Monasterace (RC). Al museo Archeologico nazionale dell’Antica Kaulonia il seminario “Tra archeologia e storia: spunti e suggestioni dalla moneta di Kaulonia” con l’archeologa Giorgia Gargano, ultimo del ciclo “Kaulonia tra Terra e Mare: una colonia greca si racconta
Ultimo appuntamento del 2025 per il ciclo di seminari “Kaulonίa tra terra e mare – una colonia greca si racconta” promosso dal museo e parco archeologico dell’antica Kaulonίa e dall’Istituto della Biblioteca Calabrese e interamente dedicato alla colonia achea di Kaulonίa, un viaggio tra storia, archeologia, geologia e nuove prospettive di ricerca per la valorizzazione del sito magnogreco e dell’intera Calabria. Venerdì 12 dicembre 2025, alle 17, al museo Archeologico nazionale dell’Antica Kaulon, il seminario “Tra archeologia e storia: spunti e suggestioni dalla moneta di Kaulonia”. Si chiude dunque con un racconto affascinante e senza tempo in cui si affronta un tema che ancora offre spunti di riflessione: le monete di Kaulonìa. Dopo i saluti di Elisa Nisticò, direttore del museo e parco archeologico dell’antica Kaulonίa, e di Maria Teresa Iannelli, direttrice dell’Istituto della Biblioteca Calabrese, interviene l’archeologa Giorgia Gargano.
Monasterace (RC). Al museo Archeologico dell’antica Kaulonia il seminario “Da Stilida a Stilo e ritorno. Paesaggi e insediamenti nella vallata dello Stilaro in età post classica” con l’archeologo Giuseppe Hyeraci dell’università Suor Orsola Benincasa di Napoli
Dopo la pausa estiva tornano gli imperdibili appuntamenti al museo Archeologico dell’antica Kaulonia con il ciclo di seminari “Kaulonia tra terra e mare. Una colonia greca si racconta” a cura di Elisa Nisticò, Maria Teresa Iannelli e Lucia Spanò. Appuntamento domenica 14 settembre 2025, alle 17.30, al museo Archeologico dell’antica Kaulonia, sulla Statale Ionica a Monasterace (RC), con l’VIII seminario “Da Stilida a Stilo e ritorno. Paesaggi e insediamenti nella vallata dello Stilaro in età post classica”. Dopo i saluti di Elisa Nisticò, direttore del museo e parco archeologico dell’antica Kaulonia, e Maria Teresa Iannelli, direttrice dell’istituto della Biblioteca Calabrese, interviene Giuseppe Hyeraci, archeologo dell’università Suor Orsola Benincasa di Napoli. Kaulonía non finisce mai di stupire e raccontarsi, anche dopo la sua fine, così come per il momento la conosciamo. Proprio perché c’è un dopo, che comprende l’intero territorio, questo va attentamente analizzato e spiegato. A farlo sarà un archeologo d’eccezione, che conosce la colonia greca e quello che divenne con la conquista romana e le trasformazioni successive.
Calabria. Il quarto appuntamento di “Fuori Campo. Il cinema abbraccia la storia” fa tappa al parco e museo archeologico di Capo Colonna (Kr) con “Heraion Lakinion. Il mare il sacro e il mito”. In presenza e in streaming su Fb. Protagonisti i registi Antonio Martino e Fabio Serpa, l’archeologa Maria Teresa Iannelli e il film sul patrimonio sommerso proposto dal RAM film festival
Dopo la pausa di Ferragosto si riprende con gli appuntamenti di “Fuori Campo, il Cinema abbraccia la Storia”. Per il quarto appuntamento, la rassegna fa tappa sabato 20 agosto 2022 in uno dei siti più suggestivi della Calabria, nel parco e museo Archeologico di Capo Colonna (Kr) col tema “Heraion Lakinion. Il mare il sacro e il mito”: modera Ernesto Orrico. L’evento, finanziato dal MiC – Direzione Generale Cinema e Audiovisivo e dalla Fondazione Calabria Film Commission attraverso l’Avviso pubblico per il sostegno alla realizzazione di festival e rassegne cinematografiche e audiovisive in Calabria 2022, è realizzato grazie alla collaborazione del Ministero della Cultura – Direzione regionale Musei Calabria, RAM Film Festival, Calabria Movie International Short Film Festival e le Direzioni dei Musei e Parchi coinvolti. L’ingresso nel museo e nel parco è gratuito come il resto dell’iniziativa. Per chi non potrà essere presente, può seguire la diretta streaming sulla nostra pagina FB di rete Cinema Calabria. Ad accogliere gli ospiti, alle 18, per la visita al museo e al parco archeologico di capo Colonna sarà lo stesso direttore Gregorio Aversa. Alle 19, nell’anfiteatro del parco, “L’ultima colonna. La terra, il sacro, il mare, la memoria”, video racconto sul parco archeologico di Capo Colonna: un piccolo docufilm a quattro voci realizzato per la tappa da Francesco Cristiano e introdotto, come il resto degli appuntamenti, da Ernesto Orrico, figura fondamentale di moderazione e raccordo, che accompagna il pubblico presente da inizio rassegna in questo percorso di scoperta e conoscenza. Ai saluti, alle 19.20, del direttore Aversa, segue, alle 19.30, sempre nella cornice dell’anfiteatro del parco, l’interessante conversazione sull’archeologia territorio su “L’Heraion del Capo Lacinio. Il mito il culto e il mare” a cura dell’archeologa Maria Teresa Iannelli, Iannelli, responsabile della tutela e della ricerca archeologica nelle subcolonie locresi di Hipponion, di Medma, di Caulonia e di Mèthauros e del relativo. Alle 20, a cura e grazie alla collaborazione di Calabria Movie Short Film Festival, proiezione del cortometraggio di Fabio Serpa “Cracolice” (Italia, 2020; 11’) che narra le vicende di quella che è stata definita la Chernobyl calabrese: questo paesino marittimo del Tirreno è tristemente noto alla cronaca per un evento scoppiato nei primi anni ’90, mai smentito né confermato: a seguito dell’approdo delle famose “navi dei veleni”, la popolazione giovane smise improvvisamente di crescere, creando degli eterni adolescenti. Come questo sia stato possibile, rimane ancora un mistero. Alle 20.15, “Il canto della Sirena: archeologia progresso e tradizione”: workshop su cinema, territorio, archeologia e antropologia, che avrà un particolare taglio politico questa volta, come è nella storia professionale del regista Antonio Martino che da sempre si occupa di documentazioni e reportage di denuncia in ambito internazionale. “Con la riforma agraria, con la forzata industrializzazione del territorio e poi con il boom dell’edilizia abusiva”, ricorda il regista, “iniziarono a venire fuori, seppur involontariamente, reperti archeologici inediti. Molti dei siti archeologici vennero completamente distrutti in nome del progresso. Reperti unici per valenza storica vennero dispersi oppure scavati abusivamente e venduti sul mercato nero, attirando “tombaroli” e ricattatori da tutta Italia. Tra questi, un pezzo unico nel suo genere come l’Askos che testimonia direttamente la presenza di Pitagora a Crotone, trafugato e venduto sul mercato nero e finito nelle vetrine del museo Getty di Malibu”. Per l’occasione parlerà del suo ultimo lavoro in fieri, che sta realizzando proprio nella zona di Crotone e che svela una storia ricca di particolari poco conosciuti ai più. Chiude la giornata, alle 21, a cura del RAM film festival Rovereto Archeologia Memorie la proiezione del film “Il patrimonio sommerso. Un mistero sul fondo del mare” di Eugenio Farioli Vecchioli e Marta Saviane e prodotto da RAI Cultura (Italia, 2020; 60’) che ci porterà a scoprire il mondo sommerso dei nostri mari, che custodiscono tesori e patrimoni inestimabili: la città di Baia, la nave di Albenga, il satiro danzante di Mazara del Vallo, l’incredibile scoperta dei rostri navali della battaglia delle Egadi.
Monasterace Marina (Rc). Dopo un anno chiusura per lavori, al museo Archeologico nazionale dell’Antica Kaulon riapre la Sala dei draghi, dei delfini e dell’ippocampo
L’attesa è finita. “È stato l’anno della pazienza per noi”, ammettono al museo e parco archeologico dell’antica Kaulon, nel territorio di Monasterace Marina, “con il Museo chiuso per lavori (necessari per la messa in sicurezza dell’edificio), ma domenica riapre ai visitatori la Sala dei draghi, dei delfini e dell’ippocampo al museo”. Appuntamento domenica 10 luglio 2022, alle 18: alla cerimonia di riapertura interverranno, tra gli altri, il direttore ad interim della Direzione regionale musei Calabria, Filippo Demma, e il direttore del sito museale e archeologico, Elisa Nisticò. Seguirà, alle 18.30, una narrazione ed evocazione a due voci, con Maria Teresa Iannelli e Francesco Cuteri. I mosaici delle Terme di Nannon dovevano essere uno spettacolo unico per i frequentatori delle terme del tempo: il IV sec. a.C. “Possiamo immaginare il movimento delle acque che riflette questo sommerso e colorato spettacolo marino costellato da una flora luminosa. Draghi, delfini, ippocampi, che rimandano ai miti marini, ai culti apollinei e dionisiaci. Creature immaginifiche e immense a protezione dell’umanità, che non ci hanno mai abbandonato”.

Il celebre mosaico pavimentale del drago proveniente dall’antica Kaulon (foto drm-Calabria)
Il mosaico della cosiddetta Sala dei Draghi e dei Delfini, realizzato con tessere policrome, di particolare interesse scientifico per la sua fattura, per la ricercatezza del tema figurativo e per le dimensioni, è da considerarsi tra le testimonianze più significative riconducibili al centro magno-greco di Kaulonía, identificato dall’archeologo Paolo Orsi agli inizi del Novecento e localizzato nell’odierna cittadina di Monasterace Marina. Testimonianze oggi conservate nell’area del parco archeologico dedicato allo stesso centro e situato in contrada Runci, lungo la Strada Statale 106, nel comune di Monasterace ai piedi della suggestiva Collina del Faro. Dopo la scoperta, a cura della soprintendenza Archeologica della Calabria, nel 2012, nell’ambito delle attività di ricerca condotte nel sito di Kaulonia, il mosaico è ad oggi ricordato come uno dei più importanti e dei più antichi ritrovati in Magna Grecia.

La scoperta della sala dei draghi e dei delfini nell’antica Kaulon (foto drm-Calabria)
Il mosaico, di circa 30 mq, databile tra fine IV – inizio III secolo a.C., costituisce il piano pavimentale centrale di un lungo vano con piscina per il bagno caldo di un edificio termale, eretto su un edificio pubblico già esistente, munito di ambienti di rappresentanza e di servizio. Colpisce la particolare ricchezza dei motivi e dei soggetti decorativi scelti – delfini, draghi, ippocampi – e la loro composizione armoniosa con particolari tecnici quali l’uso di lamine in piombo per delineare i profili dei delfini. Lo schema compositivo del mosaico – realizzato con tessere policrome in pietra naturale, ceramica e terracotta di varie forme e dimensioni – pone al centro sei medaglioni con motivi floreali, delimitati da più listelli colorati, la cui particolare composizione dà luogo a una visione prospettica, mentre sul lato occidentale e meridionale sono disposti stretti e lunghi pannelli con figure di animali marini (draghi, delfini e ippocampo) affrontati per coppie. Un particolare decorativo è costituito inoltre, in prossimità dell’accesso alla sala, da una rosetta circolare a 12 petali.



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