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Reggio Calabria. Al museo Archeologico nazionale per “Notti d’Estate al MArRC” sulla terrazza sullo stretto conferenza della professoressa Giuseppina De Marco su “Marcello Piacentini. Il Museo più moderno d’Europa”

reggio-calabria_archeologico_notti-d-estate-2023_31-agosto_locandinaLa storia del museo Archeologico nazionale di Reggio Calabria protagonista dell’ultimo appuntamento di agosto con le “Notti d’Estate al MArRC”. Giovedì 31 agosto 2023, alle 21, sulla magnifica terrazza del museo Archeologico nazionale di Reggio Calabria conferenza della professoressa Giuseppina De Marco su “Marcello Piacentini. Il Museo più moderno d’Europa”. L’evento è organizzato in collaborazione con il Touring Club Italiano, Sezione di Reggio Calabria, e l’Associazione Amici del Museo di Reggio Calabria. Apriranno l’incontro i saluti del direttore Carmelo Malacrino, del console del TCI, Francesco Zuccarello Cimino, e del presidente dell’Associazione Amici del Museo, Francesco Arillotta. A seguire, l’avvincente approfondimento di Giuseppina De Marco, storica dell’arte, dottore di ricerca in conservazione dei beni architettonici e ambientali, docente di Elementi di architettura e urbanistica all’Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria. “Questo straordinario mese di agosto, che ha registrato decine di migliaia di visitatori, si chiude con un appuntamento tutto dedicato alla storia del nostro Museo”, commenta il direttore Malacrino. “Ringrazio la Sezione di Reggio Calabria del TCI e l’Associazione Amici del Museo per aver voluto promuovere questo evento, e la prof.ssa De Marco per aver accolto l’invito a raccontare il progetto di Marcello Piacentini tramite disegni, fotografie e documenti dell’epoca. Un grazie anche alla dott.ssa Giuseppina Cassalia, funzionario del Museo, per l’ottimo lavoro di coordinamento della programmazione estiva”.

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Palazzo Piacentini, sede del museo Archeologico nazionale di Reggio Calabria (foto MArRC)

Il 27 settembre 1949 l’archeologo tedesco Ernst Langlotz in visita a Reggio Calabria definiva il Museo progettato da Marcello Piacentini “il Museo più moderno, meglio illuminato e più efficacemente organizzato d’Europa”. La De Marco si soffermerà sul dibattito artistico acceso tra gli anni Venti e Trenta del Novecento in Italia, tra latinità, modernità e fascismo, concentrandosi su alcuni dei protagonisti del sistema dell’arte, tra cui il reggino Lino Pesaro, fondatore nel 1917 della Galleria Pesaro a Milano, e di Margherita Sarfatti. “La prima esposizione di Architettura razionale in Italia si tenne a Roma nel 1928, organizzata da Adalberto Libera”, spiega la prof.ssa De Marco. “Nel 1929 il concorso per il progetto della nuova Palazzata di Messina e nel 1932 quello per la ricostruzione delle chiese parrocchiali videro la partecipazione dei maggiori protagonisti del Movimento Moderno, fortemente devoti alla lezione di Piacentini, il cui autorevole giudizio, come membro del Consiglio Superiore per le Antichità e Belle Arti, nella valutazione dei progetti fu determinante. L’incarico conferito dal Podestà di Reggio Calabria a Piacentini nel 1932 per la progettazione del Museo si colloca in questo contesto. Nell’incontro saranno esaminate le varie fasi progettuali, con un focus sul dibattito critico che determinò i sostanziali mutamenti del progetto originario, la cui portata rivoluzionaria non fu compresa dalle autorità locali”.

Fondazione museo civico di Rovereto: in #apertipercultura dedicati a Paolo Orsi un documentario di Osvaldo Maffei (“Paolo Orsi e Margherita Sarfatti tra classicismo e modernità”) e una pillola di scienza di Barbara Maurina (“Paolo Orsi, le lettere”)

La Fondazione Museo Civico di Rovereto, in questo lungo periodo di lockdown, si è aperta virtualmente, ponendosi al servizio della comunità, anche a distanza, per continuare a offrire appuntamenti scientifici e culturali. Sul sito del museo è stato attivato un piccolo portale #apertipercultura, simboleggiato proprio da una porta di casa che si apre sul mondo della scienza, sulle sezioni, sui reperti, sui siti, sulla storia, sul territorio, su temi interessanti, che si approfondiscono anche a distanza attraverso la voce di esperti, scienziati, ricercatori “amici” del Museo, con pillole di scienza, conferenze, video, articoli, a portata di clic e adatti davvero a tutti. Cinque le sezioni previste: “Succede al Civico – Talk”, “Pillole di scienza”, “Conferenze”, “Documentari”, “Approfondimenti”. Sul grande archeologo roveretano Paolo Orsi la Fondazione Museo Civico di Rovereto in #apertipercultura ha dedicato un documentario (“Paolo Orsi e Margherita Sarfatti tra classicismo e modernità”) e una pillola di scienza (“Paolo Orsi, le lettere”).

Nel documentario “Paolo Orsi e Margherita Sarfatti tra classicismo e modernità” l’artista Osvaldo Maffei racconta la genesi della sua installazione di arte contemporanea realizzata nell’ottobre 2018 in occasione della XXIX Rassegna Internazionale del Cinema Archeologico di Rovereto al teatro Zandonai di Rovereto e della mostra “Margherita Sarfatti. Il Novecento italiano nel mondo” al Mart di Rovereto. L’installazione di Maffei raccorda i due personaggi, l’archeologo roveretano Paolo Orsi (1859-1935) e la scrittrice e critica d’arte veneziana Margherita Sarfatti (1880-1961), e i due eventi culturali roveretani, la Rassegna internazionale del cinema archeologico e la mostra sulla Sarfatti al Mart. Il documentario è realizzato con il contributo di Franco Nicolis, direttore ufficio Beni archeologici della Provincia autonoma di Trento; Barbara Maurina, responsabile della sezione Archeologia della Fondazione Museo Civico di Rovereto; Patrizia Regorda, Archivi Storici del Mart. “Paolo Orsi – racconta Maffei – nel 1930 dona a questa gentildonna di grande potere un piccolo omaggio che ha una grandissima valenza culturale e rimanda a un vissuto di tipo arcaico”. Si tratta di una serie di 70 calchi in gesso di monete antiche siracusane, oggi in un cofanetto conservato nel fondo archivistico “Margherita Sarfatti” al Mart-Archivio del Novecento, dove è arrivato nel 2009. Come rappresentare in forma artistica il dono? “È la domanda che mi sono fatto”, continua Maffei. “E ho pensato subito a che cosa significa, per esempio, portare delle rose a una signora o magari dei dolcetti, dei cioccolatini. La prima cosa che si fa, si cerca di infiocchettarli, di renderli più attraenti, più piacevoli, con delle carte, delle veline, dei fiocchi. L’idea di scambiare, di giocare sull’equivoco, di scambiare questi piccoli calchi in gesso con delle mentine, con dei piccoli dolcetti di pan di zucchero mi è sembrata un’idea molto divertente, ed è stato l’unico approccio che mi permettesse di lavorare senza entrare in concorrenza, senza diventare un piccolo scienziato inadeguato, ma lavorare per solleticare l’intelligenza e la curiosità degli spettatori del festival e della mostra della Sarfatti che si teneva al Mart in quel periodo”.

“Paolo Orsi. Le lettere”. In questa “pillola di scienza” Barbara Maurina, conservatrice e responsabile della Sezione Archeologia della Fondazione Museo Civico, racconta dell’archeologo Paolo Orsi e delle straordinarie lettere arrivate fino a noi da una soffitta di un palazzo di Ala. “Da alcuni anni – spiega Maurina – stiamo conducendo uno studio sistematico su una serie di documenti di archivio di grande importanza conservati dalla Fondazione del museo civico di Rovereto. Ma il museo civico di Rovereto fin dalla sua nascita alla metà dell’Ottocento si è sempre occupato di raccogliere e studiare non soltanto reperti ma anche dati archeologici e naturalistici”. Tra i padri fondatori del museo c’è anche Paolo Orsi, che entrò nell’istituzione a 16 anni nel 1875. E alla sua morte nel 1935 lasciò al museo la sua preziosa collezione, un importantissimo patrimonio archeologico e archivistico. “Dal 2010 – continua – è partito un progetto per riordinare, studiare e poi pubblicare sull’archivio on line del museo gli archivi sui grandi protagonisti dell’archeologia a cavallo del Novecento, tra cui i due roveretani Federico Halbherr e Paolo Orsi. Seguo questo lavoro con il collega Maurizio Battisti. I dati raccolti vengono inseriti su un sito on line che viene continuamente implementato”. Dal 2013 nel progetto si è inserito un tassello molto importante: un archivio di 8mila lettere scoperto in una soffitta di un palazzo di Ala in provincia di Trento di proprietà degli eredi di Paolo Orsi. L’archivio era stato suddiviso in 57 faldoni dallo stesso Orsi che definiva questo documenti, come ha scritto lui stesso, “dal naufragio della mia corrispondenza”: lettere sopravvissute alla dispersione. “In realtà questo enorme patrimonio epistolare lo credevamo ormai perduto. Grande è stata quindi la sorpresa al suo ritrovamento. La Fondazione Museo Civico di Rovereto già nel 2013 ha acquisito questo archivio e ha deciso di renderlo subito pubblico con un lavoro di studio, analisi, acquisizione digitale, catalogazione, schedatura e inventariazione. Questo lavoro viene progressivamente pubblicato on line e divulgato attraverso conferenze, convegni, articoli scientifici. Contiamo di portarlo a termine per la primavera del 2021”.