presidente dell’associazione, Antonio Varone. L’ingresso alla conferenza è libero, ma se qualcuno – impossibilitato a partecipare – avesse piacere di seguirla, potrà guardare il video della conferenza che verrà pubblicato poi sul sito https://www.amicidipompei.com/.

Locandina della mostra “L’altra Pompei. Vite comuni all’ombra del Vesuvio” alla Palestra grande degli scavi dal 15 dicembre 2023 al 15 dicembre 2024
LA MOSTRA. La vita quotidiana della popolazione comune, composta da schiavi, liberti, artigiani e lavoratori di varia categoria, quella Pompei spesso silenziosa nelle fonti antiche, è in primo piano nella mostra “L’altra Pompei. Vite comuni all’ombra del Vesuvio” in programma dal 15 dicembre 2023 alla Palestra grande degli scavi. Attraverso sette sezioni, circa trecento reperti e tre installazioni multimediali, il percorso espositivo consente di seguire idealmente il corso dell’esistenza di coloro che appartenevano a questa popolazione, dalla nascita fino alla morte indagandone le attività quotidiane, l’alimentazione, i rapporti personali, i costumi e gli svaghi, ma anche il rapporto con il mondo esterno e con la fede religiosa e l’aldilà. La mostra – sponsorizzata da American Express Italia – sarà inaugurata e presentata dal direttore del parco archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel.
LA CONFERENZA. Per l’ultimo incontro dell’anno, l’associazione internazionale “Amici di Pompei ETS”, ospita la conferenza “Civita Giuliana: dall’indagine della Procura alla mostra L’Altra Pompei”. A raccontare delle ultime scoperte dell’area extraurbana dell’antica città saranno il direttore del parco archeologico di Pompei Gabriel Zuchtriegel insieme al procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Torre Annunziata Nunzio Fragliasso. La campagna di scavo della villa di Civita Giuliana, sita in un’area a circa 700 metri a Nord-Ovest delle mura dell’antica città sotterrata dalla furia del Vesuvio del 79 d.C., nasce dalla sinergia, necessaria per fermare scavi clandestini e tutelare il patrimonio archeologico nazionale, tra il Parco Archeologico e la Procura della Repubblica di Torre Annunziata.

Coppe e stoviglie in ceramica trovate in situ in un ambiente dei quartieri servili del grande complesso di Civita Giuliana (Pompei) (foto parco archeologico di pompei)
Lo scavo, di particolare interesse, ha portato alla luce diverse meraviglie, tra cui non solo il ricco carro nuziale, ora esposto nell’Antiquarium di Boscoreale, ma anche letti, mobilia, e oggetti che raccontano le condizioni di vita dei più umili, come è emerso dalla stanza degli schiavi. Tali scoperte sono tra le protagoniste della mostra “L’Altra Pompei. Vite comuni all’ombra del Vesuvio” curata dal direttore Gabriel Zuchtriegel e dal funzionario archeologo Silvia Martina Bertesago, che ha come obiettivo dare voce alle storie degli ultimi dell’antica città. “Siamo molto contenti”, afferma il presidente Antonio Varone, “che nell’evento di dicembre dell’Associazione, in cui faremo anche gli auguri per il nuovo anno, abbiamo l’occasione di ospitare un incontro sulle ultime scoperte di Civita Giuliana. La possibilità di ascoltare direttamente dal direttore Zuchtriegel e dal procuratore Fragliasso la storia di questo scavo. proprio nello stesso giorno dell’inaugurazione della mostra L’altra Pompei, dà forza alla mission dell’associazione come strumento per la divulgazione della conoscenza dell’antica realtà pompeiana”.
Napoli. A Palazzo Reale firmato il protocollo d’intesa tra la Procura di Torre Annunziata e la soprintendenza ABAP dell’area metropolitana di Napoli per la salvaguardia dell’eccezionale patrimonio culturale, artistico e archeologico, e il contrasto alle attività criminali nell’area di Torre Annunziata. Il comandante del nucleo TPC ha consegnato al soprintendente reperti sequestrati in zona
Protocollo d’Intesa per la tutela del patrimonio archeologico e paesaggistico nell’area di Torre Annunziata: la firma il 6 dicembre 2023 al Palazzo Reale di Napoli negli uffici della soprintendenza Archeologica Belle arti e Paesaggio per l’Area metropolitana di Napoli, tra la Procura della Repubblica di Torre Annunziata, rappresentata dal procuratore della Repubblica Nunzio Fragliasso e la Soprintendenza rappresentata dal soprintendente Mariano Nuzzo. Il Protocollo nasce in risposta alle esigenze di tutela, sicurezza e conservazione dei beni culturali, come sancito dal Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio. L’obiettivo principale è la salvaguardia dell’eccezionale patrimonio culturale, artistico ed archeologico del circondario del Tribunale di Torre Annunziata e il contrasto alle attività criminali nell’area dei comuni della provincia di Napoli ubicati nel suddetto circondario che mettono in pericolo il predetto patrimonio.

La firma del protocollo d’intesa per la tutela del patrimonio archeologico e paesaggistico nell’area vesuviana tra la soprintendenza (Mariano Nuzzo) e la Procura di Torre Annunziata (Nunzio Fragliasso) (foto sabap-met-na)
Considerata l’unicità storica, archeologica e paesaggistica dell’area di rispettiva competenza, la Procura e la Soprintendenza intendono promuovere una collaborazione istituzionale per monitorare e contrastare più efficacemente il fenomeno criminale del saccheggio dei siti archeologici. Il Protocollo, della durata di due anni, ma rinnovabile, stabilisce gli obiettivi comuni e gli impegni reciproci delle due Istituzioni. Tra le principali disposizioni, si prevede l’attivazione di un canale diretto di scambio di informazioni e di atti nonché la cooperazione sinergica nelle attività di tutela. La Procura si impegnerà infatti, a trasmettere tempestivamente alla Soprintendenza le notizie in proprio possesso sulla presenza di attività di scavo clandestino (e viceversa) e si attiverà per la sensibilizzazione delle Forze dell’ordine al fine della vigilanza sui siti di interesse archeologico, mentre la Soprintendenza fornirà il proprio qualificato supporto tecnico-scientifico alle attività investigative, garantendo il rispetto degli standard internazionali nelle ricerche archeologiche. In caso di reperti rinvenuti, la Procura potrà disporne il sequestro, affidandoli in custodia giudiziaria alla Soprintendenza.

Accodo per la tutela del patrimonio archeologico e paesaggistico nell’area vesuviana tra la soprintendenza (Mariano Nuzzo) e la Procura di Torre Annunziata (Nunzio Fragliasso) (foto sabap-met-na)ccordo
Il Protocollo prevede anche la mappatura e il censimento dei siti archeologici oggetto di scavi clandestini. In questo contesto sono stati già individuati alcuni siti su cui intervenire nelle aree di Boscoreale e Boscotrecase e la Soprintendenza si impegnerà a fornire una carta archeologica aggiornata del territorio di competenza alla Procura per un monitoraggio costante. Inoltre, entrambe le istituzioni si impegnano a promuovere iniziative per diffondere la cultura della legalità e la valorizzazione e il rispetto dell’immenso patrimonio artistico culturale presente nel territorio circostante. Il Protocollo sarà reso pubblico sui siti web istituzionali della Procura e della Soprintendenza.

Oggetti in avorio sequestrati dai carabinieri del nucleo Tutela patrimonio culturale (TPC) di Napoli (foto sabap-met-na)
Al termine dell’incontro, il comandante del Nucleo TPC di Napoli cap. Massimiliano Croce alla presenza del procuratore Fragliasso, ha restituito al Soprintendente nuovi reperti oggetto di sequestro nell’area di Torre Annunziata, che verranno esposti al pubblico nei locali della Soprintendenza dell’Area Metropolitana al Palazzo Reale di Napoli. “È un’attività anche questa coordinata dalla Procura della Repubblica di Torre Annunziata – spiega il comandante Croce -. L’abbiamo svolta in collaborazione con la soprintendenza per l’area metropolitana di Napoli. E questo è il frutto di quanto ci siamo detti riguardo agli scavi clandestini. Quindi c’è un mercato clandestino di questi beni che vanno ad alimentare attività criminose che vedono appunto bande di tombaroli ma anche di ricettatori sia nazionali che internazionali che poi mettono a segno queste vere e proprie devastazioni di siti, di necropoli. Parliamo in questo caso ovviamente di tombe a camera, di contesti chiusi molto importanti dal punto di vista scientifico che di volta in volta vengono devastati, per cui se ne perdono i dati scientifici. Oggi restituiamo questi beni alla soprintendenza in modo che possano essere conservati e valorizzati anche se hanno perso la loro storia, la loro funzione scientifica. Possiamo vedere, in questo caso, anche dei beni in avorio, anche questi sottoposti a sequestro in quanto vietati dalla normativa Cites. Parliamo di zanne in avorio autentico, quindi riconducibili ad animali, a elefanti asiatici in particolare, sui quali sono state poi realizzate queste forme artistiche quindi del tutto vietate, e quindi sottoposte a sequestro”.
Napoli. Al museo Archeologico nazionale si presenta il progetto “Il tesoro della legalità. Luce dai depositi del Mann”: 10mila oggetti recuperati insieme alla Procura e al Nucleo Tutela Carabinieri, finalmente studiati e destinati al Mann2 all’Albergo dei Poveri
“10mila oggetti recuperati insieme alla Procura e al Nucleo Tutela dopo un lungo e paziente lavoro togliendo i sigilli al materiale sequestrato da oltre 50 anni; un metodo innovativo di catalogazione; una grande mostra prossima a venire; l’orgoglio di ricordare che alla fine la giustizia prevale sempre, anche su quei potenti che avevano cercato di sottrarre al patrimonio comune questi beni”: così Paolo Giulierini, direttore del museo Archeologico nazionale di Napoli, sintetizza il progetto “Il tesoro della legalità”, percorso pilota che propone una buona pratica di tutela e valorizzazione dei beni archeologici acquisiti illecitamente o frutto di scavi clandestini. Il progetto viene presentato mercoledì 8 novembre 2023, alle 9.30, all’auditorium del Mann. Prima della presentazione il direttore Paolo Giulierini nell’atrio del Mann mostrerà in anteprima la cosiddetta tomba del cavaliere, da Paestum, che farà parte della futura mostra “Il tesoro della legalità. Luce dai depositi del Mann”. Nascerà così una vera e propria collezione, che il direttore Paolo Giulierini ha proposto possa essere esposta in futuro al MANN2 nell’Albergo dei Poveri a Napoli.
Alla presentazione del progetto “Il tesoro della legalità” interverranno Paolo Giulierini (direttore del Mann), Massimo Osanna (direttore generale Musei), Luigi La Rocca (direttore generale Archeologia Belle arti e Paesaggio), Teresa Elena Cinquantaquattro (direttrice del segretariato regionale della Campania del MiC), Pierpaolo Filippelli (procuratore aggiunto Procura di Napoli), Mariano Nuzzo (direttore SABAP per l’area metropolitana di Napoli) e Nunzio Fragliasso (procuratore capo Procura di Torre Annunziata). Previsto un focus sul modello Mann con Vincenzo Piscitelli (sostituto procuratore della Procura di Napoli), Daniela Savy (docente di Diritto europeo dei Beni culturali / ateneo Federiciano), Ilaria Marini (maresciallo capo Carabinieri Comando Provinciale di Napoli), Marialucia Giacco (funzionario archeologo del Mann) e Domenico Camardo (archeologo capo dell’Herculaneum Conservation Project e consulente della Procura della Repubblica di Napoli). Dalle 12.30, cerimonia di riconsegna al Mann di monete oggetto di sequestro da parte del Comando Carabinieri Tutela patrimonio culturale e cerimonia di consegna dei falsi dal museo al Laboratorio del Falso dell’università Roma Tre. In programma, la lectio di Stefano De Caro (già direttore generale ICCROM) sulla restituzione dei beni culturali.

Reperti in deposito al museo Archeologico nazionale di Napoli provenienti da sequestri dei carabinieri (foto JCHC)
‘Liberare’ dai sigilli le centinaia di opere d’arte e reperti sequestrati nella lotta al traffico illecito che giacciono nei depositi e restituirli allo studio e alla fruizione pubblica: questo è l’obiettivo del progetto pilota nato dall’accordo tra museo Archeologico nazionale di Napoli e Procura di Napoli, con il supporto scientifico dell’università di Napoli Federico II. Il progetto ‘Il tesoro della legalità’ è anche il racconto di 50 anni di lotta al traffico illecito, che ha come obiettivo la restituzione alla comunità civile e agli studiosi del patrimonio sequestrato giacente nei depositi del Mann così come in altri siti museali. Gli esperti dei Carabinieri Nucleo Tutela del Patrimonio Culturale di Napoli (TPC) sono stati impegnati per oltre un anno al fianco del personale del Mann. Sono stati esaminati 279 fascicoli, relativi ad altrettanti casi giudiziari riguardanti il possesso illegale di opere d’arte ascrivibile a varie fattispecie di reato. Le opere recuperate, dagli anni Sessanta del secolo scorso fino al 2017, sono state depositate in custodia giudiziaria presso il Mann, in attesa della conclusione dell’iter processuale.

“Il tesoro della legalità” al Mann: cratere a figure rosse (foto mann)
Si tratta, in totale, di oltre 10mila reperti di diversa natura, riconducibili, in base alla tipologia, non soltanto al territorio campano, ma a tutta l’Italia meridionale e non solo: ceramica di impasto, ceramica italo-geometrica, enotria e daunia, ceramica corinzia ed etrusco-corinzia, bucchero, ceramica attica a figure nere e rosse, ceramica figurata di produzione campana, lucana e apula, ceramica a vernice nera e acroma di uso comune, bronzi (resti di armature, armi, oggetti di ornamento personale, vasellame), terrecotte figurate, databili tra il VI e il II secolo a.C. ascrivibili, in base all’iconografia, a contesti funerari e santuariali; elementi marmorei di età romana pertinenti all’arredo di abitazioni private; numerosi recuperi subacquei di varia natura; migliaia di monete greche, romane e medievali. L’eccezionale stato di conservazione della maggior parte dei reperti dissequestrati consente di ipotizzare la provenienza da antiche sepolture, purtroppo intercettate e saccheggiate da scavatori di frodo per andare a rimpinguare le casse del mercato illegale e clandestino di questi beni. Obiettivo dell’iniziativa è veicolare un messaggio importante soprattutto per i ragazzi, spiegando loro che chi sottrae illegalmente opere e reperti archeologici mina la nostra storia e la nostra identità nazionale.
Pompei. Il parco amplia lo scavo a Civita Giuliana e subito vengono alla luce nuovi reperti: stoviglie e coppe in ceramica, ancora in situ, di un ambiente dei quartieri servili

Coppe e stoviglie in ceramica trovate in situ in un ambiente dei quartieri servili del grande complesso di Civita Giuliana (Pompei) (foto parco archeologico di pompei)
Il parco archeologico di Pompei amplia lo scavo di Civita Giuliana. E subito vengono alla luce nuovi reperti: stoviglie e coppe in ceramica comune e da fuoco, trovate in posizione capovolta lungo le pareti di un ambiente che faceva parte dei quartieri servili di un vasto complesso residenziale. È ormai lungo l’elenco delle sorprese emerse dallo scavo di Civita Giuliana: dal carro cerimoniale decorato con rilievi d’argento, a una stalla con un sauro bardato, da due vittime dell’eruzione di cui furono eseguiti i calchi, a una stanza dove abitavano tre schiavi, forse una piccola famiglia.
“Queste scoperte confermano l’importanza di ampliare ancora l’area di scavo”, sottolinea il direttore del parco, Gabriel Zuchtriegel. “Per questo vorrei ringraziare la Procura, con la quale coordiniamo il proseguimento delle ricerche, e anche il Comune di Pompei che ha reso possibile l’ampliamento dello scavo interrompendo il traffico in un breve tratto stradale. Siamo certi che i risultati, in termini scientifici ma anche turistici, giustificheranno qualche piccolo disagio che l’intervento può provocare per il traffico in questo periodo. Lavoriamo affinché il sito di Civita Giuliana possa entrare a pieno titolo nei circuiti di visita del sistema Pompei, come anche le ville di Boscoreale, Oplontis-Torre Annunziata e Castellamare di Stabia”. E il procuratore Nunzio Fragliasso: “I recenti ritrovamenti archeologici nel sito di Civita Giuliana si collocano nell’ambito di una campagna di scavi che da tempo vede la Procura della Repubblica di Torre Annunziata a fianco del Parco Archeologico di Pompei, in attuazione del protocollo sottoscritto dai due enti, che, coniugando le ricerche archeologiche con le attività investigative, rappresenta un vero e proprio accordo ‘pilota’ nel campo della sinergia tra le istituzioni pubbliche per la tutela e la valorizzazione del patrimonio archeologico nazionale e si è rivelato uno strumento formidabile per il contrasto alle attività clandestine di scavo e la restituzione alla collettività di reperti e testimonianze di eccezionale valore storico e culturale”.

La firma del protocollo d’intesa tra il procuratore del Tribunale di Torre Annunziata, procuratore Pierpaolo Filippelli, e il Parco archeologico di Pompei, dg Massimo Osanna (foto parco archeologico di Pompei)

Gabriel Zuchtriegel, direttore del parco archeologico di Pompei, e Nunzio Fragliasso, procuratore FF di Torre Annunziata, al rinnovo del protocollo di intesa per il contrasto al saccheggio e al traffico di reperti archeologici (foto parco archeologico di pompei)
Il sito di Civita Giuliana è stato sottratto a un’annosa attività di depredamento da parte di scavatori clandestini grazie a un protocollo d’intesa tra la Procura della Repubblica di Torre Annunziata e il parco archeologico di Pompei, siglato nel 2019 dall’allora direttore Massimo Osanna, ora direttore generale Musei, e dal procuratore della Repubblica di Torre Annunziata Pierpaolo Filippelli. L’accordo, rinnovato nel 2021 dal direttore del Parco Gabriel Zuchtriegel e dal procuratore Nunzio Fragliasso, prevede sforzi congiunti per contrastare gli scavi clandestini nei dintorni di Pompei e per indagare e valorizzare scientificamente i siti sottratti ai tombaroli, grazie anche al supporto del Nucleo Tutela patrimonio culturale Campania e del Nucleo investigativo Torre Annunziata dell’Arma dei Carabinieri.

Coppe e stoviglie in ceramica trovate in situ in un ambiente dei quartieri servili del grande complesso di Civita Giuliana (Pompei) (foto parco archeologico di pompei)
Si presuppone che i vasi ritrovati in questi giorni fossero in situ, all’epoca della fase finale dell’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. Si tratta di un ulteriore dato che conferma come l’indagine stratigrafica di un complesso, per anni oggetto di scavi clandestini, riesca ad arricchire la nostra conoscenza di aspetti della vita quotidiana poco documentati nelle fonti scritte, grazie allo straordinario stato di conservazione riscontrato qui come in altri siti vesuviani. Il ritrovamento è avvenuto nei pressi di una strada moderna che attraversa la Villa e che è stato necessario chiudere non solo per consentire l’indagine delle strutture antiche al di sotto della carreggiata, ma anche perché una estesa rete di cunicoli realizzati dai tombaroli ha finito per minare il terreno, rendendo necessaria una tempestiva messa in sicurezza dell’area.

Il direttore del parco archeologico di Pompei Gabriel Zuchtriegel con il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano nella Casa dei Vettii (foto silvia vacca)
“Questi ritrovamenti dimostrano l’impegno e la capacità dello Stato di arginare la piaga degli scavi clandestini e del commercio di beni archeologici e costituisce una importante risposta allo scempio perpetrato negli anni dai tombaroli”, dichiara il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, “Pompei è l’orgoglio dell’Italia ed è nostra intenzione difendere e promuovere ancora di più un patrimonio che è un unicum a livello mondiale”. E il direttore generale Osanna: “Il cantiere di Civita Giuliana ha consolidato un approccio innovativo allo scavo che vede istituzioni differenti muoversi fianco a fianco, grazie all’intuizione della Procura di Torre Annunziata che da subito ha coinvolto il Parco archeologico. In un territorio così ricco di storia e pure così tanto abusato, che ancora cela importanti tracce del passato, come stanno dimostrando le scoperte di questi anni, è fondamentale che la tutela dei beni culturali e la legalità procedano di pari passo”.
Pompei. Firmato da Parco archeologico, Procura generale di Napoli, Avvocatura generale di Napoli e Procura di Torre Annunziata nuovo protocollo di intesa per combattere gli abusi edilizi in aree tutelate

Firma protocollo d’intesa tra Parco archeologico, Procura generale di Napoli, Avvocatura generale di Napoli e Procura di Torre Annunziata: da sinistra, Gabriel Zuchtriegel, Luigi Riello, Antonio Gialanella, e Nunzio Fragliasso (foto parco archeologico pompei)
Un nuovo protocollo di intesa per combattere abusi in aree tutelate è stato firmato il 26 gennaio 2023 tra il direttore generale del parco archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel, il procuratore generale della Repubblica di Napoli, Luigi Riello, l’avvocato generale della Repubblica di Napoli, Antonio Gialanella, e il procuratore della Repubblica di Torre Annunziata, Nunzio Fragliasso al fine di procedere, in un comune sforzo, alla demolizione giudiziale di immobili abusivi nelle aree intorno al sito Unesco di Pompei. L’obiettivo è preciso: sostenere il ripristino della legalità violata dagli abusi edilizi perpetrati nel tempo su territori e paesaggi, parte di contesti dal grande valore storico archeologico, ma anche per ripristinare le condizioni di decoro dei luoghi, per la tutela, la conservazione e valorizzazione dei beni culturali che caratterizzano l‘area vesuviana. Il Protocollo consentirà alla Procura Generale e alla Procura della Repubblica di Torre Annunziata di accedere ai finanziamenti del Parco per procedere agli ordini giudiziali di demolizione e al contestuale ripristino dei luoghi, imposto dal vincolo archeologico e paesaggistico. Intervento che spesso impone un grande sforzo economico che le Procure non sono sempre in grado di sostenere, con il solo ricorso ai finanziamenti da parte dei Comuni tramite il Fondo per le Demolizioni istituito presso la cassa Depositi e Prestiti. Il Protocollo si inserisce sulla scia dei precedenti accordi già stipulati con la Procura di Torre Annunziata nel 2019 e poi nel 2021 finalizzati al contrasto al saccheggio e al traffico di opere d’arte e di reperti archeologici depredati, attraverso un tempestivo e reciproco scambio di informazioni e un’attività congiunta di ispezione dei siti archeologici oggetto di scavo clandestino.
“Dobbiamo essere consapevoli che gli abusi edilizi in aree di interesse culturale rappresentano non solo un’infrazione della legge vigente, cominciando dall’art. 9 della Costituzione che ci impone di tutelare il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”, dichiara il direttore di Pompei, Gabriel Zuchtrigel. “Ogni abuso edilizio intorno ai nostri siti culturali è anche una mancata occasione di sviluppo culturale, sociale ed economico di un territorio e dunque di una comunità che ci vive. Pertanto è un tema che ci riguarda tutti e su cui la società civile e le istituzioni devono essere compatte, per non precludere un futuro a territori caratterizzati da una bellezza e da una potenzialità unica nel mondo”. E il procuratore della Repubblica Fragliasso: “Questo ulteriore protocollo sancisce la proficua sinergia con il Parco archeologico di Pompei nel contrasto ad ogni forma di illegalità. E dimostra che solo in uno scambio reciproco di competenze e mezzi le Istituzioni possono raggiungere risultati concreti, non solo nella salvaguardia del patrimonio archeologico nazionale, ma anche nel restituire la giusta dignità ai territori e ai cittadini attraverso il ripristino della legalità e il riconoscimento del valore storico e culturale dei luoghi”. Chiude il procuratore generale della Repubblica presso la Corte di Appello di Napoli, Luigi Riello: “In una regione in cui oltre il 64% degli immobili è abusivo, la sottoscrizione di questo Protocollo d’intesa tra Procura Generale, Procura di Torre Annunziata e Parco Archelogico di Pompei finalizzato a finanziare le demolizioni dei manufatti illegittimamente edificati nel perimetro del Parco – significa aver concretizzato un virtuoso ed importante esempio di sinergia istituzionale che avrà l’effetto di meglio preservare e migliorare un territorio di straordinaria bellezza che costituisce una rara preziosità nel mondo”.



Lunedì 16 dicembre 2024, alle 10.30, la sala “Giovanni Carbonara” della soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Napoli a Palazzo Reale ospiterà la cerimonia di conferimento della carica di Ispettore Onorario a 11 personalità che si sono distinte per il loro impegno e contributo alla tutela e salvaguardia del patrimonio culturale e paesaggistico dell’area metropolitana di Napoli. – La cerimonia si apre con i saluti istituzionali di Mariano Nuzzo, soprintendente Archeologia Belle arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Napoli; Michele Di Bari, prefetto di Napoli; Nunzio Fragliasso, procuratore capo presso il Tribunale di Torre Annunziata; Andrea Giacchetti, dirigente del Servizio I della direzione generale Archeologia Belle arti e Paesaggio del ministero della Cultura. Seguirà la cerimonia per il conferimento del titolo di ‘Ispettore Onorario’ alla presenza dei responsabili di Area della Sabap Na-Met: Carmine Ardolino, Serena Borea, Brunella Como, Luca Di Franco, Valeria Fusco, Marianna Merolle e Maria Luisa Tardugno, a: Livio De Luca, musicista, scrittore, compositore e docente del Conservatorio, per il settore organi storici; Sandro Bucalo, maresciallo dell’Arma dei Carabinieri, nucleo subacqueo di Napoli, per il settore patrimonio archeologico sommerso; Pasquale D’Onofrio, vicario generale della Diocesi di Nola, per il settore patrimonio archeologico; Enrico Caiazzo, maresciallo dell’Arma dei Carabinieri, nucleo Tutela, per il settore patrimonio archeologico, storico, artistico e paesaggistico; Emmanuele Coppola, professore, giornalista e storico locale per il settore patrimonio archeologico; Salvatore Sorrentino, sottoufficiale dell’Arma dei Carabinieri e collaboratore della Procura di Torre Annunziata, per il settore tutela e conservazione dei monumenti; Giuseppe Pignatelli Spinazzola, professore di Storia dell’architettura dell’università della Campania “Luigi Vanvitelli” per il settore architettura e paesaggio; Walter Omaggio Ferdinando, tenore, attore e musicista, per il settore tutela del patrimonio artistico ed etnoantropologico; Antonia Solpietro, direttore dell’Ufficio Beni culturali della Diocesi di Nola, per il settore architettonico, storico, artistico; Raffaella Forgione, architetto specializzato in restauro della Segreteria tecnica del Grande Progetto Pompei, per il settore patrimonio e tutela dei beni culturali e paesaggistici; Pasquale Bilancio, maresciallo comandante dell’arma dei Carabinieri di Pozzuoli, per il settore patrimonio artistico; Antonio Tosini, oplologo e docente di restauro dei materiali e dei manufatti in metallo e leghe, per il settore tutela del patrimonio storico e artistico.
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