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Verona. Al museo Archeologico nazionale “Aperitivo al Museo” con visita guidata alla mostra “Arena di carta” a pochi giorni dalla chiusura

verona_archeologico_mostra-arena-di-carta_aperitivo-al-museo_locandinaA pochi giorni dalla chiusura della mostra “Arena di carta” (vedi Verona. Al museo Archeologico nazionale prorogata la mostra “Arena di Carta. 100 anni di Stagione lirica in Arena di Verona nei manifesti della Collezione Salce”: occasione per riscoprire un’esperienza artistica unica con protagonista il monumento antico simbolo della città: l’Arena | archeologiavocidalpassato), il museo Archeologico nazionale di Verona propone un ultimo appuntamento con “Aperitivo al Museo” nella suggestiva e colorata cornice creata dai manifesti d’epoca del museo nazionale Collezione Salce di Treviso dedicati al centenario della stagione lirica areniana: un’ultima occasione per brindare alla salute di Aida, Mefistofele, Radames e il Re di Lahore. Appuntamento il 30 settembre 2023, alle 18.30. Evento solo per maggiorenni. Costo totale dell’esperienza: 12 euro (comprensivo di ingresso al museo, visita guidata alla mostra e aperitivo). Prenotazione obbligatoria entro il 27 settembre 2023 (telefono: 346 5033652, mail: museovr@archeologica.it).

Verona. Al museo Archeologico nazionale prorogata la mostra “Arena di Carta. 100 anni di Stagione lirica in Arena di Verona nei manifesti della Collezione Salce”: occasione per riscoprire un’esperienza artistica unica con protagonista il monumento antico simbolo della città: l’Arena

verona_archeologico_mostra-arena-di-carta_prorogata_locandinaIn risposta al grande interesse del pubblico al museo Archeologico nazionale di Verona, la mostra “Arena di Carta. 100 anni di Stagione lirica in Arena di Verona nei manifesti della Collezione Salce” sarà visitabile fino a domenica 1° ottobre 2023. La mostra, inaugurata il 10 giugno in occasione delle celebrazioni per il Centenario della Stagione lirica in Arena di Verona, in stretta collaborazione con il Comune di Verona, e prevista fino al 10 settembre 2023, espone una selezione di manifesti originali del Festival lirico Areniano prestati dal museo nazionale Collezione Salce di Treviso. La mostra è visitabile con il regolare biglietto d’ingresso nei giorni di venerdì, sabato e domenica nei consueti orari di apertura. Per informazioni: 045.591211 o mail drm-ven.museoverona@cultura.gov.it. Nata dall’idea di celebrare l’importante ricorrenza, che quest’anno tocca i cento anni del cartellone del Festival lirico areniano che, dalla nascita della Fondazione nel 1913, si è sempre svolto con le sole interruzioni durante le due guerre mondiali, la mostra, a cura di Giovanna Falezza ed Elisabetta Pasqualin, permette di rivivere il clima che accompagnava la manifestazione lirica, che con il passare degli anni è diventato il teatro lirico all’aperto più famoso del mondo, anche grazie alla sua straordinaria acustica.

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Manifesto per la stagione lirica areniana del 1932 realizzata da Plinio Codognato (foto drm-veneto)

Le illustrazioni dei manifesti, diverse ogni anno fino agli anni Quaranta del Novecento, riflettono infatti il clima artistico del momento, con suggestioni Liberty prima, espressioniste e futuriste in seguito, fino ad approdare a forme più specifiche ormai proprie del mondo pubblicitario. L’esposizione accompagna così anche alla scoperta della storia della grafica pubblicitaria, una forma artistica che proprio in questi anni prende piede e trova tipicamente nella pubblicità dei grandi spettacoli, come quelli areniani, una fonte primaria di ispirazione. Meritano inoltre di essere conosciuti gli illustratori e cartellonisti autori dei manifesti, tra cui molti veronesi (Pino Casarini, Ernesto Amos Tomba, Plinio Codognato, Albino Siviero detto Verossi, Tolmino Ruzzenente). Le celebrazioni per il Centenario della Stagione Lirica Areniana diventano così occasione per riscoprire un’esperienza artistica unica, locale e globale insieme, che ha avuto per protagonista il monumento antico simbolo della città: l’Arena.

Verona. Con “Prosit al Museo” al via gli eventi di luglio al museo Archeologico nazionale: serata di cultura, convivialità, chiacchiere e buon vino. Ecco il programma

verona_archeologico_prosit-al-museo_luglio-2023_locandinaMuseo fuori orario! Con “Prosit al Museo” venerdì 7 luglio 2023 inizia l’intenso programma di un mese di eventi al museo Archeologico nazionale di Verona. Appuntamento alle 18.30 per una visita guidata a porte chiuse alla stupenda mostra “Arena di Carta”, che espone una selezione di manifesti del museo Collezione Salce, cui segue un aperitivo offerto dalla cantina Benedetti e da SAP società archeologica srl. Il museo di Verona vuole così festeggiare la centesima stagione lirica in Arena con una serata di cultura, convivialità, chiacchiere e buon vino, sorseggiato al fresco del museo esplorando la nuova mostra ‘Arena di carta’, che espone manifesti storici provenienti dalla Collezione Salce. Evento solo per maggiorenni. Costo totale dell’esperienza: 12 euro (comprensivo di ingresso al museo, visita guidata alla mostra e aperitivo). Prenotazione obbligatoria (telefono: 346 5033652, mail: museovr@archeologica.it).

verona_archeologico_luglio-al-museo_locandina𝗠𝗨𝗦𝗘𝗢 𝗗𝗜 𝗖𝗔𝗥𝗧𝗔. Sabato 8 luglio 2023, alle 15. Attività per bambini dai 6 ai 12 anni. Costo: 5 euro (biglietto di ingresso gratuito per i minori sotto i 18 anni). Dopo un’attenta analisi di alcuni importanti oggetti conservati in museo, e la lettura dei manifesti esposti alla mostra “Arena di carta”, il laboratorio attiva tutta la fantasia dei bambini per creare un proprio poster. Con tecniche pittoriche diverse come il collage, il puntinismo, il disegno tecnico e tanto altro, i ragazzi creeranno un coloratissimo poster sulla preistoria di Verona da appendere in camera.

verona_archeologico_piccoli-archeologi-crescono_estate-2023_locandina𝗣𝗜𝗖𝗖𝗢𝗟𝗜 𝗔𝗥𝗖𝗛𝗘𝗢𝗟𝗢𝗚𝗜 𝗖𝗥𝗘𝗦𝗖𝗢𝗡𝗢… 𝗜𝗡 𝗘𝗦𝗧𝗔𝗧𝗘. Con il mese di luglio, e con esso le ultime settimane di Laboratori didattici, si chiude la prima parte dell’estate dei Piccoli archeologi al museo Archeologico nazionale. Le attività si svolgono dalle 8.30 alle 12.30 (con pausa merenda). Per i bambini può essere un’esperienza nella preistoria di Verona in compagnia del nostro sciamano di Fumane, per scoprire il mestiere dell’archeologo e cimentarsi con giochi, attività laboratoriali ed esperienze creative. Prenotazione obbligatoria (chiamare o inviare un messaggio WhatsApp al numero 3486967857 o scrivere a museovr@archeologica.it). Età indicata: 5 – 12 anni. Costo: 90 euro a settimana o 20 euro al giorno.

𝗕𝗢𝗢𝗞-𝗖𝗥𝗢𝗦𝗦𝗜𝗡𝗚 𝗜𝗡 𝗠𝗨𝗦𝗘𝗢. In arrivo una nuova postazione dedicata ai nostri lettori/visitatori. Uno spazio book-crossing, con già diversi libri disponibili, sia per una lettura di qualche pagina per trovare un po’ di relax prima di ripartire per le vie della città, sia, come da spirito di questo progetto, per prendere un libro, leggerlo e rilasciarlo perché possa essere ritrovato in un altro luogo, da altre mani e letto da altri occhi! Non ti resta quindi che seguire le tracce del libro e scoprire quanta strada ha fatto e farà su https://www.bookcrossing.com/

verona_archeologico_mostra-Arena_di_carta_locandina𝗔𝗥𝗘𝗡𝗔 𝗗𝗜 𝗖𝗔𝗥𝗧𝗔. Nelle celebrazioni per il Centenario della Stagione lirica in Arena di Verona, il museo Archeologico nazionale, in stretta collaborazione con il Comune di Verona, espone una selezione di manifesti originali del Festival lirico areniano prestati dal museo nazionale Collezione Salce di Treviso. La mostra sarà visitabile fino a domenica 10 settembre 2023, con il regolare biglietto di ingresso nei giorni di venerdì, sabato e domenica nei consueti orari di apertura. Per informazioni: 045.591211 o mail drm-ven.museoverona@cultura.gov.it.

Dall’oppio usato già nel Neolitico alle ricette di Paracelso alla moderna cosmesi: al museo Atestino di Este apre la mostra “Veleni e magiche pozioni. Grandi storie di cure e delitti”, percorso multidisciplinare, articolato fra archeologia, scienza e curiosità

La locandina della mostra “Veleni e magiche pozioni. Grandi storie di cure e delitti” al museo Atestino di Este dal 19 ottobre 2019 al 2 febbraio 2020

Veleni, pozioni, medicamenti – indagati lungo il loro più volte millenario stratificarsi – sono i protagonisti della mostra “Veleni e magiche pozioni. Grandi storie di cure e delitti”, proposta dal Polo museale del Veneto, dall’università di Ferrara e dalla Città di Este, al museo nazionale Atestino di Este (Pd) dal 19 ottobre 2019 al 2 febbraio 2020. La mostra, curata da Federica Gonzato, direttore del museo nazionale Atestino, e da Chiara Beatrice Vicentini, docente di Storia della farmacia e del farmaco all’università di Ferrara, nasce con l’intento di proporre al pubblico un percorso multidisciplinare, articolato fra archeologia, scienza e curiosità, alla scoperta del mondo delle pozioni, che dall’antichità ad oggi hanno accompagnato l’uomo nel suo percorso: rimedi che possono guarire o, talvolta nelle mani sbagliate, portare ad un esito letale.

Il museo nazionale Atestino di Este

Il percorso espositivo, allestito nel suggestivo spazio di Sala Colonne di Palazzo Mocenigo, sede prestigiosa dell’Atestino, racconta la storia di veleni e medicamenti dall’antichità ad oggi, attraverso prospettive diverse: dalle testimonianze archeologiche, all’analisi delle fonti storiche e delle testimonianze iconografiche lungo i secoli e nelle varie arti fino alla moderna ricerca medica. “Veleni e magiche pozioni. Grandi storie di cure e delitti” con il Patrocinio della Regione Veneto, si avvale della collaborazione di: Fondazione Cariparo, Accademia dei Concordi, Accademia italiana di Storia della Farmacia, biblioteca comunale Ariostea di Ferrara, Centro studi etnografici “Vittorino Vicentini”, collezione Cerato, Comune di Este, Fondazione CariVerona, galleria Franchetti alla Ca’ d’Oro – Venezia, dipartimento di Scienze della vita e biotecnologie – master in Scienza e Tecnologia cosmetiche università di Ferrara, museo Archeologico di Venezia, museo Archeologico nazionale di Adria, museo nazionale della Collezione Salce Treviso, museo Orientale di Venezia, musei civici di Verona – museo di Storia naturale e Castelvecchio, musei civici di Trieste – museo della Antichità Winckelman, sistema bibliotecario di Ateneo dell’università di Ferrara, sistema museale di Ateneo dell’università di Ferrara, soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Verona Rovigo Vicenza, soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per l’Area Metropolitana di Venezia e le Province di Belluno Padova e Treviso.

Federica Gonzato

Chiara Beatrice Vicentini

Una archeologa dunque e una esperta di storia della Farmacia insieme per andare alla radice di leggende, storie, tradizioni. Per dare un preciso senso a ciò che sembra favola, riconducendo alla scienza ciò che si ritiene puro frutto della fantasia popolare. Per scoprire che se veramente la Principessa avesse baciato il rospo, il bufonide le sarebbe effettivamente apparso come un aitante, giovane cavaliere. I visitatori che ad Este raggiungeranno il museo nazionale Atestino, scopriranno così che già nel Paleolitico, migliaia di anni fa, gli uomini sapevano cercare sostanze utili alla migliore sopravvivenza. Vengono sperimentate e tramandate sostanze che fanno bene e altre che fanno male. Dobbiamo giungere a Paracelso, quindi al primo ‘500, per definire il concetto del dosaggio, elemento che può fare di un farmaco un veleno o viceversa. E non è un caso se ancora oggi il simbolo dei farmacisti sia il caduceo, bastone alato con due serpenti che rappresentano l’uno la dose terapeutica, il secondo quella tossica, il veleno.

Brocchette porta oppio (bil bil) da Cipro, Tardo bronzo, XV-XI sec. a.C.

“Medea ringiovanisce Esone”, olio su tela di Pietro Bellotti consevato alla Pinacoteca dell’Accademia dei Concordi di Rovigo

“Nostro obiettivo”, sottolinea Federica Gonzato, “è proporre al pubblico prospettive ed approcci diversi all’affascinante mondo dei veleni e della storia della farmacopea, in riferimento alle varie epoche storiche, dall’antichità, lungo il medioevo e il rinascimento fino all’età odierna, ricostruendo il percorso di questo fondamentale aspetto della vita sociale attraverso le fonti scritte, la arti visive, fonti classiche e letteratura moderna, proponendo in mostra oggetti e riferimenti demo-etnoantropologici che si legano strettamente alla storia del nostro quotidiano”. E ancora: “Abbiamo ritenuto di evidenziare, fra le molteplici sfaccettature del tema, come nel corso dei secoli siano mutate le nostre conoscenze delle sostanze tossiche e di quelle sanificanti: ciò che un tempo era considerato un farmaco si è poi rivelato un veleno per l’uomo e viceversa. È una mostra molto coinvolgente perché va a toccare, da una parte, la sfera emotiva del nostro quotidiano, trattando temi legati alla salute e alla ricerca del benessere fisico, dall’altra, indaga aspetti più intriganti legati al mistero e alla magia”. All’archeologa fa eco l’esperta in farmacia Chiara Beatrice Vicentini: “Questa mostra nasce da una sinergia tra valenze culturali interregionali che si affacciano a un fiume, il Po, che divide e al tempo stesso unisce. Dosis sola facit ut venenum non fit, tema conduttore della mostra, è la celebre frase di Paracelso che si addottorò nella prima metà del ‘500 presso lo Studio ferrarese. Contro la medicina antica, fu tra i tre “ribelli di Ferrara” insieme a Copernico contro la cosmologia aristotelica e Ariosto contro l’uso letterario del latino. Dal mondo naturale emerge un limite sottile tra veleno e medicamento: il veleno che uccide, che salva. E il veleno per la bellezza, esaltato in Ferrara per la presenza dal 1980 di una Scuola di Cosmesi, ora Master in Scienza e Tecnologia Cosmetiche, un’eccellenza a livello Europeo con un gruppo che conduce ricerche all’avanguardia”.

Testa di Medusa, produzione di epoca romana, conservata al museo nazionale Atestino di Este (Pd)

“Giulietta nel prendere il sonnifero”, olio su tela di Domenico Scattola, della Fondazione Cariverona di Verona

Scatola in lacca per il betel, della Dinastia cinese Qing (1644-1912), conservata al museo di Arte Orientale di Venezia

La mostra è una miniera di scoperte e curiosità. Si scopre ad esempio che il vasto uso di ocra nel Paleolitico dipendeva anche dalle proprietà antisettiche di quel materiale. Veniamo a conoscere come già dal Paleolitico ci si curasse il mal di denti con la propoli. Risalgono al Neolitico le prime evidenze dell’uso dell’oppio nell’Europa continentale. Nell’ambito dei prodotti salutistici l’interesse scientifico, alla ricerca di nuovi rimedi sia in campo farmacologico che cosmetico, si è lentamente spostato dal regno vegetale verso quello animale con una crescente attenzione verso veleni e tossine, in particolar modo di insetti, rettili e anfibi. Lo studio di veleni di fonte animale, vegetale e minerale può parallelamente spiegare scientificamente la nascita di miti e leggende. Dai metallurghi dell’antichità, sottoposti ai fumi velenosi emessi dalla fusione e forse per questo deformi o ipovedenti, al mito di Medusa, alle streghe di età medievale-moderna, che si alimentavano di farine di graminacee infestate da Segale cornuta, Claviceps purpurea, un fungo ricco di alcaloidi con effetti allucinogeni (l’acido lisergico è precursore dell’LSD). Intossicazioni scambiate con possessioni demoniache.

La Physalia, il cui veleno è a volte fatale per l’uomo

Confezione di Tubocurarina. Il farmaco moderno, formulato dal curaro, coadiuvante nell’anestesia

Grandi storie di cure, ma anche di delitti: fu la digitale, che ha dato vita in tempi moderni a farmaci del cuore, ad essere fatale nel 1329 a Cangrande della Scala (delitto volontario o errore nell’assunzione di una sostanza tossica?). Nelle vetrine, accanto a rarissimi reperti archeologici, trovano spazio confezioni storiche di veleni e farmaci; importanti dipinti con immagini di magie si affiancano ad affiches storiche che pubblicizzano portentosi unguenti e medicamenti. Altresì rare edizioni e manoscritti che trattano di una varietà di argomenti strettamente connessi: dalla magia, vista da diversi profili, alla dottrina esoterica, ermetica e alchemica occidentale, alle streghe “lamiae” temute artefici di pozioni magiche e, al contempo, vittime della superstizione e delle persecuzioni dell’inquisizione che si avvaleva di compendi e manuali repressivi anch’essi esposti in mostra.