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Santa Marinella (Rm). Nell’area archeologica di Pyrgi a Santa Severa la conferenza-spettacolo “L’Etrusca Pyrgi da Eschilo a Dionigi I di Siracusa” di e con Agostino De Angelis nell’ambito della IV edizione della manifestazione “Sulla Strada degli Etruschi”

santa-severa_pyrgi_conferenza-spettacolo-l-etrusca-pyrgi-da-eschilo-a-dionigi-I-di-siracusa_de-angelis_locandinaNell’ambito della IV edizione della manifestazione “Sulla Strada degli Etruschi”, l’area archeologica del Santuario di Pyrgi ospita la conferenza spettacolo di e con Agostino De Angelis “L’Etrusca Pyrgi da Eschilo a Dionigi I di Siracusa”, promossa dalla soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per la Provincia di Viterbo e per l’Etruria Meridionale e organizzata dall’associazione culturale ArchéoTheatron. Appuntamento giovedì 29 agosto 2024, alle 18.30, a Santa Severa-Area Archeologica di Pyrgi di Santa Marinella (Rm), uno dei luoghi più importanti e suggestivi dell’Etruria. L’area del santuario di Pyrgi che ha giocato, insieme all’area portuale, un ruolo di fondamentale importanza nella storia del Mediterraneo antico, rappresentando sul mare la grande metropoli etrusca di Cisra/Caere (Cerveteri), che traeva le proprie ricchezze dal controllo dei traffici marittimi, sarà il degno fondale per la messa in scena, per la prima volta nel sito archeologico, della conferenza spettacolo dedicata alla storia e al mito. Ingresso gratuito. Abbigliamento comodo con scarpe o sandali senza tacchi. Info: Tel 0766-570194, prenotazione obbligatoria: archeotheatron.ass@gmail.com; 349-4055382.

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L’attore Agostino De Angelis (dal profilo Fb)

L’evento sarà strutturato nella rappresentazione di momenti puramente teatrali, con attori e cavalieri, tratti dalla tragedia di Eschilo “Sette contro Tebe”, prendendo spunto proprio dall’immagine raffigurata sull’altorilievo che decorava il frontone posteriore del Tempio A di Pyrgi, oggi conservato al Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia. La famosissima scena rappresenta un cruento episodio della mitica guerra tra le polis di Argo e di Tebe, conflitto causato dalla rottura da parte di Eteocle del patto stretto con suo fratello Polinice, concernente l’annuale alternanza tra i due sul trono tebano. Altri momenti saranno dedicati ad alcune divinità etrusche tra le quali la bella Leucotea (la “dea bianca”), a cui le fonti greche attribuiscono la dedica del tempio A del Santuario di Pyrgi. Ad arricchire e approfondire la storia degli Etruschi dal punto di vista culturale e religioso sarà l’intervento della etruscologa Simona Rafanelli, direttrice del museo civico Archeologico “Isidoro Falchi” di Vetulonia, mentre a ricordare l’importanza che l’area sacra di Pyrgi rappresenta per tutta l’Etruria, sarà la professoressa Laura Maria Michetti, docente di archeologia alla Sapienza Università di Roma ed attuale direttrice dello scavo che dal 1957 interessa continuativamente l’area del Santuario.

 

Roma. Il museo nazionale Etrusco di Villa Giulia lancia il progetto “Un anno con gli dei etruschi”: ogni mese un approfondimento su una divinità con l’invito a scoprirla in museo. Per settembre il focus è su la dea Thesan, protettrice dei naviganti

roma_villa-giulia_un-anno-con-gli-dei-etruschi_locandinaNuovo mese e nuova divinità in un anno con gli dei etruschi: uno da scoprire per ogni mese dell’anno. Il museo nazionale Etrusco di Villa Giulia ha deciso di ritmare il 2023 con il racconto degli dei etruschi. Sul sito del museo è stato inserito un approfondimento dedicato alle divinità venerate dagli Etruschi, una per ciascun mese dell’anno: dodici narrazioni curate dall’archeologa Vittoria Lecce che a gennaio sono partite con Culsans, il guardiano delle porte e dei cicli temporali; seguite a febbraio con Fufluns, il Dioniso greco; a marzo con Laran, il dio guerriero; ad aprile con Turan, la dea dell’amore; a maggio con Tinia, il dio della Luce; a giugno con Uni, la sposa di Tinia; a luglio con Menerva, la dea guerriera protettrice dei giovani; agosto con la dea Vei, protettrice della vita (vedi Roma. Il museo nazionale Etrusco di Villa Giulia lancia il progetto “Un anno con gli dei etruschi”: ogni mese un approfondimento su una divinità con l’invito a scoprirla in museo. Per agosto il focus è su la dea Vei, protettrice della vita | archeologiavocidalpassato). Per settembre il focus è sulla dea Thesan, protettrice dei naviganti.

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Cratere falisco a figure rosse cosiddetto dell’Aurora, attribuito al Pittore dell’Aurora (360-340 a.C.), dalla Tomba 4 (CXV) della Necropoli di Colonnette di Falerii Veteres (Civita Castellana, VT), conservato al museo nazionale Etrusco di Villa Giulia (foto etru)

SETTEMBRE E LA DEA THESAN. Thesan, la dea etrusca dell’aurora, è presto identificata con la greca Eos, e rappresentata come una giovane donna alata. Fra i campi d’azione della dea dovevano rientrare la tutela del mondo femminile e l’amore. Non a caso nei miti greci Eos ha un carattere passionale e arriva a rapire i giovani di cui è innamorata; ma la dea sa essere anche una madre affettuosa che tenta disperatamente di salvare il figlio Memnone, destinato a morire per mano di Achille. Gli Etruschi conoscevano bene queste storie, che venivano riprodotte su pregiati vasi da mensa di importazione e di produzione locale. Le rappresentazioni più numerose di Eos/Thesan si trovano però sugli specchi e mostrano la dea alla guida di una quadriga, mentre sale nel cielo subito prima del sorgere del sole.

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Testa femminile in terracotta modellata a mano identificata con Leucotea dal frontone anteriore del Tempio A, Pyrgi (Santa Severa), 340-330 a. C., conservata al museo nazionale Etrusco di Villa Giulia (foto etru)

L’assimilazione di Thesan con Eos non si estendeva alla sfera cultuale (forse perché in Grecia Eos era una figura mitologica a cui non si tributava un culto attivo), quindi in questo ambito la dea etrusca era identificata con la romana Mater Matuta e con la greca Leucotea, divinità protettrice dei naviganti. Secondo il racconto di Ovidio, la giovane Ino, zia e nutrice di Dioniso, si era gettata in mare con il figlio Melicerte per sfuggire al marito Atamante, reso pazzo e violento da Giunone. I due naufraghi, approdati nel Lazio e protetti da Eracle, sarebbero stati trasformati in divinità marine con i nomi di Leucotea e Palemone.

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Statua maschile in terracotta modellata a mano identificata con Eracle dal frontone anteriore del Tempio A, Pyrgi (Santa Severa), 340-330 a.C., conservata al museo nazionale Etrusco di Villa Giulia (foto etru)

Finora in Etruria un solo luogo sacro ha restituito testimonianze certe del culto di Thesan: si tratta del santuario di Pyrgi, legato al porto commerciale di Cerveteri e frequentato anche da mercanti greci e cartaginesi. A Thesan/Leucotea doveva essere dedicato il grande Tempio A (470-460 a.C.). Della decorazione del tempio facevano parte sia la bella testa femminile con i capelli mossi dal vento, tradizionalmente identificata con Ino/Leucotea appena uscita dal mare, sia la figura maschile identificata con Eracle, esposte nella Sala 13 B del Museo. La scena illustra una storia di salvezza e accoglienza dopo un grave pericolo corso in mare e doveva risultare particolarmente appropriata per il santuario di un porto internazionale.

Etruria Meridionale. Ripulite dai volontari tornano alla luce le mura poligonali romane dell’etrusca Pyrgi, il porto di Caere-Cerveteri

Un tratto delle mura poligonali del castrum romano di Pyrgi

Un tratto delle mura poligonali del castrum romano di Pyrgi

È tornato in luce l’intero circuito murario in opera poligonale del castrum romano di Pyrgi, l’antica cittadina dell’Etruria corrispondente all’odierna Santa Severa, sulla via Aurelia. Circa 500 metri di mura sono ora nuovamente visibili e possono essere ammirate dai visitatori, dopo che sono state ripulite dalla coltre di rovi e di immondizie che l’avevano sepolte negli ultimi anni, grazie all’intervento curato dai volontari per i beni culturali del gruppo archeologico del Territorio Cerite (Gatc), svolto in collaborazione con la soprintendenza Archeologica per l’Etruria Meridionale.

Il castello di Santa Severa che insiste sull'antico castrum romano di Pyrgi

Il castello di Santa Severa che insiste sull’antico castrum romano di Pyrgi

Modellino con una ricostruzione del Tempio B di Pyrgi

Modellino con una ricostruzione del Tempio B di Pyrgi

Pyrgi fu una piccola città dell’Etruria meridionale costiera, porto principale di Caere (l’odierna Cerveteri), da cui dista 13 km, e sede del più importante santuario non solo della città, ma di tutta l’Etruria marittima, sacro a una divinità identificata comunemente con Leucotea. Scavi condotti dall’università di Roma a partire dal 1957, anche con l’aiuto della prospezione geofísica, hanno riportato alla luce quasi per intero il grande santuario, con scoperte clamorose (le famose “lamine d’oro di Pyrgi”), cui si è aggiunta dal 1983 una seconda area sacra. Tra il 1964 e il 1967 sono state scavate le mura e le porte della colonia romana, mentre nel 1972 è stato allestito sul posto un Antiquarium statale. L’insediamento etrusco occupava il breve promontorio fronteggiato dall’insenatura naturale del porto, oggi quasi del tutto interrata, prolungandosi a Sud lungo la costa per 300 metri, con una superficie complessiva di 10 ettari, in parte erosa dal mare. Dopo una lunga fase di frequentazione iniziata almeno dalla fine dell’VIII sec. a.C., il sito fu urbanizzato intorno al 600 a.C. secondo un piano apparentemente ortogonale, con strade larghe e ben drenate, case con muri dapprima a mattoni crudi su zoccolo di ciottoli grossi, più tardi interamente di pietre a secco. Al di là del centro abitato furono insediate, in una piana costiera fino allora deserta, due aree sacre, separate da un fosso alimentato da una sorgente situata poco all’interno, l’unica esistente nell’intero comprensorio. La costruzione dei primi sacelli si data verso il 540-530 a.C. La svolta decisiva solo verso il 510 a.C., quando l’area a Nord del fosso fu rialzata e monumentalizzata con la costruzione di un recinto rettangolare di 36 metri per almeno 72. All’interno fu innalzato il tempio Β (20 X 30 m) che aveva una cella quadrata con pronao ad ante precedute da una coppia di colonne, fasciata da una peristasi di 4×6 colonne, con portico meno largo sul lato posteriore. “Muri e colonne erano di tufo intonacato di bianco”, spiegano gli archeologi, “mentre la decorazione del tetto e degli stipiti della porta della cella era fittile. Sul frontone altorilievi ricordavano le fatiche di Eracle”.

Una veduta aerea dell'area sacra di Pyrgi a un passo dal mare

Una veduta aerea dell’area sacra di Pyrgi a un passo dal mare

Le lamine d'oro di Pyrgi (due con iscrizione in etrusco, una in fenicio) trovate nel 1964

Le lamine d’oro di Pyrgi (due con iscrizione in etrusco, una in fenicio) trovate nel 1964

Assieme ai resti della decorazione del tempio nel 1964 sono venute in luce tre lamine d’oro a forma di fogli verticali di cm 8/9 X 18/19, iscritte (due in etrusco e la terza in fenicio), databili, per quanto lo consentono fonetica e paleografia, alla stessa epoca del tempio. L’iscrizione etrusca lunga (36 parole) e quella fenicia (41 parole) costituiscono una bilingue, anche se non puntuale, mentre l’etrusca corta contiene informazioni aggiuntive. “La bilingue – ricordano gli etruscologi – commemora l’impresa di un re «su» Caere, Thefarie Velianas, che ha costruito un «luogo santo» nel «tempio» di Uni, in fenicio chiamata Astarte, e lo ha donato alla dea per ringraziarla del favore ricevuto di regnare per tre anni. Poiché nella terminologia fenicia (e biblica) il «tempio» del dio (letteralmente la «casa») è quello che in Occidente si usa chiamare piuttosto il santuario, con tutta la molteplicità di strutture e di spazi di cui proprio il caso in questione è un buon esempio, è lecito identificare il più circoscritto ma cultualmente più importante «luogo santo» con il tempio B, alla cui porta probabilmente le lamine erano affisse, in compagnia delle grandi bullae d’oro rinvenute assieme con esse (forse le “stelle” citate nella chiusa del testo fenicio)”.

La porta di NordEst del circuito originale delle mura poligonali di Pyrgi

La porta di NordEst del circuito originale delle mura poligonali di Pyrgi

Intorno al 280-270 a.C. sia il santuario monumentale che l’area Sud furono devastati da un evento bellico, forse collegato al conflitto allora insorto tra Roma e Caere, cui seguirono la riduzione a prefettura della città etrusca e l’annessione a Roma dell’intero litorale. Poco dopo templi, sacelli e ogni altra costruzione furono demoliti e i loro resti accumulati al suolo, colmando le bassure, e livellando accuratamente le due aree. La devastazione che colpì le aree sacre coinvolse, a quanto risulta dall’esame della sezione tagliata dall’erosione marina, anche l’intero abitato. Sulle rovine del quartiere antistante il porto fu impiantata la colonia romana, di 5 ettari e mezzo. Le mura urbane, che fungono alla base da contenimento dell’interro che ha livellato i resti della città etrusca, disegnano un rettangolo di 218 X 270 metri. Costruite con massi di arenaria locale lavorati sulla faccia esterna in una raffinata opera poligonale, sono le meglio conservate che si conoscano per una colonia “optimo iure”.

Un tratto delle mura poligonali di Pyrgi ripulito dai volontari

Un tratto delle mura poligonali di Pyrgi ripulito dai volontari

Oggi il circuito delle mura costruito in grandi blocchi di pietra calcarea messi in opera a secco conserva ancora i resti di ben tre delle quattro porte originali dalle quali uscivano le strade rivolte verso le altre colonie romane del territorio: Alsium in direzione dell’attuale Palo Laziale di Ladispoli e Castrum Novum a Santa Marinella; la porta nord era rivolta alla via Aurelia che veniva raggiunta con un breve diverticolo. Resta invece ancora sepolta e sconosciuta la porta affacciata sul mare che dava accesso al porto antistante la città. Il muro era spesso circa 3 metri e altro forse più di 10 metri, liscio verso l’esterno e contraffortato all’interno da un alto terrapieno. Sulla sommità doveva trovarsi un parapetto merlato di tufo, alcuni resti del quale sono ancora visibili nell’intercapedine della Casa della Legnaia all’interno del Castello di Santa Severa. Il percorso delle mura è ora ben visibile e può essere riscoperto con una breve passeggiata a partire dalla spiaggia del castello.

Seguendo il percorso lungo le mura si incontrano ancora tre porte del castrum romano di Pyrgi

Seguendo il percorso lungo le mura si incontrano ancora tre porte del castrum romano di Pyrgi

Il possente circuito murario, ripulito per la prima volta nel 1993 dopo anni di abbandono dai volontari del Gruppo Archeologico, e mantenuto nel tempo dagli operatori museali della Società Archeodromo, è stato finalmente interessato nel 2005 da un sostanziale intervento di recupero e valorizzazione voluto dal Comune di Santa Marinella nell’ambito del grande progetto comprensoriale denominato “Sistema Cerite-Tolfetano-Braccianese”, finanziato dalla Regione Lazio. I lavori del primo lotto, curati dalla ditta Euro Elettra per un costo di circa centomila euro, hanno portato alla bonifica del palmeto e del percorso, alla messa in opera di un impianto d’illuminazione che consente ora la visita notturna di circa duecentocinquanta metri di passeggiata lungo l’imponente muratura in grandi blocchi poligonali, per un tratto conservata per oltre cinque metri di altezza. Panchine in travertino, cestini e pannelli didattici arredano il percorso costituendo una piacevole occasione di informazione sulla storia e l’archeologica dell’antica Pyrgi. Quindi un nuovo interessante itinerario di visita, unico nel suo genere in Etruria. Un percorso che permette al visitatore di perimetrare per intero la cinta muraria di un castrum romano del III secolo a.C., conservata ancora con i resti delle porte urbane e del loro sistema di difesa. Il percorso, tramite le visite guidate dagli operatori del museo, sarà agibile anche di notte, consentendo a tutti la riscoperta di una storia millenaria ed emozionante in un clima di grande suggestione.