Este (Pd). Al museo nazionale Atestino apre l’anteprima della mostra “FABULAE. Le situle raccontano i Veneti antichi”, con focus sul restauro e sulle tecniche di realizzazione del manufatto, evento prequel del progetto (seconda parte a novembre a Montebelluna) di studio e valorizzazione delle due situle scoperte nella necropoli di Posmon di Montebelluna

Locandina dell’anteprima della mostra “Fabulae. Le situle raccontano i Veneti antichi” al museo nazionale Atestino di este dal 28 marzo al 30 giugno 2024

La situla Benvenuti conservata al museo nazionale Atestino di Este (foto drm-veneto)

La situla di Montebelluna scoperta nel 2002 nella tomba 244 della necropoli di Posmon e conservata al museo civico di Montebelluna (foto sabap-ve-met)
Al museo nazionale Atestino di Este (Pd) giovedì 28 marzo, alle 17.30, si inaugura l’anteprima della mostra “FABULAE. Le situle raccontano i Veneti antichi”, evento prequel – dal 28 marzo al 30 giugno 2024 – della mostra che aprirà il 9 novembre 2024 al museo civico di Storia naturale e Archeologia di Montebelluna (Tv), con la presentazione in anteprima della situla rinvenuta nel 2012 a Posmon di Montebelluna, con focus sul restauro e sulle tecniche di realizzazione del manufatto: l’esposizione nella sala III del Museo permetterà un confronto diretto con la situla Benvenuti di Este, capolavoro e capostipite di questa forma artistica. Il progetto di mostra temporanea “FABULAE. Le situle raccontano i Veneti antichi” nasce dalla volontà di restituire alla comunità un patrimonio archeologico eccezionale, rinvenuto nel corso di attività di tutela territoriale sotto la direzione scientifica della Soprintendenza, che a volte sono vissute come un peso dai cittadini: si tratta di due reperti davvero iconici, due vasi in bronzo a forma di secchio (situle), messi in luce rispettivamente nel 2002 e nel 2012 nella necropoli preromana di Posmon a Montebelluna (Treviso), recuperate, restaurate e studiate sotto la direzione scientifica della soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Venezia e le province di Belluno Padova e Treviso. Le due situle, riccamente decorate, rientrano tra gli esemplari più rappresentativi e più spettacolari della cultura materiale dei Veneti antichi, il popolo vissuto nell’Italia nord orientale tra il IX secolo a.C. e l’arrivo dei Romani.

La situla scoperta nella necropoli di Posmon di Montebelluna nel 2012 dopo i restauri (foto sabap-ve-met)

Particolare della decorazione della situla di Montebelluna in fase di restauro: cervo con corna ramificate (foto stefano buson)
Il progetto ha preso avvio a conclusione dello studio della situla del 2012, reso possibile grazie al restauro nei laboratori del museo nazionale Atestino (oggi afferente alla direzione regionale Musei Veneto), dove il reperto si trova tuttora in attesa di essere riportato al museo civico di Montebelluna e ricongiunto all’esemplare rinvenuto nel 2002. Per questo, i due musei si sono uniti alla soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Venezia e le province di Belluno Padova e Treviso in un progetto espositivo in due fasi: la prima, quella che apre il 28 marzo 2024 – come detto – a este; la seconda, dal 9 novembre 2024, al museo civico di Montebelluna dove sarà inaugurata la mostra “FABULAE. Le situle raccontano i Veneti antichi”, in cui le due situle di Montebelluna, per la prima volta riunite, saranno lo spunto per una narrazione sui Veneti antichi. L’allestimento si baserà su innovative soluzioni immersive per far rivivere a tutti il mondo degli antichi Veneti e trasformare in emozioni le informazioni ottenute dai nuovi studi sulla necropoli di Posmon.

Una fase della ricostruzione sperimentale della situala di Montebelluna (foto stefano buson)

Particolare della ricostruzione della situla di Montebelluna: guerriero che porta un vessillo a forma di tridente (foto di R. Miotto)
I punti di forza del progetto sono dunque: patrimonio archeologico: reperti di notevole rarità e grande impatto; situle venete come strumento d’indagine archeologica e al contempo bacino di informazioni d’interesse storico e antropologico; ricostruzione della complessità culturale degli antichi Veneti, dall’organizzazione sociale alle usanze comunitarie, sulla base dei dati forniti dai reperti; sinergia interdisciplinare tra enti locali e istituzioni nazionali; coinvolgimento della comunità contemporanea attraverso l’attuazione di un progetto di archeologia pubblica e partecipativa; approccio museografico innovativo di tipo esperienziale e immersivo. Il comitato scientifico è costituito da un team interdisciplinare di esperti: Stefano Buson, già funzionario restauratore presso il museo nazionale Atestino; Monica Celi, direttrice del museo di Storia naturale e Archeologia di Montebelluna; Emanuela Gilli, conservatrice archeologa del museo di Storia naturale e Archeologia di Montebelluna; Giovanna Gambacurta, professore associato di Etruscologia ed Antichità italiche all’università Ca’ Foscari di Venezia; Nicoletta Onisto, esperta in resti cremati, docente incaricato all’università di Ferrara; Carla Pirazzini, funzionario archeologo responsabile delle zone di Este e di Montebelluna per la soprintendenza ABAP VE-MET; Benedetta Prosdocimi, direttrice del museo nazionale Atestino; Angela Ruta, già direttrice del museo nazionale Atestino; Luca Zaghetto, archeologo, autore di studi sistematici sui sistemi iconografici dell’arte delle situle. Enti promotori del progetto: soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Venezia e le province di Belluno Padova e Treviso, direzione regionale Musei Veneto – museo nazionale Atestino, Comune di Montebelluna – Museo di Storia naturale e Archeologia di Montebelluna. In collaborazione con università Ca’ Foscari Venezia – dipartimento Beni umanistici. Con il patrocinio di: Comune di Este, istituto nazionale di Studi etruschi e italici-Sezione Etruria padana e Italia settentrionale.
Roma. Al museo nazionale Etrusco di Villa Giulia presentazione del catalogo della mostra “Spina etrusca a Villa Giulia. Un grande porto nel Mediterraneo” a cura di Paola Desantis, Elisabetta Govi, Valentino Nizzo, Giuseppe Sassatelli, Tiziano Trocchi
Ci siamo. A meno di 20 giorni dalla chiusura della mostra “Spina etrusca a Villa Giulia. Un grande porto nel Mediterraneo” arriva il catalogo a cura di Paola Desantis, Elisabetta Govi, Valentino Nizzo, Giuseppe Sassatelli, Tiziano Trocchi (ARA, edizioni 2023). La mostra a Villa Giulia è la terza e ultima tappa delle celebrazioni per il centenario della scoperta di Spina e si concluderà il 7 aprile 2024. La presentazione del catalogo sarà un evento partecipato di coinvolgimento del pubblico e di ringraziamento per tutti coloro che a vario titolo hanno preso parte alla realizzazione di questo grande progetto. Appuntamento mercoledì 20 marzo 2024, alle 17.30, in sala della Fortuna del museo nazionale Etrusco di Villa Giulia. Dopo i saluti istituzionali di Vincenzo Bellelli, museo nazionale Etrusco di Villa Giulia, introduce Giuseppe Sassatelli, istituto nazionale di Studi Etruschi ed Italici. Presenta Luca Cerchiai, università di Salerno Saranno presenti i curatori. Ingresso libero fino ad esaurimento posti.

Giuseppe Sassatelli, archeologo
Giuseppe Sassatelli è presidente dell’Istituto nazionale di Studi Etruschi ed Italici e professore emerito di Etruscologia e Antichità Italiche all’università di Bologna. La sua ricerca è stata dedicata principalmente all’Etruria padana in tutte le sue manifestazioni, dall’urbanistica alla scrittura, toccando la produzione artigianale e artistica e i rapporti culturali e commerciali con i popoli confinanti. Gran parte della sua attività scientifica è stata dedicata inoltre al tema della diffusione della scrittura in area padana e in Italia settentrionale, specie nelle sue fasi iniziali, ai risvolti di questo fenomeno sul piano storico, sociale e culturale, alla sua diffusione, per il tramite degli Etruschi, verso le altre popolazioni dell’Italia settentrionale. È membro di diversi comitati scientifici di riviste nazionali e internazionali. È autore di oltre 250 pubblicazioni scientifiche su Riviste e Volumi molto qualificati del settore.

Luca Cerchiai, archeologo
Luca Cerchiai è stato Ispettore archeologo nella soprintendenza di Salerno Avellino e Benevento, e direttore del museo Archeologico nazionale di Pontecagnano. Dal 1992 è professore di Etruscologia e Archeologia Italica all’università di Salerno, quindi preside della facoltà di Lettere e Filosofia, direttore della Scuola di specializzazione in Beni archeologici di Salerno e infine direttore del dipartimento di Scienze del Patrimonio culturale. Dal 1990 è membro dell’Istituto di Studi Etruschi e Italici, in cui dal 2018 fa parte del Consiglio Direttivo. È autore di oltre 180 pubblicazioni: i principali campi di ricerca riguardano l’archeologia della Campania preromana e delle popolazioni indigene della Magna Grecia, la fenomenologia della città etrusca, l’iconografia etrusca, con particolare riguardo alla pittura tombale.
Firenze. Agli Uffizi per “Dialoghi d’Arte e Cultura” incontro, in presenza e on line, su “Lingua e scrittura degli Etruschi” nella lezione di Etruscologia di Adriano Maggiani in ricordo di Helmut Rix
Si parlerà di “Lingua e scrittura degli Etruschi” nella lezione di Etruscologia di Adriano Maggiani in ricordo di Helmut Rix. L’appuntamento è mercoledì 12 aprile 2023, alle 17, nell’auditorium Vasari delle Gallerie degli Uffizi a Firenze. Introducono Giuseppe Sassatelli, presidente dell’istituto nazionale di Studi Etruschi e Italici, ed Eike Schmidt, direttore delle Gallerie degli Uffizi. Ingresso libero fino ad esaurimento posti. L’evento sarà trasmesso in diretta Facebook sulla pagina @uffizigalleries.
L’incontro rientra nel ciclo “Dialoghi d’Arte e Cultura”, un’iniziativa che ormai da cinque anni ricopre un ruolo centrale nell’offerta culturale che le Gallerie degli Uffizi offrono a cittadini e visitatori. Fino al 31 maggio 2023, ogni mercoledì alle 17, l’auditorium Vasari (Piazzale degli Uffizi 6) ospita studiosi italiani ed esteri che illustreranno al pubblico in sala e a quello collegato tramite il canale Facebook delle Gallerie, argomenti che spazieranno dalla letteratura, all’archeologia, dall’arte contemporanea all’architettura, dalla museologia alla scienza. “Un museo – spiega Schmidt – non è solo un luogo che raccoglie ed espone opere d’arte, ma deve essere anche, e forse soprattutto, un centro di diffusione del sapere accessibile a tutti. Il ciclo di incontri “Dialoghi di arte e cultura” ormai da cinque anni svolge l’importante compito di avvicinare cittadini e ospiti a temi inediti e affascinanti della cultura grazie alle testimonianze dirette dei protagonisti della ricerca scientifica e dei professionisti del mondo dei beni culturali. Dopo le inevitabili limitazioni dovuta all’emergenza covid, le conferenze tornano ora ad essere pienamente fruibili in presenza nello splendido contesto dell’auditorium Vasari, dove contiamo di ospitare un pubblico sempre più numeroso e curioso”.
Milano. Alla Fondazione Luigi Rovati, incontro di studi “Gli Etruschi e Lemno: un secolo di ricerche archeologiche italiane” con la Scuola Archeologica di Atene in occasione della mostra sulla Stele di Kaminia, una delle iscrizioni più dibattute dell’antichità classica, in prestito dal museo nazionale di Atene


La mostra “La stele di Kaminia, Gli Etruschi e l’isola di Lemno” al museo d’Arte della Fondazione Luigi Rovati di Milano (foto fondazione rovati)
La stele di Kaminia, una delle iscrizioni più dibattute dell’antichità classica, è al centro dell’incontro di studi “Gli Etruschi e Lemno: un secolo di ricerche archeologiche italiane” che si tiene lunedì 6 marzo 2023, alle 17, al museo d’Arte della Fondazione Luigi Rovati in corso Venezia 52 a Milano in occasione del prestito temporaneo della stele di Kaminia al museo d’Arte dal National Archaeological Museum / Εθνικό Αρχαιολογικό Μουσείο di Atene (21 dicembre 2022 – 16 luglio 2023). Gli studiosi della Scuola Archeologica di Atene tra cui il direttore Emanuele Papi, racconteranno la storia delle ricerche archeologiche italiane a Lemno, indagando il rapporto tra gli Etruschi e l’isola. L’incontro è gratuito e a ingresso libero fino a esaurimento posti. Per prenotare, inviare una mail a prenotazioni@fondazioneluigirovati.org. Saluti e introduzione: Giovanna Forlanelli, presidente della Fondazione Rovati; S.E. Eleni Sourani, ambasciatore di Grecia in Italia; Salvatore Settis, accademico dei Lincei; Gemma Sena Chiesa, prof. Emerita di Archeologia classica all’università Statale di Milano; Giulio Paolucci, curatore della Fondazione Rovati. Incontro di studi “Gli Etruschi e Lemno: un secolo di ricerche archeologiche italiane”: coordina Salvatore Settis, accademico dei Lincei, con Emanuele Papi, direttore della Scuola Archeologica Italiana di Atene; Carlo De Domenico, università Statale di Milano, SAIA; Riccardo Di Cesare, università di Foggia, SAIA; Germano Sarcone, Scuola Normale Superiore di Pisa, SAIA. Conclusioni: Giuseppe Sassatelli, istituto nazionale di Studi etruschi e italici.

Dettaglio della Stele di Kaminia, conservata al museo Archeologico nazionale di Atene, ed esposta in mostra alla Fondazione Luigi Rovati di Milano (foto Daniele Portanome / Fondazione Luigi Rovati)
Con l’occasione sarà presentata anche l’omonima pubblicazione, disponibile anche nella libreria e nello shop online della Fondazione Rovati. La storia della stele, e del popolo di cui era espressione, è narrata in questo libro e nella mostra ora in corso alla Fondazione Luigi Rovati fino al 18 luglio 2023, promossa in collaborazione con la Scuola Archeologica Italiana di Atene, che a Lemno conduce scavi e ricerche da cento anni. Il volume presenta quattro testi, oltre all’introduzione di Emanuele Papi, direttore della Scuola Archeologica Italiana di Atene, firmati da Carlo De Domenico, Riccardo Di Cesare, Germano Sarcone e ancora Emanuele Papi. La stele di Kaminia, conservata al museo Archeologico nazionale di Atene è una delle tre iscrizioni, tra le più illustri dell’antichità, che hanno guidato generazioni di italiani nell’Ellade alla ricerca del passato. Creata nel VI secolo a.C. come segnacolo di una tomba, e recuperata tra il 1883 e il 1885 nell’isola di Lemno, era originariamente alta un paio di metri ma oggi rimane solo la metà superiore, con il profilo di un uomo che impugna lancia e scudo e che si era distinto nella società per le sue virtù di combattente. Intorno alla figura e sul lato destro della pietra furono incise duecento lettere dell’alfabeto greco: in tutto trentatré parole su undici righe scritte in direzione alternata, dall’alto in basso e di seguito dal basso in alto, oppure da destra a sinistra e poi viceversa. Ma la lingua scritta in greco non è greca né indoeuropea e appartiene alla stessa famiglia dell’etrusco e del retico, che si parlava e scriveva in una zona ai confini tra Austria, Svizzera e Germania. Gli archeologi, gli storici e i linguisti che si occupano della stele di Kaminia e del suo contesto sono alle prese con una questione ancora irrisolta. Ci si chiede infatti se gli abitanti di Lemno, testimoniati dalla stele e dalle altre iscrizioni, siano della stessa stirpe degli Etruschi migrati dall’Anatolia, con un gruppo stanziato a Lemno e un altro arrivato in Etruria, oppure se si tratti di Etruschi giunti a Lemno dall’Italia, per fondare una colonia o una stazione commerciale e di pirati nell’Egeo. Non è facile sapere cosa sia successo. La comunità che scriveva sulla pietra e sulla terracotta nella lingua lemnia non si distingue da altri eventuali gruppi sociali ed etnici dell’isola, con i quali poteva condividere la stessa cultura materiale e figurativa, tecnologie, riti religiosi e funerari, modi di vivere. Se i Tirreni di Lemno sono venuti dall’Etruria, non hanno mantenuto molti contatti con la madrepatria a giudicare dalla completa assenza di oggetti fabbricati in Italia. Per l’ipotesi della migrazione dall’Anatolia siamo completamente all’oscuro del luogo di provenienza, della cultura e delle tradizioni di origine. “La verità nessun la vide, non c’è che l’opinione” (Simonide di Ceo).
Milano. Al museo d’Arte della Fondazione Rovati di Milano cinque incontri “Lingue e scritture dell’Italia preromana. Alfabeti, letture, significati, funzioni, storia, società”
L’Italia antica era un mosaico di popoli: Etruschi, Celti, Veneti, Reti, Umbri, Piceni, Latini, Osci, Apuli, Bruzi, Siculi. Ciascuno aveva la propria lingua e praticava la scrittura in una grande varietà di situazioni e di tipologie linguistiche. L’esposizione al museo d’Arte della Fondazione Rovati di Milano di due importanti prestiti archeologici legati ai temi della lingua e della scrittura (la Stele di Lemno e la Stele di Vicchio), è l’occasione di ciclo di incontri “Lingue e scritture dell’Italia preromana. Alfabeti letture significati funzioni storia società” organizzati da Fondazione Luigi Rovati in collaborazione con l’Istituto nazionale di Studi Etruschi ed Italici su alcune lingue dell’Italia preromana approfondendone l’uso e la funzione all’interno dei diversi contesti storici, fino alla contemporaneità e alle prospettive future di lingua e scrittura. Gli incontri sono gratuiti e a ingresso libero, fino a esaurimento posti disponibili. Si consiglia la prenotazione. Il biglietto per la conferenza non include l’accesso al museo d’Arte. Il programma. Mercoledì 1° marzo 2023, alle 17, “L’Etrusco” con Giuseppe Sassatelli (Istituto nazionale di Studi Etruschi e Italici): Prenota ora. Mercoledì 8 marzo 2023, alle 17, “Il Retico” con Simona Marchesini (università di Verona): Prenota ora. Mercoledì 15 marzo 2023, alle 17, “Il Piceno” con Valentina Belfiore (Direzione regionale Musei dell’Abruzzo): Prenota ora. Mercoledì 22 marzo 2023, alle 17, “Il Venetico” con Anna Marinetti (università Ca’ Foscari): Prenota ora. Mercoledì 29 marzo 2023, alle 17, “Nuovi linguaggi” con Mario Abis (università Iulm): Prenota ora.
Roma. “ALL’ETRUSCA. La scoperta della cultura materiale e visiva etrusca nell’Europa premoderna e moderna”: tre giorni convegno internazionale di studi promosso da Istituto Svedese di Studi Classici a Roma, École française de Rome, museo nazionale Etrusco di Villa Giulia
“ALL’ETRUSCA. La scoperta della cultura materiale e visiva etrusca nell’Europa premoderna e moderna” è il titolo del convegno internazionale di studi promosso a Roma dal 23 al 25 febbraio 2023 da Istituto Svedese di Studi Classici a Roma, École française de Rome, museo nazionale Etrusco di Villa Giulia con il patrocinio dell’istituto nazionale di Studi Etruschi ed Italici. Organizzatori: Ulf R. Hansson (Swedish Institute of Classical Studies in Rome), Julie Labregère (Université de Tours – CeTHiS), Christian Mazet (Istituto Nazionale di Studi Etruschi ed Italici). Comitato scientifico: Maurizio Harari (università di Pavia), Natacha Lubtchansky (université de Tours), Laura M. Michetti (Sapienza università di Roma), Valentino Nizzo (museo nazionale Etrusco di Villa Giulia), Ingrid D. Rowland (University of Notre Dame), Cornelia Weber-Lehmann (Ruhr-Universität Bochum). Il convegno internazionale “All’etrusca. La scoperta della cultura materiale e visiva etrusca nell’Europa pre-moderna e moderna” sviluppa una riflessione globale sull’impatto delle espressioni materiali e visive della civiltà etrusca, dalla sua scoperta nel XV secolo fino alla fine dell’Ottocento, quando l’etruscologia si affermò come disciplina archeologica. Saranno evidenziati diversi aspetti interdisciplinari di tale fenomeno, rivolgendo una particolare attenzione al suo impatto sulle espressioni culturali europee, come le arti e l’artigianato, l’architettura e l’arredamento, la letteratura e il pensiero politico, in un ampio spettro cronologico. Si tratterà così di rivalutare e definire meglio le caratteristiche della cultura materiale e visiva etrusca nel processo di ricezione artistica e culturale in epoca moderna, guardando specificamente allo status, ancora non ben definito, della “materialità” etrusca, cercando di evidenziare e, se necessario, abbandonare categorie storiografiche predeterminate.
PROGRAMMA 23 FEBBRAIO 2023, alla biblioteca dell’Istituto Svedese di Studi Classici a Roma, in via Omero 14. Alle 9, accoglienza e introduzione al convegno con Ulf R. Hansson, Julie Labregère, Christian Mazet. SEZIONE “Oggetti etruschi in scena”, presidente: Natacha Lubtchansky. Alle 9.30, Andrea Galdy “A Bargain as Bargaining Power: the Role of Etruscan Antiquities in the Collection of Cosimo I de‘ Medici”; 10.30, Susan Dixon “When the Etruscan gods were silent: a 17th-century interpretation of the Ripostiglio Bianchini”; 10.30, Laurent Haumesser “Le lit funéraire du guerrier de la collection Campana”. Dopo la pausa café, alle 11.30, Elena Pontelli “1892. Note d’Etruria a Rio Ralletta”; 12, Françoise Gaultier “La présentation des collections étrusques au Louvre entre le milieu du XIXe siècle et les années 1980”; 12.30, Stefano Bruni “La Chimera di Arezzo nell’immaginario del Secolo Breve”. Dopo la pausa pranzo, SEZIONE “Storie di collezioni e musei”, presidente: Ulf R. Hansson. Alle 14.30, Eliana Fileri “Non vantò mai Roma un Museo più ampio e copioso di vasi, simulacri e monumenti etruschi”. La collezione del cardinale Filippo Antonio Gualterio (1660-1728)”; 15, Daniela Williams “Un museo solo etrusco a Firenze? Pro e contra nel carteggio di Joseph Eckhel con Luigi Lanzi (1776)”; 15.30, Sabrina Batino “Etruscherie fiorentine a Perugia. Congetture su un enigmatico eroe con ascia dalla Villa del Colle del Cardinale”; 16, Gabriella Tassinari, Alessandra Magni “Collezionismo di gemme etrusche a Verona: la dattilioteca di Giacomo Verità”. Dopo la pausa café, SEZIONE “Letture e riproduzioni della pittura etrusca”, presidente: Cornelia Weber-Lehmann. Alle 17, Luca Di Franco, Silvio La Paglia “L’influenza dell’etruscheria nell’interpretazione delle pitture funerarie campane: un equivoco erudito dell’antiquaria napoletana tra Settecento e Ottocento”; 17.30, Rune Frederiksen “Presenting Reproductions of the Past: the history of the display of Etruscan Facsimiles in the Ny Carlsberg Glyptotek”; 18, presentazione del progetto ICAR 4D online http://icar.huma-num.fr/4D/ (Natacha Lubtchansky) e della collezione di acquarelli e lucidi Morani, con handling session all’archivio dell’ISVROMA (Astrid Capoferro, Gaia Gambari).
PROGRAMMA 24 FEBBRAIO 2023, nella Salle de conférence dell’École française de Rome, in piazza Navona 62. Alle 9, accoglienza con Ulf R. Hansson, Julie Labregère, Christian Mazet. Saluti di Nicolas Laubry e Giuseppe Sassatelli. SEZIONE “Storie di scavo ed oggetti in viaggio”, presidente: Christian Mazet. Alle 9.30, Micaela Lujan Capone “Nuove riflessioni su Domenico Venuti e il patrimonio etrusco delle collezioni borboniche”; 10, Simone Grosso “Tra scavo e dispersione. Meccanismi di vendita all’estero del materiale archeologico proveniente dagli Scavi Sermoneta a Caere”; 10.30 Marianna Craba “Pietro Manzi (1785-1839) erudito, collezionista e mercante di antichità etrusche nella Civitavecchia gentilizia dell’Ottocento”. Dopo la pausa café, SEZIONE “Falsi, pastiches e vicende del collezionismo”, presidente: Laura M. Michetti. Alle 11.30, Maria Stella Pacetti “Imitatio ed Aemulatio degli specchi etruschi tra XVIII e XIX sec.”; 12, Antonella Magagnini “Augusto Castellani e la collezione donata ai Musei Capitolini: preferire un cauto riserbo a pericolose informazioni”; 12.30, Hortense de Corneillan “Fashion victims ? Les vases d’Étrurie et leurs restaurations”. Dopo la pausa pranzo, SEZIONE “L’oggetto etrusco tra Scienze dell’antichità, arte e scopi politici”, presidente: Maurizio Harari. Alle 14.30, Julia Castiglione “Au-delà de la goffezza: écrire l’histoire matérielle des Toscani à Rome au début du XVIIe siècle”; 15, Massimiliano Di Fazio “Il (presunto) dualismo tra Etruschi e Italici nella storiografia italiana dell’Ottocento”; 15.30, Daniele Di Cola “Gustave Soulier: un contributo dimenticato alla teoria dell’empreinte étrusque nell’arte italiana”. Dopo la pausa café, SEZIONE “Sguardi incrociati dall’epigrafia alla letteratura”, presidente: Valentino Nizzo. Alle 16.30, Alberto Calderini, Riccardo Massarelli “Documentazione epigrafica etrusca nel XVI secolo. Il cortonese Tommaso Braccioli e i rapporti con Gubbio e Perugia”; 17, Enrico Benelli “L’arredo epigrafico del palazzo Bucelli a Montepulciano”; 17.30, Gennaro Ambrosino “Gli Etruschi nel Risorgimento: la rappresentazione di Viterbo nelle memorie archeologiche di Francesco Orioli”; 18, Marie-Laurence Haack “Amour étrusque de fin de siècle”; 18.30, Martina Piperno “Dante, the Etruscan: An Archeo-Biological Myth in Early 20th Century Italy”.
PROGRAMMA 25 FEBBRAIO 2023, in Sala della Fortuna del museo nazionale Etrusco di Villa Giulia, in piazzale di Villa Giulia 9. Alle 9, accoglienza con Ulf R. Hansson, Julie Labregère, Christian Mazet. Saluti: Valentino Nizzo. SEZIONE “Cultura visiva etrusca e rinnovo artistico”, presidente: Ingrid D. Rowland. Alle 9.15, Maurizio Harari “La Pallade Etrusca di Sandro Botticelli”; 9.45, Eline Verburg “Etruscans for All: Etruscan objects as an inspiration for decorative and industrial arts”; 10.15, Iefke Van Kampen “Gli Etruschi in Olanda: dall’Etrurische Salon agli Etruskische Gezangen”; 10.45, Marjatta Nielsen “Hetrurians and the North: in search for alternative models for an artistic idiom in the Nordic countries”; 11.15, Francesca Mermati “(Ri)costruire l’antico. L’attività di illustratore di Ezio Anichini tra studi etrusco-italici, arte nuova e suggestioni littorie”. Alle 11.45, conclusioni del convegno. Alle 12, visita della Collezione Castellani del museo nazionale Etrusco di Villa Giulia, a cura di Maria Paola Guidobaldi.
“Cerveteri, Roma e Tarquinia. Seminario di studi in ricordo di Mauro Cristofani e Mario Torelli”, in presenza e on line: una tre giorni in tre sedi per un’analisi dei differenti rapporti di Cerveteri e Tarquinia con Roma, in epoca Orientalizzante e repubblicana
Un’analisi dei differenti rapporti di Cerveteri e Tarquinia con Roma, in epoca Orientalizzante e repubblicana. Un tributo a due figure di spicco dell’archeologia. Questi i punti focali di “Cerveteri, Roma e Tarquinia. Seminario di studi in ricordo di Mauro Cristofani e Mario Torelli”: una tre giorni (il 25, 26 e 27 gennaio 2023) organizzata dall’Istituto di scienze del patrimonio culturale (ISPC) del Cnr e dal parco archeologico di Cerveteri e Tarquinia. L’evento, patrocinato dall’istituto nazionale di Studi Etruschi e Italici, con la partecipazione attiva della soprintendenza ABAP VT-EM e il supporto dei comuni di Cerveteri e Tarquinia, della Fondazione Luigi Rovati e della Società Tarquiniense d’Arte e Storia, si svolgerà in ben tre sedi: il 25 nella sala convegni del CNR (di piazzale Aldo Moro 7 a Roma); il 26 a Palazzo del Granarone a Cerveteri (di via del Granarone); e il 27 alla Biblioteca Cardarelli di Palazzo Bruschi Falgari di Tarquinia (di via Umberto I, 34). Ingresso libero. L’evento sarà trasmesso in streaming sui canali social del parco archeologico di Cerveteri e Tarquinia. Le giornate di Studi intendono riesaminare i rapporti incrociati tra le tre città, tra l’Orientalizzante e l’età repubblicana, per fare emergere le linee di sviluppo e gli eventuali snodi che ne hanno caratterizzato la storia politica, economica e sociale. L’argomento sarà affrontato, in maniera multidisciplinare, da studiosi italiani e stranieri, da diversi punti di vista, utilizzando tutte le fonti documentarie disponibili.
Con l’istituzione del parco archeologico di Cerveteri e Tarquinia è nata una realtà culturale bicipite, che ratifica quanto già l’Unesco aveva sancito con l’inserimento congiunto delle necropoli etrusche dei due centri nella lista del Patrimonio mondiale dell’Umanità. L’Unesco prima e il ministero della Cultura poi hanno così unito i destini delle due antiche metropoli etrusche. Le due città non furono però alleate, se non di rado, nei vari tornanti della storia: basti considerare i differenti rapporti di Cerveteri e Tarquinia con Roma, sia in epoca arcaica, sia in epoca repubblicana. L’Istituto di Scienze del Patrimonio culturale del CNR dedica da molti anni una specifica ricerca all’organizzazione territoriale e ai complessi archeologici della città e delle necropoli di Cerveteri e, di recente, ha stipulato una specifica convenzione scientifica con il Parco. In virtù di questo e dei comuni interessi di ricerca, il Parco e l’ISPC hanno organizzato questo convegno internazionale. In tale occasione le funzionarie della soprintendenza, l’archeologa Rossella Zaccagnini e l’arch. Gloria Galanti, relazioneranno, con Gilda Benedettini, su “La Soprintendenza a Cerveteri: ricerca, tutela e valorizzazione”, perché tali sono le tre azioni messe in campo dall’Ufficio, nel segno dell’esempio lasciato da Mauro Cristofani e Mario Torelli. Del primo ricorrono i 25 anni dalla sua scomparsa, e verrà ricordato il 26 il direttore del Parco, Vincenzo Bellelli. Il secondo, invece, scoprì il porto etrusco di Tarquinia di Gravisca e fu autore di numerosi volumi tra cui The Etruscans (2000) e Gli Spurinas (2019). Nella prima giornata in programma al CNR, il funzionario archeologo della Soprintendenza, Daniele F. Maras, interverrà su “Miti greci e donne etrusche alla luce delle fonti: tra le accuse di Teopompo e le mogli dei Tarquini”. Le fonti letterarie e iconografiche dimostrano l’alta considerazione delle figure femminili (soprattutto mitologiche), in parallelo alla speciale condizione sociale delle donne etrusche, più libere, emancipate e con più diritti di quelle romane e greche. D’altro canto, in un’ottica greca, fra le accuse mosse dal retore Teopompo agli Etruschi e in primis alle donne, vi sono quelle di libertinaggio, licenziosità, prostituzione, promiscuità, il vizio di essere grandi bevitrici e di amare la ‘nudità’, di essere dedite più alla cura del proprio corpo che all’educazione dei propri figli.
Ferrara. Al museo Archeologico nazionale aperta la mostra “Spina etrusca: un grande porto nel Mediterraneo”, culmine delle celebrazioni Spina100: racconta di una città costruita sull’acqua e votata alla navigazione per mare, potente centro dell’alto Adriatico in dialogo paritario con l’Atene di età classica

Ricostruzione di un’abitazione di Spina (foto università di zurigo)

Le Valli di Comacchio che conservano le tracce dell’antica città etrusca di Spina (foto http://www.rivadelpo.it)
“L’impresa archeologica più importante nell’ambito dell’Italia settentrionale preromana”: così Nereo Alfieri, primo direttore del museo Archeologico di Ferrara, chiosò nel 1960 l’epica vicenda degli scavi di Spina, che andavano allora chiudendosi dopo una stagione assai intensa di scoperte e ritrovamenti, campagne di scavo e trafugamenti, clamore mediatico e partecipazione popolare. Nella tarda primavera del 1922, durante le bonifiche dei bacini lagunari attorno a Comacchio, tra operai al lavoro e trincee colme di acque di risalita, riemerse dall’oblio la ricca città portuale degli Etruschi fondata in prossimità del delta del Po alla fine del sesto secolo a.C., sommersa per secoli dalle acque dolci e dal fango e perduta alla conoscenza diretta degli uomini. Solo le fonti antiche e i poeti (Boccaccio e Carducci, per fare qualche nome) ne conservarono memoria fino a cento anni fa.

Locandina della mostra “Spina etrusca. Un grande porto nel Mediterraneo” al museo Archeologico nazionale di Ferrara dal 22 dicembre 2022 al 23 aprile 2023

Presentazione della mostra “Spina etrusca”: da sinistra, Massimo Osanna, Vittorio Sgarbi e Giorgio Cozzolino (foto drm-emilia-romagna)
Dopo un secolo dall’impresa archeologica, il museo Archeologico nazionale di Ferrara, diretto da Tiziano Trocchi, nato per Spina e inaugurato nel 1935, intende celebrare questa ricorrenza con una mostra ospitata nei saloni di Palazzo Costabili, che – inaugurata il 22 dicembre 2022 – rimarrà aperta al pubblico fino al 23 aprile 2023: “Spina etrusca: un grande porto nel Mediterraneo” (nel video, la presentazione ufficiale con Vittorio Sgarbi, sottosegretario alla Cultura; Giorgio Cozzolino, direttore regionale Musei Emilia-Romagna; Massimo Osanna, direttore generale Musei; Monica Miari, soprintendente ABAP-BO reggente; Cristina Ambrosini, responsabile Cultura della Regione Emilia-Romagna; Marco Gulinelli, assessore alla Cultura del Comune di Ferrara; Giuseppe Sassatelli, presidente dell’istituto nazionale di Studi etruschi ed italici e presidente del comitato scientifico della mostra). La mostra racconta di una città costruita sull’acqua e votata alla navigazione per mare, potente centro dell’alto Adriatico in dialogo paritario con l’Atene di età classica, porto dalla strategia aggressiva a controllo delle rotte verso occidente. La mostra rappresenta il culmine delle iniziative per le celebrazioni del centenario, coordinate dalla direzione generale Musei in stretta collaborazione con la direzione regionale Musei Emilia-Romagna e il museo Archeologico nazionale di Ferrara, d’intesa con la soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per la città metropolitana di Bologna e per le province di Modena Reggio Emilia e Ferrara, con la partecipazione di Regione Emilia-Romagna, delle amministrazioni comunali di Ferrara e Comacchio e delle università di Ferrara, Bologna e Zurigo.

Allestimento della mostra “Spina etrusca” al museo Archeologico nazionale di Ferrara (foto drm-emilia-romagna)
L’allestimento sceglie di affidarsi in modo consistente al linguaggio delle tecnologie di ricostruzione dei paesaggi e dei contesti antichi per dare vita a una narrazione di forte suggestione. Al di là dell’indubbio splendore materico dei reperti esposti – con importanti prestiti dai principali musei archeologici italiani e prestigiosi materiali provenienti dal Metropolitan Museum of Art di New York, alla cui presenza in mostra ha contribuito anche la Regione Emilia-Romagna -, la mostra intende suggerire ai visitatori il significato del grande porto di Spina per gli Etruschi del V secolo a.C. e per i cittadini “mediterranei” del 2022.

Ceramiche esposte nella mostra “Spina etrusca: un grande porto del Mediterraneo” al museo Archeologico nazionale di Ferrara (foto drm-emilia-romagna)
Col tragitto per mare dal Pireo fino al delta del Po, su imbarcazioni percorse da marinai, cariche di contenitori di vino e profumi, ricche di raffigurazioni mitiche ben note agli Etruschi, comincia il percorso espositivo, accompagnato dalle narrazioni mitologiche che ambientavano qui, alla foce dell’Eridano (antico nome del fiume Po), le tristi vicende di Fetonte e di Icaro, degli eroi greci civilizzatori per antonomasia, Diomede ed Eracle. Il profilo di Spina, per chi vi approdava dal mare, si mostrava coi dossi e le depressioni delle sue necropoli, ancora evocati nella rappresentazione delle carte geografiche del Salone d’Onore del museo, e dichiarava nelle scelte del rituale funebre la complessità della comunità che vi abitava.

Corredi dalla necropoli di Spina (foto drm-emilia-romagna)

Bronzetto esposto nella mostra “Spina etrusca: un grande porto nel Mediterraneo” al museo Archeologico nazionale di Ferrara (foto drm-emilia-romagna)
Gli spineti si facevano seppellire con ricchi corredi di materiali ceramici e bronzei di provenienza eterogenea, che evocavano analoghe scelte nel rituale condivise con le élites aristocratiche degli altri grandi centri etruschi della Penisola. È una rete complessa di echi, di rimandi, somiglianze ed evocazioni quelle che si dipana tra gli oggetti delle tombe da Spina e da Pisa, Adria o Cerveteri. Ma la vita quotidiana degli spineti si muoveva tra l’abitato, con le sue costanti esigenze di manutenzione e adattamento all’ambiente lagunare, e il porto, fulcro dell’attività commerciale ed economica della città e dei suoi dintorni. Mercanti, anfore e marinai, rumori di sartie e di magazzini, prezzi e contrattazioni in più lingue. Anche testimonianze di culto, per pregare e ringraziare di un viaggio pericoloso giunto a destinazione. Il richiamo all’attualità, evocata con discrezione per associazione di funzioni e significati, senza mai sottintendere confronti impossibili, invita il visitatore a immaginare la storia “organica” che sfugge ai metodi di ricerca della disciplina archeologica: gli uomini, i rumori, gli odori che dovevano seguire il percorso dei bellissimi capolavori di ceramica attica oggi esposti in museo. Due mari, Tirreno e Adriatico, due porti, e lo stesso privilegio: come ci tramandano Dionigi e Strabone, entrambe le città etrusche di Spina e Pyrgi (Cerveteri), a cui la mostra dedica un’intera sezione, ebbero l’onore di costruire un donario nel santuario panellenico di Delfi.

Preziose ceramiche a figure rosse dagli scavi di Spina (foto drm-emilia-romagna)
L’incredibile mobilità che connota la comunità spinete si riflette nella pluralità delle provenienze degli oggetti delle necropoli e nella molteplicità culturale ed etnica della compagine cittadina, frequentata da persone che parlavano e scrivevano in lingue differenti. La mostra non trascura di raccontare anche di una mobilità più recente, che testimonia i fenomeni di dispersione del patrimonio emerso dalle valli di Spina in diversi musei italiani e stranieri. Il prestigioso prestito dei vasi del Metropolitan Museum of Art di New York si fa portavoce di questo racconto e porta luce sulla presenza internazionale di Spina in numerose esposizioni museali. Il viaggio per mare dalle coste della Grecia si conclude con un percorso che termina a Ferrara, nel momento della scoperta della necropoli di Valle Trebba e nella conseguente decisione di dar vita al Regio Museo di Spina, oggi Museo archeologico nazionale di Ferrara. La mostra che celebra a Ferrara il centenario della scoperta di Spina segue dopo quasi vent’anni l’ultima grande esposizione dedicata alla città etrusca e vuole narrare il volto di un centro nodale nei traffici mediterranei e adriatici di età classica.

Hydria etrusca a figure nere del Pittore del Vaticano 238 dal museo nazionale Etrusco di Villa Giulia (foto drm-emilia-romagna)
Nella seconda metà del 2023 la mostra “Spina etrusca” sarà ospitata dal museo nazionale Etrusco di Villa Giulia, ultima tappa del suo viaggio. “Un grande motivo di orgoglio”, commenta il direttore Valentino Nizzo, “di cui dobbiamo ringraziare la direzione regionale musei dell’Emilia Romagna e la Direzione generale Musei del MiC. Cercheremo di onorare adeguatamente l’impegno rendendo omaggio a Spina e a ciò che rappresenta nell’archeologia, nell’arte, nella storia e nel mito”.
Roma. Per “Dialoghi in Curia” incontro in presenza e in streaming su “1922-2022. Spina etrusca: a cent’anni dalla scoperta di un grande porto mediterraneo” con Sassatelli, Braccesi e Michetti
Nuovo appuntamento con i “Dialoghi in Curia” promossi dal parco archeologico del Colosseo. Giovedì 17 novembre 2022, alle 16.30, la Curia Iulia ospita “1922-2022. Spina etrusca: a cent’anni dalla scoperta di un grande porto mediterraneo”: una conferenza dedicata al centenario della scoperta di Spina, grande porto etrusco del Mediterraneo rinvenuto casualmente nel 1922. Le successive indagini scientifiche furono dirette dalla soprintendenza alle Antichità dell’Emilia e della Romagna, istituita il 19 settembre 1924. Le campagne di scavo, condotte fino al 1935dal neo soprintendente Salvatore Aurigemma nell’area di Valle Trebba, portarono alla luce la zona settentrionale della necropoli di Spina con più di 1200 sepolture. La successiva bonifica di Valle Pega portò alla scoperta, tra il 1953 e il 1956, dell’area meridionale della necropoli che, nell’arco di altri dieci anni di scavi alla guida del soprintendente Paolo Enrico Arias e del direttore del Museo Nereo Alfieri, restituì ben 3mila tombe. Tra il 1957 e il 1964 fu individuato anche l’abitato, nella Valle del Mezzano, oggetto, negli ultimi anni, di nuove indagini estensive volte a definire meglio gli aspetti strutturali e cronologici urbani. Dopo i saluti di Alfonsina Russo, direttore del PArCo, introduce Massimo Osanna, direttore generale Musei. Intervengono Giuseppe Sassatelli, presidente dell’istituto nazionale di Studi Etruschi e Italici; Lorenzo Braccesi, già professore universitario, storico e saggista; e Laura Michetti, professoressa alla Sapienza Università di Roma. Prenotazione obbligatoria fino a esaurimento posti (max 100) su www.eventbrite.it. Ingresso da largo della Salara Vecchia n.5. All’ingresso del PArCo sarà richiesto di indossare la mascherina. L’evento sarà trasmesso in diretta streaming online sulla pagina Facebook del Parco archeologico del Colosseo.
Vetulonia. Al museo Archeologico “Isidoro Falchi” arriva la vetrina olografica “Così lontano, così vicino. Tutto a Vetulonia, Vetulonia per tutti”, che permette al MuVet di riportare a casa, seppur virtualmente, quei reperti fondamentali per la conoscenza di Vatl, oggi conservati in altri musei
Qualche appassionato ha già avuto modo di vederla alla Borsa mediterranea del turismo archeologico (25-28 novembre 2021, Paestum) dove ha “debuttato” nello stand della Toscana, scelta a rappresentare i progetti di eccellenza della Regione per l’anno 2021, e poi a Tourisma, Salone dell’Archeologia e del Turismo culturale (17-18-19 dicembre 2021, Firenze). Parliamo della vetrina olografica “Così lontano, così vicino. Tutto a Vetulonia, Vetulonia per tutti”, un prototipo unico concepito in Italia e realizzato in Spagna, grazie al contributo della Fondazione CR Firenze e alla preziosa collaborazione del DIDA-Dipartimento di Architettura dell’università di Firenze. E sabato 16 aprile 2022, alle 16, viene inaugurata nel museo civico Archeologico “Isidoro Falchi” di Vetulonia. Aprono i saluti istituzionali di Elena Nappi, sindaco Comune di Castiglione della Pescaia; Chiara Lanari, assessorato alla Cultura della Regione Toscana; Francesco Tapinassi, direttore Toscana Promozione Turistica. Dalle 16.20, intervengono Adriano Maggiani, vice-presidente istituto nazionale di Studi Etruschi e Italici; Cecilia Maria Roberta Luschi e Alessandra Vezzi del dipartimento di Architettura (DIDA) dell’università di Firenze; Simona Rafanelli, Maria Francesca Paris e Costanza Quaratesi del MuVet-museo civico Archeologico “Isidoro Falchi”. A seguire brindisi a cura di Ais-Associazione Italiana Sommelier Toscana.

La vetrina olografica inserita nel percorso espositivo del museo civico Archeologico “Isidoro Falchi” di Vetulonia (foto da maremmaoggi.net)
“La vetrina arriva finalmente “a casa” e prende posto all’interno del nostro percorso espositivo”, spiega Simona Rafanelli, direttrice del Muvet, “arricchendolo delle più recenti tecnologie impiegate nella proiezione olografica, grazie a un progetto che iniziato nel 2021 proseguirà nell’anno in corso e che consentirà di valorizzare alcuni reperti riconnettendoli al loro contesto archeologico di provenienza, come nel caso della stele funeraria del principe guerriero Auvele Feluske”. E continua: “Il progetto “Così lontano, così vicino” permetterà inoltre al MuVet di riportare a casa, seppur virtualmente, alcuni di quei reperti fondamentali per il racconto storico e archeologico dell’antica Vatl, oggi conservati in altre sedi museali. Si potrà così finalmente ricomporre il patrimonio locale e offrire, attraverso il recupero di quegli oggetti “vicini e lontani”, il racconto completo e pienamente comprensibile della etrusca Vetulonia, un racconto coerente e, grazie alle innovazioni tecnologiche sperimentate, sempre più accessibile a tutti i segmenti di pubblico”.
Commenti recenti