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Roma. Al Complesso di San Michele la presentazione del libro “Un atleta venuto dal mare. Criticità e prospettive di un ritorno” (L’Erma di Bretschneider) di Jessica Clementi, Mariateresa Curcio e Rachele Dubbini nell’ambito dei “Percorsi di lettura” dell’Istituto centrale per l’Archeologia (Ica) per promuovere la riflessione e il dibattito sull’Atleta di Fano, e il contenzioso tra lo Stato italiano e il Paul Getty Museum. In presenza e on line

roma_ica_libro-un-atleta-venuto-dal-mare_di-clementi-curcio-dubbini_presentazione_locandinaPer “Percorsi di lettura dell’Istituto centrale per l’Archeologia”, giovedì 22 febbraio 2024, alle 16, a Roma, nella sala conferenze della Biblioteca delle arti del Complesso monumentale del San Michele, presentazione del libro “Un atleta venuto dal mare. Criticità e prospettive di un ritorno” (L’Erma di Bretschneider) curato da Jessica Clementi, Mariateresa Curcio e Rachele Dubbini. Il testo è dedicato a un rinvenimento archeologico avvincente e controverso: quello del cosiddetto “Atleta di Fano” ritrovato nel 1964 nelle acque dell’Adriatico e oggetto di un lungo contenzioso tra lo Stato italiano e il Getty Museum di Malibu. L’evento sarà trasmesso sul canale YouTube dell’Istituto Centrale per l’Archeologia. Dopo i saluti, portati dal direttore generale Archeologia Belle arti e Paesaggio, Luigi La Rocca, e da Massimo Osanna, direttore generale Musei, introduce i lavori Elena Calandra, direttore dell’Istituto centrale per l’archeologia, che animerà il dialogo con le curatrici Jessica Clementi, Mariateresa Curcio e Rachele Dubbini: interverranno Stefania Bisaglia, dirigente del Servizio IV della direzione generale Archeologia Belle arti e Paesaggio, che si occupa della circolazione dei beni culturali; Lorenzo D’Ascia, dell’Avvocatura generale dello Stato, che supporta il ministero della Cultura nella complessa vicenda giudiziaria; ed Eugenio Polito, dell’università di Cassino e del Lazio meridionale, esperto sotto il profilo della storia dell’arte antica. La presentazione intende promuovere la riflessione e il dibattito sui molteplici temi posti da un lavoro editoriale ricco di spunti di interesse, che offre un contributo corale su un’opera scultorea dall’alto valore artistico e identitario.

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Copertina del libro “Un atleta venuto dal mare. Criticità e prospettive di un ritorno” (L’Erma di Bretschneider) di Jessica Clementi, Mariateresa Curcio e Rachele Dubbini

Il libro. Un’antica statua in bronzo rinvenuta in mare negli anni Sessanta dai pescatori di Fano: la creazione di un artigiano greco che imita o copia fedelmente un’opera famosa nel mondo romano o l’opera originale dell’illustre scultore Lisippo, razziata dalla Grecia dai conquistatori romani? Di certo siamo di fronte a un bene culturale la cui proprietà è aspramente contesa tra l’Italia e gli Stati Uniti, mentre la memoria del suo rinvenimento e il suo legame con l’Adriatico la rendono parte integrante dell’eredità culturale della città di Fano. L’atleta venuto dal mare è denominato “il Lisippo”, “l’Atleta di Fano”, il “Getty Bronze” o ancora, volendo rimanere più neutrali, “l’Atleta vincitore”. Così come i suoi nomi, numerose sono le questioni aperte che riguardano quest’opera: il volume ospita una discussione che vede protagonisti esperti di varie discipline per affrontare insieme la questione giuridica, la conservazione e la valorizzazione del bene, il rapporto con il territorio adriatico e con le comunità che di questo bene si sentono eredi e il tema della circolazione di opere greche nel mondo romano, al fine di mettere a fuoco possibilità e criticità di un possibile ritorno del pezzo in Italia dal Getty Museum di Los Angeles, ritorno atteso ormai da troppi anni.

Il convegno. Il libro scaturisce dal convegno “Un atleta venuto dal mare. Criticità e prospettive di un ritorno”, promosso dall’università di Ferrara nel 2021 riguardo alla statua dell’Atleta di Fano, così denominato per il luogo di rinvenimento, avvenuto a opera di un peschereccio italiano il 14 agosto 1964 nelle acque antistanti la città. La statua è nota peraltro con varie denominazioni, che ne tradiscono la storia complessa, tra le quali: “il Lisippo”, l’“Atleta vittorioso” e il “Bronzo Getty”. Quest’ultima definizione denuncia l’attuale e controversa proprietà del bene: il John Paul Getty Museum di Malibu, che acquistò l’opera nel 1977 dichiarandone il rinvenimento in acque internazionali. Come spiegato nella prefazione del libro, il ministero della Cultura, i carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale e l’autorità giudiziaria sono da anni impegnati in un’azione volta “alla restituzione allo Stato italiano dell’opera in forza anche del provvedimento con cui nel 2018 la Corte di Cassazione ne ha reso definitiva la sentenza di confisca, ritenendo che la statua dell’Atleta appartenesse storicamente e culturalmente all’Italia dal cui territorio era stata illecitamente sottratta”. Il museo statunitense si è appellato alla Corte Europea di Giustizia presso cui pende ora il giudizio, ma nel frattempo il convegno e il volume hanno inteso analizzare la statua sotto vari profili. Di essa sono analizzati nella prima sezione il luogo di ritrovamento e i possibili contesti originari (Rachele Dubbini), le denominazioni che si sono sovrapposte a connotarne la poliedrica percezione dell’identità (Materiateresa Curcio), fino alle nuove proposte di valorizzazione (Jessica Clementi); nella seconda parte l’opera è inquadrata nell’ambito del commercio antico delle opere d’arte greca nel Mediterraneo (Alessio Sassù), con un approfondimento sulle sculture d’ornamento a Roma (Alessandra Bravi); la terza parte ripercorre le intricate vicende processuali riguardanti il bronzo (Silvia Cecchi), inquadrandole nella prospettiva della restituzione dei beni archeologici (Serena Epifani); segue la riflessione sulla questione espositiva dei bronzi antichi, sotto il profilo della conservazione (Monica Galeotti e Anna Patera) e della valorizzazione (Francesca Morandini). La quinta sezione del volume guarda alla questione identitaria nel quadro internazionale, della quale l’Atleta è considerato un caso cruciale (Giuditta Giardini), analizzato accanto alle statue-gonfalone simbolo di varie città in età medievale. Il lavoro si chiude con le prospettive di ricerca e di valorizzazione dal contesto di provenienza in senso lato, guardando all’archeologia subacquea nelle Marche (Stefano Finocchi e Stefano Medas), agli spunti per la musealizzazione (Nicoletta Frapiccini), al recupero dell’area del teatro romano di Fanum Fortunae (Stefano Marchegiani). La restituzione all’Italia dell’Atleta è ancora sub iudice, ma innegabile è il valore identitario che si è venuto creando intorno alla statua, che rappresenta un punto di riferimento per i cittadini di Fano e più in generale per la comunità di patrimonio, come la convenzione di Faro insegna.

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Jessica Clementi (Sapienza università di Roma)

Jessica Clementi ha conseguito il dottorato in archeologia classica alla Sapienza università di Roma. È assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Scienze della Terra, Sapienza università di Roma e docente di topografia antica all’università di Ferrara. Si occupa di storia dell’arte greca e romana e topografia antica, con molteplici interessi nel campo dell’archeologia funeraria e dei sistemi insediativi nel Delta Padano. La sua ricerca spazia dalla storia dell’archeologia, con una monografia dedicata agli scavi Torlonia sull’Appia Antica, all’applicazione di tecniche remote sensing per il monitoraggio di beni archeologici e la tutela del territorio.

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Mariateresa Curcio, Sapienza università (foto cosenza channel)

Mariateresa Curcio ha conseguito il dottorato in archeologia classica, con titolo congiunto tra Sapienza università di Roma e Paris 1 Panthéon-Sorbonne. Ha lavorato come assegnista di ricerca per il dipartimento di Scienze dell’Antichità alla Sapienza e per il dipartimento di Studi umanistici dell’università di Ferrara. È autrice di una monografia sulla produzione artistica romana e di diversi articoli sulla statuaria nel mondo antico, la storia dell’archeologia e le metodologie museologiche. Attualmente si occupa di digitalizzazione del patrimonio culturale e di allestimenti museali.

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Rachele Dubbini (università di Ferrara)

Rachele Dubbini è professore associato in Archeologia classica all’università di Ferrara. È la fondatrice del laboratorio “Eredità Culturali e Comunità” specializzato sul rapporto tra il patrimonio culturale e le comunità che lo vivono e dal 2022 è direttrice del progetto di scavo “Appia Antica 39”, che indaga un lotto funerario di epoca imperiale alle porte di Roma. Autrice di numerosi studi sulla Corinto di epoca arcaica, sul paesaggio suburbano della città di Roma e sull’archeologia italiana in epoca fascista, si occupa principalmente dell’archeologia del sacro e dell’archeologia del paesaggio nel mondo greco e romano, della storia dell’archeologia italiana e dell’archeologia pubblica.

Traffico internazionale illegale di beni culturali. Rientrati da Londra 750 reperti archeologici trafugati dall’Italia e presentati al museo nazionale di Castel Sant’Angelo, databili tra l’VIII secolo a.C. e l’epoca medievale. Valore stimato in 12 milioni di euro. Azione congiunta tra Ministero e Carabinieri TPC

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Testa marmorea virile di personaggio di età matura, si tratta di un ritratto privato riferibile probabilmente a un contesto o monumento ufficiale in ambito urbano. Età imperiale (attorno al 280 d.C.) (foto mic-tpc)

Un tavolo tripode in bronzo proveniente da un contesto aristocratico dell’orientalizzante etrusco, due testiere equine da parata di ambito apulo-lucano, due pitture funerarie di area meridionale; per l’epoca romana, alcune teste virili in marmo di età imperiale, varie porzioni di statue e gruppi bronzei, o, ancora, il dipinto parietale con raffigurazione di tempietto strappato con ogni probabilità da una residenza vesuviana. Sono solo alcuni pezzi pregiati tra i 750 reperti archeologici rimpatriati da Londra il 19 maggio 2023 in seguito alle indagini del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, coordinate dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma, mirate a contrastare il traffico internazionale di beni culturali, sfociate anche in una procedura extragiudiziale e in una causa civile, condotta in stretta collaborazione con il ministero della Cultura attraverso l’Avvocatura generale dello Stato.

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Presentazione del recupero di 750 reperti archeologico da Londra: da sinistra, Mario Turetta, Eleni Sourani, Gennaro Sangiuliano, Vincenzo Molinese, Lorenzo d’Ascia (foto mic-tpc)

Sono stati presentati ufficialmente il 31 maggio 2023, a Roma, al museo nazionale di Castel Sant’Angelo a Roma. Sono intervenuti Mario Turetta, segretario generale del ministero della Cultura; Lorenzo d’Ascia, avvocato dell’Avvocatura generale dello Stato; il generale B. Vincenzo Molinese, comandante del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale; S.E. Eleni Sourani, ambasciatore di Grecia in Italia. Le conclusioni affidate a Gennaro Sangiuliano, ministro della Cultura. 

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Raro e ben conservato tavolino tripode in lamina bronzea, produzione etrusca del VII sec. a.C., con ogni probabilità proveniente da un contesto funerario di rango aristocratico (foto mic-tpc)

 

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Il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, e il generale di Brigata Vincenzo Molinese alla presentazione del recupero di 750 reperti archeologici da Londra (foto mic-tpc)

“Il recupero del patrimonio culturale illecitamente sottratto è una delle priorità del mio programma, tutelare significa anche evitare che il nostro patrimonio sia depredato da trafficanti senza scrupoli”, ha dichiarato il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano. “L’azione congiunta tra Ministero e Carabinieri TPC è un esempio virtuoso di collaborazione istituzionale da preservare e consolidare anche con iniziative come questa, nella quale abbiamo lavorato fianco a fianco con la Grecia. Ringrazio l’Arma per il prezioso lavoro quotidiano, svolto in ogni parte del mondo”. E il Generale di Brigata Vincenzo Molinese, Comandante del TPC: “Il rimpatrio di questi preziosi reperti dal Regno Unito è l’ulteriore conferma della consolidata sinergia nell’azione di recupero tra il Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale e il Ministero della cultura. Il caso specifico ha visto inoltre il coinvolgimento fondamentale dell’Avvocatura Generale dello Stato e dell’Ambasciata d’Italia a Londra. Anche oggi celebriamo il costante impegno dei Carabinieri dell’Arte rivolto alla tutela del patrimonio culturale italiano”. “Quando le istituzioni fanno gioco di squadra i risultati arrivano sempre”, ha detto Mario Turetta, Segretario generale del ministero della Cultura. 

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Quattro fibule in lamina d’oro con arco sagomato e terminale a bottone, produzione dell’Italia meridionale (V sec. a.C.) (foto mic-tpc)

 

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Kylix attica a figure rosse decorata all’interno con gorgoneion e all’esterno con raffigurazione di Dioniso assiso con corno potorio in mano, su di un lato, e di un cavaliere, sull’altro, inframmezzati da motivo ad occhioni e tralci (foto mic-tpc)

I ritrovamenti, provenienti da scavi clandestini sul territorio italiano, erano confluiti in una società inglese in liquidazione, la Symes Ltd, riconducibile a Robin Symes, importante trafficante di beni culturali. La società, che si era sempre opposta ai reiterati tentativi di recupero da parte dell’Autorità Giudiziaria italiana, sottoposta a procedura fallimentare nel Regno Unito, è stata citata in giudizio anche in Italia, tramite l’Avvocatura generale dello Stato, per la restituzione dei beni o il risarcimento civile del danno. La consegna è stata possibile grazie alle complesse trattative seguite dal ministero della Cultura (Ufficio III del Segretariato generale, ufficio Legislativo e direzione generale Archeologia Belle arti e Paesaggio), in sinergia e stretta collaborazione con i Carabinieri dell’Arte che, con la fattiva collaborazione dell’ambasciata d’Italia a Londra, li hanno scortati in Italia. L’accordo per la restituzione è stato siglato l’11 maggio 2023.

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Bronzetto raffigurante auleta con doppio flauto, produzione etrusca di età arcaica (foto mic-tpc)

 

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Pendaglio in oro a forma di ghianda con doppio occhiello, di produzione tarantina o comunque magno greca (foto mic-tpc)

L’insieme dei reperti, databili complessivamente tra l’VIII secolo a.C. e l’epoca medievale, il cui valore è stimato in 12 milioni di euro, offrono uno spaccato delle molteplici produzioni dell’Italia antica e delle isole, riflettendo al contempo la lacerazione insanabile subita dai numerosi e diversificati contesti archeologici (funerari, cultuali, abitativi e pubblici) oggetto di depredazione, concentrati in particolare nell’Etruria e nella Magna Grecia. I materiali riacquisiti comprendono vasi fittili, sia di produzione locale che di fabbrica attica e corinzia, in bronzo e in pasta vitrea, elementi del vestiario e monili in oro, argento, bronzo, osso e ambra, tra cui 26 collane ricomposte nella prospettiva dell’immissione sul mercato, armi, utensili e suppellettili, elementi della bardatura equina, coroplastica votiva e architettonica, sarcofagi, di cui uno in piombo con decorazione a rilievo, e urne funerarie, oggetti votivi e rituali, elementi di statuaria in bronzo, in marmo e in calcare, elementi architettonici e arredi in bronzo e marmo, decorazioni musive e dipinte.