Napoli. Prorogata di una settimana, fino al 19 settembre, la mostra “Sardegna isola megalitica”. Exploit di pubblico: 110mila visitatori in meno di tre mesi

Il Pugilatore, uno dei Giganti di Mont’e Prama, è il testimonial della mostra “Sardegna isola megalitica” (foto valentina cosentino)
Una settimana di bonus. Sette giorni in più regalati per chi non è ancora riuscito a visitare la grande mostra “Sardegna Isola Megalitica. Dai menhir ai nuraghi: storie di pietra nel cuore del Mediterraneo” al museo Archeologico nazionale di Napoli. L’esposizione, che dal 10 giugno 2022 quando è stata aperta ha già contato 110mila visitatori, doveva chiudere l’11 settembre 2022. Invece è stata prorogata al 19 settembre. “Sardegna isola megalitica” segna così un vero e proprio exploit per l’unica tappa italiana del percorso internazionale, che ha coinvolto il museo nazionale per la Preistoria e Protostoria di Berlino, il museo statale Ermitage di San Pietroburgo e il museo Archeologico nazionale di Salonicco. Nelle altre tre sedi, gli ingressi complessivi alla mostra sono stati 245mila, cui si aggiungono oggi i 110mila del museo Archeologico nazionale di Napoli, confermando il successo della programmazione partenopea della mostra curata da Federica Doria, Stefano Giuliani, Elisabetta Grassi, Manuela Puddu e Maria Letizia Pulcini, con il coordinamento di Bruno Billeci e Francesco Muscolino. Nel comitato scientifico figurano Manfred Nawroth, Yuri Piotrovsky, Angeliki Koukouvou e Paolo Giulierini. Promossa dalla Regione Autonoma della Sardegna-assessorato del Turismo, Artigianato e Commercio, con il museo Archeologico nazionale di Cagliari, la Direzione regionale Musei della Sardegna e, per la tappa partenopea, il museo Archeologico nazionale di Napoli, l’esposizione ha ottenuto il patrocinio del MAECI e del MIC e si avvale della collaborazione della Fondazione di Sardegna e del coordinamento generale di Villaggio Globale International.

Visitatori alla mostra “Sardegna isola megalitica” al museo Archeologico nazionale di Napoli (foto valentina cosentino)
Il pubblico ha così apprezzato il percorso espositivo che, con quasi 200 reperti provenienti dai musei di Cagliari, Nuoro e Sassari, racconta le antichissime culture megalitiche della Sardegna, tra cui anche quella nuragica, richiamando l’attenzione su aspetti spesso poco noti, seppur affascinanti, della preistoria sarda: dalle sepolture delle “domus de janas”, di epoca neolitica ed eneolitica, alle iconiche riproduzioni statuarie di “dee madri”, talvolta veri e propri capolavori artistici. Focus, ancora, sulle incredibili architetture dei nuraghi, che hanno caratterizzato l’Età del Bronzo nell’isola, sulle cosiddette “tombe di giganti” e sui contatti, a volte imprevedibili, tra civiltà soltanto geograficamente lontane.

Tra i bronzetti esposti alla mostra “Sardegna isola megalitica” questa figura di donna seduta con il figlio (età del Ferro), conservato al museo Archeologico nazionale di Cagliari (foto mann)
Tra i prestiti più importanti vi sono: i famosi bronzetti nuragici raffiguranti donne, uomini, guerrieri e animali; le spade votive; i modellini di edifici e navi; i monili e il vasellame e, ovviamente, presenza eccezionale, una delle celebri sculture in pietra dei Guerrieri di Mont’e Prama, sulla cui datazione vi è ancora ampio dibattito tra gli studiosi. Per facilitare questo viaggio nella storia, l’esposizione è arricchita da ricostruzioni e approfondimenti grafici e multimediali, creando anche un legame con la Sezione Preistoria e Protostoria del Mann.

Anche l’experience Nuragica è prorogata al 19 settembre 2022 (foto valentina cosentino)
La proroga della mostra sino alla festività di San Gennaro è pensata, in particolare, per offrire alle scuole la possibilità di scoprire la cultura isolana tra antichi reperti e nuove tecnologie. Anche l’experience Nuragica, presentata a corredo del percorso archeologico, sarà fruibile sino al 19 settembre. Confermata anche la partnership con i siti della rete Extramann per proporre un itinerario integrato fra l’esposizione sulla Sardegna e interessanti attrazioni turistiche partenopee.
Dopo Berlino (96mila visitatori) la mostra “Sardegna Isola megalitica. Dai menhir ai nuraghi: storie di pietra nel cuore del Mediterraneo“ è approdata al museo statale Ermitage di San Pietroburgo: quasi 200 reperti provenienti dai musei archeologici sardi, compreso uno dei grandi guerrieri di Mont’e Prama, a raccontare la storie e il fascino dell’Isola. Gli interventi all’inaugurazione e il percorso espositivo

Dopo Berlino, dove, nonostante le restrizioni legate alla pandemia, la mostra, ospitata al museo nazionale per la Preistoria e Protostoria di Berlino ha registrato un successo straordinario, con oltre 96mila visitatori, la mostra “Sardegna Isola megalitica. Dai menhir ai nuraghi: storie di pietra nel cuore del Mediterraneo“ è approdata in Russia, al museo statale Ermitage, seconda tappa del tour internazionale dell’esposizione (dal 26 ottobre 2021 al 16 gennaio 2022), con i quasi 200 reperti provenienti dai musei archeologici di Cagliari, Nuoro e Sassari, compreso uno dei grandi guerrieri di Mont’e Prama – prestito eccezionale – a raccontare la storie e il fascino dell’Isola e le tracce impressionanti di un passato lontano che essa ancora conserva. Le prossime tappe saranno al museo Archeologico nazionale di Salonicco (dall’11 febbraio al 15 maggio 2022) e al museo Archeologico nazionale di Napoli (dal 10 giugno all’11 settembre 2022).

“Sardegna Isola Megalitica” è la mostra-evento promossa dalla Regione Sardegna-Assessorato del Turismo, Artigianato e Commercio (parte di un articolato progetto di Heritage Tourism finanziato dall’Unione Europea) insieme al museo Archeologico nazionale di Cagliari, alla Direzione regionale Musei della Sardegna e ai Musei sede della mostra – museo nazionale per la Preistoria e Protostoria di Berlino, il museo statale Ermitage di San Pietroburgo, il museo Archeologico nazionale di Salonicco e il museo Archeologico nazionale di Napoli. L’esposizione ha il patrocinio del MAECI e del MIC, la collaborazione della Fondazione di Sardegna e il coordinamento generale di Villaggio Globale International. La mostra – che nella tappa russa è sostenuta anche dall’Ambasciata Italiana in Russia e dall’Istituto Italiano di Cultura – ha inoltre ricevuto la Medaglia del Presidente della Repubblica.

Alla cerimonia inaugurale, trasmessa in diretta sul canale YouTube del Museo, insieme al direttore generale del museo statale Ermitage Michail Piotrovsky erano presenti anche il neonominato ambasciatore d’Italia a Mosca Giorgio Starace, alla sua prima partecipazione ufficiale a un evento a San Pietroburgo, il console generale d’Italia Alessandro Monti e la direttrice dell’Istituto Italiano di Cultura Paola Cioni; per la Regione Sardegna, insieme alla delegazione è volato a San Pietroburgo l’assessore degli Enti Locali, Finanze e Urbanistica Quirico Sanna, per i Musei sardi Francesco Muscolino, direttore regionale dei musei della Sardegna e direttore del museo Archeologico nazionale di Cagliari. Presenti anche Maurizio Cecconi e Irina Artemieva rispettivamente segretario generale e direttore scientifico di Ermitage Italia e una delegazione anche da Cabras, con il sindaco della città e il presidente della Fondazione Mont’e Prama.

Riflettori sulle sepolture delle “domus de janas” di epoca neolitica ed eneolitica e sulle iconiche riproduzioni statuarie di “dee madri”, talvolta veri e propri capolavori artistici; sulle incredibili architetture dei nuraghi che hanno caratterizzato l’Età del Bronzo nell’Isola e sulle cosiddette “tombe di giganti”; sui contatti tra civiltà lontane e sugli eccezionali bronzetti nuragici raffiguranti donne, uomini, guerrieri e animali; su spade votive, modellini di edifici e di navi e sugli incredibili, monumentali Guerrieri di Mont’e Prama: autorappresentazione di un passato mitico riferito all’apogeo dell’Età nuragica, ma in piena Età del Ferro.

Il percorso. Si parte dunque dal periodo recente e finale del Neolitico, quando si diffondono le ”domus de janas” scavate nella roccia, ovvero in lingua sarda le “case delle fate o delle streghe” – in diversi casi successivamente monumentalizzate in facciata – o quando si diffondono i dolmen e poi, in Età del Rame, quando si costruisce un altare monumentale unico nel panorama del Mediterraneo – ma con parallelismi nelle ziqqurath del Vicino Oriente – come il santuario di Monte d’Accoddi e si realizza la muraglia monumentale di Monte Baranta.

Quindi la mostra conduce nel cuore della civiltà nuragica, vero simbolo dell’unicità della Sardegna. Gli impressionanti nuraghi, costruiti in numero elevatissimo a partire dal 1600/1800 a.C. circa con blocchi di basalto, trachite e granito, di grande varietà tipologica e funzionale ma tutti accomunati dalle torri a tholos (sistema di copertura), sono stati al centro di importanti dibattiti e interpretazioni che hanno messo a fuoco le loro molteplici funzioni, rievocate in mostra dai manufatti esposti: l’alimentazione, l’agricoltura e allevamento, il controllo del territorio, le produzioni artigianali. Attorno ad essi, in molti siti, si sono sviluppati villaggi più o meno estesi, talvolta racchiusi da antemurali altrettanto imponenti, anche questi intervallati da torri.

Nello stesso contesto, ispirati al megalitismo, sono anche gli edifici legati al campo funerario e i luoghi di culto, pur con tutti i mutamenti della religiosità che si possono supporre nell’ampia fase nuragica. Le “tombe di giganti”, così chiamate a livello popolare a causa delle imponenti dimensioni, che nell’immaginario venivano collegate al gigantismo dei defunti, erano in realtà sepolture comunitarie ospitanti anche centinaia di individui e connesse forse al culto degli antenati, davanti alle quali venivano praticati rituali e offerte, spesso al cospetto della rappresentazione di divinità (betili). Allo stesso modo anche i luoghi di culto e i santuari si articolano in numerose tipologie edilizie tutte improntate al megalitismo: tempi a pozzo, fonti sacre e templi a megaron sono diffusi in tutta la Sardegna a partire dal Bronzo Recente e spesso le differenti tipologie coesistono all’interno dello stesso complesso.

La religiosità delle genti nuragiche è qui rappresentata al suo massimo grado dall’enorme numero di ex voto figurati in bronzo – i cosiddetti “bronzetti” di cui la mostra darà conto con alcuni reperti di grandissimo interesse – che riproducono figure umane, maschili e femminili nei diversi ruoli della società, ma anche animali, oggetti e persino edifici. Proprio la produzione della bronzistica figurata offre uno spaccato vivace della società nuragica, del vestiario, della gestualità, delle armi, dei sistemi alimentari; mentre la presenza di collane e vaghi in ambra, rinvenuti negli scavi degli ultimi trent’anni in tanti santuari della Sardegna, testimonia stretti collegamenti dell’Isola non solo con il mondo mediterraneo, ma anche con le reti commerciali e culturali della Penisola e dell’Europa centrale.

Anche nell’Età del Ferro (I millennio a.C.), in una società in cui si sono profondamente modificate le dinamiche sociali, economiche e costruttive, i nuraghi, pur non edificati da vari secoli, continuano a essere centrali nell’immaginario collettivo quale simbolo di un passato mitico in cui tutta la popolazione dell’Isola si riconosce. Finito il tempo degli ingegnosi e arditi costruttori di torri nuragiche, si diffondono dunque le miniature di tali edifici, in pietra, ceramica, bronzo e anche in materiali deperibili, utilizzate probabilmente come altari in rituali collettivi e rinvenuti infatti al centro di edifici megalitici intesi come “capanne delle riunioni”.

È questo il momento in cui alcuni gruppi emergono sugli altri e si formano le prime aristocrazie. A Mont’e Prama una di queste si autorappresenta e si autocelebra con un complesso scultoreo unico nel suo genere, composto da quasi 40 imponenti statue in pietra di Guerrieri, Arcieri e Pugilatori, oltre a modelli di nuraghe e betili. Per la nuova società, il tempo lontano degli eroi era oggetto di venerazione e di richiamo identitario. Evento irripetibile è il prestito di una delle celebri sculture di Mont’e Prama da parte del museo Archeologico nazionale di Cagliari per questa storica esposizione internazionale: un “Pugilatore” alto con piedestallo 190 cm e pesante circa 300 kg. Rinvenute in frammenti a partire dagli scavi del 1975-1979 e ricomposte grazie a interventi di restauro di eccezionale delicatezza e dai risultati sorprendenti (i primi nel 2007-2011), queste imponenti statue, nelle loro raffigurazioni schematiche realizzate secondo uno stile convenzionale d’impronta geometrica, non trovano paragoni nel variegato patrimonio artistico e monumentale della Sardegna e ancora sono aperte a diverse interpretazioni.

Un dato tuttavia è certo: la civiltà nuragica era ormai al tramonto. Nonostante questo, il suo retaggio continuerà ad essere leggibile attraverso i secoli, malgrado il mutare dell’orizzonte semantico: dapprima con l’arrivo dei Fenici attestati lungo le coste sarde a partire dal IX secolo a.C., quindi con la presa dell’Isola da parte di Cartagine, alla fine del VI secolo, e poi con l’arrivo dei Romani. Anche dopo la conquista romana (238 a.C.) l’eredità nuragica appare leggibile, come testimoniano i resti della cultura materiale in mostra e in alcuni casi le fonti epigrafiche che ci restituiscono una onomastica prelatina. Persino in età medievale i nuraghi e addirittura le “domus de janas” sono ancora oggetto di riutilizzo e molti villaggi medievali si addensano intorno alle torri nuragiche. Un mondo in evoluzione che non dimentica le sue origini.

Michail Piotrovky – che ha ringraziato sentitamente l’Italia e la Sardegna per aver voluto essere comunque presenti e vicini all’Ermitage nonostante la difficile situazione pandemica che sta vivendo in questi giorni la Russia, ha evidenziato la fascinazione della cultura megalitica e nuragica sarda e della mostra allestita all’Ermitage: “Nei materiali che raccontano di questa mostra sono scritte parole magiche come Nuraghi, betili, Tombe di Giganti: tutte parole che sembrano prese da una favola. Se noi parliamo di Stonehenge che è famoso in tutto il mondo è un neonato rispetto alle cose che riusciamo a vedere oggi, che rappresentano un paradigma dell’antica civiltà, qui rappresentato dal dialogo tra la pietra e il bronzo, tra la scultura litica gigantesca e le raffinata piccole figure di bronzetti, un dialogo che sarà ripreso dalla civiltà successive, compresa quella greca e greco-romana. Con il suo viaggio internazionale – ha aggiunto Piotrosvky – la mostra si inserisce di fatto in un complesso vastissimo progetto che viene chiamato “l’Europa senza confini” che racconta delle antiche civiltà e che raccorda la storia della prima Europa antica all’Europa come la conosciamo adesso. Anche in Russia, nel Caucaso e nel Mar Nero, ci sono vestigia di civiltà analoghe – resti di torri, betili, fortezze – che raccontano della stessa cultura che ci accomuna alla tradizione europea”.

L’ambasciatore d’Italia a Mosca Giorgio Starace alla mostra all’Ermitage (foto Aleksey Bronnikov)
“Questa iniziativa, a un mese dall’assunzione del mandato a Mosca”, ha sottolineato l’ambasciatore d’Italia a Mosca Giorgio Starace, “mi ha dato il privilegio di rinnovare i legami di amicizia e di collaborazione con San Pietroburgo e con questo prestigiosissimo museo che rappresenta il punto di riferimento in tutto il mondo per la promozione dell’arte e che da anni dà vita a progetti di altissimo livello con la collaborazione della nostra Ambasciata, del Consolato Generale e dell’Istituto Italiano di Cultura, che invitano a scoprire il ricco patrimonio artistico, storico e archeologico della nostra bellissima Italia e mostrano anche l’inesauribile attrazione che lega la cultura italiana e la cultura russa. La mostra dedicata alle antiche civiltà e culture della Sardegna – ha poi continuato – raccontando magnificamente storia di pietra nel cuore del Mediterraneo permette anche di veicolare in Europa un concetto legato all’Italia ovvero il costante connubio che esprimono tutte le nostre regioni tra bellezza paesaggistica e ricchezza storico-artistica, tra esperienza culturale ed esperienza di tradizioni e gastronomia”.

L’assessore regionale Quirico Sanna e il direttore dei musei della Sardegna Francesco Muscolino alla mostra all’Ermitage (foto Aleksey Bronnikov)
Dalle magnifiche sale del Palazzo d’Inverno dell’Ermitage grande soddisfazione è stata espressa anche dall’assessore regionale Quirico Sanna: “Con grande orgoglio e piacere presentiamo il patrimonio archeologico delle terra di Sardegna al mondo. Speriamo che questa collaborazione tra la Sardegna e il Museo Ermitage, uno dei più prestigiosi e importanti a livello internazionale, possa portare ad una sempre maggiore conoscenza della storia e della cultura di questa nostra meravigliosa terra”. E Francesco Muscolino, direttore regionale dei Musei della Sardegna e direttore del museo Archeologico nazionale di Cagliari: “La seconda tappa della mostra, ospitata nella prestigiosissima sede dell’Ermitage, si conferma come un ottimo esempio di proficua collaborazione tra il Ministero della Cultura, la Regione Sardegna e i grandi musei internazionali. Ai funzionari tecnico-scientifici del Ministero va, in particolare, il merito di aver redatto, in collaborazione con i colleghi degli altri musei ospitanti e con altri studiosi, il complesso progetto scientifico della mostra, accompagnata anche da un ponderoso catalogo”.
Cinquecento milioni in 6 anni per musei e parchi archeologici del Sud: musei di Napoli e Reggio Calabria. E poi fondi per Aquileia e il Colosseo. In dettaglio tutti gli interventi previsti e finanziati dal ministero
C’è tanta archeologia – soprattutto, se non esclusivamente del Sud d’Italia – nei “Grandi progetti dei Beni culturali” finanziati dal ministero: sono 570 milioni di euro, di cui 490 per il periodo 2014-2020 destinati a cinque regioni del Mezzogiorno, e 80, per il biennio 2015-2016, per il centro-Nord, anche se in realtà di “nord” c’è ben poco, poiché il Colosseo fa la parte del leone. Ma vediamo meglio nei dettagli. Il ministro dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo, Dario Franceschini, ha presentato al Consiglio superiore dei Beni culturali il piano strategico “Grandi Progetti Beni culturalì” previsto dalla legge Art Bonus. “80 milioni di euro di investimenti nel biennio 2015-2016”, ha spiegato Franceschini illustrando il Piano, “per progetti di completamento dei grandi musei nazionali di rilevante interesse culturale, così da evitare di avviare nuovi cantieri prima di aver concluso quelli in corso”. Il Piano ha ottenuto il parere favorevole all’unanimità da parte del massimo organo consultivo del ministero ed è stato adesso trasmesso per il parere alla Conferenza unificata. Si tratta di “progetti di portata nazionale e internazionale concentrati nelle regioni del centro-Nord”, ha aggiunto il ministro, “che si sommano ai 490 milioni di euro di investimenti a favore delle cinque regioni del mezzogiorno (Campania, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia) previsti dal Programma Operativo Nazionale Cultura e Sviluppo in cui sono presenti, tra gli altri, gli interventi per il museo archeologico di Napoli, il museo archeologico di Reggio Calabria, la Reggia di Caserta, il Real sito di Carditello, il museo e parco archeologico di Sibari, i Castelli Svevi di Bari e Trani.

Tra le istituzioni di valenza internazionale finanziate dal ministero c’è il museo archeologico nazionale di Napoli
I grandi musei e parchi archeologici del Meridione. Il Programma Operativo Nazionale (PON) “Cultura e Sviluppo” 2014 – 2020 è destinato, come si diceva, a 5 regioni del Sud Italia (Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia) e ha come principale obiettivo la valorizzazione del territorio attraverso interventi di conservazione del patrimonio culturale, di potenziamento del sistema dei servizi turistici e di sostegno alla filiera imprenditoriale collegata al settore. Nel dettaglio, 360 milioni sono per la tutela e la valorizzazione dei 60 “poli” presenti nelle cinque regioni, così divisi: 55 milioni a interventi con progettazione avanzata (Campania: museo Archeologico nazionale di Napoli, Certosa di Padula, aree archeologiche di Pompei, Ercolano e Stabia; Puglia: area archeologica di Manduria, complesso di S. Maria della Giustizia di Taranto; Calabria: museo Archeologico nazionale di Reggio Calabria, museo e parco archeologico di Sibari); 54 milioni invece saranno destinati a interventi con progettazione preliminare (Calabria: parchi archeologici di Kaulon e Scolacium; Puglia: i Castelli Svevi di Bari e Trani, l’area archeologica di Egnazia; Basilicata: museo Archeologico nazionale di Melfi, il Polo Museale del Materano, le aree archeologiche di Grumento e Metaponto; Campania: Reggia e Real Bosco di Capodimonte, parco archeologico di Velia, Reggia di Caserta e Real Sito di Carditello); 77 milioni saranno infine destinati a interventi già definiti, selezionati e finanziati nel PON ma non ancora conclusi (Campania: Palazzo Reale e Reggia di Caserta; Puglia: Castello di Carlo V a Lecce, museo nazionale Archeologico di Manfredonia, il museo Archeologico di S. Scolastica a Bari, l’ex convento di S. Antonio a Taranto, il Castello Svevo e il Complesso di S. Chiara a Bari; Calabria: castello di Carlo V a Crotone, il museo Archeologico di Locri; Sicilia: convento di S. Maria del Gesù a Ragusa). “Tra Pon e nuovi finanziamenti del piano strategico Grandi progetti”, conclude Franceschini, “si tratta di un intervento complessivo di oltre mezzo miliardo di euro da cui emerge una strategia unitaria di rafforzamento degli interventi di tutela del patrimonio e di promozione dello sviluppo della cultura in attuazione dell’articolo 9 della Costituzione. Finalmente si torna ad investire sui beni culturali”.
Investimenti al centro-Nord: Colosseo e Grandi Uffizi. Fra i 12 progetti coperti dagli 80 milioni quelli che beneficiano del maggiore stanziamento sono gli Uffizi di Firenze, con 18 milioni di euro per completare il progetto dei “Grandi Uffizi” che incrementa gli spazi espositivi del museo più visitato d’Italia, e il Colosseo, con 18,5 milioni di euro. “Grandi Uffizi” rientra nel completamento dei musei di rilevante interesse nazionale, voce sotto la quale rientrano anche i 7 milioni di euro per il Polo Reale di Torino, per la valorizzazione del circuito museale e il miglioramento della fruizione del sistema Museale del Polo Reale di Torino intervenendo sulla Cappella della Sindone, sul percorso dei Giardini reali, sul collegamento piano interrato percorso museale. Altri 7 milioni di euro vanno al museo nazionale dell’Ebraismo e della Shoah di Ferrara istituito dalla legge 17 aprile 2003 n. 91, per il suo completamento, in quanto “di eccezionale significato culturale e storico, la cui realizzazione deve essere accelerata per rispondere ad una domanda in costante crescita”; 5 milioni euro vanno al completamento del museo delle Navi di Pisa dove saranno esposte le famosissime “navi romane” finora sottratte alla pubblica fruizione per la complessità dell’intervento di restauro e allestimento. “Il completamento del Museo -specifica il Mibact- contribuisce a rafforzare il polo di attrazione di Pisa, “alleggerendo” la pressione sulla piazza dei Miracoli ed incrementando notevolmente l’attrattività della città”.
Al Nord attenzione solo per Aquileia. Il Museo di arte contemporanea di palazzo Ardinghelli all’Aquila è destinatario di 2 milioni di euro per la realizzazione di un polo per l’arte contemporanea; 1,5 milioni di euro vanno al Museo Archeologico Nazionale di Aquileia, per il suo restauro e valorizzazione, “a completamento di un percorso culturale di grande potenzialità e straordinaria capacità attrattiva”; 1 milione di euro è stato destinato alla villa romana di Spello, per il completamento dello scavo e l’allestimento dell’area archeologica, “rafforzando l’attrattività a livello nazionale di un’area ricca di patrimonio culturale diffuso”. I restanti fondi sono stati destinati ai Poli di attrazione a partire dal Colosseo che grazie ai 18,5 milioni euro dedicati vedrà un intervento di tutela e valorizzazione volto al ripristino dell’Arena del Colosseo “al fine di consentirne un uso sostenibile per manifestazioni di altissimo livello culturale, permettendo nel contempo ad una ‘domanda’ mondiale di fruire di una nuova esperienza di visita di straordinario valore”. 7 milioni di euro vanno poi alla Certosa di Pavia, per il suo restauro e valorizzazione, finalizzate “all’incremento della attrattività di un territorio di grandi potenzialità turistico-culturali”. Altri 7 milioni di euro sono destinati all’Arsenale Pontificio di Roma, per “realizzare un polo per l’arte contemporanea e le performance di giovani artisti italiani da destinare anche alle attività espositive della Quadriennale di Roma e creare residenze per giovani artisti italiani”. Per il Ponte degli Alpini di Bassano del Grappa, nell’anno in cui si celebrano i 100 anni dall’inizio della prima guerra mondiale, sono stati stanziati 3 milioni di euro, destinati al restauro di “un monumento di grandissimo valore culturale e storico, con rilevanti potenzialità attrattive in un territorio caratterizzato da una presenza di patrimonio diffuso”. Infine 3 milioni di euro vanno al museo archeologico dei Giganti di Mont’e Prama a Cabras, per “realizzare un polo di attrazione di rilevanza nazionale ed internazionale», prevedendo «un modello di gestione condiviso tra Mibact e enti locali”. Una scelta di obiettivi apprezzata da Giuliano Volpe «A nome del consiglio superiore per i Beni culturali e paesaggisti che presiedo, esprimo grande apprezzamento e soddisfazione per la destinazione di nuove risorse che consentono alcuni interventi strategici di alto profilo, sia con il completamento di lavori in corso che finalmente vedranno la conclusione in tempi brevi sia per la realizzazione di operazioni fortemente innovative come la ricostruzione dell’arena del Colosseo o il recupero dell’arsenale pontificio o il museo dei giganti di Mont’e Prama”. E conclude: “Il consiglio superiore ringrazia il ministro Franceschini per l’impegno messo in atto tanto per questi interventi quanto per l’acquisizione di maggiori risorse anche per gli interventi “ordinari” su tutela e valorizzazione del patrimonio culturale”.
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