Altino. Quarta puntata della rubrica #archeoaltino: focus sugli Antenati Altinati: ritratti, epigrafi e monumenti funerari restituiti dalle campagne altinati con le bonifiche

Veduta delle campagne altinati verso l’idrovora dalla torre di osservazione del museo Archeologico nazionale di Altino (foto drm-veneto)
Quarta puntata della rubrica #archeoaltino che, ogni martedì, fa scoprire da dove provengono i reperti visibili al museo Archeologico nazionale di Altino e cosa li lega alle aree archeologiche e al territorio circostante. Oggi focus sugli Antenati Altinati: i rilievi – ritratti, epigrafi e monumenti funerari – restituiti dalle campagne altinati e oggi esposti nel museo Archeologico nazionale.

Il rilievo degli sposi conservato al museo Archeologico nazionale di Altino (foto drm-veneto)
“Durante i lavori di bonifica eseguiti nell’Ottocento da Giuseppe Maria Reali”, ricordano all’Archeologico di Altino, “le campagne altinati hanno restituito importantissimi reperti: tra questi, spiccano per bellezza e interesse storico-archeologico i ritratti, epigrafi e monumenti funerari, già parte della collezione di una degli eredi dei Reali, Guarientina Guarienti, divenuta di proprietà pubblica nel 2018”.

La mostra esperienziale permanente “Antenati Altinati” al museo Archeologico nazionale di Altino (foto drm-veneto)
“Oggi la collezione è esposta al Museo di Altino sotto forma di mostra esperienziale permanente: percorrendo una via ideale, puoi osservare i monumenti che vi si affacciano e scoprire le storie dei loro personaggi, come se ti parlassero direttamente, grazie a “Stratigrafie Sonore”, installazione visiva e sonora realizzata dall’Accademia di Belle Arti di Venezia nell’ambito del progetto Historic”.

Rilievo con i quattro fratelli Clemens, Clarus, Prisca e Fuscus conservato al museo Archeologico nazionale di Altino (foto drm-veneto)
“Sono gli Antenati Altinati: sposi ritratti nel gesto di scambiarsi l’anello, liberti che, dopo una vita da schiavi, avevano conquistato la libertà e fatto fortuna; esponenti di famiglie facoltose… personaggi che hanno fatto la storia di Altino e popolato l’antica città romana”.
Altino. Nasce il parco Archeologico che unisce il museo nazionale e l’area archeologica in una lunga “passeggiata immersiva” nella storia, in un’ottica di turismo lento e sostenibile. Martedì la presentazione del progetto

A dicembre 2021, alla presentazione di “Stratigrafie sonore”, installazione sonora e visiva degli artisti dell’Accademia di Belle Arti di Venezia, che arricchisce la mostra “Antenati, Altinati” e dà voce agli antichi altinati sepolti lungo le vie consolari che entravano in Altino (vedi Altino (Ve). Marianna Bressan, direttrice del museo Archeologico nazionale, presenta “Stratigrafie sonore”, installazione sonora e visiva degli artisti dell’Accademia di Belle Arti di Venezia, che arricchisce la mostra “Antenati, Altinati” e dà voce agli antichi altinati sepolti lungo le vie consolari che entravano in Altino | archeologiavocidalpassato),

Marianna Bressan, direttrice del museo e area archeologica di Altino, nella mostra “Antenati altinati” (foto graziano tavan)
Marianna Bressan direttrice del museo nazionale e area archeologica di Altino lo aveva accennato, per scaramanzia, più come un buon auspicio per il 2022 che per un processo amministrativo-istituzionale in via ormai di definizione: la nascita del parco archeologico di Altino per unire il museo e l’intera area archeologica, e dare vita a una lunga passeggiata immersiva nella storia. L’auspicio è diventato realtà. Il progetto verrà presentato da Daniele Ferrara, direttore regionale Musei Veneto e da Marianna Bressan, direttrice del museo di Altino, martedì 1° febbraio 2022, alle 11, al museo Archeologico nazionale di Altino. Saranno presenti anche Emanuela Carpani, soprintendente Archeologia Belle Arti e Paesaggio per il Comune di Venezia e Laguna; Claudio Grosso, sindaco di Quarto D’Altino; Simone Venturini, assessore al Turismo del Comune di Venezia; Paola Bonifacio, manager dei Musei Civici di Treviso in rappresentanza del Comune di Treviso e lo Studio di Architettura ddba.


Laboratorio di archeologia del paesaggio tenuto ad Altino (Ve)
“Sculture funerarie e mosaici accanto alle ricostruzioni dei luoghi che li ospitavano, immersi nella natura circostante e percorsi naturalistici in un’ottica di turismo lento e sostenibile”, spiega Marianna Bressan. “Si camminerà tra i resti della città sepolta, scoprendone i reperti ma anche le antiche costruzioni. Ci saranno i mosaici conservati ma anche la casa in cui probabilmente erano collocati. E mentre si passeggerà accanto al basolato della strada originaria si scopriranno i dintorni, ricostruiti con pannelli iconografici e immagini”. Finanziato dal ministero della Cultura con 1milione e700mila euro il parco archeologico di Altino muove ora i primi passi. Sarà un “museo all’aperto”, che unirà dunque la parte attualmente contenuta nel museo Archeologico nazionale con quella degli scavi, in un unico percorso più fruibile al pubblico che racconterà la storia di un luogo e del suo paesaggio in tutti i suoi aspetti.
Altino (Ve). Marianna Bressan, direttrice del museo Archeologico nazionale, presenta “Stratigrafie sonore”, installazione sonora e visiva degli artisti dell’Accademia di Belle Arti di Venezia, che arricchisce la mostra “Antenati, Altinati” e dà voce agli antichi altinati sepolti lungo le vie consolari che entravano in Altino
Gli antichi altinati prendono la parola. Si fanno sentire lungo la via consolare che entra nella città di Altino. A loro modo danno il benvenuto al viandante raccontando la loro storia, chi sono, da dove vengono, cosa hanno fatto, le persone amate. Succede al museo Archeologico nazionale di Altino (Ve) dove la mostra “Antenati, Altinati”, curata da Marianna Bressan, direttrice del museo e area archeologica di Altino, a due anni dalla sua inaugurazione, si è arricchita di una installazione sonora e visiva, “Stratigrafie sonore”, opera di Samir Sayed Abdellattef e Giacomo Vidoni, artisti dell’Accademia di Belle Arti di Venezia (vedi Altino (Ve). A due anni dall’inaugurazione di “Antenati altinati” la mostra si arricchisce di una installazione sonora e visiva “Stratigrafie sonore” che dà voce a quella folla muta che dava il benvenuto a chi giungeva nella città romana immedesimando il visitatore moderno in un passato ormai remotissimo. Piccola guida alla mostra | archeologiavocidalpassato). Questa installazione introduce nel percorso della mostra la stratigrafia sonora, per spingere a una maggiore immedesimazione in un passato ormai remotissimo. In tal senso, il lavoro artistico si pone in armonia con quanto le scelte allestitive provano a ricreare: la percezione degli spazi della necropoli romana, attraverso la distribuzione delle sculture, e il contatto con le persone cui erano dedicati i monumenti funerari, attraverso la prospettiva soggettiva di presentazione degli stessi.

Purtroppo non è stato possibile rendere in questo articolo le voci, i sospiri, le parole e le musiche, che avvolgono e coinvolgono il visitatore che percorre la via Annia ricostruita idealmente al museo di Altino, affiancata su entrambi i lati dai sepolcri degli altinati: l’installazione è stata pensata e tarata, anche nelle sonorità, per la sala del museo che ospita la mostra, e non può essere riprodotta con gli stessi effetti speciali su un video altro. Ma si può avere un’idea delle potenzialità espressive degli artisti dell’Accademia di Belle Arti di Venezia guardando il video-promo realizzato per la riapertura del museo il 4 luglio 2020, dopo il duro lockdown:

“Gli artisti dell’Accademia di Belle Arti di Venezia, Samir Sayed Abdellattef e Giacomo Vidoni, con i docenti Stefano Marotta e Roberto Russo”, spiega la direttrice del Museo, Marianna Bressan, “hanno interpretato con originalità ed eleganza il senso dell’antico che le sculture comunicano. L’installazione contribuisce a sperimentare un approccio diverso alle sculture in mostra, con un coinvolgimento di un senso, l’udito, che normalmente non viene coinvolto nelle situazioni espositive di archeologia”. Alla mostra “Antenati altinati” di Altino, dunque, si abbatte un altro tabù. “Dopo aver scelto un tipo di comunicazione diretta, diversa da quella più tradizionale in opera nel Museo, lasciando la parola alle sculture; dopo aver organizzato il percorso con l’intento esplicito di evocare la disposizione dei monumenti funerari lungo una delle strade romane in uscita dalla città antica di Altino; ora si sfida il silenzio contemplativo della fruizione museale, aggiungendo suoni in un luogo dove di solito bisogna tacere. Il suono, però, non è rumore molesto, ma – appunto – una stratificazione sonora, che accompagna chi si lascerà guidare dall’immaginazione verso una più profonda immedesimazione negli spazi, nei linguaggi visivi e nelle evocazioni sonore del passato”.

“Stratigrafie sonore” non rappresenta la prima collaborazione degli artisti dell’Accademia di Belle Arti di Venezia con il museo Archeologico di Altino. È successo il 30 marzo 2021 con ArcheoAlive, spazio creativo e deposito del museo Archeologico, che diventa fonte di ispirazione artistica e si espande attraverso una performance audiovisiva trasmessa i streaming (vedi https://www.facebook.com/watch/?v=1206634883085028&ref=sharing). Magazzini e archivi storici custodiscono migliaia di reperti, grazie ai quali conosciamo la storia millenaria delle nostre comunità, nel caso specifico, di Altino. Il progetto artistico è stato a cura di Giacomo Vidoni, Paolo Pandin, Samir Sayed Abdellattef e Valentina Zanrosso. Nell’ambito del progetto interreg Historic.
Altino (Ve). A due anni dall’inaugurazione di “Antenati altinati” la mostra si arricchisce di una installazione sonora e visiva “Stratigrafie sonore” che dà voce a quella folla muta che dava il benvenuto a chi giungeva nella città romana immedesimando il visitatore moderno in un passato ormai remotissimo. Piccola guida alla mostra

“Mi chiamo Melete, sono nata in Oriente e sono giunta ad Altino da schiava, circa due anni fa…”. Comincia così, con questo richiamo ai viandanti, il percorso della mostra “Antenati, Altinati” al museo Archeologico nazionale di Altino (Ve), curata da Marianna Bressan, direttrice del museo e area archeologica di Altino. E continua: “Calaecinia mi ha comprato e, dopo anni di duro lavoro, mi ha liberata. Da liberta ho fatto fortuna e così ho comprato un terreno, lungo la via Annia appena fuori città verso Aquileia, per ospitare la mia sepoltura. Era un grande terreno: più di sei metri lungo la strada, quasi 9 metro verso l’interno”. L’iscrizione funeraria di Melete si legge su un’urna cineraria a cassetta in calcare di Aurisina, databile al I sec. d.C. Duemila anni fa, ad Altino, a dare il benvenuto a chi giungeva in città via terra erano proprio gli antenati. “L’approssimarsi alla città è annunciato dall’infittirsi, a perdita d’occhio lungo le strade che vengono da altre città lontane, di una folla muta”, spiega Bressan, “i cui occhi di pietra fissano il viandante e le cui bocche sigillate gli ricordano la necessità, assoluta e improcrastinabile, di vivere finché è possibile, godendo fino in fondo ogni attimo, che pur sfugge”.

Marianna Bressan, direttrice del museo e area archeologica di Altino, nella mostra “Antenati altinati” (foto graziano tavan)
“Sono loro, gli antenati altinati. I loro monumenti funerari, semplici stele o mausolei colossali, isolati o raggruppati in recinti di famiglia, affollano le necropoli, ovvero le città dei morti, che per secoli si espandono lungo la via Annia sia verso Padova sia verso Aquileia, la strada per Oderzo, la via Claudia Augusta, diretta oltre le Alpi verso il Danubio. Per ricordarli, i loro cari ancora vivi incidono i nomi, i titoli, i mestieri. Li fanno parlare per loro: frammenti di vite vissute, di progetti realizzati o spezzati, di storie in cui ancora oggi, dopo duemila anni, possiamo immedesimarci, come fossero nostre”.

A due anni dall’inaugurazione la mostra “Antenati altinati” si arricchisce di una installazione sonora e visiva, “Stratigrafie sonore”, opera di Samir Sayed Abdellattef e Giacomo Vidoni, artisti dell’Accademia di Belle Arti di Venezia. Questa installazione introduce nel percorso della mostra la stratigrafia sonora, per spingere a una maggiore immedesimazione in un passato ormai remotissimo. In tal senso, il lavoro artistico si pone in armonia con quanto le scelte allestitive provano a ricreare: la percezione degli spazi della necropoli romana, attraverso la distribuzione delle sculture, e il contatto con le persone cui erano dedicati i monumenti funerari, attraverso la prospettiva soggettiva di presentazione degli stessi. Appuntamento al museo Archeologico nazionale di Altino domenica 12 dicembre 2021, alle 15.30.


Coronamento del monumento funerario di Arisba, schiava di Paconia, da Altino nella mostra “Antenati altinati” (foto graziano tavan)
Ecco che prende forma la voce di Iucundus, che visse ad Altino ai tempi degli imperatori Tiberio e Claudio, con la compagna Iucunda. “Da vivo ho preparato la tomba per Helvia Iucunda”, racconta. “Giunta la mia ora, ho riposato per secoli accanto a lei”. O ancora quella del navarca, il comandante della flotta militare, che al termine dell’ultima impresa, mostra la corazza appoggiata alla gamba destra, con al centro la Gorgone che terrorizza il nemico ed esalta il suo valore militare. Ma ci sono anche Clemens, Clarus, Prisca e Fuscus, il più anziano dei quattro fratelli che vivevano ad Altino al tempo degli imperatori Augusto e Tiberio, come Chresimus sepolto accanto a loro. “I nostri genitori”, fanno sapere al viandante, “ci hanno unito a loro nel sepolcro, ma non puoi vedere i loro volti né conoscerne il cognome, perché il tempo ha rovinato il nostro ritratto di famiglia. Hanno obbedito all’imperatore Augusto, che vuole famiglie numerose e premia le donne con quattro figli, concedendo loro il diritto di amministrare i loro beni”. Voci che vengono da lontano, come quella di Arisba che viene dall’isola di Lesbo, nell’Egeo settentrionale. “Vissi ad Altino”, ricorda, “quando era imperatore Marco Aurelio. Ero schiava di Paconia, che un giorno mi ha concesso la libertà. Sono vestita a festa e ben pettinata, con i capelli ondulati, raccolti e con la riga in mezzo: all’epoca imitavamo tutte l’acconciatura dell’imperatrice Faustina. I due Tritoni, che ti mostrano la mia immagine”, indica al viandante, “mi assicurano nell’Aldilà gioia spensierata e beatitudine eterna”.
Altino. Dal 1° maggio riapre il museo nazionale e l’area archeologica con accesso il venerdì, il sabato e la domenica. Si torna a visitare anche la mostra “Antenati Altinati”


Il nuovo logo del museo nazionale e area archeologica di Altino (Ve)

La locandina della mostra “Antenati altinati” al museo Archeologico nazionale di Altino
Arriva maggio 2021. E dal primo del mese riaprono il museo nazionale e l’area archeologica di Altino, che conserva i reperti archeologici più rappresentativi di Altino pre-romana e romana, città e porto principale dei Veneti antichi. Attenzione agli orari di apertura: venerdì dalle 8:30 alle 13:30, sabato dalle 14:30 alle 19:30, domenica 2, 16, 30 maggio dalle 14:30 alle 19:30. Per poter visitare il Museo di sabato e nelle domeniche di apertura è necessaria la prenotazione entro il giorno precedente quello previsto per la visita. Le prenotazioni sono accordate fino a esaurimento dei posti disponibili. Per prenotare: telefonare allo 0422 789443 dal lunedì al venerdì dalle 8:30 alle 13:30. Con la riapertura del museo Archeologico nazionale di Altino, dal 1° maggio 2021 si torna a visitare anche la mostra “Antenati Altinati”, che espone una selezione di sculture funerarie altinati, figurate e iscritte, già parte della collezione Guarienti e recentemente acquisite al patrimonio pubblico. In un allestimento che rievoca l’affollarsi dei monumenti funerari lungo una delle vie in uscita dall’Altino romana, sono proprio i personaggi ritratti a raccontare la propria storia e a condurre il visitatore in uno scenario di duemila anni fa. Nel frattempo non si fermano gli appuntamenti sui canali social del museo di Altino.
Museo nazionale e area archeologica di Altino: la direttrice Marianna Bressan fa un primo bilancio, annuncia le iniziative del 2020, e presenta il ciclo di incontri “L’archeologo racconta. Scavi, studi e ricerche su Altino e dintorni”

Marianna Bressan, direttrice del museo Archeologico nazionale e dell’area archeologica di Altino (foto Graziano Tavan)
“L’archeologo racconta. Scavi, studi e ricerche su Altino e dintorni”: dieci incontri tra gennaio e maggio 2020 al museo Archeologico nazionale di Altino, al mercoledì pomeriggio alle 17.30. “L’iniziativa è nata perché ci sembrava giusto offrire un aggiornamento delle ricerche in corso e di quelle che sono in programma. C’è un filo rosso che collega i dieci incontri in programma: proprio l’aggiornamento. Vogliamo far conoscere a una platea sempre più ampia le attività dell’Archeologico di Altino, far passare il messaggio che il nostro museo non è fermo, anche nel campo della ricerca. E questo in piena collaborazione con la soprintendenza competente (Sabap per il Comune di Venezia e Laguna), condizione essenziale per lo sviluppo armonico della ricerca e della comunicazione del Museo, ora che le competenze di tutela e valorizzazione sono attribuite a due diversi uffici”. C’è entusiasmo e partecipazione nelle parole di Marianna Bressan, la giovane direttrice del museo nazionale e dell’area archeologica di Altino che ha ideato e aperto il ciclo di incontri “L’archeologo racconta” presentando un primo bilancio di un anno di direzione al museo insieme alle iniziative programmate o in cantiere. “Nel 2019”, ricorda Bressan, “l’Icom, l’International Council of Museums, ha cercato di dare una definizione di museo più aggiornata”. In un Convegno sono stati infatti affrontati i temi dell’accessibilità, della sicurezza e della trasformazione digitale nei musei, nell’ottica dei professionisti museali, a cui vengono richieste competenze un tempo non previste per aprirsi all’ascolto e alla partecipazione in un mondo sempre più interculturale. La rapida trasformazione degli istituti di cultura con una sempre maggiore attenzione alle persone, alle comunità e all’ambiente, il diverso approccio al patrimonio culturale e il superamento delle barriere disciplinari, schiudono nuove prospettive da cogliere ed elaborare. “Noi abbiamo cercato di migliorare, valorizzare, promuovere l’accessibilità del museo”, continua la direttrice. “A cominciare dall’ideazione e allestimento della mostra Antenati altinati, realizzata nell’ambito del progetto di collaborazione Historic, finanziato dal Programma INTERREG CBC Programma Italia -Croazia e finalizzato alla valorizzazione turistica dei siti pilota museali di Altino e Torcello con il coinvolgimento di professori e studenti universitari/neolaureati”. I reperti in mostra sono in pietra o marmo e pertanto sono “toccabili”. “Con la mostra lanciamo il progetto Tocchiamoli con mano per allargare l’accessibilità dell’esposizione agli ipovedenti”. E poi un altro modo per coinvolgere il visitatore è l’allestimento: i reperti, “gli altinati”, sembrano dialogare tra loro e al contempo rivolgersi al visitatore/viandante che cammina tra i sepolcri.

Paride Arciere, bronzetto di produzione etrusco-padana (prima metà V sec. a.C.) conservato al museo Archeologico nazionale di Altino (foto museo Altino)

La direttrice Marianna Bressan nella nuova aula didattica del museo Archeologico nazionale di Altino (foto Graziano Tavan)
Ma i progetti in cantiere per il 2020 non finiscono qui. Come spiegato da Marianna Bressan nel primo incontro de “L’archeologo racconta” da gennaio a maggio ecco “Aspettando i centri estivi”, laboratori gratuiti per bambini e ragazzi dai 6 ai 12 anni, dove i piccoli partecipanti si cimentano nel produrre strumenti antichi e nello sperimentare antiche tecniche di lavorazione, tenendo sempre presente il quadro storico e geografico in cui si inseriva Altino. A ospitare i bambini e i ragazzi è la nuova aula didattica, fresca di inaugurazione, arredata grazie al progetto Historic. “I bambini”, interviene Bressan, “tengono una parte dei lavori realizzati per sé e parte li lasciano in dono al museo a disposizione delle persone con disabilità visive, che potranno così farne esperienza attraverso l’esplorazione tattile”. E poi il museo è pronto a presentare, dopo il Paride-Arciere (vedi https://archeologiavocidalpassato.com/2020/01/11/novita-al-museo-archeologico-nazionale-di-altino-ve-al-via-il-ciclo-reperto-riscoperto-con-lesposizione-di-oggetti-provenienti-dai-depositi-si-inizia-col-bronzetto-etru/) il secondo reperto dai depositi su cui focalizzare l’attenzione del pubblico. Infine la prima domenica del mese, in occasione dell’ingresso gratuito al museo, ci sono le “PasseggiAltine”: percorsi guidati con partenza alle 15 e alle 17.30.

Il sito della prima età del ferro studiato nell’ambito del progetto Altnos dell’università di Padova
Il ciclo “L’archeologo racconta” riprende il 5 febbraio 2020 l’incontro con Michele Cupitò, docente di Preistoria e Protostoria e di Archeologia del Veneto preromano all’università di Padova, su “Altino-Padova: un legame antico che si rinnova. Il progetto “Altnos” dell’università di Padova”. Seguirà il 19 febbraio 2020, Luigi Sperti, docente di Archeologia e Storia dell’arte greca e romana all’università Ca’ Foscari di Venezia, “Architettura e decorazione architettonica di Altino dalla tarda età repubblicana al III sec. d.C.”; il 4 marzo 2020, Diego Calaon, ricercatore di Topografia antica all’università Ca’ Foscari di Venezia, su “Torcello e Altino tardoantica e altomedievale. Archeologia e topografia degli spazi lagunari”; il 18 marzo 2020, Luigi Sperti, docente di Archeologia e Storia dell’arte greca e romana all’università Ca’ Foscari di Venezia; Silvia Cipriano, conservatrice del museo della Centuriazione romana di Borgoricco; Eleonora Del Pozzo, dottoranda all’università Ca’ Foscari di Venezia, su “Alla ricerca di Altinum 2012-2020. Indagini archeologiche nel cuore dell’antica città romana”; il 1° aprile 2020, Marianna Bressan, direttrice del museo Archeologico nazionale di Altino, e il gruppo di lavoro della mostra, su “Antenati altinati. Incontro a sorpresa… la Mostra si attiva”; il 15 aprile 2020, Marta Mascardi, conservatrice del museo Archeologico “Eno Bellis” – Fondazione Oderzo Cultura, su “Mostrare l’anima delle cose. Opitergium si racconta attraverso i reperti della sua necropoli”; il 29 aprile 2020, Alessandro Asta, archeologo della soprintendenza Archeologia Bap Venezia-Metropolitana; Stefano Medas, archeologo subacqueo, su “Storie sommerse tra Murano e Cavallino-Treporti. L’archeologia subacquea in Laguna Nord”; il 6 maggio 2020, Alberta Facchi, direttrice del museo Archeologico nazionale di Adria; Maria Cristina Vallicelli, archeologa della soprintendenza Archeologia Bap Venezia-Metropolitana, su “Adria. Una città tra Veneti, Greci ed Etruschi”; infine il 20 maggio 2020, Émilie Mannocci, dottoranda dell’università Aix-Marsiglia, università di Padova, École française de Rome, su “Una tavola raffinata: bicchieri e coppe decorate per i banchetti di Altino romana”.
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