Firenze. Al museo Archeologico nazionale per la rassegna “Incontri al museo” conferenza di Benedetta Adembri su “Ritratto di signora: la Vibia Sabina di Villa Adriana”


Statua di Vibia Sabina dalla Villa Adriana di Tivoli (foto villae)
Per la decima edizione della rassegna “Incontri al museo”, giovedì 30 marzo 2023, alle 17, al museo Archeologico nazionale di Firenze, Benedetta Adembri, già funzionaria archeologa MiC e responsabile di Villa Adriana a Tivoli, presenta “Ritratto di signora: la Vibia Sabina di Villa Adriana”. Ingresso libero fino a esaurimento posti. La statua di Vibia Sabina, moglie dell’imperatore Adriano, è stata restituita all’Italia insieme ad altri reperti archeologici nel 2007 grazie all’accordo tra il museum of Fine Arts di Boston e il Governo italiano e grazie alle fondamentali indagini svolte negli anni precedenti dal Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale. La preziosa statua in marmo bianco, alta più di due metri, ben conservata e risalente al 136 d.C. è stata poi collocata definitivamente nell’area archeologica di Villa Adriana a Tivoli.
Al museo Archeologico nazionale di Firenze (dopo il rinvio primaverile per il Covid-19) aperta la mostra “Tesori dalle terre d’Etruria. La collezione dei conti Passerini, Patrizi di Firenze e Cortona”: per la prima volta riunita dopo 150 anni la collezione con quasi 300 opere

Ben 293 reperti, fra i quali spiccano vasi ateniesi di grande qualità, alcuni con iconografie rarissime, e uno dei più antichi e più importanti vasi etruschi dell’intera produzione a figure rosse, un grande vaso per mescolare l’acqua e il vino utilizzato nei simposi dell’aristocrazia etrusca dell’Ager Clusinus, il territorio dell’antica Chiusi. E poi 18 ricordi e cimeli di Napoleone Passerini, tra cui persino la sua pipa personale, gentilmente concessi in prestito dai pronipoti. Ecco finalmente visitabile nel salone del Nicchio al museo Archeologico nazionale di Firenze la mostra “Tesori dalle terre d’Etruria. La collezione dei conti Passerini, Patrizi di Firenze e Cortona”, già programmata per la tarda primavera e rimandata a causa dell’emergenza sanitaria, a cura di Mario Iozzo, direttore del museo Archeologico nazionale di Firenze e da Maria Rosaria Luberto, archeologa della Scuola Archeologica Italiana di Atene, con il coordinamento generale di Stefano Casciu, direttore regionale dei Musei della Toscana. Il catalogo scientifico, edito da Sillabe, è a cura di Mario Iozzo e Maria Rosaria Luberto.

Dal 29 ottobre 2020 al 30 giugno 2021, per la prima volta dopo 150 anni viene esposta al pubblico, interamente riunita nei suoi nuclei principali, la collezione archeologica che fu del conte Napoleone Passerini (1862-1951) e della sua famiglia, in gran parte conservata nei magazzini del museo Archeologico di Firenze, ora completata da 82 pezzi prevalentemente etruschi e greci, consegnati da una generosa donatrice nel 2016 al Comando Carabinieri Tutela del Patrimonio Culturale di Firenze. Grandi pannelli iconografici presentano i capolavori che tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento lasciarono la collezione e raggiunsero il Metropolitan Museum of Art di New York, l’allora Walters Art Gallery di Baltimora, il Museum of Fine Arts di Boston, il Bible Lands Museum di Gerusalemme, la collezione Silver di Los Angeles, inclusi alcuni pregevoli vasi che molto probabilmente transitarono dalla collezione Passerini prima di finire all’estero, fornendo così un quadro completo dell’insieme degli oggetti raccolti dal Passerini.

Il conte cortonese Nicola Passerini (foto Maf)
“Napoleone Passerini, il conte cortonese figlio del facoltoso Pietro Passerini da Cortona”, ricordano gli archeologi del Maf, “oltre ad essere agronomo di chiara fama, fondatore e proprietario dell’Istituto Agrario di Scandicci, e aver selezionato la razza Chianina nelle sue fattorie in Val di Chiana, fu appassionato collezionista e fin dall’adolescenza radunò la straordinaria raccolta, in parte ereditata dal padre, promuovendo scavi e acquistando capolavori. I primi reperti provengono da una trentina di tombe etrusche con splendidi corredi, rinvenute nei suoi vasti possedimenti di Bettolle (Sinalunga) e Scandicci, e da una grande necropoli di 60 tombe della collina di Foiano della Chiana. Già nel 1877 la sua collezione annoverava almeno 400 vasi, senza contare ossi, avori, ferri, paste vitree, una ingente quantità di oggetti domestici e funerari in bronzo, suppellettili di ogni genere, vasi da dispensa e da commercio, orci da miele e vasi per derrate solide e liquide, molti dei quali con iscrizioni che contribuiscono in modo sostanziale ad accrescere le conoscenze sul lessico della lingua etrusca. Inoltre, il valore della collezione è straordinario perché proviene da un preciso e ben definito contesto territoriale e culturale, quello della Val di Chiana, da sempre cerniera fra i territori di Chiusi, Siena e Arezzo, del quale documenta aspetti di vita e cultura tra VII e I secolo a.C., in particolare quelli espressione dell’aristocrazia di Chiusi”.
Sotto l’albero Bologna ritrova la sezione di Preistoria del museo civico Archeologico, chiusa da più di un anno per i lavori a Palazzo Galvani. A primavera 2019 la riapertura completa di tutte le sezioni dell’Archeologico

La sezione di Preistoria del museo civico Archeologico di Bologna riaperta dopo oltre un anno per i lavori a Palazzo Galvani
Sotto l’albero i bolognesi e tutti gli appassionati di archeologia ritrovano la sezione di preistoria del museo civico Archeologico di Bologna. Dopo oltre un anno di chiusura, motivata dagli importanti lavori al coperto di Palazzo Galvani, sede dell’Archeologico, vengono rese nuovamente fruibili dal pubblico alcune aree interessate dalla ristrutturazione promossa e finanziata dal Comune di Bologna. Ritornano visitabili la sezione preistorica, che ospita i manufatti relativi alle prime fasi di presenza dell’uomo nel territorio bolognese, dal Paleolitico all’Età del Bronzo, e l’adiacente saletta dei confronti preistorici, con il suo spaccato di museologia ottocentesca. A questo recupero di una parte del percorso espositivo si aggiunge anche un’altra interessante novità per i visitatori: viene completamente riallestita con le antiche vetrine la sala dedicata all’abitato di Bologna Etrusca, che permette di conoscere quella che è stata la civiltà più significativa del passato cittadino. La vita quotidiana, le abitazioni, le attività artigianali e produttive, gli spazi del sacro sono illustrati dai reperti archeologici e da un apparato di pannelli e didascalie in italiano e inglese. Per avere percezione di tutta l’importanza di Felsina Princeps, come gli antichi chiamavano Bologna etrusca, bisognerà però aspettare la primavera del 2019, quando il museo tornerà a essere visitabile nella sua interezza. Fino ad allora le collezioni sono visitabili con ingresso a tariffa unica ridotta di 3 euro.

Gruppo di ushabti dalal tomba di Sethi I: la sezione egizia del museo civico Archeologico di Bologna non è mai stata chiusa
Durante il periodo di cantierizzazione rimangono non accessibili fino alla primavera prossima le collezioni relative alla storia di Bologna (parte di Bologna etrusca, Bologna gallica, Bologna romana), la Sala Verucchio, la Gipsoteca e le collezioni greca, etrusco-italica e romana. Rimane invece regolarmente visitabile il percorso espositivo che si articola tra il piano terra e il piano interrato: la ricca collezione egizia, la terza in Italia per importanza, e il lapidario disposto tra l’atrio e le pareti porticate del cortile. L’impegnativo intervento di restauro conservativo, diretto dal Settore Manutenzione del Comune di Bologna, prevede la sostituzione o il rinforzo di tutte le parti lignee e murarie compromesse; l’effettuazione di trattamenti contro l’attacco di insetti xilofagi, funghi e muffe; la verifica e l’adeguamento degli impianti elettrici e di allarme del sottotetto e il consolidamento della struttura metallica a forma di piramide del cortile interno della sezione egiziana. Il costo complessivo dell’intervento è stimato in circa 1.900.000 euro, a carico del Comune.

La locandina della mostra “HOKUSAI HIROSHIGE. Oltre l’onda. Capolavori dal Museum of Fine Arts di Boston” aperta fino al 3 marzo 2019
Rimangono pienamente funzionali le sale dedicate alle esposizioni temporanee, che ospitano, fino al 3 marzo 2019, la mostra “HOKUSAI HIROSHIGE. Oltre l’onda. Capolavori dal Museum of Fine Arts di Boston” che espone, per la prima volta in Italia, una selezione straordinaria di circa 250 opere provenienti dal Museum of Fine Arts di Boston. Il progetto, curato da Rossella Menegazzo con Sarah E. Thompson, è una produzione MondoMostre Skira con Ales SpA Arte Lavoro e Servizi in collaborazione con il Museum of Fine Arts di Boston, promosso dal Comune di Bologna | Istituzione Bologna Musei e patrocinato dall’Agenzia per gli Affari Culturali del Giappone, dall’Ambasciata del Giappone in Italia e dall’Università di Milano. Anche le attività del museo civico Archeologico non subiscono variazioni mantenendo la consueta programmazione di iniziative per il pubblico adulto e dei più giovani, mentre l’offerta didattica rivolta alle scuole propone attività, percorsi tematici e laboratori incentrati sul patrimonio accessibile e sulla mostra temporanea dedicata ai maestri del “Mondo Fluttuante” Katsushika Hokusai e Utagawa Hiroshige.




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