Napoli. “Mann, che Storia. I tesori del Museo Archeologico Nazionale di Napoli”: lunedì presentazione in auditorium del libro di Paolo Giulierini su percorsi, progetti e visioni dell’Archeologico con contributi di firme autorevoli, e messaggio del ministro Franceschini. Il libro giovedì in allegato con “La Repubblica Napoli”

La copertina del libro “Mann, che Storia. I tesori del Museo Archeologico Nazionale di Napoli” di Paolo Giulierini con un’immagine di Mimmo Jodice dei corridori della Villa dei Papiri
Il Museo come custode di uno straordinario patrimonio archeologico, che si riflette non soltanto nelle celebri sezioni museali (dalla statuaria Farnese alla sezione Egizia, dai mosaici agli affreschi, dalla Collezione Magna Grecia alla Preistoria), ma anche nei nuovi allestimenti che saranno presto restituiti alla fruizione del pubblico (Campania romana, Sezione tecnologica, Antichità orientali, sezione del Mediterraneo); i progetti del Museo, con focus sulle strategie di promozione digitale dopo l’emergenza Covid; il quartiere della cultura, in cui l’Archeologico è centro simbolico di una rete virtuosa per promuovere il territorio. Simbolo dell’incessante lavoro di rilancio del Mann è, forse, uno dei tanti protagonisti dei capolavori del Museo: si racconta che Alessandro Magno, sino agli ultimi istanti della propria vita, abbia inseguito il miraggio della tigre blu che, alle soglie del terzo millennio, è un invito sempre valido a non tradire sogni e attese. Sono questi i tre sentieri tematici in cui si muove Paolo Giulierini, direttore del museo Archeologico nazionale di Napoli, nel libro “Mann, che Storia. I tesori del Museo Archeologico Nazionale di Napoli”, che fa parte della collana “Novanta-Venti”, nata in occasione dei trent’anni della redazione de “La Repubblica Napoli”: il libro, che verrà distribuito gratuitamente in edicola giovedì 31 marzo 2022 come supplemento al giornale, sarà presentato lunedì 28 marzo 2022, alle 17, all’auditorium del museo Archeologico nazionale di Napoli.

Un’immagine di Riccardo Siano (La Repubblica) dal libro “Mann, che Storia. I tesori del Museo Archeologico Nazionale di Napoli” di Paolo Giulierini
Ѐ il ministro della Cultura, Dario Franceschini, ad inaugurare, con il proprio messaggio, il viaggio culturale del libro: l’attenzione è rivolta non soltanto ai risultati dell’autonomia degli istituti culturali nel sistema museale nazionale, ma anche alla ricchezza delle collezioni del Mann. Il direttore de “La Repubblica”, Maurizio Molinari, dedica la prefazione alle caratteristiche ontologiche della collana “Novanta-Venti”, pubblicata da Guida editore: l’intelligenza divulgativa, tra archeologia e giornalismo, è il filo conduttore della narrazione sul Mann. Nella sua introduzione, ancora, il responsabile della redazione partenopea de “La Repubblica”, Ottavio Ragone, descrive il dialogo empatico che nasce tra i visitatori e i capolavori del Museo. Il libro “Mann, che storia” è corredato da un ricco apparato di immagini, scattate da Riccardo Siano (“La Repubblica”) o fornite dall’Archivio Fotografico del MANN; il volume è realizzato anche con il contributo di: università di Napoli Federico II, Metropolitana di Napoli SpA, Protom, Studio Trisorio, D’Orta, Sophia Loren Restaurant- Firenze e Milano.

Il direttore Paolo Giulierini con un piccolo visitatore alla riapertura del Mann (foto giorgio albano)
Paolo Giulierini descrive il Museo che cambia, tra i la valorizzazione delle collezioni più celebri, i progetti di riallestimento delle sezioni e le iniziative di promozione del territorio. “Mann, che storia” contiene numerose finestre di approfondimento: Antonella Carlo (responsabile ufficio Comunicazione del Museo) descrive il metodo per valorizzare il patrimonio culturale, unendo tagli divulgativi diversi in un racconto armonico che non perde unità; Antonio Ferrara (giornalista de “La Repubblica”) seleziona alcuni capolavori dell’Archeologico, per un’analisi che parte dal valore emozionale dello sguardo e giunge alla storia delle opere e delle collezioni; Paolo De Luca (giornalista de La Repubblica) si sofferma sugli itinerari sperimentali del Mann, dal progetto sulla cromia delle statue antiche al videogame “Father and son”, dal lavoro di scavo nei depositi al riallestimento degli spazi aperti al pubblico, come la caffetteria.

I depositi del museo Archeologico nazionale di Napoli fotografati da Riccardo Siano (La Repubblica) per il libro “Mann, che Storia. I tesori del Museo Archeologico Nazionale di Napoli” di Paolo Giulierini
Il Museo come patrimonio di tutti: il libro si chiude con le pagine di voci autorevoli che raccontano il “loro” Mann. Mimmo Jodice, che dona anche l’immagine di copertina del volume con un suggestivo ritratto fotografico di un corridore proveniente dalla Villa dei Papiri, esprime le emozioni per un luogo del cuore, motivo di appartenenza alla città e al suo patrimonio. Non può mancare il racconto di Alberto Angela, divulgatore d’eccellenza dei tesori dell’Archeologico e delle scoperte svelate dai depositi; storia e attualità si combinano nel ritratto dei Tirannicidi di Luciano Canfora, mentre Camila Raznovich e Mario Tozzi, che hanno raccontato il Museo nelle loro seguitissime trasmissioni, parlano rispettivamente di un istituto dai mille volti e di uno scrigno in cui scoprire la vita intima dei nostri antenati. Il Museo è guardato con la curiosità degli antropologi da Elisabetta Moro e Marino Niola, mentre Sara Bilotti, Lorenzo Marone, Maurizio Braucci, Alessandro Rak e Giuseppe Miale di Mauro privilegiano un taglio letterario per vivere, con le parole, le sale del Mann; Benedetta Craveri e Ippolita di Majo, ancora, dedicano un’attenzione privilegiata ad alcune opere-simbolo dell’Istituto; Marisa Laurito rappresenta l’Archeologico come spazio di riconoscimento dello spirito partenopeo e Matteo Lorito, infine, traccia un cammino di valorizzazione che parte dalle sinergie interistituzionali.
Gli ultimi risultati sulle ricerche condotte a Claterna di Ozzano Emilia (Bo): due incontri promossi da Comune e Soprintendenza

L’area archeologica di Claterna a Ozzano dell’Emilia (Bo) con la ricostruzione della domus del Fabbro (foto Paolo Nanni)
Due incontri per conoscere gli ultimi risultati sulle ricerche condotte a Claterna a Ozzano Emilia (Bo). Sono le “Conversazioni di Archeologia” promosse al Palazzo della Cultura da Comune di Ozzano dell’Emilia, soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara, associazione culturale “Centro Studi Claterna Giorgio Bardella e Aureliano Dondi”. Ingresso gratuito. Per informazioni: tel. 051/791337 · email: museo@comune.ozzano.bo.it

Il settore Nord della domus del Fabbro a Claterna con i nuovi ambienti scavati in profondità (foto da drone di Paolo Nanni)
Primo appuntamento, sabato 23 novembre 2019, dalle 16 alle 18, con “Le ultime scoperte archeologiche dal sito della città romana di Claterna”, presentato da Saura Sermenghi, presidente associazione culturale “Centro Studi Claterna Giorgio Bardella e Aureliano Dondi”. Dopo il saluto di benvenuto e il discorso introduttivo di Elena Valerio, assessore alla Cultura del Comune di Ozzano dell’Emilia, intervengono Renata Curina (soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio della città metropolitana di Bologna e le provincie di Modena, Reggio Emilia e Ferrara), Claudio Negrelli (università Ca’ Foscari di Venezia), Maurizio Molinari (associazione culturale “Centro Studi Claterna Giorgio Bardella e Aureliano Dondi”).
Secondo appuntamento, domenica 8 dicembre 2019, dalle 16 alle 18, con “Valorizzazione ed archeologia partecipata: l’esperienza claternate”, presentato da Saura Sermenghi, presidente associazione culturale “Centro Studi Claterna Giorgio Bardella e Aureliano Dondi”. Dopo il saluto di benvenuto e il discorso introduttivo di Elena Valerio, assessore alla Cultura del Comune di Ozzano dell’Emilia, intervengono Renata Curina (soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio della città metropolitana di Bologna e le provincie di Modena, Reggio Emilia e Ferrara), Claudio Negrelli (università Ca’ Foscari di Venezia), Maurizio Molinari (associazione culturale “Centro Studi Claterna Giorgio Bardella e Aureliano Dondi”).
Al museo Archeologico di Bologna si presentano le scoperte archeologiche a Claterna e il nuovo museo della Città romana di Claterna (Ozzano Emilia) nell’incontro “Vivere una città romana. Claterna, dallo scavo al Museo”
Il foro, il teatro, le domus private e le officine artigianali, e forse anche l’anfiteatro e l’impianto termale: l’antica città romana di Claterna nel territorio di Ozzano dell’Emilia, tra Bologna e Imola, definisce ogni anno di più la sua forma urbis, svelando i propri segreti e confermando le ipotesi ricostruttive proposte nel corso dei vari scavi. Martedì 18 giugno 2019, alle 15.30, nella sala Risorgimento del museo civico Archeologico di Bologna (ingresso da via dei Musei 8), si terrà un incontro di presentazione delle scoperte archeologiche e del nuovo museo della Città romana di Claterna: “Vivere una città romana. Claterna, dallo scavo al Museo”. L’incontro è promosso da soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara in collaborazione con museo della Città romana di Claterna e museo civico Archeologico – Istituzione Bologna Musei. L’ingresso è libero fino a esaurimento posti disponibili.
In un pomeriggio di studi aperto al pubblico saranno dunque presentati gli esiti di quasi due secoli di ricerche e sondaggi sistematici che hanno permesso di disegnare un quadro pressoché completo dell’area e il museo della Città romana di Claterna, recentemente inaugurato a Ozzano dell’Emilia. Il programma: dopo i saluti di Paola Giovetti, responsabile museo civico Archeologico – Istituzione Bologna Musei, apre gli interventi Marinella Marchesi (museo civico Archeologico – Istituzione Bologna Musei) su “Le prime scoperte a Claterna”. Seguono Claudio Negrelli (università Ca’ Foscari, Venezia) con “Esplorare una città sepolta”, Maurizio Molinari (Centro Studi Claterna “Giorgio Baldella e Aureliano Dondi”) con “L’esperienza di alternanza Scuola-lavoro”. Chiude Renata Curina (soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara) con “Dallo scavo alla valorizzazione. L’apertura del Museo della città di Claterna”.
Ogni campagna di scavo porta con sé nuove sfide e nuove prove. L’integrazione tra ricerche archeologiche tradizionali eseguite in sinergia con l’università Ca’ Foscari di Venezia, prospezioni geomagnetiche condotte dall’università di Siena nel 2018 e mappatura delle tracce aerofotografiche portata avanti in lunghi anni di ricerche ha prodotto un quadro quasi completo dell’area urbana e di parte del suburbio di Claterna. Questi nuovi dati permettono di individuare meglio, tra le tante altre particolarità, tutto il comparto pubblico (compresi alcuni edifici mai individuati prima) e la scansione interna del tessuto urbano di questo centro. Tutte le informazioni raccolte nel corso delle ricerche e una significativa scelta di materiali hanno trovato la giusta collocazione espositiva nel Museo della Città romana di Claterna, inaugurato lo scorso 30 marzo 2019 nel Palazzo della Cultura a Ozzano dell’Emilia.
Dopo l’apertura nel 2010 di uno spazio espositivo dedicato all’area archeologica di Claterna, l’esperienza della mostra/museo maturata all’interno del Progetto Civitas Claterna viene istituzionalizzata ed ereditata dal nuovo Museo che, ampliato e riallestito rispetto alla precedente esposizione, diventa un nuovo elemento attivo nella valorizzazione storico-archeologica del territorio, in sinergia con gli Enti scientifici di riferimento e le associazioni culturali territoriali già operanti in quest’ambito, quali il Centro Studi Claterna “Giorgio Bardella e Aureliano Dondi”. Questa ulteriore fase di musealizzazione consente una più ampia conoscenza e fruibilità da parte di tutti e si pone come una tappa significativa nel lungo percorso di indagine storico-archeologica rivolta al territorio ozzanese e non solo, dedicando il proprio spazio espositivo alle conoscenze acquisite sul sito archeologico di Claterna. L’obiettivo è quello di raccontare le vicende che caratterizzano la storia della città romana di Claterna e del territorio di Ozzano sviluppando, attraverso l’esposizione di reperti e di alcuni materiali particolarmente significativi ed evocativi, un racconto storico completo ed attrattivo che illustra le origini dell’antica città e la sua riscoperta, proseguendo con la struttura urbanistica e le caratteristiche dei principali spazi urbani, pubblici e privati, per terminare con un richiamo alle indagini e ricerche attualmente in corso.
Le ricerche avviate alla fine dell’Ottocento con le prime eccezionali scoperte, la prosecuzione delle indagini con le più moderne tecnologie, l’avvio di ampi progetti di studio e di sperimentazioni di tecniche antiche, il coinvolgimento di studenti di licei impegnati in esperienza di alternanza scuola-lavoro saranno presentate nella giornata di studi al museo civico Archeologico di Bologna, che custodisce i reperti archeologici provenienti dai primi scavi effettuati a Claterna nel XIX secolo e ha concesso in prestito al nuovo Museo uno degli oggetti più significativi della città romana.
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